Utente
7 agosto, 2013
Rispondo a Pupi (scusami ma non avevo visto ieri sera) e Casa: vorrei che mi faceste pentire di aver sempre snobbato la musica italiana vecchio stile.
edorf ha detto
Per me, la cosa principale è dimostrare altri lati oltre la loro hit...magari per @JoJo potrebbe esserci anche la volontà di convincere un target più giovane ma attendete cosa vi dicono lui ed @alessandrino
Ma io non conosco manco le hit di più della metà di questi signori quindi ben venga se ci fate ascoltare anche quelle
A parte gli scherzi, la consegna è abbastanza libera percui non fossilizzatevi troppo su cosa ci aspettiamo. È importante che mi facciate capire perché vale la pena schierare proprio quell'artista, mostrandomi le sue caratteristiche. Per il resto, come sempre, attenzione a incasellare bene le canzoni all'interno delle sottovoci Bop, Perla e Jolly.
Utente
26 ottobre, 2017
Casadelvino ha detto
Un saluto a Targaryen! Ma condividicela comunque la tua playlist su Nicoletta se ci stavi già lavorando su! Who cares about the competition, just share music!
alessandrino ha detto
Scrivo in ritardo ma mi spiace molto per l'uscita così prematura di Targaryen penso avesse un bel potenziale per proporre ancora cose interessanti. Se vorrai sarei ben felice di conoscere le tue proposte per la tripletta dedicata a Patty Pravo
Grazie ad entrambi
Per la playlist vedrò più che altro perché avrei iniziato a pensarci seriamente da domani, qualche idea la avevo ma visto che domani avrò abbastanza tempo se rimanevo in gara avrei potuto dedicare molto tempo ad ascoltare la discografia di queen Patty Inoltre penso sia giusto che da eliminato lascio spazio a chi è ancora in gara, ma ovviamente vi seguirò con interesse, trovo che abbiate scelto tutti cantanti interessantissimi e non vedo l'ora di sentire le canzoni che proponete
Utente
7 agosto, 2013
@CrYs
MILVA
BOP: Uomini addosso
PERLA: Sono nata il 21 a primavera
JOLLY: La cumparsita (Questo tango)
@Casadelvino
ANGELO BRANDUARDI
PERLA: Ille mi par esse deo... Un dio mi pare
JOLLY: Ballo in fa diesis minore (Live)
@robyfederer
PINO DANIELE
BOP: Je so' pazzo
PERLA: Anima
JOLLY: Lazzari felici (Live)
@sparso
ALICE
BOP: Per Elisa
PERLA: Laura degli specchi
JOLLY: Prospettiva Nevski (con Franco Battiato) (Live)
@Alpha
IVANO FOSSATI
BOP: La mia banda suona il rock
PERLA: C'è tempo
JOLLY: La pianta tè (Live)
@melrose.
GIUNI RUSSO
BOP: Morirò d'amore
PERLA: Il vento folle
JOLLY: Crisi metropolitana
@Pupi87
NADA
BOP: Amore disperato
PERLA: Guarda quante stelle
JOLLY: El corazon es un gitano
I giudici @alessandrino @edorf @JoJo e i membri del pubblico sono chiamati a inviare la propria classifica dal primo al settimo posto - via mp, su Telegram o Messenger - entro mercoledì 26 maggio alle 20:00.
Tutti possono commentare liberamente le triplette sul topic.
Utente
7 agosto, 2013
Nada è davvero un’artista che apprezzo da molto tempo. Ho deciso di fare queste scelte mettendo in risalto il talento della mia cantante:
Bop – Lo stile - Nada cala l’asso nell’estate del 1983 con Amore disperato. Questa canzone è a tutti gli effetti un’icona degli anni ’80. Alzi la mano chi non l’ha mai sentita o ballata.
Perla – Il sound e il timbro – Ho preso spunto dal consiglio dato da Jojo e ho voluto cambiare il pattern successo+ballad+uptempo scegliendo la deliziosa Guarda Quante Stelle. E’ il 1992 e Nada cambia il sound adattandosi e proponendo questa canzone pop rock con venature nostalgiche. In questo brano viene fuori tutta la bellezza del suo timbro vocale.
Jolly – L’interpretazione e la lingua – Nada non è solo una guerriera tunz tunz quindi vi voglio lasciare ammaliare dalla sua magistrale interpretazione de Il cuore è uno zingaro, che le ha fruttato il primo posto nel lontano Sanremo 1971. Pensavate che bastasse così? No way! Nada ha interpretato diversi suoi brani in altre lingue ottenendo successo anche all’estero, per questo vi propongo una latineggiante (?) versione spagnola intitolata appunto “El corazion es un gitano”. Enjoy it.
Mi sento rappresentato da questa tripletta? Assolutamente sì.
Moderatore - Mentore
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Utente
8 febbraio, 2020
Per OK Boomer mi è premuto optare per artisti, tra i diversi nomi rodati, che non fossero solo funzionali al turno di gioco, ma che rappresentassero un ascolto radicato dei ragazzi, quindi non una scelta occasionale, né un omaggio (come si potrebbe erroneamente pensare nel caso di Milva), né tantomeno il frutto di una ricerca ad hoc, niente di tutto ciò, solo dei capi saldi ascoltati al di là di Jukebox, proprio perché ci tenevo che non fosse un’assegnazione da manuale, intorno a dei nomi che tutti ci aspetteremmo sulla carta, ma al contrario mi premeva che venisse sviscerata l’essenza di un artista consumato e divorato per loro naturale adesione.
