Utente
2 marzo, 2014
Sanremo 2018: nelle canzoni trionfano il tempo e la ricerca di qualità
Tgcom24 ha avuto lʼoccasione di ascoltare in anteprima i brani della 68.ma edizione del Festival
di Massimo Longoni 18 gennaio 201817:14
Sanremo 2018: nelle canzoni trionfano il tempo e la ricerca di qualità
L'amore, certo, ma soprattutto il racconto dei nostri tempi e una riflessione, fatta in modi diversi, sul tempo che passa. Sono questi i temi portanti dei brani della 68.ma edizione del Festival di Sanremo, la prima targata Claudio Baglioni. Tgcom24 ha avuto modo di partecipare all'audizione in anteprima: poche concessioni al gusto radiofonico, una ricerca (non sempre andata a buon fine) di qualità e qualche gioiello. Queste le prime impressioni.
Baglioni lo ha detto chiaramente, nel commento post ascolto. La volontà era quella di affrancare il Festival da logiche "esterne", ed ecco quindi i 4 minuti di tempo limite, oltre la classica durata radiofonica, per dare modo a tutti di esprimersi senza troppi paletti. "Se vorranno poi le radio potranno mandare versioni accorciate" ha detto Baglioni che ha sottolineato come la "linea guida nel costruire il cast sia stata cercare tra i brani e tra gli interpreti che tutti avessero una riconosciuta carriera da interprete. Almeno un’altra ventina di canzoni da portare ma sarebbe dovuto portare una settimana in più".
Ma come sono le venti che invece hanno trovato spazio? Fatta la classica tara dovuta a un primo ascolto che lascia per forza di cose impressioni incomplete (e spesso fuorvianti pronte a essere ribaltate agli ascolti successivi), la discontinuità con gli ultimi Festival targati Carlo Conti appare evidente. Sul fronte della canzone di qualità, quasi più da Premio Tenco che da Festival, si possono mettere tranquillamente la coppia Avitabile-Servillo con la loro "Il coraggio di ogni giorno", una ballata dalle atmosfere folk mediterranee, con un bell’impasto di voci e un testo pieno di sentimento. Anche Diodato e Roy Paci presentano un pezzo inteso dove si interrogano sul ritorno a una vita vera, non mediata da telefonini, computer e social. Melodicamente è un brano in crescendo dove il ritornello è uno sviluppo organico della strofa, una cavalcata di grande impatto dove (si spera) l'apporto di Paci si potrà apprezzare dal vivo sul palco più di quanto non si riesca a fare su disco.
La sparuta presenza femminile punta più sull'eleganza che sull'energia. Annalisa, alla sua quarta partecipazione, cambia nuovamente pelle con "Il mondo prima di te", brano a tratti etereo che decolla sull'inciso, dove la cantante mostra tutte le sue doti vocali con naturalezza; Nina Zilli si traveste un po' da Anna Tatangelo e racconta di una donna che cambia in "Appartenere", un pezzo più classico rispetto ai suoi canoni, così come piuttosto classico, nel suo incedere melodioso, con inizio lento ed esplosione a metà brano, è "Non smettere mai di cercarmi" di Noemi. Elegante e a tratti autoironica Ornella Vanoni, in una canzone raffinata il cui titolo recita "Bisogna imparare ad amarsi" ma dove la frase chiave è "bisogna imparare a lasciarsi quando è finita".
Difficile pensare a un pezzo più "vecchio stile" di "Passame er sale" di Luca Barbarossa. Dall’uso del dialetto all'arrangiamemto dal sapore vagamente cinematografico con ampio uso degli archi nel ritornello, con un testo che traccia il bilancio di una vita, tutto riporta indietro a mondi musicali ormai sbiaditi. Mario Biondi sceglie la via più impervia, con una canzone come "Rivederti", dall'atmosfera fumosa da club dove snocciola su armonie non banali un testo jazz anche nella sua costruzione, con una metrica libera e niente rime.
