Game Ranking Winner 2021/2022
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30 novembre, 2019
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7 agosto, 2013
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7 agosto, 2013
WONDER
Il piccolo Auggie, affetto da deformità, è un alieno in un mondo che lo guarda: il casco gli nasconde il volto, ma sancisce anche il suo appartenere a un’altra galassia, il suo essere un esploratore di un pianeta che non abita a pieno titolo. Il suo battesimo del fuoco è la regolare frequentazione della scuola media, in cui dovrà imparare a vivere in mezzo agli altri, fuori dalla rassicurante cerchia familiare: la missione spaziale decisiva.
Lavorando con i bambini speciali ho apprezzato molto questo film, perchè stimola riflessioni importanti e aiuta a capire quanto potrebbe essere bello riuscire a superare ogni genere di pregiudizio o paura della diversità. Purtroppo la realtà dei fatti, soprattutto nelle scuole, non ha il lieto fine di questo film che consiglio di guardare.
Wonder è un film speciale, perché è tratto da un libro speciale, che ha a sua volta un protagonista speciale.
Perché vedere Wonder?
Perché insegna.
Insegna ai bambini che l’apparenza non è nulla, che l’animo è ciò che conta e che dell’animo bisogna avere cura. Insegna loro che ferire una persona è una cosa seria, che non va mai sottovalutata, mette loro davanti agli occhi cosa accade quando lo fanno. Insegna ai bambini che cos’è concretamente il bullismo, come riconoscerlo, come difendersi.
Perché fa capire.
Fa capire ai bambini che l’amicizia e il volersi bene possono percorrere strade lunghe, avere intoppi, ma che un amico vero è un tesoro da difendere. Fa capire che si può sbagliare e che gli errori possono essere perdonati. “A volte è bello ricominciare”
Perché dimostra coi fatti.
Dimostra a grandi e piccini che le parole sono importanti, ma sono sopravvalutate, sono i fatti che contano nella vita. “Le azioni sono i nostri monumenti”.
Perché parla di gentilezza
E di gentilezza non parla mai nessuno. E’ una cosa antica, non è di moda, non è cool, è più trendy imporsi in modo scortese. E invece la gentilezza va insegnata, va praticata, va riscoperta, perché è una ricchezza, aiuta tutti a vivere meglio, a stare meglio e non costa nulla. Ed è contagiosa, si sa. “Sii gentile, chiunque incontri sta combattendo una dura battaglia”
Perché sottolinea l’importanza dell’educazione
E questo è importante per noi grandi: ci ricorda il nostro ruolo e quanto sia cruciale. Vedere degli adulti comportarsi da adulti ed esercitare il loro ruolo educativo in modo responsabile non succede più così spesso. Questo film ce lo ricorda.
Perché tocca l’animo.
Dei grandi e dei bambini. Commuove, smuove, stravolge, non lascia nessuno indifferente.
Perché consente di parlarne.
I bambini leggono le immagini che vedono a loro modo, non vengono impressionati, si commuovono, parteggiano, sostengono il protagonista, mentre gli adulti, soprattutto se genitori, vivono il film in modo profondo e sentito. La diversa lettura permette poi di parlare dei temi affrontati e di crescere tutti insieme. E non tutti i film e i libri consentono di farlo. Scegliete di andare a vedere questo film, scegliete la gentilezza.
Non ve ne pentirete.
Utente
7 agosto, 2013
Maschile singolare
Maschile Singolare racconta la storia di Antonio (Giancarlo Commare), la cui vita viene stravolta ed è costretto a mettere in discussione tutte le proprie certezze quando suo marito lo lascia. L'uomo dipendeva in tutto e per tutto dal partner, sia economicamente che psicologicamente, e ora che è da solo non sa da dove partire per rimettere in sesto la sua esistenza. Deve quindi trovare una nuova casa, un lavoro e un nuovo scopo nella vita. Ad aiutarlo a rincollare i pezzi c'è Cristina (Michela Giraud), la sua amica storica. Antonio troverà una stanza condividendo l'affitto col coinquilino Denis (Eduardo Valdarnini), un tipo stravagante che vive alla giornata, e successivamente inizia a lavorare come apprendista in una panetteria gestita dal bel Luca (Gianmaro Saurino). La nuova vita permetterà ad Antonio di comprendere gli errori del passato e riacquistare finalmente fiducia in se stesso.
Utente
7 agosto, 2013
Piccole donne
Diretto da Greta Gerwig, è il nuovo adattamento cinematografico del celebre romanzo di Louisa May Alcott che racconta le vicende delle sorelle March, Josephine, detta Jo (Saoirse Ronan), Meg la figlia maggiore (Emma Watson), Beth dalla salute cagionevole (Eliza Scanlen) ed Amy dal temperamento artistico (Florence Pugh), quattro giovani donne determinate a seguire i propri sogni, alle prese con i classici problemi della loro età, sullo sfondo della Guerra Civile Americana. Tra tutte spicca la testarda e determinata Jo, che si distingue dalle altre per la sua indole indipendente e per la sua perenne ricerca di libertà e col desiderio di affermarsi come scrittrice, ciò fa di lei una donna ribelle in pieno contrasto con la figura femminile tradizionale di quel tempo.
