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Ascolto dei brani dei big da parte dei giornalisti
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18 gennaio, 2018 - 19:12
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Noemi che fa Noemi, brano che esplode nella seconda parte, Sono solo parole 2.0excited Grazie Queen?

 Mi hanno incuriosito Gazzé, Diodato e Rubino. Oltre a Ermoro, ma di loro ero già certoheart

Gen931
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Teolino
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18 gennaio, 2018 - 19:19
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Sanremo 2018, Claudio Baglioni: «Le mie canzoni come domande». Eccole in anteprima

Il Festival si avvicina. Vengono svelati i duetti. E arriva il primo ascolto (in anteprima). A farla da padrone sul palco sarà l'amore. Ci commuoveremo con l'inedito di Lucio Dalla cantato da Ron. Parleremo di che cosa significa salutarsi con Elio e le storie tese. E proveremo a credere con Fabrizio Moro ed Ermal Meta che i terroristi «non ci hanno fatto niente»

18 Jan, 2018 di LAVINIA FARNESE

Al casinò di Sanremo, quando si è trattato di scegliere che mosse giocare, Claudio Baglioni ha evidentemente puntato tutto sull’amore, il tempo (il suo scorrere, la sua assenza), la fine e il suo avvicinarsi, la memoria che a volte arriva come un dono. E qualche altra perla più o meno rara. «C’era spazio per 20 brani: nessuno è leggero, sono punti d’osservazione di questa epoca non chiara, di passaggio, e quindi restano perlopiù come domande, questioni, punti irrisolti sull’avventura e la disavventura del vivere».

E così eccole: «Un giorno capiremo chi siamo senza dire niente e sembrerà normale», canta Annalisa (nella serata dei duetti accompagnata da Michele Bravi) nella sua pop e radiofonica Il mondo prima di te. Luca Barbarossa (con Anna Foglietta), nella sua Passame er sale tutta stornelli va giù diretto: «Se semo amati, feriti, traditi e accarezzati. Se semo presi lasciati, pentiti e ritrovati (…). Se semo persi, inseguiti, impauriti e in lacrime riconquistati. Se semo offesi, difesi, colpiti e pe’ tigna mai perdonati. Ne avremo fatta de strada e de strada ancora ce n’è. Ogni fiato ogni passo che resta vojo fallo co’ te».

Ma dal 6 al 10 febbraio 2018 ci sarà concessa anche una parentesi spirituale (con omaggio a David Bowie) con Lettera dal Duca (Decibel, testo di Enrico Ruggeri), un viaggio nella fantasia dov’è migliore il mondo: «Se chiudi gli occhi vedi l’infinito in te e superi i limiti più di quanto immagini».«Lauda lu mare e tienete a terra. Luce fa juorno ‘e sera», è l’avvertimento che firmano Enzo Avitabile e Peppe Servillo in Il coraggio di ogni giorno, con cui andiamo a Scampia, vediamo il dolore e il sangue. Diodato e Roy Paci in Adesso si (e ci) fanno, appunto, una domanda: «Dici che torneremo a guardare il cielo, alzeremo la testa dai cellulari fino a che gli occhi riusciranno a guardare, vedere quanto una luna ti può bastare?». Perché solo così si può «capire che “adesso” è tutto ciò che avremo». Roby Facchinetti e Riccardo Fogli (nella serata dei duetti con Giusi Ferreri) attraversano il momento in cui «sei fragile e vuoi scappare dalla vertigine dell’età per non sentire che sei da solo davanti a te» e svelano Il segreto del tempo: «È che tutto perdona a chi tutto alla vita si dà».

Noemi presenta una richiesta a un amore al capolinea: Non smettere mai di cercarmi: «Ci pensi mai a quello che è stato quando dici che era tutto sbagliato?». Mario Biondi (nella notte dei duetti accompagnato da Jobim e Ana Carolina) porta una ballata vecchio stile con sfumature jazz e echi di Frank Sinatra, Rivederti: «Entra se vuoi ma non pensare a niente, vieni resta se puoi ma non fingiamo sia per sempre». Giovanni Caccamo (per una sera al fianco di Arisa) è per l’Eterno: «E non volere niente, soltanto gli occhi tuoi, per sempre gli occhi tuoi. E prendimi la mano, scappiamo via lontano in un mondo senza nebbia, in un mondo senza rabbia. E non capire niente, a parte che l’amore può salvare».

