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MFS 3 - Vincitore a pag.35
Scio16
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31 gennaio, 2021 - 17:37
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Vorrei fare tanti complimenti a @xello e al percorso che stava portando avanti con Laura che mi stava piacendo davvero tanto. Speriamo di ritrovarci in qualche altro contest! heart

Complimenti anche a Edorf che con la prova ballottaggio mi ha molto coinvolto. Davvero bravi tutti e due!!

alessandrino
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31 gennaio, 2021 - 17:38
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amers

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31 gennaio, 2021 - 17:44
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Complimenti Edorf clap2ma anche a xello (grazie per Se ami saiheart)

Intanto non ho potuto rispondere ieri e lo faccio ora. Ringrazio i giudici e tutor per i loro commenti, sempre utili. E in generale sono contenta che i pezzi degli Afterhours stiano piacendo hug 

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Emm
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31 gennaio, 2021 - 19:10
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Onore al Soldato Xello che ha portato una Laura davvero interessante! Hai fatto una bellissima figura!

Alby
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2 febbraio, 2021 - 8:35
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Sono curiosissimo di ascoltare il prossimo Gala excited

Intanto, non avevo ancora avuto l'occasione di salutare Xello, che in questa edizione ha alzato l'asticella e ci ha raccontato una Laura meno conosciuta, sempre con classe, sensibilità e passione. Sono molto contento di questo, seppur breve, cammino e di questa scoperta. 

Complimenti ad Edorf per il passaggio! 

Casadelvino
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2 febbraio, 2021 - 11:03
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Anche io saluto xello, sono veramente contento che tu abbia portato Laura in gioco, penso ti sia comunque fatto valere mostrandoci dei lati interessanti della nostra diva di solarolohugheart

Edre
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2 febbraio, 2021 - 11:27
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Faccio anche io i miei complimenti a xello per il percorso! Al di fuori del risultato in termini di posizioni (che è condizionato dai singoli galà sia per tema affine o non affine, sia per il modo in cui lavorano anche tutti gli altri), ho trovato un cambio notevole di prospettiva rispetto all'edizione precedente. Ci hai presentato la tua Laura convincendoci che fosse la tua, e questo lascia sempre e comunque una buona impressione hug

alessandrino
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2 febbraio, 2021 - 18:47
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Bonsoir ragazzi e ragazze! Stasera si parla d'amore

GIF isola ventura simona - animated GIF on GIFER - by Kar

I nostri utenti si sono messi alla prova con tutte le sfumature che questo sentimento offre nel panorama musicale 

Sfumature-d-Amore.png

Cosa avranno preparato per noi i nostri cari concorrenti? 

Vi ricordo che in questo Gala le sfide sono dirette: ci saranno 4 duelli e ogni duello dovrà essere votato singolarmente: chi avrà la meglio? Lo scopriremo solo ascoltando e leggendo. A tra poco!

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alessandrino
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2 febbraio, 2021 - 18:53
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DUELLO 1

 

Un anno dopo la morte di Dolores O

The Cranberries & @Scio16 - Linger 

If you, if you could return
Don’t let it burn
Don’t let it fade

“Se potessi tornare indietro, non farlo bruciare. Non lasciare che sbiadisca”. Basta cercare online il primo verso di questo incipit per trovare tra i suggerimenti Linger dei The Cranberries, il brano che ho scelto per parlarvi dell’amore secondo me e il mio Favourite Singer. È difficile che io mi leghi tanto ad un brano in circostanze felici. Infatti, come si può già intuire da quei tre versi, quella che Dolores, Noel, Mike e Fergal vogliono raccontarvi tramite la mia storia è una forma d’amore tanto particolare quanto comune: quello bugiardo e unidirezionale.

Linger è un brano speciale per chiunque segua i The Cranberries. Si tratta del loro primo singolo in assoluto, pubblicato nel 1990 in un demo-tape, quando la band si chiamava ancora The Cranberry Saw Us (un gioco di parole con cranberry sauce), insieme a Dreams, quella che io chiamo “la sua gemella eterozigote”. I due brani furono poi inseriti nel mio album preferito No Need To Argue nell’album di esordio della band “Everybody Else Is Doing It, So Why Can’t We?” del 1993, che ebbe un successo inaspettato e portò la band a pubblicare, solo un anno dopo, il loro album di maggiore successo. Stavolta sì, è No Need to Argue.

Facendo due conti, il 1990 era esattamente un anno prima che io nascessi e una Dolores non ancora ventenne cantava con parole semplici, puntuali, taglienti, quello che, circa vent’anni dopo, un Francesco non ancora ventenne avrebbe vissuto e che lo avrebbe profondamente cambiato.

Al liceo andava tutto bene. Avevo ottimi voti, il futuro prometteva bene e avevo appena superato la prova più grande della mia vita: accettare la mia omosessualità e dichiararla alle persone a me vicine. C’erano però molte cose che ancora dovevo scoprire e una di queste era l’amore. Ero tremendamente timido ma d’altra parte non vedevo l’ora di sentire sulla mia pelle l'amore che avevo già teorizzato e interiorizzato con quella importante presa di coscienza sulla mia sessualità. Iniziò l’università. 

I thought nothing could go wrong
But I was wrong, I was wrong

Ero solo, senza amici. Ogni volta che entravo in aula mi mettevo seduto in disparte e seguivo la lezione. Nei momenti di pausa, sigaretta, cuffiette e Cranberries. Avrei voluto mettermi vicino a qualcuno con cui condividere quei momenti così segnanti ma preferivo, timido e orgoglioso, fingere che tutti gli altri non esistessero. O meglio, quasi tutti gli altri. 

Sì, perché c’era quel ragazzo sempre seduto in alto al centro che mi sembrava davvero un tipo simpatico. L’avevo sentito parlare con i suoi amici e avevo captato che avevamo anche interessi e gusti musicali comuni. E poi era bellissimo.

Un giorno, entrando, noto che mi guarda e sorride. Io gli faccio una smorfia imbarazzata di rimando e penso: “Seh, figurati se guarda me, uno con quelle spalle lì!”. All’improvviso, mentre continua a guardare nella mia direzione, vedo che inizia a battere con la mano sul sedile rosso accanto al suo. Intorno a me non c'era nessuno. Wow, assurdo, stava dicendo proprio a me. Così prendo e vado a sedermi accanto a lui.

Da quel giorno iniziamo a parlare, a conoscerci, a vederci anche fuori dal contesto universitario e passare momenti davvero speciali. Lui era ancora più perfetto di quanto sembrasse: bello (l’ho già detto), intelligente, sportivo e avevamo circa un milioncino di cose in comune. Mi rivelò a cuore aperto di essere omosessuale e che lo sapevano in pochi. Presi quella confessione come un buon segno: mi sentivo finalmente scelto, mi sembrava di poter ascoltare i violini dolci che accompagnano quel brano che ascoltavo sempre a lezione. 

Non potevo immaginare che quella specie di angelo antropomorfo mi avrebbe scatenato dentro un inferno.

If you, if you could get by
Trying not to lie
Things wouldn’t be so confused
And I wouldn’t feel so used
But you always really knew
I just want to be with you

Iniziò a giocare. Mi sfiorava le gambe, fingeva di volermi toccare, forse lo voleva davvero, ma poi si fermava e ridacchiava dicendo cose come “ci stavi credendo, eh?”. A lezione con i suoi amici mi prendeva in giro, spesso rimarcando il fatto che fossi brutto, troppo per lui. Io mi fingevo forte e ridevo delle sue battute. In realtà un po’ ridevo di gusto: era uno stronzo ma mi piaceva essere il centro della sua attenzione. Appena arrivavo a casa, lui mi scriveva cose carine e io tornavo a vederlo bello e intelligente, dimenticandomi di tutta la parte sullo “stronzo”. Ero innamorato e pensavo “It’s just *his attitude”.

Per evitare di esplodere di emozioni contrastanti, mi riavvicinai alla scrittura della musica, che tanto era stata terapeutica negli anni del mio coming out. Scrivevo, Dolores cantava e io scrivevo. Non capivo bene cosa dicesse quella bella canzone che conoscevo già da anni, ma la melodia così sognante e profondamente malinconica di quel brano riusciva a rendere le emozioni che provavo così cristalline da permettermi di scriverle nella forma migliore, anche se quei violini assumevano col passare del tempo un timbro sempre più grave. 

