Utente
7 agosto, 2013
@Casadelvino
SUDAN ARCHIVES
BOP: Glorious
PERLA: Sink
JOLLY: Black Dove (feat. Teebs)
LIVE: Iceland Moss (A COLORS SHOW)
@robyfederer
MUSE
BOP: Stockholm Syndrome
PERLA: Hoodoo
JOLLY: Algorithm (Alternate Reality Version)
LIVE: Plug In Baby (Live At Rome Olympic Stadium)
@Alpha
R.E.M.
BOP: Lotus
PERLA: Feeling Gravity Pulls
JOLLY: Everybody Hurts (Live)
LIVE: Losing My Religion (Live from Glastonbury Festival)
@melrose.
BEYONCÉ
BOP: Formation
PERLA: Haunted
JOLLY: I Was Here
LIVE: Crazy In Love (Live At Coachella)
I giudici @alessandrino @edorf @JoJo e i membri del pubblico sono chiamati a inviare la propria classifica dal primo al quarto posto - via mp, su Telegram o Messenger - entro martedì 15 giugno alle 20:00.
Tutti possono commentare liberamente le giocate sul topic.
@Alabama Monroe @Alby @amers @BlindedByTheLight @CrYs
@Iry8 @Gennz @lukeyyy @mrnace @NotturnoManto
@Pikachu @Pupi87 @sparso @Targaryen
Utente
6 dicembre, 2019
Vi seguo, a intermittenza fra mille cose da fare, ma vi seguo e fra i 4 rimasti secondo me è una gara apertissima: vi ho messo 🥇 o comunque nelle primissime posizioni a rotazione, alcune vecchie volpi più volte alla 1, quindi mi raccomando 💪🏿.
Davvero complimenti a kris e a scio per il gioco bellissimo!!
Saluto anche i giudici e i team leaders, 😘.
Adesso ascolto e guardo tutto.
Passo e chiudo.
Utente
30 aprile, 2020
Per questa semifinale ho pensato subito a una band a cui sono molto legata. Preparare il quartetto di proposte mi ha fatta ritornare per un attimo indietro nel tempo, in particolare alla mia adolescenza, quando i R.E.M. erano tra i miei ascolti quotidiani e la voce di Michael Stipe mi era diventata più che familiare. Li ho sempre adorati sia per le sonorità, sia per i testi scritti da Michael che sono ricchi di simbolismi e talmente criptici da lasciare ampio spazio alla propria fantasia per darne un’interpretazione personale.
Per la BOP ho scelto Lotus, un brano tratto dall’album Up del 1998 in cui, per la prima volta, i R.E.M. hanno aggiunto al loro classico sound alcune sperimentazioni elettroniche. Trovo che questo singolo sia una BOP interessante perché la ritmica funkeggiante lo rende subito catchy ma, al contempo, l’arrangiamento è arricchito da tastiere che aggiungono alle sonorità un tocco psichedelico. Il testo è visionario, il protagonista racconta di uno stato depressivo per il quale gli vengono prescritti psicofarmaci (“That monkey died for my grin / bring my happy back again” è un riferimento alle sperimentazioni dei farmaci sulle cavie da laboratorio). Il fulcro è rappresentato dal verso “I ate the lotus” che ritorna più volte durante il brano. Questa frase è un riferimento all’Odissea, in cui Omero narra dell’approdo di Ulisse e dei suoi uomini nell’isola dei mangiatori di Loto. Alcuni di loro mangiarono questi fiori e dimenticarono la loro vita precedente. “Mangiare il fiore di loto” significa, quindi, raggiungere uno stato di felicità grazie all’oblio delle proprie preoccupazioni.
Come Perla ho pensato a Feeling Gravity Pulls, un brano che ci riporta al loro terzo album del 1985. Ho scelto questo brano dalle sonorità, a mio avviso, particolarmente misteriose perché unisce in modo efficace le loro origini derivanti dal punk e dalla new wave con elementi totalmente nuovi per loro, come gli archi, creando un effetto spiazzante. In un paio di occasioni, il mood cambia e si rasserena con arpeggi melodici, ma poco dopo ritorna l’enigmatico riff che apre il brano e l’atmosfera si incupisce di nuovo fino agli inquietanti archi finali.
Per il Jolly ho pensato a una versione live di Everybody Hurts, brano che, all’opposto del precedente, ci presenta il lato più dolce e consolatorio dei R.E.M. Il testo, uno dei pochi scritti non da Stipe ma dal batterista Bill Berry, utilizza versi molto semplici e diretti ed è un bellissimo invito a resistere alle difficoltà che si incontrano nella vita. Questa intensa ballad raggiunge l’apice emotivo con quel’”Hold on” ripetuto più volte. Proprio perché si tratta di un brano motivazionale, scritto con l’intenzione di arrivare a più persone possibili (nello specifico è stato scritto per gli adolescenti in difficoltà), trovo che sentire il pubblico cantare quei versi insieme all'interprete sia un bel valore aggiunto e significa che il brano ha raggiunto il suo scopo.
Infine, non potevo non concludere con un video che riprende i R.E.M. in concerto mentre si esibiscono sul loro brano più emblematico che, per me, ha anche un valore personale. Losing My Religion è il brano che me li ha fatti conoscere e che mi ha fatta innamorare di loro (di Michael, in particolare). All’epoca ero una ragazzina piuttosto introversa e riflessiva (introversa e riflessiva lo sono ancora, ragazzina, ahimè, non più!) che amava soprattutto ascoltare tanta musica. Quando in radio mi imbattei per la prima volta in questo brano rimasi subito catturata da quel flusso continuo di parole e da quella voce così particolare. Volevo capire a tutti i costi cosa stesse dicendo, al di là delle poche frasi che riuscivo ad afferrare e nelle quali mi rispecchiavo, ma la mia conoscenza dell’inglese si limitava a poche cose studiate fino a quel momento solo da autodidatta (alle scuole elementari non si studiavano ancora le lingue straniere e alle medie si approfondiva il francese. Aggiungete che non esisteva internet, Spotify, YouTube e… no, non era il Medioevo, ma i primi anni ’90). Mi procurai il testo da un giornale e iniziai a tradurlo, parola per parola, dizionario alla mano. Ero troppo piccola per capire il significato più profondo di quei versi, però Losing my religion fu il primo brano in inglese che imparai a memoria e la curiosità nel comprendere quelle parole fu il primo passo di un percorso di studi che mi ha portato a quella che oggi è la mia principale occupazione.
