Tutti noi dovremmo ringraziare Rettore, per averci spiegato che 'il Kobra col sale, se lo metti fa male, perché non si usa così'. Questo prezioso testo di educazione e sensibilizzazione sociale uscì nell'estate del 1980, quale primo singolo del quarto album dell'artista veneta, 'Magnifico delirio'. Ovviamente una delle canzoni che tutti noi sappiamo a memoria causò un'ondata di proteste a causa del testo irriverente e provocatorio. Ciononostante ebbe un gran successo - anche in Germania -, arrivando a un soffio dal vincere il Festivalbar. No, ma ve l'immaginate oggi una canzone come questa fare il botto? Erano proprio più avanti di noi!

A differenza che per la sorella, gli 80's - e soprattutto la prima parte - furono il periodo d'ora della Bertè. Nell'estate del 1980 pubblicò il suo quinto album 'LoredanaBertE'', prodotto da Mario Lavezzi che è anche fra gli autori di questo primo singolo, che - a cavallo fra Italodisco e un inedito per l'Italia Funky - diventerà una delle canzoni dell'estate. Oltre 200'000 le copie vendute in Italia, mentre il pezzo fu pubblicato anche in altri Paesi e ottenne riscontro in Nord Europa. Oggi è uno dei più famosi del variegato repertorio dell'interprete calabrese.

Durante gli 80's la 'Bella Italia' diventò definitivamente la Mecca del turismo di massa proveniente dall'Europa Centro-settentrionale. Come destinazione privilegiata per le vacanze anticipò quella tendenza oggi tutta spagnola di creare balli di gruppi, con questo pezzo pubblicato nel febbraio del 1981 in concomitanza col Sanremo di quell'anno, del quale era anche sigla (sì, giuro). Il successo fu pazzesco: solo in Italia ha venduto oltre mezzo milione di copie, esistono versioni in molte lingue (dal tedesco al cinese) ed è diventato un evergreen delle feste. A scriverlo fu il dj che in quegli anni era un po' il Re Mida della situazione, mentre a musicare il pezzo fu Claudio Simonetti dei Goblin.

E a proposito di classici da festa, here we are. Pubblicata nell'estate del 1981, questa canzone in realtà fu scritta dall'artista milanese nel 1975 ma per anni resto solo nei cassetti perché nessuno desiderava produrre una canzone ritenuta scomoda. Sebbene abbia un ritmo leggero e ammiccante, il testo infatti parla di una storia d'amore fra una ballerina (che poi in realtà sarebbe una trafficante d'armi) e... Fidel Castro! La liasion finisce male perché lei lo tradisce, lui la insegue ma lei riesce a rifarsi una vita, sfondandosi di rum e cocaina, ingrassando e aprendo un bordello. Non so voi, ma io non ci vedo nulla di scomodo in questa storyline.

L'abbiamo appena sentita massacrata da Elettra Lamborghini e Myss Keta, ma in realtà questa canzone ha anche avuto un suo senso, oltre che un'esecuzione degna di tale nome. Furono infatti, rispettivamente nei panni della Lambo e di Keta, 'La coppia più bella del mondo' Mori e Celentano a presentare il pezzo scritto da Giancarlo Bigazzi. Correva il 1982 e il luogo del delitto fu anche allora il teatro dell'Ariston. La canzone fu tuttavia presentata fuori concorso, ma diventerà comunque la più venduta del Festival di quell'anno. Si narra che da allora il dialogo con l'altra 'coppia' - i secondi classificati Al Bano & Romina - si sia congelato.

Dopo il boom dell'anno prima, il geniale artista brasiliano fece ballare tutta l'Italia (e non solo) nella magica estate del 1982, quella dei Mondiali di calcio vinti. Un testo all'apparenza puro e semplice, un look a metà fra il Post-Punk, il New Romantic e l'Emo/Gothic super in anticipo sui tempi, un base Elettropop super trendy: questo il mix esplosivo che strizzava anche l'occhio ai turisti germanofoni. A differenza di quanto si possa pensare, non si tratta di una canzone d'amore (o di un flirt), ma è dedicata alla figlia appena nata: Valentina. Pensateci la prossima volta che limonerete con qualcuno a una festa sulle note di questo pezzo, contenuto nel suo sesto album 'Rockmantico'.

Sempre nel 1982 era invece già arrivata al decimo album - il secondo come trio, dopo la dipartita di Marina Occhiena - la band, che pubblicò infatti 'Mamma Maria'. Come secondo singolo fu estratta la canzone che diede il nome all'album e si rivelò un successo internazionale, fra i più grandi del gruppo. Quest'ottimo riscontro è probabilmente dovuto anche all'immediatezza del brano, uno fra i più orrecchiabili del contest: si tratta in sostanza di una filastrocca pronunciata a mo' di ritornello, che parla di una maga/veggente capace di prevedere il futuro. Il tutto su un'irresistibile base Italodisco.

