Utente
8 febbraio, 2020
Il 2022 è stato per Selvaggia Lucarelli un annus horribilis, che l’ha vista pochi giorni fa salutare per sempre la mamma Nadia. Un anno nel quale, manco a dirlo, non sono mancate le polemiche: dal modo in cui ha scelto di elaborare il lutto alle più futili vicende di Ballando con le Stelle che, volente o nolente, la vedono protagonista del sabato sera di Rai 1. “Spero di aver saldato tutto”, mi dice speranzosa nella nostra chiacchierata che non poteva non iniziare con un “come va?”.
È stato un anno difficile, in cui si sono concentrati nel breve periodo tanti eventi sfortunati. Io non mi sottraggo al dolore, accetto le sconfitte, però il 2022 ha avuto un certo accanimento. Hai presente quando si sveglia il tuo Comune con il recupero crediti e ogni giorno nella posta trovi una nuova multa per un divieto di sosta del 1989? Ecco, il mio 2022 è stato più o meno così. Spero di aver saldato tutto.
Gli eventi sfortunati non sono automaticamente delle sconfitte…
Non essere riusciti a proteggere mia madre dal Covid la vivo come una sconfitta. Non aver consegnato un lavoro in tempo anche. Non aver capito che malattia avesse il mio cane se non alla fine idem. Poi certo, la sfortuna ha fatto la sua parte.
Spesso, chi è apparentemente freddo nasconde delle fragilità e delle ferite. Le tue quali sono?
Se fossi fredda non mi appassionerei così tanto alle cose del mondo! Mai confondere la forza con la freddezza, che non mi appartiene. Le mie fragilità le ho raccontate parecchio negli ultimi anni, ho avuto due genitori che partecipavano al dolore per i problemi del mondo, due attivisti, colti, appassionati di politica e temi sociali, ma molto distratti in famiglia, con i figli. Questo mi ha resa quello che sono, una persona che ha un grande senso di giustizia, ma anche la bambina col suo vuoto affettivo da colmare. Ho impiegato decenni per capire ciò che non mi era stato spiegato con l’alfabeto emotivo giusto.
Però al Corriere hai detto: “Poi continuerò a vivere nel mio spazio mentale che riesce a essere una camera stagna rispetto a tutto il resto”
Una morte improvvisa è un dolore lancinante, che rimanda il tempo dell’elaborazione del lutto. Poi ci sono morti diluite nel tempo. Mia madre, con l’Alzheimer, non era più lei da anni. Per me il distacco e quindi l’elaborazione del lutto erano già iniziati molto tempo fa. La sua morte non è stata un dolore che mi ha travolta, ma un rumore di fondo che mi accompagnava da tempo. So che dirlo ad alta voce è destabilizzate per i grandi saggi che hanno stilato il rinomato “protocollo del dolore perfetto” come Mimun, ma alle volte la morte è sollievo. Mia madre viveva su una sedia a rotelle e fissava il muro, muta, io non credo meritasse di vivere così. Quello che non meritava era di morire col Covid, soffrendo.
C’è un lato privato che non è il caso di condividere?
I divorzi conflittuali, con i figli di mezzo. Ma anche la vita dei figli spiattellata giorno per giorno, la loro intimità, perché il loro privato non è il nostro. Per me questi sono dei no assoluti, per il resto non mi disturba la condivisione del privato, ma l’utilizzo che si fa del privato. Vedo bollettini medici alternati ad adv, puro egocentrismo mascherato da condivisione del dolore, drammi non ancora masticati che si trasformano in lezioni di vita da impartire ai follower. Io ho impiegato 10 anni per parlare di dipendenza affettiva, se quel libro lo avessi scritto dopo due giorni dalla fine di quella storia, sarebbe stato superficiale e stupidamente vittimistico. Cazzo, prendetevi del tempo, soprattutto se nascondete il vostro egocentrismo dietro la frasetta magica “ne parlo per aiutare gli altri”. Aiuta prima te stesso, elabora. Poi, forse, puoi aiutare qualcuno.
Qual è la differenza tra Chiara Ferragni e Selvaggia Lucarelli?
La stessa che c’è tra una noce di macadamia e un orologio a pendolo.
Se dovessi scegliere tra le tue ‘vittime’ persone o situazioni della tua vita personale, contro chi o cosa ti scaglieresti?