Vi confesso che, a distanza di tanti anni, ascoltare questo brano osservandone l’interpretazione febbrile di Michael nel video live mi ipnotizza ed emoziona ancora come la prima volta.
Utente
7 agosto, 2013
Siamo arrivati in semifinale, vedi a volte le sorprese della vita! Abbiamo iniziato quest'avventura, come si è evinto anche dai commenti di ieri, molto tranquilli e forse un po' insicuri di noi stessi, forse potevamo anche essere più scaltri, poi con Pino Daniele abbiamo dato una sterzata e da lì in poi Roby ha ingranato la quinta e non si vuol più fermare!
La giocata della semi è forse il nome che più ci ha messi d'accordo dall'inizio, in cui fare lo schieramento è stato al contempo entusiasmante e difficilissimo! Sarebbe stato un bel nome anche per la finale, ma visto il livello dei nostri avversari abbiamo deciso di giocarcelo ora e provare a conquistarla con tutta la carica degli amati Muse!
E conquistarla con le unghie e con i denti: d'altronde, di facile in questo gioco il TeamDiesis non ha avuto nulla, credo ci vada riconosciuto!
Lascio a Roby la spiegazione sul perché delle varie scelte, con una chicca finale.
Mi limito a fare l'in bocca al lupo come sempre a tutti, ma un pizzico di più a lei perché è proprio una leonessa e merita davvero l'accesso alla finale <3
Utente
12 novembre, 2014
Quando mi sono iscritta al gioco, neanche nei miei sogni più belli avevo mai pensato di poter arrivare in semi. Di solito, sono una pippa nei contest musicali ma questo gioco mi sembrava super interessante ed essere arrivata fin qui è davvero un onore. Il tema di questo round è splendido e giocare con i muse per me significa tantissimo. Ero un’adolescente brufolosa quando grazie a loro ho scoperto un genere musicale diverso. Rappresentare una band così eclettica in 4 brani, è stata la sfida senza dubbio più tosta del gioco ma sono felicissima di ciò e spero di poter convincere anche pubblico e giuria.
Bop: come bop ho scelto Stockholm syndrome estratta, come primo singolo, dall’album “absolution” del 2004. In Stockholm syndrome c’è l’essenza dei muse rock, un riff potente che subito ti cattura, un basso pazzesco e la batteria che ti gasa a mille. Un gruppo da 3 che lavora all’unisono con il plus della voce pazzesca di matt Bellamy. Il testo particolarissimo ci parla proprio della cosiddetta sindrome di Stoccolma, ma dal punto di vista del rapitore e non dell’ostaggio. Un testo abbastanza particolare sotto questo punto di vista, ma che si lega perfettamente alla composizione musicale. Questa canzone mi dona un senso di vulnerabilità e forza, di distruzione e costruzione, un continuo ossimoro che si evolve.
Perla: come perla ho pescato nell’album del 2006 black holes and revelation e la scelta è caduta su una delle canzoni più diverse dei muse hodoo. Hodoo è inconvenzionale, è sognante, è un’esperienza che ti trasporta in un mondo incantato. Si apre come una canzone che potrebbe essere una colonna sonora di Tarantino o di Sergio leone, ma poi è un continuo crescendo di piano con un testo che potrebbe parlare d’amore o forse no. Ritengo questa canzone, un piccolo gioiello e spero possa essere apprezzata.
Jolly: sul jolly siamo ai tempi più recenti, nel 2018 usciva l’ultimo album dei muse “simulation theory”dove c’era tantissima sperimentazione. Qui ho scelto algorithm (alternate reality version), dove si vede tutto il lato futuristico di questa band. Questa canzone è come se fosse stata fatta per un mondo del domani, e a mio parere è il collante finale tra tutte le varie sperimentazioni di sound fatte negli anni dalla band. Una canzone epica sotto tutti i punti di vista.
Live: questa è stata senza dubbio la scelta più facile. Correva l’anno 2013, io ed il migliore amico decidiamo di andare a vedere i muse dal vivo allo stadio olimpico di Roma. Il mio primo concerto live, un’atmosfera unica, una felicità a mille nel stare nel prato e conoscere altri fan pazzi dei muse. Inizia il concerto e tutto è bellissimo, poi però parte plug in baby e io boh non ci capisco più niente. Intorno a me vedo tutti impazziti allo stesso modo, saltiamo, urliamo e assistiamo a una performance che va oltre almeno per me. Questi sono i muse, questi sono i concerti!!! A rivedere questo live adesso mi commuovo quasi e cerco di capire quando sarà possibile ritornare a vivere quest’esperienza.
Utente
4 febbraio, 2018
Per questa fase non potevo esimermi assolutamente dal portare un*artista della mia lista di Must "da giocare da qualche parte", in attesa del loro giorno del giudizio.
In questo caso la scelta è ricaduta su una donna dal talento ineccepibile, che mi affascina dal primo incontro che ho avuto con lei e che penso rispecchi tutti gli aspetti che cerco negli artisti e che mi fanno suggestionare e innamorare di loro.
Sudan Archives è un'artista americana, che non solo vive di musica componendo, ma anche studiandola: da sempre appassionata di etnomusicologia e delle sonorità esotiche, specie africane (e da qui il suo nome), nella sua carriera è riuscita a tracciare degli incontri tra il suo classico violino, tra le modernità di elettronica e R&B e tra le sonorità della world music, dall'africana all'irlandese.
Per la Bop ho deciso di virare su un brano accattivante, Glorious, dal suo album (che è uno dei miei album preferiti di sempre) Athena, in cui riesce a valorizzare proprio quello che secondo me è il suo punto di forza, ovvero questa capacità di analizzare e servirsi di sonorità e strumentazioni classiche ed etniche, e renderle internazionali e figlie dei nostri giorni. Infatti qua ritroviamo un genere vero e proprio, definibile Afro-futurism: un'esplosione di afro vibes che si poggiano sull'arioso violino di Sudan, su sonorità atipiche e sull'intervento limitato ma fondamentale di D-Eight, che va ad amplificare la sinergia delle vibes sopracitate.