Jo, per aiutare la famiglia, lavora come dama di compagnia della scorbutica e benestante zia March (Meryl Streep), che mal sopporta i modi da maschiaccio della nipote e la esorta perennemente a trovarsi un buon partito. Un giorno, Jo conosce il nipote del ricco vicino di casa, Laurie (Timothée Chalamet), con cui stringe una forte amicizia. Da questo momento la vita delle sorelle March si trasforma tra gioie e amori, dolori strazianti e la convinzione che l'essere donna in un'epoca di forti restrizioni non può fermare la corsa verso la realizzazione di sé.
Utente
7 agosto, 2013
1923: Padràic e Colm sono due uomini sulla cinquantina, amici di lunga data. Vivono ad Inisherin, un’isola di fantasia al largo della costa irlandese, dalla quale giungono le notizie e gli ultimi colpi di cannone della guerra civile, che sta volgendo al termine. La vita monotona dell’isola è sconvolta quando Colm decide di troncare, di punto in bianco, l’amicizia con Pàdraic. Colm ritiene Pàdraic una persona noiosa e incolta, mentre lui, un violinista, che sa di avere ancora pochi anni da vivere, vuole dedicarli alla composizione di melodie folk che potranno restare nella memoria di tutti. Pádraic non si dà per vinto e continua ad importunare Colm, il quale minaccia di tagliarsi un dito della mano ogni volta che Pàdraic gli rivolgerà la parola. Siobhàn , la sorella di Pàdriac, cerca di mediare fra i due ma quando anche lei, amante della cultura e dei libri, decide di lasciare l’isola perché ritiene i suoi abitanti troppo ignoranti, la situazione fra i due uomini degenera…
Un film altamente metaforico, un grottesco ritratto delle solitudini e delle difficoltà comunicative che impediscono agli uomini di vivere felicemente in comunione tra loro.
Utente
2 settembre, 2020
IL DUBBIO
Raramente un film mi fa “riflettere” su me stesso. Anzi, più si cerca di promulgare una morale e più il mio spirito critico mi porta quasi a convincermi – anche solo per cinque minuti – che il comportamento “corretto” in certe situazioni sia esattamente l’opposto di quello appena osannato o criticato attraverso le storie dei protagonisti.
Ecco, “Il Dubbio” è forse una delle poche pellicole riuscite nell’intento di farmi dire “Uh c***o! Ma non è che effettivamente certe volte esagero un filino a combattere contro i mulini al vento?”. Perché sì, nella vita di tutti i giorni, sono quello che appena fiuta una situazione ambigua sul posto di lavoro, piuttosto che il tentativo della vecchia di turno di superarti nella fila per il banco dei salumi alla Coop, parte subito in quarta per elaborare una strategia che faccia pentire amaramente il nemico di turno di aver anche solo pensato di fregarmi con qualche comportamento scorretto… Ma se mi sbagliassi? Se invece avessi interpretato male le mosse e le intenzioni del malcapitato di turno?
La risposta che con gli anni mi son dato è sostanzialmente “Chissene, su cento volte che mi volevano fregare, ci sta che una sia stata una vendetta immotivata. Meglio prevenire che curare”, però questo non cancella la riflessione di fondo scaturita dalla visione di questo film che vidi in sala nel 2008 da adolescente ribelle in pieno assetto bellico nei confronti di tutto il corpo docente e degli esimi compagni di classe.
Perché sì, proprio come da titolo, “Il Dubbio” è poi il senso stesso del film che si snocciola intorno alla singolar tenzone tra Sorella Aloysius (una sempre magistrale Meryl Streep) e Padre Flynn (Philip Hoffman); Con la prima fermamente convinta di aver scoperto un terribile segreto sul secondo e quindi decisa a distruggerne la carriera ecclesiastica - mossa anche da un’atavica antipatia di fondo – a colpi di indagini ed inidizi certe volte apparentemente “schiaccianti”… ed altri quasi costruiti a tavolino in assenza di certezze.
Curiosità: La pellicola segna anche il debutto di Viola Davis (poi divenuta la mitologica Annalise Keating in “Le regole del delitto perfetto”) da nome primario nel cinema “che conta”. Grazie alla sua breve interpretazione nei panni di Mrs. Miller (madre del piccolo Donald, che ha un ruolo chiave nella trama) infatti, la Davis si è portata a casa la sua prima nomination agli Oscar come migliore attrice non protagonista, dando così il via all’esplosione della sua carriera negli anni successivi.
TRAMA
Siamo nel Bronx, è il 1964 e tra Padre Flynn (effervescente insegnante di una scuola cattolica) e Sorella Aloysius (preside dell’istituto) scorre una tangibilissima antipatia. C’è poco da fare: i due hanno visioni troppo distanti sul tipo di insegnamento corretto da impartire ai propri studenti. Troppo anarchico lui. Troppo severa lei. I punti di incontro sono veramente pochi.