Non mi scaglio e non faccio vittime, affronto le cose. E solitamente mi occupo di pesci grossi, non di pesciolini rossi. Nella vita personale per me non ci sono cose irrisolte, ma tendo a vivere come una faccenda personale alcune questioni lavorative. Per me per esempio è inconcepibile il dovermi difendere in continuazione non dall’ hater di passaggio ma dal giornalismo più becero o, peggio, dal silenzio dei colleghi di fronte a intimidazioni, volgarità inaccettabili, sessismo che arrivano da altri colleghi. Ma ti pare normale che quando ho preso una testata al raduno dei no vax al Circo Massimo, Repubblica intervisti un tizio di Forza Nuova che manco era lì e che dice: “Io l’ho vista, era lei che andava in giro a provocare!”. E che ci faccia il titolo? O che i tassisti facciano cori dandomi della tr*ia a manifestazioni pubbliche e quasi nessuno se ne preoccupi? Che non venga giudicata un’intimidazione a tutta la stampa? Ecco, avrei molta voglia di affrontare direttamente dei colleghi, chiedere conto delle porcate che scrivono o di certa indifferenza.
Non pensi sia ancora più fastidioso quel giornalismo di consenso per il quale, adesso, il consenso non è più quello del lettore ma quello del personaggio raccontato/intervistato dal giornalista-fan?
Puoi farti fare tutte le interviste intrise di bava che vuoi, ma tanto ormai sui social ci sono milioni di sentinelle che sottolineano quello che non vuoi evidenziare: incoerenza, ipocrisia, mediocrità.
A proposito di giornalisti tutt’altro che fan, di Francesca Fagnani hai detto che «vuole vincere, non conoscere l’intervistatore». E tu perderesti con lei?
Vuole vincere nel senso che sono interviste che illuminano più lei che l’intervistato, tutto qui. Il perdere è non avere nulla da guadagnarci, nel mio caso. Io faccio la giornalista, non amo molto parlare attraverso gli altri, ho la possibilità di dire tutto quello che voglio con i miei strumenti diretti. E comunque mi sono giustificata più volte per non essere andata da lei che per non aver battezzato mio figlio, non ho ben capito perché! Non ho voluto farmi intervistare anche dal bravo Cattelan e da molti altri, ma nessuno me ne chiede conto, comincio a pensare che Belve sia una specie di leva obbligatoria. Sono obiettore di coscienza!
Partecipare a Belve è visto ormai come un atto di coraggio e si pensa che chi non vi partecipi abbia qualcosa da nascondere. Diciamo che questo problema della domanda scomoda, da Cattelan, non si porrebbe proprio…
Se dai potenziali intervistati è vissuto come un atto di coraggio è un problema, perché vuol dire che l’intervista è percepita -appunto- come un’imboscata. Un conto è la domanda scomoda, il mettere anche sotto torchio su un determinato tema, un conto è che questo diventi l’unica cifra di chi intervista, con sottolineature feroci dopo la risposta, lo sguardo sarcastico sulla cartellina e faccette allusive. È una cifra che funziona per chi intervista, meno per chi viene intervistato perché non c’è ascolto, ma provocazione. Può essere divertente eh, non fraintendermi, però ne devi avere voglia, non coraggio. Mi sono stata spiegata?
Credo di doverti correggere la grammatica… (ridiamo, ndDM)
Dai non si corregge la grammatica altrui, io con Carolyn Smith non lo faccio mai, nonostante viva in Italia da decenni…
Lei dice che sull’italiano potresti correggerla, sulla danza no!
A una gara di alfabeto base, Carolyn potrebbe fare il giudice come io lo faccio a una gara di balli e saltelli di dilettanti. A me fa sorridere che Carolyn Smith non abbia ancora capito dopo tre lustri che non è presidente di una gara di ballo, ma di uno show televisivo. Tra l’altro il paradosso è che lei sembra ben più consapevole di me che non si giudichi il ballo puro ma ben altro, altrimenti non darebbe dei 9 ridicoli come quelli a Iva Zanicchi. Se vuole fare il giudice di ballo seduta accanto a veri giudici di ballo lasci pure Ballando e si dedichi alle competizioni internazionali. Lei fa tv, io faccio tv e di tv so più di lei, quindi impari a rispettarmi.
Credo preferisca meditare. Ha detto: “Devo ammettere che ogni tanto durante le pause pubblicitarie devo meditare. Inspiro a fondo, trattengo e poi butto fuori l’aria per eliminare le negatività, perché io non voglio litigare. I battibecchi mi dispiacciono perché “Ballando” è un programma fatto bene, per famiglie, che unisce nonni, genitori e nipoti”.
