Utente
7 agosto, 2013
Utente
7 agosto, 2013
Moderatore - Mentore
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Utente
7 agosto, 2013
Utente
7 agosto, 2013
Utente
7 agosto, 2013
Utente
7 agosto, 2013
Buonasera a tutti!
Siete pronti ad cominciare?
Iniziamo subito con la spiegazione del meccanismo di presentazione e votazione per questa prima fase che rispecchia quello delle edizioni precedenti.
Presenterò le categorie ogni due giorni a blocchi di due/tre così da dare a voi e al pubblico che vuole votare un po' di tempo per farsi un'idea anche dei film non visti.
Il primo blocco vedrà presentata una categoria oggi e una domani e per entrambe le categorie sarà aperto il voto dal momento della presentazione fino martedì alle 18.00. Poi la sera di martedì ci saranno i risultati e mercoledì partirà il secondo blocco e così via.
Il voto funzionerà così: ogni utente (concorrente e pubblico) avrà a disposizione 10 punti, da distribuire a proprio piacimento per un massimo di 5 film. Non si potrà votare il proprio film.
I primi tre per categoria passeranno alla fase successiva mentre il terzo/quarto/ quinto classificati andranno a giocarsi i play-off. A decidere il quarto che passa tra questi saranno i tre "vincitori" di categoria che hanno visto il loro film passare. Nel caso di pareggio, voterà il primo membro del pubblico che ha votato, nel caso non ci fosse il pubblico voterà l'utente che ha preso meno punti in quella categoria.
Utente
7 agosto, 2013
La prima categoria con cui inizieremo questa QUARTA EDIZIONE è
ROMANTICI
Ricordo che xello aveva priorità su tutti essendo il prima iscritto
e che è stata la categoria rimasta a Alabama Monroe come scelta.
In ordine di iscrizione vado a svelarvi i film proposti:
@xello
@cionfy
@Oblivion.
@Phoedred
@Rio91
@L'indovino
@amers
@Alabama Monroe
@Wasabi
Potete commentare liberamente tutto, lo scopo del gioco è far conoscere ad altri film a noi cari o incuriosire altri a vederli. Se possibile vi chiedo quindi di scrivere anche solo due righe o di mettere almeno il trailer così da far capire anche a chi magari non ha visto il vostro film di cosa si tratta e invitarlo a votarvi.
Se ci sono domande o errori scrivetemi senza problemi.
Potete votare sia per mp che per telegram a @Semota89
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Ciao! Grazie @semota per il tag
Movie King è un contest che amo, ma sono in un periodaccio e non sarei riuscito a starci dietro da concorrente, ho anche cercato di mettere insieme un po' di titoli con cui giocare, ma non mi trovavo con tutti i pezzi e comunque avrei avuto difficoltà con le tempistiche, e così questa edizione la seguirò da pubblico
Dei romantici ne ho visti 3, quindi piacerebbe anche a me leggere qualche riga o vedere i traile. Fatevi sotto
Utente
7 agosto, 2013
Ho deciso di partecipare a Movie King per far conoscere alcuni dei miei film preferiti ( in alcune categorie ho faticato davvero tanto). Purtroppo sono in partenza per la stagione estiva e non ho il tempo che vorrei per presentare ogni film. ( oltre che dal cellulare la presentazione uscirà uno schifo, ma meglio di nulla).
Domenica mattina durante il viaggio in treno vedrò di scrivere qualcosa 🙂
Di questa categoria non ho visto nessun film (ad eccezione del mio), quindi aspetto le varie presentazioni prima di votare. ( ma farò così anche se ci dovessero essere film che conosco e mi sono piaciuti).
Utente
2 settembre, 2020
Da non intenditore del settore, sono contento di essermi lanciato in questo contest per scoprire decine di titoli che sicuramente mi sono perso negli anni – già solo in questa prima categoria ne conosco uno – L’estate è forse l’unico periodo dell’anno dove riesco a recuperare qualcosa approfittando dei tempi morti e della clausura per sfuggire al sole e al caldo quindi il tutto capita a fagiolo. Curiosissimo di scoprire le proposte di ciascuno dei concorrenti!
