Utente
6 dicembre, 2019
Anche per questa seconda Sala di prova ho trovato un legame inusuale fra opere molto diverse.
Eccovi la Sala delle Ali
Utente
6 dicembre, 2019
Partiamo sempre da casa. In una Firenze saldamente governata dai Medici nel Convento di San Marco lavora uno dei più grandi artisti d'arte sacra di tutti i tempi Beato Angelico: un frate di umili origini con due vocazioni nella vita, una salda fede e una grande abilità pittorica. La data di realizzazione dell'affresco è fissata tra il 1440 e il 1450. In un'architettura essenziale un angelo si posa leggero e annuncia il verbo ad una Vergine raccolta e sorpresa.
Qualche anno dopo, duecento chilometri più a Nord in una corte sfarzosa e attenta all'arte, quella di Mantova, su commissione di Ludovico III di Gonzaga un già affermato pittore veneto affresca un ambiente del castello di San Giorgio, chiamato Camera picta (dipinta), mettendo in luce le gesta della famiglia, in particolare l'elezione a cardinale di Francesco. L'artista trasforma la sala in un aereo padiglione incredibile. Nel particolare proposto, su una parete deliziosi puttini sorreggono una targa dedicatoria.
Lasciamo le rassicuranti ali di farfalla e spostiamoci con la macchina del tempo di diversi secoli per osservare il Belgio del 1848, per la precisione una statua sul pulpito di una chiesa a Liegi. Non ci sono dubbi sull'identità del soggetto: la mela ai piedi è stata morsa, lo scettro è rotto, le ali da pipistrello lo avvolgono a mandorla a mostrare pentimento e l'espressione è trita. Nonostante questo l'opera fu molto criticata, considerando il soggetto "bello come un Adone" "fascinoso" "traviante per i giovani fedeli", in definitiva estremamente lontano dalla rappresentazione canonica del diavolo di quel periodo.
Pochi anni dopo nella vicina Parigi un'artista già affermato condivise con Geefs l'amarezza di recensioni spietate su di un'opera appena realizzata. Un olio su tela di un realismo esemplare: il Cristo appena morto, con la ferita visibile, è presentato come un cadavere qualunque, con l'incarnato esangue e imperfetto, sorretto con grazia e dolcezza da un angelo con sembianze "troppo" umane. Il dipinto venne apostrofato come profano, blasfemo, "un abberrazione".
Lasciamo la Francia e andiamo a ritroso di una cinquantina d'anni per arrivare a Vienna, nella chiesa degli Agostiniani. il Re Alberto di Sassonia-Teschen per la morte di sua moglie, Maria Cristina, commissiona questo monumento funebre per eternarne la memoria. Nessuna tomba come questa trasmette l'inevitabile fine: Il corteo, sulla sinistra rappresentato da diverse età della vita, con solenne lentezza valica la porta dell'ignoto.
Utente
6 dicembre, 2019
Ci avviciniamo ai nostri tempi e arriviamo velocissimi alla fine del secolo, l'anno è il 1898, e siamo alle prese con un classico della mitologia greca, Icaro. Il pittore inglese Herbert James Draper ci presenta una versione decisamente intensa del soggetto: il cadavere dello sfortunato ragazzo, con ancora due immense ali attaccate alle braccia, viene recuperato da bellissime ninfe. Grande teatralità e romanticismo.
Solo due anni dopo ma decisamente distante come stile e genere in terra polacca troviamo Lilien, un conosciuto illustratore art nouveau (lavorò anche per delle immagini per una traduzione di un'opera di D'Annunzio) in una semplice ma efficace visione di un altro classico. Eros dal cuore trafitto nutre con il proprio sangue una distesa di gigli.
Ma le ali possono uscire dalle pagine di un libro, prendere il volo e posarsi oggi, rivoluzionate, in un quartiere di Londra. D'acciaio inossidabile, imponenti e contemporanee ma al tempo stesso davvero ben armonizzate con il contesto non sono solo un abbellimento dell'urbanizzazione ma fungono anche da "ventilatore" alla sottostante centrale elettrica.
