Utente
16 gennaio, 2021
Le quattro stagioni di Atypical si snodano tutte attorno al protagonista, Sam Gardner, un ragazzo con la Sindrome di Asperger. Nonostante la madre eccessivamente apprensiva, Sam cerca di diventare indipendente perché sente il bisogno di essere come tutti i suoi coetanei. Dagli ultimi anni di liceo fino al college, la storia di Sam è una storia di cambiamento e crescita, e soprattutto dimostra il potere che i rapporti interpersonali hanno su di noi.
La crescita è proprio il filo conduttore della serie perché non riguarda solo il coming of age di Sam, ma interessa la sorella Casey, la fidanzata del protagonista Paige e, stranamente, anche i genitori, Elsa e Doug.
Per me rimane una delle comedy migliori e soprattutto credibili nel tempo, non tanto per l'umorismo ma per la delicatezza con cui viene trattato un argomento come l'autismo, mai prima protagonista di serie tv, senza alcun pietismo o compassione, nonostante tutte le incredibili difficoltà che Sam incontra sul suo percorso.
Utente
7 agosto, 2013
Chuck Bartowski è un ragazzo di 26 anni di Burbank, contea di Los Angeles (California), dove lavora come esperto di computer al banco d'assistenza del negozio di elettronica Buy More insieme al suo migliore amico Morgan Grimes. Chuck vive con la sorella Ellie Bartowski ed il futuro cognato Devon Woodcomb, entrambi medici, i quali non perdono occasione per incoraggiarlo sia nella vita professionale che sentimentale.
All'inizio della serie Chuck riceve una mail da un suo vecchio compagno di università, Bryce Larkin, che si rivela essere un agente della CIA; quando apre la mail, un supercomputer neurale chiamato Intersect, contenente l'intero database governativo, si installa nel suo cervello. Sia la NSA che la CIA inviano poi degli agenti, rispettivamente il maggiore John Casey e l'agente Sarah Walker, per recuperare i dati.
Chuck è una serie su delle spie? Si ma in un modo tutto suo.
Chuck è un nerd insicuro con tante potenzialità che però non riconosce a sè stesso (causa anche cose del passato). Un ragazzo semplice che tutto d’un tratto si ritrova la testa piena di informazioni e conoscenze illimitate. Subito non è in grado di controllarle ma pian piano le cose miglioreranno.
Farà anche un lavoro su se stesso, aiutato dalle persone che gli sono vicine, per capire cosa vuole e merita di fare davvero nella vita.
Ma Chuck è anche molto divertimento, dato soprattutto dai colleghi del Buy More: Morgan e quei pazzi di Jeffrey e Lester.
È una delle serie in generale a cui sono più legata e che ho rivisto più volte.
Qui qualche minuto del primo episodio se volete farvi un’idea
Moderatore - Mentore
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
HousArd: Miniserie e Antologiche
Eccoci alla terza e ultima categoria sulle serie, una categoria a volte ignorata ma che nasconde bellissime perle.
Ecco le vostre scelte
Modern Love 1
Maid
Unohortodox
Wandavision
Falcon and the winter soldier
Chernobyl
Il caso O.J. Simpson
Messaggi da Elsewhere
The Sinner 1
The Sinner 3
Fargo 1
The Undoing
Bly Manor
La regina degli scacchi
The twilight zone
Mare of Easttown
And then there were none
Come votare? Dovrete mandarmi tramite MP la vostra top5, le cinque serie più votate passeranno il turno mentre le restanti andranno al super ripescaggio. Potete autovotarvi.
Potete presentare la serie in topic, visto che si parla di serie tv vi chiedo di mettere sotto spoiler eventuali notizie importanti per non rovinare la visione a qualcuno.
"Onda buona, energia positiva. È una cosa stupenda. Deve essere appena arrivato un bonifico bancario sul mio conto."
e buon voto.
Avete tempo sino alle 21.00 di domenica 31 Ottobre.