Bando ai convenevoli, la mia scelta per la categoria “Romantici” è ricaduta su:
LUKA CHUPPI
(Nascondino)
Per non tediare chi non fosse interessato, sotto spoiler una breve introduzione sul perché ho scelto questo film ed il background culturale che c'è dietro alla storia narrata.
Mi sono imbattuto per caso in questa commedia romantica quando per un periodo nel 2019 ho lavorato in Sri Lanka prima di rientrare definitivamente in Italia. Lo shock culturale a livello di prodotti audiovisivi è stato sicuramente divertente da provare in prima persona. Gran parte dei film trasmessi in tv o parla di colonialismo o è pieno di donne volanti con la proboscide che fanno malefici ad improbabili eroi con altrettanto discutibili superpoteri – anche se confesso che mi ero appassionato alla soap Haara Kotya, una sorta di “Un Posto al Sole” locale con oltre 500 episodi tutto incentrato su due tizi che avevano perso una borsa piena di soldi ed una coppia che la trova e la nasconde in casa sperando di farla franca. Colpevolmente mi ero imparato tutta la sigla a memoria suscitando lo stupore dei colleghi del posto.
Oltre le due categorie citate, anche i film romantici – rigorosamente made in Bollywood - andavano per la maggiore, ma, tra tutti, LUKA CHUPPI – che vi vado a proporre oggi – è quello che sicuramente mi ha colpito di più… E per un motivo ben preciso: col pretesto della commedia romantica, sdoganava coraggiosamente una palese critica a certi paradigmi della “famiglia tradizionale” indiana. Una critica fatta non dall’Occidente all’Oriente – come alcuni goffi tentativi cinematografici e televisivi americani ed europei – ma all’interno della cultura indiana stessa. Cosa non scontata.
Paese che vai, Giorgia che trovi, se qui in Italia siamo ancora alle prese con mamme Cristiane che inorridiscono innanzi a genitori “numerati”; Nei paesi che si affacciano sull’Oceano Indiano è ancora fortemente radicato il concetto di “matrimonio” come unica forma accettabile di convivenza tra uomo e donna. Il matrimonio, in sintesi, viene visto dai conservatori come la vera e propria “realizzazione” dell’esistenza di una donna e – udite, udite – di un uomo (su questo quantomeno sono più democratici di noi). Si diventa socialmente rilevanti solo quando un’unione viene sugellata con il sacro atto dello sposalizio e, di conseguenza, qualsiasi altra forma “ambigua” di condivisione degli spazi tra uomo e donna tende ad essere demonizzata.
Tralasciando discorsi ancora più culturalmente complessi come i matrimoni all’interno della stessa “Casta sociale” e i matrimoni programmati dalla famiglia – Il numero di testimonianze dirette di colleghi ed amici del posto che ho raccolto in tal senso è davvero impressionante, tanto che molti giovanissimi erano intenzionati a scappare dal proprio Paese o quantomeno dalle proprie famiglie per sfuggire a queste dinamiche – la trama di LUKA CHUPPI ruota tutta intorno al tema della convivenza clandestina - Cosa già sufficientemente scandalosa per i “boomers” cresciuti all’ombra del Taj Mahal e dintorni – e di come una certa politica alimenti certi schemi sociali ormai antiquati.
TRAILER
(Attivate i sottotitoli)
LA TRAMA
Nel distretto di Mathura è tempo di elezioni. Il conservatore Vishnu Trivedi, leader del Partito Culturale, è intenzionato a fare incetta di voti riportando in auge i valori tradizionali della famiglia indiana e, per farlo, intraprende una vera e propria campagna mediatica contro un popolarissimo attore “colpevole” di uno stile di vita frivolo e – soprattutto – di convivere apertamente con la sua fidanzata senza essere sposati. In pratica, un Salvini vs Fedez in salsa tandoori.
