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Elezioni presidenziali degli Stati Uniti d'America 2020: vince Joe Biden
ge_aldrig_upp
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12 agosto, 2020 - 12:59
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Quattro anni sono passati (anche se non so se ho il coraggio di andarmi a rileggere gli strafalcioni che indubbiamente avrò scritto nel topic del 2016) e ci troviamo nuovamente qui a commentare un nuovo ciclo elettorale che porterà, il 3 novembre prossimo, al climax della 59° elezione presidenziale degli Stati Uniti d'America.

Come tradizione, il voto avrà luogo nel tradizionale Election Day ma comincerà oltre un mese prima con l'invio degli absentee ballots e dei voti per posta per chi non può recarsi alle urne nella giornata decisiva. In questa elezione, che arriva al culmine di un anno fortemente segnato dalla pandemia del coronavirus COVID-19, il voto per posta è quanto mai importante in un'America messa in ginocchio per l'emergenza sanitaria - ma allo stesso tempo potrebbe sconvolgere gli equilibri come mai prima, rendendo il conteggio dei voti lungo, farraginoso e potenzialmente contestabile (soprattutto negli stati che si approcciano a questo metodo per la prima volta, come visto nel caso delle recenti primarie nello stato di New York).

Oltre all'elezione del presidente, verrà rinnovata l'intera composizione della Camera dei Rappresentanti (435 deputati eletti con durata biennale) nonché un terzo del Senato degli Stati Uniti (33 senatori eletti con durata sessennale, in carica fino al 2026, più due elezioni speciali che servono a rimpiazzare un senatore deceduto e un altro ritirato per problemi di salute) nonché i governatori di undici stati, di Puerto Rico e delle Samoa Americane.

Il meccanismo è lo stesso del 2016:

Vengono eletti presidente e vice presidente degli Stati Uniti i candidati che ottengono la maggioranza assoluta dei voti elettorali, pari a 270 su un totale di 538. I 538 elettori sono allocati proporzionalmente per ognuno dei 50 stati più il Distretto di Columbia (Washington D.C.), e si compongono come 435 membri della camera dei rappresentanti + 100 senatori + 3 elettori del Distretto di Columbia. Si aggiudica gli elettori di un certo stato il candidato che ottiene la maggioranza dei voti in quello stesso stato, tranne che per il Maine e per il Nebraska che attribuiscono due elettori al candidato vincitore assoluto nello stato, e un elettore al vincitore in ogni distretto.

La distribuzione dei 538 elettori è basata per questa elezione sui numeri del censimento del 2010 e si compone così:

-55 elettori per la California;
-38 Texas;
-29 Florida, Stato di New York;
-20 Illinois, Pennsylvania;
-18 Ohio;
-16 Georgia, Michigan;
-15 North Carolina;
-14 New Jersey;
-13 Virginia;
-12 Washington;
-11 Arizona, Indiana, Massachusetts, Tennessee;
-10 Maryland, Minnesota, Missouri, Wisconsin;
-9 Alabama, Colorado, South Carolina;
-8 Kentucky, Louisiana;
-7 Connecticut, Oklahoma, Oregon;
-6 Arkansas, Iowa, Kansas, Mississippi, Nevada, Utah;
-5 Nebraska, New Mexico, West Virginia;
-4 Hawaii, Idaho, Maine, New Hampshire, Rhode Island;
-3 Alaska, Delaware, Distretto di Columbia (Washington D.C.), Montana, North Dakota, South Dakota, Vermont, Wyoming.

Se nessun candidato raggiunge i 270 voti per la carica di presidente, questo viene scelto a maggioranza dalle delegazioni di ogni stato all'interno della Camera dei Rappresentanti; se nessun candidato raggiunge i 270 voti per la carica di vice presidente, questo viene scelto a maggioranza dai membri del Senato.

I candidati - come tradizione - sono tanti e innumerevoli, ma noi andiamo a vedere soltanto i cinque tickets che avranno un impatto di qualche tipo su queste elezioni.

Partiamo dal presupposto che gli Stati Uniti sono una nazione dove prevale un sistema bipartitico, basato su due partiti maggiori - il Democratic Party (DNC) e il Republican Party (GOP) che si alternano al governo ormai da oltre 150 anni. É praticamente impossibile penetrare con successo questo equilibrio per i tanti partiti minori, che ottengono finanziamenti statali soltanto se superano il 5% su base nazionale. L'ultimo a riuscirci è stato Ross Perot, miliardario texano recentemente deceduto, che nel 1992 raccolse il 19% e nel 1996 circa l'8% in rappresentanza del Reform Party senza riuscire però a vincere nessuno stato; questa impresa riuscì invece a George Wallace che, a capo di un partito esplicitamente segregazionista, portò a casa il 13,5% e cinque stati del Sud nel 1968 finendo terzo dietro a Nixon e a Hubert Humphrey.

Il Partito Repubblicano presenta l'incumbent (ovvero il candidato in carica) di queste elezioni: si tratta di Donald Trump, 74enne di Queens, New York attualmente basato in Florida, che si ripresenta alla guida di una campagna dichiaratamente populista e basata sul concetto di America First, "prima gli americani", quattro anni dopo aver vinto a sorpresa la contesa elettorale del 2016 pur perdendo di oltre due milioni nel voto popolare. Al suo fianco dovrebbe essere confermato Mike Pence, 61 anni, ex governatore dello stato dell'Indiana, noto per le sue posizioni ultracattoliche, omofobe e antiabortiste.