@Rio91 @Phoedred @semota @cionfy @Emm @Cas @smiley @robyfederer @edorf @Francofranco
@lukeyyy @Alabama Monroe @xello @Iry8 @Alby @pesca @mrnace
Moderatore - Mentore
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Qui la playlist con i trailer
https://youtube.com/playlist?list=PLYko_YKBWxmvq7zGjim9x8igY0_VAY2GA
Utente
27 febbraio, 2020
The People vs OJ Simpson è una di quelle serie che amo in ogni suo aspetto. È la prima stagione di American Crime Story, una serie che si propone di esplorare diversi casi che hanno segnato la storia del crimine americana, ma penso che anche rispetto alle successiva sia estremamente riuscita sia in intento che in esecuzione.
La Trama:
La storia reale su cui si basa probabilmente la conoscete anche voi: il 13 giugno 1994 fuori da un appartamento di Los Angeles, vengono ritrovati i corpi di Nicole Brown e Ronald Goldman, mortalmente feriti da coltellate. Nicole è l'ex moglie di Orenthal James Simpson, conosciuto come OJ, una ex star indiscussa del football e attore. OJ è nero, ed era quindi un simbolo per la sua comunità, un "fratello" che ce l'aveva fatta contro tutti i pregiudizi e le discriminazioni dell'epoca.
Ma fin dai primi passi nelle indagini, la polizia di LA si rende conto che OJ è collegato alla scena del crimine da indizi schiaccianti: DNA, guanti insanguinati, il movente della gelosia. L'ex star viene quindi arrestato e portato a processo, e mentre l'America intera segue lo svilupparsi del caso, continua a porsi la domanda: è possibile che l'OJ amato e acclamato da tutti sia in realtà un assassino?
Si creano quindi due fronti opposti: colpevolisti e innocentisti. A capo dei primi ci sono gli avvocati d'accusa, Marcia Clark e Chris Darden, che tenteranno di mostrare alla giuria una faccia di OJ Simpson che era rimasta nascosta ai più fino ad allora: quello del marito che voleva controllare la moglie in ogni modo, e che l'aveva coinvolta in una relazione fatta di abusi sempre più violenti fino ad arrivare all'omicidio. A difenderlo, invece, il Dream Team composto da avvocati di successo come Johnnie Cochran (accanito sostenitore della comunità afroamericana), Robert Shapiro e Robert Kardashian (sì, il padre delle Kardashian). La loro strategia sarà di attribuire le prove incriminanti alla corruzione della polizia di LA che, proprio in quegli anni, aveva dato prova di un accanimento contro la comunità nera.
La serie ricostruisce quindi quello che è stato definito "il processo del secolo" per la sua mediaticità e per i continui plot twist, andando però a indagare nelle verità dietro al processo e cosa quel momento storico per l'America abbia rappresentato per i suoi protagonisti.
Perché mi è piaciuta la serie:
- Perché il sistema di giustizia mi ha sempre affascinata, e vedere tutti i ragionamenti e spesso i freddi calcoli che guidano un processo mediatico è stato estremamente interessante
- Perché non si tratta solo della rappresentazione di un tribunale: la serie dà uno spaccato della società americana con tutti i suoi ovvi problemi di razzismo, ma mostra anche la sua ipocrisia, il suo sessismo, la sua idolatria verso le star famose
- Perché nonostante si basi su una storia vera, tratta i suoi personaggi in maniera sorprendentemente delicata e rispettosa, soprattuto nei confronti delle vittime
- Perché ha un cast veramente stellare, con performance incredibili e molto fedeli agli originali, tra cui Sarah Paulson come Marcia e John Travolta come Shapiro
- Perché spinge a porgersi continue domande: come reagiremmo se scoprissimo che il nostro idolo non è una buona persona? Accetteremmo la cosa o cercheremmo in ogni modo di trovare scusanti? È possibile che la polizia cerchi di incastrare qualcuno solo per il colore della sua pelle? Come mai l'unica donna coinvolta nel processo è stata sottoposta a scrutinio continuo del suo modo di vestire, di acconciarsi i capelli, di essere madre? Può una causa giusta essere portata avanti in modo sbagliato? OJ è colpevole o no? E cosa deciderà la giuria?
Spero davvero che darete una chance a questa serie, perché è una fonte di stimoli continui per riflessioni, oltre ad avere una trama avvincente raccontata in modo esemplare.
Il trailer è nella playlist di amers!!