Questo per introdurre un attimo la scelta, poi loro al solito entreranno nel dettaglio della tripletta dei brani, di cui non voglio anticiparne la genesi perché loro sono super estasiati di avere l’opportunità di parlare di questi artisti e del loro legame. E, a proposito di dettaglio, ammetto che la passione con cui me li hanno raccontati anche in privato mi ha travolto, a riprova di un legame sinallagmatico profondamente radicato: ci sono pezzi della loro infanzia in taluni brani, a volte perfino le loro radici regionali, e queste proiezioni del loro passato hanno reso la scelta intimamente personale e, come dicevo pocanzi, avulsa dalla volontà di cercare un nome ad effetto, studiato per la circostanza: è sorto tutto in maniera naturale, specchiandosi nei propri ricordi.
Uno dei prompt che ci siamo prefissati è quello chiaramente di mostrare altri lati rispetto a quello che emerge nella loro hit principale, motivo per cui abbiamo evitato di portare la canzone per eccellenza del loro repertorio proprio perché produzioni musicali così estese ed epocali, considerando di avere soltanto tre slot a disposizione, ci sembrava opportuno rappresentarle attingendo a varie tappe del loro percorso artistico, proprio per rendere giustizia a carriere che vanno ben oltre le canzoni per cui oggi sono ricordati, e se l’obiettivo è dimostrare che vale la pena approfondirli nel 2021, i ragazzi hanno voluto scoperchiare e rastrellare per bene il materiale perché c’è un mondo dietro le canzoni che tutti noi conosciamo per convenzione o perché rese note nei nostri talent show. Dunque pongo l’accento prima di tutto sul fattore di ricerca decisamente alto dei miei due fanciulli, che hanno optato per una narrazione dei boomers a mio avviso piacevolmente approfondita.
Nel loro personale itinerario guidato, tra le altre cose, dalle emozioni evocate in loro e dai ricordi, si spazia a livello temporale tra le ere discografiche, con una proposta attinta ad un album del nuovo millennio, una degli esordi ed una del cuore della loro carriera. Questo tanto per rimarcarne l’eterogeneità temporale presa in esame, quanto per deliverare di pari passo l’evoluzione della stilistica e della poetica di riferimento, in modo da far emergere l’essenza di Milva e di Branduardi nelle diverse caratteristiche che hanno delineato la loro storia nella musica.
Per Milva l’irriverenza e la confidence provocatoria per la bop, la vena poetica e raffinata per la perla e l’adesione all’emisfero teatrale per il jolly, rimarcando il suo ambivalente talento da interprete di brani originali e nelle sue personali riletture dei grandi autori con cui ha collaborato nei suoi innumerevoli album tributo. Dopo esserci concessi un po’ di leggerezza col pop greco, con Branduardi l’intento è un po’ quello di tratteggiare una personalità cantautorale non sovrapponibile ad altre, da cantastorie e compositore con una forte identità capace di spiccare ed essere rimarcabile tutt’oggi, nonostante l’affermarsi nel tempo di altre tendenze. Con la bop la radiofonicità si fonde alla ricchezza musicale permeata dalle atmosfere branduardiane tipicamente più fiabesche, con la perla ci addentriamo nella vena più sperimentale e colta del suo repertorio, e col jolly concludiamo in una dimensione più popolare e comunitaria, in cui il suo eclettismo emerge, tra riferimenti e ispirazione, anche nell’atmosfera live.
Spero che il lavoro condotto dai cromini sia di vostro gradimento, intrigante e ricco degli spunti di interesse necessari da una parte a delineare dei ritratti più completi e meno nebulosi degli artisti in questione, e dall’altra a innestarvi la voglia di recuperare un domani ulteriori episodi delle loro discografie, che vi raccomandiamo perché sono davvero out of time.
Utente
4 febbraio, 2018
Allora per questo tema, dopo avervi donato vocalità femminili di tutte le tipologie e palati, con molto piacere ho preso lo slot maschile del mio team. Nello scegliere l’artista l’intenzione principale è stata quella di soddisfare due obiettivi fondamentali della sfida: la prima scegliere un artista unico nel panorama musicale italiano, che si discostasse anche dallo stereotipo del cantautore uomo italiano 50/60/70 con pianoforte, giacca e cravatta, ballad d’amore e vocalità possente, e che quindi si muovesse in territori insospettabili nel momento in cui è stata proposta la prova; e il secondo è scegliere un artista che proponesse musica senza tempo, completamente avulso dai discorsi di adattamento alle epoche o di target che potessero rimandare la sua musica alle decadi a cui si ispira la prova, ma che invece potesse risultare un evergreen che dal passato vola al futuro, ma rimanendo in qualsiasi tempo e luogo sempre presente.
Quindi il nome che faceva al mio caso era sicuramente Angelo Branduardi. Questo artista è un punto cardine della storia musicale italiana, un uomo che con le sue poesie musicali è riuscito a non vivere esclusivamente nell’universo discografico, ma è entrato nell’universo politico, religioso, didattico, popolare, e chi più ne ha più ne metta. Un artista che si è fatto detentore dell’armonia del folklore, della letteratura dei suoni e che ha una proposta musicale unica e riconoscibile, e che non ha mai perso di brillantezza.
Branduardi nella sua carriera è subentrato in mercati discografici internazionali: Francia, Germania, Irlanda, Spagna, Inghilterra… la sua musica è stata colonna sonora di lotte sociali, è entrata nel mondo dell’istruzione e della didattica, si è fatta colonna sia di laicità che di fede, ed è infine diventata un’ottima espressione di tradizione e di avanguardia, un ponte tra il passato e il futuro e soprattutto una sinfonia di unione e di comunità, avvicinando individui di tutte le età e le nazionalità tra di loro. Un artista che amo molto e che mi ha scaldato il cuore riscoprire al meglio qui dentro.
