Ouch! Qualcuno alla World Broadcasting Union sta rischiando grosso.

Il quotidiano marocchino Le Matin è riuscito ad entrare in possesso della scaletta delle prove della prima semifinale e ha pubblicato questo collage!!! Chi avrà fatto la soffiata?

ANTICIPAZIONI

Si è appena conclusa la dress rehearsal delle 23 nazioni che stasera calcheranno il palco dello Stadio Mohammed V di Casablanca per la prima semifinale dell'Earthvision 5.

La stampa di settore, che si è ritrovata all'appuntamento annuale, è entusiasta della line-up definita all'unanimità la "più eterogenea nella storia del concorso". "Non si sono mai ascoltati tanti generi diversi all'Earthvision e siamo solo alla prima semifinale" dichiara Frederik Reds di Earthvision News.

Grande soddisfazione inoltre per la presenza di vari idiomi, alcuni al debutto nella kermesse. "Il 50% dei brani in gara questa sera non sono in lingua inglese" afferma entusiasta Lilliam Wee Adams di Earthbloggs.com.

In poche ore scopriremo artisti e canzoni in gara, ecco le anticipazioni su ciò che sentiremo in questa prima semifinale!

È la romantica balada a ritmo reggaeton della Colombia, cantata da un nome noto del settore, ad aprire la quinta edizione dell'Earthvision, seguita da una performance entusiasmante del Messico, che porta sul palco la "Danza de los Diablitos" indigena.

Sexy, spavalda e coinvolgente la proposta in lingua nazionale della Bulgaria, in contrasto con l'indietronica del duo di gemelli dell'Austria, in grado di dare vita a interessanti paesaggi sonori con i sintetizzatori. Il Mali, invece, torna in gara con un malinconico brano acustico in lingua bamanankan, che ci fa assaporare la bellissima Africa.

Una seducente miscela elettronica fra soul e dream-pop è la carta giocata dalla Danimarca, mentre il Giappone urla il suo no al capitalismo con una traccia dalle sonorità anni 2000, nella quale il beat r'n'b si scontra con sferzate di chitarra metal.

La Spagna fa discutere con un pezzo orecchiabile che si scaglia contro un tema spinoso, quello della maternità surrogata, l'Irlanda d'altro canto punta su astro nascente della propria scena nazionale con una proposta dark pop.

Si balla con gli Stati Uniti. Il loro martellante brano in portoghese fonde lo swing della bossa nova a ritmi discotecari. La Serbia, con un trio garage rock, farà felici i fan del post-punk.

Il perfomer del Sudafrica, accompagnato da una nota artista transgender, racconta la sua fuga dalla chiesa cristiana fondamentalista e il percorso di accettazione della propria sessualità. La Malesia debutta con un idol del sud-est asiatico, che promette di far battere i cuori della fan più giovani.

Un'armonia quasi sommessa accompagnata dal suono di un delicato pianoforte a tinte barocche, per la cantante della Repubblica Ceca, vincitrice di un Oscar, mentre l'artista della Russia, nord-europea di nascita ma cresciuta nel paese dell'Est, condensa il suo dolore in una traccia dalle atmosfere cupe.

E se gli States cantano in portoghese, il Brasile sceglie l'italiano. Sonorità leggere, che amalgano l'acidità dell'house allo stile retrò italodance, veicolate da una voce ammaliante. La cantante della Germania si erge a paladina del post-genre con un pezzo moderno, influenzato da sonorità tradizionali esotiche, difficile da etichettare.

La Svezia si affida a un riff di piano che si fa ricordare e un arrangiamento dream-pop più elettronico, l'Arabia Saudita emoziona con una ballad soul-r'n'b cantata a pieni polmoni e grande passione.

Con la Croazia debutta all'Earthvision il turbofolk molto in voga nei Balcani, interpretato da un personaggio controverso e molto chiacchierato in patria, mentre l'Algeria offre un'ulteriore visione dell'r'n'b, stavolta intinto nell'afrobeat, con un'artista alternativa in rampa di lancio.

La Nuova Zelanda spiazza e ci trasporta su un pianeta inesplorato nel contest, quello del genere shoegaze, legato all'alternative rock, prima di lasciare spazio all'epico finale della Norvegia, che impressionerà il pubblico con un'imponente proposta da colonna sonora cinematografica.