Il brano nonostante quindi ispirazioni tradizionali e strumentazioni classiche, riesce a creare un'atmosfera magnetica, che trascina con la sua energia l'ascoltatore e con la timbrica suadente di Brittney, ti delizia il palato.
Continuiamo con una perla dal suo EP omonimo, Sink, che permette di esplorare un'altra naturale espressione dell'arte di Sudan, entriamo quindi nella sua faccia più straniante, più alternativa e sperimentale. In questo caso tutte le connotazioni di Sudan: timbrica, abilità compositiva, interpretazione, si distorgono in una realtà multi-dimensionale, in cui il suono e la canzone risulta quasi spezzettata, ma creando in realtà un mosaico coeso.
Ritroviamo anche qua uno studio di ritmiche e percussioni che ci rimandano a realtà intercontinentali, ma non lasciandoci indizi sull'epoca in cui in realtà persistono, ma solo affascinandoci nella loro espressione. Per me qui risalta questa capacità di Sudan di non essere solo una violinista eccellente, o un'artista R&B-folk di prima categoria, ma anche una sperimentatrice all'avanguardia, che si serve e sa come valorizzarsi attraverso le realtà musicali più futuristiche.
Nel scegliere il jolly ho voluto a tutti i costi esprimere al meglio la componente di etnomusicologia che caratterizzato l'esperienza di vita di Brittney, ovvero il come realtà musicali più tribali ed esotiche l'hanno portata a voler donare loro studio e tempo, e hanno accresciuto la sua identità artistica. In tal caso, ruolo fondamentale hanno avuto collaborazioni, come quelle più brevi ma intense come la sopracitata con D-Eight, e come quelle nelle discografie altrui, come nel caso di Teebs , visionario artista afroamericano con origini del Malawi, che ha saputo creare un vortice Afrobeat ipnotico a cui Sudan ha prestato la sua penna e la sua voce, e questa realtà più spoglia a livello orchestrale, ma fortemente fondata sulla componente percussionistica tribale di Teebs ci permette di avere una visione ancora più chiara sul nostro afro-futurismo, tramite il volo di questa Black Dove.
Infine per la performance live non ho potuto evitare di farvi conoscere la realtà di COLORS SHOW e la splendida, e per me immensa, performance di Sudan nei loro schermi. Amo questo canale perchè trovo metta a nudo gli artisti in queste realtà così intimiste; valorizzando le loro sfumature più inedite e sincere. Infine collega realtà musicali da tutti gli angoli del mondo dietro a un solo palco, con il suo spettro di colori variegato come la anime dei suoi ospiti, e li collega a loro volta anche agli ascoltatori da tutto il pianeta.
Per Sudan la realtà di questo verde muschio, sulle note di Iceland Moss (letteralmente muschio islandese) ci trasporta infine nelle sue sinfonie più atmosfere, in cui il suono del violino che avevamo conosciuto in maniera danzante in glorious, diventa elegante, enigmatico ma soprattutto fiabesco. Questa performance la trovo rilassante e profondamente pura, lei è un tutt'uno con palco, microfono e violino, fa l'amore con ognuno di loro in contemporanea e sinceramente mi smuove l'anima come pochi prima di lei. Sono assuefatto e penso e spero possiate esserlo anche voi.
Sudan per me è un'artista fondamentale della mia storia di ascoltatore, mi ha aperto a mondi a me sconosciuti, a realtà geografiche-culturali che non pensavo di poter assaporare con questi gusti atipici e personali, mettendosi alla prova di continuo.
Questo è anche stato il mio mantra per tutto questo percorso, tentare di esprimere me stesso, mettendomi alla prova nell'esplorare realtà magari più enigmatiche e incoscienti, ma soprattutto per cercare di valorizzare e condividere ciò che magari non è all'ordine del giorno, ma può dare tanto alle anime di chi lo riesce a ritrovare nel proprio ordine o disordine quotidiano.
Buon ascolto stelline mie
Utente
8 febbraio, 2020
Se fossimo ad X Factor, questa sarebbe una sorta di manche 'My song', e i nostri due Cattelan mi chiederebbero di stendere un appello per convincere i votanti che Sudan Archives sia degna del loro voto, tanto quanto quei tre fenomeni mondiali contro cui si trova a gareggiare.
Coerentemente col suo percorso e con la sua idea di musica, Casadelvino ha portato in campo l'ennesima contaminazione di generi, un nuovo innesto di realtà sonore senza precedenti. È una visione insolita della musica, evolutiva, ormai sempre più estranea alle etichette di genere e più che altro volta a demarcare un'identità personale, unica, dell'artista in questione più che l'appartenenza a determinati filoni compositivi già percorsi e definiti. In questi casi è il musicista stesso a diventare un genere a sé stante, una nota di colore inesplorata, e questo concettualismo è alla base della moderna progettualità in campo artistico.
Tutto ciò che si può combinare secondo nuove soluzioni e accostamenti è piena contemporaneità, e saper coniugare suoni classici, tradizioni locali, suoni elettronici e virtuosismi d'avanguardia è un privilegio che spetta a chi come Brittney la musica la studia ogni giorno, perché, da umile perfezionista, non ne sa mai abbastanza e mai si accontenta delle conoscenze acquisite, tanto da volerle implementare per poi applicarle nel progetto successivo.
Dopo il sound deathcore e analogico di Poppy, passiamo con Sudan ad un suono di base elettro R&B ma con il tratto distintivo di essere accompagnato di volta in volta da qualcos'altro che ne completa l'essenza: una volta dal violino utilizzato con impostazione etnica, una volta dai synth rarefatti al servizio di un'atmosfera puramente sperimentale, una volta dalle percussioni africane, e una volta dal trip hop più trasognato. Insomma, tanto è ampio il ventaglio delle sue possibilità, che ritrovate nelle quattro diverse declinazioni all'interno della playlist, quanto ricca la risultante che ne scaturisce e che secondo me parla molto di ciò che sta diventando la musica oggi, della direzione che sta prendendo; tra influenze, richiami, commistioni e fusioni, è un continuo viaggio tra sapori e fragranze che si compie senza neanche dover utilizzare il passaporto tra una canzone e l'altra, con questo concept sonoro si vola idealmente dall'America all'Africa, all'Europa con un pass gratuito.