Utente
7 agosto, 2013
THE SINNER
Cora Tannetti vive con la propria famiglia composta dal marito Mason e dal figlio Laine, trascorrendo giornate tranquille nella cittadina di Dorchester, dove lavora nell'azienda di impianti di condizionamento del suocero. I nonni paterni aiutano la giovane coppia con il bambino, rivolgendogli tante - forse troppe - attenzioni. A sconvolgere tale serenità è un evento inspiegabile: durante una gita al lago con il marito e il figlio, Cora, colta da un improvviso quanto folle attacco di rabbia, uccide con violenza davanti a tutti uno sconosciuto, Frankie Belmont, senza un apparente motivo.
La donna si costituisce immediatamente alle autorità, confessando di essere l'autrice del delitto, e il caso finisce nelle mani del detective Harry Ambrose, il quale non si arrende alla mancanza di un movente e cerca di aiutare la donna a far emergere la vera causa dell'omicidio, indagando nella sua mente e nel suo passato. Cora è preda infatti di alcuni flashback che le si palesano quando ascolta una determinata canzone, la stessa sentita nel momento dell'omicidio, e che la riporta a un passato del quale non ricorda nulla. Inizia così un vero viaggio nella mente dell'assassina.
Utente
7 agosto, 2013
Un po’ fantascienza un po’ dramedy, un po’ gioco intellettuale un po’ messaggio filosofico, Dispatches From Elsewhere tende a un discorso potenzialmente universale: viviamo tutti vite che potrebbero portarci all’isolamento e all’apatia, ma quello che dobbiamo fare è pensare che siamo speciali non perché eccezionali, ma appunto perché uguali agli altri, con gli stessi problemi e le stesse insicurezze. Questa serie trova nel senso di universalità e di comunità i suoi messaggi più profondi e scova il modo di trasmetterli senza fare la morale allo spettatore, ma anzi coinvolgendolo in una sfida inedita, colorata e imprevedibile.
Ricordo molto bene quando ho visto il primo episodio di questa serie perchè al termine della sua visione dissi a mia sorella che non avevo capito proprio niente. Mi aveva lasciato molto perplessa. Ma guardai anche il secondo per curiosità e tutto inizió ad avere un senso quindi vi invito a continuare se per caso avrete la mia stessa reazione.
Vi metto sotto spoiler la trama se volete iniziare la serie come me ignara di tutto e lasciarvi stupire.
Nel 2008 l’artista Jeff Hull organizzò un gioco collettivo di realtà alternativa chiamato Jejune Institute: più di 10mila partecipanti hanno preso parte alle varie attività del gioco, cogliendo indizi disseminati per la città attraverso volantini, risolvendo indovinelli e venendo coinvolti in una specie di caccia al tesoro esperienziale che era anche un esperimento psicologico collettivo. Raccontato nel documentario del 2013 The Institute, ora quel fatto è divenuto anche l’ispirazione per Dispatches From Elsewhere, creata e interpretata da Jason Segel, l’attore noto per il ruolo di Marshall in How I Met Your Mother, ma che qui mostra un suo lato più inteso, struggente e anche estremamente fantasioso.
Soprattutto nei primi episodi, la serie è strutturata come un’antologia di storie di frustrazione: il grigio impiegato Peter (Segel), l’insicura ma carismatica ragazza transessuale Simone (Eve Lindley), il cervellotico Fredwynn (André Benjamin) e l’empatica, rassicurante ma fragile Janice (una sempre magnifica Sally Field) non si conoscono ma sono accomunati da una vita vissuta con la paura del vuoto che la caratterizza e dalla mancanza di stimoli. Ognuno per proprio conto, seguendo dei volantini appesi in giro per Philadelphia, intrecceranno le proprie vicende a quelle del misterioso, fantomatico Jejune Institute e soprattutto con quelli che dovrebbero essere i “dispacci dell’altrove“: in vista della promessa di una “nonchalance divina“, della possibilità di vivere un‘esistenza ricca di bellezza stimolante, i quattro finiscono all’interno di un intricato mistero su una donna scomparsa (o forse mai esistita?), che sfida i loro limiti ma soprattutto la loro stessa percezione del reale.