Per questa tripletta ho puntato su tre brani molto diversi che potessero fare al caso mio per rappresentare le caratteristiche vincenti di Angelo, l’eterogeneità della sua musica ma in cui si distingue una personalità vivida e l’evoluzione della sua storia.
Cominciamo dal fulcro della sua carriera, la bop: sono già quasi 30 anni che Angelo faceva musica, quando nel 1998 pubblica “Il dito e la luna”, album che sarebbe diventato uno dei suoi progetti più acclamati e ricordati. Da questo meraviglioso gioiello il brano più significativo è sicuramente Il giocatore di biliardo, un singolo che riesce a dipingere in maniera intensa ed evocativa le sfaccettature dello stile di Branduardi, condite da una produzione che la rende radiofonica e inossidabile, e il testo di una delle penne più importanti della storia italiana: Giorgio Faletti.
Il giocatore di biliardo è un capolavoro della carriera di Angelo, un brano la cui bellezza è evergreen, che unisce da 20 anni e più, generazioni diverse sotto il suo essere così armonioso e coinvolgente. Abbiamo il folklore tipico della personalità musicale di Branduardi:il suo violino, i suoi flauti, le uilennan pipes, il fender rhodes etc. La musicalità però non si limita al ricordo rustico e celtico che ha caratterizzato Angelo in tutta la sua carriera, diventa attuale e adatto alle radio internazionali, riprendendo il progressive degli inglesi House of Rock e con una struttura più pop con strofe, ritornello, special e crescendi.
Il bellissimo testo di Faletti risuona nelle memorie di tutti coloro che sono cresciuti o che semplicemente hanno incrociato Angelo nella loro vita, parole che si prestano all’atmosfera fiabesca della sua personalità e che creano concetti immutabili e senza tempo:
Ecco perché si trattiene il fiato
Finchè si resta giù
E per sempre vuoI dire mai più
Un brano semplicemente delizioso, suggestivo, immenso e rappresentativo.
Continuiamo con la perla, quel brano che nasce come un fiore che profuma di un sentore unico nella sua discografia, che si differenzia dagli altri e che si eleva come la stella nascosta che cercavate.
Questo brano è Ille mi par esse deo… Un Dio mi pare , si tratta di un esperimento di audacia, di avanguardia, un frutto di un sogno che ci permette di creare una maestosa opera in cui l’arte di Angelo si esprime al suo massimo.
Perchè si tratta di modernità, audacia e avanguardia? Angelo ha preso un’antica opera latina, precisamente di Catullo, che a sua volta traduceva la greca Saffo. Prende una poesia antica e la mette in musica, come ha saputo fare anche per tanti altri artisti nel corso della sua carriera, ma in questo caso decide di sfruttare una “lingua morta” e adattarla ai propri scopi, valorizzandola, facendola sposare con l’attuale idioma del nostro paese e creando un’esperienza di ascolto unica e impagabile.
Nella canzone Angelo riprende solo fino al verso 12 dell’originale opera e inserisce delle ripetizioni per rendere il tutto più sinfonico e armonioso; traduce e compone una melodia che possa vivere in comunione e creare arricchimento reciproco all’opera e alla musica stessa, a lui che è l’interprete e a noi che siamo gli ascoltatori.
La canzone è un susseguirsi di palpitazioni di un amante, Saffo (la scrittrice originale) dedica il componimento a una fanciulla di cui era innamorata, considerando beato chi le sta accanto e cantando il suo fascino delicato, ma nel mentre perdendo la propria ragione davanti alla sua vista. Un’ode che parte dalla bellezza della musa ma cade nella follia dell’interprete, Catullo nel futuro lo trasformerà, personalizzandolo con un punto di vista maschile e aggiungendo la sua personale commiserazione tra le gamme di emozioni provate. Angelo quindi riprende il nuovo testo e gli dona quindi un arrangiamento che non è più folkloristico, ma bensì tendente al trip-hop, al progressive rock (generi figli della nuova epoca e in voga all’inizio del nuovo millennio, periodo di uscita del brano), con echi che rimandano all’epicità dell’ispirazione e alla maestosità del sentimento.
La traduzione e la ripresa di un testo classico è una vera sfida per Angelo: riportare le suggestioni di un artista come Catullo, che riprendeva quelle di un’altra artista ancora antecedente come Saffo, e facendo quindi un viaggio nel corso dei millenni a un’opera che resiste al tempo come il marmo, solida e affascinante. Il passato come strumento per l’avanguardia.
Questo brano per me è un viaggio mistico, un’esperienza da provare almeno una volta nella vita e che dimostra come la musica, la composizione, la cultura non hanno tempo, nè confini. Lui riesce nell’impossibile, unire idiomi lontani millenni, parole antiche che suonano come attuali e arte nella sua espressione personale.
Infine per la chiusura ho preso il brano a cui sono più legato, uno dei suoi pezzi degli esordi, ma rivisitato nei nostri anni: Ballo in Fa diesis minore. Questa canzone infatti proviene da La Pulce d’Acqua, album del 1977, ma ve la presento nella versione dell’album Camminando Camminando. Una versione che non solo ci fa sentire il talento di Angelo live, che riesce a dar una luce e un risalto maggiore alla sua potenza strumentale e interpretativa, ma è anche più corta e fresca dell’originale (jojo dammi un punto solo per averti risparmiato i brani da 8 minuti) e ancora più potente nelle sue intenzioni.