E continuando con il presente impossibile non citare Colette Miller, californiana artista contemporanea, artefice di un progetto valido e interessante (poi naturalmente replicato e copiato dai più). Con il suo Global Angels Wings Projects sta invadendo pacificamente muri e grattacieli di varie parti del mondo. «Credo che stiamo vivendo il Rinascimento dell’arte di strada» dice la stessa intervistata «siamo tutti degli angeli, se lo vogliamo».
Chiudiamo ancora con del colore, con un' esplosione di colori. Un fotografo, un pittore, una coppia nella vita, un'unica visione. Da quarant'anni propongono un' arte ibrida, la fotografia dipinta in un unico esemplare, mescolando sogno e realtà, attingendo da grandi classici dell'arte come Narciso, San Sebastiano o guardando al quotidiano più spietato. Pop, Kitsch, Camp: impossibile non trovarli accostati a questi vocaboli.
Utente
6 dicembre, 2019
Beato Angelico, Annunciazione (corridoio nord, convento di San Marco), 1440-1450
Andrea Mantegna, particolare di putti, 1465-1474
Guillaume Geefs, il Genio del Male, 1848
Edouard Manet, Cristo morto e due angeli, 1864
Antonio Canova, Monumento funebre a Maria Cristina d'Austria, 1798-1805
Herbert James Draper, Lamento per Icaro, 1898
Ephraim Moses Lilien, Auf zarten Saiten, 1900
Thomas Heatherwick, Paternoster Vents, 2002
Colette Miller, Global Angel Wings Project, 2012
Pierre et Gilles, Fotografia con aggiunta di pittura, collezione privata
Bene, buona top5 a tutti
Utente
7 ottobre, 2018
Oddio, il livello di questa sala è ancora più alto
Comunque nel frattempo forse è bene fare un recap degli iscritti finora:
Concorrenti/Artisti:
1) Alby
2) NotturnoManto
3) Emm
4) mrnothing
5) amers
6) Casadelvino
7) monechiapi
8)
9)
10)
Opinionisti:
1) xello
2) KassaD1
3)
4)
5)
Utente
6 dicembre, 2019
Nel dettaglio l'opera del Canova
Utente
7 ottobre, 2018
Al primo posto metterei il dipinto di Edouard Manet, Cristo Morto e due angeli. Mi fa quasi impressione il contrasto tra il corpo di Cristo, così reale, materico, concreto, statuario, e quelli più pittorici gli angeli, in particolare quello sulla destra la cui espressione assente, sconvolta, è veramente magnetica (bellissimo poi il particolare cromatico delle ali che sembrano quasi cristalline).
Al secondo posto direi la scultura di Guillaume Geefs, Il Genio del Male. In particolare mi piace la parte inferiore, così ricca di dettagli dai connotati negativi e sinistri, e l'insieme che restituisce comunque un'aura regale a un essere incatenato, privato di scettro e corona. Mi ha colpito, nella descrizione del nostro Anfitrione mrnace, l'accenno a quelle ali da pipistrello che 'lo avvolgono a mandorla', dato curioso considerato, come abbiamo appreso anche tramite lo YT di MC9 , che la mandorla, a livello iconografico, rappresenta talvolta la natura divina di Cristo.
Data la mia 'ossessione' per i motivi floreali, non potevo non essere attratto dal lavoro di Ephraim Moses Lilien. Tra l'altro trovo interessante l'iconografia, con Eros che sembra suonare uno strumento a corde.
Bellissimo il Monumento funebre a Maria Cristina d'Austria di Antonio Canova, con quella processione che, mestamente, non può arrestarsi nemmeno in limine mortis.
Il dipinto mitologico di Herbert James Draper mi piace molto, pur presentando qualcosa che non mi convince. Sembra quasi che il pittore si sia concesso una licenza poetica, dato che Icaro muore perché vola troppo vicino al sole e questo gli scioglie le ali di cera, facendolo precipitare (si legga, per esempio, la narrazione, in versi, del mito nell'ottavo libro delle Metamorfosi di Ovidio). Quelle ali così grandi mi sembrano un po' too much, forse avrei preferito magari vedere delle ali sciolte, liquefatte, tragicamente imperfette, cosa che secondo me avrebbe aumentato il pathos dell'insieme. Comunque a livello cromatico è davvero d'impatto.
Utente
6 dicembre, 2019
Buone, le mangio, ma preferisco i pistacchi di Bronte.