Nel frattempo, mentre Vishnu è intento a proporre nei suoi comizi innovativi metodi per stigmatizzare le coppie “non tradizionali” quali la castrazione del “lui” o più bonariamente la pittura delle facce dei libertini con inchiostro indelebile nero – Mi confermate con non abbiamo una Josie_Bell iscritta al sito, vero? Non vorrei dare troppi suggerimenti – trova anche il tempo di spedire sua figlia Rashmi (interpretata da Kriti Sanon) a fare uno stage nella redazione di un canale televisivo di news locali. Missione? Fare in modo che venga intervistato il numero più alto possibile di anziani prima delle elezioni in modo che la popolazione venga influenzata a pensare che i valori tradizionali sono di gran lunga quelli più giusti e condivisi all’interno della comunità. “Fuori dal Coro”, ma fatto con un minimo di sagacia in più.
Tra un’intervista e l’altra – che a sorpresa rivela molta più apertura mentale da parte degli anziani di quanto si sarebbe aspettato Vishnu – la ragazza conosce il simpatico Vinod (Kartik Aaryan), un reporter scanzonato che gode di una certa popolarità tra il pubblico e gli amici, tanto da essere affettuosamente soprannominato “Guddu” (l’equivalente del nostro “bambinone”).
Tra i due – manco a dirlo – scatta subito una certa sintonia ed in breve tempo il cuore di Vinod viene conquistato dal rassicurante sorriso di Rashmi. Spinto dal desiderio di condividere più tempo con lei e supportato dai consigli di amici e famigliari, Vinod non perde tempo a fare l’unica cosa socialmente accettata dall’India tradizionalista per legittimare l’amore tra due persone: chiederle ufficialmente di sposarlo.
Con sommo stupore del ragazzo, tuttavia, Rashmi non si scomoda nemmeno a emulare Helena Prestes sforzandosi di manifestare entusiasmo di circostanza e, con fare indispettito, rispedisce l’anello di fidanzamento al mittente. A differenza di suo padre, infatti, la ragazza è fermamente convinta che all’alba del 2020 due giovani Indiani possano gestire una relazione sentimentale senza necessariamente arrivare subito al matrimonio e propone a Vinod di iniziare una convivenza così da poter mettere alla prova il loro rapporto senza prendere decisioni affrettate.
Spaventato da quella che sarebbe potuta essere la reazione del futuro suocero e delle ripercussioni che una tale mossa anticonformista avrebbero potuto comportare sulla sua carriera, il reporter non sembra inizialmente entusiasta della proposta di Rashmi. Poi, dopo un’appassionata mediazione del cameraman Abbas (Aparshakti Khurana) – il migliore amico di Vinod - i due riescono finalmente a trovare un compromesso: approfitteranno di un reportage in esterna della durata di 20 giorni per mettersi alla prova condividendo un appartamento.
Arrivati nella cittadina ultraconservatrice di Gwallor, i due si trovano quindi “costretti” a fingere di essere una coppia sposata per poter usufruire di un affitto e non traumatizzare la comunità locale. La chimica tra i due cresce di giorno in giorno financo a sfociare nel sesso. La troppa esuberanza dei due tra le lenzuola, tuttavia, viene intercettata dalla famiglia dei vicini di casa (gli Srivastava), che, già sospettosi sulla reale natura del rapporto tra Vinod e Rashmi, ne approfittano per metterli sotto torchio e fare emergere la verità.
In seguito ad una rocambolesca catena di equivoci ed espedienti, i due innamorati riescono miracolosamente a convincere i vicini di casa di essere effettivamente una coppia sposata e, memori dello spavento, Vinod riesce finalmente a convincere Rashmi che sposarsi è l’unica soluzione per poter vivere serenamente la loro storia.
