[img align=right]http://f.cl.ly/items/3A1d1F2n1p1W3w232i2I/Schermata%2001-2455951%20alle%2015.25.20.png[/img] Sono bastati quei 30 minuti di follia a giudicarla [b]la puntata più caotica di sempre[/b]. E già questo, se ci pensate, la dice lunga. Nessuna eliminazione a sorpresa, nessun colpo di scena scritto, nessuna squalifica che farà discutere. Per renderla "la puntata più caotica di sempre" è bastato un ritiro. Non un semplice abbandono come se ne sono visti a bizzeffe (già due solo quest’anno), ma uno clamoroso, da "ora sbatto la porta, esco e vado con il primo che incontro". E giù di minacce: "dobbiamo dire quello che succede in confessionale? […] sono stato minacciato dagli autori […] il contratto che mi lega ad Endemol" e tutti quei succosi dietro le quinte che hanno esaltato (e soprattutto risvegliato) i fan sulla via di fuga del programma. È uno svelamento, dei più classici, di meccanismi noti a tutti. Chi si stupisce che l’autore imbocchi il concorrente in confessionale? Che faccia capire, neanche troppo velatamente, che "sarebbe il caso" di mettere le corna alla propria fidanzata con una determinata coinquilina? Nessuno, appunto. Ci si stupisce che in confessionale non ci sia la lettura di un copione, che le eliminazioni non siano decise a tavolino prima dell’inizio del gioco, che le nomination non vengano decise dagli autori, piuttosto. Ma siamo davvero così lontani? Il Grande Fratello non ha credibilità. Il sotterfugio, la macchinazione di cui parliamo in ogni articolo tra il serio e il faceto, ha portato i telespettatori attivi (quelli che si informano su internet, parlano e vogliono sapere), a non stupirsi più di nulla. E soprattutto a dubitare di tutto. Si dubita della veridicità del televoto, della buona fede degli autori su determinati meccanismi, ci si insospettisce anche quando due concorrenti si mettono a parlare troppo a bassa voce davanti a una sigaretta in giardino. Ma la colpa, mai come stavolta, è degli autori.
Dopotutto siamo figli dei tempi che furono: quelli di Sarah e Veronica che fuori dal confessionale si dicono: "[autore] mi ha detto che dobbiamo premere su questi tasti per farlo uscire di testa [Mauro]" e molti, troppi altri esempi per citarli tutti. E se il magheggio c’è sempre stato, il vero errore è stato coinvolgere i concorrenti e farli diventare degli "autori-attori", metterli al corrente delle dinamiche da creare e auto-alimentare rendendoli complici di giochi illeciti. Il risultato? Il concorrente, nella sua nuova funzione di semi-Dio, si aspetta dei privilegi che un concorrente normale non si aspetterebbe. E così un Rudolf si stupisce e si arrabbia se non ha notizie "sottobanco" della fidanzata. Scusaci se sarebbe il Grande Fratello e saresti in isolamento, non è colpa tua se lo trovi incoerente con gli altri comportamenti degli autori. Se rendi i concorrenti complici non stupirti del fatto che poi loro abbiano in mano un’arma per minacciarti. "O mi dai quello che voglio o io dico tutto quello che hai fatto di sbagliato e di contrario alle regole". È normale, è la legge del più furbo e del cercare di trarre il meglio dalla propria situazione. Se nel confessionale non ci fosse nulla di strano, se tutto fosse pulito e alla luce del sole, se non ci fossero "video da far sparire" e stacchi sospetti di regia, se non ci fossero conversazioni a bassa voce e rapporti troppo stretti tra i ragazzi e gli autori, questo non ci sarebbe. Se ognuno tornasse al suo ruolo, chi a quello di concorrente in gara e chi quello di autore super partes impegnato nella scrittura della puntata, ma non in quella dell’intera edizione, ieri non avremmo assistito a quello che è successo.