Utente
24 ottobre, 2013
Dopo un ascolto veloce di ieri sera (che se la prima serata di sanremo ci insegna qualcosa non vuol dire nulla) non ho ancora la mia preferita, ma diverse che mi hanno colpita.
La cosa che mi è rimasta maggiormente però è che il tribal sound va tantissimo quest'anno, non so se qualcuno era in pieno mood Woodkid oppure sta facendo un rewatch di Xena - Principessa guerriera
Utente
25 novembre, 2017
Verooo, c'è molta musica con suoni "particolari" che mi hanno ricordato la natura dei boschi di palude e campagna. Molto interessante e spero che qualcuno fornisca le descrizioni di questi brani, perché sono sicuro che avranno qualche significato nascosto.
Solo io noto la mancanza di bops? Poor @JoJo.
Utente
27 novembre, 2018
KEMET
Premetto che questo è il mio primo Earthvision e sono molto felice di partecipare. Date le mie conoscenze limitate riguardo artisti che non siano inglesi/statunitensi o italiani (e sono cui proprio perchè voglio iniziare a colmare questa lacuna) ho pensato subito ai concorrenti di X Factor Italia a cui sono più affezionato, che rappresentano il loro paese d’origine, l’Iran. Ogni loro brano è un vero e proprio viaggio.
BowLand in Farsi significa “grande”, “forte” e “alto”. La band è composta da Lei Low (voce), Pejman Fa e Saeed Aman. I tre nascono artisticamente a Firenze nel 2015 e si definiscono Trip Hop. Studiavano insieme a Teheran, poi si sono trasferiti in Italia per proseguire l’università. Lì hanno partorito un progetto di ampio respiro che spazia tra elettronica e ricerca di sonorità vintage.
Il loro è uno stile sperimentale e il loro modo di fare musica è artigianale, con sonorità ricreate con strumentazioni rudimentali e non tecnologiche. Quando poi Lei Low si aggiunge all’equazione con la sua voce suadente, ecco che nasce un mood erotico, come lo ha definito Mara Maionchi. Ho avuto l'occasione di ascoltarli dal vivo a Milano ed è stato un concerto indimenticabile. Incredibile come riescano ad unire suoni così diversi dal vivo in modo "naturale".
In questo Earthvision ci delizieranno con la loro Kemet.
Kemet è un brano che si muove tra ritmi selvaggi, melodie malinconiche e voce che diventa suono.
Parla della lotta, continua e quotidiana, che tutte le persone affrontano ogni giorno per andare avanti e fare ciò in cui credono. In particolare, la canzone parla di una persona ribelle che non smette di pretendere ciò che le spetta e che le viene negato dalla società. Il messaggio è che ognuno è padrone della propria vita e gli altri non possono decidere per noi. Buon trip mentale.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
TO THE BRINK - DENAI MOORE
She is an icon. She is a legend. She is the moment.
Denai Moore nasce a Spanish Town in Giamaica ventisei anni fa. Le sue radici giamaicane sono parte integrante della sua musica, del suo stile e della sua vita in toto, anche oggi che è stanziata stabilmente in UK.
Ne è un esempio Modern Dread, il suo ultimo album, in cui nel titolo l’artista gioca col doppio significato della parola dread, che ricorda la capigliatura tipica della sua nazione d’origine, ma significa anche “timore, paura” e, infatti, nell’album vuole raccontare le ansie e i timori delle generazioni di oggi, di questi tempi moderni, in cui al progresso si è affiancato un forte senso di smarrimento.
To the Brink è l’emblema di questo stato d’animo. È proprio la sensazione che abbiamo avuto, in particolare, durante l’ultimo anno, quella di sentirci sull’orlo di un precipizio. Camminiamo sempre in bilico tra baratro e la stabilità della terra ferma, ma alla fine una via di fuga può aprirsi di fronte a noi.
Anche il video della canzone trasmette quest’idea, di claustofobia, di smarrimento totale, rappresentato dalla stanza e dal continuo sali e scendi delle scale, come in un quadro di Escher. Il tutto, però, trova una sua via di fuga nel mare, che è vita, ma anche minaccia. Per comprendere meglio il video, diretto dalla compagna di Denai, Nadira Amrani, vi lascio con questo dietro le quinte della sua realizzazione.
