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Come stai vivendo questa situazione?
Alex87

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7 agosto, 2013
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1
14 marzo, 2020 - 19:30
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Volevo creare un topic che si distanziasse da quello “Emergenza coronavirus” dove si contano i casi e i decessi, ma anche i decreti e concentrarci in un racconto collettivo di come stiamo tutti vivendo questa situazione SURREALE che ha cambiato le nostre vite e la nostra quotidianità.

Vi va di raccontarci la vostra nuova quotidianità, la vita in quarantena, le misure che state prendendo e, se vi va, le vostre preoccupazioni, speranze? 

Olimpico85
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2
14 marzo, 2020 - 19:39
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Io per fortuna sono molto casalingo già di mio quindi al momento non faccio fatica con la clausura. Certo bisogna occupare la giornata perchè comunque bisogna occupare le ore normalmente dedicate al lavoro. Per questa settimana sarò in ferie forzate (ho tante ferie dello scorso anno da utilizzare) per poi iniziare lo smart working anche se poi in realtà mi tengo in contatto con una collega e mi tengo aggiornato su ciò che accade e mi incazzo per la solita furbizia dei miei colleghi ma quello è un altro discorso.

L'atmosfera è un pò surreale, non si sente passare una macchina, ti affacci al balcone e c'è silenzio assoluto. La "fortuna" è che sia capitato in questo periodo dell'anno perchè in estate ne avrei sofferto molto di più.

http://i64.tinypic.com/20f2hoz.jpg

KassaD1
Utente 2xDIAMANTE

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3
14 marzo, 2020 - 19:51
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Malissimo perché tutto è iniziato dopo la fine della sessione invernale che, per me, rappresenta un periodo di relax e svago più totale.

Passo le giornate a guardare le tv, studiare e stare un po' al pcnopartyil mio unico momento di libertà è l'uscita di 20 minuti con il cane, ma anche qui risento delle restrizioni visto che non mi allontano più di tanto da casa (fortunatamente ho un parco vicino e lo porto a giocare con una pallina).

Io sono molto preoccupato perché avrei dovuto iniziare una tesi sperimentale proprio in questo meso e ho il timore che ora sarò costretto a fare una roba compilativamessperdendo così la possibilità di fare esperienza in laboratorio.

Spero proprio che tutto ciò finisca nel minor tempo possibile, anche se, sentendo i pareri dei miei docenti, dubito seriamente che torneremo in università prima di Giugno.

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Emm
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4
14 marzo, 2020 - 19:53
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Da dove partire..

Ho una tabaccheria/ricevitoria: per lo stato siamo un servizio essenziale per cui non possiamo chiudere se non per ferie (ma essendo limitate, me le sto conservando per quando ci sarà l'inevitabile picco), per il resto dobbiamo essere aperti coi soliti orari. E già questo è inquietante perché per quanto si faccia parte della catena del monopolio, è fastidioso sentirsi ripetere allo sfinimento #iorestoacasa ma non permettermi di decidere se voglio lavorare o meno.

 

Vi giuro poi che è frustrante vedere l'imbecillita della gente che senza protezione viene a giocare al Lotto (non parlo dei giocatori abituali) o a comprare le caramelle tanto per far qualcosa visto che si annoiano a casa, totalmente ignoranti di ogni principio di buon senso.

Le sigarette danno assuefazione, non si puo levarle alla popolazione da un giorno all altro o si scatena la rivoluzione, ma visto che quasi tutti abbiamo un distributore automatico, buonsenso vorrebbe permetterci di lasciare in funzione quello e stop, se lo volessimo.

 

Per concludere, a casa ci restano davvero in pochi, in questi giorni tra gente che "deve distrarsi" e gente che "fa le scorte" ho lavorato più del solito. Guanti, mascherina, ho comprato pure un pannello di plexiglass cone ulteriore protezione alla cassa, però tranquillo non lo sono e non lo sarò mai.

