Doveva essere il ritorno della Rai del servizio pubblico il progetto Mission, docu-reality – originariamente strutturato in 2 puntate da mandare in onda a Dicembre – nel quale dei vip, da tempo impegnati in missioni umanitarie, avrebbero mostrato ai telespettatori italiani le condizioni disagiate in cui versano alcuni campi di rifugiati appartenenti al cosiddetto “Terzo mondo”.

Paola Barale, secondo alcune voci, avrebbe dovuto prendere parte a "Mission"

Paola Barale, secondo alcune voci, avrebbe dovuto prendere parte a “Mission”

Il progetto ha fatto storcere però sin da subito il naso sia ad alcuni esponenti politici – il presidente della Camera Laura Boldrini in primis – sia al mondo del web che vedevano, nel reality, una sorta di vetrina che dei vip (come AlbanoPaola BaraleBarbara De RossiMichele Cucuzza) avrebbero utilizzato non per fini nobili ma per accrescere la propria benevolenza da parte del pubblico. E tutti questi elementi non hanno fatto che scatenare un putiferio mediatico (tra social e petizioni) che – da quanto sembra dagli ultimi sviluppi – ha portato la commissione di Vigilanza Rai alla decisione di sospendere il programma prima ancora che esso venga proposto.

Lungi da noi – così come detto dal direttore di RaiUno Giancarlo Leone – bocciare aprioristicamente il programma, senza nemmeno averlo visionato, ma sicuramente si sarebbe potuta trovare un’altra formula per parlare di sofferenza, piuttosto che mettere in vetrina i soliti vip col lapalissiano rischio di confinare in secondo piano il disagio, il dolore, la frustrazione provata da chi davvero ha sofferto nella vita.
E soprattutto se davvero di beneficenza e di nobili intenti si voleva parlare come mai era previsto un cachet pecuniario per i vip partecipanti? In alcuni casi, infatti, si è parlato di cifre da capogiro: Albano avrebbe dovuto incassare, in seguito alla puntata girata, 500.000 Euro. Dato sicuramente in contrasto con la sua affermazione: “Io povero andrò a vivere tra i poveri“.

Perchè, dunque, non fare un documentario o parlare del problema in un altro modo senza accusare le Ong di voler boicottare il programma dopo non essere state coinvolte nello stesso? Perchè, per l’ennesima volta, la tv del dolore doveva essere strutturata in questo modo, dando un’importante vetrina a dei vip in cerca di pubblicità? E che cosa avrebbero potuto dare questi ultimi al programma, se l’intento era davvero quello di far vedere alla “gente da casa” situazioni più sfortunate rispetto a quelle che osserva ogni giorno? Tutti quesiti, qualora Mission dovesse essere sospeso, ai quali non troveremo risposta.

Giancarlo Leone, direttore di RaiUno da Novembre 2012

Giancarlo Leone, direttore di RaiUno da Novembre 2012

Il reality, che oltre alla Rai si sarebbe avvalso dell’aiuto della UNHCR e della Ong Intersos, non è comunque il primo che viene sospeso ad un passo dall’inizio: ad esempio Mediaset, nel lontano 2009, ebbe i suoi problemi con La tribù – Missione India, cancellato dopo decine di promo mandati in onda e dopo la “minaccia” della presentatrice prescelta Paola Perego di abbandonare il programma poichè poco convinta dell’efficacia dello stesso. Il caso, che ebbe tanto riscontro nel web, si concluse con un lungo processo tra Mediaset e Triangle, società di produzione del reality, che costò a quest’ultima una condanna a ripagare la rete del Biscione per i “danni materiali” provocati della cancellazione.

E per Mission come andrà a finire? La polemica si placherà davvero a seguito della cancellazione oppure seguirà dell’altro? C’è chi insinua, in realtà, che la puntata zero del programma sia già stata girata, eludendo le autorizzazioni dello stato ospitante che avrebbe dato alla Intersos, e non alla Rai, il permesso per girare all’interno del campo dei rifugiati.
In attesa di venire a conoscenza degli ultimi sviluppi aspettiamo i vostri pareri su questo esperimento, a quanto pare, fallito.

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