La favola (d’attesa, sirene e mare) è nelle mani di Max Gazzè, con La leggenda di Cristalda e Pizzomunno, perfetta ninna nanna, tradizione del folklore pugliese: «Ma io ti aspetterò fosse anche per cent’anni aspetterò». Crederemo ai The Kolors di Stash, che per la prima volta canteranno in italiano Frida: «Ma un fiore prima o poi arriva, che questa vita dicono non è cattiva».

Applaudiremo Ermal Meta e Fabrizio Moro, e la loro Non mi avete fatto niente, in cui ci portano al Cairo, in Francia, a Londra e a Nizza, in «questo corpo enorme che noi chiamiamo Terra ferito nei suoi organi, dall’Asia all’Inghilterra». E proveremo a crederci: «Ma contro ogni terrore che ostacola il cammino il mondo si rialza col sorriso di un bambino».

Piangeremo su una poesia, Almeno Pensami. La canta Ron (nella serata duetti con Alice) su testo lasciato di Lucio Dalla: «Se vai lontano scrivimi anche senza mani scrivimi. Se è troppo buio chiamami, prendi il telefono parlami. Io e la notte siamo qua. Se è troppo buio svegliami, se stai dormendo sognami. Se mi sogni sono lì dentro di te». Ci chiederemo se è vero quel che sostiene con fermezza Nina Zilli in Senza appartenere, che «donna sa volare mentre il cielo cade». E quello che canta Renzo Rubino (nella serata dei duetti, con Serena Rossi), e cioè che «puoi Custodire l’affetto nell’insolenza». E ancora se ha ragione la band bolognese Lo stato sociale in Una vita in vacanza, quando dice che viviamo per lavorare, più che lavoriamo per vivere: «Perché lo fai? Perché non te ne vai!».

Chiuderemo gli occhi e proveremo l’impresa di Imparare ad amarsi (Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico, cui si aggiungerà Alessandro Preziosi): «Gabbia di ossa, libero il cuore, hai preso dolcezza da ogni dolore, conservo l’infanzia, la pratico ancora. E la seduzione mi affascina sempre. E in fondo sentire che esisti, felicità, abbracciami ancora una volta mi basterà». Finiremo nei castelli di carta de Le Vibrazioni (nei duetti con Skin), in Così sbagliato: «Portami a casa salvami ancora da queste mani fredde e viola riportami a casa perché ho paura di me. Tienimi al buio e dimmi che mi vuoi bene anche così».

Red Canzian (accompagnato per una sera da Marco Masini) con Ognuno ha il suo racconto legittima tutto, perché: «Ma non c’è mai una storia uguale a un’altra, perché ogni uomo ha un suo racconto, un suo esclusivo canto». Chiudono (è il caso di dirlo) Elio e le storie tese (per una notte con i Neri per caso), vicini all’addio alle scene (ma dopo l’Ariston e un ultimo tour) e a Stanlio e Olio (citati esplicitamente nel pezzo): «Ma ogni storia si esaurisce col finale, un finale che ti lascia a bocca aperta, dall’ampiezza della bocca si capisce se il finale era valido». Quindi «vi salutiamo e vi diciamo Arrivedorci». Nel caso specifico, a febbraio.

https://www.vanityfair.it/amp/66280/music/concerti-eventi/2018/01/18/festival-di-sanremo-2018-canzoni-testi-foto?__twitter_impression=true

Sushi
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18 gennaio, 2018 - 19:20
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Krishoes ha detto Capisco che il target continui a essere quello da secoli

Secondo me invece ha cercato un altro target più di una volta, senza purtroppo mai riuscirci finora. Per cui, se davvero dovesse essere effettivamente in linea con gli ultimi quattro singoli, trovo che sia ok.