Il Partito Democratico risponde con Joseph "Joe" Biden, 77 anni, ex senatore delo stato del Delaware ed ex vice presidente durante l'amministrazione di Barack Obama. Biden, che ha sconfitto oltre venticinque candidati in un processo durato oltre un anno, sarà affiancato da Kamala Harris, 55 anni, figlia di una ricercatrice indiana e di un professore di economia giamaicano, senatrice dello stato della California e sua avversaria durante le primarie (in verità ritiratasi per lo scarso sostegno prima del primo voto in Iowa). Se venisse eletta, Harris sarebbe la prima donna e la prima persona di etnia non caucasica a ricoprire la carica di vice presidente degli Stati Uniti.

Il Partito Libertario, che nel 2016 ha ottenuto il risultato migliore di sempre arrivando al 3,29% con Gary Johnson e William Weld, candida quest'anno Joanne "Jo" Jorgensen - 63enne professoressa di psicologia e attivista politica originaria dell'Illinois e già candidata a vice presidente nel 1996 a fianco di Harry Browne. Come vice presidente si propone invece Jeremy "Spike" Cohen, 38 anni, imprenditore e podcaster senza esperienza politica di alcun genere.

Il Partito Verde, che rappresenta per tradizione le mozioni dell'estrema sinistra nel panorama politico americano, scende in campo con Howard "Howie" Hawkins, 67enne attivista e ambientalista dello stato di New York, e Angela Walker, 46enne sindacalista e autista di autobus da Milwaukee, Wisconsin. La loro piattaforma è incentrata sull'implementazione del Green New Deal, del sistema di copertura sanitaria Medicare for All e di una forma di reddito minimo garantito.

Merita infine una menzione il Partito del Compleanno, che rappresenta il discusso soggetto politico a cui fanno capo il 43enne rapper e produttore Kanye West e la sua potenziale vicepresidente, la predicatrice cristiana Michelle Tidball. Di questa campagna, lanciata in pompa magna il 4 luglio scorso dallo stesso West tramite il suo account Twitter, non si può dire granché se non che sembra essere propulsa principalmente da organi collegati al Partito Repubblicano per cercare di erodere il sostegno di Biden all'interno delle comunità afroamericane in alcuni stati chiave. Al momento in cui scrivo West apparirà sulla scheda elettorale in solo 4 stati su 50 (Arkansas, Colorado, Oklahoma, Vermont) a cui potrebbero aggiungersene presto altri 4 (Missouri, Ohio, West Virginia, Wisconsin).

ge_aldrig_upp
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12 agosto, 2020 - 13:08
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Proprio mentre scrivevo il post di cui sopra è stato lanciato il tradizionale modello predittivo di 538.com, che assegna al momento il 71% di una vittoria di Biden/Harris contro il 28% di possibilità per la riconferma di Trump/Pence. Coincidentalmente, è lo stesso identico margine di vantaggio che Hillary Clinton aveva sul Trump il giorno delle elezioni 2016 what

https://projects.fivethirtyeight.com/2020-election-forecast/

Narciso98
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12 agosto, 2020 - 17:39
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Finalmente il topicahh

Allora per quanto riguarda le presidenziali io mi sento proprio tranquillo, è ormai da mesi che non è più una questione di "Chi vince tra Trump e Biden?" ma "Con che margine Biden vincerà a Novembre?", nei sondaggi Trump è messo malissimo (MOLTO peggio di quando sfidava la Clinton) e non ha letteralmente armi a suo favore da sfoderare visto che il suo unico appiglio, l'economia, è andata in vacca per il virus.
Penso che la questione davvero interessante a Novembre sarà vedere se i dem riusciranno a conquistare il Senato ottenendo quindi il controllo di entrambe le camere (difficilissimo che i Repubblicani prendano la Camera) oppure no.

Questione Biden-Harris: Il ticket è buono e validissimo, lui è molto amato e apprezzato sia dai dem che da molti indipendenti e repubblicani. Lei è uno dei volti più carismatici e competenti del partito senza comunque essere eccessivamente di sinistra da poter spaventare gli indipendenti. Detto ciò, nessuno dei due nelle primarie era stato questo granché. Biden è campato di rendita, fosse stato chiunque altro con gli strafalcioni che ha fatto non sarebbe durato 20 minuti. Lei invece ha fatto bene in un dibattito e poi ha preso le legnate in quello dopo. Io avrei scelto la Warren che mi sembrava decisamente la più preparata e carismatica tra i 20 e passa in quelle primarie infinite, ma ho un pò avuto l'impressione che a farla da padrona sia stata la paura e quindi si sia andati sulle scelte scontate (Biden e Bernie, e l'ha spuntata il primo).
La scelta della Harris scontatissima ma obbligata. Ad un uomo bianco di quasi 80 anni era necessario affiancare una donna non bianca più giovane, soprattutto in seguito alle proteste dei BLM dopo la morte di George Floyd. E lei era la più competente. Più che altro ora sono curioso di vedere come si comporterà lei in futuro visto che è praticamente in pole position per diventare la prima donna presidente degli Stati Uniti se Biden dovesse vincere a Novembre, ma deve riuscire a farsi apprezzare anche dal grande pubblico. Vedremo.

On our way to the White House...

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guardian22
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12 agosto, 2020 - 19:13
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Spero che finisca come il wrestling, dove i due si danno le mazzate e alla fine spunta fuori un terzo che legna tutti

ge_aldrig_upp
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29 agosto, 2020 - 19:15
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Aggiornamento del 29/08 (-66 giorni al voto).

Durante le ultime due settimane si sono tenute le convention di entrambi i maggiori partiti, dove i due ticket che si contenderanno la vittoria di queste elezioni - Biden/Harris per i democratici, Trump/Pence per i repubblicani - hanno accettato ufficialmente la nomination della loro base elettorale.

