Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Faccio molti complimenti a Sparso, che secondo me ha portato una Anna Oxa che spiccava nella prova Grupales. Stai portando avanti un percorso molto interessante e sono curioso di ascoltare nuovi tasselli.
Al contempo mi dispiace davvero molto per Kassa e Katy, perdiamo un grande fan che stava costruendo un racconto appassionato della sua favorite singer, attraverso la musica ma anche con degli interventi che ci hanno permesso di entrare nel suo mondo, di scoprire quell'iceberg sommerso di cui la canzone finale è solo la punta. Questo approccio mi è piaciuto tanto e, come ho avuto già modo di dire, Kassa è stato il concorrente che ha interpretato meglio questo aspetto parecchio affascinante.
P.S. ... grazie Sem per aver svelato l'arcano di Daan, veramente un'idea intrigante!
Utente
8 febbraio, 2020
Condivido entrambi gli ultimi responsi, sia sul vincitore del gala (3/3 finora, dopo Scio e Abiura) che sul conseguente ballottaggio (2/2).
Ho trovato da entrambe le parti degli ottimi approcci di personalizzazione dell'elaborato, facendo emergere le peculiarità del singolo player per quanto riguarda la tribe dei colori caldi, e facendo emergere la coordinazione nel contesto di un eccellente lavoro di squadra per quanto riguarda la tribe dei colori frəddi.
Ho premiato la squadra blu per due motivi: a parità di sforzo realizzativo, ho colto uno sforzo creativo maggiore, è come se i bianchi si fossero approcciati a questo gala sì, con cognizione di causa, ma con la stessa intenzione di un qualsiasi altro gala, ossia rispettare la consegna e proseguire col racconto iniziato dal gala 0, opzione comunque valida e piuttosto rispettabile come scelta editoriale. Mentre nei blu ho percepito un'idea centrale più peculiare, un nucleo che ponesse l'accento su un approccio più narrativo che legato alle singole specificità, e che donasse un taglio diverso, una lettura meno formale e più sostanziata nella creazione di un momento.
E, seconda motivazione, ho premiato la tribe dei colori frəddi non solo perché mi ha colpito la voglia di osare con qualcosa di distintivo - la sola idea non basta: se poi si perde nella realizzazione, resta solo una buona idea costruita male - ma mi ha convinto proprio la messa in pratica dell'idea, che ha attribuito alla composizione l'impronta di un lavoro organico, compatto, legato e sviscerato senza bruschi punti di discontinuità nei passaggi interlocutori tra un artista e l'altro. Talmente efficace da non far quasi pesare la compresenza di più penne, che innestandosi a vicenda avrebbero potuto potenzialmente evidenziare delle tendenze stilistiche diverse, ma risulta un unicum coerente e fluido.
Essendo un lavoro di squadra, ho quindi valutato non la persuasività dei singoli passaggi ma l'aderenza e l'interazione tra le varie parti del testo. Questo il criterio fondante a parità di impegno, a parità di scelte musicalmente pertinenti, e a parità di validità del lavoro svolto. A livello oggettivo ho trovato tutte le canzoni aderenti ai colori presi in esame, con nessun particolare picco, e in questo un applauso lo farei ai bianchi perché è mediamente più difficile non solo pescare canzoni concilianti rispetto al dover pescare canzoni di rottura, ma anche renderle apprezzabili, perché è molto più facile convincere con canzoni malinconiche, assai più difficile è il viceversa e in questo non avete sfigurato. Da qui la sostanziale parità di cui parlavo nelle scelte musicali. Dato che è stato espressamente chiesto, aggiungo che ho apprezzato la canzone dei Cranberries, che tra l'altro ho trovato attuale pur appartenendo ad un'epoca diversa, potrebbe tranquillamente essere tra le principali influenze di Aurora Aksnes.
Nel ballottaggio ho votato a favore di sparso perché ho trovato la canzone di Anna Oxa incasellata meglio nel contesto dell'esposizione bianca rispetto a quella di Katy Perry, ho premiato non solo una maggiore ricerca - che però è solo una nota a margine - ma soprattutto un'aderenza più affine e meno forzata nell'ambito del lavoro oggetto di analisi del gala. Il ballottaggio ha confermato la mia idea di partenza.
Utente
30 aprile, 2020
Complimenti Sparso, anch'io ho apprezzato molto la scelta per la prova del 3° Gala di un'Anna Oxa d'annata (1981) e per questo ballottaggio hai scelto una delle performance sanremesi più iconiche di Anna, che ho votato, con un brano dal crescendo esplosivo. La sua voce sulle note alte è molto particolare e certamente può piacere o meno. Per quanto mi riguarda, io l'ho sempre trovata spaziale, fredda e affilata come la lama di un rasoio.
Devo dire che ho apprezzato anche la scelta di Kassa di proporre il brano di Katy Perry nella versione remix dei Sofi Tukker, che preferisco rispetto al brano originale. Ho trovato anche interessante aver avuto l'occasione di approfondire un lato che non conoscevo di questa artista grazie alle descrizioni dei primi due Gala.
Tornando al 3° Gala, già solo l'ascolto dei brani mi ha trasferito gli ambiti emotivi richiesti dalla prova, impressione confermata poi dalla successiva lettura, perciò direi che l'obiettivo è stato centrato.
Il rosso vivo della squadra bianca trovo sia stato ben rappresentato dalla scelta di brani energici, spregiudicati, passionali che mi hanno trasferito una carica notevole.
La squadra blu ha scelta di declinare il tema introspettivo nella sua accezione forse più difficile e ho trovato che, per quanto mi riguarda, in particolare il trittico Elisa - London Grammar - The Cranberries sia stato micidiale nel creare un solco emotivo molto profondo.
A livello di descrizioni, i bianchi a fronte di qualche piccola "forzatura" nelle transizioni, trovo siano riusciti a mantenere un certo equilibrio tra omogeneità nel tema di fondo e le individualità dei singoli che sono riuscita comunque a identificare tra le righe. I blu hanno scelto di creare una sorta di percorso guidato molto accurato, come denota la scelta del simbolo fonetico ə, per accompagnare il lettore in questo viaggio emotivo tra musica e sensazioni. L'idea del racconto con un proprio protagonista, che si aggancia al brano di Elisa, la trovo efficace e interessante. La narrazione è molto omogenea e, se da un lato questo conferisce un'opportuna linearità alla lettura, dall'altro devo ammettere che mi sarebbe piaciuto percepire un po' di più le singole individualità.
Si tratta di una lieve differenza che mi ha consentito di attribuire giusto un punto di differenza tra le due squadre (nello specifico ai bianchi) e che nulla toglie al livello altissimo della prova da parte di entrambi i team.
Utente
7 agosto, 2013
MFS 3 - GALA 4
Laura Pausini & @xello - La Geografia del mio Cammino
Ognuno di noi nella vita si sarà trovato o si trova tuttora ad affrontare un periodo di transizione: il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, il periodo tra la fine di una relazione amorosa e/o di un’esperienza di vita e quello successivo in attesa di un cambiamento o di un nuovo inizio o, guardando ai tempi più recenti, del mondo prima, durante e post pandemia. Ed è proprio in momenti come questi che ci si ritrova a fare i conti con se stessi.