Oddio, addirittura la negatività per due palette! Tra l’altro Ballando dura 4 ore e mezzo, non mi sembra che si respiri un clima mediamente rissoso, si ride molto. Se vuole può andare a fare lo Zecchino d’oro, così non rischia che qualcuno turbi la sua nota positività. Detto ciò, ha sempre questo livore mascherato nei miei confronti come se fossi io la fonte di ogni conflitto, non ricordo però la sua indignazione per il “Tr*ia” della Zanicchi, anzi, lei è l’unica della giuria che l’ha anche giustificata dicendo che in Veneto è un intercalare, il che detto da una donna è stato imbarazzante. Se a nonni e nipotini può piacere la Zanicchi, posso andar bene anche io, si rassereni.
Però almeno medita, su. Nel corso degli anni ci sono stati la Parietti che hai denunciato, Morgan che ha inveito dietro le quinte e, quest’anno, la Zanicchi che ti ha insultata. Ti senti tutelata dal gruppo di Ballando?
Domanda difficile. Partiamo da un presupposto: Ballando tutela Ballando prima di ogni cosa, e questo è pure comprensibile visto che ne va della sua sopravvivenza. Detto ciò, la risposta è: talvolta sì, talvolta no e quando ciò non è avvenuto l’ho sempre detto a loro con estrema franchezza. Ho avuto confronti e anche discussioni. Per me non è mai l’episodio in sé il problema perché non penso che Milly o gli autori possano avere il controllo su tutto, le cose capitano. E’ talvolta il loro modo di (non) riparare che mi ferisce. Io non pretendo che un concorrente venga buttato fuori se mi insulta, non sono scelte che spettano a me e se resto lì accetto la logica della tv che ha bisogno di certi personaggi. Se però Morgan come lo scorso anno dice al mio fidanzato che sono una “tr*ia” dietro le quinte, io me ne lamento, mando giù il rospo in silenzio e però la volta dopo va in onda una clip registrata in cui Morgan dice che sono la nuvola nera del programma, mi chiedo se sia il modo giusto di trattarmi. Oppure se la Zanicchi mi insulta facendo una cosa grave in diretta tv, mi sta bene che poi si decida tutti insieme che le scuse possano bastare. Però lei torna in trasmissione il sabato dopo e la attende il tappeto rosso della giuria, perfino le giustificazioni, tutti a far finta di niente. Poi arriva il mio fidanzato reo di aver detto in una clip la gravissima frase “non voglio essere il fidanzato di” e lo aspettano con il fucile, gli danno dell’arrogante, “io io io”, causando una shitstorm violentissima di una settimana contro una persona buona, pulita. Cioè, si è processato il fatto che non portasse legittimamente la ballerina a bere un caffè nel tempo libero con tanto di conclusione “tratti male la ballerina” e non il “tr*ia”. C’è qualcosa di storto in tutto questo. Diciamo che come ha detto correttamente Salvo Sottile a “La vita in diretta”, io forse sono trattata più come un concorrente che come parte del cast fisso. Però una cosa la devo dire: è un posto in cui posso dire quello che voglio, e questo controbilancia alcuni momenti di amarezza. La libertà in tv è merce rara.
A volte i ‘big’ dello spettacolo per mettersi in gioco pretendono, a torto o a ragione, di essere tutelati…
La tv è pericolosa, innalza e affossa in un attimo, io capisco che il mezzo richieda precauzioni. C’è però sempre una dose di imprevedibilità, specie in una diretta di 4 ore; diventa difficile tutelarsi. Per me la miglior forma di tutela è confidare nella sensibilità altrui e nella mia buona capacità di improvvisazione. Poi certo, mi aspetto sempre che se subisco, gli altri almeno un po’ riparino…
E comunque pare che con Montesano volessero in qualche modo riparare, no?! (ridiamo, ndDM)
Ah beh, a proposito del caso Montesano, la Smith, sabato scorso, è stata capace di prendere la parola per dire che nel mondo della danza, in caso di atteggiamento sbagliato, c’è sempre un avviso e solo dopo la squalifica. L’ha detto forse per preparare il terreno a un suo eventuale rientro, che forse peró è stato bloccato dalla Rai come ho letto da qualche parte. Forse le sfugge la differenza tra un atteggiamento sbagliato nella danza e uno nella società civile, specie se ha a che fare con l’apologia del fascismo.