Comunque, da quel che scrivono la canzone di Rubino dovrebbe essere molto elegante smitten

Freedom comes when you learn to let go

Teolino
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18 gennaio, 2018 - 19:24
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Tanti classici e poche sorprese in gara a Sanremo

di GINO CASTALDO 18 gennaio 2018

Il divino Claudio ha i postumi dell'influenza e non è presente all'ormai tradizionale seduta d'ascolto delle canzoni del festival nella sede milanese della Rai di Corso Sempione. Ma si collega, da Roma, e saluta, dice scherzosamente che gli dispiace di aver rinunciato a tante canzoni che meritavano e che insomma, si fa per ridere certo, lui avrebbe fatto un festival di due settimane. Ma non è stato così e a dire il vero ad ascoltare le venti canzoni in gara, che sono comunque tante, e quest'anno possono durare fino a 4 minuti, non si percepisce questa impellente necessità di aumentare il carico.

Anzi, quando inizia la sequenza, tra i presenti serpeggia qualche perplessità, il flusso è piuttosto monocorde, almeno ritmicamente: Annalisa cerca di darsi un tono di nobiltà, e cita addirittura una casa "senza le pareti", come la celeberrima stanza di Gino Paoli, Enzo Avitabile e Peppe Servillo offrono un saggio di teatrale bravura e una solenne preghiera pagana, Luca Barbarossa centra in pieno la classica tradizione romanesca con Passame er sale, struggente bilancio di vita di una coppia, Mario Biondi addirittura va verso un sofisticato e intricato disegno vocale da crooner, Caccamo è fin troppo classico per la sua giovane età, e così finisce che paradossalmente un poco di ritmo arriva solo quando viene presentata la canzone di Red Canzian, Ognuno ha il suo racconto.

Certo non è facile scegliere, non sapremo mai quanto Baglioni si sia più o meno pentito di essersi sobbarcato l'ingrato compito di firmare un'edizione del festival che, come lui stesso ammette, da cantante ha frequentato pochissimo, e in gara mai. E sa anche bene che l'infallibilità nel campo della musica è impossibile, e per questo cita un vecchissimo episodio di circa 50 anni fa quando un dirigente della Rca, Ettore Zeppegno, appose sui suoi provini la sentenza: "questo non farà mai niente". Dunque si può sbagliare, e si sbaglia, ma accertata la fallibilità delle scelte, nel cast alla fine domina un clima di classicità, molto più di quanto la lista dei concorrenti facesse presagire. Classici sono i Decibel, che con Lettera dal Duca evocano addirittura la leggenda di David Bowie. Diodato tenta uno slancio sociale, per la verità lievemente retorico, invitando chi ascolta a farsi domande del tipo: "dici che torneremo a guardare il cielo, alzeremo la testa dai cellulari?".

Difficile trovare un filo conduttore, ma del resto il festival non è fatto per la coerenza, dovrebbe rispondere a un criterio di rappresentatività, ma anche da questo punto di vista qualche stranezza c'è: avere ben tre Pooh sul palco non sembra poi tanto equo. Facchinetti e Fogli alludono a un rapporto d'amicizia e sembra un pezzo della loro vita, e autobiografici sono anche Elio e le Storie tese che salutano il pubblico, nel loro ormai infinito addio, con Arrivedorci, simpatica sì, ma molto lontana dagli exploit geniali cui il gruppo ci aveva abituato. Per provare il brivido di una possibile vittoria dobbiamo aspettare il già "chiacchierato" duetto Ermal Meta/Fabrizio Moro. Li si dà come favoriti e a sentire il pezzo non si può che convenire, c'è la potenza, la melodia da cantare, la forza dell'inno pacifista e il riferimento alle recenti stragi della musica, dal Bataclan a Manchester.