In ottemperanza alle normative di sicurezza contro il COVID-19, entrambi gli eventi si sono svolti da remoto e non - come accade tradizionalmente - alla presenza del pubblico. Fa eccezione il discorso finale di Trump che si è tenuto invece di fronte alla Casa Bianca, alla presenza di circa 1500 sostenitori quasi tutti senza mascherina.

Se volete recuperare qualcosa IMHO le migliori fonti italiane sono Francesco Costa e Simona Siri Gerstein, che tramite i loro account Instagram hanno raccontato le due convention e tracciato il background degli speaker più importanti e dei discorsi che hanno colpito maggiormente. In particolare: Barack Obama, Michelle Obama e Joe Biden (DNC), Ivanka Trump e Donald Trump (RNC).

 

Capitolo sondaggi: al momento in cui scrivo il modello di 538.com assegna a Joe Biden il 69% di possibilità di vittoria, in leggero calo rispetto a due settimane fa. Il mood generale è quello di un principio di rimonta di Trump, vuoi perché una gara "già decisa" non vende giornali né propizia clic (fenomeno che si vede ancora di più in Italia, dove ogni spunto è buono per scrivere op-ed mistificatori su un testa a testa che in pratica non c'è), vuoi perché in questi giorni le news sono state dominate dalle proteste violente a sfondo razziale che hanno colpito la città di Kenosha (Wisconsin) dopo che il 29enne afroamericano Jacob Blake è rimasto paralizzato a seguito di una sparatoria provocata da un agente di polizia. L'idea che Trump ha cercato di vendere durante la convention è che un'eventuale presidenza Biden finirà per gettare nel caos tutte le più grandi città d'America (e soprattutto le loro periferie, dove l'attuale presidente ha perso tantissimo sostegno rispetto al 2016).

La supermedia di 538 al momento vede Biden in vantaggio di quasi nove punti percentuali, un distacco che se confermato a novembre sarebbe il più ampio dalla riconferma di Ronald Reagan nel 1984. Va però detto che nelle ultime due settimane non sono state condotte rilevazioni molto affidabili e che è necessario aspettare un po' per verificare un possibile rimbalzo post-convention nell'uno o nell'altro senso.

ge_aldrig_upp
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19 settembre, 2020 - 13:17
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Nella corsa alla Casa Bianca si inserisce un evento sconvolgente: la scorsa notte è mancata Ruth Bader Ginsburg, 87enne giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti che da lungo tempo soffriva per un tumore al pancreas.

I giudici della Corte Suprema sono nominati a vita dal presidente in carica e confermati dal Senato. Sono in tutto nove e sulla carta si pongono come un organismo apolitico ed apartitico, per quanto ovviamente seguano le loro inclinazioni ideologiche - prima della morte di Ginsburg, siedevano sugli scranni cinque giudici di stampo conservatore (Roberts, Alito, Thomas, Gorsuch e Kavanaugh) e quattro di stampo progressista (Sotomayor, Breyer, Kagan e appunto Ginsburg).

Avendo i repubblicani la maggioranza al Senato (attualmente 53-47) è abbastanza scontato che faranno di tutto per cercare di confermare il sostituto di Ginsburg prima delle prossime elezioni, specialmente alla luce del rischio concreto di perdere il controllo del Senato e della presidenza stessa. Per Trump sarebbe il terzo giudice confermato dal suo insediamento nel gennaio 2017: prima di lui Neil Gorsuch (che sostituì Antonin Scalia, scomparso a inizio 2016 con la maggioranza repubblicana in Senato che impedì ad Obama fra le polemiche di nominarne il successore) e Brett Kavanaugh (che sostituì Anthony Kennedy e subì accuse di molestie sessuali durante il suo processo di confermazione).

La sostituzione di Ginsburg con un giudice ultraconservatore sposterebbe l'equilibrio della Corte sul 6-3 ed avrebbe implicazioni decisive sui diritti civili e sociali, sull'immigrazione, la sanità, l'economia e più o meno qualsiasi aspetto della vita pubblica negli Stati Uniti.

Waves of Music
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19 settembre, 2020 - 13:31
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https://www.instagram.com/p/CFTBg4LnFy5/

piango

C'è qualche possibilità che il suo desiderio venga esaudito e attendano le elezioni di novembre per sostituirla?

ge_aldrig_upp
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19 settembre, 2020 - 13:43
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Waves of Music ha detto

C'è qualche possibilità che il suo desiderio venga esaudito e attendano le elezioni di novembre per sostituirla?  

TL;DR: no.

Anzi personalmente ritengo ancora più probabile che il sostituto venga presentato prima delle elezioni e confermato dopo, per mobilitare al voto la base repubblicana e cercare di salvare la maggioranza al Senato attualmente in bilico.

Il nuovo Senato entra in carica ai primi di gennaio, quindi non è impellente che la votazione sia effettuata prima delle elezioni se sanno di avere almeno 50 voti a disposizione. Va detto che l'attuale maggioranza di 53 potrebbe ridursi di una unità in quanto Martha McSally, senatrice uscente dell'Arizona la cui rielezione è fortemente a rischio, verrebbe sostituita dal suo sfidante democratico a partire da fine novembre in quanto si tratta di un'elezione speciale (McSally è senatrice ad interim, avendo rimpiazzato John McCain dopo la sua morte nel 2018).

Waves of Music
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19 settembre, 2020 - 13:48
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ge_aldrig_upp ha detto

Waves of Music ha detto

C'è qualche possibilità che il suo desiderio venga esaudito e attendano le elezioni di novembre per sostituirla?  