Ma il pass per la finale dipende da voi, e qui torna lo spottone alla Agnelli: siamo in semifinale, non meno sudata rispetto agli altri dal gladiatore dei Croma, perché il lavoro applicativo apportato è stato di notevole entità, impegno e fatica, anche laddove apparentemente sembra che sia tutto più facile per via di un percorso finora lineare ma in realtà essere costanti e riconfermarsi di volta in volta è la più difficile delle prerogative; e non vogliamo mica aver costruito un puzzle con incastri così speciali per vederlo frantumarsi in semifinale, right? Dunque non lesinate nel continuare a premere il tasto rosa del vostro telecomando MyRealityHouse e, senza darci per scontati, continuate a sostenere il progetto di questo pozzo inesauribile di risorse sonore che è Alessio. Votate votate votate, e, anche se mi rendo conto che Sudan Archives sia un'artista che richiede un processo di metabolizzazione più lungo rispetto agli altri, vi prego di trattarla al pari delle altre forze della natura con cui è in gara e di valutare essenzialmente il lavoro svolto sulla playlist senza lasciarvi condizionare dall'entità minore della sua popolarità: spero che vi inebri e vi culli come ha fatto con me.
Utente
16 gennaio, 2021
Vi ho seguiti (più o meno) costantemente dall'inizio, contento di vedervi in semifinale
Ora, è chiaro che i miei gusti musicali combaciano più con alcuni di voi che con altri ma ho sempre cercato di votare triplette più composite e quindi più "sorprendenti". Per farvi un esempio, una delle giocate migliori per me è quella di Pino Daniele, un artista che non apprezzo particolarmente ma che in questo gioco è riuscito a colpirmi molto.
Questo per dirvi che, personalmente, mi aspettavo un po' di più da questo round. I miei complimenti vanno a tutti, soprattutto per il percorso fatto fin qui: credo meritiate tutti la finale, non ho però dubbi sul primo posto di questa classifica.
Utente
7 agosto, 2013
Sudan Archives: arrivati alla semifinale non mi sorprende che tu abbia voluto giocare con un'artista meno nota; un bel rischio, visti anche gli altri tre artisti proposti dai tuoi avversari, ma la scelta ricalca perfettamente quello che è stato il tuo percorso fino a questo momento; percorso che non mi viene difficile definire sorprendente, basato sulla ricerca e sulla scoperta musicale, cosa che ti ha sempre contraddistinto qui su RH. Hai portato avanti e difeso la tua visione musicale, che sono sempre riuscito a rintracciare nelle tue triplette; e se anche non avessi letto la descrizione rispetto alla tua giocata di questo turno, non avrei avuto dubbi a rintracciare le tue intenzioni.
Sudan Archives è senza dubbio una scelta particolare, non così facilmente assimilabile (per me almeno non lo è stato, ho avuto bisogno di più ascolti). Penso che la giocata della BOP sia perfetta per far venir fuori quest'anima di Sudan così legata alle sonorità Africane e la sua capacità di rielaborarle in chiave moderna. Penso sia il pezzo perfetto per farla conoscere e per incuriosire un ascoltatore neofita. Perla e Jolly le ho trovate un po' riconducibili allo stesso mondo musicale, nonostante ognuna presenti le proprie peculiarità. Ho apprezzato in entrambi il sostrato ritmico che sta alla base, senza dubbio diverso, ma riconducibile alle reminiscenze "tribali" che fanno un po' dal fil rouge a tutta la proposta. Il Live è una buona opportunità per mostrare non solo le abilità canore e strumentali di Sudan, ma anche per farci calare ancora meglio nel suo mondo così etnicamente contaminato. L'arrangiamento è molto bello e si sposa perfettamente con la sua voce. La scelta del Live la trovo in linea con la scelta della performer anche se ammetto che una proposta così spoglia mi abbia restituito poco l'idea di performance live. In generale la proposta la trovo interessante e anche molto personale, ma forse un po' piatta nei brani in sé. Sarà che è molto distante dal mio mondo musicale (anche Poppi lo era eppure l'ho amata) ma ho trovato un po' tutto "simile" nel Mood, nonostante si percepiscano le differenze di fondo fra i quattro brani proposti. Ho sentito la mancanza di qualcosa più uptempo, magari più riconducibile alla BOP, che spezzasse un po' il ritmo.
Beyoncé: tra le quattro proposte è senza dubbio l'artista più vicina al mio mondo musicale. È stato fatto a parer mio un bel lavoro di varietà, senza cadere nello scontato, proponendo le diverse anime di Beyoncé e mostrando come nel tempo la sua musica sia cambiata e abbia lei stessa sperimentato generi diversi. Ho trovato molto interessante (non so se fosse voluto o è capitato) costruire un percorso a ritroso dalla canzone più recente a quella più lontana nel tempo, proprio per rendere più visibile questa evoluzione nel tempo.
Nella varietà delle quattro canzoni Beyoncé risulta credibile e centrata, sia nella versione più trap/bounce della BOP, pezzo che trovo accattivante e ottimo per accalappiare il (poco) pubblico che non la conosce e poco conosce questo suo tipo di produzione, sia nella ballad moderna che mostra tutto il suo lato R&B più classico e le permette di dar sfogo alla sua potentissima voce (lato che non poteva non essere messo in luce e tu l'hai fatto senza essere scontato) sia nella versione Trip Hop della perla che forse è quello che mi ha coinvolto di meno ma nel quale risulta altrettanto convincente. Il pezzo in sé mi ha ricordato in alcuni frangenti teardrop dei Massive Attack e non ho avuto difficoltà a lasciarmi trasportare nel medesimo loop ipnotico che quella canzone genera ogni volta che la ascolto. Il live è la ciliegina sulla torta per mostrare che Beyoncé non è una semplice cantante ma una performer a tutto tondo, anche se penso avresti potuto tirar fuori qualcosa di ancora più coinvolgente e spettacolare. È un'ottima performance ma penso ci fosse del materiale che avrebbe potuto mettere ancora più in luce le sue doti (penso ad esempio alla sua esibizione di Run The World ai Billboard del 2011). Avevi valutato altre performance live?