Ora, in tutto questo contesto, nella scuola arriva il piccolo Donald, primo studente afroamericano della storia dell’istituto. Sorella Aloysius non sembra particolarmente entusiasta di questa novità che, di fatto, apre necessariamente una serie di problematiche legate all’integrazione con gli altri studenti che uff… se già oggi sembrano essere un problema per l’istruzione, figuriamoci nel ’64. Padre Fynn invece accoglie con molto entusiasmo questo vento di “modernità” e, vuoi per reale convinzione personale, vuoi anche solo per infastidire la monaca, si dimostra subito accogliente con il ragazzino. Forse anche troppo!
Sorella James – una delle suore del corpo docenti – infatti, non può fare a meno di notare che, con il passare dei giorni, il rapporto tra Padre Fynn e Donald sembra andare ben oltre la normale complicità “insegnante-studente”. In particolare, è un episodio a turbarla più di tutti: durante una lezione, senza preavviso, Padre Flynn chiede di avere un colloquio “privato” con Donald e lo fa allontanare dalla classe. Al suo rientro, il bambino sembra avere uno sguardo assente ed intimorito ed il suo alito beh… sembra puzzare proprio di alcool! Se a questo aggiungiamo anche il fatto che il prete viene “sorpreso” ad infilare una maglietta (evidentemente tolta in situazioni poco chiare dal bambino) nell’armadietto di Donald, beh… sembra inevitabile che lo spettro della pedofilia si abbatta sul prelato.
Traumatizzata dalle sue scoperte, Sorella James corre da Sorella Aloysius per informarla. La Preside, tuttavia, non sembra assolutamente sorpresa da quanto riportatole. Anzi, quasi colta da un lampo di autocompiacimento, afferma di aver sempre sospettato della morbosità di Fynn nei confronti degli studenti e che, sulla base delle nuove informazioni raccolte, non tarderà ad approfondire.
Messo alle strette da Sorella Aloysius, Flynn in un primo momento si rifiuta di dare spiegazioni, poi esterna la sua versione dei fatti: Donald aveva bevuto il vino dell’eucarestia di nascosto. Lui lo aveva convocato privatamente per evitare di rimproverarlo davanti la classe ed umiliarlo ulteriormente. That’s it. Ne più, ne meno.
Ovviamente Sorella Aloysius non è affatto convinta della versione di Flynn, e, decisa ad incastrarlo, convoca la madre del bambino, Mrs. Miller. Il colloquio con la donna aggiunge dettagli che sembrano avvalorare ulteriormente la tesi della Preside. Mrs. Miller, infatti, confessa di sospettare che suo figlio possa essere omosessuale e che quindi non sarebbe particolarmente “sorpresa” se si fosse legato un legame “particolare” con Flynn. Tuttavia, la stessa Mrs. Miller implora Sorella Aloysius di non investigare ulteriormente nella vicenda poiché suo marito – il padre di Donald – è un uomo violento ed omofobo. Se venisse a conoscenza di questi “dettagli” potrebbe addirittura fare del male fisico a Donald e, tra le due atrocità, paradossalmente la pedofilia è quella minore.
Sorella Aloysius rimane letteralmente scioccata da questo tipo di richiesta. Come può una madre accettare di lasciare suo figlio di un vecchio maiale solo per evitare la “vergogna” dell’eventualità che il fatto venga alla luce? Decisa comunque a rispettare l’appello di Mrs. Miller, alla Preside non resta dunque che iniziare ad investigare sulla vita passata di Flynn.
Con un rapido giro di telefonate, la suora riesce a scoprire che Flynn ha cambiato ben tre diocesi negli ultimi anni e che, anche in passato, le sue particolari attenzioni verso gli studenti non erano passate inosservate… Seppur non fosse mai stata comprovata la sua pedofilia.
Per Sorella Aloysius queste informazioni sono più che sufficienti per convocare Flynn nel suo ufficio e porlo davanti ad un aut aut definitivo: o ti dimetti, o la tua storia personale diventerà di dominio pubblico.
Nonostante Flynn neghi fino all’ultimo di essersi mai macchiato di un crimine così squallido, alla fine, decide di sottostare al ricatto della Preside e di abbandonare l’istituto. Ma il suo gesto è da considerarsi come una “confessione implicita”… oppure semplicemente di allontanarsi dal clima ostile venutosi a creare con Sorella Aloysius e ricominciare nuovamente da zero in un’altra diocesi, lontano da dicerie infondate?
Ultimo pezzetto sotto spoiler per chi non volesse rovinarsi il finale
E’ questa la domanda che rimane in mente allo spettatore e che, fino all’ultima scena del film, sembrerà attanagliare anche Sorella Aloysius. Dopo qualche settimana dall’accaduto, infatti, ritroviamo la Preside nel giardino della scuola che, nonostante sia riuscita a distruggere il suo nemico, non riesce a capire se la “foga” con la quale si sia impegnata a combattere derivi più dal suo senso di rigore e giustizia… o dall’antipatia personale che provava nei confronti di Flynn.