Was it just a game to you?
And I’m in so deep
You know I’m such a fool for you
You got me wrapped around your finger
Do you have to let it linger?

Presi coraggio e feci ascoltare qualche brano a lui, che pensò bene di iniziare a prendermi in giro anche per come cantavo. Mi imitava come fossi un “fool”, un meme vivente mentre io iniziavo a ridere con sempre meno gusto.

E scrivevo. Dolores cantava e io scrivevo. Ormai i miei brani erano diventati molto più scuri e tendevano sempre più a coincidere col mood e col testo (a me ancora ignoto, avevo altro a cui pensare e mi lasciavo soltanto cullare) di Linger. Perché mi teneva legato attorno al dito? Perché non mi lasciava andare?

Andò avanti così per tre anni, ne uscii ammaccato ma seppi riprendermi e, sopravvalutandomi, pensai che fosse una buona idea restargli amico, anche dopo essermi dichiarato a chiare lettere e aver ricevuto il più classico dei suoi mezzi pali, quelli con cui mi distanziava, ma non troppo. “Chissà, forse più avanti”, diceva. Ero innamorato e pensavo “It’s just *his attitude”. 

I swore, I swore I would be true
And honey so did you
So why were you holding her hand?
Is that the way we stand?

Nonostante grazie al suo rifiuto con riserva mi avesse quasi ripreso all'amo per l'ennesima volta, poco dopo si fidanzò, con un altro ovviamente. E questo “altro” era pure un mio amico. Iniziai a capire che quello che provavo non era un amore sano e non avrebbe potuto esserlo.

Quella stessa estate decise di venire a trovarmi (senza fidanzato) a San Benedetto del Tronto e, per mancanza di spazio, dormivamo nella stessa stanza. Lo vedeva che stavo faticosamente andando avanti, che stavo finalmente riuscendo a non soffrire più per lui. Quindi l’ultima sera ci provò, nell’unico momento in cui non avrebbe dovuto provarci. E io gli ho ceduto, nell’unico momento in cui non avrei dovuto cedere. Fu l’unica volta che quel “Ma io sono così presa” quasi pianto da Dolores a inizio ritornello non mi sembrò una giustificazione valida al mio comportamento.

Ripartì, ci scambiammo dei messaggi abbastanza freddi e, finalmente, tutto prese a spegnersi dentro di me. 

Ogni tanto ci sentiamo ancora e continuo a volergli bene. Se tutta questa storia non mi avesse indurito così tanto, oggi gli direi che avrei vissuto meglio, quegli anni lì, se fosse stato onesto e si fosse fermato a quel bellissimo germe di amicizia, anziché lasciarmi “prendere fuoco” e poi lentamente scolorire.

If you, if you could return
Don’t let it burn
Don’t let it fade

Fino a quel momento avevo sempre scritto canzoni in inglese. Solo utilizzando un’altra lingua riuscivo a esprimermi a pieno e a lasciare da parte la timidezza e il pudore. In quel periodo, le parole iniziarono a venirmi fuori da sole, in italiano, già perfettamente incastrate con la musica. Una delle canzoni che m'ispirò lui faceva più o meno così: 

Un tuo cenno
Ed il mio orgoglio si fa resa
E la tristezza si colora a festa
E la ragione si risveglia e dico basta e poi

Rimango

A raccontarmi tante storie
Ad ascoltare ogni tuo rumore
A ingoiare quella forza che dovrei gridare

È incredibile quanto questo mio pezzo somigliasse all'idea dietro Linger e quanto Linger avesse tradotto in note, parole ed emozioni, quell’amore bugiardo e unidirezionale già un anno prima che io nascessi; forse perché questo tipo di amore interessa molte più persone di quante io immagini. Però, credo che mi abbia aiutato anche a scoprire una forma d’amore nuova, più matura e importante: l’amore per me stesso.

 

Caparezza – Official Website

Caparezza & @AbiuraDiMe - China Town

Per questo gala vorrei parlare di un tipo d’amore molto sentito da Caparezza, l’amore per la scrittura, un amore che gli ha permesso di compiere un viaggio straordinario, tra alti e bassi, tra partenze difficili e accelerate fortissime, tra sperimentazioni e soste in porti sicuri. E in questo viaggio Michele è cresciuto insieme alla sua metà, la scrittura.
Lei ha dato a lui la possibilità di essere libero, di trovare il suo posto nel mondo e la sua identità. Gli ha permesso di dare "un nuovo volto a questi capelli da Billy Preston", concedendogli una seconda possibilità dopo il periodo Mikimix e consentendogli di avere la sua realizzazione e la sua rivincita.
Dall’altro lato lui l’ha ricambiata trattandola sempre con estrema cura e dedizione, scegliendo sempre nei suoi testi il modo migliore per farla brillare.

La canzone che celebra questo amore è China Town, ed è contenuta nell’album Museica.

Lo stesso Michele la descrive così:

“Potrei definirla come la mia prima ballad. È una canzone d’amore per l’inchiostro e per la scrittura. Se ne sta lì, nero su bianco, come il quadrato di Malevich.”

È una ballad a tutti gli effetti, l’atmosfera è leggiadra e tranquilla già dalle prime note, non c’è quell’eccitazione febbrile tipica delle sue canzoni, il fraseggio non è serrato e le parole vengono scandite con calma.
Ricordo che fu proprio questa insolita sensazione di serenità a colpirmi la prima volta che ascoltai questa canzone. Ne rimasi spiazzata, probabilmente mi avrebbe confuso di meno se mi avesse travolto col il suo solito fiume di parole.
Già ad un secondo ascolto però mi apparve chiaro che non ci sarebbe stato modo migliore di descrivere quelle emozioni, perché quell’amore lì, l’amore per le parole, per la scrittura, non può che dare serenità e pace a chi lo prova.

Rifugiarsi in fiumi di parole scritte nero su bianco, scappare dalla realtà e perdersi nella città della china, per me è sempre stato uno scudo, una difesa, mi ha sempre dato quella sicurezza che mi manca nel mondo reale.

“Ho un foglio bianco Per volare alto lo macchio come l'ala di un albatro”

Le lettere sghembe in stampatello maiuscolo, scarabocchiate dietro il librone delle favole per imparare a scrivere il mio nome, sono ben presto diventati interi diari da riempire. Le pagine sottili che scrocchiano sotto il peso delle righe fitte di pensieri ingenui da bambina.
I racconti inventati, la realtà rimodellata con ironia e situazioni assurde per esorcizzare le ansie e le paure sciocche di un'adolescente. Le ore passate al telefono con quella che era la mia migliore amica del tempo a cercare di concludere quel capitolo e far sì che le due eroine del racconto potessero salvare il mondo da un essere mostruoso mascherato da professoressa di latino.
I pensieri scritti da grande, quelli che a dirli fanno paura ma gettati nero su bianco diventano più leggeri.
Il piacere di potersi staccare dai libri universitari pieni di numeri e formule e ritornare lì in quel luogo "non molto distante", un luogo di parole che mi fanno sentire viva. Un "prodigio che dà voce a chi non parla, a chi balbetta", l'unico modo che ho per potermi esprimere.

Michele lo definisce “amore corrisposto”. Dal canto mio non posso dire di poter fare lo stesso, amo le parole molto più di quanto loro amino me, o almeno è così da quando ho appreso la fine arte dell’autocritica. Io amo scrivere, ma penso di non essere brava a farlo e quello che scrivo non mi piace quasi mai, anzi mi crea disagio.
Rileggermi lo trovo difficile ed estenuante, allora tutte le frasi rimangono lì, gettate alla rinfusa e poi chiuse in un cassetto, e solo "l'inchiostro sa quante frasi nascondono i silenzi."
Quindi penso che la scrittura non ricambi il mio amore perché non le rendo giustizia come fa Michele. Fortunatamente, lui ha sempre tenuto aperti i suoi cassetti e ha sempre cercato tutti i modi per poter mostrare al mondo esterno quello che la sua penna produceva.
E quel silenzio "d'un tratto esplode come un crepitio di mortaretti, come i martelletti dell'Olivetti di Montanelli." perché Michele non può e non vuole tacere.