Utente
7 agosto, 2013
ROMANIA
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Ho deciso di partecipare con la Romania, in quanto per motivi personali sono legatissimo a questa terra.
Ho scelto di portare Mihail.
Mihail nasce in Russia da una famiglia moldava. Già da piccolo inizia a suonare pianoforte e chitarra. Si trasferisce in Romania dove si laurea in arte. E inizia a suonare in diverse band. Il successo arriva con Dans Nocturns , e soprattutto con Me ucide ea che ad oggi conta più di 80.000.000 di views su you tube.
Lei mi sta uccidendo
Tutto è veloce
Delirio alto come il cielo
Siamo in antitesi
Soggetti di un semplice gioco sporco
I miei occhi vergognandosi scendono vogliosi
Ti respiro in questo decoro urbano
Mi sta uccidendo lei
Mi sta uccidendo lei, piano
Vuole
Vuole il mio cuore, dal petto
E' così graziosa
Tra tanta gente annoiata sulla strada
E sembra un ballo nascosto
Ballano due sconosciuti
I miei occhi vergognandosi scendono vogliosi
Ti respiro in questo decoro urbano
Mi sta uccidendo lei
Mi sta uccidendo lei, piano
Vuole
Vuole il mio cuore, dal petto
Mi sta uccidendo lei
Mi sta uccidendo lei, piano
Vuole
Vuole il mio cuore, dal petto
Brucia sull'asfalto e pulsa fuoco
Brucia brucia rivoltato
Brucia in modo troppo bello, brucia il cuore
Brucia lo riconosco
Mi sta uccidendo lei piano, piano
Mi rompe il cuore, si, dal petto
Tremano piano le labbra morse
E' la gravità mi attacca
Farfalle e vibrazioni calde sull'asfalto
Come se passeggiassimo scalzi, nel letto
Sirene di incendio che non ci possono fermare
E il tempo disgraziato conta affrettato
Mi sta uccidendo lei...
Utente
8 febbraio, 2020
A L I N A P A S H
BOSORKANYA
Più recidivo di Achille Lauro a Sanremo, torno all'Earthvision con l'Ucraina dopo aver intercettato questa squisita donzella, che mi ha colpito ancora prima che per la canzone, per il suo contributo sociale alla causa LGBT: è una figura politicamente esposta e una di quelle che ha contribuito a cambiare le cose a livello di percezione della libertà di genere in un paese che per buona parte ha mantenuto una visione filo-sovietica a riguardo, aderendo nel 2019 alla campagna "Struggle – you will overcome!". Un'iniziativa che ha ingenerato un impatto notevole nelle coscienze in Ucraina, tanto da aver inciso sulle successive modalità di divulgazione dell'argomento, da allora in poi mediaticamente affrontato con tatto, neutralità, dovuto spirito di inclusione. E già quando un'artista investe tempo, canzoni, e impegno sociale per degli ideali così audaci da promuovere in un territorio non propriamente fertile, parte con un piccolo bonus a margine nella mia propensione ad approfondirlo.
E quindi Alina Pash l'ho conosciuta così: ho effettuato un rewatch di Xena cercavo un approfondimento sul regime politico attuale dell'Ucraina, terra che da sempre mi affascina musicalmente e che sentivo l'esigenza di approfondire anche in aspetti più civici e culturali, e mi sono imbattuto in un video di lei che canta lo Šče ne vmerla Ukrajiny, l'inno nazionale di fronte al presidente nel giorno dell'Indipendenza dell'Ucraina, avendo l'insolenza di rivisitarlo con inserti rap, per dire la propria ancora una volta in un momento in cui l'intero paese le avrebbe prestato attenzione. Ho subito pensato che una ragazza così ricca di slanci meritasse una chance, e così mi sono addentrato in un trip musicale che mi ha a dir poco ammaliato per l'accuratezza creativa.
