[img align=left]http://img545.imageshack.us/img545/2938/mariatvoi.jpg[/img] Questa è la storia di Maria. Maria ha 51 anni ed è una conduttrice televisiva molto stimata per il suo carattere schivo ma deciso. Le sue trasmissioni fanno spesso discutere l’Italia e gli italiani, ma la sua figura non viene mai messa in discussione: lei le conduce con distacco, come un arbitro super partes che non ha ruolo né responsabilità nemmeno nei momenti più bassi e gretti. Questo le permette – dono raro – di avere più estimatori che detrattori, soprattutto tra gli addetti ai lavori. Un giorno, però, Maria viene informata durante una pubblicità di una sua diretta, che il pubblico della rete la sta accusando di aver copiato un altro programma e, irritata, si rivolge così a parte del suo pubblico: [i]“Forse sto diventando troppo adulta, metti che muoio domani preferisco dire quello che penso oggi. in Italia ci sono i malpensanti. Io faccio tv da tanti anni, io non scimmiotto mai altri programmi, le squadre ad Amici esistono da anni e la stessa Amoroso una volta si trovò a scegliere tra Jurman e la Di Michele. Oggi non ci sono più i professori, ma i direttori artistici. Dico questo perché nella vita bisogna pensare positivo e non sempre negativo. Ora mi dicono che ho copiato. Non l’ho mai fatto. Cercate di non essere imbecilli per una volta”.[/i] Vorrei riuscire a non essere prolisso, quindi non mi perderò nel racconto di come Maria non abbia di fatto inventato niente. Non ha inventato le squadre, non ha inventato la classifica di gradimento, né tantomeno la concezione di talent canoro, che sembra invece ormai essere diventata una sua proprietà intellettuale. Non ha inventato le sfide e non ha inventato nemmeno il meccanismo strenuamente difeso oggi, con la frase già cult "Anche Alessandra Amoroso nel 2009 dovette scegliere tra Jurman e la Di Michele". Fermo restando che non c’è nulla di originale nel pensare che se una persona deve essere seguita da un tutor ma due o più di loro vogliono seguirlo, sta a questa scegliere da chi andare. Capita pure nella vita di tutti i giorni, non è un’idea geniale. Pur considerando questo, sfugge ai più che nel 2009 [b]The Voice of Holland[/b] già stava nascendo e con esso questo meccanismo difeso strenuamente da Maria. La prima edizione è difatti del 2010, ma il concept era già noto ben prima di quell’episodio (tra l’altro isolato) citato in trasmissione da Maria.

C’è una gran bella differenza, inoltre, a dividere i ragazzi in squadre decise dalla produzione e introdurre due "direttori artistici" o "coach", mai utilizzati prima ad Amici, facendo scegliere a loro chi prendere sotto la loro egida e chi no. Se entrambi esprimeranno la loro preferenza, sarà il concorrente a decidere da chi andare. Pure se fosse un’idea sua del 1984, non è molto furbo mandarla in onda nemmeno tre giorni dopo la seconda puntata di The Voice of Italy, un format che è stato capace di prendere quell’idea ed associarla ad altri quattro-cinque aspetti che hanno reso quel programma una hit mondiale. Se decidi comunque di proseguire, non puoi aspettarti che la gente guardi la divisione in squadre e twitti come prima cosa apprezzamenti per l’originalità dell’idea. Non è originale, è e rimane un’idea altrui. E questo rimane un pallido scimmiottamento, con artisti meno importanti e con talenti, tra l’altro, nettamente inferiori a quelli visti su Raidue solo giovedì sera. Capita quindi che il "popolo della rete" si indigni. E con "popolo della rete" si intende solo Twitter, visto che i blog hanno perso quella funzione neutrale che avevano e pure i giornalisti approdati su queste piattaforme non perdono l’occasione per urlare la loro appartenenza fisica e morale a Maria De Filippi. C’è gente che sarebbe capace di applaudire al genio e all’originalità di Maria se un giorno mandasse cantanti e ballerini in Honduras a spaccare noci di cocco. La loro opinione, pertanto, è superflua per chiunque sia culturalmente onesto. Twitter, però, non lo controlli. Pertanto, al netto delle opinioni di @Bieberina98 e @LiamTiAmo_97, c’è gente che protesta. Perché non è giusto che, alla faccia di chi si sta impegnando per fare di The Voice of Italy una nuova importante realtà italiana, si prenda una delle idee di base del format per salvare e creare dinamiche in un reality show ormai allo sbando, schiavo di sé stesso e delle sue ripetitive polemiche, snobbato dalle radio e sfruttato dalla discografia che macina solo soldi sulla volubilità dei suoi telespettatori. Ma anche qui, la responsabilità è altrui. Di pochi [i]malpensanti […] imbecilli[/i] che non la pensano come lei. Maria non tollera le critiche, non apprezza il confronto. Ogni occasione di dialogo (fortemente controllato, come quello fintamente 2.0 che si sta provando a introdurre con i video su Facebook) è in realtà un’invettiva diretta proprio al suo pubblico settario che la seguirebbe in ogni caso, insieme ai professionisti di cui sopra che hanno smesso di avere una loro opinione da quando hanno avuto una poltrona in giuria e un letto in hotel. Maria non risponde alle domande scomode e, quando il dissenso si fa troppo forte, lo reprime fortemente, utilizzando il potente mezzo televisivo che ben conosce e altrettanto bene controlla. Così, a freddo, il pubblico non si sente insultato perché Maria "ce l’ha con altri". Maria De Filippi, oggi, non ce l’aveva con "altri", ma con tutti coloro che si informano, sanno e conoscono una realtà che va oltre quella comunicata dalla televisione. Da chi, dopo anni di un Amici sempre uguale a se stesso, sa dove si vanno a pescare le storie e le lacrime, sa come si costruiscono finti fenomeni per ragazzine destinati a non durare o a non riscontrare mai la reale fiducia di chi un’onestà intellettuale ce l’ha e si sente libero di manifestarla. Questo è da "malpensanti imbecilli"? Forse a Cuba o in Cina.

 

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