TL;DR: no.

?

ge_aldrig_upp
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19 settembre, 2020 - 13:55
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Waves of Music ha detto

ge_aldrig_upp ha detto

Waves of Music ha detto

C'è qualche possibilità che il suo desiderio venga esaudito e attendano le elezioni di novembre per sostituirla?  

TL;DR: no.

?  

TL;DR = "Too Long, Didn't Read", è come dire che sto facendo in poche parole il riassunto di tutto un discorso troppo lungo e noioso da leggere noparty

Narciso98
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19 settembre, 2020 - 14:26
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ge_aldrig_upp ha detto
Nella corsa alla Casa Bianca si inserisce un evento sconvolgente: la scorsa notte è mancata Ruth Bader Ginsburg, 87enne giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti che da lungo tempo soffriva per un tumore al pancreas.

Ci sono rimasto malissimo quando l'ho letto ieri notte. Lei era veramente un'icona dei i progressisti statunitensi.

Secondo me i Repubblicani devono stare mooolto attenti adesso, specialmente i senatori negli stati in bilico. Potrebbero veramente giocarsi il posto.

Nel frattempo la Murkowski, senatrice repubblicana dell'Alaska, ha già detto che non voterà per confermare un giudice della Corte Suprema se non dopo l'Inauguration Day. E la stessa cosa hanno detto altri senatori come Mitt Romney e Susan Collins. Anche altri senatori repubblicani hanno detto la stessa cosa ma credo siano meno affidabili rispetto agli altri 3 che chi per un motivo o per un altro si possono considerare sufficientemente indipendenti dal partito.

Staremo a vedere.

Waves of Music
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27 settembre, 2020 - 11:03
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Trump non si smentisce e, a poco più di un mese dalle elezioni, spinge per inserire nella Corte Suprema l'ultra cattolica e anti abortista Amy Coney Barret. In questo modo, la Corte andrebbe a pendere definitivamente a destra. Grande mobilitazione dei democratici (e di alcuni Repubblicani ragionevoli) per attendere novembre e lasciare che sia il nuovo presidente eletto (Biden o Trump) a designare il candidato

https://www.repubblica.it/esteri/2020/09/26/news/usa_trump_nomina_barrett_alla_corte_suprema_al_posto_di_bader_ginsberg-268635374/

ge_aldrig_upp
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2 ottobre, 2020 - 9:23
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Ormai ne viene fuori tipo una al giorno (già la cosa della morte di RBG sembra provenire da un'altra vita, e invece son passate solo due settimane) ma l'universo ha deciso di buttare l'ennesima curve ball in questa campagna elettorale: questa mattina, alle 1:18 AM locali, Donald Trump ha annunciato la sua positività al coronavirus unita a quella della moglie Melania. I rumor su un suo eventuale test positivo si erano diffusi a partire dal pomeriggio di ieri, dopo che Hope Hicks, una delle sue collaboratrici, era risultata anch'essa positiva dopo il dibattito tenuto a Cleveland martedì scorso.

Cosa succederà adesso nella campagna di Trump è tutto da vedere. Verosimilmente almeno un dibattito (il prossimo si terrà a Miami presso l'Adrienne Arsht Center for the Performing Arts fra tredici giorni) sarà cancellato, e ovviamente il presidente sarà posto in isolamento e dovrà annullare parecchi eventi del suo tour elettorale (solo nei prossimi quattro giorni aveva in programma quattro comizi, due in Wisconsin e due in Arizona). C'è anche parecchio timore in merito a un'eventuale positività di Joe Biden, dal momento che i due candidati hanno interagito sul palco del dibattito senza la protezione della mascherina.

Waves of Music
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2 ottobre, 2020 - 12:15
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Madò che mess...peraltro uno dei principali punti del dibattito horror dell'altro giorno era stato proprio inerente all'utilizzo delle mascherine toofunny3

ge_aldrig_upp
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6 ottobre, 2020 - 17:07
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Oggi è il 6 ottobre, il che significa che mancano quattro settimane esatte all'Election Day 2020. E ovviamente non c'è giornata migliore per parlare della corsa, parallela a quella dell'elezione del presidente, che si tiene fra Democratici e Repubblicani per il controllo del Senato excited

Assieme alla Camera dei Deputati, il Senato degli Stati Uniti è l'organo legislativo più importante della nazione. A differenza del nostro ordinamento, la sua composizione non segue quella delle elezioni presidenziali: ogni due anni viene eletto un terzo dei 100 senatori (2 per ognuno dei 50 stati), ognuno dei quali resta in carica per l'intera durata del ciclo di 6 anni. É quindi possibile che il presidente si trovi a non avere la maggioranza né al Senato né alla Camera, come accaduto ad esempio ad Obama negli ultimi due anni del suo mandato: questo porrebbe ovviamente enormi limiti al suo spazio di movimento, in quanto in questo caso il presidente potrebbe agire soltanto tramite la ratifica di ordini esecutivi.

In questo momento il Senato si compone di 53 repubblicani e 47 democratici (due dei quali, Angus King per il Maine e Bernie Sanders per il Vermont, sono ufficialmente qualificati come indipendenti anche se votano con i dem). Per ottenere il controllo del Senato, i democratici devono riuscire a ottenere un guadagno netto di tre seggi in caso di vittoria della presidenza (un pareggio di 50-50 sarebbe sciolto dal vicepresidente, in questo caso Kamala Harris). La buona notizia per loro è che si tratta di un ciclo per loro molto favorevole, visto che tanti dei senatori in ballo per la rielezione sono repubblicani eletti in stati blu/viola nell'ultima "ondata rossa" del 2014.