Già sei anni prima cantava con foga ed energia "io devo scrivere perché sennò sclero, non mi interessa che tu condivida il mio pensiero". Ho sempre interpretato questi versi, affidati ad un brano travolgente e turbolento, come se fossero l'inizio di questo innamoramento con le farfalle nello stomaco e l'eccitazione delle prime volte.
E se questo innamoramento per me è destinato a rimanere nel suo stato embrionale, magico e liberatorio ma conflittuale, per Michele con il tempo questo si è consolidato e si è tramutato nell'amore adulto e consapevole che ritroviamo nei versi di China Town.
Ma mi piace pensare che, nonostante queste differenze, ci sia un momento che accomuna me, lui e tanti altri: il momento in cui questo amore viene celebrato e cantato a squarciagola. Il momento del "prossimo concerto" in cui ognuno dal suo lato del palco e dalla propria prospettiva può godere di quel "film surreale" e di quella magica unione di anime.

alessandrino
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2 febbraio, 2021 - 19:01
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DUELLO 2 

 

Che fine ha fatto Anna Oxa? Eccola oggi a 58 anni [FOTO]

 

Anna Oxa e @sparso - Figlio

I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita. Nascono per mezzo di voi, ma non da voi. Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono. Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee. Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perchè la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni. Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perchè la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri. Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti. L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane. Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.                                                                                             (K.Gibran)

 

Non è un caso che ho scelto di iniziare con questa poesia. Durante il tour teatrale del 2003, Anna introduce la canzone che ho scelto per questo gala, recitando le parole di Gibran

Figlio prendi in mano la tua vita e poi parti per la tua odissea
Certo non sarà tutto di seta / Il futuro che ti porta via
Figlio con i tuoi piedi / Calpesterai cuori e sentieri
Figlio fai il tuo cammino / Niente consigli figlio bambino
Troverai ricchi e potenti / Giganti stupidi che mostreranno i denti
Cervelli acuti che però non hanno pace / Soltanto l'anima e il suo canto avranno voce
Figlio a cosa servono le parole / Nel silenzio c'è più dignità
Perché parlare fa solo rumore / E anestetizza questa civiltà
Figlio filo di grano / Figlio tramonto figlio aeroplano
Figlio fai il tuo destino / Con le tue mani figlio artigiano
Imparerai mille mestieri / E che la vita è il più duro dei lavori
Ma amando figlio scioglierai le sofferenze /
Se capirai che in cambio non va chiesto niente

l tema di questo galà è sfumature d’amore. Ma l’amore si può esprimere in vari modi e forme. Si possono cercare le note ovunque in un amore perso,  in un momento di solitudine o di gioia, o nella quotidianità. Le  mie note vogliono creare  un ponte con il galà della “forza delle parole”. I figli di nessuno diventano persone reali, veri esistono e lo gridano con tutta la loro forza.

I figli di nessuno che “ avrebbero potuto essere mai nati” grazie all’amore diventano uomini in grado di “prendere in mano la propria vita”.

Per descrivere tutto questo  ho scelto un brano di cui  Anna per la prima volta è autrice di tutti i testi dell’album da cui è tratto “Figlio”. Brano dalle atmosfere antiche. Un viaggio quasi a ritroso nel tempo. Affrontando  questo lavoro Anna parla di un’ eterna insoddisfazione nata da un’ infanzia vissuta in bianco e nero che emerge soprattutto dal testo.

In una intervista dichiara “ Voglio raccontare le esperienze di una donna che è stata tante donne diverse e ha trovato la forza per separarsi dal vecchio modello. Voglio far sapere a tutti che cambiare è possibile. Faticoso, ma possibile. La mia esperienza, il mio percorso alla ricerca di me stessa, può essere utile anche agli altri”

Cambiare non solo è possibile ma un dovere. E l’amore per un figlio ti cambia la vita. Cambiano le abitudini,le ore di sonno. Niente è come prima e non possiamo pretendere che lo sia . E  con questo brano torno  indietro nel tempo e  posso  raccontare (in parte) la storia di Sparso, prima figlio e poi padre, raccontare le mie sfumature d’amore.

Natale 1983 – Un ragazzino di 7 anni, si sveglia di notte e si getta nel salone. Ha desiderato ardentemente un solo regalo. E sotto l’albero, meravigliato come solo i bambini sanno essere lo trova. Una chitarra. I primi accordi, la canzone del sole suonata mille volte. E si cresce con la chitarra e con la musica a farci compagnia. Ma c’ è un'altra figura accanto a me. Che suona con me, che m’insegna. Papà!! Quanta musica insieme, quante domenica passate a strimpellare, tra le urla di mamma. Quanti artisti mi hai fatto conoscere……Ma tutte le cose belle prima o poi finiscono.

Ottobre 1989 – Ciao Pa, te ne sei andato. Così improvvisamente, senza dirmi niente, Non è giusto!!! Mi è crollato il mondo addosso, mi è cambiata la vita. Ora non possiamo più condividere insieme tutte le cose che facevamo. Tutti dicono che sarei diventato più forte. Tutte balle! Ora con chi suono….??? Mi manca lo stimolo, la voglia! E quella chitarra….finisce dimenticata e impolverata, in un magazzino di ricordi che forse un giorno tornerò a visitare.

Agosto 1994 – Si diventa maggiorenne. Si Cresce. Si prova a diventare uomo! Il ragazzino di quel Natale non c’è più! Ora è in grado di prendere in mano la propria vita. Sa quello che vuole diventare e niente lo puo’ impedire. E anche se le dita negli anni si sono arrugginite, sanno ancora pizzicare quelle corde. La musica celata e nascosta, ma mai dimenticata torna a farsi protagonista. 

Passano i giorni, gli anni, ora quel ragazzino è dall'altra parte della barricata. Sono io. E le  parole che Anna ha scritto, le vorrei avere scritte io per voi:

Per te Jacopo:

Figlio prendi in mano la tua vita e poi parti per la tua odissea
Certo non sarà tutto di seta / Il futuro che ti porta via
Figlio con i tuoi piedi / Calpesterai cuori e sentieri
Figlio fai il tuo cammino / Niente consigli figlio bambino
Troverai ricchi e potenti / Giganti stupidi che mostreranno i denti
Cervelli acuti che però non hanno pace / Soltanto l'anima e il suo canto avranno voce

 

Jacopo sei  arrivato quando tutte le speranze sembravano perse. Ho scoperto che sarei diventato papà durante il mio primo gioco su RH. La nostra felicità era al settimo cielo. Tu sei  diventato  il centro della nostra attenzioni. Tanto desiderato e tanto atteso. Scusa se ci allarmiamo  per ogni piccolo colpo di tosse, o per un semplice starnuto. Desideriamo  per te  il più dolce domani possibile. So che un giorno  dovrò  lasciarti  andare, Farai  il tuo viaggio nella vita. Non sarai mai solo.  Io sarò sempre li a scrutare l’orizzonte da lontano, magari nascondendomi, ma senza mai perderti  di vista.

 

Per te Stefano

Figlio a cosa servono le parole / Nel silenzio c'è più dignità
Perché parlare fa solo rumore / E anestetizza questa civiltà
Figlio filo di grano / Figlio tramonto figlio aeroplano
Figlio fai il tuo destino / Con le tue mani figlio artigiano
Imparerai mille mestieri / E che la vita è il più duro dei lavori

 

Ti  abbiamo conosciuto nel 2014 durante un campo di lavoro in Romania. Avevi 6 anni. Al nostro primo incontro ti  trovai su un divano sudicio e negli occhi lo sguardo di un animale ferito. Ci dissero che non parlavi. Non so perché, fu un attimo,  ne fummo subito innamorati. Era come se una scintilla fosse scattata. Al ritorno in Italia decidemmo di iniziare le pratiche per la tua adozione. Un calvario. Un tempo lunghissimo. Quasi 3 anni per completare l’iter. Ti ricordi i  primi tempi ?  Silenzi lunghissimi, prendevi il piatto per mangiare e ti  infilavi sotto il tavolo.E’ stato difficile ma abbiamo rispettato i tuoi momenti, i tuoi silenzi. Ti abbiamo aspettato  Oggi sei un ometto frequenti la terza media, giochi  a basket. Vai  d’accordo con Jacopo. Hai mille sogni e progetti. Ti sento la sera nella tua cameretta, hai già cambiato idea mille volte su quello che vorrai diventare . Ma so che riuscirai a realizzare i tuoi desideri. La vita è stata dura, ma tu hai saputo sempre rialzarti.