Infatti ballo in fa diesis minore è un brano che nasce dal popolo, precisamente da un canto tradizionale della mia terra, il Friuli, la Schiarazula Marazula, danza macabra medioevale che era associata alla stregoneria e alle arti oscure, soggetto nemico dell’inquisizione. Tradizione che ha affascinato culture nordiche, balcaniche, germaniche e italiane, e che dimostra di nuovo l’immensa voglia di cancellare le linee del tempo di Angelo.
Ma non finisce qui: infatti il testo è frutto di ulteriori ispirazioni: infatti abbiamo la ripresa di antiche iscrizioni trentine, che personificavano la morte in una figura danzante; e anche a delle iscrizioni che adornavano degli affreschi bergamaschi, unendo quindi, oltre i confini del tempo, anche quelli dello spazio con un testo che riprende culture regionali separate ma unite nelle tematiche.
Ma nonostante le ispirazioni creepy, la resa è ciò che di più vivace non ci possa essere: la danza si eleva come una festa popolare, comunitaria, il ritornello si scolpisce nelle menti durante l’ascolto e il trasporto della folla è accompagnato dalla strumentazione così evocativa nella versione live, e gli scroscii di applausi della folla che ci aiutano a immedesimarci in questa visione d’insieme. Come in una festa di paese le diverse genti sono unite in un'unica grande danza: vecchi, bambini, adulti e spiriti, tutti si raggruppano in una grande comunità al suono dei violini, delle percussioni, dei fiati e delle voci unendoci ancora verso un unico destino, ma facendolo con vivacità e incoscienza: sono io la morte e porto la corona, e son di tutti voi signora e padrona.
Questa canzone per me è anche dotata del significato personale della mia terra, della mia infanzia, di quel sentimento dell’unione della gente in realtà piccole ma enormi come le feste popolari, di cui ora sento la nostalgia, ma che mi arricchiva l’animo.
Angelo ha una proposta musicale che mi arricchisce infatti dal punto di vista emotivo: nostalgia, ricordi, tradizione, ma lo fa anche da quello spirituale: voglia di rinnovarsi, le riprese culturale, gli esperimenti di genere. Angelo non ha mai avuto paura di toccare l’antichità con mano e riportarla nel presente, e così ha unito anime e corpi, storie e racconti, musiche e popoli. Io sono fiero di averlo potuto rappresentare e trovo che questa terzina lo descriva al meglio, emozionandomi ed emozionando, I hopp
Utente
12 novembre, 2014
Partiamo con il dire grazie ad emm per avermi dato Pino Daniele. Pino è un’artista che amo immensamente con cui sono cresciuta e sono davvero felice mi sia stata data la possibilità di rappresentarlo qui a jukebox. Pino è un’artista eclettico ed è stata davvero una sfida raccontarlo in 3 brani ma spero di esseri riuscita.
In questa tripletta ve lo racconto a modo mio, cercando soprattutto di farvi conoscere qualche pezzo diverso dai soliti noti.
Bop: sulla bop non avevo nessun dubbio. Je so pazz, tratto dall’album Pino Daniele del 1979, è un brano che è Pino in tutta la sua essenza. Il sound è una commistione tra classico e moderno, tra tarantella e blues. Con un ritmo trascinante su cui battere piedi, mani, ma soprattutto da urlare la frase iconica “je so pazz, nun ce scassat o *azz”
Perla: Come perla ho scelto un pezzo in italiano di Pino: anima. Anima è tratta dal suo album del 1995 “non calpestare i fiori nel deserto”. Questo è forse l’album più romantico del cantautore napoletano ed ho scelto anima, che per me mette in luce le sue doti di scrittura semplici ma davvero efficaci. È impossibile non farsi trasportare nel mondo di Pino dalla combinazione di musica e parole che ci offre il brano. Frase preferita: “L'anima che io ho lasciato tra le tue mani, per non avere tutti i giorni uguali”.
Jolly: ci tenevo a giocare un pezzo live di Pino ma soprattutto un pezzo che raccontasse di lui e del suo legame con Napoli. Ho pensato subito a Lazzari felici, pezzo tratto dall’Album del 1984 Musicante. In questo pezzo Pino racconta della sua storia da musicista e del movimento formatosi con la old school napoletana con Rino Zurzolo, Enzo Avitabile e tanti altri. Raccontando se stesso riesce a raccontare anche Napoli e ciò che lo lega a questa terra. Lazzari felici è un manifesto non noto come altri, ma un manifesto di Pino e della napoletanità. Il brano è musicalmente una classica canzone napoletana, presentato in questa versione live che mette in luce la voce meravigliosa di Pino e la sua abilità come chitarrista. Il velo di malinconia evidente che si trova nel brano rende la canzone a mio parere un gioiellino.
Frase preferita: E c'a faccia già scippata a chesta musica ca è mariola, pe dinto 'e carusielle s’arrob 'a vita e sona sappen ca è fernuta
TEMA 5: GENERAZIONE Z
Pronti a flexare con le vostre triplette?
Dopo la capatina nel passato, il JUK3BOX ha deciso d'invadere il presente e dichiarare guerra allo streaming. Per prima cosa, però, deve convincere i ggggiovani, e di certo non sarà facile se le sue playlist sono ferme a Mino Reitano.
Ovviamente, a comporre le playlist della Generazione Z sarete voi!
Ecco le caratteristiche che occorre rispettare per questo tema:
- Artisti di ogni provenienza e genere che non abbiano ancora compiuto 26 anni di età alla data di oggi.
- Nel caso di gruppi, nessuno dei membri deve aver ancora compiuto 26 anni di età alla data di oggi.
- I leader dovranno assegnare almeno un uomo e una donna (nel caso dei gruppi, vale il frontman/frontwoman)
Dovrete cercare di utilizzare questi artisti di “ultima generazione” per regalarci delle pennellate che diano una visione d’insieme della musica di oggi e, perché no, quella di domani.