Forse è comprensibile da una donna che ha fatto del ballo la sua ragione di vita…
Mourinho dice: “se sai solo di calcio, non sai niente di calcio”. Ecco, forse è ora che Carolyn impari che “se sai solo di danza, non sai niente di danza”. Le farebbe bene studiare i libri di storia, oltre quelli di lingua italiana.
Del tuo fidanzato ha detto che non è empatico, che non ha visto la sua anima…
A parte che la facevo esperta di ballo e non di doti umane tipo l’empatia, mi chiedo come mai non abbia mai sottolineato per esempio che le coreografie di Lorenzo e Anastasia fossero le più complesse. Da un tecnico mi aspettavo considerazioni tecniche e invece ha parlato solo di anima, di me come presenza incombente -cosa inventata- e di cose estranee alla tecnica che al limite potrebbe far dire a me o a Mariotto. Aggiungo che fare queste considerazioni ai giornali con una gara ancora aperta visto che Lorenzo è uscito ma c’è il ripescaggio, è una delle cose più scorrette che abbia visto a Ballando con le Stelle in sette anni che sto qui. La verità è che ha trasferito su Lorenzo l’antipatia che nutre per me, antipatia che ha origine da un discorso di semplice competizione televisiva. Lei vorrebbe la luce tutta per sè, mi soffre. Io no, per me gli altri sono un valore, a maggior ragione se molto diversi da me.
Tu in cosa ti senti competente?
Nel leggere la realtà.
Ti piaci di più come giornalista, come scrittrice o come personaggio tv?
Come gattara.
Utente
21 aprile, 2015
A proposito di giornalisti tutt’altro che fan, di Francesca Fagnani hai detto che «vuole vincere, non conoscere l’intervistatore». E tu perderesti con lei?
Vuole vincere nel senso che sono interviste che illuminano più lei che l’intervistato, tutto qui. Il perdere è non avere nulla da guadagnarci, nel mio caso. Io faccio la giornalista, non amo molto parlare attraverso gli altri, ho la possibilità di dire tutto quello che voglio con i miei strumenti diretti. E comunque mi sono giustificata più volte per non essere andata da lei che per non aver battezzato mio figlio, non ho ben capito perché! Non ho voluto farmi intervistare anche dal bravo Cattelan e da molti altri, ma nessuno me ne chiede conto, comincio a pensare che Belve sia una specie di leva obbligatoria. Sono obiettore di coscienza!
Ha torto? Direi di no.
Lei dice che sull’italiano potresti correggerla, sulla danza no!
A una gara di alfabeto base, Carolyn potrebbe fare il giudice come io lo faccio a una gara di balli e saltelli di dilettanti. A me fa sorridere che Carolyn Smith non abbia ancora capito dopo tre lustri che non è presidente di una gara di ballo, ma di uno show televisivo. Tra l’altro il paradosso è che lei sembra ben più consapevole di me che non si giudichi il ballo puro ma ben altro, altrimenti non darebbe dei 9 ridicoli come quelli a Iva Zanicchi. Se vuole fare il giudice di ballo seduta accanto a veri giudici di ballo lasci pure Ballando e si dedichi alle competizioni internazionali. Lei fa tv, io faccio tv e di tv so più di lei, quindi impari a rispettarmi.
In questo caso la colpa è di Ballando di Milly che non cambia la giuria e lascia Carolyn come l'unica persona con una carriera artistica, ci vuole un esperto o un'esperta che possa dare un giudizio competente diverso da quello di Carolyn. Ma a parte questo condivido il pensiero di Selvaggia.
E comunque pare che con Montesano volessero in qualche modo riparare, no?! (ridiamo, ndDM)
Ah beh, a proposito del caso Montesano, la Smith, sabato scorso, è stata capace di prendere la parola per dire che nel mondo della danza, in caso di atteggiamento sbagliato, c’è sempre un avviso e solo dopo la squalifica. L’ha detto forse per preparare il terreno a un suo eventuale rientro, che forse peró è stato bloccato dalla Rai come ho letto da qualche parte. Forse le sfugge la differenza tra un atteggiamento sbagliato nella danza e uno nella società civile, specie se ha a che fare con l’apologia del fascismo.
E punto.