Man mano che le canzoni scorrono la domanda viene spontanea: quanto c'è del mondo di Baglioni in questo festival? La risposta la offre lo stesso cantautore quando qualcuno gli chiede del famoso filo conduttore. "Non c'è" risponde Claudio, "se non per il fatto che noi canzonettisti cantiamo l'avventura e la disavventura del vivere", e dite voi se questa non è una frase che poteva stare in una sua canzone. La loro discreta figura la faranno le donne, Noemi, Nina Zilli e in fondo anche la Vanoni, sorretta da Bungaro e Pacifico, e lo stesso vale per Diodato e Roy Paci, Renzo Rubino, per la ventata rock delle Vibrazioni e la giovane genericità sentimentale dei Kolors.

Venti canzoni sono tante, si fa fatica anche a raccontarle tutte in una sola soluzione, ma tre menzioni a parte vanno fatte: Ron ci regalerà un grande brivido perché porta una canzone inedita di Lucio Dalla, che ovviamente è inconfondibilmente una canzone di Dalla e se anche può essere considerata canzone di scarto che non aveva pubblicato, è comunque di un livello sublime e su quel palco ci farà piangere tutti. Altra menzione la meritano quelli de Lo Stato Sociale. Giocano, sfottono, rimangono se stessi al punto da portare una botta di giocosa vitalità. Gliene saremo tutti grati. E infine Max Gazzè che osa, porta un pop "sintonico" come lo chiama lui, con orchestra sinfonica e sintetizzatori, e racconta di una leggenda raccolta nella zona del Gargano, una storia antica di uno scoglio che ogni cent'anni si anima e diventa un uomo cui le sirene restituiscono per una notte la donna che ama. Bellissima.

Alla fine Baglioni qualche notizia la concede. Niente superospiti, è ancora presto, niente dettagli sulla conduzione, è ancora prematuro, e allora bisogna accontentarsi dei duetti del venerdì sera: con le Vibrazioni ci sarà Skin, il trio Vanoni sarà con Alessandro Preziosi, poi ancora Serena Rossi con Rubino, Michele Bravi con Annalisa, Marco Masini andrà a duettare con Red Canzian, i Neri per caso si sovrapporranno a Elio e company, Ron rafforzerà il ricordo di Lucio con Alice, Giusy Ferreri formerà un trio con Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, Luca Barbarossa chiamerà al suo fianco Anna Foglietta, Caccamo ha invitato Arisa e infine Mario Biondi è andato a cercare in Brasile il prestigio di Ana Carolina e di Daniel Jobim, nipote del celebre Tom. Baglioni si schernisce. Ci sarà anche l'anno prossimo? "Ma no, lo considero solo un passaggio". Ma noi lo sappiamo beme, i bis fanno parte del mondo dello spettacolo.

http://www.repubblica.it/spett.....P1-S1.4-T1

Krishoes
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18 gennaio, 2018 - 19:25
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saccio ha detto

Il conmento con voto poco sopra a quello che hai scritto, smonta la questione  

Ma io me lo auguro.

Non parlo da hater, perché per quanto possa sembrare assurdo (e lo devo ripetere ogni tot volte perché so che si va sempre e comunque in quella direzione, sempre a schieramenti già prefissati, in ogni santo topic) io Annalisa la ascolto e mi piace pure.

Sono altre cose a lei legate che a volte mi portano a storcere il naso, ahimè. Io scrivo quello che ho scritto perché vorrei ascoltare da parte sua il pezzo della maturità, un salto di qualità, che la avvicini a una scrittura meno aleatoria e bambinesca. E si può fare questo pur rimanendo nel pop, nell'orecchiabilità, nel radiofonico. E' una questione di ampliare il pubblico di riferimento.

Se poi, come scrive qualcuno, questo pezzo è maturo nella scrittura e nell'interpretazione, ben venga! Sarò smentito. Purtroppo frasi come "E poi ci toglieremo i vestiti per volare più vicino al sole", "ritorniamo giù a illuminarci come l'estate che adesso brilla, com'era il mondo prima di te" e "Siamo montagne a picco sul mare, dal punto più alto impariamo a volare" non mi fanno impazzire. Mia opinione personale, senza voler scatenare risse.