Marzo 2020

Sparso è cresciuto. Ma il ponte con il passato  non si è mai spezzato. Suonavo con papà e oggi mi piace suonare ogni tanto per i miei figli. Un giorno mi sono messo davanti alla finestra e ho  suonato , mentre uno cantava e il più piccolo batteva il tamburello Non credo ci fosse qualcuno in ascolto, ma non importa. E’ stato un momento di condivisione e di relazione importante.

A tutta questa storia non c’è una conclusione solo le ultime righe di questo canto:

Ma amando figlio scioglierai le sofferenze /
Se capirai che in cambio non va chiesto niente

L’amore ha mille sfumature. Io ho scelto l’amore di un padre verso un figlio. E di un figlio verso il padre. Mille sfumature, ma una cosa accomuna tutti i tipi di amore: ama senza chiedere niente in cambio. Ama perché credi veramente in quello che fai.

 

√ London Grammar: Biografia, Notizie, Discografia e Approfondimenti - Rockol

London Grammar & @Alabama Monroe - Trials

Tutti parlano d’amore, nei film, nei libri, nelle canzoni, in giro per strada. L’amore lo viviamo ogni giorno anche senza rendercene conto. È quel sentimento che ti trova, ti invade, ti spiazza, ti può rendere felice ma allo stesso tempo ti schiaccia, ti delude e ti può far soffrire.
Io faccio parte di quella fetta di persone che fatica a dimostrare il proprio amore e il proprio affetto verso qualcuno, sia esso un fidanzato, un genitore o un amico. Dalla mia bocca un ti voglio bene non esce mai, anche il ti amo in passato l’ho detto raramente. È più semplice amare alla follia il mio cane o avere una forte passione per il proprio lavoro, con le persone sono un ghiacciolo che fa fatica a sciogliersi.
Ecco perchè in questo gala voglio provare ad aprirmi e a descrivere l’amore che provo per chi fa parte della mia vita da quando sono nato: mia sorella. Lo farò con Trials, brano facente parte della versione deluxe del secondo album dei London Grammar.
Trials sembra una sorta di dedica verso sé stessi ma anche verso qualcun altro, in cui si vuole ammettere ed essere consapevoli di avere difficoltà nel provare amore verso chi ti sta accanto.

Quattro anni ci separano. Come tanti fratelli, da bambini eravamo cane e gatto: io ero il bimbo dolce che la riempiva di baci e abbracci e le costruiva giocattoli fatti di bottiglie di plastica e pezzi di stoffa, lei invece ricambiava con tirate di capelli, ceffoni e urla. Crescendo siamo cambiati ma questa caratteristica irruente e riluttante le è rimasta, tant’è che negli anni ci siamo trovati a vivere momenti burrascosi e di allontanamento. Non parlavamo per giorni, ci punzecchiavamo appena ne avevamo la possibilità o pranzavamo ad ore diverse per evitarci. Fortunatamente però nelle vere situazioni di difficoltà siamo stati sempre vicini, dandoci forza e sostegno a vicenda, diventando alleati e creando un legame indissolubile.

Ammetto però che dietro questo bel rapporto si nasconde anche un muro, che fatichiamo a buttar giù, costituito da una chiusura di carattere, dal timore di parlare di questioni delicate o intime, forse dovuti alla paura di sembrare deboli, essere giudicati o semplicemente all’abitudine di non affrontare argomenti di una certa rilevanza. Un mio desiderio sarebbe quello di infrangere questa barriera e di farci luce a vicenda, di mostrarci come siamo senza esitazione, di essere migliori amici oltre che fratelli e non avere scrupoli nel raccontarci, senza a fermarci solo a dei semplici sguardi. Questo farà bene anche al nostro futuro, quando andremo ad abitare in case diverse e non potremo vederci in tutti i minuti della giornata. Ci renderà ancora più felici ed inseparabili.

Behind it all there's ordinary life
And would you want me standing in the same light?
I wasn't wary of trouble when it's under my skin.
They never made me aware of all of those things
And they were your words so don't leave them on their own
You should stand by them, build them a throne
And if you want me, then have me maybe
I will build you the happiest home

Nei momenti di solitudine ho sempre affidamento su di lei. In certi periodi mi rinchiudevo in casa, non avevo nessuno con cui uscire, mi sentivo solo. La mia medicina è sempre stata mia sorella, che tra risate e racconti sciocchi, ha sempre colorato le mie giornate vuote e grigie.

When I'm with you I'm not alone
When I'm with you I'm not alone

Ma il ghiaccio dentro di me non si è mai sciolto del tutto e probabilmente non le sono stato accanto quanto avrei voluto. Ho preferito starle distante invece che confortarla quando era triste e giù di morale. Invece avrei dovuto fare un passo avanti e iniziare a viverla di più.

I still believe I might not be enough
Hey, yeah, hey, trials they make you what you are
Does it goes against the grain?
All of these things I've seen, you're not

Tanta è la speranza di accrescere il nostro rapporto, che non è sempre stato rosa e fiori, ma tra qualche sguardo, un sorriso a distanza e un timido abbraccio è stato fin dall’infanzia molto forte e ricco d’amore.

Non so quando avverrà questo cambiamento, ma nel frattempo…

 …Ti voglio bene!

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alessandrino
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DUELLO 3 

Credit: Getty Images/Gareth Cattermole

Elisa & @semota - Life Goes On

Ci tengo a fare una premessa a questa prova.

Quando ho letto che il Galà sarebbe stato sull’amore e nello specifico, viste le categorie, l’amore di coppia sono andata un attimo in crisi.

Sto lavorando da anni su me stessa per acquisire sicurezza ed accettarmi e non aver trovato l’amore è sempre stato un problema e un limite a questo mio percorso. Sono arrivata finalmente ad un punto in cui riesco ad amare me stessa e a non avere bisogno per forza di qualcuno anche se mi piacerebbe averlo al mio fianco. Resta però per me un punto debole che non mi va di riaprire adesso perché non è ancora il momento giusto quindi ho pensato ad un’amore diverso rispetto a quello tra miei coetanei in cui sarebbe stato più facile immedesimarsi.

Ho scelto una canzone che da subito mi ha colpito per due motivi.

Il primo è che di essa c’è sia la versione in italiano che quella in inglese e i testi sono quasi completamente diversi. Da ignorante avevo sempre pensato che una fosse la traduzione dell’altra invece non è così e questa nasce in lingua inglese.

Il secondo è che è una delle poche canzoni in cui Elisa dà proprio dei riferimenti specifici sulla storia di cui racconta che è quella dei suoi nonni.

La canzone è “Life goes on” contenuta nell’album Pearl Days del 2004, quinto album dell’artista. L’album quando esce ha solo la versione inglese per poi uscire come riedizione dopo 8 mesi con la versione italiana che tutti conoscete come “Una poesia anche per te” che Elisa decise di scrivere dopo la morte del nonno nella lingua che lui avrebbe capito.

Mi ricordo ancora quando ho aperto l’album e nel libretto c’erano tutte le traduzioni dei testi e questa mi prese subito per la semplicità con cui a me trasmetteva amore. L’amore tra la coppia narrata e l’amore con cui una nipote ricorda le cose che le sono state trasmesse. E anche nella melodia trovo la dolcezza di un racconto per qualcuno per cui si prova un affetto sincero e puro e a cui tramite la canzone è come se si donasse una carezza non con mano debole ma delicata e sempre più ferma e sicura.

I nonni materni di Elisa vivevano nel paese di Monfalcone svolgendo le attività della loro vita quotidiana e la nonna lavorava in una piccola gelateria.

 

Working in a little ice cream factory

Breathing the air in your small town

And the sun sets down on you now

Fifteen, twenty or thirty people

Walking on the street

Together and singing songs

And the season changes

There will be new roses

 

Nel 1943 durante la Seconda Guerra Mondiale il nonno di Elisa fu catturato perché qualche vicino aveva fatto la spia e fu portato via in fretta senza neanche il tempo di sapere che la sua fidanzata fosse rimasta incinta. Lui fu portato a Buchenwald, un bosco trasformato in campo di sterminio. Lei rimase in paese e senza mai ricevere sue notizie si convinse che fosse morto.

 

They've bombed the buildings

And they have killed

You are a pregnant twenty-two year old girl

Left in tears

But your heart is full of hope

 

Invece lui tornó dopo un anno e mezzo, pesava meno di quaranta chili, trovando la moglie e la sorpresa di una bambina ad aspettarlo. Elisa ci dice che il nonno non raccontó mai molto di quell’esperienza. Ma sa che si salvó con l’ingegno. Era un tipo sveglio, spiritoso, aveva imparato subito un po’ di tedesco e lo presero in simpatia. Aveva valori semplici e ben piantati a terra.