Il lieto fine, tuttavia, è ancora ben lontano dal realizzarsi. Proprio allo scadere dei 20 giorni, la coppia viene vista per caso da Babulal (cugino di Vinod) che, prontamente, allerta le rispettive famiglie in merito alla sospetta vicinanza tra i due. Da questo momento in poi, Vinod e Rashmi, con la tragicomica complicità di Abbas, verranno trascinati in un crescendo di menzogne e sotterfugi nel disperato tentativo di preservare la loro relazione.
Ce la farà l’amore a trionfare comunque nonostante l’ostilità delle famiglie? O il PD riuscirà a perdere le elezioni anche in India, dando così a Vishnu la possibilità di spezzare definitivamente i sogni di libertà e modernità delle giovani coppie del distretto di Mathura, a cominciare dalla sua stessa figlia?
Per scoprirlo, date una chance a LUKA CHUPPI collegandovi a Netflix Italia dove il film è disponibile in lingua originale e sottotitoli in italiano!
Oltre alla rilevanza del tema sociale, non mancheranno gli spunti di riflessione su usi e tradizioni della cultura Indiana, le risate ed una colonna sonora effervescente come da tradizione Bollywoodiana… Con tanto di Vinod e Rashimi in versione Achille Lauro ed Orietta Berti alle prese con la Coca-Cola con due anni di anticipo!... Vedere per credere!
Utente
7 agosto, 2013
Utente
7 agosto, 2013
La seconda categoria è
RESTO DEL MONDO
Ricordo che xello aveva priorità su tutti essendo il prima iscritto
e che è stata la categoria scelta da Amers.
In ordine di iscrizione vado a svelarvi i film proposti:
@xello
@cionfy
@Oblivion.
@Phoedred
@Rio91
@L'indovino
@amers
@Alabama Monroe
@Wasabi
Come per i romantici anche questa categoria è aperta fino a martedì.
Game Ranking Winner 2021/2022
Utente
30 novembre, 2019
categoria: ROMANTICI
Da fan del cinema asiatico non potevo non portare almeno un film proveniente da quella parte del mondo: un racconto di raggiri e tradimenti, una vicenda tragica di umiliazione e soprattutto una storia d’amore, Mademoiselle (The handmaiden è il titolo originale) di Park Chan-Wook riesce a fondere tutto questo avvolgendolo al contempo con una connotazione erotica e a tratti morbosa.
Il film è suddiviso in tre parti, in cui viene svelato di volta in volta qualche particolare in più dei personaggi, del loro passato e della loro psicologia
Ambientato in Corea negli anni '30, il primo atto è incentrato sulla giovane Sook-Hee, orfana adottata da un gruppo di ladri e ricettatori a cui un falsario d'arte che si finge il Conte Fujiwara, si rivolge per raggirare una ricca ereditiera, Lady Hideko, indurla a sposarlo e poi sbarazzarsene rinchiudendola in un manicomio.
La ragazza viene assunta così come cameriera personale, secondo i piani, nella ricca casa dove la vittima del raggiro vive con il suo tirannico zio, Kouzuki, un collezionista e fornitore di opere d'arte e rari libri erotici.
Sprovveduta e capricciosa, ma all’apparenza di buon animo, Hideko ci è presentata come molto sola, insicura e bisognosa d’affetto, soprattutto dopo il suicidio dell’amata zia. Debolezze che la scaltra Sook-Hee è decisa a sfruttare per conquistarsi, fingendosi ingenua e sempliciotta, la sua fiducia e simpatia, così da ispirare in lei l'amore per il suo malintenzionato pretendente, come progettato.
Il piano è diabolicamente complicato, ma diventa ancora più spinoso quando Sook-Hee inizia ad innamorarsi del suo obiettivo. il loro rapporto viene osservato con tenerezza, tra sguardi sottili, dialoghi delicati e momenti in cui una donna si precipita in difesa dell'altra. Successivamente tra le due nascerà una vera e propria relazione.
Il secondo atto ci racconta la storia di Lady Hideko e ci fa comprendere il motivo della sua freddezza, insicurezza e fragilità. Infatti si apre un illuminante excursus sulla sua infanzia che mostra la vera storia della giovane padrona di casa. Morta sua madre, alla nascita viene affidata al perverso zio Kouzuki, alla zia e alle cure di una perfida governante che la tortura in ogni modo.