Utente
7 agosto, 2013
Eccoci arrivati alla Semifinale.
Team Croma - Plasma
Sudan Archives - Casadelvino. Partiamo dalla scelta del nome, una scelta rischiosa ai miei occhi perché per un tema libero del genere che avrebbe potuto, come poi è capitato, trovare avversari con carriere formidabili, il nome di Sudan rischia di rimanere un passo indietro: forse un*artista con una discografia più corposa, che avresti potuto comunque aiutarci a scoprire e comprendere meglio, poteva fare maggiormente al caso tuo? Però, trovo bella l'idea che sia lei a rappresentare il tuo percorso in questa semifinale, dopo tante scelte personali e atte a farci scoprire cantanti sconosciuti al mondo mainstream.
Addentrandoci nella playlist che hai scelto per raccontarci Sudan, vengo rapito dalla BOP Glorious che mischia questi suoni quasi folk ad una chitarra elettrica che gioca un ruolo fondamentale nella canzone: abbraccio questo genere a me sconosciuto che Casa ha deciso di farci conoscere. Anche la PERLA alternative R&B Sink fa il suo lavoro perché ci offre in maniera determinata che cosa propone Sudan all'interno della sua musica. Il JOLLY riesco a collocarlo in un universo musicale ma la trovo con meno mordente rispetto alle prime due che avevano un'identità più forte. Con il live torna il violino ed è un po' questa la personalità di Sudan che rimane più impressa. Il live è piacevole, è un'ottima performance vocale con una forte componente etnica che ti trasporta nel suo mondo.
Una tripletta ben costruita, coesa ed eterogenea al punto giusto, seppur ad un ascolto più superficiale le canzoni possono sembrare piuttosto simili l'una con l'altra. Sarà all'altezza delle altre triplette?
Team Diesis - Emm
Muse - Robyfederer. Il ballottaggio ti ha fatto bene se ti ha aiutata a creare una playlist del genere! Partiamo dal fatto che i Muse non siano una band che ho mai approfondito: tolti i singoli famosi non conosco nient'altro. Guardando la playlist rimango già sorpreso dal fatto che manchino alcune canzoni celebri (Uprising, Time is Running out, ecc.) e la cosa che mi sorprende è che si sia riusciti a dare un'idea tanto forte dei Muse senza includere alcuni capisaldi della loro carriera.
La BOP ci presenta i Muse per come li conosce il mondo mainstream: Stockholm Syndrome è forte e rappresentativa, tanto casinista quanto melodica come solo loro sanno fare. Hoodoo mantiene le stesse sonorità della prima ma rallentandone il mood: è una scelta più ricercata, con una produzione che si riempie di strumenti quali il pianoforte e, credo, dei violini che aggiungono un sapore dreamy alla canzone: come PERLA è una giocata corretta per la sua unicità. Il JOLLY è la canzone che mi ha stupito di più: Algorithm è maestosa, è cinematrografica, è quasi uno spin-off dei Muse e trovo calzi da Dio a questo punto della playlist. Parentesi: la playlist è stata composta in maniera magistrale: abbiamo il mainstream, abbiamo un'atmosfera più lenta e dreamy, abbiamo il rumore, in senso buono, cinematografico e poi si torna ai Muse che più conosciamo con il live scelto: Plug in baby è la giusta conclusione a questo quartetto di canzoni.
Team Bemolle - Mone
R.E.M - Alpha. Dei R.E.M. conosco veramente pochissimo - come dei Muse, conosco qualche classico ma finisce lì - (sembra un po' una lotta ad armi pari questo round perché non conosco le discografie di, quasi, nessuno dei 4 artisti lol) e l'impressione che ho avuto da questa playlist è che siano una band piuttosto chill. Ho trovato le canzoni piuttosto simili l'una con l'altra come atmosfere, suoni e tempo delle canzoni, che ho però apprezzato davvero tutte.
Partendo dalla BOP Lotus, forse è il brano che mi ha conquistato di meno e di cui avrei francamente fatto a meno. E' un brano che non ho trovato così d'impatto o memorabile e per essere una BOP queste qualità dovevano esserci. Forse è solo il confronto con le BOP degli altri artisti. La PERLA Feeling Gravity Pulls è più chill, è più emozionante e trascinante. Come dicevo, come atmosfere non ci stacchiamo tantissimo dalla BOP ma qui queste calzano a pennello, offrendo una perla con un contrasto tra il "rude" delle strofe, belle lunghe, e il ritornello che diventa così soft, così old school. Ottima la scelta del classicone Everybody Hurts come JOLLY, in una versione live che rende la canzone ancora più coinvolgente e mi sento quasi di essere lì, al concerto, insieme ai fan che si sentono in sottofondo. Apprezzo anche il LIVE giocato grazie al quale respiriamo l'anima della band grazie alla performance. Inoltre, in Losing My religion le atmosfere si staccano maggiormente dalle prime canzoni e ritrovo una canzone dal sapore pop per come è costruita ma con questa produzione tendente al folk. Inoltre, il LIVE ci Credo sia stata la giocata giusta per chiudere il quartetto di canzoni, che sarebbe stato perfetto con qualche spunto in più che potesse riportarci una maggiore varietà tra le proposte.
Beyoncé - Melrose. Wow, una scelta che non mi aspettavo assolutamente. Bey è un'artista non facile da rappresentare perché in lei vivono più anime (un po' tutte quelle che le sono state cucite addosso durante il corso della sua carriera ma questo è un altro discorso ihih) e trovo che tu sia riuscito a fare un lavorone con lei.