Utente
21 maggio, 2021
Io do in parte ragione a Selvaggia (l'unica dotata di un po' di senso critico), la Smith ultimamente non riesco a sopportarla, la trovo molto supponente e ben nascosta dietro a quella finta maschera "zen" che ha adottato nelle ultime edizioni per non passare male agli occhi del pubblico...il fatto di essere l'unica "esperta" di ballo in giuria non le dà il permesso di essere arrogante e maleducata (come lo è stata diverse volte negli anni sia con Selvaggia, sia con gli altri giudici) ogni qual volta si entri nei discorsi riguardanti la tecnica e il ballo
Non è nemmeno molto credibile nel suo ruolo, anche perchè credo sia ben consapevole di far parte di uno show televisivo e non di una competizione di ballo, altrimenti si guarderebbe bene nel dare certi voti a concorrenti che a malapena si muovono sulla pista (per assurdo è proprio Selvaggia che in alcuni momenti sembra la vera esperta lì in mezzo)
Utente
8 febbraio, 2020
“Se farò Ballando con le stelle nel 2023? Ora c’è il furore della delusione, non so cosa farò, so che per loro sono riconfermata perché lo hanno comunicato al mio agente, io credo si debba ragionare sull’accaduto”. Piaccia o meno, Selvaggia Lucarelli è stata ancora una volta una delle protagoniste assolute del talent di Rai1: dalla partecipazione del compagno Lorenzo Biagiarelli agli scontri con Iva Zanicchi, dal “caso” Montesano agli screzi con Luisella Costamagna, tutto si è intrecciato con lei. Il risultato? Un “tutti contro Selvaggia” che ha attirato critiche e discussioni. Alla vigilia della finalissima di venerdì 23 dicembre, la giornalista e opinionista ne parla a FqMagazine, tracciando un bilancio del suo 2022. Ma non solo.
Il 2022 sta per finire, partiamo con un bilancio. Professionalmente qual è stato il momento più bello?
Devo premettere che il privato ha inciso molto sul lato professionale. In più ho lasciato la radio, che comunque era stabilità, per lanciarmi in un podcast quotidiano: ho lasciato il noto per l’ignoto, ho rischiato. Il debutto de Il sottosopra è stato forse il momento più bello.
Da Radio Capital è andata via in maniera pacifica?
Sì, senza frizioni. Linus è uno di quelli che lascia grande libertà editoriale. Le pressioni, quando ci sono state, sono arrivate dai piani alti del gruppo Gedi.
Pressioni di che tipo?
Quando ci sono stati degli articoli di Repubblica che non mi sono piaciuti l’ho detto e a quel punto dal direttore di Repubblica mi è stato chiesto di rispettare il buon vicinato. Mi disse che avrei dovuto confrontarmi preventivamente. Cosa che non ho fatto, è un atteggiamento che non mi appartiene.
Professionalmente il momento meno bello dell’anno?
Questa edizione di Ballando con le stelle, che considero catastrofica da un punto di vista umano. Dunque, perfettamente in linea con il mio 2022, un annus horribilis con dentro un mese horribilis, maggio, in cui ho subito la perquisizione dell’Antiterrorismo per mio figlio Leon, ho preso il Covid ed è morto il mio cane Godzilla. Sommando il tutto, ho dovuto rinunciare alla conduzione di un programma in Rai.
Si trattava de Imperfetti sconosciuti, un programma di Rai3 poi affidato a Cesare Bocci.
Esatto. Un programma pulito, che sentivo nelle mie corde. Mi è dispiaciuto rinunciare ma in quel periodo mio papà si è trasferito a vivere con noi e ho preferito concentrami sulla vita privata. Per indole, sono capace a pesare le rinunce, a vivere la privazione come stimolo.
Capitolo Ballando con le stelle: con che stato d’animo arriva alla finale?
Di liberazione. L’edizione più difficile, per me, è coincisa anche con quella più lunga.
La considera un’edizione di passaggio o la sua ultima edizione?
Sono abituata a non ragionare a mente calda. Ci sono state altre due o tre edizioni in cui ho pensato “questo è l’ultimo anno, si è esaurita la vena”. Poi però si rielabora, si ridimensionano le cose anche perché è un gioco, sebbene si intrecci con la vita privata e la propria dignità professionale, non poco. Ora c’è il furore della delusione, non so cosa farò, anche perché con la produzione dovremo confrontarci sull’accaduto. In ogni caso, è meglio non lanciarsi in sentenze definitive perché si finisce come quei politici che annunciano il ritiro in caso di sconfitta alle elezioni e invece non si ritirano mai.
Nel 2017 non ha partecipato alla finale a causa dei pesanti screzi con la Parietti. Quest’anno però l’asticella della sua insofferenza si è alzata: ha condiviso sui social pesanti critiche al programma e ai suoi colleghi, a tratti è sembrata esasperata.