Ma come si può definire la situazione in cui si sono ritrovati? Loro stessi lo definiscono in modo diverso: un gioco? Una truffa? Una cospirazione? E se fosse invece tutto fin troppo reale: è questo il sospetto di Peter, che vede nei dispacci una possibilità di sfuggire a una monotonia devastante e magari anche la speranza di poter riconnettersi alle altre persone, a Simone in particolare. Tutto ciò avviene attraverso quello che potremmo definire una poliedrica esperienza artistica: ci sono graffiti trompe-l’oeil, stanze segrete arredate bizzarramente, marchingegni pittoreschi, travestimenti, persino delle specie di silent disco party. A tenere le fila di tutto, ma anche a offrire un’ulteriore enigmatica duplicità, c’è la figura del magnetico narratore che si proclama affidabile, quindi decisamente poco affidabile come tutti quelli che si definiscono così.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
"L'unica cosa che sappiamo di Elizabeth Harmon è che lei ama vincere"
A spingermi alla visione de La regina degli scacchi fu il grande entusiasmo che vedevo attorno a questa serie. Un pochettino ero scettico, perché trovavo il tema degli scacchi poco appetibile, ma poi, incuriosito dalla buona accoglienza, mi sono deciso a premere play. Non avevo assolutamente idea che fosse una serie così meravigliosa!
L'ho praticamente divorata. Iniziavo a vedere anche io torri e alfieri che si muovevano sul soffitto, ad inserire a sproposito "difesa alla siciliana" e "gambetto di donna" nelle conversazioni e a districarmi tra le regole e le prassi dei tornei. C'è mancato tanto così che comprassi una scacchiera, giusto perché a trent'anni uno ha quell'abilità di non farsi risucchiare morbosamente dai programmi che segue.
La storia mi ha veramente catturato e lasciato con il fiato sospeso, totalmente affascinato da questo personaggio così atipico, eccelso in una disciplina così insolita, al punto da crearne un rapporto così bello e disfunzionale allo stesso tempo. Per Beth Harmon, infatti, gli scacchi sono croce e delizia. Forse l'unico modo per sentirsi sé stessa, l'unico modo per sentirsi disinvolta, libera. Allo stesso tempo, però, la sua personale prigione, il suo passaporto per il baratro. Gli scacchi come compagni di una faticosa ricerca di un qualche equilibrio.
Il primo incontro con gli scacchi avviene quando Beth, ancora bambina, resta orfana. Ad iniziarla a questo mondo è il signor Shaibel, il burbero custode dell'orfanotrofio, che subito nota in lei un'attitudine fuori dal comune.
Introversa, intelligente, caparbia e curiosa, Beth comincia a studiare in ogni modo possibile le regole di questo gioco così complesso, ma in grado di scioglierle i pensieri. Quando verrà adottata, dovrà lottare per continuare a studiare e ad allenarsi, riuscendo a partecipare ai primi tornei locali nel Kentucky.
Ed è così che una semplice ragazzina fa il suo ingresso in un mondo rigido, elitario e maschilista. Beth rompe gli schemi, con il suo carattere contorto e il suo atteggiamento a tratti spregiudicato e arrogante, maschera di una sostanziale fragilità.
Il senso di inadeguatezza, il legame con i traumi del passato, la scoperta dell'amore e del sesso, le dipendenze. Il senso della sconfitta e del fallimento, la pressione agonistica.
Tanti i personaggi che Beth incontrerà lungo la sua strada, ma tanti anche gli ostacoli di un percorso che sarà a suo modo formativo, restando assolutamente sui generis. Controindicazioni incluse nel pacchetto di chi porta avanti quella passione che diventa più una ragione di vita.
Questa la forza di una serie che ha al centro un personaggio nuovo, coraggioso e controverso. Una serie che a suo modo ha scritto la storia e ha cambiato i giochi nella scrittura delle serie tv, rendendo vicine e familiari anche storie così particolari, sempre più uniche, dettagliate e apparentemente lontane da ciascuno di noi. La regina degli scacchi, ha inoltre il merito di aver portato alla ribalta un gioco ritenuto noioso, di poco appeal e per pochi, mostrandoci il suo potere seduttivo e seducente, ma anche la sua intrigante modernità.
Scrittura magistrale. Regia e ambientazioni spettacolari
e una Anya Taylor-Joy da U R L O!
"Esiste tutto un mondo in quelle 64 caselle.