Sua zia, prima di morire era costretta a recitare e mimare romanzi erotici davanti a un pubblico di amici del consorte: umiliazione per la quale decide di impiccarsi. Questo compito verrà purtroppo ereditato da Hideko, che disgustata e algida, farebbe qualsiasi cosa per andarsene da quella terribile prigione.
Il terzo e ultimo atto ci mostra l'incontro dei due punti di vista discordanti: l'una rivela la propria vera natura all’altra, l'artificio viene meno, le maschere vengono abbandonate e l'ambiguo storia amorosa giunge a un epilogo.
Mademoiselle è fiducia e vulnerabilità, prigionia e libertà, tensione tra il sé autentico e la facciata che gli individui creano e che la società impone dall'esterno.
L'ho trovato un film dall'estetica affascinante, stimolante e seducente, avvolto da una bellezza che nasconde in realtà toni cupi, morbosi, spesso sadici.
Utente
2 settembre, 2020
Categoria "Resto del Mondo"
SYK PIKE
(Aka "Sick of myself" e "Malata di attenzioni")
Prima ancora degli Oriele e dei Donnalisi, la tossicità di coppia nel mondo degli influencer è stata magistralmente messa sotto la lente di ingrandimento – e portata all’esasperazione fino a sfociare nel grottesco - grazie all’interpretazione dei norvegesi Kristine Thorp (Signe) ed Eirik Saether (Thomas) nella pellicola presentata al Festival di Cannes del 2002 “Syk Pike” (tradotta come “Sick of Myself” in inglese e “Malata di attenzioni” in italiano).
Il film, diretto da Kristoffer Borgli, analizza sottoforma di commedia grottesca la cosiddetta “Società dello Spettacolo”, ovvero la tendenza di persone comuni e non a spettacolizzare attraverso social ed altri canali la propria esistenza al fine di ottenere attenzione e popolarità da parte di perfetti sconosciuti. Tema sicuramente sentito ai giorni d’oggi e che spesso “divide” l’opinione pubblica tra chi trova assurdo che l’influencer di turno guadagni diecimila euro per trangugiare un bibitone spurgante nelle sue stories e chi invece si complimenta con certi personaggi apprezzando il fatto di aver saputo reinventarsi come imprenditori digitali spiattellando gli eventi della sua vita – veri o costruiti a tavolino che essi siano – a mezzo social. Ecco, la pellicola è sicuramente orientata a schierarsi con il primo gruppo, facendo riflettere lo spettatore su come la ricerca esasperata della popolarità possa sfociare in una patologica e grottesca mercificazione dell’ “Io”, trasformando anche gli aspetti più “nobili” del mondo social, come quello della body positivity, nell’ennesima arma a favore di chi essendo vuoto dentro prova a lucrare sulla sua esteriorità… Bella o respingente che sia. Nel farlo però, Borgli non si risparmia nel far emergere il profilo psicologico della protagonista assoluta (Signe), contestualizzando in certi frangenti le “mancanze” che via, via la porteranno ad attuare un machiavellico piano di trasfigurazione corporea per ottenere il giusto affetto e la giusta attenzione che fino a quel momento non ha mai avuto. Questo ovviamente non la giustifica – ne tantomeno fa empatizzare più di tanto lo spettatore - ma fa sicuramente riflettere su come dietro all’esigenza di apparire per essere “qualcuno” - sempre più evidente delle nuove generazioni – possa effettivamente celarsi un malessere di fondo incapace di essere appagato in altri modi.
IL TRAILER
LA TRAMA
Tra alti e bassi, Signe e Thomas sono una coppia che tutto sommato se la cava abbastanza bene in quel di Oslo: lei è una barista di quelle capaci di metterti il lassativo nei cocktail se poco, poco le stai antipatico; lui realizza sculture partendo da mobili abbandonati o trafugati in giro. Tutto normale, se non fosse che, all’inizio della nostra storia, le capacità artistiche di Thomas subiscono una clamorosa impennata di interesse tra gli amanti del settore ed il ragazzo si ritrova improvvisamente sulla cresta dell’onda della popolarità.