Qui un recap dei 35 seggi in ballo (33 + 2 elezioni suppletive speciali in Georgia ed Arizona). Il rating è quello stabilito da 538.com in data 1 ottobre scorso. I seggi a rischio flip sono segnati con un asterisco del colore corrispondente (* per i democratici * per i repubblicani)

SOLID DEM (15 o più o punti di vantaggio per il candidato democratico)

Delaware: il senatore Chris Coons, che sostituì Joe Biden quando quest'ultimo si candidò come vicepresidente di Obama nel 2008, concorre per la seconda rielezione contro l'attivista conservatrice e supporter della teoria del complotto QAnon Lauren Witzke. Al momento Coons è dato in vantaggio 64% a 33%.

Illinois: il senatore Dick Durbin, vicecapogruppo democratico al Senato, si propone per la quinta volta contro Mark Curran, 57enne ex sceriffo della contea di Lake. Al momento Durbin è dato in vantaggio 61% a 34%.

Massachusetts: dopo una primaria sanguinosa contro Joe Kennedy III (ultimo rampollo della dinastia politica più importante d’America), il senatore Ed Markey cerca un secondo mandato contro Kevin O’Connor, procuratore senza background e senza esperienza politica. Al momento Markey è dato in vantaggio 67% a 29%.

New Hampshire: la senatrice Jeanne Shaheen, rieletta di pochissimo nel 2014, concorre per un terzo mandato contro il procuratore, ex militare dell’esercito e trumpiano di ferro Bryant “Corky” Messner. Al momento Shaheen è data in vantaggio 58% a 40%.

New Jersey: il senatore Cory Booker, che abbiamo già visto presentarsi con la nomea di “nuovo Obama” nelle primarie presidenziali democratiche, cerca la rielezione contro Rik Mehta, imprenditore nel campo del farmaco e professore di legge all’università di Georgetown. Al momento Booker è dato in vantaggio 61% a 36%.

Oregon: il senatore Jeff Merkley, a caccia del terzo mandato come senatore di uno degli stati più caldi e dibattuti in questo 2020, affronta Jo Rae Perkins, complottista legata a QAnon ed ex presidentessa del circolo repubblicano della contea di Linn. Al momento Merkley è dato in vantaggio 60% a 36%.

Rhode Island: il senatore Jack Reed, in corsa per la quinta riconferma a senatore, affronta il consulente d’investimento Allen Waters. Al momento Reed è dato in vantaggio 73% a 27%.

Virginia: il senatore Mark Warner, rieletto con margine minimo nel 2014 dopo una prima vittoria nel 2008, prova a riconfermarsi in uno stato sempre più “blu” contro il professore e veterano dell’esercito Daniel Gade. Al momento Warner è dato in vantaggio 59% a 39%.

LIKELY DEM (tra 5 e 15 punti di vantaggio per il candidato democratico)

Michigan: il senatore Gary Peters, un democratico moderato non particolarmente popolare, cerca un secondo mandato dopo aver vinto per la prima volta nel 2014. I repubblicani schierano un candidato molto forte ovvero John James, uomo d’affari e veterano della guerra in Iraq già sconfitto di pochissimo dall’altra senatrice Debbie Stabenow solo due anni fa. Al momento Peters è dato in vantaggio 52% a 45%.

Minnesota: Tina Smith, senatrice in carica dal 2018 a seguito di uno scandalo a fondo sessuale che costrinse Al Franken alle dimissioni, si presenta per la prima volta alla prova delle urne in un altro stato di cui si è parlato tantissimo a seguito delle rivolte popolari in risposta all’omicidio di George Floyd da parte di un gruppo di poliziotti. Lo sfidante è Jason Lewis, deputato per il 2° distretto del Minnesota fra il 2017 e il 2019. Al momento Smith è data in vantaggio 55% a 42%.

New Mexico: la posizione di senatore è vuota dopo il ritiro del democratico Tom Udall per problemi familiari. Corrono per sostituirlo il democratico Ben Ray Luján, attuale deputato per il 3° distretto congressuale del New Mexico, e il repubblicano Mark Ronchetti, ex capo meteorologo del canale televisivo KRQE. Al momento Luján è dato in vantaggio 55% a 41%.

*Arizona (speciale): dopo aver perso contro Kyrsten Sinema un’elezione sulla carta non così difficile nel 2018, la repubblicana Martha McSally è stata scelta dal governatore repubblicano per sostituire il senatore John McCain da poco scomparso per un tumore. Gli abitanti dell’Arizona non hanno mai accettato questa “imposizione” e sembrano pronti a sostituirla con Mark Kelly, astronauta e pilota dello Space Shuttle ormai in pensione. Al momento Kelly è dato in vantaggio 53% a 47%.

LEAN DEM (tra 1 e 5 punti di vantaggio per il candidato democratico)

*Colorado: il senatore repubblicano Cory Gardner sfruttò l’onda dell’annata favorevole del 2014 per conquistare l’elezione in uno stato sempre più favorevole ai democratici. Cerca adesso la rielezione contro un avversario decisamente ostico, quel John Hickenlooper già governatore del Colorado e candidato presidente alle ultime primarie (pur con risultati decisamente risibili). Pur facendo più fatica del previsto, al momento Hickenlooper è dato in vantaggio 51% a 46%.