Waves of Music
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5
14 marzo, 2020 - 19:53
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Sinceramente male. Nell'ultima manciata di mesi, dopo periodi non ottimi, avevo finalmente assunto una bella routine, grazie ad un'attività extra universitaria che mi ha dato tantissimo in termini di svago ed amicizie e ad una persona speciale.

Trovarsi chiuso in casa con la prospettiva di restarci - presumibilmente - almeno un altro mese è veramente demoralizzante.

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kiko13
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6
14 marzo, 2020 - 20:10
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Male ma cerco di darmi forza. Male perché sono uno studente fuorisede e in un momento come questo vorrei tanto essere a casa con la mia famiglia, ma cerco di essere forte sia per me che per loro, e cerco di riempire le mie giornate tra studio, palestra in casa e videochiamate con gli amici.

Alby
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7
14 marzo, 2020 - 20:15
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Surreale è la parola giusta! 

Sostanzialmente sono i miei primi mesi lontano da casa e certamente la mia nuova vita a Milano me la immaginavo molto diversa, soprattutto con l'arrivo del bel tempo e con una situazione di alloggio un po' più stabile. 

Quando è cominciato tutto ero appena arrivato in un appartamento qui a Sesto San Giovanni in cui poi sono rimasto una settimana. Erano proprio i giorni in cui si parlava del primo caso a Milano e di un paziente di Sesto, quindi la reazione è stato tipo "eccallà". Avendo appena preso casa avevo programmato di fare la spesa la domenica pomeriggio, ma mi sono trovato in uno scenario di apocalisse imminente che mi ha fatto parecchio impressione. Carrelli pieni e scaffali vuoti, le corsie occupate dalla fila per le casse, pasta e legumi sparsi a terra. Soprattutto gli occhi delle persone con le mascherine che scrutavano tutti i presenti come se fossero potenziali untori. 

Praticamente da quel giorno ho limitato le uscite alla sola spesa, a parte poi la giornata in cui ho dovuto cambiare appartamento e sono arrivato qui dove resterò per almeno un altro mese e mezzo. 

Le giornate sono strane e ripetitive. Se non sono impegnato con la didattica a distanza cerco di distrarmi il più possibile, ma i momenti in cui torni a pensare alla realtà sono inevitabili e se non ci pensi tu c'è sempre qualcuno o qualcosa che ti ci riporta, anche in maniera brusca, come è successo oggi quando mi ha contattato una mia amica che lavora al Sud come medico e che nel suo immediato futuro vedeva un mucchio di autopsie da fare. 

Per tutti questi mesi tutti quelli che ho conosciuto mi hanno etichettato subito come quello che sembrava fosse qui da sempre, che non sarebbe sceso a casa neanche a Natale, ed in effetti era così. Ho deciso di non scendere e, anche se per assurdo si potrà fare, non scenderò nemmeno per Pasqua. Adesso però la mancanza di casa è veramente forte e il pensiero ai miei è continuo. Essere separati in una situazione del genere, senza sapere quando potremo riabbracciarci (e certe volte mi viene da pensare anche che non so nemmeno "se" succederà) è davvero dura. Ho letto tante storie di persone meno fortunate che si sono trovare ad affrontare la cosa in misure ben più serie senza la possibilità di stare vicino e io credo che se dovesse succedere qualcosa impazzirei. Tuttavia, sto cercando di essere ottimista e di ripetermi che seguendo tutte le indicazioni che ci vengono date non succederà sicuramente nulla. 

Per il resto, in questi giorni passo dall'essere euforico allo svalvolare, dal cantare al piangere. Mi è sempre piaciuto avere del tempo da passare da solo ed effettivamente a volte mi piace prendermi un momento per schiarire le idee, anche se poi finisco per confondermele ancora di più. Sto pensando tantissimo al ragazzo di cui sono innamorato, perché in questa situazione così difficile in cui ti trovi a riflettere sulle cose importanti mi sembra decisamente questa una cosa importante e una cosa per cui valga la pena vivere. Nei momenti meno sereni sento sempre più forte la necessità di dichiararmi, poi però la parte razionale mi porta ad essere meno impulsivo. Nel frattempo sto cucinando l'impensabile e sto friggendo con una frequenza che disgusterebbe anche Luisa Cuozzo mess

ouro
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8
14 marzo, 2020 - 20:21
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Mi innervosisce molto la situazione in Italia, in modo diverso ma altrettanto preoccupante la situazione qui a Londra, e in generale la situazione mondiale, il significato di questo evento storico e il timore che non impareremo da esso.