 

Looking in your eyes

Holding his daughter in his arms

After a year he's back

And the war was over

You were still together

 

Elisa racconta nel suo libro che il nonno passava il tempo in tuta da lavoro, in garage ad aggiustare qualsiasi cosa, ed era positivo. Malgrado quello che gli era successo, sapeva farle notare sempre il bello delle cose, ecco perché il ritornello dice” Life goes on / Here and Beyond that horizon”. Non capiva l’inglese ma gli piaceva tanto la sua voce perché diceva avere radici nel belcanto, tendeva alle grandi melodie e per lui era un ponte con le sue canzoni di gioventù.

La famiglia di Elisa in quel periodo è di impronta matriarcale (madre, sorella, nonna, nipote) perché il padre non c’è. Il nonno è la sua figura di riferimento e un suo caposaldo.

I miei nonni non hanno vissuto la guerra come il nonno di Elisa anche se erano entrambi alpini ma i luoghi, vista la vicinanza tra Veneto e Friuli, non sono molto diversi. Io ho in vita ancora solo mia nonna materna come Elisa ma ho sempre avuto un bellissimo rapporto con tutti loro e anche per questo mi sono rivista molto nell’affetto che traspare dalle sue parole come nipote.

Da piccola ogni estate l’ho passata dai nonni materni, dove ho anche i cugini con cui ho passato la quarantena, che erano contadini e aiutavo mio nonno nel campo ogni tanto.

Ho abitato per quasi tutta la mia vita al piano di sopra dei miei nonni paterni. Mia nonna era una signora un po’ egoista in realtà e un po’ legata ai soldi. Se le chiedevi di prestarti due uova per fare una torta poi dovevi ridargliele il giorno dopo se no te le veniva a chiedere. Ma ci ha sempre voluto bene soprattutto negli ultimi anni in cui aveva ormai una demenza senile e in cui mio nonno non c’era più. Io in quegli anni e l’ultimo anno di vita di mio nonno ho anche dormito in una camera vicino alla loro per sicurezza e non ho preso un appartamento a Verona, anche se studiavo là, per poter tornare a casa la notte e non farla fare a mio padre che il giorno dopo lavorava. Ma l’ho sempre fatto con piacere anche e soprattutto per mio nonno. Lui era l’opposto di mia nonna, era sempre gentile e ci avrebbe dato tutto quello che aveva senza volere nulla in cambio. Mi ricordo come ogni volta comprava le mentine perché sapeva che, ogni mattina prima di andare a scuola, passavo giù a salutarli e ne prendevo alcune.

Non ho mai visto una persona amarne così tanto un’altra. Mio nonno era figlio di un’altra epoca in cui i maschi non cucinavano e i lavori di casa li facevano tutti le donne. Lui invece per mia nonna faceva di tutto, quando lei è stata male e faceva fatica a camminare lui le faceva sempre trovare il pasto pronto ogni volta. Di notte mia nonna si svegliava spesso e chiamava il suo nome e lui si alzava sempre senza mai lamentarsi anche se stava peggio di lei.

Le ha fatto anche l’igiene intima quando ce n’è stato bisogno e davvero non ho visto molti uomini nati negli anni ‘20 farlo, anche mio papà farebbe fatica.

Erano proprio l’esempio dell’amore nelle cose quotidiane.

Mio nonno ha sempre messo il bene di mia nonna davanti a tutto e se ne è andato qualche giorno dopo aver fatto 60 anni di matrimonio. Tra nipoti abbiamo pensato che avesse aspettato per darci l’opportunità di festeggiare un’ultima volta la loro unione.

Non dico di sperare di trovare un amore così ma, anche solo un po’, forse si.

N.B.: I nonni nel video sono i miei e non quelli di Elisa.

 

The Beatles - Londonita

The Beatles & @Iry8 - Something

I cinque brani che ho portato finora (comprendendo anche il galà di presentazione) sono stati composti da quelli che sono considerati i due capostipiti dei Beatles, nonché i più famosi: John e Paul. In questa prova, però, per parlare della mia visione dell’amore vorrei avvalermi dell’aiuto di un terzo componente della band che viene troppo spesso lasciato da parte: George.

 

George era il più giovane dei quattro, e credo che proprio per questo fosse visto un po’ come “fratellino minore” dagli altri, anche per quanto riguarda la produzione musicale. Nei primi anni della strabiliante carriera del gruppo, infatti, rimase relegato in un angolo, forse schiacciato dalla forza creativa di John e Paul tanto da non riuscire a ritagliarsi uno spazio suo e imporre sue idee e sue canzoni, farsi notare. Eppure, George di potenzialità ne aveva, di cose da dire anche, e acquisendo sicurezza in se stesso ha composto alcuni dei pezzi più celebri dei Beatles (e il brano di oggi è uno di questi), pur rimanendo un gradino indietro rispetto ai due amici in quanto a fama.

 

Anni dopo, avrebbe detto di John: “He misread me. He didn’t realize who I was, and this was one of the main faults of John and Paul: they were so busy being John and Paul they failed to realize who else was around at the time” (traduzione: “Mi aveva interpretato male. Non si era reso conto di chi ero io, e questo era uno dei principali difetti di John e Paul: erano così impegnati a essere John e Paul che non riuscivano a rendersi conto chi li circondava all’epoca”)

 

Questa premessa non è stata fatta solo per riportare un aneddoto interessante sui Beatles, ma per raccontarvi tra le righe qualcosa di me: io mi rispecchio molto in George, nelle sue parole sull’essere stato poco capito, nella sua fatica a emergere pur dando il meglio di sé. E questo mi porta, un po’ dolorosamente, un po’ timidamente, a socchiudere le porte e lasciar intravedere la mia relazione con l’amore.

 

Something è una delle colonne portanti della discografia dei Beatles (definita da John stesso la canzone più bella dell’album Abbey Road), e penso sia perché l’idea di amore che esprime è così semplice eppure così efficace e realistica. La composizione non è stata dedicata da George alla moglie in particolare, ma a una figura astratta che ognuno può visualizzare a modo proprio. Non è quindi eccessivamente romantica o sdolcinata, come non sono nemmeno io, ma ha una sua profondità non scontata, e un’attenzione alle piccole cose.

 

C’è sempre quel “something” che cattura l’attenzione verso un’altra persona: può essere something in the way she(/he) moves (traduzione: “qualcosa nel suo modo di muoversi”), o something in the way she(/he) woos me (traduzione: “qualcosa nel suo modo di corteggiarmi”), a volte è qualcosa difficile da ricondurre a un semplice sguardo, o un sorriso, o una parola detta. A volte è un qualcosa che scatta subito, dando una fitta allo stomaco, altre volte invece nasce con il tempo, quando quel qualcosa non è evidente ma deve essere scoperto, scavando un po’.

 

Certo, questo “something” deve in qualche modo essere reciproco: noi lo vediamo in altri, ma abbiamo il desiderio e il bisogno che questi stessi altri lo vedano in noi. In me, quel qualcosa credo che venga raramente percepito, tanto che più e più volte mi sono trovata a dubitare che ci sia veramente. Anzi, l’unico breve, assurdo, tentativo di relazione mi ha lasciata ancora di più con la domanda “c’è qualcosa di sbagliato in me?” serpeggiante nelle crepe tra una riflessione e l’altra. Con l’ansia del guardarmi attorno, confrontarmi con le mie amiche o le mie conoscenze, e chiedermi se io abbia un qualcosa in meno rispetto a loro.

 

Eppure, come George, sono arrivata alla conclusione che sedersi nell’ombra e osservare, notare quei tanti something in coloro che ti passano attorno, ma aspettare serenamente che arrivi la persona giusta, disposta a scoprire il tuo qualcosa, non è per forza la strada peggiore. Perché poi, quando e se arriverà, anche l’attesa avrà avuto quel suo qualcosa.

 

Something è una canzone che percepisco come mutevole a ogni ascolto, come se assecondasse di volta in volta il mio umore (e forse per questo è una di quelle canzoni che ascolterei sempre). Se mi sento giù a pensare che non troverò mai nessuno disposto a scavare con me per trovare quel qualcosa da condividere, mi trovo dopo il crescendo a gridare con George quell’esasperato “You’re asking me, will my love grow, I don’t know, I don’t know” (traduzione: “Mi chiedi se il mio amore crescerà. Non lo so, non lo so”) di fronte alle domande che mi vengono poste da altri e da me stessa, come andando a pizzicare un nervo scoperto. Perché sono ancora “sola”? I don’t know. Perché la mia capacità di dare amore non è stata davvero capita? I. Don’t. Know.