Capitolo Pooh: tanto la canzone di Red Canzian che quella di Facchinetti e Fogli hanno marchiato a fuoco il mondo musicale da cui provengono. Più spinta "Ognuno ha il suo racconto" di Canzian, un rock robusto vagamente anni 80, più melodica "Il segreto del tempo", debitrice di qualche brano celebre anni 70. Come debitrice del mondo di David Bowie è "Lettera dal Duca" dei Decibel, ma d'altro canto il brano proprio a Bowie è ispirato e dedicato e quindi le citazioni, che si mescolano a qualche "ruggerismo", ci stanno. Sembra funzionare molto bene collaborazione tra Ermal Meta e Fabrizio Moro, dove la scrittura melodica del primo si incastra su un arrangiamento rock figlio del secondo, per un pezzo che parla di terrorismo e della voglia di non farsi condizionare la vita dalla paura.
Sul fronte gruppi i Kolors con in "Frida" reggono abbastanza bene il trauma del passaggio dall'inglese all'italiano. Si conferma la loro capacità di scrivere melodie di presa immediata anche se il mondo musicale a cui si rifanno qui appare un po' distante dal pop-funky nel quale sguazzano solitamente. "Arrivedorci" di Elio e le storie tese è un riassunto dolce-amaro (pur nella consueta ironia) di una carriera che volge al passo d'addio, mentre le Vibrazioni fanno... le Vibrazioni: un rock dalla ritmica rotolante con chitarre che ingentiliscono, potente e con ritornello di sicuro effetto anche in radio. Attenzione a Lo Stato Sociale: "Una vita in vacanza" tratta il tema del lavoro con ironia e leggerezza e il ritornello ha un tiro micidiale. Testo leggero per trattare temi seri e melodia trascinante: vi ricorda qualcosa?
Giovanni Caccamo in "Eterno" punta sull'intensità, con una canzone classicamente sanremese: inizio piano e voce, crescendo, e un testo semplice che resta in testa facilmente. Ne "La leggenda di Cristalda e Pizzomunno" Max Gazzè racconta di una storia d’amore con i crismi della leggenda. Il tono fiabesco e l'assenza di sezione ritmica ne fanno un pezzo epico e quasi operistico, non certo dal facile impatto al primo ascolto.
Melodie vagamente retrò anche per Renzo Rubino e la sua "Custodire".
Si chiude con "Almeno pensami". Unico brano ad aver strappato l'applauso della sala. Certo, la firma di Lucio Dalla su testo e musica potrebbe far pensare che a Ron piaccia vincere facile. Il punto è che il brano è un vero gioiello, delicato nella melodia e con un testo che spicca per la delicatezza delle "immagini" usate.
Banned
7 aprile, 2014
latinista93 ha detto
Monina l'avete già pubblicato?
Annalisa e Noemi portano una Black Ballad, ossia?
latinista93 ha detto
Monina l'avete già pubblicato?
Monina we love you (quando non parli della Pausini)
Banned
27 dicembre, 2017
latinista93 ha detto
Monina l'avete già pubblicato?
Monina che parte piano su Annalisa e finirà come due anni fà in orgasmo
Utente
2 marzo, 2014
Riporto l’articolo di Monina così è più comodo da leggere
Le canzoni scelte da Baglioni per il Festival di Sanremo. Le nostre pagelle (senza voti)
Il direttore artistico della 68esima edizione ci ha fatto ascoltare i brani dei 20 big. Ecco le nostre impressioni (e qualche spoiler sui duetti)
di Michele Monina 6 minuti fa
Oggi in Rai a Milano, in corso Sempione, Claudio Baglioni ha presentato le venti canzoni dei BIG alla stampa. Lo ha fatto in video, causa influenza. Poco cambia. Quella che segue è una breve presentazione, atta a incuriosire, ma non troppo, perché visto che da regolamento quest’anno le canzoni le sentiremo tutte le sere della kermesse, poi come potremmo mai scrivere tutte quelle pagelle da Sanremo?
Ci sono belle canzoni, alcune molto belle, e brutte canzoni, alcune molto brutte. Insomma è Sanremo, bellezza.
“Il mondo prima di te” di Annalisa
Anno del Signore 2018. Annalisa, una delle più belle voci del panorama pop italiano torna a Sanremo. Stavolta porta una black ballad, fortunatamente lasciando perdere le canzoncine alla Benji e Fede. A un primo ascolta la sola cosa che resta è la sua voce. Non un ottimo segnale. Ma almeno è qualcosa.
“Il coraggio di ogni giorno” di Enzo Avitabile, Peppe Servillo
Se questo è il Festival di Sanremo per come lo conosciamo, di canzonette da cantare sotto la doccia, beh, qualcosa deve essere andato storto durante le selezioni. Perché questa è una signora canzone, con tutti i colori della napoletanità di chi la porta sul palco, world music che farà sballare gente come David Byrne e Peter Gabriel, ma che probabilmente annoierà a morte la very normal people. Bella assai.
