La fortuna di assistere a nuovi programmi senza partire con pregiudizi di sorta a volte viene fortemente messa in discussione dai pregressi. È capitato anche ai tempi di MasterChef: “ma che sarà mai questo nuovo programma di cucina in onda su una rete che non arriva all’1%?”. Lungi da me paragonare Fashion Style (qui la cronaca della prima puntata) a MasterChef, ma a fronte di quanto abbiamo visto fino ad oggi sulla rete femminile del bouquet del digitale terrestre Mediaset, il talent sulla moda si difende bene e si lascia guardare.
Innanzitutto un meccanismo nuovo. C’è sicuramente un’atmosfera à la Project Runway, ma c’è un’idea nuova e dei provini che sono più delle batterie di eliminazione, rispetto al solito abuso di audizioni pre-gara vera e propria, che hanno ormai saturato il genere.
C’è una giuria forte. La Marcuzzi funziona (quasi) ovunque e lo fa anche qui. La sorpresa è Silvia Toffanin, che non frena la lingua e cancella definitivamente il ricordo della valletta muta. Gli anni di Verissimo ce l’avevano consegnata mansueta e in crescita, qui invece Silvia tira fuori carattere e anche quel tocco di acidità che in una giuria ci vuole. Ci prova anche Cunaccia, ma sorprende meno. L’alchimia tra i tre non sembra funzionare in ottica buonista, quanto più in ottica scintille. Non han paura di esprimere voci fuori dal coro e ci regaleranno soddisfazioni.
Non convince Chiara Francini, che cerca a tutti i costi di essere brillante, ma smette di esserlo dal momento stesso in cui ha bisogno di leggere sulla cartelletta anche le virgole nelle bio dei concorrenti. Inutile ribadire che non ci fosse minimamente bisogno di una conduttrice, soprattutto ai provini e soprattutto con una giuria del genere. Recupera un po’ in esterna, quando non viene schiacciata dall’aura di Toffanin e Marcuzzi, ma è nel complesso superflua.
Non funziona neanche la ricerca dello scontro a tutti i costi tra gli aspiranti concorrenti, molto personaggi e molto convinti di sapere cosa lo spettatore vorrebbe sentire nei confessionali e nei toni. Delle loro storie ci viene raccontato poco e potrebbe essere un problema dal momento che i concorrenti di oggi non li rivedremo per il prossimo mese.
La5 che “osa un po’ di più” e va oltre la copia scialba di programmi di successo piace già un pochino di più.