 

Invece, quando i miei pensieri sono più positivi e il futuro mi sembra più roseo, mi faccio cullare dalla dolcezza rilassata delle strofe, e mi ritrovo in quel “I don’t want to leave her now, you know I believe and how” (traduzione: “non voglio lasciarla ora, lo sai che ci credo eccome”).

 

Perché, nonostante tutto, c’è qualcosa che nell’amore mi fa credere eccome.

alessandrino
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DUELLO 4 

 

Non è per sempre

Afterhours & @amers - Pelle

Pelle è una delle canzoni d'amore più intense e struggenti che gli Afterhours abbiano mai scritto, è contenuta in Hai paura del buio? ma in questo gala porto la versione acustica presente nella raccolta live Siam tre piccoli porcellin, e descrive ciò che resta quando una storia finisce ma il sentimento è ancora presente.

È facile sai, averti
se chiudo i miei begli occhietti spenti

Agnelli inizia a cantare sussurrando e mi riporta indietro negli anni, quando avevo il cuore ferito ma non del tutto spezzato. Quella sensazione di ferita, intensa e dolorosa ma con ancora un briciolo di speranza.

La storia sembrava finita, almeno materialmente, ma lei era ancora nella mia mente e io ero certamente nella sua. Senza nessun dubbio. A volte il legame termina non perché si smette di amare ma perché si ha paura dell'amore stesso, si ha paura dei giudizi di chi ci sta accanto, di chi dovrebbe esserci amico e si ha paura di essere se stesse. Lei preferisce vivere una vita di menzogne e ferire nonostante l'amore che prova c'è ancora e ci sarà per parecchio. Perché non c'è un interruttore.

Cerco su di me
la tua pelle che non c'è
Poi ti entro in fondo dentro, lo sai
soltanto per capire chi sei

E quasi senza amor proprio io continuo a cercarla, perché ne ho bisogno e devo farle capire che mi vuole ancora. Dimostrare che io sono la persona che le starà accanto sino alla pensione. Provare a sentire ancora sul mio corpo il suo profumo e i segni che mi ha lasciato. Provare a trasformare il sesso in qualcosa di più intimo e intenso. E per lei ferisco anche chi mi sta accanto cercando di darmi ciò che desidero e voglio. Inutilmente. Quel qualcuno non è lei.

Forse sei un congegno che
si spegne da sé

Ma più mi ostino a volerla, a cercare di farle capire che mi ama ancora, più lei si allontana. Inizio a vedere come sia in realtà, piano piano si spegne e lascia spazio all'amarezza. La consapevolezza di aver idealizzato qualcuno. La consapevolezza di sbagliare insistendo a volerla cambiare.

E puoi maledire
La tua bocca
Se sbagliando mi chiama
Quando lui ti tocca

Ma lei torna. E da amata divento amante, sapendo perfettamente che lui non sarà mai ciò che sono e sono stata io.
Le scuse dei suoi ritorni perché 'Tu sei diversa'. Sono troppo accecata per rendermi conto della cazzata e dell'assurdità di quelle parole. Chi ama non ferisce, non tradisce e non ti sostituisce come le pile del telecomando quando cambia canale con difficoltà. Voglio credere di essere speciale, di essere diversa, di essere la sua eccezione. Non ascolto i consigli di chi mi ama davvero, perché voglio solo lei al mio fianco. E cado, nuovamente. E ancora. E ancora.

Mi convinco che deve spegnarsi. Perché l'amore non rende vivi se sei l'unica a lottare e volerlo.
Forse non si spegnerà mai del tutto, una parte di me l'amerà sempre e in un mondo perfetto mi avrebbe detto Sì, ma arriverà quel momento in cui sarà solo un ricordo amaro e su cui sorridere.
E arriverà la consapevolezza che non sarei mai stata la sua felicità.

E io troverò la mia altrove.

 

The promotional foto of the album Enter - Within Temptation foto (24998877)  - fanpop

Within Temptation & @edorf - Enter

Per poter trovare un brano dei Within Temptation che rappresentasse la mia concezione amorosa, un amore salvifico ma passionale, focoso, travolgente, sono dovuto andare un po' dietro nel tempo e ho deciso di giocare “Enter”, title track del primo album, pubblicato nel 1997, che era originariamente il brano che avrei voluto giocare nella prova di gruppo se avessimo concretizzato l'idea embrionale del corto su una notte di passione tra due protagonisti. “Enter” si contraddistingue da un punto di vista musicale per le marcate influenze gothic-doom metal anni'90, come ad esempio gli inglesi Paradise Lost, accompagnate dal dualismo vocale, cosiddetto “the beauty and the beast”, tra la voce limpida di Sharon e il growl di Robert, chitarrista e suo compagno.

 

Il brano viene introdotto dalla scricchiolio di una porta e Robert che annuncia “Welcome To My Home” per poi partire con un growl che sottolinea l'impetuosità del momento.

L' uomo che era da tanto tempo che non provava determinate sensazioni e si ritrova forte, virile

The gates of time have opened
Now, its chains are broken
An ancient force unleashed again

L'uomo preso dall'eccitazione, dall'innamoramento si dimentica della situazione di disagio dalla quale proviene

As I enter the portal I feel the enchantment
It takes me away, away from here

e successivamente dirà che in quel momento è talmente felice che le stelle sono ai suoi piedi

The stars above are lying at my feet

L'unica strofa cantata da Sharon, due volte, quindi possiamo considerarlo una sorta di ritornello, perchè il brano ha decisamente una struttura atipica, un po' come alla fine sono le storie d'amore, è un' accorata richiesta d'aiuto della donna alla persona amata che lo invita ad avvicinarsi, a conoscerla in profondità e a dargli la forza di portarla via dalla sua prigione di cristallo

Come near me,
Enter my private chambers
I want to feel the warmth on my face,
Light-in darkness, lift me up from here
Give me your wings,
To flee from my ivory tower

Ovviamente versi come “As I enter the portal” e “Enter my private chambers” possono essere interpretati in chiave più fisica e sessuale indicando l'atto della penetrazione.

Il lungo outro strumentale a partire dal min 4,50 rimanda ai movimenti dei corpi dei due amanti travolti dalla passione e i tocchi di batteria dal min 6,38 richiamano gli ultimi colpi dell'amplesso fino ad arrivare all'eiaculazione.

La produzione così raw e grezza sottolinea la parte animalesca, istintiva dell'amplesso.

Questo brano mi ricorda le sensazioni che ho provato l'8 febbraio 2020 al concerto degli Hatari al Circolo Ohibò a Milano. Il 7 gennaio 2020, io e la mia famiglia scoprimmo il tumore al seno di mia zia paterna quindi io venivo già da un mese abbastanza complicato. Poco prima dell'inizio del concerto, conosco M., un ragazzo di 8 anni più giovane di me, e incominciamo a scambiarci qualche battutina a sfondo sessuale. Verso la fine del concerto, io mi ritrovo davanti a lui, ed io sapendo che era il suo primo concerto ed è più basso di me di una quindicina di cm, lo prendo sui fianchi e lo faccio passare avanti, nel frattempo lui inizia a palparmi il lato b, l'interno cosce, mentre io, sempre con le mani sui suoi fianchi, inizio a baciargli il lato destro del collo fino ad arrivare all'orecchio. In quel preciso momento, eravamo talmente inebriati dal nostro reciproco piacere che ci eravamo dimenticati di stare assistendo ad un concerto, circondati da altre persone.

Ora con M., ogni tanto ci messaggiamo, ma io ho fatto la mia vita e lui la sua, però quanto vorrei avere un amore, come quello di Sharorn e Robert, che dura da oltre 25 anni, con relativi alti e bassi.

alessandrino
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2 febbraio, 2021 - 19:22
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Il voto è aperto fino alle 19:00 di giovedì 04/02. 

Come si vota?

Ogni membro del pubblico dovrà eleggere il proprio vincitore per ogni duello. Ogni vittoria varrà 1 punto per quel concorrente.