I leader dovranno assegnare un artista a ogni concorrente rimasto in squadra.
Voteranno giudici e pubblico, entrambi con una classifica completa dal primo all’ultimo posto.
Le assegnazioni vanno consegnate entro Giovedì 27 Maggio ore 15:00.
Le triplette invece entro Domenica 30 Maggio ore 19:00.
Utente
7 agosto, 2013
Raccontare un artista, in tre canzoni è quasi impossibile. Soprattutto per chi ha fatto la storia della musica. Alice è sicuramente insieme ad Anna Oxa la mia artista preferita.
Ho deciso di partire con Per Elisa,sicuramente il brano da cui tutta la storia puo’ considerarsi iniziata. Come perla ho scelto la delicatissima Laura degli specchi, che Finardi regalò ad Alice . Una splendida favola sull’autismo, con un finale da brividi. La rottura degli specchi simbolo dell’apertura al mondo esterno.
Se la storia inizia con un brano di Battiato con il Jolly si chiude la tripletta con un ritorno da lui. E’ l’ultima esibizione di Alice con il Maestro. Roma 2016!! Un anno dopo Battiato lascerà le scene. Prospettiva Nevsky vuol essere una degna conclusione e un omaggio..
E il mio maestro mi insegnò com'è difficile trovare
L'alba dentro l'imbrunire
Utente
7 agosto, 2013
Quando è uscito il tema per questa nuova sfida, una parte di me era tanto contenta mentre l'altra è partita spedita alla ricerca di quello che trovavo più giusto per me per questo argomento. Ovviamente di nomi ne sono stati fatti tantissimi, ma alla fine la scelta è venuta da sé. La sua voce mi accompagna dai primi anni della mia vita e ancora se chiudo gli occhi la riesco a sentire cantare dalle casse della musica del luna park. Quindi abbiamo deciso che la grande Pantera di Goro per questo tema, OK BOOMER, per me fosse la scelta migliore. Ho deciso di mostrare quanta emozione e passione riesce a trasmettere Milva con il suo cantato, dimostrando come la sua carriera è stata veramente importante non solo a livello nazionale. Una delle rosse più famose della musica italiana, che nella sua vita è stata una grandissima e apprezzatissima interprete nel mondo della musica tanto come del teatro, riconosciuta in tutto il mondo.
I suoi album sono stati distribuiti e stravenduti in Germania, Francia, Spagna, Grecia e Giappone, facendola diventare una delle più grandi Icone della musica italiana nel mondo e facendole ricevere attestati di stima dai più grandi artisti del globo. Quando sono andato a stilare la lista delle canzoni che secondo me meritavano di stare in questa tripletta, oltre al fatto di dover dimostrare la sua innata bravura, ho tenuto conto anche delle ere che effettivamente secondo me dovevano essere toccate, quelle più incisive e particolari.
Come BOP ho deciso di voler utilizzare una delle sue canzoni più sensuali e spudorate, canzone con cui partecipò a Sanremo nel 1993, quando decise di portare sul palco dell’Ariston “Uomini Addosso”, un brano scritto per lei da Valerio Negrini e Roby Facchinetti dei Pooh. Milva all'epoca aveva 53 anni e come scrissero anche i giornali sembrava la donna sbagliata nel posto sbagliato. Cantando “Hai le braghe che scoppiano” o ancora “Tanto al buio si sa, le gatte li si assomigliano” in prima serata sulla tv di stato guardando dritto la telecamera con fare da femme fatale, non sembrò essere presa sul serio, anzi tra le righe da qualcuno fu pure definita "patetica". Invece la vecchia Pantera decise di portare questa canzone un po’ teatrale, come lei, in cui descriveva il corpo femminile come un campo di battaglia “Mi hai riempita di figli tuoi, Mi hai comprata nei bar, Mi hai sposata davanti a Dio, Uomini addosso a questo corpo MIO”. Una Milva senza dubbio esplicita e femminista che nonostante un’interpretazione straordinaria non arrivò alla serata finale. Una grande Artista, geniale, che era riuscita a rileggere il suo passato di interprete sofisticata in chiave decisamente pop. Nonostante tutto la canzone e il rispettivo album furono comunque un grandissimo successo di quei tempi.
Per la sezione PERLA ho deciso invece di portare un qualcosa di più recente, se cosi si può dire, tratto dal disco “Milva canta Merini”, la poesia scritta dalla grandissima Alda Merini “Sono nata il 21 a primavera”. L’album, come la canzone, rappresenta la messa in musica di alcune opere della poetessa contemporanea grazie all’aiuto del musicista Giovanni Nuti. In questa canzone del 2004 Milva, accompagnata da suoni tipici della world music e del folk, canta una frase celebre della Merini che coincide con la data di nascita della stessa poetessa oltre che all’inizio della primavera. Poesia, primavera e follia sono infatti le tre parole chiave per capire ed entrare nel mondo della poetessa, che riflette sulla sua pazzia e si domanda perché nascere folle, aprire le zolle, ossia essere fuori dagli schemi, cosi come la cantante che ne interpreta i versi, possa suscitare scandalo. Grandissima e emozionante interpretazione della grande Milva che ha voluto omaggiare la sua infinita amicizia con Alda Merini.