Da me, torno da me, perché ho imparato
A farmi compagnia
Nei periodi di transizione ci si mette in discussione, ci si analizza, si osservano le cose da un punto di vista quasi inedito, anche più obiettivo. Ed è proprio in queste circostanze che possiamo avvertire una forza e un coraggio totalmente nuovi, trovando in noi le risposte di cui avevamo bisogno.
Quando sembra tutto poco chiaro
Se mi fermo alla ricerca di un pensiero
Scopro in uno specchio il cielo
Lontani da coinvolgimenti emotivi verso un’altra persona (come nel caso del periodo post fine di una relazione amorosa) o dalla vita frenetica quotidiana (rinchiusi tra quattro mura di cemento, come nel caso dei lockdown degli scorsi mesi) siamo messi di fronte ad un’ardua prova: stare bene con noi stessi. E in occasioni come queste possiamo scoprire il piacere della solitudine, imparare a volerci bene, accettare noi stessi e valorizzare i nostri punti di forza.
Dentro di me, rinasco e frego la malinconia
Bella come non mi sono vista mai io mai
A tu per tu con noi sviluppiamo una forza che non credevamo nemmeno di possedere, la forza di chi vede la luce in fondo al tunnel, la forza di chi ha imparato dai propri sbagli o dalle difficoltà che ha dovuto affrontare.
Vedo la speranza infondo a quell'oblio
Il difetto è l'esperienza che non ho ancora
Ma non me ne prendo cura, non ho più paura
Proprio questi ultimi tre versi mi hanno sempre colpito. Di fronte alle difficoltà e all’ignoto di quello che ci attende, si tende spesso erroneamente a frasciarsi la testa prima di essersela rotta, preoccupandoci per qualcosa di negativo che non è ancora avvenuto e che forse mai accadrà. E invece, come questi versi sottolineano (e come sottolineerà con piglio grintoso il ritornello successivo), la strada da seguire è quella del coraggio, affrontando le cose con determinazione ed ottimismo. La speranza è dietro l’angolo in fin dei conti.
La geografia del mio cammino è tutto questo. Un grido di speranza, un invito a seguire il cammino indicato da quella vocina che alberga in ognuno di noi. Una visione ottimistica è la vera chance dell’umanità, il lasciapassare per la felicità.
Within Temptation & @edorf - Faster
“Faster” è il primo singolo tratto da “The Unforgiving”, quinto CD di inediti della band, che è un concept album accompagnato dalla pubblicazione di 6 fumetti e 3 cortometraggi. All'inizio, la loro idea era quello di fare un film ma il governo olandese avrebbe finanziato in minima parte il progetto a differenza di quello che farà il governo finlandese con “Imaginaerum” dei Nightwish.
La trama tratta di una sensitiva, Mother Maiden, che riporta in vita delle anime perse, che hanno compiuto atroci azioni perchè hanno fatto scelte sbagliate, in cambio di uccidere persone veramente cattive, come ad esempio i pedofili.
“Faster” segna anche un'importante svolta stilistica per la band, che abbandona il symphonic metal precedente per sonorità più pop/rock, sottolineata da outift più comodi e pratici come i leggins al posto di gonne lunghe ed ingombranti, e tutto ciò è stato causa di dibattiti feroci all'interno della fanbase.
“Faster” è una canzone vitaminica, energica, positiva, che ti riempie di voglia di fare. E' sin dalla sua pubblicazione tra i brani che preferisco ascoltare durante le mie sessioni di jogging e rappresenta appieno il mio stato mentale attuale: era da oltre un anno che non mi sentivo così sereno e centrato.
No more fear 'cause I'm getting closer now
So unreal but I like it anyhow
Il prechorus con la ripetizione della parola faster dà questa idea di dinamicità, di grinta, di energia
I go faster and faster and faster and faster and faster and faster and faster
“Faster” è un vero e proprio inno alla ripartenza dopo un periodo difficile come è stato l'anno appena passato.
Ho sempre pensato di avere bisogno di un percorso psicoterapeutico ed ora mi pento di non averlo intrapreso prima.
Mi sento di essere uscito dal tunnel nel quale ero entrato.
Dai 17 anni soffro di una sorta di compulsione tricologica: un weekend ogni 2/3 mesi, mi viene voglia di rasarmi i capelli a zero, di solito mi capita di farlo in periodi di forte stress ed indecisione; a novembre/dicembre dell'anno scorso sono arrivato a farlo una decina di volte al giorno per due mesi di fila. Poi ho capito che dovevo fare qualcosa, e di farlo faster and faster and faster
I feel so free, I'm alive, I'm breaking out
I won't give in, 'cause I'm proud of all my scars
And I can see I've been wasting too much time
Ora non vedo l'ora di iniziare un nuovo capitolo della mia vita, mantenendo sempre intatta la mia passione per la musica dal vivo, sperando di vedere il 9 settembre, al Forum di Assago(MI), per la settima volta i Within Temptation, insieme agli Evanescence, per il “Worlds Collide Tour”. Inizialmente il loro concerto era previsto per il 14 aprile 2020, poi causa pandemia, è stato posticipato al 29 settembre 2020 ed infine è stato rimandato al 9 settembre 2021. Un concerto insieme di questi due gruppi è il mio sogno da quando avevo 16 anni, i miei due gruppi del cuore, coloro che hanno forgiato la persona che sono e, nonostante tutte le avversità di questo ultimo periodo, questo sogno si avverrà.
And I go faster and faster and faster and faster for life
Gli archi inebrianti, posti alla fine dei versi del ritornello, mi ricordano le goccioline di sudore della persona accanto a te che toccano il tuo viso mentre state cantando, saltando insieme in quel momento di gioia e felicità che viene chiamato riduttivamente concerto, e appena parte l'assolo di chitarra al minuto 2,55 mi verrebbe da urlare a pieni polmoni
I WANNA LIVE!!!
London Grammar & @Alabama Monroe - Sights
Durante la nostra esistenza alcuni eventi e situazioni ci possono rendere fragili, demoralizzati, insicuri, instabili. Provare a rialzarci e affrontare le difficoltà e le intemperie con positività non è semplice.
Un esempio lampante può essere quello dei mesi trascorsi nel 2020, che verrà ricordato da chiunque come un anno terribile.
Per questo gala ho scelto di puntare su Sights, uno dei miei brani preferiti dei London Grammar. I suoni delicati e la voce eterea di Hannah creano un’atmosfera magica e sofisticata, tipica della band, che trasporta l’ascoltatore in un viaggio immerso nel buio ma in salita verso una luce rassicurante ricca di speranza.
Sights segue un percorso di resilienza e di ricerca di forza interiore, quella forza che può stimolarti ad andare avanti nonostante le avversità e i momenti negativi.
What are you afraid of? I know that you are
Keep it in your sights now and don’t let it go far
Keep it by your side now, whatever the weather
Keep it together
Occasioni imperdibili o avvenimenti importanti possono riempirci di esultanza, di coraggio e farci stare bene, ma improvvisamente può accadere qualcosa che blocca questa positività e crea un effetto di sfiducia, fragilità e perdita di autostima. La sfida sta nel non abbattersi e non avere paura di non credere più in sé stessi, nel trovare l’orientamento in mezzo alle incertezze e alle preoccupazioni e nel cercare di superare gli ostacoli che sembrano insuperabili.