E quando vedendola pensierosa, Sorella James si avvicina a lei chiedendole “Sei riuscita nel tuo intento, avevi ragione su tutto! Perché piangi?”. La risposta della Preside arriva giù dritta come un pugno nello stomaco:
“ Ho un dubbio…”
Boom! Che trip!
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7 agosto, 2013
E siamo arrivati all'ultima categoria che è
COMMEDIA
Ricordo che xello aveva priorità su tutti essendo il prima iscritto
e che è stata la categoria scelta da @Rio91.
In ordine di iscrizione vado a svelarvi i film proposti:
@xello
@cionfy
@Oblivion.
@Phoedred
@Rio91
@L'indovino
@amers
@Alabama Monroe
@Wasabi
Voto aperto fino a domenica alle 18.00.
Ricordo che ogni utente (concorrente e pubblico) avrà a disposizione 10 punti, da distribuire a proprio piacimento per un massimo di 5 film. Non si potrà votare il proprio film.
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Utente
7 agosto, 2013
Trama
Il signore delle formiche, il film diretto da Gianni Amelio, si ispira alla storia di Aldo Braibanti (Luigi Lo Cascio), il drammaturgo e poeta, condannato alla fine degli anni 60 a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne (Leonardo Maltese).
Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché "guarisse" da quell’influsso "diabolico" Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal codice penale. Ma in realtà era servito per mettere sotto accusa i "diversi" di ogni genere, i fuorilegge della norma. Prendendo spunto da fatti realmente accaduti, il film racconta una storia a più voci, dove, accanto all'imputato, prendono corpo i famigliari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più distratta o indifferente. Solo un giornalista s’impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.
Trailer
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Game Ranking Winner 2020/2021
Utente
7 agosto, 2013
Trama
Ti presento i miei, film diretto da Jay Roach, racconta la storia di una giovane coppia, formata da Greg Fotter (Ben Stiller) e dalla sua fidanzata Pam Byrnes (Teri Polo). Il ragazzo è follemente innamorato ed è pronto a fare il grande passo, il matrimonio. Ma le imminenti e improvvise nozze della sorella minore di Pam, costringono Greg a rimandare la sua proposta. Mentre sono in viaggio vero New York City per il lieto evento, il giovane, che non ha mai conosciuto i genitori della sua amata, riflette su come poter chiedere la mano della sua Pam. Sa che prima deve conquistare il favore del suocero, Jack Byrnes (Robert De Niro), per poi dichiararsi alla sua fidanzata e quale occasione migliore, se non alle nozze di sua sorella con l'intera famiglia presente?!
Tutto quello che il giovane ha escogito durante il viaggio va in mille pezzi, non appena si ritrova di fronte per la prima volta i parenti di Pam. I Byrnes sono la classica famiglia perfetta da spot pubblicitario: moglie e marito vanno amorevolmente d'accordo, i tre figli sono in sintonia tra loro e con i genitori e perfino il gatto sembra perfetto. Non è affatto il quadretto familiare che Greg aveva immaginato e la situazione lo mette a disagio, tirando fuori il suo lato sarcastico e il suo umorismo, non molto apprezzato dai Byrnes.
Il momento più difficile per lui arriva, però, quando si ritrova da solo con Jack. L'uomo, ormai in pensione, è convinto che nessuno sia all'altezza della sua adorata Pam, tanto meno Greg, che odia i gatti, è un semplice infermiere e ha un cognome che suona volgare. Insomma, Greg non è l'uomo perfetto e il nervisosimo generato dalla situazione non contribuirà a renderlo più gradevole a Byrnes, ma peggiorerà ancor più la sua immagine agli occhi della famiglia perfetta...
Trailer
Curiosità
- Prima di Ben Stiller, Universal aveva pensato per il ruolo da protagonista a Jim Carrey e la regia doveva essere di Steven Spielberg, che poi si tirarono fuori dal progetto.
- Nel film c’è una scena in cui Ben Stiller è sull’aereo e grida “Bomba!”. Quel frame è stato eliminato dalla visione sugli aerei internazionali, per non creare il panico a bordo!
- Quando lesse il copione, Robert De Niro aveva deciso di voler addestrare da solo il gatto del film, ma poi ha capito ben presto che sarebbe stato troppo complicato.