“Passame er sale” di Luca Barbarossa
Leggi il titolo e pensi al compianto Lando Fiorini. Poi senti la canzone e ti viene in mente l’America. Certo, Roma, con quel ritmo, ma a suo modo sorprende, questo uso serio del dialetto. Bella.. Forse fuori tempo massimo, ma bella. Bbbentornato, Luca.
“Rivederti” di Mario Biondi
Che palle questa volontà di stupire a tutti i costi. Come il negare che la routine, la familiarità, la quotidianità abbia una sua rassicurante potenza. Ecco, Mario Biondi sposa questa mia teoria e propone la ballad che uno si sarebbe potuto immaginare da Mario Biondi. Nonostante questo, che palle.
“Eterno” di Giovanni Caccamo
Probabilmente le lettere di Scarabeo con cui è stato scelto il titolo erano quelle. In realtà si sarebbe dovuto intitolare Etereo. O meglio ancora Fatuo. Ma senza fuoco, non ce ne vogliano gli eredi di Pierre Drieu La Rochelle. Le parole finali del testo meritano una esecuzione pubblica, senza processo, come dopo la caduta del Muro di Berlino o la fine di una guerra.
“Ognuno al suo racconto” di Red Canzian
Finalmente si balla. Scherzo, anche se al momento l’ex Pooh è il solo a aver proposto un brano ritmato, come se la vittoria di Gabbani l’anno scorso avesse indotto tutti alla ballata. Per rispetto della storia di Red eviterò di esprimere un parare sommario. Mi chiedo solo cosa dovevano essere le canzoni scartate.
“Lettera dal Duca” di Red Canzian
Per amicizia nei confronti di Enrico Ruggeri non dovrei commentare. Ma siccome anche quest’anno, per nostra fortuna, è proprio lui a portare della qualità sul palco dell’Ariston, non mi astengo. Le progressioni bowiane della musica, il coraggio di portare al Festival una canzone, questa sì, di caratura internazionale, merita lo strappo di una regola. Giganteschi.
“Adesso” di Diodato e Roy Paci
Diodato è bravo. Ci regala una canzone epica, con un incedere emotivo molto coinvolgente. A suo modo una hit, con un refrain che ti si incolla alla testa. Roy Paci, però, non è pervenuto, se non per pochi secondi.
“Arrivedorci” Elio e le storie tese
La vera genialità della band è stata far accettare da tutti il semplice fatto che la band è una band di geni. La canzone dell’addio è inraccontabile. Per certi versi una sorta di enciclopedia del rock anni sessanta, ma sarebbe inutile descrivere una canzone fatta proprio per essere portata lì, su quel palco. Addio. E grazie per il pesce.
“Il segreto del tempo” di Riccardo Fogli & Roby Facchinetti
Storie di tutti i giorni. E una canzone dei Pooh, scegliete voi quale. Sono stato bambino negli anni settanta, non fatemele giudicare, dai. Comunque a distanza di ore ancora me la ricordo, chiamate un bravo esorcista, cazzo.
“La leggenda di Cristalda e Pizzomunno” di Max Gazzè
La polifonia irrompe in questo bizzarro Festival di Sanremo, e l’irruzione avviene nel modo più inaspettato, attraverso la canzone presentata da un bassista. Perché questa canzone, polifonica appunto, si poggia tutta sugli archi a discapito del ritmo, grande assente. Difficile da intercettare.
“Frida” The Kolors
Fosse la volta buona che Levante capisce che non è lei la titolare delle ciglia folte e dei lunghi capelli neri. No, scherzo. Non ho capito se parli di Frida Kahlo. E onestamente non avrei capito neanche che è dei Kolors, se non fosse che lo hanno annunciato prima dell’ascolto. Niente chitarre. Molto Tormento, periodo Sottotono, che poi è come dire uno dei tanti nuovi, da Frah Quintale a Coez. Mi lascia perplesso, ma me ne farò una ragione.
