Vi chiedo scusa ma stavolta sono stato di un prolisso che fa paura. La verità è che sono molto soddisfatto di praticamente tutte le proposte. Tra l'altro siete anche stati molto bravi perché c'è anche grande eterogeneità nei temi! E laddove qualche brano si sovrappone...ecco, forse lì si determinerà qualche posto in classifica. Per il resto...sarà difficile mettervi in ordine! Paradossalmente, potrebbe fare da ago della bilancia la musica e la sua capacità di coinvolgere.

Correre: Anastasio è un bel "riottoso" per definizione e qui calza a pennello: iniziamo con una bella scarica di energia! Anche il brano inizia molto bene perché sembra descrivere perfettamente (e in musica) quello che è il nichilismo dei giovani: alla nostra generazione è stato detto di sognare ma anche di impegnarci, perché ce l'avremmo fatta. E invece non è così: anche con la laurea in tasca, vai comunque a fare dei lavori che avresti potuto fare anche con la terza media. E questi maledetti "Boomer" che tanto prendiamo in giro, stanno davvero corrompendo il nostro futuro. Per dirla come la direbbero gli PSICOLOGI, "A me piace bere, viaggiare e fumare, a voi piacciono i soldi e fanno molto più male". E la si vede questa rincorsa al dio denaro che, per un ragazzo di vent'anni è assurda e inconcepibile (e il fatto che sia assurda e inconcepibile è assurdo e inconcepibile agli occhi della generazione precedente...).
Poi, però, si perde un po', a mio avviso. Perché da un lato, con titanismo, racconta di come ora ci possa fare del basso, "scalata sociale di gente normale", "giocare agli artisti", "ci vogliamo affermare". Però è lui il primo a cascarci: dice "puoi essere quello che vuoi basta scordarti quello che sei" eppure continua ad "aggiornare una pagina solo a vedere chi mi ama e chi no". E poi perché giudicare, perché definire "idiota" quel ragazzo di cui si parla a un certo punto?
Che dire... Mi sono dilungato un po' troppo sul brano e non sulla scelta in sé. Provo a riprendere le fila tornando a quello che dicevo all'inizio: il concerto si chiama Rioting Twenties e Anastasio ci calza a pennello.

Look at the Earth: non conoscevo né la canzone né l'artista ma la trovo davvero on point. La scuola mi sembra un po' quella di Lorde quindi molto bene perché esprime senz'altro contemporaneità. Il tema, ça va sans dire, è attualissimo. Per citare Sanna Marin, "il surriscaldamento climatico è il Muro di Berlino della nostra generazione". E il monito, la battaglia sono palesi e affatto ermetiche. Bravi!

Welfare: ecco qui ritorna un po' il tema già emerso, tra le righe, nel brano di Anastasio ma con molta più limpidezza e puntualità. "Neanche più il sogno della classe operaia" è un'immagine davvero dura, pesantissima, reale. Sono contento che abbiate scelto questo brano perché dimostra grande attenzione e sensibilità nei confronti delle nuove generazioni e quindi del pubblico target. Se vogliamo, anche quell'imperativo, "Promettimi che non lavorerai mai" è un po' un inno dei NEET, che non sono succubi ma, paradossalmente, detonatori di un possibile crollo della società dei nostri padri. Bravi, again!

Don't Shoot: sono un po' più impreparato su questo tema ma senz'altro non ci si gira attorno, in questo brano. Da un punto di vista meramente musicale, forse mi colpisce meno. È come se la base non fosse potente quanto il messaggio che si sta portando avanti, come se non fosse tanto attuale quanto è questa battaglia, ecco.

Goodbye Malinconia: è un brano del 2011 e purtroppo si sente un po'. Sono stati anni particolari quelli... Gli anni del Popolo Viola, di Se non ora quando, del Governo Berlusconi IV, poi caduto, del governo Monti, della nascita del Movimento 5 Stelle... Nove anni dopo, sinceramente non riesco a farmi coinvolgere molto da questo brano. Forse perché, nel frattempo, alcune immagini che allora erano senz'altro molto forti, ora sono state annientate da chi ne ha fatto bandiera di populismi.

Borders: dire che ho un debole per M.I.A. è un eufemismo. Io spasimo per M.I.A.! Tra l'altro con questo brano partecipai al secondo Earthvision... No, raga, non riesco a non essere di parte. Anche perché non ce n'è bisogno: M.I.A. è IL NOME. Avrebbe potuto essere benissimo l'headliner del concerto e invece uno di voi l'ha scelta, impiegando senz'altro un bel po' di budget. Borders è una bellissima fotografia. Su una base della madonna riesce a mettere in linea una serie di immagini di cui ci siamo riempiti occhi, bocca, stomaco ma che non abbiamo saputo tradurre in azioni concrete. È quindi una canzone non indulgente, che obbliga anche il nostro target a fermarsi un attimo (se ci riesce, no perché con questo ritmo...) e chiedersi...what's up with that? Che ne è stato di quello che avevo promesso di fare? Ce l'ho davvero messa tutta?

parents: eh sì, sembra proprio di finire con i due headliner. Il brano è fortissimo, sia per le immagini sia per la musica. È una canzone forse un po' più "personale" di quelle che abbiamo ascoltato finora. Non tutti si possono riconoscere in queste battaglie o in questo vissuto. Io, ad esempio, ho difficoltà. Insomma, ho dei genitori non giovanissimi ma comunque di larghe vedute. E dopo di loro sono venute generazioni di genitori annichiliti, reazionari, distanti, votati - come si diceva prima - al dio denaro ma senz'altro incapaci di puntare una pistola in faccia a un ragazzo. Ecco, forse mio padre avrebbe potuto cantarla a mio nonno. Ma, insomma, non voglio soffermarmi nuovamente troppo sul testo. Il nome c'è. Il ritmo c'è. La voglia di mettere nel testo - a chiare lettere - la propria ribellione c'è.

Urlo ha detto

p.s. se Anastasio è un riottoso Winnie the pooh è il piu cattivo degli orsi!