Di Pierre et Gilles avevo due opzioni alate (questa sotto spoiler era la riserva).
Utente
11 febbraio, 2020
1. Geefs (primo posto puramente dettato dall'estetica delle ali)
2. Heatherwick (botta di modernità)
3. Draper (anche qui un apprezzamento estetico delle ali, più che per la forma, per la grandiosità)
4. Pierre et Gilles (detesto il kitsch, ma qui il kitsch è talmente eccessivo che merita)
5. Beato Angelico (un pilastro della storia dell'arte, mi riporta a un sacco di ricordi scolareschi)
Utente
4 febbraio, 2018
1-Draper - non lo conoscevo, ma me ne sono innamorato.I colori caldi, la maestosità delle ali, la sofferenza nel corpo.
2-Pierre et Gilles - Io quando la fotografia è fatta bene, e si fonde con l'arte non posso che bagnarmi. I colori mi rapiscono.
3- Heatherwick - lo sviluppo unico del tema e la concettualità dietro all'opera mi stupiscono.
4- Canova - Tecnica incredibile, il saper onorare così una tomba e dettagliare bene le ali su pietra meritano questa top 5.
5- Sono rimasto indeciso fino all'ultimo con l'accecante bellezza del genio del male e il mio debole per l'impressionismo con Manet, ma alla fine opto per il dipinto Medioevale dell'annunciazione, poichè la minuziosità, la precisione nelle misure e l'equilibrio cromatico nelle ali (protagonista della prova) non potevano essere ignorati.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Spero tanto che parta questo gioco. Già dalle premesse sembra veramente boom, anche per come ce lo sta facendo assaporare mrnace. In più non vedo l'ora di presentare l'artista che ho scelto e di scervellarmi su come presentare le sue opere.
Mi auguro che arrivino presto gli altri tre iscritti. Se siete indecisi, buttatevi!
Utente
7 agosto, 2013
Allora, qui si fa più difficile.
1) Guillaume Geefs, il Genio del Male: fisicità "prepotente", un'opera diretta e immediata, affatto stereotipata (la posa del braccio destro è assolutamente inusuale). Potentissima.
2) Herbert James Draper, Lamento per Icaro: forse l'opera che più incontra il mio gusto per una combinazioni di fattori (ma Geefs mi ha sorpreso): bellissima, adoro il bilanciamento dei colori e lo sfruttamento di tutta una gamma di colori caldi. Bellissimo il dettaglio della lira d'oro.
3) Edouard Manet, Cristo morto e due angeli: opera che già conoscevo, forse una delle raffigurazioni del Cristo più autentiche, distante dall'iconografia classica e quasi declamante: ero un uomo, ero uno di voi. Delicatissimo il drappeggio bianco, che illumina tutta l'opera.
4) Beato Angelico, Annunciazione: diciamo un inserimento "obbligato" in top5, un'opera celeberrima, meno teatrale nei dettagli ma che ha fatto storia.
5) Thomas Heatherwick, Paternoster Vents: qui ne capisco ancora meno che nel resto, ma mi pare un'opera imponente e mi piace molto il concetto "optical" in filigrana.
Utente
6 dicembre, 2019
Il MuseoRh è sempre in movimento.
Per raggiungere la prossima Sala dobbiamo superare un passaggio stretto, poco illuminato.
Proprio lì ho pensato di posizionare poche opere, legate da un dettaglio comune.
Dovrete sceglierne solo una.
Ecco il Corridoio Horror
A tra poco con le descrizioni.
Utente
6 dicembre, 2019
Cominciamo il nostro breve viaggio dall'altra parte dell'oceano. Siamo a New York, l'anno è il 1984 e l'artista ha già esposto nelle principali gallerie. Difficile riassumere la sua formazione e le prime polaroid di quegli anni '70 fra rivolte studentesche, progresso femminista, droga, l'amore libero, il legame con Patty Smith, le prime associazioni omosessuali, l'amicizia con Andy Warhol. E' già il fotografo per antonomasia richiesto da personaggi famosi. Ritrae fiori, rari ma bellissimi scorci in esterna ma anche nudi corporei, membri maschili e espliciti rapporti sessuali. Soggetti che la morale comune relegava all''ambito della pornografia, grazie all’ascendenza classica e pittorica infusa nella tecnica e nel gusto di Robert Mapplethorpe, raggiungono la dimensione di opere d'arte liberate da ogni contaminazione triviale. Nella fotografia proposta emerge un'altra caratteristica della sua poetica corporea: l'antinaturalismo. L'immagine, svincolata dai canoni realistici mediante l'espediente del telo che avvolge i corpi per drammatizzare ulteriormente la scena, è trasformata in un evento simbolico e plastico.