“Non mi avete fatto niente” di Ermal Meta e Fabrizio Moro
Ecco la vincitrice annunciata del Festival, senza voler portare sfiga. I due si impastano bene. La canzone gira bene. Parla dell’oggi, di come reagire al terrore e alla guerra. Vincesse davvero non sarebbe un crimine. Più alla Ermal Meta che alla Fabrizio Moro, come struttura, ma con dentro anche il tipico flow di quest’ultimo. Non ci fa saltare sulla sedia, ma regge le aspettative.
“Non smettere mai di cercarmi” di Noemi
Ecco la seconda donna in scaletta su venti artisti in gara (in realtà il rapporto, contando duetti e band, è trentacinque a quattro). Ecco la seconda black ballad. Qui però ci sono molte parole anche nel refrain, non solo nelle strofe, seppur a chiudere le rime c’è sempre una parola trattenuta. Fortunato Zampaglione non ha dato la sua benedizione. Avessi venti anni, forse, potrebbe anche emozionarmi, ma per fortuna o purtroppo ho vissuto.
“Almeno pensami” di Ron
Ron presenta un inedito di Lucio Dalla. La faccenda dovrebbe fermarsi qui. Ron. Lucio Dalla. Ecco, una voce che sa emozionare al servizio di una canzone che sa emozionare. Leggi alla voce classe. Ecco, piango.
“Custodire” di Renzo Rubino
A Rubino andrebbe dedicata una puntata, o una porzione di puntata del programma di Alberto Angela, è una meraviglia italiana. Fuori dal tempo. Poetico. Bellezza in musica. Un giovane che si è mangiato un vecchio, per nostra fortuna. Il tocco di Sangiorgi, onestamente, non sembra così fondamentale. Qui c’è la canzone.
“Una vita in vacanza” Lo Stato Sociale
Di colpo, dopo aver scelto Facchinetti e Beppe Servillo, qualcuno che vuole bene a Baglioni, non il classico Yes Man, ma proprio uno che gli vuole bene deve avergli fatto notare, magari con tatto, che siamo nel 2018. Gli avrà detto qualcosa tipo, guarda che esiste Spotify, lo streaming, i video, l’indie. Baglioni lo deve aver guardato come una mucca che mastica erba buona in un prato fuori Cork. Poi deve aver detto, è vero, quindi? Così tra i venti nomi ecco Lo Stato Sociale, che manderanno fuori di testa i ragazzini, sempre che sopravvivano a Red Canzian e alla Vanoni. Noi siamo giovani dentro, quindi ci piacciono anche quando sono più mainstream del solito.
“Imparare ad amarsi” di Ornella Vanoni con Pacifico e Bungaro
Probabilmente la più bella canzone in gara. O una delle più belle, con quella di Ron e dei Decibel. Farina del sacco di Bungaro e Pacifico, che giustamente Ornella si è portata dietro (anche se si sente solo Bungaro). Nel Festival dei soli uomini e dei quarantotto anni di età media meriterebbe la vittoria al televoto, tanto per dimostrarci che a volte il popolo non è bue.
“Così sbagliato” Le Vibrazioni
Le Vibrazioni sono tornare. I tempi erano maturi. I Modá sono al momento in stand by. I Negrita non hanno azzeccato il nuovo singolo. La canzone che presentano al Festival ci dimostra che Sarcina, se ha la giusta canzone a disposizione, sa cantare davvero bene. Non è questa la volta buona, ma in radio funzionerà, anche grazie alla cura Chiaravalli.
“Senza appartenere” di Nina Zilli
Il nostro subconscio ci ama. O dovrebbe amarci. Per questo, seppur in presenza di malinconie e tristezze, tendiamo a dimenticare i dolori e le cose brutte. Non sopravviveremmo, altrimenti. Conto molto sul mio subconscio, quindi.
P.S. Alla fine degli ascolti Baglioni, sempre in video, ha annunciato alcuni duetti per la serata del venerdì. Li riportiamo senza commenti, alcuni sono stati davvero sorprendenti, altri decisamente meno. Le Vibrazioni con Skin. Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico con Alessandro Preziosi. Renzo Rubino con Serena Rossi. Fogli e Facchinetti con Giusy Ferreri. Annalisa e Michele Bravi. Mario Biondi e Jobim e Ana Carolina. Giovanni Caccamo. Arisa. Red Canzian e Marco Masini. Elio e le storie Tese coi Neri Per Caso. Luca Barbarossa e Anna Foglietta. Ron e Alice.