What did you do? Wonder where your heart came from
What have you done? My only friend keep on
Wander or leave, turn into winter lights
Keeping your strength when it gets dark at night
Mostrare la nostra essenza, la nostra purezza, il nostro cuore, avere uno spirito positivo e costruttivo che porti ad un rafforzamento interiore, può fare davvero la differenza in queste situazioni buie e burrascose, in cui la sola luce calma e confortante si trova dentro di noi. Cercare questa forza luminosa ci aiuterà a risalire le rapide discese della vita e a superare le barriere che ci irrompono di fronte, come un fiore che cresce, vive e fiorisce tra le crepe di una roccia. La vita può essere dura ma noi lo siamo di più!
What are you made of? Water and glass
Keep it in your sights now, it’s keeping you up
Keep the straight line, I’m running
L’acqua è senza forma, senza limiti, può fluire ma può anche spezzare, diceva Bruce Lee. L’acqua non frena davanti agli ostacoli, bensì li aggira o ci si insinua tra le più piccole fessure per scovare una strada efficace che le permetta di proseguire il suo percorso.
Dovremmo imparare proprio dall’acqua: rimanere puri e limpidi, ma di fronte al più grande dei problemi trovare la forza e l’intrepidezza per restare svegli e continuare a vivere. Tuttavia, siamo anche fragili come il vetro, quindi bisogna trovare il giusto equilibrio per non cadere e rompersi in mille pezzi.
What you’re feeling, it’s what I’m feeling too
What you’re made of, it’s what I’m made of too
Tutti, chi più o chi meno, ha vissuto situazioni di difficoltà che possono aver rivoluzionato, quotidianità, abitudini e certezze, come è accaduto durante l’anno appena trascorso. Di fronte a questi problemi si è tutti uguali, ma a seconda di come ognuno reagisce si può trasformare l’incertezza e l’insicurezza in speranza e tenacia.
Anna Oxa & @sparso - L'America non c'è
Perché il domani quello col sole vero arriva. E dovremo immaginarlo migliore Per costruirlo. Perché domani non dovremo ricostruire. Ma costruire e costruendo sognare. Perché rinascere vuole dire costruire. Insieme uno per uno (Ezio Bosso)
Speranza, libertà e incoraggiamento. Tre parole chiave che ci sono state donate nella descrizione del tema di questo galà e che mi hanno fatto pensare a un brano singolare del repertorio di Anna, non ancora inciso in un album: "L'America non c'è".
La musica di questa canzone è estremamente evocativa, sembra quasi vada a richiamare le forze della Terra per farle svegliare dal torpore. Con la sua epicità sprona l'ascoltatore a lottare per cercare un nuovo obiettivo. Nella melodia e nell'arrangiamento riesco a scorgere un percorso, un cambiamento, una crescita, un passaggio dalla polvere e dalla disfatta, alla speranza di una vita migliore oltre il buio e le difficoltà. C'è la voglia di cambiare e rinascere migliori, per "trovare nuovi mondi", una "terra dietro l'orizzonte".
Nel 1978 una giovanissima Anna canta "Ma tu non sei l'America, tu non sei l'avvenire". Per Anna, quindi, l'America rappresenta il futuro. L'America assume lo stesso significato anni dopo, in questo brano del 2016. Un brano che grida forte contro i governi, il potere, che spesso infrange i sogni degli uomini comuni.
"L'uomo nasce analfabeta
dei rumori della vita
poi pretende di sapere
come vivere o morire"
"L'uomo nasce come creta
da plasmare per la vita
poi comincia ad imparare
come piangere o gioire"
In queste strofe che aprono la prima e la seconda parte della canzone, è condensato in poche righe il senso della storia dell'uomo. Si nasce, si cresce e ci si crede invincibili. Anche di fronte alla vita stessa. Diventiamo i padroni di tutto. E tutti devono essere sottomessi a noi. Allo stesso tempo c'è una parte di noi che viene guidata, plasmata dalle esperienze, e che nonostante le imposizioni e le limitazioni, vive di sogni ed emozioni, si proietta verso l'infinito.
"E invece esistono segreti
silenziosi e senza meta
che non serve trattenere
che non si devono capire mai"
"Loro violano i divieti
i cieli senza una cometa
che non posso più guardare
ai quali non si può sfuggire mai"
Mai come in questi giorni ci riscopriamo fragili, piccoli. Incapaci di affrontare le sfide che la nostra esistenza ci pone.
"L'America dov'è?
Hanno bruciato anche le stelle
si vede solo polvere che
che nasconde l'orizzonte"
Quell'America che ha rappresentato, e forse rappresenta ancora, il sogno di libertà per milioni di esseri umani che puntavano ad una vita nuova, migliore, oggi s'immedesima con il domani che ci viene promesso e sbandierato sotto gli occhi. Ma dov'è questa America, questo domani migliore? Tutto ciò che riesco a rispondermi è: forse non appare perché non c'è. Quel domani che ci aspetta probabilmente l'uomo non saprà trasformarlo e renderlo migliore dell'oggi.
Quella polvere che nasconde l'orizzonte potrà davvero essere spazzata via? Abbiamo tutte le possibilità tra le mani ma dovremo comprendere che il nostro domani è già qui, e siamo ancora una volta noi a decidere come sarà. Lo dovremo fare, presto o tardi, partendo dalla responsabilità e dal coraggio di cambiarci per cambiare, ascoltarci per ascoltare, conoscerci per conoscere.
"Ma l'America cos'è?
Se non poter cambiare pelle
e la voglia dentro me
di lasciare nuove impronte
e solcare mari aperti
per trovare nuovi mondi"
"Ma l'America cos'è?
Terra dietro l'orizzonte"
L'America c'è, è concreta, è già la "terra dietro l'orizzonte". Per raggiungerla dovremo essere pronti ad accettare le nostre fragilità ("poter cambiare pelle"), lasciare da parte l'arroganza e la sfiducia ("lasciare nuove impronte"), per incontrare ed abbracciare l'altro ("solcare mari aperti"), al fine di ricostruire una Terra basata sul calore umano, sul rispetto ("trovare nuovi mondi").
The Cranberries & @Scio16 - I can't be with You
La pandemia è stata (ed è ancora) una prova di equilibrio e di tenacia che nessuno di noi avrebbe mai pensato di affrontare. Io ho trascorso gran parte di questo interminabile periodo in casa, con i miei genitori: qualcuno dirà "beh, hai avuto compagnia, almeno", ma non posso negare che trovarsi a 30 anni chiuso in casa per un anno intero coi propri genitori ti faccia, a volte, desiderare la solitudine.
Io, all’inizio di questa storiaccia, ero a Roma a registrare le mie sette puntate a L’Eredità: un'esperienza fantastica, esaltante, capace di ridare energia anche a chi, come me, si stava un po' spegnendo, tra lavori poco appaganti e difficoltà universitarie. Senza entrare nel dettaglio (non è ciò di cui voglio parlare in questa prova), potete immaginare come questo nuovo slancio si sia rapidamente esaurito, facendomi ripiombare molto presto in uno stato di pigrizia forzata che quasi rasenta l'apatia.
Anche un pantofolaio come me ha avuto molte ripercussioni negative da questo periodo, e spesso mi sono domandato il perché. La mia risposta è stata che un conto è stare soli per scelta, un conto è essere rinchiusi e distanziati per dovere, seppure morale. È stato il non potere, il non avere una scelta, ad avermi logorato, molto più dell’isolamento stesso.