Invece di essere contenta, Signe – uno dei personaggi più odiosi ed antipatici mai visti sullo schermo, e per questo riuscitissimo – inizia a maturare una vera e propria invidia morbosa nei confronti di tutte le attenzioni ricevute da Thomas. Come è possibile che il mondo si accorga di uno sfigato che passa il suo tempo ad incollare zampe di tavolo ad ante di armadio e non di lei, bella, bionda e fotogenica?
Nel tentativo di recuperare lo spotlight che lei sente di meritare, dunque, Signe si convince che l’unico modo possibile è quello di inscenare una serie di avvenimenti gold shock nella sua vita che, progressivamente, possano dapprima attirare l’attenzione verso di sé da parte di amici e conoscenti e, successivamente chissà… Magari anche un pubblico più ampio.
Un po' sullo stesso modello di chi in Italia si è autofustigato con il minestrone surgelato per fingere un’aggressione e finire a Pomeriggio Cinque, Signe, ispirata da quanto successo qualche giorno prima sul posto di lavoro dove aveva soccorso una donna morsa da un cane, decide di recarsi dietro il bancone del bar con la maglietta ancora sporca del sangue della donna per suscitare la curiosità e l’empatia di colleghi e clienti. Il tentativo non porta ai risultati sperati ma, forte di quel briciolo di attenzione che comunque è riuscita ad attirare grazie al suo stratagemma, non si dà ovviamente per vinta. Anzi! Pensa che ti ripensa, l’occasione d’oro le si presenta proprio in concomitanza della prima grande esibizione d’arte del suo fidanzato aperta al pubblico. Con un palco a disposizione ed una platea pronta a osservare la sua performance, Signe da il meglio di sé stessa ed interrompe la cena celebrativa inscenando una violenta reazione allergica.
Constatato che il medical drama è riuscito magistralmente a farla sentire compatita e coccolata dagli sconosciuti presenti alla cena e dal suo fidanzato, rendendola di fatto la protagonista assoluta della serata, Signe capisce che molto probabilmente è quella la strada da seguire. Dopo qualche ricerca, la ragazza viene a conoscenza del Lidexol, un farmaco sperimentale russo che, apparentemente, ha come effetto collaterale quello di provocare delle irritazioni cutanee e, grazie all’aiuto di un suo amico pusher, se ne procura una grande quantità iniziando ad assumerlo costantemente.
Da questo momento in poi, il film sfocia progressivamente e in maniera sempre più marcata verso il grottesco a tratti horror: “grazie” al Lidexol infatti, Signe inizia effettivamente a sviluppare una forma di eruzione cutanea sul volto che, in breve tempo, riesce a portarla all’attenzione della cronaca come “paziente zero” di una misteriosa nuova malattia. Dopo essersi sapientemente smarcata da un pool di medici che vorrebbero visitarla per raccogliere maggiori informazioni sulla malattia e da un membro del “gruppo di supporto” per malati che sospetta della sua truffa, la ragazza riesce addirittura ad ottenere un contratto da modella e a divenire un’icona del “body positivity”.
Tra un ricovero e l’altro, Signe è finalmente soddisfatta di aver raggiunto il suo obiettivo – anche se, paradossalmente, i suoi famigliari, con i quali ha sempre avuto un rapporto difficile, sono gli unici ad ignorarla – e, in preda al delirio di onnipotenza, inizia ad immaginare il suo futuro come popolare scrittrice di best sellers piuttosto che come protagonista di un funerale con migliaia di persone accorse ad omaggiare con un ultimo saluto la sua stessa dipartita, ergendola così ad icona immortale.