Utente
7 agosto, 2013
Free Guy - Eroe per gioco
Guy (Ryan Reynolds) è un semplice impiegato di banca che vive felicemente a Free City, un luogo dove il mondo si divide fra due gruppi di individui: quelli con gli occhiali a cui è consentito commettere atti vandalici, rapinare e persino uccidere, e quelli "che stanno a terra e le prendono". Guy appartiene alla seconda categoria, ma ciò non gli pesa affatto e non spegne il suo ottimismo. L'uomo conduce un'esistenza alquanto semplice: ogni mattina si sveglia con un sorriso, saluta il suo pesce rosso e si avvia verso una giornata sempre uguale convinto che sarà comunque fantastica. Tutto cambia il giorno in cui Guy scopre di essere un NPC, ovvero un personaggio non giocante, e che il suo mondo è un videogioco. "Free City" è infatti un popolare videogame distribuito dalla multinazionale Soonami guidata dall'avido Antwan (Taika Waititi) che ha rubato il codice a due giovani programmatori (Jodie Comer e Joe Keery). E proprio la game creator Millie entrerà nel videogioco attraverso il suo avatar per cercare di recuperare quel codice nascosto finendo per attirare l'attenzione di Guy che ne rimarrà affascinato. Da quel momento l'uomo comincia ad avere un ruolo più attivo e la sua popolarità aumenta infastidendo così Antwan che teme che il "tipo buono" in un mondo violento possa rappresentare una minaccia.
Utente
7 aprile, 2018
"A furia di raccontare le sue storie,
un uomo diventa quelle storie.
Esse continuano a vivere dopo di lui,
e così egli diventa immortale"
"Big Fish - Le storie di una vita incredibile" è un film del 2003 diretto da Tim Burton. Il regista trova nel progetto di questo film la connessione intima e personale che stava cercando in quegli anni. Burton realizzò infatti la pellicola poco dopo la scomparsa del padre e mentre lui stesso era in procinto di diventare genitore per la prima volta con la compagna Helena Bonham Carter (anch'essa tra i protagonisti della pellicola).
Edward Bloom, uomo carismatico e temerario, adora raccontare le straordinarie avventure della sua vita, lasciando basiti tutti quelli che lo ascoltano.
Anche il figlio Will è stregato dalle sbalorditive storie raccontate dal suo eroico papà, ma lo stupore lascerà presto il posto alla delusione: crescendo infatti il ragazzo comprende quanto fantasiosi siano i racconti di suo padre, sentendosi amaramente ingannato. Will arriva a provare un senso di vergogna nei confronti di Edward, colpevole secondo lui di essere sconnesso dalla realtà e di aver sempre raccontato bugie riguardo la sua vita. Accanito alla costante ricerca della verità nelle imprese paterne, Will decide di troncare ogni rapporto.
Solo la malattia improvvisa di Edward spingerà Will a tornare nella casa della sua infanzia, dopo tre anni di silenzio.
Nel tentativo di riallacciare un rapporto col padre ormai in punto di morte e di individuare la verità dietro le sue gesta, Will intraprenderà uno straordinario viaggio tra i suoi ricordi magici e favolosi, trovando sempre più prove della veridicità dei racconti di Edward. Arriverà a capire che non tutto ciò che sembra immaginario lo è davvero e che si possono trovare verità in fondo alle bugie.
"La cosa affascinante degli iceberg è che si vede solo il 10%,
l'altro 90% è sotto il livello dell'acqua.
E con te è lo stesso papà,
vedo solo un pezzetto che spunta dall'acqua"
"Big Fish" rientra di diritto tra i miei film preferiti di sempre.
E' un film commovente, rilassante, a tratti molto comico e a volte più drammatico.
Che dire poi del finale? Uno dei più belli che abbia mai visto: potentissimo, allegro e triste al tempo stesso!
E' un viaggio nei sogni e nelle fantasie per arrivare ai luoghi più celati dell'anima, per comprendere cosa ci sia al di là delle creazioni della mente, dietro il bisogno di rendere meno piatta e - perché no - immortale la propria esistenza.
Consiglio la visione di "Big Fish" perché lo ritengo un vero e proprio inno alla vita.
Un inno alla vita che ci viene mostrato attraverso molteplici METAFORE:
IL PESCE
E' il filo conduttore di tutto il film, presente sin dall'inizio.
Edward da bambino aveva letto di un pesce che adattava le sue dimensioni al posto in cui si trovava e, in libertà, riusciva a triplicare il proprio volume.
Edward comprende allora di essere come il pesce e che l'acquario rappresenta i propri limiti. Se riesce ad uscire dall'acquario supera dunque i suoi limiti e raggiunge la libertà. Tuttavia uscire dall'acquario può essere un'esperienza terrificante perché non sa cosa troverà fuori.
L'OCCHIO
Durante la sua infanzia Edward incontra una strega con un occhio di cristallo e, guardando quell'occhio, scopre in che modo morirà.
Quando si trova in pericolo si ricorda di quel che ha visto da bambino nell'occhio della strega e si tranquillizza dicendo a sè stesso: "Non è così che morirò!"
Edward accetta dunque il destino comune a tutti gli esseri umani, la morte, e affronta sereno le avversità della vita senza lasciare che la paura prenda il soppravvento.