Per il JOLLY invece sono voluto tornare indietro nel tempo. Siamo nel 1968 e Maria Ilva Biolcati, vero nome di Milva, aveva iniziato la sua carriera da circa una decina di anni. Prima di arrivare al grande pubblico la nostra Pantera di Goro faceva parte di una orchestra che si esibiva nelle varie sagre di paese. Torno cosi indietro nel tempo perché il tratto distintivo della cantante, un fil rouge che è sempre stato ben presente nella sua vita nonostante i moltissimi generi musicali toccati è stato il tango. Proprio dall’album “Tango” del 1968 voglio proporvi una delle migliori interpretazioni di una Milva giovanissima e già famosa e cioè “La Cumparsita – Questo Tango”, dove la passione torna a farsi sentire nella voce limpida e avvolgente al tempo stesso della Pantera. Un famoso tango che arriva dall’ Uruguai e composto nel 1917, a cui il testo in italiano adattato regala immagini di un amore passionale, tormentato e indimenticabile, dove nelle note più basse Milva veramente sembra avvolgerti con la sua voce voluttuosa e carnale. Da pelle d’oca.
Ammetto che descrivere l’immensa carriera di Milva con solo tre canzoni non è stato facilissimo, più è più volte mi sono messo lì a cercare di incastrare al meglio non solo le sue canzoni, ma veri e propri pezzi della mia vita e sono sicuro di aver rappresentato nel migliore dei modi sia quelle che sono le mie emozioni ma soprattutto quelli che sono stati i suoi mondi, quelli che sono state le sue case per anni e soprattutto aver reso omaggio a quella che secondo me è stata una delle più grandi in tutti i sensi. Milva non era solo una Cantante e un’Attrice teatrale, lei era un Artista a tutto tondo, capace di farsi amare da tutte le persone che hanno collaborato con lei nella sua vita e soprattutto capace di farsi amare dal suo pubblico in tutto il mondo.
“…Chi segue il mio lavoro non superficialmente sa quanto io creda nella voce umana come al più significante suono tra tutti i suoni. La voce di Milva, con la sua popolaresca tensione, con la sua raffinata interpretazione, con il suo calore dolce e forte, rappresenta per me uno dei momenti più alti del mio ideale di cantante (non solo di canzoni). La dedica ha quindi il senso di un semplice omaggio di uno dei tanti ascoltatori che la ammirano…” [Ennio Morricone]
Utente
7 agosto, 2013
Spendo giusto un paio di parole sul lavoro di squadra: non è stato semplice, ovviamente, ripartire a ranghi ridotti, l'umore era un po' ballerino, diciamo così.
Il tema Ok Boomer per me è magnifico, credo che non si stupisca nessuno. Allo stesso modo, mi sono imposto di lavorare per sottrazione su di me, ascoltando più del solito i desideri della squadra per scacciare la tentazione di proporre artisti più vicini al mio mondo (emmiani, qualcuno mi ha detto, che onore!). Il risultato è stato davvero oltre ogni mia aspettativa, e davvero posso dire che questa settimana, vada come vada, non avremo proprio nulla da recriminarci.
Quando Roby ha proposto in chat Pino Daniele mi sono reso conto che avrei potuto sparare cinquecento nomi, e il suo non mi sarebbe venuto in mente. Colpa mia: non lo conoscevo al di là dei suoi pezzi più famosi, e non sono mai stato stimolato ad approfondirlo. L'ho presa come una sfida personale, accompagnata dal fatto che non avevo ancora visto Roby così entusiasta da inizio contest. Quindi le ho detto: ok, ma prima di convincere gli altri, devi convincere me. Non si finisce davvero mai di imparare, di scoprire cose ignorate (a portata di mano) incommensurabilmente belle. La tripletta è nata da un lavoro di sintesi bellissimo, e con tutti i bei pezzi che purtroppo abbiamo dovuto tenere fuori, vi posso già spoilerare che ormai è cosa fatta la vittoria di Roby a MFS4!
Il nome di Alice è, al contrario, uno dei primi che mi è venuto in mente, e sono stato ultra felice di incontrare subito il favore di Roberto perchè mi sarebbe spiaciuto se non fossi riuscito a proporla durante il contest. Penso sia uscita una tripletta di una raffinatezza non fine a se stessa, ma che nella sua essenza racchiude davvero tantissime sfaccettature, temi importanti, evoluzione musicale e stilistica, Arte.
Utente
30 aprile, 2020
Il mio primo incontro artistico con Ivano Fossati risale alla mia infanzia, quando le tv e le radio trasmettevano di continuo i brani da lui scritti per grandissime interpreti (Anna Oxa, Patty Pravo, Mia Martini, Loredana Bertè), oltre alla sua hit più nota, La mia banda suona il rock, di cui mi ritrovavo a seguire spontaneamente il ritmo.
Lo ritrovai di nuovo nei miei ascolti circa una quindicina d'anni dopo, a un'età diversa io e con un bel po' di album in più all'attivo lui. Avevo visto una sua intervista televisiva e mi aveva colpita questo suo modo di rispondere che definirei persino timido, così contrastante con la figura imponente e seriosa. Mi incuriosì molto e decisi di conoscerlo meglio attraverso la sua produzione. È a partire da quel momento che, ascoltando gli album fino ad allora realizzati e continuando a seguirlo, ho scoperto un artista immenso, polistrumentista versatile e curioso verso diversi generi musicali che ha assorbito e reso in modo personale, autore di testi ironico, disincantato ma anche estremamente poetico. Sono davvero pochi gli artisti che sanno unire una tale cura del dettaglio dal punto di vista delle sonorità e la capacità di saper parlare dritto al cuore di chi ascolta.
Quando Mone mi ha proposto di portare un artista maschile per questo tema e, tra le varie opzioni, è uscito il nome di Fossati ne sono stata davvero entusiasta.
Certo, subito dopo mi sono chiesta come potessi condensare in tre soli brani un artista così versatile. Ho pensato, quindi, di creare una terzina in cui mettere in luce diversi aspetti e periodi della sua produzione artistica.