Da lunedi' inizio a lavorare da casa, sono pronto e in genere sono pure molto produttivo. Poi a casa ho tutto per fare esercizio fisico, per svagarmi con TV / PS4 / libri / e quant'altro, e non ho problemi di scorta: pertanto mi sento pronto ad ogni evenienza.

Oltretutto sono una persona molto socievole, a cui piace molto discutere e parlare ma altrettanto indipendente e che si basta perfettamente.

In una situazione estrema prolungata qui, non penso che avro' problemi: sorgeranno solo nella misura in cui il nervosismo e la preoccupazione prenderanno il sopravvento per motivi importanti. Specie perche' ad oggi non potrei raggiungere i miei genitori in Italia.

Alessandra92
milano
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9
14 marzo, 2020 - 20:23
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La scuola dove lavoro ci ha chiesto dal giorno zero di organizzarci per non far sentire troppo la differenza ad alunni e famiglie. Ogni giorno dalle 8.30 alle 13 sono online per rispondere a domande sulle attività e sui compiti e per dare  chiarimenti vari, anche tecnici. Dopo pranzo ovviamente ho da correggere e programmare per i giorni successivi. Quando non ho gli occhi incollati al pc sto al telefono con genitori/amiche/colleghi per aggiornamenti vari oppure chiacchiero con le mie coinquiline. Arrivo a sera che voglio solo ascoltare un po' di musica, stare un po' su RH e crollare dal sonno. Se dovessi usare due aggettivi per descrivermi in questo periodo sono: concentrata e connessa. Ah, vado due volte a settimana al supermercato. 

Fob92

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10
14 marzo, 2020 - 20:25
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Ne parlavo già nell'altro topic... Io sto cercando di vivere questa situazione al meglio o quantomeno di coglierne i lati positivi e farli miei.
Partiamo dal presupposto che sono un privilegiato: ho una casa grande, un grande giardino, vivo in campagna. Non avevo in programma di sposarmi a stretto giro e ho perso i miei nonni mesi o anni prima che scoppiasse tutto ciò. L'azienda ci ha imposto dei giorni di ferie perché ci credevano scarichi ma in realtà finora ho segnato solo poche ore. C'è lavoro da fare anche in questi giorni ma lo si fa da casa e mi piace moltissimo: c'è il mio cane, c'è mio papà che mi porta il caffè mentre sto al PC; quando voglio fare una pausa esco e ci sono gli alberi che cominciano a vestirsi di foglie, i narcisi che sbocciano nel vialetto...
Insomma, voglio approfittarne per rallentare, per ritrovare la mia dimensione, i miei ritmi, i miei spazi, capire chi e cosa realmente conta, nella mia vita. 

Anche perché per un "privilegiato" come me, ci sono milioni di persone che non possono viverla così. Quindi voglio, devo essere positivo anche per loro. Non piangermi addosso, non guardare i lati negativi, non farmi prendere dal panico. Andrà tutto bene, no?

mariomatt

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11
14 marzo, 2020 - 20:42
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Non bene, a partire da una routine che si è interrotta senza preavviso e non si sa quando ritornerà. L'incertezza e il nervosismo tra l'altro mi impedisce anche di viverla come una lunga vacanza. Si potrebbe leggere, dedicarsi a tutti gli hobby che non riusciamo a coltivare durante l'anno, eppure tutto ciò che faccio nel corso della giornata è dormire e aspettare le 18 per leggere i numeri giornalieri, sperando ogni volta che sia quella buona in cui ci dicano che le cose stanno iniziando a migliorare

Ormai da una settimana, la mattina alle 9 in punto esco e inizio a fare il giro delle farmacie del quartiere nella speranza di riuscire finalmente a trovare alcool e mascherine: niente, ogni volta la risposta è che dovranno arrivare ma non si sa quando. Poi la fila per la spesa e naturalmente nell'attesa non si fa altro che parlare di una sola cosa. C'è un clima veramente pesante.