Utente
2 marzo, 2014
La Gallo è in ritardo perché sta cercando le parole giuste
Grazie! Sappi che sto pesando le parole e per questo sono un po' in ritardo🤨 https://t.co/7mFgQtkFCQ
— PaolaGallo 📢 (@OndeFunky) January 18, 2018
Utente
2 marzo, 2014
Anche la Gianatti sta ancora scrivendo
A distanza di qualche ora so con certezza che ci sono tre canzoni che mi sono piaciute MOLTISSIMO. Altre che mi piaceranno di più al secondo ascolto. Altre che no. E con questo commento perla continuo a scrivere le mie 9 pagine di Topolino e 4 di Donna Moderna #sanremo2018
— silvia gianatti (@silviagianatti) January 18, 2018
Utente
2 marzo, 2014
Sanremo, i brani dei Big tra suoni vintage e attualità
ADNKronos
di Antonella Nesi
Un Sanremo tra suoni vintage e incursioni nell'attualità, dal terrorismo alla violenza sulle donne, all'astensionismo. In un festival 2018 in cui l'età media dei Big in gara si avvicina ai 50 anni, i 20 brani che si sfideranno per la vittoria - ascoltati oggi in anteprima dalla stampa, come da tradizione - propongono per la maggior parte sonorità che guardano al passato. E questo vale in alcuni casi anche quando ad interpretarle sono cantanti piuttosto giovani.
Così la 'Lettera dal Duca' dei Decibel di Enrico Ruggeri gioca con gli anni '70 e immagina l'arrivo di una missiva del Duca Bianco, ovvero David Bowie ("passano vecchie immagini/indelebili su di noi/restano frasi e musica/e quel battito sentirai"); ma anche Renzo Rubino, non ancora trentenne propone in 'Custodire' una canzone dal sapore decisamente anni '70 che parla di come preservare l'affetto in un rapporto d'annata ("come abbiamo fatto a esistere/senza mai resistere/troppo giovani per invecchiare insieme").
Tanti brani dei cantanti in gara più agée sono dei bilanci, quando non dei testamenti artistici: da 'Ognuno ha il suo racconto' di Red Canzian che sceglie sonorità rock anni '80 (e canta "ne ho dipinta di primavera/ne ho incontrata di gente cara/sono contento di me") a Roby Facchinetti con Riccardo Fogli che sottolineano - in un brano in tipico stile Pooh - che 'Il segreto del tempo' del titolo è "che tutto perdona a chi alla vita tutto si dà"; da 'Imparare ad amarsi' dove Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico dispensa consigli di vita con il suo stile raffinato e una voce che non tradisce gli anni passati ("bisogna imparare ad amarsi in questa vita/bisogna imparare a lasciarsi quando è finita/e vivere ogni istante fino all'ultima emozione/così saremo vivi") fino all''Arrivedorci' di Elio e Le Storie Tese che saluteranno il pubblico dal palco dell'Ariston dopo l'annuncio dell'imminente scioglimento (già rimandato più volte) raccontando la loro storia: "Una storia unica, singolare e atipica/completamente antieconomica, a propulsione elica/una storia unica, una carriera artistica dolcemente stitica/ma elogiata dalla critica".
Come ogni anno c'è poi un buon numero di ballad melodiche anche tra i giovani: c'è quella dal sapore british di Annalisa che canta 'Il mondo prima di te' ("un giorno capiremo chi siamo/senza dire niente"), quella dedicata al distacco da Noemi che chiede 'Non smettere mai di cercarmi' e quella in crescendo di un sofisticato Giovanni Caccamo che in 'Eterno' canta l'amore che non chiede niente se non perdersi negli occhi del partner.
Ci sono poi i pezzi unici, come'Almeno pensami', l'inedito con testo e musica di Lucio Dalla (e si riconosce al primo ascolto il mondo di suoni e parole del cantautore bolognese) che Ron porta in gara, con buone chance di salire sul podio e di emozionare fino alle lacrime la platea dell'Ariston e quella televisiva. Come è un pezzo davvero singolare quello di Max Gazzè che con 'La leggenda di Cristalda e Pizzomunno', pota a Sanremo una romanza con arrangiamenti sinfonici che racconta della bella fanciulla rapita da malvage sirene e del suo cavaliere che tenterà tutto per salvarla.
