C'è chi l'ha definita la 'Bohemian Rhapsody' italiana. Inserita nel nono album ('Dalla') del cantautore emiliano, pubblicato nel settembre del 1980. La canzone è stata scritta da Lucio l'anno precedente, quando si trovava a Berlino e nasce da una sua riflessione dinanzi al Muro: simbolo della Guerra Fredda e in un certo senso anche degli 80's, a causa delle contrapposizioni che proprio in quel decennio si riaccendono, fino a implodere. È la storia di due giovani amanti, del loro amplesso e della loro volontà - nonostante l'incertezza dei tempi - di un futuro assieme e di un figlio, che se sarà femmina si chiamerà: Futura.

Cambiamo decisamente registro, perché il primo singolo del nono album 'E penso a te' della band è un Pop, energico, allegro e fortemente Dance, che rilancia la carriera del trio. Un trio che a dir la verità era appena diventato un quartetto: la canzone fu presentata infatti al Sanremo del 1981 - dove si classificò quinta -, poco dopo l'estromissione di Marina Occhiena dal gruppo, dopo che Angela Brambati aveva scoperto che la bionda era l'amante del suo compagno . I giornali scandalistici non parlarono d'altro per settimane e si disse che Marina rinunciò a far parte della band grazie a compensi milionari . E la canzone? Vendite nell'ordine dei milioni (2,5 solo in Italia) che l'hanno trasformata in un evergreen.

Mia Martini e l'amore. Non è la canzone più famosa della carriera della cantante, né pertanto probabilmente quella più iconica, ma non per questo meno bella. Inserito nel suo decimo lavoro 'Mimì', pubblicato nel giugno del 1981, il brano affronta effettivamente le tematiche che più di tutte hanno contraddistinto la sua opera discografica: la malinconia, l'amore che è un sentimento sofferto più che gioiosa. A differenza degli anni Settanta, durante i difficili 80's, Mia esprime questi sentimenti direttamente dalla sua penna: di questo pezzo è in effetti anche autrice, come di tutto l'album che segna il ritorno sulle scene dopo alcuni anni d'assenza e che verrà difficoltosamente promosso in un clima di boicottaggio nei suoi confronti.

Nell'81 usciva anche 'La voce del padrone', undicesimo album del prolifico cantautore siciliano: fu il primo nella storia italiana a superare il milione di copie vendute. Diversi i pezzi iconici al suo interno, tutti caratterizzati da un Pop sì sperimentale e aperto alla New Wave, ma anche facilmente commerciale. Fra gli altri, anche questo pezzo che è diventato un classico. Come pure altre canzoni dell'album, si poggia su immagini all'apparenza casuali ma fortemente evocative, che di fatto servono all'artista per raccontare il proprio senso di smarrimento.

Quando la relazione sentimentale più importante della tua vita coincide con una collaborazione artistica di alto livello il risultato non può che essere come questa splendida canzone del 1982, che segnò l'esordio di Mia al Festival di Sanremo. Interprete di un brano scritto per lei dall'uomo della sua vita, Ivano Fossati, pur non raggiungendo il podio vinse il Premio della critica, che fu creato appositamente per lei quell'anno e che dalla sua morte prenderà proprio il suo nome. Il brano segnò anche un effimero ritorno al successo (fu Disco d'oro), prima del periodo più buio della sua vita e della sua carriera.

Nel 1982 continuava invece il periodo d'oro di Battiato, che pubblicò già un dodicesimo album ('L'Arca di Noè'), nonostante il successo del precedente non si fosse ancora esaurito. Ultima traccia del disco era questa canzone, che molto aveva in comune con quelle del lavoro precedente. Su basa elettronica - ma con innesti decisamente inaspettati come il valzer sul finale  - si rincorrevano di nuovo immagini estremamente evocative, stavolta più legate all'esoterismo, che di fatto sono una riflessione del cantautore sulle grosse differenze fra Occidente e Oriente, anche nel modo di vivere la musica. Nei 2000's n'è stata realizzata una rivisitazione Eurodance di discreto successo dai Prezioso ft. Marvin.

E deve a Battiato il suo più grande successo commerciale anche la compianta artista siciliana, che nell'estate del 1982 pubblicò questo singolo che - restando per mesi in classifica - diventò non solo il tormentone estivo di quell'anno, ma anche l'emblema stessa di tormentone estivo (almeno fino all'arrivo di Paola e Chiara ). Inserito poi nella ristampa del secondo album 'Energie', sarebbe dovuto essere una parentesi nella lunga carriera sperimentale e alternativa dell'artista. Invece la intrappolò in uno stereotipo che secondo le sue stesse dichiarazioni le complicò la carriera . Eppure, oltre a mettere in mostra le sue doti vocali - è lei che imita il suono dei gabbiani coi suoi acuti -, è la dimostrazione di quanto una hit estiva possa essere anche di qualità.