Mi sembrano più esasperati loro: io lì in mezzo sono la più tranquilla. Ho sempre avuto rapporti cordiali con tutti, sono loro ad essere cambiati. Qualche frizione c’era stata, com’è normale che sia, e quest’anno ero ben disposta, felice che Lorenzo fosse in gara: invece fin da subito ho notato un muro di livore e di rancore che ha varie origini.
Quali?
I problemi sono cominciati lo scorso anno con Morgan: ci sono stati episodi sgradevoli, in diretta e dietro le quinte, dove Morgan mi ha insultata in mia assenza davanti a Lorenzo e ad altri testimoni. Tutti sapevano ma si è fatto finta di nulla, continuando ad elogiare il personaggio. È mancata la gentilezza anche da persone dalle quali me la sarei aspettata.
La situazione è esplosa quando Iva Zanicchi le ha dato della “tr*” in diretta tv. Nessuno dei suoi colleghi giurati ha preso posizione.
Premesso che non mi serve essere difesa, ma ritengo che il silenzio sia complice. Prendere posizione serve a ripristinare la giustizia e a dimostrarsi compatti quando si va oltre. La questione Zanicchi è sfuggita di mano, in privato magari mezza cosa me l’hanno detta ma in pubblico mai.
Nemmeno Milly Carlucci ha mai preso posizione, almeno pubblicamente. Solo poche ore fa al Corriere della Sera ha detto: “In questo gioco io sono terza, non tocca a me fare la reprimenda, sono bravi a vedersela tra loro”. Un po’ ponziopilatesca come posizione, non pensa?
Una nota regola della comunicazione è “non prendere una posizione è prendere una posizione”. Penso che sia giusto dire che siamo adulti e ce la vediamo tra di noi per gli aspetti umani della vicenda, ma quello che accade in trasmissione riguarda più la produzione che me e gli altri del cast. Detto questo l’unica cosa che mi sento di smentire fortemente è che a Ballando siamo tutti amici. O, come sento spesso dire “siamo una famiglia”, a meno che per famiglia non si intenda una famiglia con i suoi tratti disfunzionali.
In generale, si è sentita isolata?
Sì. E devo dire che l’uscita dal cast di Roberta Bruzzone ha acuito l’isolamento, perché eravamo solidali, la pensavamo spesso allo stesso modo. Andata via lei, non ho trovato la stessa complicità con nessuno. Anzi, era pronto un plotone contro di me.
Questo “tutti contro Lucarelli” ha un mandante?
Non so se esista un mandante, ma se anche ci fosse sarebbe molto ingenuo.
Quando hanno proposto al suo compagno Lorenzo Biagiarelli di partecipare a Ballando, cos’ha pensato?
A me l’idea divertì molto, a lui sembrò folle tanto che inizialmente disse no. Poi l’ho convinto dicendogli “è stato un anno faticoso, hai subito i disastri della mia famiglia, vai a prenderti il tuo spazio, ad alleggerirti”. Sono stata profetica come Paolo Fox sul 2020.
Non ha pensato che l’ingaggio di Lorenzo fosse più un modo per depotenziare il suo ruolo di giurata che per innescare nuove dinamiche?
Che fosse un espediente per le dinamiche era chiaro. Ma dopo sette anni, da alcune persone che consideravo amiche mi aspettavo un atteggiamento diverso, più rispettoso quantomeno nei suoi confronti. Anche perché Lorenzo non era “quello che portava i caffè”: con alcuni giurati siamo usciti a cena, ci siamo visti tante volte fuori Ballando, c’era un bel rapporto. Non mi aspettavo un trattamento di favore, ma almeno uguale a quello riservato agli altri.
Chi l’ha delusa di più?
L’unico morbido è stato Ivan Zazzaroni, con cui c’è un rapporto più sincero. Mi hanno deluso tutti perché non hanno capito quando andavano abbassati i toni. Dopo due settimane di shitstorm contro Lorenzo, non ho ricevuto una telefonata, sono stati tutti duri e freddi: Lorenzo è stato il mezzo per colpire me.
Ci sono riusciti?
Se la missione era demoralizzarmi o depotenziarmi, solo in parte. Quando sono tutti contro uno, si passa dalla ragione al torto. E qui la ragione non c’era. Infatti, dopo quattro o cinque puntante in cui ero come sempre la stronza, i commenti sui social sono cambiati radicalmente: il livore è stato tale che la gente si è schierata dalla mia parte.
Quando è mancata sua mamma, le reazioni sui social sono state però molto dure nei suoi confronti. Perché?