Partendo da Formation, ho trovato geniale partire con il primo singolo del suo ultimo album. Una vera BOP che rappresenta la Queen Bee di oggi, che si impegna a favore della black community e di cui racconta le storie. Al di là delle tematiche, questo brano rappresenta un'innovazione dal punto di vista musicale, perché rende mainstream la trap (quella originale, quella che ha origine in America). Il percorso continua con una PERLA che arriva dal penultimo album, Beyoncé, tra i più acclamati. Haunted fa il suo lavoro anche se non è tra le mie preferite del disco. Non la trovo una canzone così incisiva anche se ha una struttura particolare e ciò si riscontra spesso nelle ultime produzioni di Bey. Con il JOLLY si va su una sulla pop ballad, uno dei generi per cui è più famosa. Apprezzo che si sia schierata una ballad non di quelle super iper troppo famose, ma si sia pescato altrove. I Was Here è emozionante tanto quanto altre canzoni ma riesce a darci quel senso di conoscere qualcosa di più di lei. Non potevamo che chiudere con la sua signature hit Crazy in love, grazie ad un live che ci permette di comprendere anche quanto Bey sia una forza della natura ed un'artista profondamente orientata alla performance.
Nel complesso ho trovato una playlist davvero completa, un excursus che va man mano indietro nel tempo, offrendoci un quartetto personale, vario e scorrevole.
Utente
4 febbraio, 2018
alessandrino ha detto
Sudan Archives: Perla e Jolly le ho trovate un po' riconducibili allo stesso mondo musicale, nonostante ognuna presenti le proprie peculiarità
Qua ti rispondo subito dicendo che il fatto che si prestino dell'elettronica è l'unica cosa che li collega, perchè di per sé, oltre a provenire da due progetti diversi, in sink riconosciamo un elettronica sperimentale, con un cantato dalle ritmiche irregolari e una forte post-produzione vocale, siamo proprio nel futurismo. Mentre invece in Black Dove l'universo è puramente afro-beat, noterai come le percussioni e le sonorità tribali sono genuinamente mantenute per tutta la durata del brano, e solo l'intro è più sperimentale (in connessione con il brano precedente alla playlist), ma che poi vola libera nel suo genere, anche perchè per il resto della canzone la voce di Sudan è meno post-prodotta e presenta un cantato R&B più classico.
In entrambe sento Sudan e mi fa piacere la riconosci, ma non ne farei di due erbe un fascio in termini di genere.
La scelta del Live la trovo in linea con la scelta della performer anche se ammetto che una proposta così spoglia mi abbia restituito poco l'idea di performance live. In generale la proposta la trovo interessante e anche molto personale, ma forse un po' piatta nei brani in sé.
Questa secondo me è un'errata concezione per cui live=tanta gente intorno, quando di per sè il concetto del live sta in un esibizione che non passa attraverso l'incisione in studi di registrazione e le sale di produzione, ma vengono registrati e mantenuti come tali, dove vocalità e capacità di esibirsi dell'artista arriva diretta all'ascoltatore, e per questo contesti spogli per me ne valorizzano meglio l'essenza base del concetto "live music".
Sarà che è molto distante dal mio mondo musicale (anche Poppi lo era eppure l'ho amata) ma ho trovato un po' tutto "simile" nel Mood, nonostante si percepiscano le differenze di fondo fra i quattro brani proposti. Ho sentito la mancanza di qualcosa più uptempo, magari più riconducibile alla BOP, che spezzasse un po' il ritmo.
Le ritmiche sono 4 e sono tutte distinguibile, i tempi misurandoli non si sovrappongono in nessun brano, l'up-tempo è glorious, ma anche il cantato di black dove è up-tempo, ma con una produzione ritmica nella base diversa, iceland moss è classic-pop, sink è irregolare. Le differenze dei mood le trovo palpabili, mi dispiace tu non le percepisca.
Partiamo dalla scelta del nome, una scelta rischiosa ai miei occhi perché per un tema libero del genere che avrebbe potuto, come poi è capitato, trovare avversari con carriere formidabili, il nome di Sudan rischia di rimanere un passo indietro: forse un*artista con una discografia più corposa, che avresti potuto comunque aiutarci a scoprire e comprendere meglio, poteva fare maggiormente al caso tuo?
No, perchè di per sè , oltre a quello che giustamente dici dopo di come mi riconosca meglio in una scelta del genere come percorso e coerenza, trovo anche che la corposità della carriera e la fama del nome in un tema libero non sussistano, dove appunto l'obiettivo è dipingere il quadro di aspetti del cantante prescelto e le sue sfaccettature e caratteristiche vincenti, anche se hai meno materiale da cui pescare. Ho voluto prendermi questo rischio anche perchè sentivo impulsiva necessità di presentarvi Sudan, poi le scelte ricadute su nomi leggendari degli altri 3 sono stata una coincidenza, che in realtà detta personalmente un po' mi ha deluso, ma per il resto lo trovo indifferente sul piano della valutazione di per sè e una sfida intrigante.
Utente
7 agosto, 2013
Muse: altra bella scelta per questa semifinale. I Muse sono un gruppo che mi ha sempre affascinato e alcuni loro brani mi capita di ascoltarli nel mio quotidiano. Ho sempre adorato il contrasto tra gli arrangiamenti super aggressivi e la voce di Bellamy che spesso e volentieri si assottiglia nel falsetto, andando a creare questo contrasto che secondo me è un po' il tratto distintivo della loro produzione. La BOP è un esempio di quello che dicevo prima: un arrangiamento sopra le righe, eccessivo per certi versi ma che si pone a servizio della voce del frontman, aumentando o diminuendo di intensità a seconda del modo in cui viene utilizzata la voce. Una buona partenza per far conoscere secondo me l'anima musicale del gruppo. La Perla l'ho amata nell'intro musicale di apertura. Questi riferimenti alla musica da western non è così scontato ritrovarli in musica se non nelle produzioni fatte ad hoc per questo tipo di cinema. L'arrangiamento è molto particolare molto diverso da ciò che sono abituato ad ascoltare dei Muse ma non per questo non funziona. Il modo in cui vengono utilizzate le chitarre l'ho trovato avvolgente, quasi sensuale e in generale ho apprezzato come sia stato costruito il pezzo, quasi in virtù del climax che troviamo a metà del pezzo (introdotto dal piano) dal quale esce fuori l'anima tipica del gruppo. Molto molto bello. Il Jolly è un'ottima scelta per mostrare il lato più contemporaneo e un'altra sfaccettatura di questo gruppo che pur reinventandosi non perde la sua matrice d'origine. Tra l'altro trovo che la voce di Matthew si sposi benissimo con questo tipo di sonorità in un brano che definirei maestoso. Il live ci riporta all'essenza dei Muse e trovo sia un'ottima conclusione per questa playlist davvero ben costruita e per niente banale.