Come BOP ho scelto La mia banda suona il rock del 1979 che rappresenta il suo più grande successo commerciale. Introdotto da un riff di chitarra ritmica che prosegue fino alle ultime note, questo brano unisce un potente groove pop/rock a sonorità latine e all’epoca rappresentò una vera e propria novità nel panorama musicale italiano. Il testo, in cui Fossati esprime il suo lato più ironico, da un lato vuole celebrare la potenza della musica che riesce sempre a superare i confini, dall’altro esprime una critica verso il mondo discografico (ma anche la società) dell’epoca per la quale gli artisti dovevano saper proporre un po' di tutto perché "da noi fare tutto è un'esigenza".
Come Perla, ho pensato a C’è Tempo, un brano che mette in risalto l’aspetto più intimista di Fossati e la sua capacità di scrivere testi ricchi di significato. Qui offre una riflessione sullo scorrere del tempo e le varie fasi della vita, in un’atmosfera sonora che si fa via via più intensa all’incedere del brano. Credo che questa canzone, a mio avviso stupenda, raggiunga corde emotive molto profonde e non aggiungo altro perché qualsiasi altra mia parola risulterebbe superflua.
Per il Jolly mi piaceva l’idea di proporre un brano live perché negli album live incisi da Fossati ho ritrovato spesso arrangiamenti ancora più impreziositi rispetto agli originali. Ho pensato alla versione live de La pianta del tè inclusa nella sua prima raccolta live del 1993 e brano inciso per la prima volta nell'omonimo disco del 1988. L'unico mio timore era dovuto alla durata di circa 7 minuti, che spero non sia vista come un deterrente all'ascolto, però è davvero una delle pietre miliari più significative della sua discografia e mi sarebbe dispiaciuto molto non includerla.
Si tratta di un brano che, a mio avviso, ha un fascino notturno e mette in risalto l'incursione di Fossati nella World music, la sua ricerca sonora che lo porta ad accostare, nell'arrangiamento di questo brano, arpa celtica e flauti andini, suggestioni etniche e un incedere ritmico profondo.
Il testo prende spunto dalle migrazioni delle popolazioni nomadi, avvenute nel corso dei secoli, per giungere al viaggio personale di ciascuno di noi, alla ricerca di una felicità che si compie nella consapevolezza (Chi si guarda nel cuore sa bene quello che vuole e prende quello che c'è) e nel saper apprezzare le piccole cose, come piccole sono le foglie della pianta del tè.
Utente
19 febbraio, 2018
Ormai chi mi conosce un minimo lo sa: non sono un grande fruitore di musica italiana. Di norma fatica a far presa su di me ed evito quasi di ascoltarla, eppure ogni tanto mi piace lo stesso concedermi qualcosina. In particolar modo sono sempre rimasto affascinato dal cantautorato contemporaneo. Penso a nomi come Brunori Sas, che con due semplici righe e qualche giro di parole riesce a colpire dritto nei miei punti deboli e farmi mettere in dubbio praticamente qualsiasi decisione presa nella mia vita fino a questo momento. Tutte caratteristiche che ho ritrovato anche in questa nuova prova.
Molte persone sono nate per cantare e Giuni Russo era una di quelle. Tuttavia parlare di interprete nel suo caso mi sembra oltremodo riduttivo, qui ci troviamo davanti ad un'artista completa, fatta e finita, dotata di una cultura inesauribile e per molti soltanto invidiabile. In questi giorni mi sono divertito a leggere qualche curiosità sulla sua vita e credetemi quando dico che è un pozzo senza fine di cose da scoprire. Sperimentale e d'avanguardia, ambiziosa ma anche anticonformista, nella sua carriera ha osato tantissimo facendo sempre sentire la sua voce. Motivo per cui mi sono trovato alle strette nel comporre questa tripletta, il rischio di fare il passo più lungo della gamba stavolta era veramente altissimo. Spero di essere riuscito ad omaggiare questo genio.
«A Sanremo volevo andarci a tutti i costi. Ero arrabbiatissima. Dicevo: io sto morendo e non ho coronato la mia carriera come avrei voluto. Così sono andata a Roma e ho chiesto a Baudo, che era il direttore artistico, di darmi la possibilità di proporre alla giuria un brano. Lui non lo sapeva, ma era la stessa canzone che mi aveva boicottato per ben due volte...». Il pezzo che va ad aprire la mia tripletta viene descritto proprio con queste parole. Un brano famosissimo che oggi conosciamo praticamente tutti, ma di cui forse pochi sanno il retroscena. "Morirò d'amore" venne presentata al grande pubblico soltanto un anno prima della scomparsa della cantante ed in un certo senso possiamo considerarlo ancora oggi come l'ultimo vero singolo di Giuni Russo. Come tante altre produzioni all'interno della sua discografia porta la firma del grandissimo Franco Battiato, con cui oltre ad una bella amicizia condivise un team di lavoro per tutti i suoi anni di attività. Non credo ci sia bisogno di argomentare troppo questa spiegazione, a mio parere stiamo parlando di una delle canzoni più belle degli ultimi vent'anni della musica italiana. Forse sarà un filo scontata, ma non poteva mancare.