Mi sento sicura lì. Posso controllarlo, posso dominarlo ed è prevedibile.
So che se mi faccio male è solo colpa mia"
Game Ranking Winner 2021/2022
Utente
30 novembre, 2019
Maid è una miniserie di 10 episodi uscita recentemente su Netflix. Ci tenevo a portarla perchè secondo me è una di quelle serie che non bisogna lasciarsi scappare: appassiona, sorprende ed emoziona.
Maid è una storia di sopravvivenza alla vita di tutti i giorni che si trasformerà poi in resilienza.
La serie racconta la storia di Alex (Margaret Qualley) che, dopo l'ennesima aggressione da parte del compagno Sean (Nick Robinson), un narcisista possessivo con scatti d'ira e molto dedito all'alcol, scappa durante la notte insieme alla figlioletta di 2 anni Maddie, senza alcun piano se non quello di correre via da quell'incubo.
Con pochissimi contanti a disposizione e con nessuno a cui chiedere aiuto ben presto Alex si ritroverà sola, bisognosa di un tetto sopra la testa e di un lavoro.
In tutto ciò deve farsi largo e districarsi nella tortuosa burocrazia americana per avere un semplice alloggio, un sussidio e l'affidamento di sua figlia.
Dopo essere entrata in un centro anti-violenza per donne vittime di abusi e dove troverà temporaneamente una casa, accetta un lavoro sottopagato come donna delle pulizie alla Value Maids, una sorta di agenzia che solitamente offre occupazione a donne mandate dai servizi sociali. Visitando le varie case dei suoi clienti e avendo una grande passione per la scrittura, comincia buttare giù il suo diario da domestica, dove riesce ad evidenziare che anche chi apparentemente vive in modo agiato, nasconde delle crepe.
Nonostante la paga le basti a stento per mangiare, Alex non si arrende, deve resistere soprattutto per Maddie. Infatti è proprio l'amore smisurato per la piccola e il bisogno di darle tutto quello che lei non ha avuto durante la sua infanzia che la fa andare avanti e non fermarsi mai.
Durante tutta la storia incontrerà fortunatamente vari personaggi che le offriranno aiuto, la solidarietà sarà soprattutto tra donne, ma non mancherà anche qualche uomo molto generoso.
Cosa mi è piaciuto?
Tutto, ma ho apprezzato tantissimo Alex, che viene rappresentata come una persona terribilmente umana: sbaglierà e ricadrà in vecchi errori, ma essendo caratterizzata da una tenacia ed una pazienza davvero invidiabili, vivrà ogni giorno senza mollare mai riuscendo a colmare le mancanze della sua difficile vita.
Gli episodi, nonostante la durata di circa 1 ora, risultano molto appassionanti e mi hanno conquistato fin da subito, facendomi entrare perfettamente nelle varie vicende.
Infine ho amato molto il rapporto con sua madre Paula (interpretata da una fantastica Andie MacDowell), eccentrica artista bipolare anche lei vittima di violenze fisiche e psicologiche. Paula preferisce dare le spalle a tutti i suoi traumi e anche a quelli della figlia, è incurante delle ferite che si porta dietro e sembra quasi voglia autodistruggersi. Con la madre Alex è molto tenera e cerca sempre di aiutarla, anche se la prima a trovarsi in difficoltà è lei stessa.
Dettaglio non indifferente è che la MacDowell è la vera madre di Qualley nella realtà, il che aggiunge un ulteriore livello di realismo.
Quindi che dire...Maid mi è entrata nel cuore e mi è dispiaciuto da morire dare l'ultimo saluto ad Alex alla fine della serie. Se non l'avete vista, ve la consiglio apertamente!
Utente
7 agosto, 2013
THE TWILIGHT ZONE
The Twilight Zone è una serie televisiva antologica statunitense di genere fantascientifico. È la terza serie revival ispirata all'omonima serie televisiva del 1959. La serie originale conteneva episodi che andavano dal genere thriller, all’horror, passando per la fantascienza, infatti alcune storie raccontavano di un uomo, unico sopravvissuto a una guerra nucleare; il passeggero di un aereo convinto di aver visto un gremlin fuori dal finestrino; una donna che affronta le conseguenze di un intervento al viso...