Il dissenso moralistico lo metto in conto. Si può lavorare tenendosi un dolore enorme dentro, non tutto ciò che non si vede non esiste. Nel mio caso, non è stato poi un lutto improvviso ma è arrivato dopo due anni di agonia: l’ho vista spegnersi, avevo già masticato la tristezza ed ero in grado di essere lì per prendermi qualche ora di svago.
L’atmosfera in studio com’era?
Nella forma sono stati tutti carini ma senza particolari gentilezze. Poi l’andamento della puntata ha preso un’altra piega ed è stata pure la famosa sera in cui hanno buttato fuori Lorenzo conservando la card per l’etoile Iva Zanicchi. Ma del resto il ballo non è più centrale nel programma.
Si spieghi.
Constato semplicemente che il ballo non è più centrale e che il programma è diventato un reality in cui si balla. Capisco che riempire quattro ore di diretta sia complicato, ma si è persa l’idea della sfida, la gara è diluita a tal punto che in dieci puntate sono uscite cinque coppie. Quando la Zanicchi arriva in finale, c’è qualcosa che non va.
Chi vincerà?
Forse la Costamagna. E mi sembra che sia un’assurdità visto che si è infortunata alla prima puntata, ha ballato seduta per tre settimane, si è ritirata alla quinta per poi rientrare in semifinale. In pratica ha ballato tre puntate su 11. Meriterebbe la vittoria chiunque abbia ballato sin dall’inizio.
Oltre a Ballando c’è di più. Pochi mesi fa è uscita la seconda parte del suo podcast Proprio a me: perché questa volta ha deciso di raccontare la famiglia?
Perché solitamente o si parla di famiglia del mulino bianco o di famiglia disfunzionale. Mi interessava raccontare il mondo di mezzo, le sfumature di dolore e sofferenza che ti penetrano nella pelle e ti lasciano cicatrici per tutta la vita.
La prima puntata è dedicata alla sua di famiglia.
Non ho avuto una famiglia disfunzionale ma ci sono state tante piccole storture che hanno provocato voragini e buchi emotivi. Volevo raccontare cose di me ma senza arrecare sofferenza e l’ho fatto quando sapevo che i miei genitori non avrebbero potuto ascoltarlo. Non so se sia stata una vigliaccata o una scelta consapevole per tutelarli.
Emotivamente è stato pesante?
La prima puntata l’ho scritta e poi stracciata, perché ho finito dopo aver passato un mese e mezzo con mio padre in casa: molte delle cose di cui avevo scritto non mi sembravano più valide. Ho scoperto difetti, pregi, egoismi di cui non avevo percezione avendo vissuto lontano dai miei genitori da quando ho 18 anni.
Il fil rouge che lega tutte le storie?
I silenzi. Tanti momenti complicati nell’infanzia dei protagonisti sono accompagnati da silenzi che diventano mostri.
La storia più potente?
Tutte lo sono, ognuna a modo proprio. Quella di Marcello mi ha colpita per il coraggio: ha ammesso di essere invidioso della sorella ed è difficile ammettere di provare sentimenti negativi.
Che feedback ha ricevuto?
Molto positivi. In tanti hanno preferito questa alla prima parte. Forse perché, di base, in tutte le famiglie qualcosa è andato storto.
Lei è uno personaggio molto divisivo. Dalla spirale di tossicità che innescano i suoi detrattori, ha imparato a schermarsi?
Se non avessi imparato sarei una pazza o un’autolesionista. Ma va detto che accende più facilmente la luce su un messaggio d’odio che su uno positivo. Ma questo è un meccanismo che conosco dal giorno zero, tanto che il mio primo hater me lo ricordo ancora bene.
Chi era?
Una giornalista de Il Messaggero che m’insultò sotto un post del mio blog, nel 2002. Mi chiamò mia madre spaventata: “Sono preoccupata che ti faccia qualcosa”. La traduzione era: se lo fa sul web, lo farà anche nella vita reale. Non voglio dire di essere corazzata, perché minimizzerei: ma oggi so che le pieghe crudeli si insinuano nelle debolezze e so che quando gli odiatori sono tanti ti senti schiacciato. Una dose di odio l’ho accettata con rassegnazione, ho capito che è un bug della democrazia.
Quando gli insulti sul web diventano cori o striscioni durante una manifestazione cosa accade?
Quando l’odio viene da un gruppo, che siano i taxisti o i no vax, mi spavento. Il capopopolo o il narcisista malato o fomentato pronto a passare all’azione c’è sempre. Infatti, la testata al Circo Massimo me la sono presa.