Il non potere, per me, ha significato anche vedermi separato dal mio ragazzo, la persona a cui ho dato la possibilità di conoscermi e starmi accanto come mai pensavo avrei fatto con nessun altro. Può capitare quando, per varie questioni personali, si decide di non convivere anche se sono passati ormai otto anni dal primo incontro. Qualche volta ci siamo visti durante la pandemia ma, abitando a circa 50km di distanza, ogni momento insieme è volato via senza neppure accorgermene. Anche stando insieme, il non potere uscire, fare una passeggiata in montagna o una cenetta romantica ha eroso pian piano i pilastri che, insieme a un forte sentimento, hanno sempre reso potente la nostra quotidianità.
È proprio a questo proposito che entrano in gioco i miei mirtilli, con un loro celebre singolo del 1994 che sembra essere scritto esattamente per questo momento storico. Si tratta di I Can't Be With You, terzo estratto da No Need To Argue (che, se non si fosse capito, è il mio album preferito e quello che per me è fondamentale conoscere, per sapere chi sono i The Cranberries). Penso la conosciate un po' tutti e incarna totalmente quel concetto di "non potere" di cui parlavo poco fa.
Il pezzo è autobiografico, parla molto semplicemente di una ragazza che sente la mancanza del suo amato, ma lo fa in dei termini ben precisi: "I can't be with you".
Non è che non voglia, non è che ci siano problemi nella storia (non espliciti, almeno), tutto ciò che la protagonista fa è “Lying in my bed again and I cry 'cause you're not here”. Perché? Non penso sia importante. La cosa che Dolores ci tiene a comunicarci è che "it's bad and it's mad and it's making me sad because I can't be with you".
È questa ripetizione ossessiva che mi ha sempre catturato e che mi ha portato istintivamente a scegliere questo brano come "motivazionale", in riferimento alla pandemia ancora in corso e a un eventuale post-Covid.
Lo so, il testo è un po’ triste, racconta di abbandono e nasconde un pizzico di quello che chiameremmo quasi "esaurimento nervoso", ma entra in contrasto con la musica. Questa è estremamente energica, allegra, carica di speranza, come se melodia e arrangiamento si fossero messi d’accordo per fare una rilettura della vicenda a pericolo ormai scampato.
Mi fa venire in mente la scena di un film, una commedia dei primi anni 2000 stile Trent'anni in un Secondo, in cui sai già che probabilmente i due protagonisti torneranno ad amarsi; è per questo che anche i momenti di tristezza vengono mostrati sullo schermo in fast forward, con un sottofondo musicale ritmato che cerca di rendere la sequenza più buffa che drammatica, quasi a volerla già relegare a ricordo mentre ancora va in onda. È così che vedo questo brano, che termina con un dolce "Still in love with you", che sottolinea le sensazioni positive che ho appena descritto.
Ecco, io spero che vada a finire così anche per me, per noi.
Nonostante spesso mi venga da pensare qualcosa che somiglia molto al “Thinking back on how things were, and on how we loved so well” del brano, spero che questo momento di lontananza, in cui i giorni scorrono tutti uguali e un mese sembra durare ventiquattr’ore, sia soltanto una scena triste dalle connotazioni buffe, e che il film si concluda con un amore che finalmente si rinnova e riparte, una volta rimosso l'ostacolo che impediva la vicinanza.
Con la scelta di questo brano, il mio pensiero non va tanto agli amori freschi, che bene o male hanno tutto il carburante per andare avanti, oppure non ne hanno a sufficienza neanche per partire. Penso agli amori come il mio, che durano da qualche anno; quelli un po' più lenti, sonnacchiosi, non più ardenti ma capaci comunque di scaldarti; quegli amori legati anche all’abitudine, un'abitudine a volte bellissima e rassicurante, altre volte noiosa e insoddisfacente. È proprio in questo contesto che I can't be with you mi acquista un significato più profondo: da semplice capriccio adolescenziale diventa grido di frustrazione (prima) e di speranza (poi) per tutti gli amori di lunga data, a cui questa pandemia ha messo prepotentemente i bastoni tra le ruote e ha rischiato più volte di farli apparire noiosi e logoranti, mettendo in ombra tutte le sensazioni positive che solo una vicinanza fisica può regalare.
Tornando a me, non so come andrà a finire, come saremo in questo "dopo" che ormai suona tanto solenne, se davvero ci regalerà un nuovo pieno di energia e freschezza. Tutto ciò che so è che quando sento "Put your hands in my hands and come with me, we’ll find another end" mi viene un po' da sorridere e un po' da commuovermi. Quindi, qualcosa di vero in questa promessa dovrà pur esserci 😀
Elisa & @semota - This Knot
Ritengo che Elisa abbia nel suo repertorio pezzi di speranza e forza propositiva ma mi sono soffermata soprattutto a pensare alla speranza legata al Covid e no, mi rifiuto di portare una canzone in cui sia tutto positivo e luminoso perché questa situazione non lo è. La speranza che ora ho viene dalla rabbia che mi porta a dire fan***o Covid non ci abbatterai, ci hai indebolito ma non abbiamo paura di te, ce la faremo.
Quindi ho pensato a questo brano, che racchiude questi sentimenti anche nella musica: “This knot”.
Il ritmo è spedito e non ha un momento di calma, portando molte variazioni e cambi di musicalità come i nostri stati d’animo in questa pandemia. Il ritornello lo trovo potente e trasmette energia che porta all’azione, aumentando d’intensità ad ogni ripetizione, in modo inesorabile.
È un brano contenuto nell’album “Heart” e anche questo lo trovo un segno perché in periodo di Covid è di cuore che c’è bisogno.
Io non ho vissuto male la fase di quarantena nei mesi di marzo e aprile perché ero con la mia famiglia e i miei cugini. Vivendo vicini e avendo un cortile in comune si poteva stare insieme e ho ritrovato e creato nuovi legami. Durante l’estate ho anche scoperto un mio intenso rapporto con la natura facendo varie uscite con le persone per me fondamentali e penso sia stata la mia estate più serena da molti anni. Tutto questo però non mi ha permesso di prepararmi alla seconda ondata.
Nelle ultime due settimane di dicembre sono venute a mancare tre persone a me vicine tra cui mio zio, e pochi giorni fa anche il marito di una ragazza che conosco e che ho sempre considerato la bontà in persona.
Al funerale di mio zio, mio cugino e mia zia non hanno potuto partecipare perché ancora positivi al Covid. Posso minimamente immaginare cosa voglia dire non poter salutare o vivere il lutto nel modo giusto, non potendo neanche trovare la forza in persone vicine che non ti possono incontrare.
To untie this knot that makes me numb
It's gonna take some guts I'm so scared I'm playing dumb
And my head's in the clouds, I'll try to help myself out
But you don't know where to start from
When you don't know what you want
In questo periodo sto cercando di anestetizzare le mie emozioni e cristallizzare la mia mente: non sto riuscendo ad accettare determinate cose e quindi non riesco a vedere totalmente la positività e il futuro roseo che ci si dovrebbe augurare.