In passato il telefilm ha sempre mostrato i problemi della società attuale, o, per meglio dire, del contesto temporale in cui andava in onda.
Game Ranking Winner 2017/2018
Game Ranking Winner 2020/2021
Utente
7 agosto, 2013
Trama
Modern Love è una serie antologica scritta, diretta e prodotta da John Carney (Tutto può cambiare) per Amazon Prime Video. La comedy, ispirata da vere storie d'amore riportate proprio su "Modern Love", una rubrica settimanale del New York Times, vuole esplorare le varie facce dell'amore - dal sentimento romantico a quello platonico, dal sessuale al familiare, fino ad arrivare all'amor proprio.
Curiosità
- Come serie antologica, ciascun episodio racconta una storia diversa e indipendente, coinvolgendo attori e personaggi differenti. L'ultimo episodio della prima stagione rappresenta tuttavia un'eccezione. Ospita infatti diversi personaggi chiave degli episodi precedenti, rivelando dettagli nuovi sulle rispettive storie.
- Ciò che emerge immediatamente da Modern Love è il cast che vanta numerosi attori di successo, conosciuti dal grande pubblico. Prima fra tutti: Anne Hathaway, che tutti ricordiamo come Andrea nel Diavolo veste Prada, nei panni di un avvocato di successo con un “piccolo, grande problemino relazionale”. Ma c’è anche Dev Patel, Andy Garcia, Tina Fey, John Slattery e Andrew Scott.
Utente
6 dicembre, 2019
La particolarità di questa serie è partire da dove solitamente si conclude un crime. Nel corso della prima o al massimo della seconda puntata è già chiaro quasi tutto. L''identità del corpo, l'arma con il quale è stato ucciso, chi l'ha eseguito; ci sono testimoni, talvolta prove inconfutabili. Manca sempre il movente, il perché un omicidio sia stato perpetrato. Su questo vuoto indaga l'umanissimo detective Harry Ambrose, arguto e mai giudicante, capace di empatizzare con le fragilità e gli orrori generati da vittime di pregresse manipolazioni mentali.
Se nella prima stagione (come ben descritto dall'altro sinneriano Cionfy 💪) il trauma di una donna riemergeva lentamente a distanza di anni e nella seconda stagione le falle nell'educazione di un bambino cresciuto all'interno di una setta si facevano di puntata in puntata sempre più nitide (tematica molto sentita negli States dove fra fanatismo e comunità di invasati ne han a iosa; già trattata in precedenza in The following, in una stagione di Tin Star, in Leftlovers ecc.) è nella terza stagione che il progetto fa un salto di qualità confezionando un prodotto ambizioso estremamante trasversale pur partendo da un soggetto originale, solo apparentemente, non proprio immediatissimo.
Due fra i protagonisti infatti, rifacendosi al concetto dell' Übermensch di Nietzsche (oltreuomo o superuomo) e sognando forse di essere i protagonisti di un'ipotetica nuova opera di d'Annunzio, guidati dalle proprie pulsioni e passioni si sentono liberi di sfidare la morale comune e le regole imposte. Senza spoilerare nulla di quel che accadrà vi posso solo anticipare che sarete catapultati in un vortice di sottomissione psicologica, corruzione e attrazione per il maligno nel quale lasciarsi scaraventare per tutte le otto puntate.
Utente
16 gennaio, 2021
Esty è una diciannovenne di fede ultraortodossa chassidica, costretta a seguire le regole della comunità in cui vive e a vivere un matrimonio combinato - una realtà che non le appartiene e che le sta stretta.
Esty riesce a scappare a Berlino, scappando dal marito che la cerca - per sopravvivere all'onta ricevuta e non per un sentimento che li lega - e tentando di rifarsi una nuova vita in nome di una libertà di cui ha solo sentito parlare.
Unorthodox è ispirata a un'autobiografia pubblicata qualche anno prima e ha solo quattro intensissimi episodi. Ve la consiglio proprio perché è raro che una serie così breve riesca a rappresentare sensazioni così forti.
___
Raga a sto giro comunque che scelte pazzesche, non ho avuto dubbi sulla mia top 5
Utente
7 agosto, 2013
Utente
5 aprile, 2018
FARGO
"Fargo" oramai vanta ben 4 stagioni ma non ho avuto dubbi a giocare la prima stagione perchè la prima volta che la ho vista è stato un continuo WTF!