L'ANELLO
Per poter raggiungere la sua massima dimensione, un pesce non deve farsi catturare. Allo stesso modo Edward deve evitare tutte le reti che incontra nel suo cammino e nel suo viaggio Edward incontrerà tante reti che scarterà sino a che non troverà quella giusta.
Così come il pesce di cui parla Edward si era fatto catturare da una fede nuziale, lui farà lo stesso con Sandra
Potrei continuare ore a parlarvi di questo film, perché merita veramente tanto!
Ci sarebbe ancora da raccontare della città di Spectre e dei suoi abitanti che vivono senza indossare le scarpe, di un poeta che rapina una banca in bancarotta, le avventure circensi, l'amore tra Edward e Sandra...
Ma anche del rapporto padre-figlio, della spiccata fantasia del primo contrapposta alla disillusione dell'altro, della comfort zone di Ashton... o della purezza e della complicità tra Edward e Sandra nella scena della vasca da bagno...
Insomma se ancora non lo avete capito, guardatelo! Son sicuro che non ve ne pentirete!
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Utente
30 novembre, 2019
categoria: DRAMMATICO
Aftersun non è un film immediato, è minimale, apparentemente semplice, riflessivo, nostalgico. Non ha colpi di scena o risvolti inaspettati, non c'entra nulla con quel tipo di cinema (che comunque amo), ma si concentra di più sul raccontare le emozioni anche solo con dei gesti, degli sguardi, dei silenzi.
Ricco di dettagli, primi piani, immagini riflesse e proiettate, Aftersun è anche un film dalla regia sottilissima e in cui i personaggi spesso vengono ripresi di spalle o non del tutto al centro della scena. Molto bella la fotografia (il film è girato in pellicola), giocata sul contrasto e satura come a voler replicare le foto e i filmini degli anni Novanta.
Sophie (l’esordiente Frankie Corio) e Calum (Paul Mescal). Undici anni lei, trentuno lui. Insieme, sul finire degli anni Novanta, trascorrono una vacanza in un economico resort in Turchia prima che la ragazzina torni a casa dalla madre e riprenda la scuola. Si vogliono bene, sono complici, si divertono, parlano, litigano, ridono e documentano ogni tappa della loro vacanza con una piccola videocamera e una macchina fotografica. Quel materiale, molti anni dopo, servirà ad una Sophie ormai adulta per tentare, scrutando tra quelle immagini, di conoscere meglio il padre tanto amato ma del quale non riusciva a cogliere appieno l’essenza. Ci pensa la regista Charlotte Wells a farlo per noi spettatori, mostrandoci frammenti in cui i sorrisi lasciano spazio ad un pianto nascosto o a dei piccoli blackout di malinconia negli occhi di un giovane uomo che prova con tutte le sue forze ad essere un buon padre consapevole dei propri limiti, umani ed economici.
Utente
7 agosto, 2013
BENVENUTI AL SUD
Benvenuti al Sud narra le vicende di Alberto Colombo, direttore di un ufficio postale in Brianza che desidera farsi trasferire a Milano per accontentare i desideri della moglie Silvia. Pur di ottenere il trasferimento nel capoluogo Lombardo, Alberto si finge paraplegico, sperando in tal modo di scalare velocemente la graduatoria. Tuttavia il suo piano viene scoperto da un ispettore mandato a verificare le sue condizioni di salute e dunque, invece di spostarsi a Milano, Alberto viene trasferito nel Cilento a dirigere il piccolo ufficio postale di Castellabate.
Prima della partenza verso il Meridione, l’uomo si prepara al trasferimento chiedendo in giro informazioni sul sud italia e, sentendosi raccontare terribili cose riguardo alla criminalità diffusa, il clima caldissimo e la mala gestione tipica di quelle regioni, lascia l’amato nord preoccupato e pronto al peggio. In poco tempo tuttavia, Alberto si ricrede, iniziando ad apprezzare la simpatia degli abitanti e la bellezza dei luoghi. Nel frattempo però, pur avendo abbandonato i suoi preconcetti, non riesce ad ammettere a sua moglie, ancora ricca di pregiudizi sul Meridione, che la sua visione del sud è cambiata e dunque, per semplificarsi le cose, inizierà a raccontarle una serie di bugie assecondandola nelle sue convinzioni. Quando però Silvia deciderà di andare a trovare al sud il povero marito, quelle che sembravano essere solo bugie innocue daranno il via a una grande messa in scena per far apparire spaventosa la vita in Campania. Messa in scena che sarà sempre più difficile da controllare...
Utente
7 agosto, 2013
cionfy ha detto
Volevo fare una richiesta, se possibile ( non so se va bene anche agli altri utenti e a semota). Dato che ci sono 3 categorie e si avvicina il weekend, non potremmo posticipare la scadenza del voto?
Essendo una categoria in più vi ho lasciato 1gg in più delle altre volte. Per me non ci sarebbe nessun problema comunque lasciarvi fino a lunedì. Questa è l’ultima fase lunga perché avete il tempo di presentare i film, nelle prossime si andrà più velocemente.