Ho meditato su quale canzone portare, perché non solo volevo far conoscere l'artista con un brano che ne incarnasse gli aspetti fondanti della poetica sonora, ma volevo anche farvi assaggiare un brano che avesse il profumo di Ucraina, in un percorso intra-earthvisivo idealmente inquadrato sul profilo idiomatico, etnico e compositivo. Insomma, un brano che parlasse sì dell'Ucraina ma che allo stesso tempo fosse riconducibile soltanto al repertorio di Alina. E questo brano l'ho individuato in Bosorkanya.
Un brano atipico, ma fondamentalmente scevro della puzza sotto il naso che aleggiava intorno alle atmosfere eteree e rarefatte degli Onuka: è un pezzo meno dotto, meno sofisticato, più pulsante, sporco, grottesco. La purezza si è trasfigurata in satanismo puro, inteso proprio come gusto del proibito. Fermo restando l'elemento etnico e folk, l'elettronica ha ceduto il passo all'hip hop e gli schizofrenici inserti in extra beat lo rendono un brano contemporaneo e con una produzione tribal-innovated.
In breve, Bosorkanya è un termine che identifica la figura mitica della strega nella mitologia ungherese, con la quale Alina è venuta in contatto perché è cresciuta nell'oblast della Transcarpazia, al confine con l'Ungheria, venendo inevitabilmente influenzata da quel tipo di cultura millenaria. La canzone, e di rimando il video, parla sostanzialmente di amore lesbo, un amore, appunto, proibito, demonizzato, che in quei villaggi veniva vissuto durante la sua infanzia al chiaro di luna, lontano dalla deriva di un certo tipo di fanatismo religioso, che dipingeva queste donne non binary come deviate, come streghe in preda ad un raptus di follia.
Sostanzialmente il messaggio è che il demone della convenzione viene sconfitto, a suon di rituali notturni, dall'angelo del rinnovamento, propiziando uno scenario in cui la figura femminile non è più tenuta a vivere per alimentare il quadro circolare della progenie, ma può e deve - se lo vuole - poter coronare uno stile di vita disallineato senza sentirsi gravato il peso dell'infamia della società. Tematica, come vi dicevo, ricorrente nella sua poetica, che l'ha resa un'icona generazionale all'interno della scena del proprio paese.
Il tutto reso intrigante, secondo me, da un tessuto musicale accattivante, uptempo, che induce a lanciarsi in balli liberatori, disordinati, ingenerati dalla particolare cadenza ritmica del brano, che unisce mito e attualità.
Utente
30 aprile, 2020
I S L A N D A
SAMARIS - GÓÐA TUNGL
1a Parte
Ho il piacere di partecipare all’Earthvision con una nazione che adoro, al di là dell’aspetto musicale, e vorrei condurvi con me in un viaggio in 3 tappe dedicato a questa splendida terra.
Per cominciare, vi do 5 buoni motivi per innamorarvi dell'Islanda:
1. L’Islanda è uno dei paesi più avanzati in materia di diritti civili ed è il primo paese del mondo dove è legge l’uguaglianza di stipendio tra uomini e donne.
2. È la nazione in cui vengono pubblicati più libri. Alla vigilia di Natale vi è un’usanza chiamata ólabókaflóð (“diluvio di libri natalizio”) secondo cui è d’obbligo scambiarsi in dono dei libri, da leggere la sera stessa.
3. Ha il tasso di criminalità più basso del pianeta, dovuto principalmente al sistema del Welfare Sociale e dell’educazione, che promuove una cultura egualitaria.
4. Offre paesaggi indimenticabili e due fenomeni naturali tra i più suggestivi: il sole di mezzanotte e l’aurora boreale.
5. Il panorama musicale islandese è quanto di più variegato si possa immaginare, partendo dall'industrial EBM degli Hatari alla proposta che sto per presentarvi, ed è ricco di proposte peculiari, basti pensare a Björk, i Sigur Ros, Of Monsters and Men e una miriade di artisti meno noti ma, non per questo, meno interessanti.