Se nel caso precedente non ho avuto dubbi, per la Perla mi si è aperto praticamente un mondo e ci sarebbe stato solamente l'imbarazzo della scelta. Non sapevo dove mettere le mani o da dove iniziare, ma alla fine la risposta si è presentata da sola davanti a me. Si tratta proprio de "Il vento folle", canzone tratta dall'album "Se fossi più simpatica sarei meno antipatica". Un nome che è tutto un programma. Un ulteriore dettaglio emerso studiando in questi giorni la mia artista riguarda la composizione di svariati brani in lingue diverse: si parla di almeno otto idiomi differenti (pure in giapponese!), senza contare i vari dialetti italiani. Per questo ci tenevo a mostrare - seppur in minima parte - tale aspetto ed infatti possiamo subito notare il ritornello cantato interamente in francese, che va a dar vita ad una bellissima commistione con la nostra lingua madre. Quello che mi ha colpito oltre ogni altra cosa, però, è stato sicuramente il testo. Cinque anni fa ho subìto un lutto in famiglia ed ascoltando le parole di questo pezzo mi sono ritrovato con gli occhi lucidi a fissare come un deficiente lo schermo di un computer.
Per quanto riguarda l'ultimo brano ho voluto abbracciare tutto il discorso legato alle varie sperimentazioni. Quindi sono tornato indietro andando a pescare qualcosa da uno dei suoi primissimi album, "Energie". Un disco di fronte a cui non si può far altro che restare con le braccia alzate, sono solo otto tracce ma ogni pezzo aggiunge qualcosa di nuovo e mostra una sfaccettatura diversa della cantante. Tra una cosa e l'altra, la mia scelta alla fine è ricaduta su "Crisi metropolitana". Una composizione psichedelica, quasi una sorta di delirio di onnipotenza, in cui si gioca senza timore fra suoni e tonalità differenti. È tutto un susseguirsi di alti e bassi. Più volte ascoltando le sue canzoni mi sono ripetuto che sarebbero potute essere delle poesie, ma questa è a tutti gli effetti un'opera d'arte. Se poi non dovesse funzionare... io mi dissocio da me.
Utente
27 febbraio, 2020
Fatti un paio di ascolti e finalmente riesco a commentare (ma non andrò nello specifico perché non saprei veramente che dire di intelligente e perché ci tengo al mio rapporto con Casadelvino e non vorrei trovarmi 5 pagine di suoi improperi nel caso dicessi qualcosa di sbagliatoooo )!
Questo tema mi è piaciuto più di quanto pensassi, considerando che ascolto pochissimo cantautorato italiano e ci arrivassi con moderate aspettative. Invece quasi tutti voi (soprattutto con le bop) mi avete riportata a quando ho sentito per la prima volta gli artisti che avete scelto, mentre gli altri me ne hanno fatti conoscere di nuovi! Alcuni brani poi li ho trovate veramente scelte azzeccate perché mi hanno molto incuriosita. Penso abbiate fatto tutti degli ottimi lavori a prescindere dai risultati.
Ancora mi prenderò un po' di tempo per decidere come stilare la classifica, in particolare la parte di mezzo perché sull'ultima posizione e sulle prime due sono abbastanza sicura (ed è la seconda volta che metto un* cert* concorrente al primo posto nella mia scaletta!). Comunque davvero complimenti a tutti! e in bocca al lupo!
Buonasera a tutti!
Purtroppo abbiamo sbagliato a scrivere la data di consegna dei voti della prova OK BOOMER e ce ne siamo accorti tardi.
I voti dovranno pervenire entro domani Mercoledì 26 Maggio alle 20:00.
A causa di questo problema, i commenti dettagliati da parte dei giudici potrebbero arrivare successivamente ai risultati.
La produzione si scusa dell'inconveniente!
Utente
4 febbraio, 2018
Iry8 ha detto
Fatti un paio di ascolti e finalmente riesco a commentare (ma non andrò nello specifico perché non saprei veramente che dire di intelligente e perché ci tengo al mio rapporto con Casadelvino e non vorrei trovarmi 5 pagine di suoi improperi nel caso dicessi qualcosa di sbagliatoooo )!
Tesoro sappi che non appena vedrò i voti, se li avrai meritati li riceverai anche se saranno passati 10 anni ihih ()
Utente
5 aprile, 2018
Casadelvino ha detto
Iry8 ha detto
Fatti un paio di ascolti e finalmente riesco a commentare (ma non andrò nello specifico perché non saprei veramente che dire di intelligente e perché ci tengo al mio rapporto con Casadelvino e non vorrei trovarmi 5 pagine di suoi improperi nel caso dicessi qualcosa di sbagliatoooo )!Tesoro sappi che non appena vedrò i voti, se li avrai meritati li riceverai anche se saranno passati 10 anni ihih ()
Infatti ho già avvisato la produzione che voglio avere i bodyguard quando vedrai le mie classifiche Prima che debba lasciare l'Italia per motivi di sicurezza come l'artista A.O.
Sto iniziando ora il terzo giro di ascolti, cercherò di inviare i commenti prima della scadenza
Utente
27 febbraio, 2020
Casadelvino ha detto
Iry8 ha detto
Fatti un paio di ascolti e finalmente riesco a commentare (ma non andrò nello specifico perché non saprei veramente che dire di intelligente e perché ci tengo al mio rapporto con Casadelvino e non vorrei trovarmi 5 pagine di suoi improperi nel caso dicessi qualcosa di sbagliatoooo )!Tesoro sappi che non appena vedrò i voti, se li avrai meritati li riceverai anche se saranno passati 10 anni ihih ()
Kri&Scio oscurate tuttoooooooooo!
Utente
26 ottobre, 2017
Faccio i complimenti a tutti i miei ex colleghi
Sembrerà una frase fatta, ma penso che tutti abbiate reso onore al cantante scelto in particolare ci sono due triplette che trovo praticamente perfette, ed altre 2-3 che trovo appena un gradino sotto ma comunque molto convincenti.
Interessante pure il prossimo tema curiosissimo dei nomi che proporrete
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