Gioca invece con il jazz anni '50 e qualche sfumatura brasiliana 'Rivederti', il pezzo con cui Mario Biondi fa il suo esordio al festival, sprigionando tutta la sua potenza vocale e facendo suonare tutta l'orchestra. Luca Barbarossa propone poi in 'Passame er sale' una rivisitazione dello stornello romanesco ("Passame er sale er sale fa male/passame er tempo er tempo non c'è/passame armeno i momenti che ho vissuto con te", è l'incipit). Ed un pezzo unico è anche 'Il coraggio di ogni giorno' di Enzo Avitabile con Peppe Servillo, dove Avitabile, con sonorità che vanno dalla canzone popolare alla world music, racconta la sua storia: "Scrivo la mia vita/tracce sulle pietre/ed ho gli stessi occhi di Scampia".
Poi c'è il pop ben costruito di Diodato e Roy Paci che in 'Adesso' invitano a rimpossessarsi del presente fuori dalle illusioni virtuali di cellulari e tastiere. E l'elettropop mirato ai teenager di 'Frida' con The Kolors cantano per la prima volta in italiano.
L'unica canzone puramente rock del festival appare 'Così sbagliato' delle Vibrazioni, una sorta di diario dell'insicurezza dal ritmo ballabile ("E tu riportami a casa/perché ho paura di me/tienimi stretto al buio e dimmi/che mi vuoi bene anche così/così sbagliato"). Mentre si candida a diventare il tormentone del festival - per la sua freschezza scanzonata ma anche per le potenziali polemiche in tempi di par condicio - 'Una vita in vacanza', il brano con cui Lo Stato Sociale porta a Sanremo un pezzo che è una sorta di inno all'astensionismo dal lavoro (contro il "vivere per lavorare") ma che citando tra i mestieri anche quello del "rottamatore", del "candidato", del "nuovo che avanza" e dell'"esodato" sembra alludere anche al tirarsi fuori dalla cabina elettorale.
Ma i riferimenti all'attualità sono forti anche in altri due brani. 'Non mi avete fatto niente' di Ermal Meta con Fabrizio Moro parla del non soccombere alla paura degli attentati terrostici: "Cadranno i grattacieli/e le metropolitane/i muri di contrasto alzati per il pane/ma contro ogni terrore/che ostacola il cammino/il mondo si rialza/col sorriso di un bambino". E 'Senza appartenere' di Nina Zilli che, nell'anno dello scandalo mondiale delle molestie, propone un testo piuttosto forte: "Io non li chiamo più lividi/ sono colori e ci gioco" e "donna siete tutti e tu non l'hai capito".
Utente
6 agosto, 2015
Teolino ha detto
La Gallo è in ritardo perché sta cercando le parole giusteGrazie! Sappi che sto pesando le parole e per questo sono un po' in ritardo🤨 https://t.co/7mFgQtkFCQ
— PaolaGallo 📢 (@OndeFunky) January 18, 2018
In realtà lei a quest'ora è in onda su Radio Italia
Krishoes ha detto
A leggere le recensioni sembra che il vero, nuovo, favorito sia Ron. Potrebbe mettere assieme tutte le giurie, e piazzarsi primo, con Meta-Moro secondi (che poi accetterebbero l'Eurovision dopo il rifiuto di Ron).
Però Ron l'anno scorso al televoto non è andato bene se non ricordo male.
Leggendo queste recensioni direi che quelli con un parere positivo tendente alla vittoria siano comunque proprio Ron e Gazzè. Mi aspettavo commenti più entusiastici su Moro-Meta mentre sembra deludere Biondi. Una sorpresa sembra poter essere Lo Stato Sociale. Tra le donne commenti nella media per Noemi e Annalisa (però il fatto che si paragoni la canzone a Una finestra tra le stelle mi fa contento perchè quella è l'era che ho più apprezzato di Nali) mentre la Zilli sembra non aver entusiasmato nessuno così come i The Kolors. Nella battaglia tra ex Pooh sembra uscirne meglio Canzian.
Resta il fatto che sembra che i brani siano poco radiofonici ma questo lo avevamo sospettato già all'annuncio dei nomi.
Utente
24 ottobre, 2013
Targaryen ha detto
La vedo dura per Annalisa, mi sa che finisce come con il Diluvio, Noemi forse qualche possibilità in più ma non è facile il podio neppure per lei. Contento per Gazze che sembra promettere bene!
I fan di Noemi non sanno cosa sia il televoto
Mi accingo a recuperare tutte le recensioni
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