Ho però deciso di provare a sbloccarmi in merito all’argomento visto che è il tema della prova e ho subito pensato alla canzone scelta: l'ho sentita recentemente e mi ha scosso, e risentendola ho capito come ogni parola fosse quella giusta.
To untie this knot that makes me weak
It's gonna take some time it's hard to speak
È difficile parlare, è difficile metabolizzare, mi sento debole e impotente di fronte a questa cosa invisibile che colpisce ogni sfera della nostra vita. E ci vorrà tempo per superare ogni cosa, ma il tempo è prezioso, e quello che passa è qualcosa che stiamo perdendo perché non lo stiamo vivendo appieno e come vorremmo.
My head's in the clouds, I have had so many doubts
It's gonna be a war to find what I'm looking for
Ho così tanti dubbi e così tanti “perché?” Che non hanno risposta e non so nemmeno se tali risposte ci sono, e dove trovarle. Anzi, non so neppure cosa cercare o quale sia il modo giusto per affrontare le cose. Non so come poter essere vicina ai miei cari che hanno perso qualcuno perché non so e non riesco ad accettarlo.
Ma forse brani come questo mi danno la forza di prendere in mano il telefono e scrivere a mia zia, per esserle vicina come posso.
È come una guerra? Non lo so, ma penso che il senso di impotenza e le perdite possano essere comparabili.
Think I have already paid
So you could give it up
And I don't like to judge
But if you hit me I'll get up
Let's give it a name
I think i had enough
Let's call it a day
Let's call it a day
Penso che tutti ne abbiamo avuto abbastanza di questo Covid, abbiamo sofferto tutti in un modo o nell’altro, poco o tanto, ma se mi colpisci mi rialzerò. Tutto questo dolore non può essere stato solo negativo: possiamo, se si vuole, cercare di vederne qualcosa di buono anche se è difficile.
Le strofe di questa canzone riprendono i miei pensieri reali e concreti riguardo questa situazione, e ne riportano la forza negativa, ma il ritornello ti fa riflettere su come non bisogna lasciarsi andare, ma essere artefici del nostro destino. Alzarsi, come dicevo, e fare qualcosa.
I will search and I'll search for a way
To make it all so beautiful
I'm no longer afraid oh I'm no longer afraid oh
I will search and I'll search night and day
To make it all so beautiful
I'm no longer afraid oh I'm no longer afraid of
Se le cose non sono belle sta a noi cercare di renderle bellissime. Se non sappiamo in che modo, bisogna cercarlo, perché un modo c’è. E il primo passo è non avere paura, non avere paura di provare dolore, non avere paura di dire a chi ti sta vicino che non sai come aiutarlo, non avere paura di ammettere che sei debole. Non avere paura perché questa situazione la si risolve solo insieme.
Che cos’è “questo nodo?” Il nodo in gola a pensare alle persone perse? Il nodo che chiude le vetrine dei negozi? Il nodo che si fa per non dimenticarsi degli amici che per ora non si possono incontrare?
E perche non puo essere allora il nodo di unione, fatto dalle persone che anche lontane hai capito essere essenziali nella tua vita, il nodo sciolto che ti legava a cose che non ti facevano sentire libera sotto vari aspetti, il nodo di consapevolezza che ora tutto può ricominciare e sarà come lo si vuole, se riesci a non avere paura.
Io non ne voglio più avere.
Afterhours & @amers - Oggi
Da più di un anno il SARS-CoV-2 è entrato nelle nostre vite e le ha radicalmente cambiate. L'ultimo anno sembra essere durato almeno il triplo e tutto ciò che sino a ieri ci sembrava naturale ora lo vediamo con occhi diversi.
Le uscite serali con gli amici per bere un calice di Malvasia, le ore passate a tentare di tenere in mano una racchetta sulla terra, i picnic sul lungofiume, decidere di visitare un'altra città nel nostro weekend libero, andare a un concerto del nostro cantante preferito, cose banali che ora sembrano lontane e le desideriamo con ardore.
E la paura che non possano ritornare spaventa più di quanto riusciamo ad ammettere.
Anche la musica è stata colpita da questo Sarbecovirus ma è la stessa che in questo periodo ci ha aiutato ad avere più speranza e fiducia. Quello che ci può dare una spinta mentre tutto sembra andare a rotoli.
Ed è con Oggi che voglio affrontare questo Gala. Il brano è contenuto in Folfiri o Folfox, l'ultimo disco degli Afterhours, dove Agnelli affronta in diciotto tracce la malattia del padre e lo fa anche con speranza e felicità non solo con dolore e rassegnazione. E mi fa pensare a ciò che abbiamo vissuto nell'anno appena concluso.
Puoi guidare senza meta e
Capire che c'è
Un tempo in noi
Ed è questo, se vuoi
E non c'è un altro modo di decidere
Nel 2020 siamo stati allo sbando, incapaci di guidare stando nella giusta carreggiata perché presi alla sprovvista. Un giorno la strada sembrava un rettilineo e l'indomani era colma di tornanti. Abbiamo corso sperando di lasciarlo dietro ma era più veloce di noi, di ognuno di noi. E continua a superarci ancora a ogni curva come faceva Senna con Prost.
Guardavamo con amore la mano che si appoggiava sulla spalla in quel periodo, nero e cupo, dove non riuscivamo a tener la testa in quella corsa folle, quella mano che nonostante la pioggia e il freddo ci dava la forza per reagire.
Dalla finestra della tua stanza ci entra il sole
Davvero l'hai meritato
Che possa non andar più via
E quella mano ci indicava i piccoli raggi del sole che entravano dalla finestra e nella nostra vita, dando una parvenza di normalità, cercando di non far pesare ciò che succedeva fuori. Quel sole che abbiamo bramato per mesi e che abbiamo dato sempre per scontato ora ci sembrava qualcosa di unico. Quel sole ci ridava il sorriso. Anche se per poco.
Ti direi che oggi
Può guarire tutto
Ti direi che oggi
È dove sei
Ci sentiamo ancora fermi, siamo soli, a volte senza nemmeno più quella mano sulla spalla ma oggi possiamo guarire dalla paura.
Sappiamo che la sua essenza può aiutare a ritrovarci e a farci rinascere. Guardiamo con decisione ciò che abbiamo e ciò abbiamo imparato dalla vita e dagli errori così da per poter vivere oggi.
Quell'oggi che dobbiamo ancora costruire ma senza spaventarci perché abbiamo la forza che ci spinge a lottare e lo dobbiamo fare anche per chi ci è stato vicino e ora non ci può più sorreggere. Non dobbiamo aver paura di ciò che ci circonda.
Non siamo Senna e nemmeno Prost ma quella macchina la possiamo guidare divininamente.
Il tuo dolore ora
Non ci troverà mai
E risentendo ancora una volta questa canzone, scritta per tutt'altro motivo, mi trovo a rivivere il mio duemilaventi.
Un anno che ha cancellato tutti i miei progetti futuri con un colpo di spugna e mi ha fatto fare i conti con una realtà che non ero pronta ad accettare. Un anno dove ho dovuto lavorare intensamente sempre col sorriso sulle labbra per dare una parvenza di normalità a bambini che chiedevano solo di poter correre e giocare.
Un anno di decisioni prese e frantumate con uno schiocco di dita. Un anno dove gli affetti sono stati messi a dura prova e dove non sempre l'amore vince sul virus.