Quando ha avuto paura?
Ho percepito il pericolo quando ancora non c’era sensibilità e attenzione sull’odio in rete e ho avuto ragione. Quando feci chiudere il gruppo Sesso droga e pastorizia ricevetti migliaia di minacce di morte ma mi spaventai davvero solo quando una persona scrisse pubblicamente qual era la scuola di mio figlio: non l’ho mai detto, ma cambiai subito scuola a Leon. Un’altra volta, una guardia giurata di un centro commerciale scrisse in tono minatorio che era andato a fare un sopralluogo nel posto dove Lorenzo avrebbe tenuto un corso di cucina: fu mandata via, ma chi ci dice che non tornerà?
Qualche anno fa raccontò di essere da tempo vittima di uno stalker: com’è finita?
Che continua a perseguitarmi e ha aperto un blog sul quale scrive di tutto contro di me. So chi è, mi ha giurato vendetta da quando scrissi di una truffa di cui era stato protagonista. Mi fa paura, lo ammetto.
Quante volte al giorno pensa “ma chi me l’ha fatta fare”?
Ogni tanto penso che dovrei occuparmi di cose facili ma alla fine mi appassiono sempre alle cose giuste.
La sua ultima creazione è Il Sottosopra, un podcast giornaliero.
Mi piace l’idea di poter spaziare dall’inchiesta alla storia del mio cane. Posso dare il taglio che voglio, passare da una puntata riflessiva ad una più ironica. E mi piace il rapporto tra me e il microfono, mi permette una intimità e una possibilità unica di lavorare sulle parole.
Qual è il suo sogno da realizzare in tv?
Non ne ho. Non coltivo sogni da conduttrice perché non so se la tv sia il luogo dove posso dare il meglio di me. Perché andarmi a suicidare? Ci sono persone che funzionano di più come incursori e come spalle. Io funziono forse meglio dietro le quinte e il caso Sanremo lo dimostra.
Parla del monologo di Rula Jebreal?
Lì mi sono resa conto del peso del pregiudizio nei miei confronti. Anche fior di intellettuali e giornalisti che mi detestano apertamente e che dicono sia un’incapace a scrivere, scrissero che era stato un bellissimo discorso. È successo anche con Sabrina Ferilli, lo scorso anno, con cui la collaborazione è stata più “light”, lei non ha bisogno di spin doctor. A entrambe chiesi di non dire nulla del mio lavoro prima: se lo avessero dichiarato, l’accoglienza sarebbe stata gelida.
A proposito di pregiudizi: pensa di averne autoalimentati anche lei in questi anni?
No. Dà fastidio ciò che dico e per delegittimare ciò che dico, mi delegittimano. Non ho un brutto carattere, ho idee cristalline: ha un brutto carattere chi non prende mai posizione. E io detesto gli ignavi e i cerchiobottisti.
Ha colpito molti addetti ai lavori il tweet in cui ha parlato bene del podcast di Barbara D’Urso. C’è un riavvicinamento in atto?
Della D’Urso penso esattamente ciò che pensavo prima. Ma una mattina mi sono svegliata presto, mi è capitato di ascoltarlo pensando che l’avrei mollato dopo cinque minuti, invece mi è piaciuto. Non è capolavoro, ma rispetto a ciò che fa l’ho trovato onesto e divertente: c’è una D’Urso leggera e autoironica, un barlume di verità. Ma non c’è alcun riavvicinamento.
Ultima curiosità: a Natale mangerà il pandoro di Chiara Ferragni?
Decisamente no. Primo perché Lorenzo è fissato coi pandori artigianali. E poi perché tutta l’operazione è di una opacità imbarazzante. Io non ce l’ho con la Ferragni e non mi aspetto una risposta da lei: la risposta la deve ai consumatori. La cosa che mi disturba è la sua presunta superiorità nel non rendere conto di un errore: non rispondere alle domande è una strategia di comunicazione che trovo lecita fino a quando non si scivola sulla beneficenza. E lei in questo caso ha sbagliato.
Utente
10 agosto, 2016
Per correttezza, oggi Carolyn Smith ha dichiarato che stasera il vincitore sarà deciso dal pubblico. Questo è semplicemente falso e lei lo sa molto bene, visto che come me ha ricevuto il regolamento e lo ha anche commentato. Votano il pubblico, la giuria e anche gli opinionisti. pic.twitter.com/VrIgohMriZ
— Selvaggia Lucarelli (@stanzaselvaggia) December 23, 2022
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