Ed è proprio su quest’ultimo aspetto che voglio soffermarmi in questo Contest. Per rappresentare l’Islanda all’Earthvision ho scelto i Samaris con Góða Tungl.
I Samaris sono una band originaria di Reykjavík e formata da tre componenti: Jófríður Ákadóttir (voce), Áslaug Rún Magnúsdóttir (clarinetto), Þórður Kári Steinþórsson (tastiere e programmazione). Formatisi nel 2011, i Samaris hanno debuttato giovanissimi al Músíktilraunir (Contest musicale che si svolge annualmente a Reykjavík) e hanno all’attivo 2 EP e 4 album.
Fin dagli esordi, questi tre ragazzi sono riusciti a costruire attorno al loro progetto musicale una solida reputazione grazie al sound unico che li contraddistingue e che rappresenta appieno la loro identità artistica. Sanno creare paesaggi sonori che evocano le immagini naturali della loro terra d'origine, ma anche sensazioni emotive profonde.
La Natura gioca un ruolo importante nella loro produzione artistica. A tale proposito, durante un'intervista hanno dichiarato:
"Non puoi sfuggirle, è ovunque. Ti ci abitui talmente tanto da diventarne quasi indifferente ma, allo stesso tempo, diventa parte di te."
Ciò che, a mio avviso, rende così interessante la loro musica è il contrasto tra classicità, rappresenta da uno strumento come il clarinetto, e la modernità dell’elettronica. Questo aspetto si riflette perfettamente nel brano con cui rappresentano l’Islanda all’Earthvision.
Il brano: Góða Tungl
Ho scelto questo brano perché ogni volta che lo ascolto ritrovo l'essenza dell'Islanda, non solo per l'uso dell'idioma locale, ma anche per l'atmosfera sonora così rarefatta da riportarmi subito alla mente grandi spazi dove potersi perdere immersi nella natura, senza il "rischio" di incontrare anima viva (non a caso l'Islanda è la nazione europea con la più bassa densità di popolazione).
Il solido beat elettronico sostiene un tappeto di minimal synth, tra i quali si insinua il clarinetto disegnando una linea melodica dal sapore antico e creando un connubio sonoro che trovo decisamente affascinante e ipnotico.
Il testo, ripetuto più volte come un mantra, è interpretato da una doppia voce. Quella delicata di Jófríður, in primo piano, e una seconda voce maschile, leggermente distorta, che la accompagna, creando un effetto enigmatico.
Prima ancora di leggere il vero significato del testo, ho provato a immaginare cosa potessero narrare queste due voci in un brano così evocativo. Seguendo l'hint metaforico del video ufficiale, ho immaginato che il tema centrale fosse "il Risveglio". Il risveglio della coscienza, il risveglio dell'anima dopo un periodo di torpore. E ho immaginato la voce di Jófríður come se fosse la voce della ragione a interpretare quel testo misterioso, mentre la voce maschile distorta ripete quelle stesse parole come se, questa volte, fosse l'inconscio a farle proprie.
È un brano che mi suscita sensazioni contrastanti di tranquillità e, al contempo, inquietudine. Ascoltandolo puoi scegliere se inoltrarti tra i suoi suggestivi meandri per cogliervi l'anima più profonda, oppure semplicemente lasciarti cullare dal suo lato più dolce. Questo, a mio avviso, è uno degli aspetti che più contribuisce al suo fascino.
Nella tappa di domani, la seconda del nostro viaggio virtuale dedicato all’Islanda, vi rivelerò di cosa parla realmente il testo e assisterete alla performance live dei Samaris. Per ora vi lascio con le immagini del video ufficiale, augurandovi buona visione.
To be continued
Utente
7 agosto, 2013
Ho finito da poco anche il secondo giro di canzoni e ho già iniziato ad escluderne alcune. Anche io ho notato in svariate canzoni un filo comune, delle vibes di fondo come suggerisce @vike. Al momento sono rimasto con 16 canzoni in lista, per alcune sono sicuramente molto combattuto, per altre già so di sicuro entreranno in top10 anche se non so in che posizione.
Domanda...
Ma solo a me la voce del cantante romeno fa sangue????