Poi c'è tutto quello che riguarda la situazione lavorativa, totalmente in stallo.

Latinista
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12
14 marzo, 2020 - 20:49
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Io la sto vivendo bene, ma il pensiero è indubbiamente ai miei cari.

Ormai vivo da 7 anni da solo a Milano (prima con coinquilini, da due solo), ma torno almeno ogni 2/3 settimane a Cremona dai miei, per vedere la mia famiglia, il mio nipotino (heart), che abita con i genitori in una terza città, e gli amici di infanzia. La mia città natale è stata una delle più colpite e una delle prime ad avere casi (subito il primo venerdì -quello di Codogno per intenderci-). Dunque ho deciso già dal 20 di febbraio circa di non tornare, per non rischiare di mettere in pericolo loro (ho nonne anziane e genitori giovani, ma entrambi hanno avuto problemi gravi di salute -mio papà pochi mesi fa-), soprattutto perché col treno io sarei dovuto passare dalle zone rosse. Ora è quindi un mese che non li vedo e sicuro ne passerà almeno un altro. Questo mi rattristisce, perché sono molto fisico (e molto legato a loro) e le videochiamate non ti permettono di abbracciare, strattonare e baciare i cari, però li sento spessissimo e li penso continuamente.

Dall'altra parte, questa quarantena forzata mi sta dando anche la possibilità di rilassarmi e prendermi un po' di tempo per me. Non ho ancora ricevuto il pc portatile aziendale (lavoro da fisso), quindi, non avendo la rete e vari programmi, il 99% dei lavori non li posso svolgere. Dunque, sono praticamente in ferie. 
Mi sto dedicando quindi al riposo, alla cucina (un piacere che ho riscoperto negli ultimi due anni, ma non sempre ho sufficiente tempo), al cazzeggio vario. Arrivavo da quasi tre mesi di lavoro pesante (l'ultimo in particolare), tanto che ormai avevo abbandonato anche programmi televisivi che ho sempre amato. Quindi questo riposo forzato non mi sta dispiacendo e non mi sono ancora sufficientemente stufato. Certo, vedo comunque l'ora di uscire all'aperto, incontrare i miei amici davanti ad un mojito e ritornare dalla mia famiglia, vedo l'ora che finisca questo stato di ansia e pensieri verso i miei cari, però pensavo fosse molto più forte da sopportare anche questa sensazione di clausura.

Alex87

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13
14 marzo, 2020 - 20:55
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Anche io mi reputo fortunato nonostante sia in una situazione particolare. Subito prima del lockdown totale (settimana scorsa circa) sono venuto in UK per la solita 3 giorni col mio ragazzo (che vive qua e con cui da anni organizziamo weekend tra Italia e UK per stare assieme). Vedendo che la situazione si metteva velocemente male, ho deciso di non prendere l’aereo del ritorno in Italia e di stare qua fino a nuovo ordine, d’accordo col mio capo che mi rassicurava sulla possibilità di lavorare da qua (nonostante sia senza computer e solo con l’iPad, sempre convinto di rimanere 3 giorni soli). 

Ho pochi vestiti (son partito con uno zainetto minuscolo) e ho lasciato una casa con frigo pieno convinto di tornare, ma mi va bene così. Sono in una bella casa e con la persona che amo. Mi preoccupa essere a migliaia di KM dai miei genitori e dai miei amici, ma cambierebbe poco se fossi a Milano (sarei da solo e in una casa più piccola, oltre che in pieno epicentro pandemia). 

