monechiapi ha detto
Io anche andrò domani. Dovevamo dividerci @NicksFactor, così ognuno faceva il resoconto di una giornata diversa 

Ogni volta non ce la facciamo ahahaha

Iniziamo parlando dei giudici perchè è l'unica cosa, oltre ai concorrenti obviously, che differisce dall'anno scorso.

Fedez: è sempre il solito. Fa battute, aizza il pubblico, da giudizi molto puntuali e precisi. Quest'anno però son diminuite le sue metafore e le sue battute di spirito, forse dovuto al fatto che non doveva commentare le sue. Nonostante ciò si dimostra sempre uno dei giudici migliori.

Arisa: delusione su tutta la linea. Svogliata, incompetente (come vedremo dopo ha sbagliato troppe scelte), incapace di avere un vero rapporto col pubblico e limitandosi a difendersi dai fischi con un "perchè sì". Inoltre esigentissima e precisa, è stata presa in giro dai colleghi perchè faceva cantare brani extra ai suoi ragazzi come "All'alba vincerò" per giudicarne l'estensione e la tonalità. Nonostante ciò è riuscita lo stesso a fare delle cappellate immani. Sarà un flop assoluto.

Alvaro Soler: dotato di un ottimo italiano alla pari di Mika, è il più cattivo dei quattro. Spesso critico e severo, dimostra una conoscenza musicale molto più radicata di quanto si possa pensare. Prende il suo incarico molto sul serio ma sa anche concedersi alcuni lazzi ogni tanto.

Manuel Agnelli: Competentissimo e dotato di un sarcasmo feroce, ha saputo non solo giudicare i concorrenti (forse con un po' troppa bontà) ma anche tirare fuori alcune battute pungenti e critiche e sgridare il pubblico quando esagerava o quando imperterriti continuavamo a fischiare Arisa. Sarà la vera sorpresa dell'edizione.

Ora passiamo finalmente ai concorrenti. Mi sono segnato tutte le esibizioni e le commenterò con voi. Partiamo col dire che ci son state TROPPE chitarre. Su 26 concorrenti almeno dieci od undici avevano in mano lo strumento a sei corde. Alcuni meritavano, altri sembravan la copia di mille riassunti. L'originalità, ragazzi. Non serve a niente essere l'ennesimo clone di Fragola.

Apre la categoria degli under Lorenzo Arceri, il primo chitarrato dell'edizione. Si esibisce sulle note di Summertime Sadness, a cui riesce a dare una sfumatura particolare. Nulla che mi faccia gridare al miracolo beninteso. E' il primo a cui Arisa cede il posto.

Enrico è un ragazzo di colore, raffinato bluesman, che porta Budapest di George Ezra. Molto particolare, la voce dalle sfumature black impreziosisce la canzone. Ottiene la seconda sedia.

Antonio Celestino porta con la sua chitarra una versione molto intensa di solo3min dei Negramaro. Il primo vero talento della giornata, anche se non mette d'accordo tutti i giudici. La terza sedia è sua.

Rolando arriva vestito da zarro col cappellino e le scarpe tattiche da ragazzo del ghetto. Si esibisce su What Goes Around....comes around. Non male, ma si poteva tranquillamente osare di più e fare veramente rap. Infatti Arisa lo manda a casa e fa finire il suo sogno.

Michele è la prima vera nota dolente. Arriva con la chitarra anche lui e canta una versione ubriachissima di Fix You trascinando potentemente le parole. Per me il risultato è osceno, per Arisa ed i giudici è sufficente per garantirgli la quarta sedia.

Pietro Basso arriva portando con sè l'effige di idolo delle bimbeminkia. Il classico bel ragazzo, vestito bene, che scodella il banalissimo pezzo di Ed Sheeran. Fa il suo compitino e nulla di più e si prende la quinta sedia. Sarà il nemico pubblico numero uno della giornata.

Federico è la carta alternative. Canta un pezzo di Damien Rice, portando una ventata di aria fresca nello studio. Se non fosse per la maledetta chitarra...Arisa ed i giudici apprezzano il suo stile e occupa l'ultima sedia.

Lorenzo Aleandri si esibisce con una versione potente ma non quanto basta di Smells Like Teen Spirit. L'anima rock della squadra di Arisa, forse poteva metterci più energia, ma la sua performance convince la giudice che fa alzare Antonio (e già qua partono i mugugni verso la Pippa.)

Marco Ferreri ha i jeans strappati e canta Writing's On The Wall di Sam Smith rendendola da Dio. Molto interessante e particolare, prende il posto di Enrico. (i mugugni raddoppiano.)

Salvatore è chitarra e cuore e porta una versione lacrimantissima di Mi Sono Innamorato Di Te. La sua esibizione manda tutti in visibilio e fa alzare Federico (meno mugugni ma comunque uffa). Difficile trovare giovani che si approcciano spontaneamente a questo genere, da tenere d'occhio.

Gabriele. Il puro talento. 17 anni. Una chitarra ed un sogno. Canta The Man Who Can't Be Moved e la fa come mai nessuno l'ha fatta, nemmeno gente con molta più esperienza. Standing ovation totale, giudici conquistati, arena entusiasta. Michele si alza e tutti esplodono in un urlo di gioia.

Lorenzo "Lumy" Lumia, giovane rapper che porta Sotto Casa di Max Gazzè aggiungendoci un freestyle orrendo, con rime faticate e con pochissimo flow. Fedez glielo fa esplicitamente notare, dicendogli che se proprio voleva fare rap poteva almeno scriverselo e non presentarsi ai bootcamp con sei barre fatte male. Nonostante ciò Arisa ci vede del potenziale dalle audizioni e solo lei sa perchè. Dopo una decisione sofferta fa alzare Gabriele. L'arena va in fiamme, partono fischi, urli ed insulti. Arisa sarà odiata e criticata da questo momento in poi, per tutto il resto della serata. Lumy si sente fuori luogo e propone la propria eliminazione ma Rosalba insiste e non ci ripensa, nemmeno sentendo i nostri schiamazzi e dopo l'inquadratura del giovane Gabriele piangente.

Diego Conte porta con la chitarra Riptide. Bravo ed un talento interessante ma alla gente brucia ancora per Gabriele. La canzone viene rifatta in maniera piuttosto figa ed il ragazzo prende il posto di Pietro Basso (finalmente!)

L'ultimo è Diego "Pinghigibè" che alle audizioni si era presentato con un inedito in coreano. Canta Crazy di Gnarls Barkley, in maniera forse un po' troppo banale ma comunque personalizzandola a modo suo. Entra nei magnifici sei sostituendo Lorenzo Arceri.

UNDER UOMO: Lorenzo Aleandri, Marco Ferreri, Salvatore, Lorenzo Lumy Lumia, Diego Conte, Pinghigibè