*Maine: Susan Collins, senatrice repubblicana moderatissima e pro-choice, cerca la quinta rielezione in Maine (stato decisamente favorevole ai democratici) dopo aver perso tantissimi consensi in seguito al suo supporto alla nomina del giudice antiabortista Brett Kavanaugh alla Corte Suprema. La affronterà Sara Gideon, portavoce e membro della camera dei deputati del Maine, in grado di raccogliere una quantità ingentissima di donazioni. Al momento Gideon è data in vantaggio 51% a 49%.

*North Carolina: il senatore Thom Tillis, eletto per la prima volta nel 2014, cerca la rielezione contro l’ex membro del Senato statale Cal Cunningham. Entrambi stanno vivendo una campagna molto travagliata: il primo ha contratto il COVID-19, il secondo è nell’occhio del ciclone per un caso di infedeltà coniugale (avrebbe tradito la moglie per un membro del suo staff elettorale). Al momento Cunningham è dato in vantaggio 50% a 47%.

TOSS-UP (sostanziale pareggio)

Iowa: la corsa più in bilico di queste elezioni si tiene fra la senatrice repubblicana Joni Ernst, anch’essa eletta per la prima volta nel 2014, e la sfidante democratica ovvero l’agente immobiliare Theresa Greenfield, già candidata deputato nel 3° distretto congressuale due anni fa. Al momento Ernst è data in vantaggio 48.8% a 48.6%.

LEAN GOP (tra 1 e 5 punti di vantaggio per il candidato repubblicano)

*Alabama: l’unico seggio veramente a rischio per i democratici è quello di Doug Jones, eletto in una memorabile elezione speciale nel dicembre del 2017 come senatore di uno degli stati più rossi e trumpiani d’America (sconfisse di un punto percentuale o poco più un candidato accusato da più parti di molestie sessuali e pedofilia). Praticamente impossibile la rielezione che si giocherà contro Tommy Tuberville, popolarissimo ex allenatore di football americano dell’università di Auburn. Al momento Tuberville è dato in vantaggio 53% a 47%.

Georgia: David Perdue, senatore repubblicano eletto a furor di popolo nel 2014, affronta una campagna molto più difficile contro Jon Ossoff – giovane e promettente democratico di cui si parlò tantissimo nel 2017 per la sua sconfitta di misura contro Karen Handel per l’elezione a deputato più costosa di tutti i tempi. Al momento Perdue è dato in vantaggio 51% a 47%. ATTENZIONE: se nessuno dei due candidati superasse il 50%, per le regole dello stato si terrebbe un ballottaggio in data 5 gennaio.

Kansas: dopo quattro mandati l’84enne senatore repubblicano Pat Roberts si è ritirato per dedicarsi alla propria famiglia. Corrono per sostituirlo Roger Marshall, deputato per il 1° distretto congressuale del Kansas, e la fisica e senatrice statale Barbara Bollier. Al momento Marshall è dato in vantaggio 52% a 45%.

Montana: il senatore repubblicano Steve Daines, eletto per la prima volta nell’ondata repubblicana del 2014, affronta un candidato molto forte come il governatore uscente Steve Bullock (brevemente candidato come presidente nelle primarie democratiche 2020). Al momento Daines è dato in vantaggio 52% a 48%.

LIKELY GOP (tra 5 e 15 punti di vantaggio per il candidato repubblicano)

Alaska: una delle corse di cui si sta parlando di meno ma che potrebbe riservare la più grossa sorpresa è quella in Alaska fra Dan Sullivan, senatore repubblicano non popolarissimo a caccia del secondo mandato, e l’indipendente (ma di stampo democratico) Al Gross, pescatore e chirurgo ortopedico. Al momento Sullivan è dato in vantaggio 52% a 43%.

Georgia (speciale): elezione particolare per sostituire il senatore repubblicano uscente Johnny Isakson, ritiratosi a inizio 2020 per problemi di salute. Il format è la cosiddetta “primaria giungla” dove molteplici candidati di entrambi i partiti si affronteranno per entrare nella top2 che si sfiderà al ballottaggio del 5 gennaio prossimo se, come appare abbastanza scontato, nessun candidato supererà il 50% dei voti. I candidati principali sono i seguenti: la senatrice ad interim Kelly Loeffler (trumpiana di ferro e criticata per una quantità di uscite pessime) con il 24%, il reverendo e pastore battista Raphael Warnock con il 21%, il deputato del 9° distretto congressuale della Georgia Doug Collins sempre con il 21%, l’uomo d’affari e attivista Joe Lieberman con il 10% e l’ex senatore statale Ed Tarver con il 5%. Il rischio concreto è che i due repubblicani Loeffler e Collins ottengano i primi due posti, chiudendo i democratici alla possibilità di raggiungere il ballottaggio.

Kentucky: il senatore e capogruppo repubblicano Mitch McConnell, uno dei personaggi più amati ed odiati della politica americana, affronta l’ex pilota di caccia Amy McGrath per ottenere un settimo mandato. Al momento – malgrado una raccolta fondi senza precedenti da parte dell’avversaria – McConnell è dato in vantaggio 56% a 42%.

Mississippi: la senatrice Cindy Hyde-Smith, eletta in un’elezione speciale a fine 2018, dà la proverbiale rivincita allo sfidante democratico Mike Espy, ex segretario di stato per l’agricoltura sconfitto l’ultima volta per sette punti percentuali. Al momento Hyde-Smith è data in vantaggio 56% a 43%.

South Carolina: Lindsey Graham, senatore repubblicano che negli ultimi anni è passato dall’essere uno dei più accesi oppositori di Trump all’interno del partito a sostenerlo più di quanto suggerirebbe l’umana decenza, cerca un quarto mandato in uno scontro che si sta rivelando più difficile del previsto contro Jaime Harrison, presidente del comitato di partito in South Carolina. Harrison è diventato virale pochi giorni fa presentandosi al primo dibattito contro Graham con una barriera protettiva di plexiglass. Al momento Graham è dato in vantaggio 52% a 46%.