Un duemilaventi che mi porterò dietro per sempre ma che mi ha anche insegnato a vivere i singoli momenti quotidiani, a non procrastinare troppo i miei desideri, a credere di poter realizzare i miei sogni, piccoli o grandi che siano, a chiamare qualcuno se ti manca ma anche a mandarlo a quel paese se ti fa stare male.
E oggi quando chiudo gli occhi sento ancora per un attimo quella mano sulla spalla. La sofferenza diventa una via di uscita e di riscatto perché ti direi che oggi può guarire tutto.
The Beatles & @Iry8 - We can Work it out
I Beatles per me rappresentano già di per sé un piccolo fuocherello di speranza, che mi è stato vicino anche in quest’ultimo anno. Li ascolto e tutto va bene, mi sento a casa. Ma non la casa in cui sono rinchiusa per via della pandemia: una casa mia ancora più privata eppure più libera, in cui si annidano tutte le sensazioni di positività e familiarità che mi fanno trovare serenità e protezione. E per trasmettere queste emozioni penso non ci sia canzone più adatta di We Can Work It Out.
Questo brano del 1965 è una delle collaborazioni più riuscite tra John e Paul, una a cui loro erano estremamente affezionati, e nella sua scoppiettante allegria rappresenta un desiderio di riscatto dalla vita, un invito a credere che gli ostacoli si possono superare e che a dei bassi seguono gli alti.
E cosa ne sapevano i Beatles dei periodi più bui? Certo non hanno vissuto una pandemia nella loro giovinezza, ma alcune difficoltà che si sono trovati ad affrontare da ragazzi sono facilmente assimilabili a quelle che ha scaricato su di noi il 2020: malattia e lutti. Sia George che Ringo furono costretti in ospedale per mesi interi (Ringo addirittura per due anni) proprio all’inizio dell’adolescenza, obbligati a rinunciare alla loro quotidianità e affrontare una routine ripetitiva e monotona: fu in questo ambiente che entrambi cominciarono a suonare chitarra e batteria. La quotidianità di Paul e John, invece, si infranse in mille pezzi con la morte delle loro madri quando avevano rispettivamente quattordici e diciassette anni; questo dolore rafforzò il loro rapporto con la musica, tanto che le figure di Mary e Julia non sono mai state del tutto assenti dalla carriera dei figli, anche diversi anni dopo.
Ciò che voglio dire con questo è che ancora prima di conoscersi tutti e quattro avevano trovato nella musica la formula magica per esorcizzare l’infelicità ed evadere da una realtà spiacevole, ed è per questo che trovo We Can Work It Out ancora più potente, e che mi trasmette sempre una sensazione di armonia con me stessa e con gli altri.
Nella melodia si rivedono i diversi caratteri dei due compositori: quello inguaribilmente ottimista di Paul, che con la sua solita energia e un sorriso che gli illumina il volto esorta l’ascoltatore a risolvere ogni incomprensione ripetendo il titolo della canzone, e quello più riflessivo di John, che trova la voce guardando dritto la telecamera per ricordare che “life is very short, and there’s no time for fussing and fighting, my friend”. Ma anche questa piccola nota malinconica, questo monito che alla fine è un invito a non rovinarsi la vita con discussioni inutili e a godersela nella sua interezza, viene subito riassorbita dal ritornello travolgente, facendolo anzi risaltare ancora di più per contrasto.
Anche il testo rimanda a un avvertimento quanto mai attuale: quello di mettersi nei panni degli altri e cercare di capire il loro punto di vista. “Try to see it my way” è qualcosa che può risultare particolarmente difficile quando siamo per forza di cose separati da schermi o mascherine, quando la via più facile è rinchiudersi nel proprio piccolo mondo, ma “while you see it your way there’s a chance that we might fall apart before too long”. È un’esortazione ad aprirsi e dare una possibilità agli altri di raggiungerci, a fare un passo verso il prossimo, se non fisicamente, almeno emotivamente.
“We can work it out” può essere l’equivalente inglese di quel famoso “andrà tutto bene” che tanto abbiamo sentito in questo ultimo anno, ma non è una frase di circostanza ripetuta quasi in automatico e senza reale convinzione. Bensì, per i Beatles è un’affermazione decisa, un proposito e un leitmotiv del gruppo che, avendo superato già diverse difficoltà, ci incoraggia assicurandoci che tutto si può risolvere. E, a più di cinquant’anni dalla sua scrittura, qualsiasi momento io stia vivendo, We Can Work It Out riesce ancora a farmi credere in questa visione quasi spensierata della vita.
Caparezza & @AbiuraDiMe - Ti fa stare Bene
Per questo Gala ho scelto “Ti fa stare bene”, primo singolo estratto dall’ ultimo album di Caparezza.
Il brano è posto esattamente a metà disco, una scelta non casuale che simboleggia un sospiro di sollievo, un attimo di calma, in quel lungo flusso di coscienza che rappresenta Prisoner 709.
È un’introspezione non cupa e criptica come quella di Prosopagnosia, ma consapevole e cristallina. È una canzone liberatoria ed energica che porta con sé lo stesso sollievo che si prova quando finalmente si accende l'interruttore della luce dopo aver brancolato nel buio.
La chiave del brano, nel testo e nella musica sta nella leggerezza, che “non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.”
Michele prende i suoi demoni e li rende meno minacciosi ridendogli in faccia e trasformandoli in giochi.
Ti fa stare bene racconta di emozioni, paure e anche fastidi, universali, che chiunque nella vita prima o poi si trova ad affrontare. Pur essendo stata scritta qualche anno fa, potrebbe benissimo essere applicata alla situazione che stiamo vivendo di recente, poiché nell'ultimo periodo i sentimenti di cui parla si sono acuiti e fortificati, nel bene e nel male.
La canzone si apre al grido di "Hey! ho bisogno almeno di un motivo che mi faccia stare bene", e sfido chiunque a non averlo anche solo pensato mentre cercava di schivare il bombardamento mediatico di "drammi in tele", "lamentele" e "star in depre" dal quale è difficile scappare.
È difficile non essere risucchiati dal vortice di titoloni, di notizie sempre più fuorvianti elaborate solo per ricercare audience, dall'angoscia e dalla confusione che creano, quando vorresti solo una verità, cruda e netta, ma che sia una!
Nel caos che si genera diventa difficile mantenere la lucidità, come dice Michele "siamo rimasti in venti calmi".
E c'è chi in questo caos ne approfitta per creare ancora più scompiglio, aizzando le folle, che siano di migliaia di persone in una piazza o una decina di amici virtuali sui social, per puro egocentrismo.
Personaggi grotteschi, paradossali ed "esilaranti nel ruolo di piedipiatti", ma al tempo stesso pericolosi, perché innescano meccanismi pericolosi, diffondono odio mascherandolo da "verità assoluta", insinuano dubbi e diffidenze.
E con l'assenza di contatto umano i sentimenti negativi si enfatizzano sempre più di più, mentre i sentimenti positivi stentano a fiorire. Diventa molto più facile cedere alla rabbia, perdere l'empatia, e fidarsi di qualcuno "come di chi fa autostop in manette" se quel qualcuno non lo si guarda negli occhi.