@Mavro @KassaD1 @xello @Oblivion. @Alpha @CrYs @Targaryen @kairos 

 

I giudici avranno per ogni duello 3 punti, da suddividere in una fra le seguenti modalità:

2-1 

3-0

@Alby @Edre @Casadelvino 

 

I tutor dovranno comporre una classifica di tutti i concorrenti che non hanno seguito in questo turno.

@Krishoes @Emm @NotturnoManto @mrnace 

 

Ricordo che voti del pubblico e giudici verranno sommati e decreteranno i vincitori di ogni duello. Le classifiche dei prof serviranno a salvare uno dei concorrenti a rischio, L'altro verrà salvato dai compagni. 

Krishoes
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2 febbraio, 2021 - 20:08
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Ho letto due volte i vostri elaborati. Voglio già farvi i complimenti perché avete tirato fuori un galà con i fiocchi. Probabilmente il più bello della storia di My Favorite Singer. Magnifico.

In più parti ho avuto magone e occhi gonfi, in alcune le lacrime sgorgavano sole, irrefrenabili. Alcuni di voi hanno superato resistenze e dubbi. Ci avete permesso di entrare nella vostra vulnerabilità, donandoci un regalo bellissimo.

Non pensavo di emozionarmi così tanto. Con le vostre sfumature mi sta passando davanti la vita: il rapporto con mio padre e mio fratello, quello con me stesso, le relazioni passate, le passioni carnali, l'amore che aspetto, quello vero, e tanto tanto altro.

Sono orgoglioso di tutti voi e felice di far parte di questo meraviglioso gioco.

alessandrino
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2 febbraio, 2021 - 22:39
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Ma come faccio a commentare queste prove?plsnot

sparso
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2 febbraio, 2021 - 22:51
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Anna manca sempre dalle playlist kisskisskiss

Edre
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2 febbraio, 2021 - 22:51
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Sto qua a fare il giudice da tre anni, questo è il miglior galà nella storia del contest. Non ho modo, davvero, di fare alcuna critica, perché siete stati eccezionali.

Cercherò di votare (e capire come votare) in seguito, perché è difficile capire cosa premiare di fronte a tutti questi lavori, quindi perdonatemi se non darò al solito delle indicazioni che “svelino” la mia classifica, ma questa volta sento di dover commentare a caldo.

E raga, perdonatemi se in alcuni casi mi aprirò anche io, ma credo che di fronte ad alcune storie, raccontate così, sia necessario offrire una spalla più che un giudizio. Siamo in un contest musicale, dobbiamo giudicare, tutto bello e tutto a posto, però in questo galà non sento sia la cosa giusta da fare.

 

Cranberries vs. Caparezza

Avete svolto due lavori eccellenti. In questa sfida ho ritrovato due declinazioni di amore che, paradossalmente, sono risultate complementari. Da un lato, l’amore poco sano che può arrivare davvero a spezzare una persona, dall’altro l’amore per un qualcosa che sia in grado di ricomporla. Mi è sembrato quasi poetico leggere di Scio che mette in musica, scrivendo, le emozioni che provava durante quel periodo e successivamente leggere l’interpretazione di Abiura che, per certi versi, è come se risolvesse la questione e chiudesse il cerchio, parlando esattamente di come la scrittura musicale e creativa in generale possa far nascere in sé una nuova forma di amore. Volevo sottolineare questa sorta di “risonanza” tra i lavori perché è la cosa che più mi resterà di questa sfida, al di fuori delle vostre interpretazioni, una casualità che costruisce una storia.

Nella canzone dei Cranberries ho ritrovato la contrapposizione di cui si parla nella descrizione. Si tratta di un brano che ha una certa leggerezza nei suoni, ma una forte consapevolezza nel testo, che risulta efficace nell’immedesimarsi in una relazione che ha un certo grado di tossicità. Capita, purtroppo capita. Si intraprendono delle storie pur sapendo in origine che non siano sane, quella voce nella testa c’è, ma a volte non si ha la forza di guardare altrove. La forza di guardare altrove a volte non c’è perché non c’è la fiducia di poter essere qualcosa per qualcun altro. Ora, di fronte alla scorsa prova, ho da credere che questo qualcun altro sia arrivato, e sono veramente contento di sapere che c’è un lieto fine a questa storia. Detto ciò, Linger è una canzone efficace nel descrivere quella sensazione di falsa leggerezza che si vive in questo tipo di relazioni, è una scelta sicuramente riuscita, sa accompagnare bene la storia. Ottimo lavoro.

Parlando di Caparezza, appena ho saputo del galà, non ho potuto fare a meno che pensare alla tua sfortuna nel beccare back to back due temi difficili per l’artista. Mentre la scorsa volta avevo notato una certa necessità di costruire una storia convincente attorno alla canzone per adeguarsi al tema, qua la connessione è perfetta. E sono sinceramente stupito perché non credevo che Caparezza avesse nell’arsenale una canzone così centrata. Perché sì, ad una descrizione al solito esaustiva e puntuale, è associata una canzone che riflette davvero alla perfezione ciò che si intendeva dalla prima e dal tema stesso del galà, è a tutti gli effetti una dichiarazione di amore verso la propria arte. Nonostante, a primo impatto, ciò possa sembrare meno intenso, non è affatto così: per Caparezza questo amore è la scrittura, per altri può essere un’altra forma d’arte, per altri ancora può essere un qualsiasi tipo di attività in grado di farti esprimere al 100%. Non c’è altra parola per descrivere le proprie passioni se non amore.  Nonostante nel lavoro manchino alcuni aspetti personali presenti in altri, che a primo impatto possono sembrare potenti perché fortemente propri, a me in questo lavoro non è mancato proprio nulla. Perché anche tu, tramite la scrittura, mi hai comunicato amore.

 

Anna Oxa vs. London Grammar

Se dalla prova di prima sono “uscito fuori” abbastanza “gasato” per la qualità delle prove e alcune coincidenze, da questa sono uscito spezzato in due. Ma veramente, non sono una persona che tende a emozionarsi, ma in questo caso è stato impossibile. Siete tra quelli che, nel gioco, hanno avuto più ritrosia nel raccontarsi, ed è una cosa che a livello di atteggiamento condivido, in realtà. Però sì, ora che lo avete fatto… Aiuto. In questa prova dovrò soltanto indicare dei vincitori alle sfide, senza dover stilare una classifica, e in questo caso mi dispiace davvero tantissimo doverlo fare. In entrambi i casi, questa è la vostra prova migliore. E poiché non farò una classifica, lo dico, me ne assumo la responsabilità: sareste stati entrambi molto, molto in alto. A prescindere dal risultato, siate fieri di queste prove, perché in ottica di percorso saranno importantissime.

Per quanto riguarda Anna Oxa, ho già sottolineato a più riprese quanto le scelte musicali in sé siano convincenti e adatte al tema in ogni singolo galà. L’unica cosa a “trattenerla”, in realtà, erano le descrizioni, in cui mancava sempre un qualcosa. Sparso, da questo punto di vista, in questa prova ammetto di aver avuto serissime difficoltà a finire di leggere il testo, ma per una ragione totalmente opposta. Nella sua semplicità, nelle espressioni puramente personali che hai usato, nell’affetto profondo che ci hai messo, mi ha davvero spezzato il cuore in più punti. Non riesco a rileggerla senza staccare lo sguardo dallo schermo per qualche secondo di tanto in tanto, perché dentro c’è la tua vita e tutto l’amore che provi e hai provato nei confronti delle persone a te più importanti. A tratti, ho quasi sentito di avere alcun diritto a leggerla e farne parte, per quanto fosse una storia intensa e personale. E sì, staccavo lo sguardo anche perché non amo piangere. Inutile dire che hai centrato perfettamente il punto.

E proprio nel momento in cui pensavo di essere arrivato allo stremo emotivo, è arrivata la descrizione dei London Grammar. Anche in questo caso, tra tutte le note personali, c’è una profondità e una verità nelle parole che mi ha colpito moltissimo. Complice il brano, complice la voce di Hannah che è quella che è, ne sono uscito distrutto. Come per il tuo sfidante, sono delle esperienze talmente personali da non poter dare a me, un esterno, un appiglio per immedesimarmi, ma sei stato in grado di farmi empatizzare con la tua storia. E ho rivisto tutti i rapporti che i miei amici avevano con i propri fratelli o sorelle: chi aveva rapporti fortissimi, chi era un po’ cane e gatto, chi non si considerava così tanto. Ma c’erano, e, da figlio unico, ho sempre invidiato a voi anche il solo avere la possibilità di vivere un rapporto simile. Conserva questo tipo di amore, perché non è scontato il fatto che lo si possa provare. Ammetterlo a sé stessi è un enorme passo in avanti, mi è sembrato di assistere, più che ad una prova, ad una sorta di presa di coscienza. Anche qua, nel leggere questa storia mi sono sentito quasi di troppo, ma ho come l’impressione che non fosse rivolta tanto a me quanto a te stesso. Anche qui, perfettamente centrato il punto.