A dispetto del titolo, questo singolo del duo torinese uscì all'inizio dell'estate del 1985. Una bella stagione che - considerato che questa è stata la canzone più trasmessa quell'anno - deve essere stata più malinconica del solito, se già a giugno c'era l'ansia che finisse. Scherzi a parte, questo pezzo - prodotto nuovamente dai La Bionda e inserito nell'omonima raccolta di successi pubblicata l'anno seguente - pur essendo stato un altro tipico tormentone estivo, racchiude in realtà effettivamente un testo relativamente triste, che esprime la paura di crescere, di maturare, di perdere la persona amata.

Abbiamo imparato a conoscere il lombardo Stefano Zandri in due edizioni dell'Isola dei Famosi - dove non ha brillato effettivamente -, ma ha un passato da popstar. Non due Grammy Award all'attivo - come erroneamente creduto negli 80's a causa di un fraintendimento -, ma pur sempre un passato di grande successo. E a contribuire a questo successo fu fra le altre canzoni anche questa, uno dei suoi primi singoli, pubblicata nel 1985, inserita poi nel primo album 'Overpower'. Per anni si è trascinata una diatriba, chiarita definitivamente solo pochi anni fa: negli 80's Zandri era solo un modello, ma a cantare erano altri vocalist per il progetto Den Harrow (una prassi che diventerà molto comune durante i 90's). Poco male: alla storia è passato lui.

E chi iniziò la propria carriera prestando la voce ad altre band fu proprio la cantautrice veneta, prima di raggiungere il successo - non solo in Italia - grazie a questo suo debutto discografico nel luglio del 1986, che anticipò il primo album 'Dedicated to the Moon'. Definirlo tormentone estivo sarebbe riduttivo: la canzone resterà alla #1 della classifica italiana per due mesi di fila fra agosto e ottobre e ancora a inizio novembre sarà in Top5. Verrà certificata anche in Spagna (Disco d'oro) e Francia (Disco d'argento, più di 400'000 copie vendute comunque solo lì), oltre a un buon riscontro anche nei Paesi germanofoni. La cantante italiana, che si chiama Spagna e che canta in inglese, una scelta azzardata secondo la casa discografica che l'ha poco sostenuta inizialmente, si rivelerà azzeccata.

... tant'è che nel 1987 si ripete! A marzo esce questo secondo singolo - anch'esso tratto dal primo album 'Dedicated to the Moon' - della bionda e vaporosa veneta e il successo fu ancor maggior che durante l'anno precedente. Mi piace pensare che mentre stava partorendo mia madre cantasse questa canzone, che infatti raggiunse la Top 10 in classifica in una dozzina di Paesi europei durante la primavera di quell'anno. Anche in questo caso non mancarono quindi le certificazioni e Ivana lanciò la canzone anche sul mercato statunitense, dove riuscì a distinguersi nelle classifiche Dance, ma purtroppo il successo oltreoceano non arrivò anche perché non poté promuovere la canzone, dovendo restare in Italia accanto al padre malato.

La risposta italiana a Samantha Fox era bruna, ligure nonostante il cognome e fu scoperta da Claudio Cecchetto, che produsse anche questa canzone: il terzo singolo estratto dall'album di debutto 'Sabrina'. Si tratta non solo della signature song dell'artista italiana, ma anche di una delle più rappresentative del decennio e del genere Italodisco. Uscita nel maggio del 1987 fu uno dei tormentoni europei di quell'anno, agguantando la Top3 in svariati Paesi del Vecchio continente. Numerosissime le cover, mentre a dare un'ulteriore spinta al pezzo allora fu il video, ripreso a Jesolo e dove la procace cantante mostrava le sue forme (un po' troppo: il clip fu censurato nel Regno Unito, God save the Queen from the capezzoli).

Gli 80's di bello hanno anche che le showgirl mostravano il proprio versatile talento nella loro professione e non si improvvisavano opinioniste politiche. E di talento la bionda romana ne aveva da vendere, in svariati ambiti. Dalla danza al canto, alla conduzione, Lorella esplose negli 80's, dopo un passato da ballerina di fila - rinfacciatole dalla Nemicamatissima Heather -, dopo che venne 'scoperta' da Pippo Baudo. Fu proprio in seguito al passaggio in Mediaset di quest'ultimo che Lorella lo seguì e sulle reti del Biscione condusse 'Odiens'. Per questo programma cantò nel gennaio del 1989 questa sigla - scritta dal marito, il produttore televisivo Silvio Testi, ma con lo zampino di Vessicchio nella musica -, che diventerà la sua canzone di maggior successo nonché una fra le più note del decennio in Italia.

Ebbe invece un riscontro tiepido - arrivò al massimo alla #19 - in Italia, il Paese d'origine di questo gruppo Italodisco - questo pezzo che uscì nel luglio del 1989. Si tratta dell'esordio del trio, che verrà poi inserito nel primo album 'Dreamland' e la canzone fu rilasciata in tutta Europa e in Oceania, andando molto meglio che in Italia. In Irlanda e Regno Unito in particolare raggiunse addirittura la #1. Nonostante il successo, non mancò la polemica: Loleatta Holloway volle essere inserita nei credits, in quanto per realizzare la canzone ne fu campionata una sua del 1980. Addirittura in una prima versione fu utilizzata persino la voce della cantante statunitense, successivamente rimpiazzata con quella di Heather Small.