Qua in UK l’emergenza non è ancora scoppiata e tutto va avanti pseudo normale (siamo alla fase dell’assedio ai supermercati, ma la roba si trova), eppure me ne sto comunque il più possibile in casa perché ho la tosse (che non vuol dire niente, ma vabbè). Ovviamente sono preoccupato, ma poteva andarmi decisamente peggio. 

Nico89Rc
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14
14 marzo, 2020 - 21:03
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Sono in ansia "solo" per i miei genitori e mio fratello . Il solo pensiero che uno di loro possa esser contagiato mi fa star male.  Ma anche io non la sto vivendo di certo bene.  Io e mio fratello riusciamo a stare a casa e bene o male anche mia madre..il problema è mio padre che è abituato ad uscire e andare a trovare gli amici in piazza.  Per fortuna sta ridimensionando il tutto ed esce solo per andare a fare spesa e rientra. 

xello
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15
14 marzo, 2020 - 21:22
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Quando è scoppiato tutto sono 'scoppiato' pure io. 

In piena notte (tra l'1 e 2 marzo) ho iniziato a non sentirmi bene. Febbre alta, inizio di congiuntivite agli occhi, dolore alle gambe, bruciore di gola infernale, raffreddore. Col passare delle ore ho iniziato anche a respirare a fatica e sentirmi intasato di muchi. Ho iniziato a preoccuparmi, visto che solo poche ore prima ero stato a contatto con molte persone (tra cui mia sorella incinta di 8 mesi, la mia nipotina di quasi 3 anni, il mio nipotino che aveva appena compiuto 1 anno - ero alla sua festa di compleanno - e un altro bambino di due anni). Ero tentato di andare in ospedale (non c'era ancora il divieto di recarsi in ospedale) non tanto per rassicurare me stesso ma per chi mi circonda. Avevo il TERRORE di aver mischiato qualcosa ai miei nipotini e a mia sorella incinta. Ho sentito prima il medico di base, il quale mi ha sconsigliato di recarmi al pronto soccorso sia perchè non ero stato a contatto con persone dell'allora zona rossa sia perchè non avevo tosse [in realtà, per lavoro, son stato a contatto con persone di Milano a fine gennaio e solo qualche giorno fa mi son ricordato che quelle stesse persone erano tornate anche a metà febbraio]. Mi son recato così dal medico di base (con mascherina e ho atteso fuori, lontano da tutti), il quale ha escluso l'ipotesi coronavirus per l'assenza di tosse e di febbre alta (in realtà non ho mai superato i 38,5 ma ho avuto decimi per dieci giorni abbondanti). E ho iniziato a prendere un sacco di roba (tachipirina, aerosol, spray nasale, echinacea, antistaminico)

Ad oggi mi sento di escludere fosse coronavirus anche se respiro ancora a fatica (o meglio, respiro profondi non riesco a farli. E ieri, dopo aver aiutato i miei a salire la spesa lungo tre rampe di scale, mi è mancato il fiato per i 6-7 minuti successivi). Il medico sostiene sia faringotracheite e mi ha prolungato l'aerosol e mi ha aggiunto un mucolito (quest'ultimo, seppure piano piano, sembra fare il suo dovere). 

Sono passate due settimane da quella notte. Ieri ufficialmente sono finiti i miei 15 giorni di malattia a lavoro. Da lunedì inizio lo smart working fino almeno al 3 aprile (mentre molti miei colleghi sono a casa in cassa integrazione mentre altri lavorano ancora nei rispettivi negozi). Sono contento di questa opportunità di lavorare da casa soprattutto per una ragione: non voglio rivivere l'ansia che ho avuto per 15 giorni di essere la causa (seppur involontaria) di qualcosa di brutto per i miei cari (continuavo a ripetere, in quei giorni, che non me lo sarei MAI perdonato).