Texas: dopo la sconfitta risicatissima di Beto O’Rourke contro Ted Cruz nel 2018, è la veterana dell’esercito MJ Hegar a sfidare il senatore in carica John Cornyn in una delle roccaforti repubblicane per eccellenza. Cornyn, eletto per la prima volta nel 2002, cerca il quarto mandato; se riuscisse a sconfiggerlo, Hegar diventerebbe la prima senatrice democratica in Texas da ben 27 anni, Al momento Cornyn è dato in vantaggio 53% a 44%.

SAFE GOP (15 o più o punti di vantaggio per il candidato repubblicano)

Arkansas: il senatore Tom Cotton, già lanciato nel partito repubblicano come possibile successore di Trump, cerca la rielezione ed il secondo mandato contro il candidato libertario Ricky Harrington Jr. Nessun candidato è proposto dal Partito Democratico, dato che l’unico aspirante si è ritirato dalla corsa dopo aver ottenuto la nomination. Al momento Cotton è dato in vantaggio 82% a 18%.

Idaho: Jim Risch, senatore repubblicano eletto per la prima volta nel 2008, affronta la candidata nativa americana Paulette Jordan (già membro del consiglio tribale di Coeur d’Alene e candidata governatrice nel 2018). Al momento Risch è dato in vantaggio 60% a 34%.

Louisiana: il senatore Bill Cassidy cerca il secondo mandato all’interno di un’elezione che, per le regole particolari di questo stato, segue il format della “primaria giungla” con un ballottaggio fra i due candidati più votati se nessuno riuscisse a superare il 50% dei voti. Cassidy affronterà altri 14 candidati, di cui il più accreditato sembra il democratico Adrian Perkins già sindaco della città di Shreveport.

Nebraska: secondo mandato quasi certo anche per Ben Sasse, senatore repubblicano che affronta l’uomo d’affari ed ex candidato senatore Chris Janicek. Il Partito Democratico sostiene ufficialmente un altro candidato, l’attivista Preston Love Jr., dopo che Janicek è stato accusato di molestie sessuali a un membro della sua campagna ma ha rifiutato di ritirarsi dalla corsa. Al momento Sasse è dato in vantaggio 66% a 30% su Janicek, con la percentuale della campagna write-in di Love Jr. difficile da quantificare.

Oklahoma: il senatore Jim Inhofe si propone per un quinto mandato contro la procuratrice ed ex giornalista TV Abby Broyles. Al momento Inhofe è dato in vantaggio 61% a 36%.

South Dakota: il senatore repubblicano Mike Rounds cerca la rielezione per un secondo mandato contro l’ex deputato statale Dan Ahlers. Al momento Rounds è dato in vantaggio 64% a 36%.

Tennessee: uno degli ultimi repubblicani ostili a Trump (a parole), Lamar Alexander senatore in carica si è ritirato a fine mandato. Punta a sostituirlo il repubblicano Bill Hagerty, già ambasciatore americano in Giappone, mentre per quanto riguarda i democratici si presenterà alle urne come candidata l’ambientalista Marquita Bradshaw. Al momento Hagerty è dato in vantaggio 60% a 34%.

West Virginia: sfida tutta femminile in West Virginia, in campo la senatrice Shelley Moore Capito e l’attivista ambientalista ed ex candidata senatrice Paula Jean Swearengin. Al momento Moore Capito è data in vantaggio 63% a 33%.

Wyoming: nello stato più repubblicano d’America non si presenterà per la rielezione Mike Enzi, senatore in carica ritiratosi dopo quattro mandati. Si affrontano per il seggio vuoto la repubblicana Cynthia Lummis, ex deputata per il distretto congressuale del Wyoming e tesoriere di stato, e il democratico Merav Ben-David, zoologo, fisiologo ed ecologista di origini israeliane. Al momento Lummis è data in vantaggio 71% a 29%.

ge_aldrig_upp
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20 ottobre, 2020 - 14:18
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QUATTORDICI GIORNI all'Election Day plsnot

Hanno già votato quasi 30 milioni di elettori tramite il voto via posta e gli absentee ballots (24 in più rispetto al 2016 nello stesso periodo). Ci si aspetta un'affluenza record da 150 milioni e più - il record ufficiale fu stabilito quattro anni fa e vale 136 669 276 voti espressi.

Attualmente le medie dei sondaggi vedono Biden avanti di 10 punti e mezzo, il vantaggio maggiore di un candidato a questo punto nella corsa dai tempi di Clinton su Bob Dole nel 1996. Se la corsa finisse come si pronostica, Biden porterebbe a casa 335 EV contro i 203 di Trump - aggiungendo agli stati vinti da Hillary Clinton nel 2016 anche Michigan, Wisconsin, Pennsylvania, Arizona, Florida, North Carolina e il secondo distretto congressuale del Nebraska.

Per quanto riguarda il Senato la corsa è più incerta: al seggio perso dai democratici in Alabama dovrebbe contrapporsi un guadagno di 5 (IA-Greenfield, NC-Cunningham, ME-Gideon, AZ-Kelly, CO-Hickenlooper) che porterebbe il nuovo equilibrio a 51-49 in loro favore.

