Utente
13 gennaio, 2015
Durante l'ultima puntata andata in onda su YT di Muschio Selvaggio, Fedez ha parlato brevemente di uno dei temi di cui spesso abbiamo parlato e discusso anche qui su RH, i successi dei brani su Spotify e l'influenza delle Playlist nel sancire il successo o meno di un brano.
Queste le parole di Fedez a riguardo:
“il CEO di Spotify ha detto questi artisti devono smetterla di fare un disco ogni tre anni. Non è una bella cosa da dire.
Quando accentri il potere su un’unica cosa, poi detta legge. Vedi Spotify, se vuoi fare devi rimetterti a loro. Qualcuno mi ha detto che era uscita una mega hit in America ed era prima ovunque tranne che su Spotify.
Il problema delle piattaforme di streaming è che possono influenzare l’andamento di un brano a loro piacimento, inserendolo nelle playlist per una bella cifra. Il tema è che in America chi decide quanto pushare un brano è in mano a un team di 100 persone, e quindi hai una statistica più ampia che questa cosa possa coinvolgere più artisti possibili. In Italia questo potere è dato in mano a una persona, che non ha colpe, ma se dai in mano il potere a una persona sola, gli stai dando un potere enorme e l’artista a un certo punto dovrà domandarsi ma se voglio emergere devo fare, non solo la musica che piace a me e che può piacere al mio pubblico, ma anche che può piacere a lui e questa cosa è da pazzi“.
Qui il video per chi volesse recuperarlo, con la parte in questione che potete trovare dal minuto 55:20
Utente
24 aprile, 2015
Quello che dice è giusto e onesto, visto che lui potrebbe fregarsene dal momento in cui non ha problemi su quella piattaforma. Conferma quello che sospettiamo un po' tutti da quando Spotify ha preso piede in maniera così eccessiva.
Il problema però sta a monte: la Fimi ha dato troppo spazio e rilevanza ad una piattaforma privata che, a conti fatti, non può avere un'influenza così eccessiva nelle classifiche varie e in relazione a certificazioni, visto che appunto a contare lì non è la scelta di un pubblico ma l'influenza di una sola persona a quanto pare.
Tra l'altro fa riferimento a inserimenti nelle playlist per "una bella cifra"...
Utente
12 marzo, 2021
Il discorso di Fedez è vero, però è così che funziona il mondo. C’è questa tendenza a guardare lo streaming come se fosse il male quando in verità
1) ha dato una bella botta alla pirateria
2) ha fatto sì che le classifiche rispecchiassero veramente i gusti delle persone (esempio con la famosa settimana in cui si iniziò a considerare lo streaming per le classifiche e Coez volò al primo posto).
3) da sempre la musica è influenzata da altro. Una volta per avere successo dovevi passare in radio. Poi in televisione. Ora finire nelle playlist. È semplicemente un’evoluzione dei soliti metodi. Cambia il mezzo ma non la sostanza.
Col punto 3 intendo: nel 2021 finire nelle playlist ti aiuta come ti aiutava nel 2013 esibirti in televisione davanti a milioni di spettatori. Anche in quel caso la decisione era in mano a pochi.
sono comunque d’accordo col fatto che sarebbe meglio creare una vera e propria redazione che stabilisca cosa finisce e cosa no nelle playlist
Utente
12 marzo, 2021
rickyyg98 ha detto
animacarbone ha detto Cambia il mezzo ma non la sostanza.
La sostanza cambia eccome, basta vedere come vengono trattate le donne pop secondo questo nuovo sistema. Ad esempio Noemi senza Sanremo nonostante la bellezza di Glicine non sarebbe mai finita in nessuna playlist.
Probabilissimo. Però quando si parla di situazioni virtuali è complicato dire le cose con sicurezza. Però, ripeto, faccio l’esempio di Emma che si è lamentata più volte del meccanismo delle playlist: non mi risulta che si lamentasse quando passava il sabato sera più su canale 5 che a casa (abbiate pietà per questa frase, è volutamente provocatoria).
Sono il primo a dire che questo sistema ha delle falle, alcune volte palesi. Sono anche d’accordo che le donne del pop non siano trattate con i guanti.