Utente
7 agosto, 2013
semota ha detto
Essendo una categoria in più vi ho lasciato 1gg in più delle altre volte. Per me non ci sarebbe nessun problema comunque lasciarvi fino a lunedì. Questa è l’ultima fase lunga perché avete il tempo di presentare i film, nelle prossime si andrà più velocemente.
A me basterebbe la mezzanotte della domenica il pomeriggio voglio andare al mare o in piscina, dato che ho le partenze in struttura
Utente
2 settembre, 2020
THE MILLIONAIRE
Siamo onesti: benché il pregiudizio sia uno degli atteggiamenti meno nobili dell’essere umano, spesso è inevitabile etichettare le persone frettolosamente solo in base ad alcuni canoni di valutazione che abbiamo nella nostra testa. Poi magari si cambia opinione, ma quel “click” mentale a chi più, a chi meno, prima o poi scatta.
Ecco, facciamo un esempio: vi trovate nella vostra stanza e dal televisore del salone sentite provenire la rassicurante voce di Gerri Scotti che annuncia in pompa magna:
“
Poche volte siamo arrivati all’ultimo gradino della nostra scalata ma oggi è uno di quei giorni. Shh! Silenzio in studio! Ecco la domanda che vale UN MILIONE di Euro:
Ostacolato dai genitori, contrari alla sua iscrizione alla facoltà di filosofia di Konigsberg, in che modo Immanuel Kant riuscì ad autofinanziare i suoi studi?
A: Allevando ermellini
B: Posando nudo come modello
C: Impartendo lezioni di biliardo
D: Lavorando come barbiere
“
Incuriositi dal momento “topico” correte davanti al televisore e sullo schermo trovate la seguente immagine:
Conoscendo il personaggio, probabilmente la vostra prima reazione sarebbe del tipo “See, lallero! Come c’è arrivata questa all’ultima domanda? Sarà una di quelle puntate vip pongate per beneficienza con Gerri che suggerisce le risposte, dai!”.
Ecco, questo è più o meno lo stesso pregiudizio toccato a Jamail Malik – protagonista dell’otto volte premio Oscar “The Millionaire”- ritenuto di origini troppo umili e popolane per aver sbancato in maniera onesta il Jackpot della versione Indiana di “Chi vuol essere milionario?”.
TRAMA
Jamal è un giovane ragazzo indiano, di religione musulmana e cresciuto nelle baraccopoli più umili della grande metropoli di Mumbai. Fin da piccolo, Jamal è stato costretto a passarne di cotte e di crude. Da bambino veniva sfruttato dal racket della mendicanza insieme a suo fratello Salim e da Latika, una ragazzina destinata a diventare il grande amore della sua vita. Fattosi più grande, poi, ha avuto un “avanzamento di carriera” entrando nel giro dei piccoli furti nell’area turistica del Taj Mahal.
La vita da criminale, tuttavia, è sempre andata stretta al povero Jamal e, una volta divenuto maggiorenne, coglie finalmente l’occasione di trovare un lavoro onesto come operatore di call center… A differenza di suo fratello e di Latika rimasti intrappolati nei più torbidi giri della criminalità indiana. Il primo come traffichino, la seconda come amante di uno dei più temuti boss della nazione.
Il vero colpo di genio del film è che la vita del protagonista non viene narrata come una semplice successione di fatti cronologici ma attraverso una serie di numerosi flashback durante la sua partecipazione al quiz televisivo “Chi vuol essere milionario”.
Determinato ad arricchirsi per poter scappare insieme a Latika e coronare il suo sogno d’amore lontano da possibili vendette trasversali della malavita, infatti, Jamal decidere di tentare il tutto per tutto partecipando alla trasmissione per portarsi a casa più soldi possibile. Ora, vuoi la fortuna, vuoi la sua brillante capacità di andare a ripescare informazioni nei famigerati “cassetti della memoria” di Scottiana memoria, il ragazzo riesce effettivamente a progredire nella scalata verso il Milione trovando le risposte alle domande nei numerosi aneddoti della sua vita che, pezzettino dopo pezzettino, viene ricostruita come un puzzle agli occhi dello spettatore.
Intendiamoci: la scalata al Milione di Jamal è tutto fuorché semplice! Proprio per la sua umile estrazione sociale, il presentatore prende in estrema antipatia il ragazzo e tenta più volte di costringerlo a fermarsi o, addirittura, ad ingannarlo per fargli sbagliare la risposta. Tra una puntata e l’altra, inoltre, il ragazzo viene anche malmenato dalla polizia locale perché sospettato di stare attuando qualche diabolica truffa ai danni dello show poiché era assurdo pensare che uno “scarto della società” potesse avere una cultura così elevata.
Solo dopo aver a lungo cercato di convincere la polizia, al ragazzo viene concesso di ripresentarsi in trasmissione il giorno seguente ed affrontare la fatidica domanda finale da 20 Milioni di rupie – che se fatta in Italia, paradossalmente varrebbe 100 euro.