La realtà però è ben diversa e, la continua assunzione di Lidexol, aggrava ulteriormente l’eruzione cutanea sul volto di Signe, ormai costretta a portare un bendaggio sulla quasi totalità del suo volto. Inevitabilmente, la salute cagionevole della ragazza, impossibile da curare solamente con le “attenzioni” ricevute dal suo pubblico, la porterà al tracollo definitivo.
Riuscirà Signe a riprendersi e riportare la sua vita sulla retta via, capendo che l’apparenza a tutti i costi e la popolarità non sono tutto nella vita? Spoiler: No. Ma lascio a chi avrà la curiosità di buttarsi a capofitto nella visione di questo film la scoperta del finale!
Utente
7 aprile, 2018
"La nostra intera esistenza qui è basta sulla grande premessa che noi siamo speciali e superiori a tutto il resto, ma non lo siamo, siamo tali e quali agli altri. Guardaci, abbiamo accettato la stessa ridicola illusione, l'idea che uno deve ritirarsi dalla vita e sistemarsi nel momento in cui ha dei figli... e ci stiamo punendo a vicenda per questo."
Tratto dall’omonimo romanzo di Richard Yates, “Revolutionary Road” è un film del 2008 con protagonisti Leonardo Di Caprio e Kate Winslet.
È la loro seconda volta insieme sul set dopo il successo di “Titanic”.
Ma se nel colossal che li ha resi celebri in tutto il mondo ci viene raccontato l’amore nella fase dell’ innamoramento e della passione, in "Revolutionary Road" questo aspetto ci viene mostrato nei primi due minuti, per lasciar spazio alla narrazione di un amore destinato a sgretolarsi a causa dei ruoli imposti dalla società, dell’insoddisfazione individuale e della presa di coscienza di non poter godere appieno la vita.
Siamo in America, anni ’50.
Quando April e Frank si incontrano, lui è uno scaricatore di porto senza particolari sogni nel cassetto mentre lei studia e sogna di diventare attrice.
I due si innamorano, si sposano, mettono al mondo due figli e vanno a vivere in una bella casa a Revolutionary Road.
Agli occhi della proprietaria della casa, dei vicini e degli amici, April e Frank sono una “coppia speciale” che vive un amore perfetto e una vita perfetta.
Le cose in realtà nel privato non stanno così: i due iniziano ad avere sempre meno punti di vista in comune riguardo l’amore, la coppia, la vita e, il cercare di resistere più volte all’amore finito e ripartire da zero li porterà in un vortice sempre maggiore di tristezza e incomunicabilità.
Se da un lato Frank è rassegnato alla monotonia della routine e a un lavoro che detesta, April continua a sognare, sentendo tutto il peso di una vita vuota e noiosa dove il ruolo di moglie, madre e casalinga sembrano non bastare. April sogna e non lo fa solo per sé stessa. Inizia infatti a fantasticare un nuovo inizio per la coppia, una nuova vita a Parigi (luogo in cui <la gente vive e sente davvero>) in cui sarà lei a lavorare e sostenere economicamente i figli e il marito, in modo tale che quest’ultimo possa avere il tempo per riflettere e capire quali sono i suoi talenti e trovare la sua strada nella vita.
Dopo qualche titubanza iniziale Frank accetta, ma il sogno Europeo di April è destinato ad infrangersi: a Frank viene infatti proposta una vantaggiosa promozione sul lavoro mentre April scopre di essere incinta per la terza volta. Quando Frank scopre dello stato interessante di April, la coppia inizia una discussione nella quale April afferma di avere avuto il secondo figlio solo per dimostrare che il primo non era stato un “errore”, e che non ne vuole un terzo.
E’ l’inizio della fine. Ormai April odia il marito e la sensazione di aver fallito in amore e nella vita diventa un peso sempre più grande da dover sostenere. Per i due non ci sarà più modo di porre rimedio alla frattura che si è creata, nonostante i tentativi di Frank.
Non spoilero ovviamente il finale ma mi limito a dire che lo ritengo “giusto” in quanto coerente con il modo di vedere e vivere la vita dei personaggi.