Agli Emmy Awards 2014, la prima stagione è stata giudicata come miglior miniserie televisiva dell'anno, vincendo anche il premio alla miglior regia e al miglior casting. Ai Golden Globe 2015 è stata premiata ancora una volta come miglior miniserie mentre Billy Bob Thornton, che interpreta Lorne Malvo, è stato riconosciuto miglior attore protagonista.
Si ispira al celebre film del 1996 "Fargo" dei Fratelli Coen.
Ogni stagione parla di fatti di cronaca realmente avvenuti, e prima o poi, si dovrebbe capire che sono in qualche modo legati tra loro.
La prima stagione è ambientata in Minnesota, nel 2006. Lorne Malvo, un demoniaco serial killer, che sconvolge la vita del venditore di assicurazioni Lester Nygaard. Sulle sue tracce si mette subito Molly Solverson, giovane agente di polizia.
Tra omicidi e situazioni roccambolesche si sviluppa la stagione composta da 10 episodi.
Sarà che mi sono rispecchiato nella figura dell'imbranato Lester Nyguard, assicuratore che dopo anni dove lavora lì non ha avuto mai una promozione, vittima di bullismo quando era più giovane ecc... ma nel corso della stagione si evolve in una maniera inaspettata però non voglio spoilerarvi troppo
Moderatore - Mentore
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Moderatore - Mentore
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Personaggi Drama
Lo scorso anno in questa categoria vinse Dexter Morgan, chi trionferà nella seconda edizione? Ecco le vostre scelte.
Walter White (Breaking Bad)
Walker (Walker Texas Rangers)
Ruth Fisher (Six feet under)
Elizabeth Harmon (La regina degli scacchi)
Sansa (Game of Thrones)
Mare Sheehan (Mare of Easttown)
Harvey Specter (Suits)
Dylan (Beverly Hills)
Claudia Tiedemann (Dark)
Rick (The Walking Dead)
Regina (Once upon a time)
456 (Squid Game)
Max (Dark Angel)
Cersei (Game of thrones)
Wash (Firefly)
Kate (Lost)
Vi ricordo che in gara ci sono i personaggi e non gli attori.
Come votare? Dovrete mandarmi tramite MP la vostra top3, i tre personaggi più votati passeranno alla fase successiva mentre gli altri andranno al ripescaggio
Potete presentare i personaggi in topic, visto che si parla di serie tv vi chiedo di mettere sotto spoiler eventuali notizie importanti per non rovinare la visione a qualcuno.
"Non sono affatto come Angel. Angel è noioso come una lampada!"
e buon voto.
Avete tempo sino alle 21.00 di martedì 2 Novembre.
@Rio91 @Phoedred @semota @cionfy @Emm @Cas @smiley @robyfederer @edorf @Francofranco
Utente
7 agosto, 2013
WALKER
Cordell Walker è il protagonista della serie televisiva Walker Texas Ranger. Il personaggio è quasi autobiografico del suo attore, infatti è anch'egli mezzo cherokee e per metà di origini irlandesi: dalla sua tribù è soprannominato Washoe (Aquila Solitaria).
Orfano dei genitori a 12 anni, Cordell è vissuto in una riserva cherokee con lo zio, per poi arruolarsi negli U.S. Marines durante la guerra del Vietnam: iscrittosi al corpo dei Texas Rangers, ne diverrà uno dei membri più redditizi di sempre. I numerosi ostacoli che ha dovuto affrontare, dall'infanzia nella riserva sino al Vietnam, lo hanno reso uno degli uomini più abili del Texas, al quale le varie contee, non solo quella di Dallas, si rivolgono spesso in occasione di situazioni pericolose o sequestri di persone note.
Walker ha ricevuto numerose critiche positive, finendo spesso nelle liste dei personaggi più carismatici della TV durante gli anni novanta. I critici hanno elogiato le doti e il carisma di Walker, ritenendolo uno dei protagonisti più apprezzabili delle serie-TV di quel periodo: l'immedesimazione col suo interprete e le numerose analogie hanno parallelamente contribuito all'identificazione di Norris con Walker e viceversa.
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