Quando succede ti manca la terra sotto i piedi, smetti di respirare e ricominci solo appena prima di soffocare, giusto al limite.
Quando perdi un amico fraterno, quell’amico che non ti aspetti di perdere, che non vedevi l’ora di riabbracciare, quel respiro sembra non arrivare mai, ma poi arriva e ti scaraventa in faccia la vita.
Sembra quasi un brutto scherzo, una bufala, tutto si raffredda, ti senti insensibile, e mentre cerchi di spiegartelo, di capire che é veramente successo il tempo si é completamente fermato.

Io ieri ho perso Vittorio.
Vittorio era grande, gigantesco a tratti, ma incontenibile nel suo piccolo corpo da ragazzo ventenne. A lui non importava, usciva fuori, sapeva solleticare il cuore delle persone, con le parole più giuste per lui e per gli altri, sputava il dolore, se ne liberava, si affrontava e sembrava uscirne sempre vincitore.
Buono, gentile, anche se un po’ arrogante, quell’arroganza che solo chi suda veramente per sognare si può permettere, (a quell’età poi…) e lui sognava, fino all’ultimo respiro, su questo non ci sono dubbi.
In fin dei conti lo conoscevo pure da relativamente poco, ma lo chiamo fratello, perché ci eravamo innamorati l’uno della musica dell’altro, delle nostre anime, perché la sua presenza nella mia vita era preziosa, come la mia nella sua.
Ma alcuni cervelli sono proprio un casino, ed é impossibile leggervi dentro…

Questa notte ho cantato per te, silenziosamente, e ci ho visti insieme, mentre avevo gli occhi chiusi. Poi appena tornato a casa ci ho riascoltati e riguardati…non ho saputo farne a meno.
Ironia della sorte in quel tunnel del tram a Milano, recitando, ti lasciavo accasciare e poi scappavo via, come se qualcuno ci inseguisse…non ho mai capito fino in fondo cosa volesse dire, lo trovavo strano, ma mi sono dedicato e divertito, e nonostante mi sia preso una brutta febbre da cavallo durante quella notte di riprese, ero veramente felice di starti accanto, anche mentre ti trasportavo di peso (quanto cazzo pesavi…), tra fumo, bestemmie, una bottiglia di rosso per tenerci caldi e le nostre storie di ordinaria follia. Ero molto fiero di te e della nostra canzone.
L’unica cosa che mi consola, che tiene a stento a bada la mia grande rabbia, é che di te hai lasciato davvero tanto, e che lo hai condiviso nel modo più potente, e per quanto avresti potuto continuare, il condizionale non é un opzione da contemplare, hai fatto il tuo dovere, ed hai dato speranza, la stessa che tu a volte ti negavi.

Ionia della sorte alla fine ti sei accasciato, ed io ti ho lasciato andare sul palco del Contestaccio, nel nostro ultimo abbraccio, dopo aver cantato la nostra canzone insieme per la prima volta.

Adesso vengo da te, dovunque tu sia, vengo a urlarti in faccia addio dalla tua città, insieme a chi come me ti vuole bene, a chi ha avuto il tempo di volerti bene più di me, ma anche chi non immagina neanche che meraviglia di persona eri, e che meravigliosa testa di cazzo ho avuto l’onore di chiamare fratello.
Con la voce tremante, ti auguro buon viaggio…mi mancherai bro.

Una settimana fa esatta mi dicevi “Appena arrivi ci buttiamo in studio…”.
Vaffanculo Vittorio, ti voglio bene…

Da'