Gen931
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18 gennaio, 2018 - 19:27
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Krishoes ha detto

Purtroppo frasi come "E poi ci toglieremo i vestiti per volare più vicino al sole", "ritorniamo giù a illuminarci come l'estate che adesso brilla, com'era il mondo prima di te" e "Siamo montagne a picco sul mare, dal punto più alto impariamo a volare" 

GONG

GuSpe
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18 gennaio, 2018 - 19:30
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A me Annalisa piace ma queste frasi estrapolate così non fanno impazzire neanche me.

Ma sono pronta a cambiare idea quando ascolterò il pezzo intero

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Ex davenport70
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18 gennaio, 2018 - 19:43
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I soliti inutili commenti che nessuno ricorderà da martedì 6...Ron e Noemi per me sicuri sul podio.qualche favorito farà flop

Ceon
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Ceon
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Gen931
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18 gennaio, 2018 - 20:24
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Ceon ha detto
http://www.cosmopolitan.com/it.....o-canzoni/  

Questa recensione trasuda un leggero razzismo verso napoli...

ouro
via da qui
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18 gennaio, 2018 - 20:33
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beh tra una cosa e l'altra le recensioni di Annalisa sono le migliori che abbia mai avuto

Ceon
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18 gennaio, 2018 - 20:36
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ouro ha detto
beh tra una cosa e l'altra le recensioni di Annalisa sono le migliori che abbia mai avuto  

Concordo 

Teolino
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18 gennaio, 2018 - 20:48
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#Sanremo 2018: Tanto amore, pochissima attualità e nessuna canzone brutta davvero

15 minuti fa di Paola Gallo

Milano, 18 gennaio 2018

Conoscendo Claudio Baglioni, ero convinta che quest’anno al Festival di Sanremo ci sarebbe stata un grande attenzione alle canzoni e l’ascolto effettuato oggi in Rai a Milano, mi ha dato la conferma. Vi tranquillizzo, non c’è nessuna canzone davvero brutta, ma non so se questo è un bene. Perchè, di contro, ci sono poche canzoni che spiccano davvero. Una classe di 20 alunni preparati, chi più chi meno, ma solo pochi primi della classe, almeno al primo ascolto.

Il mio podio allargato

Max Gazzè: Che bello se vincesse con La leggenda di Cristalda e Pizzomunno. E’ un brano orchestrale, ben scritto, che riporta a quei miti della letteratura che pochi possono permettersi di trasformare in canzone popolare. Altissimo livello, senza spocchia, ma solo con tanta poesia.

Ermal Meta e Fabrizio Moro: Sono gli unici a trattare un tema di stretta attualità. Non mi avete fatto niente (“tutto va oltre le vostre inutili guerre“) è un inno contro la paura da Londra a Nizza, passando per Barcellona, ricordando i tristi terreni di sangue e ribadendo il no alla paura e alla resa. Splendido l’incontro delle due voci che riescono a fondersi pur mantenendo ognuna la propria marcata personalità. Davvero efficace.

Diodato e Roy Paci: La canzone parte rarefatta e poi esplode. Adesso è il tempo esatto da cogliere per tornare a guardarsi negli occhi e togliere lo scudo di smartphone e tastiere. Un bel grido, convincente, sentito e viscerale. Con l’orchestra renderà ancora di più.

Giovanni Caccamo: Giovanni è proprio bravo, soprattutto quando mette a nudo tutto il cuore che ha nella voce. Eterno è una canzone che alza gli occhi al cielo, che indaga e scruta con fiducia l’infinito. Quando lo ascolto penso a Battiato, ed è un complimento.

Conferme e sorprese

Enzo Avitabile e Peppe Servillo: “Io non mi sono mai sentito così vivo” è un passaggio de Il coraggio di ogni giorno, canzone intelligente ma non intellettuale sulla speranza di ogni giorno di fare un altro passo in avanti. Piccolo inserto anche in lingua napoletana. Una conferma della qualità di Avitabile e Servillo.