Ovviamente non esiste solo il mio orticello e quindi l'ansia per quello che vedo attorno, in Italia e nel mondo, non passa. Mi sembra di essere in un incubo infinito. Ma sono speranzoso e sono sicuro che andrà tutto bene. Deve andare tutto bene.

chanel
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14 marzo, 2020 - 21:23
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La quarantena non mi pesa più di tanto, mi piace stare in casa e tra una chiamata su Skype con gli amici, una serie televisiva, un film e una chiacchierata con mia madre le giornate passano normalmente. Mi sono licenziato a metà Gennaio, quindi anche per il lavoro non ho problemi.

Purtroppo il mio stato d'animo è alterato principalmente dalla paura. Sono germofobico e ipocondriaco, tant'è che le misure adottate per evitare i contagi le metto in pratica da tutta la vita. Evito di dare la mano per salutare, ho sempre con me disinfettanti e salviette ed evito di sedermi sulle panchine o su mezzi di trasporto pubblici. Ho smesso di andare in palestra settimane prima dell'inizio della quarantena obbligatoria e avevo ridotto al minimo le uscite. Adesso sono chiuso in casa e ho molta paura, sento come se il virus potesse arrivare da un momento all'altro.

Mio padre che fino a qualche giorno fa pensava che il virus fosse un'invenzione della sinistra (toofunny2) adesso pare aver capito che la situazione è piuttosto grave. Purtroppo questo non lo ferma dall'uscire tutte le mattine per un paio di ore, con la scusa di andare a comprare il pane si trattiene sempre nella zona dove ci sono i suoi amici con i negozi che non hanno chiuso. Ogni volta che torna a casa ho sempre paura che possa non essere stato abbastanza attento. Cerco di fargli capire che deve uscire solo per necessità, ma si finisce sempre con il litigare e quindi negli ultimi giorni mi sono arreso. 

JoJo
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17
14 marzo, 2020 - 21:31
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Il primo giorno di quarantena pensavo che non avrei mai e poi mai retto una roba del genere. Esco almeno una volta al giorno e praticamente tutte le sere della settimana. La sera per me è quel momento di stacco della giornata, quel momento in cui si fa il punto insieme agli amici e ci si rilassa perché il da fare e fatto e per il resto se ne parla domani. Devo ammettere che la prima sera di quarantena sono sgattaiolato nel portone della mia amica e abbiamo passato la serata lì. Però poi mi sono sentito in colpa: per la mia famiglia ma anche per la comunità. È anche una mancanza di rispetto per gli altri che di certo non si divertono a rimanere rinchiusi in casa. E poi io ho il terrore della polizia, quindi bye mai più.

Ecco, poi i primi due giorni penso di aver chiesto a tutto whatsapp, instagram, e pure qui sul forum se era possibile farsi una passeggiata. "Ma c'è gente in giro?" "Ma quindi posso fare il giro dell'isolato?"  "e al parco?" "e se mi fermano?". The fuck, troppe domande alla fine sono in casa da 3 giorni.

E ogni giorno va meglio. Ora come ora mi sto proprio divertendo. Passo un sacco di tempo con mio fratello e mia sorella, cosa che facciamo solo in vacanza. Cuciniamo insieme (e io vi giuro che l'unica cosa che sapevo fare era cuocere la pasta), giochiamo. Finalmente leggo qualcosa visto che leggere è quell'attività che faccio proprio se è l'unica e sola cosa che posso fare in quel momento. Guardo serie TV cosi finalmente non rimango indietro e non devo commentarle con le persone dopo 3 mesi. La mia palestra mi ha regalato una fantastica App piena di programmi di allenamento, quindi mi spacco più che mai (fra un mese "ue, ma che hai fstto?"). Ho scaricato Tik Tok ed è la svolta, ve lo consiglio perché mi uccide tantissimo. Poi le videochiamate delle 22 sul balcone (instagram è meglio di whatsapp perché le fa fare anche in 6 e SI POSSONO USARE I FILTRI). E poi raga si spendono molti meno soldi (nd tranne se finite a fare shopping online un giorno sì e l'altro pure). Ah, e poi scrivo anche la tesi ma questa è proprio l'ultima cosa che faccio.