Utente
7 agosto, 2013
R.E.M: conosco questo gruppo principalmente per i loro successi (due dei quali me li ritrovo giocati qui) quindi è stato interessante approcciarmi all'ascolto di brani non noti. La BOP è interessante nelle sonorità e ci ritrovo un po' quello che tu descrivevi rispetto ai rimandi psichedelici. Effettivamente mi ha ricordato un po' quel filone di brani da trip allucinogeno, anche nel continuo ripete il mantra I ate the Lotus. Forse non così incisivo ma comunque piacevole all'ascolto. La perla continua a restituirmi le stesse sensazioni del primo brano, quasi fosse una continuazione del trip ma lo trovo molto più interessante nella costruzione interna, non solo per la particolarità dell'arrangiamento ma anche (e soprattutto) per questo mood misterioso che accompagna la maggior parte del brano fino ad aprirsi sulla conclusione a delle sonorità più eteree, nonostante la fine vera e propria ci riconduca un po' alla musicalità iniziale, quasi come se dal trip non fossimo mai veramente usciti. Scelta interessante quella di proporre forse i due brani più famosi entrambi in versione Live. Loosing my religion secondo me aggiunge un tassello in più nella rappresentazione dei R.E.M. restituendoci una visione più "nazional-popolare" e per questo più accattivante rispetto magari ai pezzi precedenti. Everybody Hurts ci dà invece una versione più romantica e coinvolgente, che mancava rispetto ai pezzi che lo avevano preceduto. Mi ha stupito che tu abbia deciso di giocare questi due brani così famosi visto che solitamente ti sei sempre buttata su canzoni meno mainstream. Però è stata una scelta a parer mio intelligente perché ti hanno permesso di mostrare sfaccettature diverse del tuo gruppo, anche rispetto ai primi due brani che potevano rientrare un po' sotto lo stesso filone musicale, o quanto meno li ho percepiti simili nel Mood.
Utente
5 aprile, 2018
Team CROMA
SUDAN ARCHIVES
Conoscendo Casa avrà pensato che Sudan Archives aveva troppi ascoltatori mensili per essere giocata a IDKH
Glorious è una BOP pazzesca e rimane subito incantato dalle prime note. Un inizio forte e d'impatto. Come lo hai definito tu afro-futurismo.
Sink con la perla ci mostri un lato più delicato con atmosfere ambient e ci mostri il suo lato più sperimentale senza dimenticare la matrice R'n'B.
Black Dove un brano dai toni decisamente sensuali con queste percussioni tribali in sottofondo che rimarcano la sua calda timbrica ed interpretazione sottolineato da una produzione più raw.
Iceland Moss hai giocato una studio live session, personalmente avrei preferito un live tratto da un concerto, perchè la live session mi risulta un po' più fredda. Il brano mostra un lato più fanciullesco e fiabesco dell'artista da te proposta. Essendo la sua peculiarità, il fatto che sia violinista oltre che cantante, mi sarebbe piaciuto un brano dove mettesse in maggior risalto le sue qualità da musicista mentre il violino nell'esibizione di questo brano ha un ruolo un po' marginale.
TEAM DIESIS
MUSE
Roby dopo aver letto che mi mancava il lato più rock e graffiante di Pink ha tirato fuori tutta la grinta rock dei Muse e I'M TOTALLY HERE FOR THAT!!!
Stockholm Syndrome, mi ha fatto piacere vederla giocata come BOP, perchè non è una scelta scontata e non ha nulla di meno rispetto a loro singoli più celebri. Molte persone pensano che il primo singolo da “Absolution” fu “Time Is Running Out”, che è stato il brano che li ha resi celebri a livello internazionale, mentre in realtà fu Stockholm Syndrome. Il brano si apre con questo riff sincopato che ti rimane subito impresso, dopo delle strofe più serrate, il ritornello si apre in modo più arioso e melodico per poi finire in un rumoroso e fragoroso outro strumentale.
Hoodoo brano che ho trovato giusta da giocare come perla che si contraddistingue per questa chitarra latina con un'interpretazione particolarmente calda e sentita di Matt che usa l'immagine del Hoodoo per spiegare l'instabilità di un rapporto amoroso destinato a fallire nonostante che i due amanti abbiano fatto di tutto per poterlo funzionare. Amo tutta questa teatralità sia musicale che interpretativa nel crescendo per poi sfumare in modo più pacato ed introspettivo.
Algorithm (alternate reality version) è un brano che racchiude tutte le loro influenze più sinfoniche che fanno parte degli ultimi Muse senza però disdegnare l'uso dell'elettronica per rendere il tutto più moderno e contemporaneo.
Plug In Baby uno dei brani più amati all'interno della fanbase e c'è tutta la potenza rock della band in questa esibizione anche il fatto che c'è il momento dove sono i fans a cantare rende il tutto più sentito, vero ed unico(e beate te che c'eri a quel concerto!!!).
TEAM BEMOLLE
R.E.M.
Lotus è un singolo che con gli ascolti ho apprezzato e ho apprezzato il rischio di non giocare qui “Losing My Religion” o “Everybody Hurts”, che sono i loro due singoli più celebri, però personalmente penso che avevano nel loro arsenale anche altri singoli “Imitation Of Life”, “It's The End Of The World As We Know It(And I Feel Fine)” ecc... che avrebbero svolto meglio il loro compito di BOP.
Feeling Gravity Pulls è di sicuro il brano che ho preferito. Trovo di particolare pregio l'outro strumentale finale. Come hai ben sottolineato tu si sentono le influenze post punk, dark wave anni'80.