Annalisa: Forse mai così a fuoco come ne Il mondo prima di te. “Dal punto più alto impariamo a volare” canta con voce intonata e rarefatta e credo che questa canzone d’amore non retorico potrà sicuramente aiutarla in un volo che veste a pennello. Bella sorpresa.

Lo Stato Sociale: Potrebbero essere la vera sorpresa del Festival. Una vita in vacanza è un elenco incalzante di professioni e non solo che rimangono in testa. Mai banali, la loro sequenza irresistibile potrebbero travolgerci. “Per un mondo diverso libertà e tempo perso” lo slogan della loro campagna elettorale musicale.

Decibel: Portano una bella canzone d’autore con lo spunto di un omaggio a David Bowie, il duca del titolo (Lettera dal duca). “Io vivo in un’altra dimensione” è anche l’occasione per spingere lo sguardo, critico, sul panorama musicale di oggi. Intensa.

Ron: E’ uno dei pochi che ha ricevuto applausi dai giornalisti in sala. Almeno Pensami è proprio una canzone di Dalla anche se all’inizio c’è un Piccione che porta più a Povia che alle Rondini di Lucio. L’interpretazione è fatta con devozione. Un omaggio in toto.

Le Vibrazioni: Quota rock del Festival. Confermano il loro suono e la voce di Sarcina fa il resto. Così sbagliato è un inno agli errori e ai castelli di sabbia. Un bel ritorno, un’ottima conferma.

E’ bravo/a, ma…

Elio e le storie tese: Il loro è un addio in grande stile e lo raccontano con acume ed ironia. Nella serata dei duetti porteranno i Neri per Caso e questo già vale 1000 punti di simpatia. Ma, dopo la Canzone Mononota, tutto sembra meno. Il loro Arrivedorci è proprio quello di Stanlio e Olio citati anche nel testo.

Noemi: E’ una delle voci italiane che prediligo e proprio per questo vorrei che cantasse solo canzoni “perfette” per lei. Non smettere mai di cercarmi è una ballata che non aggiunge molto al talento della Leonessa. Una canzone d’amore che non la porta altrove.

Renzo Rubino: Renzo non sceglie mai in maniera banale parole e interpretazione anche a costo di risultare scomodo. Custodire è una canzone d’amore di due “troppo giovani per invecchiare insieme”. Non ci sono entrata fino in fondo, vorrei un Renzo che mi facesse sentire più tranquilla. Ma sul palco come al solito crescerà.

Mario Biondi: Rivederti parte con il pianoforte e subito la sua voce riempie la canzone. Atmosfera da serata jazz e calda malinconia. “Entra se vuoi ma non portare via niente di noi” chiude un pezzone importante che in inglese, probabilmente, avrei adorato.

Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico: La protagonista è lei con tutta la sua storia. Bungaro e Pacifico si sentono poco, ma forse è giusto così per un brano, Imparare ad amarsi, molto classico e femminile. Da Sanremo anni ’70 che non è detto sia poi un male.

Red Canzian: Canzone uptempo lontana dal mondo Pooh. Ognuno ha il suo racconto e Red Canzian lo esprime con grande semplicità (forse troppa?) da uno che è “diventato testimone del tempo“. Che vuol dire però, non smettere mai di crescere. 

Rimandati/e, da risentire

Luca Barbarossa: Lo preferisco quando canta di amori rubati, muri da abbattere e Yuppies oppure Iappis se non mastichi l’inglese. Passame er sale è lenta e io, che oggi ero veloce, non ci sono entrata, ma proverò a ripassare.

Nina Zilli: L’avevo trovata finalmente a fuoco con Modern Art e ora mi sembra abbia fatto un passo indietro. Sacrosanto e da ammirare il desiderio di indagare il mondo femminile, ma Senza appartenere usa armi un po’ troppo retoriche.

The Kolors: Loro potrebbero davvero essere il nuovo che avanza e hanno suonato talmente tanto che sono la cosa più lontana da un “prodotto” preconfezionato. Frida però è una canzone che al primo ascolto si capisce poco, anche se è uno dei pochi brani dal suono assolutamente contemporaneo.