Ho lavorato da settembre a febbraio senza mai fermarmi se non per le feste di Natale, ci sono stati giorni in cui sono arrivato a 10 ore di lavoro, uno anche a 12 lavorando in due posti diversi. Fermarsi e avere tempo per PENSARE, pensare a sé stessi e al proprio futuro, godersi le piccole cose, e soprattutto le cazzate senza sentirsi in colpa. Adoro 

edorf
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14 marzo, 2020 - 21:37
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MALISSIMO.

Il Coronavirus è solo la ciliegina sulla torta di due mesi di merxa per la mia famiglia!!!

Ho iniziato con i primi dell'anno con un pò di influenza mentre nella mia zona vi era il panico per il meningococco.

il 7 gennaio scopriamo in modo decisamente brusco il tumore di mia zia al seno.

l'8 febbraio unica giornata bella degli ultimi 2 mesi grazi al concerto degli HATARI all'Ohibò a Milano dove ho conosciuto delle persone stupende che ci sentiamo quotidianamente e ho flirteggiato con una persona conosciuta lì e ciò ha fatto un gran bene al morale e all'autostima. 

il 9 febbraio dopo che l'8 era stata bene, mai cugina  con mia zia è stata tutto il giorno al pronto soccorso perché non si sentiva bene, le hanno fatto una flebo ricostituente  e poi la hanno dimessa. 

La notte tra l'11 e il 12 febbraio viene ricoverata d'urgenza nel reparto oncologico dell'ospedale di Alzano( che è un po' il focolaio della zona bergamasca del coronavirus)

Alle ore 2,20 di notte del 14 febbraio mia zia muore, mia cugina ci avvisa verso le 7 di mattina e poi iniziamo ad avvisare le varie cugine  perché del tumore lo sapevamo solo noi familiari stretti e i suoi vicini di casa, che sono stati degli angeli.

Dal 14 febbraio al 20 febbraio, ho un gran raffreddore seguito da un evidente tosse.

Dal 20 febbraio sera fino al 2 marzo mio padre, che ha avuto un infarto e soffre di asma dalla nascita, ha avuto un po' di febbre (quasi mai oltre i 37,5) accompagnata da una forte tosse secca e mio padre, il 12 e il 13 febbraio era ad accudire sua sorella all'ospedale di Alzano e quindi abbiamo il dubbio che possa avere avuto il Coronavirus.

Dal 21 febbraio sto facendo io le varie commissione: prendere pane fresco dal lunedì al venerdì(per noi e per la vicina), mentre il sabato solo per noi(oggi no dato che la figlia della vicina stava poco bene e non sarebbe uscita), sigarette per i miei(ora sto acquistando la stecca così sono apposto per 5/6 giorni), buttare la spazzatura, farmacia.

Per fortuna, abitando in centro paese, panetteria, tabaccheria e farmacia le ho tutte a 5 minuti a piedi quindi non devo stare troppo tempo fuori casa.

Lunedì farò la spesa settimanale, ma non guidando, vado e faccio la spesa, mi viene a prendere al parcheggio mio padre, lui rimane in auto, gli carico l'auto, lui torna a casa in auto ed io a piedi perché se dovessi farmi a piedi con due confezioni dell'acqua più due sacchetti della spesa sarebbe un po' complicato. Io sto premendo per evitare di prendere 6 giorni su 7 il pane fresco però di ciò ne dovremmo parlare pure con la vicina di casa ultra80enne.

In questi ultimi  due mesi, più che mai, ho avuto la sensazione di essere un badante dei miei  e tutto ciò mi perplime e non mi fa stimolare a pensare di avere una mia vita perché, essendo figlio unico, mi sento in dovere di prendermi cura dei miei come priorità.

Io AMO andare ai concerti dal vivo, solo che ora in poi non so se mio padre potrebbe avere la stessa serenità a sapermi ad andare in mezzo ad una folla ad assistere al concerto oppure a fare le mie promo nei negozi a contatto con gente che non conosco prendendo i mezzi pubblici. Oltre al fatto che deve, o meglio dobbiamo, ancora metabolizzare il lutto che abbiamo vissuto un mese fa giustappunto oggi. 