Una trentina d'anni dopo, restiamo a New York, muove i primi passi nell'architettura e nel design un giovane ragazzo che diventerà poi ben presto uno degli artisti più apprezzati a livello internazionale. Scultore, regista, grande performer visivo da molti definito "l'architetto del futuro per la capacità di alterare il comune senso di spazio, creando porte che non servono e scale che conducono verso il nulla."
Nel particolare proposto la parete avvolge la figura alla ricerca vana dell'uscita come un funebre sudario trasformando l'essere umano in un complemento d'arredo senza identità.
Nello stesso periodo, e qui ci spostiamo di parecchio arrivando a Milano, con un'installazione si fa notare dagli addetti ai lavori quello che fino ad allora era considerato a tutti gli effetti un outsider. La proposta è di prepotente impatto: un insieme di virili lottatori. Colpisce la statua, anziché poggiare su un piano orizzontale, poggia su uno verticale; l’idea del movimento è enfatizzata al massimo dalla tensione del corpo che cerca di resistere al muro fagocitante. Colpisce l'energia vitale dell'uomo che rivendica il diritto di essere una forma unica e irripetibile, strappata all'oblio.
Restiamo nel nord Italia, andiamo a ritroso di un paio d'anni e insieme alla critica, molto interessata a lui, osserviamo da vicino delle piccole teste. L'artista già premiato per le opere pittoriche è alla prima esposizione delle sue sculture. «Se l’ambizione della mia pittura è quella di risvegliarsi dal sonno bidimensionale», spiega l’artista, «l’aspirazione della mia scultura è talvolta quella di fare tabula rasa dell’immagine scacciando i rilievi dal piano e scavando i volumi da dentro attraverso un processo di endochirurgia scultorea». Una lebbra interiore che corrode la materia.
Concludiamo con un artista celebre irlandese, Francis Bacon. Ci basta raggiungere Roma e appostarci fuori dall'albergo dove sia il pittore che i due protagonisti della tela soggiornano per vederli. L'anno è il 1954, lui è in vacanza, mentre i due alla finestra sono con tutta probabilità uomini d'affari. L’uomo a sinistra è caratterizzato da una bocca lievemente allargata in un ghigno beffardo che scopre tutta la dentatura e deforma i tratti del viso come in un’immagine radiografica. Anche l’uomo di destra, tuttavia, è sottoposto alle medesime forze di deformazione che s’impossessano della testa, divenendo visibili come se la testa stesse tentando di scrollarsi di dosso il suo stesso volto. Dissero del suo lavoro "tenta sempre di deformare le persone cercando l'apparenza, non le può definire letteralmente".
Utente
6 dicembre, 2019
Robert Mapplethorpe, White Gauze, 1984
Daniel Arsham, Hidden figure, 2011
Matteo Pugliese, Daimon, 2018
Nicola Samorì, Intus, 2014
Francis Bacon, Two Americans, 1954
Una sola preferenza questa volta. Pubblico di passaggio, anche tu puoi commentare e votare la preferita naturalmente. E tu, che sei lì lì per iscriverti, fallo. Ti aspettiamo!!!
Game Ranking Winner 2017/2018
Game Ranking Winner 2020/2021
Utente
7 agosto, 2013
ALI
1. Draper (ali imponenti e colori avvolgenti)
2. Mantegna (particolare attribuire quel tipo di ali ai putti)
3. Pierre et Gilles (già solo per il lato b ma anche per le ali e i colori vistosi)
4. Manet (bei colori delle ali e belle le espressioni del volto)
5. Lilien (soprattutto per l’espressione del volto)
HORROR
Mapplethorpe (la bocca spalancata è la ciliegina sulla torta, quasi a voler prendere tutta l’aria possibile)
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