La Camera rimarrà invece con ogni probabilità in mano ai democratici, con una situazione suppergiù analoga a quella attuale (si parla di 238-197, l'ultima volta fu 235-200 senza contare le elezioni suppletive tenutesi da lì in poi)

ge_aldrig_upp
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27 ottobre, 2020 - 11:56
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É cominciata l'ultima settimana e la situazione resta più o meno analoga a quanto scrissi nell'opening post due mesi e mezzo or sono.

Lo scenario previsto dal modello di 538.com vede Joe Biden avanti nel classico "serpentone": oltre agli stati vinti da Hillary Clinton nel 2016, porterebbe a casa anche (nell'ordine) Michigan, Wisconsin, Pennsylvania, 2° distretto congressuale del Nebraska, Arizona, Florida, North Carolina e - ultimo arrivato - il 2° distretto congressuale del Maine, mentre restano nella colonna di Trump altri stati in bilico come Iowa, Georgia, Ohio e Texas. La Pennsylvania è anche lo stato che secondo questa previsione deciderà l'elezione in un senso o nell'altro (ovvero quello che decreterebbe matematicamente il raggiungimento dei 270 EV necessari da parte di un candidato).

Hanno già votato oltre 65 milioni di elettori, con il turnout complessivo che si avvia ad essere il più alto di tutti i tempi (ma già lo scrissi settimana scorsa). Si leggono in questi giorni analisi su analisi relative all'affiliazione partitica - negli stati dove è disponibile - dei voti arrivati finora, ma come già visto anche due anni fa non sono dati su cui valga la pena perdere il sonno: l'unico dato a nostra disposizione è il numero di schede restituite da elettori appartenenti alle liste elettorali dell'uno o dell'altro partito, ma che nominalmente potrebbero aver votato in qualsiasi modo. L'eccezione che conferma la regola è il lavorone fatto in Nevada da Jon Ralston, che preannuncia un vantaggio per Biden maggiore rispetto a Clinton (che vinse lo stato di 2 punti e mezzo) basandosi sui dati disponibili finora.

Per quanto riguarda il Senato i Democratici mantengono un vantaggio nel modello di 538 (73% di possibilità di guadagnare la maggioranza) ma la corsa potrebbe rimanere aperta ben oltre il 3 novembre grazie ai ballottaggi che si terranno in uno o addirittura entrambi i seggi contendibili in Georgia. Alla sconfitta di Doug Jones (D-Alabama), ormai scontata, i democratici contrappongono le probabili vittorie di Hickenlooper (Colorado), Kelly (Arizona), Gideon (Maine), Cunningham (North Carolina) e Greenfield (Iowa). Possibili, oltre ai 2 seggi in Georgia, anche upset in favore di Bullock (Montana), Bollier (Kansas), Harrison (South Carolina), Gross (Alaska).

La Camera dei Deputati resterà verosimilmente in mani democratiche: 96% la possibilità che il controllo della maggioranza resti nelle loro mani, con una situazione analoga a quella di settimana scorsa (239-196 per i democratici la previsione attuale, in questo momento è 233-201-1)

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27 ottobre, 2020 - 21:16
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Io non ho parole per esprimere lo schifo e la vergogna

https://www.ilpost.it/2020/10/27/amy-barrett-corte-suprema-trump/

ge_aldrig_upp
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31 ottobre, 2020 - 22:47
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Tre giorni all'Election Day.

4 anni fa, proprio su queste pagine, scrivevo di un mirabolante recupero dell'ultimo minuto di Trump talpa di cui la storia sembra a posteriori essersi completamente dimenticata. Quest'anno non sta accadendo niente del genere, anzi queste ultime settimane di campagna elettorale sembrano davvero trascinarsi per inerzia (conferma di ACB alla Corte Suprema a parte) e nulla sembra poter scalfire il vantaggio di Biden a livello nazionale, che attualmente ammonta a circa nove punti percentuali.

Il grande punto di domanda resta sui singoli Stati, molti dei quali continuano ad essere in bilico con scostamenti pressoché minimi rispetto alle ultime due settimane. Al momento il tipping-point state resta la Pennsylvania, dove Biden è dato avanti di 5 punti (ma arriveranno altri sondaggi tra domani e lunedì, quello odierno di Muhlenberg vede Biden +5 e la situazione in generale non ispira una fiducia estrema, sarà che io ho un amico nella PA rurale che mi sta a dir poco TRAVIANDO). Dentro i 5 punti a favore di Biden troveremmo Nebraska-02 (+4), Arizona (+3), North Carolina e Florida (+2), Maine-02 (+1) e novità dell'ultimo minuto anche la Georgia (+1). In Ohio e Iowa Trump resta avanti di 1, in Texas di 2. Va da sè che la situazione è decisamente più positiva per Biden di quella di quattro anni fa per Clinton, dato che tutti gli stati menzionati dopo la Pennsylvania non gli sono necessari per arrivare ai fatidici 270.

Al momento in cui scrivo sono già stati espressi oltre ottanta milioni di voti, ovvero il 59% del totale assoluto del 2016. Tra le mille dinamiche complicate di questa elezione, sarà importante ricordare martedì notte che in alcuni stati (Pennsylvania in primis!) vengono contati per primi i voti espressi in giornata: questo potrebbe dare un vantaggio ingannevole a Trump, destinato ad essere cancellato una volta contati gli absentee ballots e i voti via posta.

ge_aldrig_upp
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31 ottobre, 2020 - 22:49
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Ah, dimenticavo che un grande punto di domanda rispetto al 2016 riguarda i guadagni elettorali del presidente in carica con gli elettori latinoamericani sadida

Allego spot esemplificativo che sta facendo il giro della Florida (almeno finché hanno avuto abbastanza soldi per mandarlo in onda in TV lol )

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