Edre
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14 marzo, 2020 - 22:21
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Eh, sì. Davvero surreale. Personalmente, sono davvero confuso anche solo su come mi senta al momento rispetto a tutta questa situazione.

Da un lato, quello personale e un po' più "egoista", sono abbastanza tranquillo. Sono sempre stato un animale da casa, non mi dispiace, o quantomeno non mi pesa più di tanto, passare le giornate senza uscire. Sono tra i pochi rimasti in sede vicino alla mia università, alla fine non c'è solo stato l'esodo inter-regionale, ma anche quello all'interno della stessa regione tra alloggi universitari e la propria casa. Vivendo completamente da solo in un monolocale, riesco ad organizzarmi bene: ho ripreso gli allenamenti, sto riprendendo a scrivere un libro su cui lavoro salterellando da almeno tre anni, cucino spesso cose sfiziose e così via. Ho i miei ritmi e le mie abitudini, non consumo molta spesa e per almeno due settimane potrò tranquillamente restare dentro casa senza dover uscire. Dalla prossima settimana partiranno i corsi online e devo ammettere di essere curioso di come si svolgeranno, è una novità che per certi versi mi attira, perché apre possibilità anche per il futuro.

Dal lato familiare, invece, ammetto di essere davvero preoccupato. Mia madre è medico, lavora in un ospedale che è stato individuato dalla regione come secondo "ospedale Covid", quindi uno di quei centri che saranno sfruttati solo per trattare l'epidemia. Il sistema ospedaliero qui al sud non è proprio il massimo, quindi non ho grande fiducia nel fatto che si riusciranno ad avere protezioni sufficienti per evitare il contagio. Nel caso "partisse" l'epidemia vera e propria anche qui, so già che sarà difficile uscirne fuori con la famiglia intatta, non solo per il lavoro di mia madre, ma anche perché nella fortuna di avere ancora tutti e quattro i nonni, sono tutti ultraottantenni con altre patologie e quelli materni vivono insieme ai miei genitori. Anche per questo motivo, per cercare il più possibile di limitare il contagio in famiglia, ho preferito restare qui all'università. Mi reputo una persona abbastanza indipendente, ma non posso negare che in alcuni momenti, alla luce di ciò che potrebbe accadere, mi piacerebbe ritornare. Però so che è la cosa sbagliata da fare.

Ed è qui che, appunto, mi ritrovo ad essere un po' in una situazione emotiva "di mezzo". Oscillo tra l'essere tranquillo per quanto riguarda me e l'ansia più totale per quanto riguarda la mia famiglia, e mi urta il fatto che sia tutto un discorso di attese, che non si possa nella pratica risolvere in maniera forte ma immediata. Per certi versi, sto cercando di prendere la situazione come una lezione di vita per il futuro contro l'impazienza e il dare tante cose per scontato, come la famiglia stessa, ma anche il poter uscire e vedere amici, cosa da cui spesso mi sono tirato indietro per troppa pigrizia.

Alabama Monroe

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Come già detto giorni fa, mia madre è risultata positiva. Ora sta meglio, è praticamente guarita. L'hanno trasferita in un altro ospedale per mancanza di posti letto, ma lei ha un carattere forte quindi non si deprime facilmente.

L'altro giorno, dopo aver fatto il tampone, ci hanno comunicato che anche mio papà è positivo. Al 99% lo abbiamo anche io e mia sorella. Ma stiamo bene. Non abbiamo praticamente sintomi. L'unica cosa è che non ci possiamo avvicinare più di tanto.

Io ho la "fortuna" di essere un tipo casalingo, amo stare in tranquillità in camera mia. Quindi questa situazione non mi pesa poi così tanto. Poi durante la settimana lavoro da casa, quindi non mi annoio.

Per passare il tempo poi ci siamo messi ad ordinare casa, visto che non riusciamo mai a farlo.

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