Dico solo che le playlist non sono il male del mondo, ma l’evoluzione dei canali di promozione musicale.
aggiungo anche che non fanno miracoli. Non ricordo benissimo, ma mi confermate che Dieci e Cuore amaro sono partite più o meno con una situazione nelle playlist analoga? Una ha spiccato il volo, l’altra no. Glicine è partita un po’ peggio ma ha retto bene nel lungo periodo ed ora è stata inserita in una playlist importante.
Arisa da sola, senza playlist, sta resistendo da dio. Allora la differenza qual è? Le certificazioni? Secondo me qui si parla un po’ troppo di vendite, stime, certificazioni etc. Potevi fare di più è un pezzo fortissimo sia col disco di platino che con niente. E anche se non raggiunge la certificazione (che raggiungerà) non è che 27k copie (sto dicendo numeri a caso) sono da buttare e non contano perchè non esiste una targhetta che dica “ehi questo brano ha venduto 35k copie”.
Poi ripeto: il sistema delle playlist ha ancora delle falle, forse dovute al fatto che come sistema non è perfettamente maturo, ma sono falle simili a quelle di tutti i canali per la promozione.
Utente
8 febbraio, 2019
Capisco benissimo il tuo discorso, le falle di cui parliamo in ogni caso sono parecchio importanti secondo me. Per cui la creazione di una redazione ben più ampia per lo sviluppo di queste playlist penso che sia il passo avanti più corretto in questa evoluzione della promozione musicale.
Per il resto concordo sul fatto che si da anche troppa importanza a vendite e certificazioni.
Moderatore Junior
28 novembre, 2015
SabriS ha detto
Quello che dice è giusto e onesto, visto che lui potrebbe fregarsene dal momento in cui non ha problemi su quella piattaforma. Conferma quello che sospettiamo un po' tutti da quando Spotify ha preso piede in maniera così eccessiva.
Il problema però sta a monte: la Fimi ha dato troppo spazio e rilevanza ad una piattaforma privata che, a conti fatti, non può avere un'influenza così eccessiva nelle classifiche varie e in relazione a certificazioni, visto che appunto a contare lì non è la scelta di un pubblico ma l'influenza di una sola persona a quanto pare.
Tra l'altro fa riferimento a inserimenti nelle playlist per "una bella cifra"...
Perdonami ma non capisco assolutamente il tuo punto. Tolto il fatto che non è solo la Fimi che considera spotify come contatore di vendite (e considera che ne limita il potere visto che calcola solo gli ascolti premium, allora cosa dovremmo dire di Billboard o uk charts che calcola e da potere anche a quelli Free) perchè non dovrebbe dare rilevanza commerciale a un sistema che il pubblico inizia ad usare e usa in massa?? Come dice giustamente @animacarbone, mi sembra che si tenda a considerare una visione personale invece di analizzare il contesto generale.
Poi nessuno obbliga a utilizzare un sistema streaming eh. Fedez accenna a questa storia sparando nel mucchio come al solito, mica fa con il suo j'accuse seguito da una mossa alla Talyor Swift durante i tempi di 1989 o sostenuto da argomentazioni più ponderate. Oltre al fatto che come dice @lukkey ci sono altri servizi e il suo potere e più moderato.
Utente
16 gennaio, 2021
Sì appunto, trovo il post di Capo un po' riassuntivo della questione, oltre al fatto che l'analisi di animacarbone mi sembra coerente e molto lucida!
SabriS ha detto
Il problema però sta a monte: la Fimi ha dato troppo spazio e rilevanza ad una piattaforma privata che, a conti fatti, non può avere un'influenza così eccessiva nelle classifiche varie e in relazione a certificazioni, visto che appunto a contare lì non è la scelta di un pubblico ma l'influenza di una sola persona a quanto pare.
Io intendevo proprio il contrario. Un esempio palese credo sia la chart run di Dieci e Glicine in Fimi, entrambe ancora in top 20 senza essere, appunto, in top 20 su Spotify. Allo stesso modo, alcuni cantanti certificano l'oro a 5 milioni su Spotify, altri a 10. La piattaforma dovrebbe rappresentare il 50% delle vendite attuali. L'industria si evolve e loro (FIMI) cercano di stare al passo.
Banned
29 novembre, 2020
Secondo me spotify non è il problema, anzi è un ottimo modo per combattere la pirateria, il problema semmai è che ci sia veramente una persona sola che decide le playlist, che poi le liste siano prezzolate è normale come la maggior parte delle cose o delle notizie sui portali al mondo eh, ma lo è come lo sono i passaggi radio o televisivi, l'importante è non dare troppa importanza solo a spotify, ma considerare anche altre piattaforme cosa che hanno iniziato a fare finalmente e rivedere il valore degli ascolti.