 

Elisa vs. Beatles

Nel momento in cui ho terminato ascolto e valutazione del secondo gruppo, dentro di me sentivo di non poter scendere più in basso a livello di equilibrio psico-fisico di fronte alle vostre prove. Well, I was wrong. Due prove solidissime, che confermano il fatto che, se da un lato sono contento di non dover fare una classifica, dall’altro non ho la più pallida idea di come fare a scegliere uno tra di voi. Perché se nella prima sfida ho apprezzato il modo in cui siano stati presentati i brani e nella seconda abbia empatizzato con le prove, qui… Mi sono immedesimato. E non è andata a finire benissimo, ma allo stesso tempo mi consola il fatto di non essere solo a vivere determinate situazioni in cui ci si ritiene totalmente inadeguati a intraprendere una qualsiasi relazione affettiva poiché totalmente inadeguati ad essere plausibilmente considerati come una persona in cui riporre affetto. Ma sto divagando. Scusate.

Innanzitutto, parlando di Elisa, posso dire che il testo della versione inglese è molto più bello e forte di quello della versione italiana? Nel senso, non nego che Una poesia anche per te abbia un testo bellissimo, ma questo, se possibile, è ancora più toccante. Semplicissimo, molto personale, ma dritto al punto. È letteralmente impossibile non empatizzare con ciò che è raccontato, per quanto riguardi la storia di Elisa. Chiaramente, questo accompagnamento è stato ottimo per innestare il discorso sugli amori familiari. È stata anche una scelta saggia: è meglio non aprire alcuni discorsi quando non ci si sente pronti a farlo. D’altra parte, non ce n’era bisogno: l’amore descritto nella prova è comunque estremamente toccante. Anche qua, ho sentito molto della tua personalità e della tua storia tramite questi racconti, perché mostrano un amore e una stima profonda per le persone di cui hai parlato. Mi riconosco anche io nel tuo racconto, ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia circondata da persone che si vogliono tutt’ora veramente bene, e capisco il senso di inadeguatezza che a volte si prova nel pensare che i propri futuri amori non uguaglieranno quelli. Però, di per sé, la fortuna è già aver avuto questi esempi, e sapere cosa sia davvero l’amore. È un insegnamento che resterà per sempre, e alla fine non potrà remarti contro.

Per quanto riguarda il lavoro dei Beatles, in un primo momento temevo si trattasse, ancora una volta, di qualcosa di più “enciclopedico”. E sbagliavo, per fortuna. Non che ci sia qualcosa di male in quello, sia chiaro, in ottica di percorso finale stiamo conoscendo i Beatles in maniera assolutamente impeccabile, ma a volte è mancata un po’ di connessione personale con gli artisti, oltre la loro storia e l’evidente amore che hai nei loro confronti. Non conoscevo questa canzone, e mi ha colpito, soprattutto per il penultimo paragrafo della descrizione: si presta a diverse interpretazioni rispetto ad uno stato d’animo, è vero. La cosa che mi ha colpito di più del lavoro, però – e qui, ovviamente, è per un aspetto puramente personale – è la descrizione che hai dato del modo in cui ti relazioni all’amore, perché è anche il mio. A volte ci si sente quasi inadatti ad essere apprezzati da qualcuno, sentiamo che non ci sia quel “qualcosa” in noi e non vediamo come senza di esso si possa andare avanti. Anche io, ad oggi, sento che quel qualcosa in me non ci sia, e qualora qualcuno si aprisse a me non so se avrei il coraggio di rischiare e chiedere se veda quel qualcosa. Eppure, tutt’attorno la gente si innamora, vive le proprie storie con più leggerezza, ed è difficile, ti capisco in questo. Da giudice devo dirti che hai fatto un buon lavoro, perché il mio ruolo è questo, da persona ti posso dire che non sei sola.

 

Afterhours vs. Within Temptation

Dopo tutte le sfide precedenti, in cui non è finita benissimo da un punto di vista emotivo, devo dire che leggere la vostra mi ha risollevato un po’. Si vede che siete entrambi persone che coniugano la propria emotività con una certa praticità, sia comportamentale che descrittiva. In realtà, ammetto di essere grato a voi per avermi riportato su una strada più “tecnica” con questa sfida. In entrambi i casi ho trovato una scelta di brano molto adatta a ciò che avete descritto. Manca la fortissima carica emotiva e personale che si ritrova in altri brani giocati nelle altre sfide, ma non è un male, è un modo di giocare più “pulito” da un punto di vista formale che apprezzo molto, perché lascia a noi giudici uno spazio maggiore per poter esaminare le prove senza esserne fortemente coinvolti.

Per quanto riguarda Pelle, la scelta di giocare la versione acustica del brano è molto interessante e, a mio parere, vincente. Un brano acustico, solitamente, permette una maggiore immedesimazione quando vi si associano tematiche personali, c’è una sorta di semplicità in essi che ben si associa alle vicende quotidiane. Con questa descrizione, ho potuto notare un altro lato della presentazione dei tuoi Afterhours: rispetto al solito, non c’è una progressione, ma arrivi direttamente a parlare di ciò che volevi. È una scelta giusta in un simile contesto, ed è una scelta che ha del vero, si sente che volessi scrivere determinate cose. Al solito, l’hai fatto molto bene, ad un tratto è come se la tua storia si sia inanellata così efficacemente con il brano da farmi dimenticare che fosse la tua storia. C’è una stretta correlazione tra le due cose, e ciò sicuramente eleva la proposta nel complesso. Ancora una volta, il tuo è un lavoro estremamente pulito, in cui la componente personale e il modo in cui è fortemente sentita emerge senza lasciare spazio a racconti più specifici. Alla fine, non sei entrata nel dettaglio come altri, ma hai consegnato una sorta di supercut di stati d’animo in grado di far empatizzare il lettore in toto allo stesso modo di chi ha raccontato la sua storia in tutti i dettagli, e questo è un talento.

La proposta dei Within Temptation, invece, si discosta da tutte quelle che abbiamo visto fin ora, ma era una proposta necessaria in un galà a tema amore. La passione è indubbiamente una componente fondamentale per molte persone, in amore (consensuale, sia chiaro), ed è necessario che la si normalizzi sempre di più. Lo dico da persona non particolarmente passionale, anzi, pressoché zero. C’è sempre, però, una sorta di costrizione nel raccontare la propria idea di amore quando essa involve nettamente la componente passionale, ed è una cosa non necessaria. Proprio per questo, ho apprezzato molto che ti sia presentato chiarendo subito questo aspetto senza alcuna remora. E apprezzo, ancora una volta, l’onestà nel giocare una canzone che parla esplicitamente di atto sessuale, perché è innegabile che sia un qualcosa di imprescindibile in amore per un’ampia parte della popolazione. Allo stesso tempo, si coglie dal tuo racconto e dalle precisazioni finali sull’amore “d’argento” tra Sharon e Robert come ciò che si cerca, alla fine, sia più che altro l’intimità nel conoscersi a fondo tramite il rapporto sessuale o l’atto sessuale oltre la semplice conoscenza e lo stare insieme, che è un aspetto che, per quanto non mi sia completamente affine, mi è costantemente confermato da persone a me molto vicine. Ed è una cosa che trovo molto interessante e giusta da raccontare, mi fa davvero piacere sia stata presentata.

 

Vabbè, insomma, a ‘sto giro sarà un trauma più del solito, bravi tutti.

semota
Schio (Vicenza)
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Non entro nel merito delle prove ma volevo dire che mi è piaciuto tantissimo il fatto che ci sono davvero un po’ tutte le sfumature d’amore e di nessuna scelta si può pensare essere banale. Cosa per niente scontata non essendoci messi d’accordo.

alessandrino
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sparso ha detto
Anna manca sempre dalle playlist kisskisskiss  

Lo so sparso, purtroppo mancano proprio le canzoni su Spotify piango2

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