Ho scelto di gareggiare nella categoria ROMANTICI con questo film per diversi motivi:
1. Non amo particolarmente i film Romantici dal tono smielato, quelli che raccontano amori perfetti o al contrario relazioni apparentemente impossibili ma che comunque riescono in un modo o nell’altro a sbocciare;
2. Mi piace vedere film tratti da storie vere e/o da racconti o libri e -in questo caso-, avendo letto prima il libro, trovo la narrazione cinematografica abbastanza fedele a quella del romanzo;
3. Trovo molto interessanti le tematiche affrontate: sogni infranti e aspirazioni perdute (o mai esistite come nel caso di Frank), i ruoli convenzionalmente accettati dalla società all’interno del matrimonio (l’uomo che lavora per sostenere economicamente la famiglia e la donna che si occupa della casa e dei figli) che vengono messi in discussione -e anche se sembrerebbe che questo “dogma” stia andando a svanire sempre più, ci sono ancora realtà neanche troppo lontane dalle nostre, in cui le persone si sentono realizzate per il solo fatto di essersi sposate ed aver sfornato dei figli ed accettano, a parer mio nella maggior parte dei casi, con rassegnata infelicità la “vita perfetta” di facciata da mostrare agli altri-;
4. Ritengo sia un film da vedere almeno una volta nella vita, soprattutto per gli amanti dei film d’amore e anche per ammirare le interpetazioni straordinarie di Di Caprio e Winslet in un contesto narrativo diverso da quello di Titanic, a cui tutti associamo la collaborazione attoriale dei due.
Game Ranking Winner 2017/2018
Game Ranking Winner 2020/2021
Utente
7 agosto, 2013
La trama
Può la star più in voga del momento innamorarsi di un qualsiasi librario londinese? La risposta, che viene descritta in un film vivace, degno dei suoi incassi, è affermativa. Julia Roberts fa se stessa con molta ironia e autoironia. I personaggi di contorno, come deve essere in questo tipo di prodotto, sono efficaci, curatissimi e contribuiscono ad un successo annunciato. Grant rovescia un bicchiere di spremuta d'arancia addosso alla superstar nel quartiere più cool del momento a Londra e i meccanismi della trama si mettono subito in moto, prevedibili, ma godibilissimi. Ci saranno intoppi. Ma saranno superati, come tutti desideriamo. Memorabile la partecipazione di Hugh finto giornalista alla conferenza di Julia, autentica diva.
Alcune curiosità
- La famosa panchina... che non si trova a Londra!
Un dettaglio romantico e indimenticabile è quello della famosa panchina di legno di Notting Hill, protagonista del romantico finale (no spoiler!). Sono tanti che la cercano a Londra... ma non si trova (più) da quelle parti. Battuta all’asta dopo le riprese, è stata acquistata da un innamoratissimo australiano per la sua donna, ma la relazione è finita. Così, l'anonimo ha donato la panchina alla città di Perth in Australia e ora troneggia ai Queen Gardens, un parco che resta chiuso di notte - proprio come nel film.
- Hugh Grant, l'indecisione nel bacio e la bocca di Julia Roberts.
È difficile immaginarlo, ma pare che Hugh Grant non volesse baciare Julia Roberts perché... ha la bocca troppo grossa! L'attore britannico lo ha confessato apertamente in un’intervista dopo il film, ma la Roberts lo ha perdonato per il commento (poco lusinghiero) e ha deciso che avrebbe continuato a lavorare con lui. Nessun rancore, insomma.
- La casa con il portoncino blu non è stata scelta a caso. Nel film, il personaggio di Hugh Grant vive in una piccola casa su due piani con l'iconico portoncino blu. La casa si trova davvero al 280 di Westbourne Park Road a Londra e ci ha vissuto Richard Curtis, sceneggiatore del film. Sembra che, in seguito al successo del film, la porta sia stata dipinta di nero per frenare la processione dei fan in cerca di foto, per poi essere nuovamente colorata di blu.
Una delle scene più memorabili
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