Nota a margine: forse se non ci fosse stato spotify comunque avremmo avuto meno "trapper" e più musica di qualità, ma questo è un gusto personale anche se vedere dischi d'oro e platino a tutte o quasi le tracce degli album oggettivamente è una cosa che stona parecchio.
Utente
24 aprile, 2015
Capo Horn ha detto
Perdonami ma non capisco assolutamente il tuo punto. Tolto il fatto che non è solo la Fimi che considera spotify come contatore di vendite (e considera che ne limita il potere visto che calcola solo gli ascolti premium, allora cosa dovremmo dire di Billboard o uk charts che calcola e da potere anche a quelli Free) perchè non dovrebbe dare rilevanza commerciale a un sistema che il pubblico inizia ad usare e usa in massa?? Come dice giustamente @animacarbone, mi sembra che si tenda a considerare una visione personale invece di analizzare il contesto generale.
Poi nessuno obbliga a utilizzare un sistema streaming eh. Fedez accenna a questa storia sparando nel mucchio come al solito, mica fa con il suo j'accuse seguito da una mossa alla Talyor Swift durante i tempi di 1989 o sostenuto da argomentazioni più ponderate. Oltre al fatto che come dice @lukkey ci sono altri servizi e il suo potere e più moderato.
Non intendo dire che non deve avere rilevanza commerciale, assolutamente, è normale che una piattaforma così in crescita porti tutti gli altri ad "adattarsi" e trovare il modo per guadagnarci. Non contempla una visione così personale in questo caso, perché appunto Fedez va molto bene su Spotify, quindi diciamo che non sta parlando uno che vuole portare acqua al suo mulino e basta.
La crescita di Spotify va benissimo ed è positiva per l'industria musicale in generale, ma negli ultimi anni la percentuale di influenza nelle classifiche è spropositata e diventa praticamente il centro di tutto (anche se ci sono altre piattaforme che ultimamente si stanno facendo più spazio).
Il che non sarebbe assolutamente un male, se non fosse appunto per le dinamiche poco chiare che non è solo Fedez a sollevare, ma ne parliamo qui da tantissimo tempo.
Quello che intendo dire è: se una parte così incredibilmente influente nelle classifiche generali è nelle mani di una sola persona che può decidere le "sorti" (a livello puramente commerciale) di qualcuno, attraverso l'utilizzo delle playlist, in base a non si sa cosa, allora probabilmente bisognerebbe ridimensionare ancora di più l'influenza della piattaforma (nonostante l'utilizzo della massa), oppure fornire degli strumenti validi per dare a chiunque le stesse possibilità... per dire: "se l'artista riesce a fare tot. streams validi, allora verrà inserit* automaticamente nella playlist Y", così da poter avere un quadro della situazione più lineare e non vagare in base alla presunta linea editoriale di una persona sola.
Ma capisco che a Spotify non interessi nulla perché loro hanno il coltello dalla parte del manico
13 dicembre, 2019
in realtà li editor di spotify non sono 1 ma 3. credo che però non agiscano solo per loro volontà ma anche seguendo degli algoritmi dell'azienda.
In questo processo è il consumatore che riduce di molto il suo potere. Conosce le canzoni anche grazie alle playlist.
La domanda è, le playlist regnano. Ma cosa si dovrebbe fare nel caso? Abolire le playlist?
Utente
8 febbraio, 2019
Patrick ha detto
Io sono abbonato a Spotify premium, voi quali piattaforme streaming mi consigliate che utilizzino una politica più corretta verso gli artisti e la musica?Quasi quasi sarei tentato di abbandonare se nel mio piccolo posso essere d'aiuto
Io mi sono fatto ieri apple music, ci sono tre mesi di prova gratuita e si può scaricare e usare anche su android. Mi sto trovando già meglio
Utente
7 agosto, 2013
Igor ha detto
La domanda è, le playlist regnano. Ma cosa si dovrebbe fare nel caso? Abolire le playlist?
Esatto. Spotify deve essere semplicemente un catalogo di cantanti in ordine alfabetico. Se voglio sentire una canzone me la cerco e al massimo la metto in una mia playlist privata.
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