Everybody Hurts onestamente dato che dopo c'era da poter giocare un video live, avrei evitato un audio live. Il brano è stupendo e meraviglioso e ti pare di essere lì però come Jolly mi sarei aspettato qualcosa di diverso dato che dopo hai giocato Losing My Religion : oltre alla performance, mi ha in particolar modo colpito il discorso iniziale di Michael Stipe “ I Can Feel You, I can Hear You, I Can Smell You, I Can Taste You” che sottolinea la parte più fisica e carnale di un concerto non solo tra spettatori ma anche tra artista e suo pubblico.
I R.E.M. sulla carta erano uno dei nomi che mi incuriosivano di più ma non posso negare che ho delle perplessità a riguardo sul lavoro svolto a questo punto della gara. Secondo me, avevi le possibilità e le capacità di fare un lavoro più particolare data l'immensità della loro discografia.
BEYONCE'
Formation iniziamo con un inno vero e proprio dell'ultima Beyoncè che rivendica con orgoglio la sua etnia che risulta ancora una discriminante nella società americana. Mentre da un punto di vista di influenze musicali, Beyoncè abbraccia delle influenze trap in un suo brano.
Haunted è uno dei brani più arditi di Beyoncè sotto tutti i punti di vista: sviluppo, produzione e tematica. E' un brano ammaliante, seducente che ti cattura e ti trascina in un mondo a parte: una vera e propria PERLA della sua discografia.
I Was Here, ballad estratta da “4”, sottolinea le sue capacità di vocalist ed interprete, la struttura è abbastanza classica ma l'arrangiamento con i suoi vaghi cenni elettronici la rendono più moderna e contemporanea.
Con la performance di Crazy In Love al Coachella rimarchi il suo lato più pop uptempo, spensierato che mancava nelle altre tre proposte, seppure all'inizio parte bene forse non mi convince appieno questo riarrangiamento con la banda che trovo penalizzi la forza dirompente ed energica del brano.
Utente
30 aprile, 2020
edorf ha detto
Lotus è un singolo che con gli ascolti ho apprezzato e ho apprezzato il rischio di non giocare qui “Losing My Religion” o “Everybody Hurts”, che sono i loro due singoli più celebri, però personalmente penso che avevano nel loro arsenale anche altri singoli “Imitation Of Life”, “It's The End Of The World As We Know It(And I Feel Fine)” ecc... che avrebbero svolto meglio il loro compito di BOP.
Allora, posso dirti che ho valutato diversi singoli, però quelli che hai citato, a mio avviso, erano un po' inflazionati (stesso motivo per cui non ho giocato Because the Night come BOP nella terzina di Patti Smith), perciò ho optato per Lotus che mi permetteva di evidenziare un lato dei R.E.M. più elettronico, psichedelico e recente rispetto agli altri brani.
edorf ha detto
Everybody Hurts onestamente dato che dopo c'era da poter giocare un video live, avrei evitato un audio live. Il brano è stupendo e meraviglioso e ti pare di essere lì però come Jolly mi sarei aspettato qualcosa di diverso dato che dopo hai giocato Losing My Religion
La scelta di Everybody Hurts in versione live l'ho spiegata nella mia presentazione: trattandosi di un brano "motivazionale" credo che nessuno meglio di questo abbia senso con il coinvolgimento del pubblico. Il fatto che poi questo turno prevedesse anche un video live (in cui volevo assolutamente portare quel video di Losing my Religion ed è stata la prima scelta che ho fatto per comporre la terzina), personalmente, non l'ho trovata una motivazione sufficientemente forte per rinunciare a presentare EH in versione live, pur consapevole del rischio che hai sottolineato.
edorf ha detto
I R.E.M. sulla carta erano uno dei nomi che mi incuriosivano di più ma non posso negare che ho delle perplessità a riguardo sul lavoro svolto a questo punto della gara. Secondo me, avevi le possibilità e le capacità di fare un lavoro più particolare data l'immensità della loro discografia.
Proprio perché la loro discografia è immensa e non limitata a pochi album la scelta era particolarmente ostica, tuttavia credo che la terzina sia stata pensata in modo tale da coprire un ampio spazio temporale (dalla Perla del 1985 alla BOP del 1998), offrire diverse sfumature del loro sound e (da quella elettro-psichedelica, agli esordi new wave, alla ballata emozionale al pop folk) e delle tematiche testuali, spaziando tra brani meno noti e brani che hanno fatto la storia della band e che, onestamente, avrei trovato assurdo non portare dato che son comunque funzionali a mettere in evidenza loro caratteristiche primarie.
Mi spiace se non sono riuscita a farti percepire tutto questo. Al di là del gusto personale e delle preferenze per un brano della discografia piuttosto che un altro, credo che questa terzina contenga tanti elementi "particolari" e "caratteristici" dei R.E.M. La stessa Losing my Religion, "purtroppo" diventata nel tempo fin troppo famosa, ti assicuro che nel 1991 rappresentava un'assoluta novità nel panorama pop/rock, tanto che lo stesso Michael Stipe, in un'intervista, dichiarò di essere rimasto molto sorpreso del successo avuto da questo brano che non ha nemmeno un vero e proprio inciso e un testo che è un flusso di coscienza piuttosto criptico.
È arrivato il primo momento doloroso della serata.
Come sapete, i posti in finale sono soltanto due, quindi due concorrenti dovranno salutarci.
Scopriamo il primo concorrente che non ce l'ha fatta, a cui vanno tutti i nostri più calorosi complimenti per averci accompagnato con impegno in questa bellissima avventura.
CI LASCIA A UN PASSO DALLA FINALE...
@Alpha CON I R.E.M.
Uno dei due ha conquistato la finale agguantando il primo posto in semifinale.
L'altro non ce l'ha fatta per soli 10 punti dal secondo classificato.
IL SECONDO FINALISTA È...
@robyfederer CON I MUSE
L'ELIMINATO È...
@melrose CON BEYONCÈ
Anche a te vanno i nostri complimenti per esserti messo in gioco e per averci fatto compagnia con le tue scelte.
I nostri complimenti vanno anche alla squadra Bemolle e al leader @monechiapi , per essere rimasti illesi fino all'ultimo tema. Il meccanismo della semifinale è stato spietato, ma vi meritate tutto il nostro applauso!
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