Fogli-Facchinetti: In tutto e per tutto una canzone dei Pooh. Ma allora perché sciogliersi? Comunque loro Il segreto del tempo lo conoscono bene.

Venerdì 9 febbraio tutte le 20 canzoni vivranno di nuovi arrangiamenti ed ospiti. Ecco i primi annunciati oggi dal direttore artistico Claudio Baglioni: Le Vibrazioni con Skin, Ornella Vanoni-Pacifico-Bungaro con Alessandro Preziosi, Renzo Rubino con Serena Rossi, Facchinetti e Fogli con Giusy Ferreri, Annalisa con Michele Bravi, Luca Barbarossa con Anna Foglietta, Mario Biondi con Ana Carolina e Daniel Jobim, Giovanni Caccamo con Arisa, Red Canzian e Marco Masini, Elio con i Neri per Caso e Ron con Alice.

http://www.ondefunky.com/2018/.....mo-2018-2/

AndreaESC
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18 gennaio, 2018 - 21:01
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Alessandra92 ha detto
Digiunerei 40 giorni e 40 notti se mi dessero la possibilità di ascoltare i brani sanremesi in anteprima mess E poi c'è la Venegoni.  

In realtà è una grave mancanza di rispetto

AndreaESC
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18 gennaio, 2018 - 21:17
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Alex87 ha detto

perché sono un po' gli Hunger Games dei talent da dieci anni a questa parte

comunque a me di sta giornata ammazza sempre l'uso di figure retoriche e come faticano a riempire tre righe. Che capisco sia normale a un primo ascolto di un brano, ma da esperti del settore...   

Sono d'accordo, alcuni non dicono davvero NULLA. Mi domando come facciano certe testate (anche importanti) a non farsi due domande..

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Ex davenport70
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18 gennaio, 2018 - 21:22
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Cmq che fissazione qui dentro per alcuni cantanti....noia

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Mattos
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18 gennaio, 2018 - 21:23
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ANNALISA - IL MONDO PRIMA DI TE: l'ex concorrente di 'Amici', alla sua quarta volta al Festival, si presenta con una ballata romantica, in pieno stile sanremese, con un'ampia apertura nel ritornello che mette in risalto la sua voce. "Un giorno capiremo chi siamo - canta -in una casa senza le pareti da costruire nel tempo".

ENZO AVITABILE CON PEPPE SERVILLO - IL CORAGGIO DI OGNI GIORNO: il il maestro di Marianella si presenta a Sanremo in coppia con il cantante degli Avion Travel con un brano, scritto con Pacifico, che scivola dolcemente dall'italiano al dialetto napoletano in un omaggio alle radici: "Scrivo la mia vita/tracce sulle pietre/ed ho gli stessi occhi di Scampia".

LUCA BARBAROSSA - PASSAME ER SALE: struggente bilancio di vita di una coppia cantato in romanesco e scritto direttamente dal cantautore che ricorda "si me chiedi l'amore cos'è io non c'ho le parole che hanno i poeti" ma "so che ner core nun c'ho artro che te".

MARIO BIONDI - RIVEDERTI: la voce calda risuona in un brano d'amore accompagnato da piano e batteria che però segna un cambiamento di stile dall'inconfondibile jazz a cui si era abituati.

GIOVANNI CACCAMO - ETERNO: brano troppo classico per una voce giovane e fresca come quella dell'ex vincitore di Sanremo giovani. Ballata romantica in rima baciata di un amore "che può salvare" e che resta "per sempre nei tuoi occhi".

RED CANZIAN - OGNUNO HA IL SUO RACCONTO: Ritmo, energia e un bilancio sereno e maturo della propria vita per l'ex dei Pooh che ritorna per ricordare che "ognuno ha il suo racconto perché ogni uomo ha un preciso istinto, un suo esclusivo canto".

DECIBEL - LETTERA DAL DUCA: classici, con un brano scritto da Enrico Ruggieri che addirittura rimanda alla leggenda di David Bowie con frasi in inglese e un finale con un assolo di chitarra.