Il presentatore infatti, chiede a Jamal chi fosse il terzo “moschettiere” insieme ad Athos e Porthos. Anche in questo caso la “lampadina” si accende nel cervello del protagonista (da piccolo, insieme a Salim e Latika, amavano definirsi “I tre moschettieri”) ma il ragazzo sembra non avere la più pallida idea dei nomi effettivi dei moschettieri perché, di fatto, non aveva mai letto tutto il libro.
Jamal decide dunque di utilizzare l’aiuto della telefonata a casa, anche per avere una scusa di sentire la voce di Latika ed assicurarsi che la ragazza sia ancora determinata a scappare insieme a lui una volta vinto il montepremi. In caso contrario, non avrebbe avuto nemmeno senso provare a rispondere alla domanda finale.
Il telefono di Latika squilla a vuoto una prima volta, poi, al secondo tentativo della Produzione, la ragazza – che nel mentre è riuscita effettivamente a scappare grazie all’aiuto di Salim - risponde e, infischiandosene della domanda, comunica a Jamal di essere “salva”.
E così, proprio negli stessi istanti in cui suo fratello Salim viene ucciso dalla malavita in quanto responsabile della fuga di Latika, Jamal trova il coraggio di dare l’ultima fatidica risposta, consapevole che anche se fosse sbagliata, la sua vera “vittoria” sarebbe comunque stata quella di poter trascorrere il resto della sua vita al fianco della ragazza che aveva sempre amato.
Ma alla fine, ‘sto Jamal, si è portato a casa anche tutto il cucuzzaro di rupie?
Lascio a voi scoprirlo nel caso non abbiate visto ancora il film e vogliate dargli una chance.
Nel mentre, vi lascio con l’iconica “Jay Ho”, brano protagonista della colonna sonora del film e che, ancora oggi viene frequentemente utilizzato per festeggiare qualcosa di estremamente positivo.
PS: La risposta alla domanda della Cipriani era la C: Impartendo lezioni di biliardo!
Game Ranking Winner 2021/2022
Utente
30 novembre, 2019
categoria: COMMEDIA
Freaky (2020) si rifà al romanzo per bambini A ciascuno il suo corpo del 1972 di Mary Rodgers, di cui esistono atre trasposizioni come il famoso Quel pazzo venerdì della Disney. Freaky però in chiave commedia horror/slasher.
Da poco amante delle commedie, l'ho trovato davvero molto piacevole divertente, ve lo consiglio se volete passare una serata, soli o con amici, guardando un film leggero e adrenalinico.
La diciassettenne Millie Kessler non sta vivendo un'adolescenza propriamente facile e dopo la morte del padre un anno prima si sente oppressa dalla madre, segnata dalla tragedia, ed è spesso in contrasto con la sorella maggiore, agente della polizia locale.
La situazione tra i banchi di scuola non è migliore, in quanto è vittima di prese in giro da parte delle bulle dell'istituto e non riesce a rivelare i propri sentimenti al ragazzo che le piace. Nel frattempo la comunità è scossa da un'inquietante scia di omicidi: quella che era inizialmente considerata una leggenda urbana, si è manifestata nella spietata figura del killer mascherato conosciuto come il Macellaio.
Una sera, dopo aver assistito a una partita di football, Millie resta da sola e viene aggredita proprio dal misterioso assassino. Questi la colpisce con un pugnale dai poteri magici e il giorno dopo i due, entrambi sopravvissuti alla notte e senza ricordo di quanto accaduto dopo il tentativo di omicidio, si risvegliano l'uno nel corpo dell'altra.
Millie farà di tutto per cercare di tornare in possesso di "se stessa", ma i soli a credergli - non senza paurose titubanze - sono i suoi due migliori amici, mentre tutti gli altri lo/la ritengono il crudele killer. Che ora, potendo agire in incognito sotto le sembianze di una ragazzina innocente, è libero di compiere una vera e propria mattanza senza destare sospetti.
Utente
7 agosto, 2013
Bobby Lieber è un conduttore radiofonico molto popolare, che di recente ha assunto un ruolo come curatore per il National LGBTQ+ History Museum di Manhattan. Aaron Shepard è invece un uomo più riservato, che non lo stesso approccio determinato nelle attività che invece possiede Bobby.
Una sera, i due si incontrano in una discoteca e iniziano a flirtare. Trascorrono insieme alcuni giorni ma, in realtà, non sembra scattare la scintilla tanto attesa. Bobby reputa che Aaron sia troppo diretto nei modi e, dall’altra parte, quest’ultimo è intimorito dalla rilevanza che il primo ha all’interno della comunità gay, preferendo condurre un’esistenza più tranquilla.
Quando, però, i due impareranno ad aprirsi e a raccontarsi, comprenderanno meglio quali siano le priorità, e decideranno di venirsi incontro per raggiungere i rispettivi obiettivi. Nonostante due caratteri profondamente differenti, riusciranno Aaron e Bobby a trovare la direzione migliore da poter seguire?
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