CrYs ha detto
Domanda...
Ma solo a me la voce del cantante romeno fa sangue????
No
Sono al terzo ascolto, ho escluso da subito alcune proposte che non mi hanno convinto e ora vediamo cosa ne viene fuori.
Ci sono proposte di alto livello secondo me, probabile che restino fuori alcune molto valide, purtroppo
Utente
7 agosto, 2013
RAISSA: THE MULTI-CULTURAL HEROGIRL
Raissa, 23 anni, della quale è impossibile reperire il cognome quindi rimarrà per tutti Raissa da pronunciare Rai-Sha, sbarca all'Earthvision con un bagaglio culturale non da poco. Nata in Spagna, da mamma spagnola e papà algerino, passa i primi anni di vita tra Sidney e Pechino, per poi stabilirsi, ancora bambina, a Kuala Lumpur, capitale della Malesia, dove passa gli anni più importanti della sua vita e dove compie la sua crescita personale ed artistica. Kuala Lumpur è casa per Raissa.
Kuala Lumpur le permette di crescere in un hub asiatico dal sapore internazionale. A scuola si avvicina alla cultura est-asiatica, rimanendo affascinata dai registi e creatori di cartoni animati giapponesi. Raissa cresce a pane nasi lemak e anime e questo si riflette nella sua musica e nella sua immagine. In particolare, Raissa cita il regista giapponese Hayao Miyazaki, dalle cui eroine rimane particolarmente affascinata: "Le sue eroine erano estremamente relatable e mi facevano sentire come se potessi essere coraggiosa e capace anche quando ero in realtà terrorizzata o insicura. Mi hanno fatto capire che era importante battersi per le cose a cui tenevo. E' tutto ciò di cui è fatta la mia arte ed ecco perché esiste Herogirl".
Herogirl è l'alterego di Raissa.
Andiamo avanti più tardi così potete leggervi due paragrafi a botta, voi riascoltate pure BULLYING BOYS (ricordando che non è un invito ma un ordine)
PS: lo so che 'sto fardello arancione che mi porto qui a lato è un po' troppo acceso e cozza con l'imagery della Malesia, perdonatemi.
Game Ranking Winner 2018/2019
Utente
4 marzo, 2015
LOUS AND THE YAZUKA - AMIGO
Lous And The Yakuza è una cantante e una modella belga che nasce in Congo nel 1996. Marie-Pierra, aka Lous, all’età di cinque anni, si ricongiunge con sua madre in esilio politico e con la sorellina minore in Belgio, dove rimane fino ai nove anni. Dopodiché i genitori decisero di stabilirsi in Ruanda, ma Lous vedendo lo stato di povertà e degrado in cui si trova il suo paese, decide all'età di 15 di trasferirsi stabilmente in Belgio con sua sorella. Qui la sua passione per la musica cresce sempre di più anche se a causa della sua passione romperà per sempre i rapporti con la famiglia, che non appoggeranno la scelta della cantante. Lous attualmente non è solo una cantante, ma ha intrapreso una carriera anche come modella e come artista, un'altra delle sue passioni fin da bambina.
Il singolo con cui ho deciso di partecipare è Amigo, prodotto da El Guincho (produttore di Rosalía). Il genere in cui spiazza è un'unione tra la trap con sfumature R&B, sempre però accompagnato da una musicale tribale e una base che rimanda alla sua cultura africana. Questa canzone rappresenta un po' un inno alla danza, alla resistenza e alla resilienza, lanciando un messaggio universale di amicizia e celebrandolo in maniera gloriosa.
L’universo del video di “Amigo” è rappresentato da una serie di frammenti di immagini che si incastrano tra loro, ispirati a Caspar David Friedrich, un artista romantico tedesco i cui dipinti sono una risposta alla natura che ci circonda. Invece la danza in apertura di Lous, un omaggio a “Wuthering Heights” di Kate Bush, è un invito alla trasformazione e alla rinascita. Le infinite influenze culturali dell’artista si fondono ancora una volta in un mondo che reinventa il passato e ricorda il futuro.
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