La stanchezza, la rabbia, la diffidenza, la mancanza di empatia, tutti le emozioni negative espressi in questa prima parte della canzone sono tutti sentimenti condivisi, figli dei nostri giorni. Io stessa mi sono chiesta come avrei fatto a scrivere qualcosa di incoraggiante ed esortativo per questo Gala, quando sento quello stesso sfinimento per questi “tempi pazzi” di cui parla la canzone, quando anche io avrei bisogno di “almeno di un motivo che mi tiri su il morale”.
La soluzione arriva in parte nella seconda strofa.
Bisogna smettere di farsi coinvolgere in questa malsana corsa alla notizia, accendendo un cero non a San Gennaro come avrebbe fatto mia nonna ma ad un debunker, chi si occupa di smascherare notizie false, quindi ragionando, pensando, mettendo in discussione, facendosi domande.
Smettere anche di avere aspettative assurde, "superare il concetto di superamento". Non rinascerà una nuova umanità, né miglior né peggiore, da questo dramma. Saremo sempre noi, ognuno con i suoi pregi e i suoi mille difetti, con la voglia di ritornare esattamente al punto prima che il caos scoppiasse.
E un altro suggerimento arriva dal ritornello, una soluzione tanto ovvia quanto efficace: ascoltare i consigli spontanei e bizzarri dei bambini, che hanno un'innocenza e un'empatia verso gli altri che gli adulti hanno ormai perso, cercare di guardare il mondo anche con i loro occhi, ricercando il bello nelle piccole cose.
Come racconta lo stesso Michele durante una conferenza stampa di presentazione del disco:
“Quando noi abbiamo un momento di difficoltà ci viene normale parlarne con qualche amico (…) Ti dicono “stai su, non ci pensare”, ti danno dei consigli, giustamente, da adulti. Mentre se lo chiedi ad un bambino, nella sua ingenuità lui ti risponderà con una frase del tipo “con le mani sporche fai la macchie nere” oppure “soffia le bolle con le guance piene” e io volevo trasferire proprio questa cosa all’interno del pezzo perché solo un bambino potrebbe dirti una cosa così folle che non ti direbbe mai un adulto e che paradossalmente ti fa più riflettere di altre mille parole."
E quindi non mi resta che dirvi
“Con le mani sporche fai le macchie nere
Vola sulle scope come fan le streghe
Devi fare ciò che ti fa stare
Devi fare ciò che ti fa stare bene
Soffia nelle bolle con le guance piene
E disegna smorfie sulle facce serie
Devi fare ciò che ti fa stare
Devi fare ciò che ti fa stare bene”
Utente
7 agosto, 2013
Si torna a votare col vecchio metodo: pubblico, giudici e tutor dovranno inviarmi le loro classifiche entro le 18:00 di sabato 30/01.
@Alby @Casadelvino @Edre @Krishoes @Emm @mrnace @NotturnoManto
@Mavro @Alpha @Oblivion. @CrYs @Targaryen @kairos
In bocca al lupo a tutti i concorrenti e buon ascolto
Utente
7 agosto, 2013
Utente
7 agosto, 2013
Buon pomeriggio concorrenti mentre sorseggiate il vostro caffeuccio
Vi comunico quale sarà il tema del prossimo Gala. Siamo ormai al giro di boa, la finale è sempre più vicina ed è tempo di sviscerare una tematica principe del mondo musicale in una formula tipica di My Favorite Singer
My Favorite Singer - Gala 5
Il prossimo Gala avrà come tema principale L'AMORE! L'amore non inteso come sentimento generale che coinvolge tutto e tutti, quanto più come amore tra due persone, come storia d'amore, che in questa occasione verrà declinato secondo 4 sfumature differenti:
L'amore passionale
L'amore felice
L'amore in crisi
L'amore finito
Trattandosi di 4 sfumature, dunque di entità con contorni molto labili, so bene che sussiste la possibilità che parlando di una di queste tematiche ci sia il rischio di sfociare in un'altra. La musica non è a compartimenti stagni quindi può darsi che in brano che celebra un'amore passionale, sensuale, vi siano anche dei riferimenti alla fine di una storia; così come una canzone che parla della gioia di amare un'altra persona ci possano essere dei riferimenti ad una crisi amorosa superata o viceversa. Starà a voi, nel caso in cui vi si riscontrino questi dualismi comunque prevedibili, mettere l'accento sull'aspetto che vi toccherà trattare. Ovviamente non vi toccherà parlare di tutte queste sfumature: in questo Gala infatti vi affronterete in
DUELLI
Ogni duello avrà come tema una delle 4 sfumature.
Sfide dirette, uno vs uno, che verranno giudicate da giudici pubblico e prof. come sempre.
Le preferenze di ogni sfida di prof. e pubblico verranno sommate e decreteranno i 4 vincitori dei duelli.
I tutor , con le loro classifiche, salveranno uno dei perdenti mentre l'ultimo, come sempre, verrà salvato dai compagni. Gli ultimi due "perdenti" rimasti finiranno al ballottaggio.
Nella formazione dei duelli si guarderà la classifica dei giudici: il vincitore del Gala avrà, come premio, la possibilità di scegliere la sfumatura d'amore che predilige e lo sfidante che vorrà affrontare.
Scorrendo la classifica, il 2° e il 3° classificato sceglieranno il tema mentre il 4°, al quale andrà di default il tema rimasto, potrà scegliere lo sfidante. Gli ultimi utenti rimasti liberi, sempre tenendo conto dell'ordine di classifica, potranno decidere quale concorrente rimasto libero sfidare.
Ovviamente anche i due "ballottandi" dovranno essere considerati; se vorrete scegliere il futuro vincitore del ballottaggio, basterà scrivere "vincitore del ballottaggio".
Spero di essere stato chiaro in ogni caso vi guiderò passo passo domani dopo la proclamazione dei risultati. Se ci sono dubbi, sono disponibile a chiarimenti
Vi comunico che dietro ogni sfumatura si nasconderà anche un tutor che guiderà entrambi gli sfidanti
Consegna: lunedì 01/02 entro le 17:30
@Iry8 @Scio16 @amers @Alabama Monroe @AbiuraDiMe @sparso @edorf @xello @semota
Moderatore - Mentore
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Utente
7 agosto, 2013
Vi lascio le mie riflessioni, è un Galà davvero interessante e sfaccettato, quindi grazie di cuore a tutti voi per l'impegno che ci mettete, davvero.
Xello: la tua visione di speranza la potremmo definire “universale”. Mi ha scaldato il cuore sentire una Laura calda, rassicurante e “tradizionale”, mi ha dato l’idea di un grande classico sebbene l’ascoltassi per la prima volta. Un’interpretazione del tema per certi versi “motivazionale”: dobbiamo cercare la forza dentro di noi, perché solo lì la possiamo trovare, per superare le difficoltà e affrontare la vita con la giusta predisposizione d’animo. Sapere che tu ce l’hai fatta, mi convince sull’assoluta sincerità della tua proposta. L’unica critica che posso opporti, ma è davvero un cercare il pelo nell’uovo, è che vedo molta cura nelle scelte ma non ancora un filo conduttore che caratterizzi il tuo percorso.