DIODATO E ROY PACI - ADESSO: si tenta uno slancio sociale, leggermente retorico, invitando a farsi domande del tipo: "Dici che torneremo a guardare il cielo, alzeremo la testa dai cellulari?". E ancora: "Dici che torneremo a parlare davvero senza bisogno di una tastiera?"

ELIO E LE STORIE TESE - ARRIVEDORCI: un saluto ai fan, simpatico e ironico, ma molto lontano dalla genialità a cui avevano abituato. "Una storia unica, singolare e atipica", la loro, "che si esaurisce col finale".

ROBY FACCHINETTI E RICCARDO FOGLI - IL SEGRETO DEL TEMPO: un altro membro dei Pooh sale sul palco con Fogli con un brano scritto da Pacifico, una ballata sulla vita e sul tempo "che tutto perdona a chi tutto alla vita si dà".

MAX GAZZÈ - LA LEGGENDA DI CRISTALDA E PIZZOMUNNO: primo applauso della stampa durante l'ascolto. Bella, delicata, con orchestra sinfonica e sintetizzatori al seguito, racconta la leggenda di uno scoglio che ogni cent'anni si anima e diventa uomo a cui viene restituita per una notte la donna che ama.

LE VIBRAZIONI - COSI' SBAGLIATO: Ventata rock al Festival con Francesco Sarcina che torna a ciò che gli viene meglio come sonorità e testo in una dedica d'amore in cui ammette di "averla lasciata sola al momento sbagliato".

LO STATO SOCIALE - UNA VITA IN VACANZA: il gruppo resta se stesso per ritmi, intenzioni e sonorità. E convince. Giocano con le parole, rimandano al 'rottamatore' e alla blogger di moda, ed esortano a una fuga dal mondo.

ERMAL META E FABRIZIO MORO - NON MI AVETE FATTO NIENTE: gli attentati terroristici sono appena citati, ma tanto basta. Il Cairo, la Rambla, Londra. "In Francia c'è un concerto", cantano ricordando il Bataclan. "Chi si fa la Croce e chi prega sui tappeti". La risposta al dolore è per il duo la ribellione: "Non mi avete fatto niente, non mi avete tolto niente" e il "mondo si rialza col sorriso di un bambino". Sono dati per vincitori.

NOEMI - NON SMETTERE MAI DI CERCARMI: la voce inconfondibile di Noemi ritorna a Sanremo con una dedica d'amore e una preghiera: "Non smettere mai di cercarmi", appunto, "nonostante le strade si siano perse"

RON - ALMENO PENSAMI: testo delicato e romantico lasciato in eredità da Lucio Dalla, che torna a vivere sul palco dell'Ariston. Bello e intenso, Ron lo interpreta in modo magistrale.

RENZO RUBINO - CUSTODIRE: agile apertura sul ritornello, con un arrangiamento firmato Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, il trentenne di Taranto torna sul palco con un brano che parla di due genitori che tornano a parlarsi dopo tanto tempo.

THE KOLORS - FRIDA: "L'amore non é che una sfida, sarà la regola come per Frida", cantano gli ex vincitori di Amici in un brano che non sfrutta a pieno le loro potenzialità di musicisti, ma che diverte e resta in testa.

ORNELLA VANONI CON BUNGARO E PACIFICO - IMPARARE AD AMARSI: la voce della Vanoni sembra non aver subito il passare del tempo con un brano scritto da Pacifico, che la accompagna con Bungaro. Un appello "a imparare ad amarsi" e a lasciarsi vivendo "ogni istante fino all'ultima emozione".

NINA ZILLI - SENZA APPARTENERE: la cantante ha abbandonato il suo genere d'adozione, il soul, per una ballata pop in cui affronta il tema della violenza contro le donne perché "donne siete tutti e non l'avete capito".

http://www.lapresse.it/sanremo.....amore.html

Krishoes
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18 gennaio, 2018 - 21:57
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Mattos ha detto
"Un giorno capiremo chi siamo, in una casa senza le pareti da costruire nel tempo".

Questa frase mi piace moltoexcitedexcitedexcited

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