Edorf: innanzitutto, sono ormai giorni che ascolto questo pezzo, mi si è appiccicato addosso subito, me lo canto in macchina, me lo trovo nelle orecchie appena mi sveglio. Scelta centratissima sotto due punti di vista: per il tema e per il tuo percorso. Il brano si sposa con le indicazioni previste dalla consegna: è energico, positivo, cazzuto, oltre che molto bello (e si dice sempre molto poco che lei ha una voce della madonna). Inoltre, è in linea con il Galà precedente, non spezzando un filo conduttore del percorso di Edorf. L’apporto personale è anch’esso giusto: Edo vuole vivere, non sopravvivere, ce lo urla in faccia e questo emerge. Il racconto è schietto e diretto, ma con una consapevolezza acquisita in più: un bilanciamento tale per cui il brano non viene sovrastato dal racconto personale, ma si integra con esso e diventano inscindibili, come due elementi di una coreografia armoniosa. Sono molto felice di aver partecipato a questo percorso. Ps: mandami un video dal concerto.
Alabama: da quando ho contezza dei miei ricordi, ho sempre preferito il sudoku diabolico a quello facilitato, i cruciverba senza schema e i gialli rompicapo di Dame Agatha. Mi piacciono gli enigmi complessi, non ho paura di ammettere di non capirci nulla, in caso, ma godo come un matto quando riesco a risolverli ed anche quando scopro quel piccolo indizio che mi apre uno spiraglio. Lavorare con te non ha sciolto tutti i miei dubbi, ma ho intravisto una sensibilità molto interessante ed un pudore che ho sentito per alcuni aspetti anche un po’ mio. Il brano è davvero bellissimo, Hannah può cantare quel che vuole che comunque crea un’atmosfera incantata e scioglie come il burro qualsiasi riserva uno possa avere; ciò che qui ho amato di più è stata la metafora dell’acqua e del vetro, criptica e struggente, cui si potevano dare diverse interpretazioni, e ho apprezzato vederne una diversa dalla mia, dove si vedeva però che l’input che ti avevo dato era stato metabolizzato. Giusto in tutto quello che dici, tutto da manuale. Se ti verrà voglia di sporcarti un po’, potrai meravigliarti di come certe macchie si rivelino in realtà sorprendenti accostamenti di colore.
Sparso: Uno Sparso inedito in questa prova, che ci presenta un pezzo poco immediato di un’artista che negli ultimi anni ha mantenuto intatta la bellezza della voce e ha diviso il pubblico con proposte avanguardiste mettendosi sempre in discussione e spiazzando ogni platea. Una presentazione molto corposa e dettagliata: forse ho faticato ad entrare in piena sintonia con il tuo sentire, al netto di considerazioni assolutamente condivisibili, il pezzo ed il suo significato. Un lavoro indiscutibilmente stimolante da leggere e su cui riflettere, forse è tutta questione di aspettative e prospettive: dopo il Galà della forza delle parole mi aspettavo un altro tipo di approccio al brano, ma il bello di questo gioco sta anche nell'evoluzione e nella sorpresa.
Scio: quando ho letto il commento al brano non nego di aver avuto il groppo in gola più o meno da metà in poi. E’ stato un po’ come vedere Sliding doors, per me, visto che la storia che ho letto sarebbe potuta tranquillamente essere la mia se non fossi andato a convivere cinque anni fa: mi sono rivisto in ogni sillaba scritta da Scio, e l’ascolto successivo mi ha permesso di apprezzare meglio un brano che non mi aveva mai dato molto,facendomelo rivalutare con la sua chiave di lettura. D’ora in poi, se mi capiterà di risentirlo, sarà automaticamente associato a ieri sera e mi strapperà un sorriso di autocommiserazione per la mia lacrimuccia facile del periodo. Il modo di raccontare di Scio è un dono raro che qui è stato particolarmente esaltato dalla sincerità nel mettersi a nudo, evidenziando alcune sicurezze acquisite col tempo, di sé e del rapporto con la musica. Parafrasando un buon autore, “nel cercare di esser vero, è stato un uomo per davvero”.
Semota: non si arresta il crescendo nel percorso di Semota, che continua a essere eccezionalmente spontanea e diretta nella totale assenza di velleità di compiacimento: si racconta con sincerità, come dicevo per Scio, facendoci entrare nel suo mondo dalla porta principale e non guardando dal buco della serratura. Con un’analisi puntuale, sfaccettata e completa, rende il brano scelto un ottimo viatico per trasmetterci il suo pensiero sulla situazione attuale e su quello che prova, assolutamente condivisibile per certi versi: un brano senza ombre per questo galà non è un brano azzeccato, visto quanto ci circonda. Speranza sì, ma non volo pindarico. E la concreta Semota fa un altro passo avanti nel suo percorso, fianco a fianco ad Elisa, senza paura.
Amers: atmosfere quasi dark per Amers, che mi mette particolarmente in difficoltà perché conosco molto bene cosa è passato per la sua testa in questo venti venti, compreso ciò che non mi ha detto. Il brano non è assolutamente da primo ascolto, ha bisogno di essere metabolizzato, ma più di altre volte trovo la voce di Agnelli vibrante, intensa. Preferisco cento volte la sincerità di chi non vuole auto convincersi che tutto andrà bene, ma ha la consapevolezza che anche la speranza è qualcosa su cui lavorare perché non sia una cieca chimera. Hai usato un paio di immagini, dalla mano sulla spalla al sole, davvero toccanti, al servizio di un’analisi matura, consapevole, cerco un altro aggettivo ma mi viene solo “amersiana”. Che forse è il complimento migliore che ti possa fare.
Iry: Iry tu vai a pescare sempre brani che non sento da una vita, causandomi quel leggero senso di colpa che dà la consapevolezza di trascurare le cose importanti per dedicarsi ad altre più frivole. Hai scelto, come altri, la strada della descrizione “universale”, senza aprire le porte dell’Iry-land, ma sei riuscita con la carta della semplicità ad empatizzare con noi, o quantomeno con me, aggiungendo nuove sfaccettature dei Beatles e dando sempre più corpo al tuo percorso, che trovo tra i più interessanti soprattutto dal punto di vista stilistico. Arrivati a questo punto, e quello che dico non vale solo per te ma forse sei il caso più lampante, comincio a nutrire una curiosità che dapprincipio non avevo troppo, ossia di veder presentato un brano paradigmatico dell’artista, e nel tuo caso si parla della storia della musica leggera mondiale, di cui si è detto già tutto, per metterti ulteriormente in difficoltà. Anche perché ho l’assoluta certezza che ne usciresti vincente. Brava.
Abiura: ecco un altro esempio di coniugazione di due belle penne. Ho già avuto modo di esternare la mia stima tanto per te quanto per un artista che per mio limite non rientra nei miei soliti ascolti ma che so con certezza che, una volta finito il contest, mi avrà arricchito e mi porterà a dedicargli più tempo. Tu hai fatto un’analisi a tutto tondo dell’anno passato, raggiungendo Caparezza sul piano sociale, in cui lui si destreggia a meraviglia, e dandoti con misura ma in maniera molto chiara. Il ritmo incalzante mi ha trasmesso entusiasmo e grinta, ma ciò che ho apprezzato più di tutto è stata l’integrazione delle sue parole nelle tue, creando un corpus unico scorrevole e lineare: è anche da questi piccoli dettagli che si capisce quanto sia forte il legame con il vostro Favourite Singer, anche in ottica finale/vittoria.
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