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Gli ascolti dei giornalisti
Gen931
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18 gennaio, 2019 - 18:01
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Francesca spero con Motta

Posso piangere

KassaD1
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18 gennaio, 2019 - 18:03
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Adorerei vedere Nigiotti con Emma

Capo Horn
Dovunque
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18 gennaio, 2019 - 18:03
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Ragazzi mi raccomando,non andate OT e se escono i duetti ricordate di creare un topic a parte.wink

Edre
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18 gennaio, 2019 - 18:03
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Sono le 18:03.

Risultati immagini per judge judy watch gif

EDIT: Sto aspettando su Twitter, sperando esca qualcosa. Mi appaiono quattro o cinque news di seguito tutte in una botta. Sono tutte di casi di cronaca avvenuti a Sanremo. 

Teolino
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18 gennaio, 2019 - 18:06
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GuSpe ha detto
Da alcuni tweet ipotizzo buttandola lì altri due che duetteranno non so con chi.

Ermal Meta e la Michielin.

 

Vediamo alle 18 se è così lol  

Ermal duetterà con Simone Cristicchi 

Teolino
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18 gennaio, 2019 - 18:24
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Teolino
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18 gennaio, 2019 - 18:25
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18 gennaio, 2019 - 18:29
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Per Conti tutto bellissimo, meraviglioso, e sdubendo.

sleep

Mamma mia Irama e il Volo...deadbanana2deadbanana2deadbanana2deadbanana2

matti
Cesena
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18 gennaio, 2019 - 18:31
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Non posso rovinarmi la serata, leggo tutto domani...

Inizia il periodo più faticoso dell'anno excitedexcitedexcited

pazzoreality
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18 gennaio, 2019 - 18:33
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L'ex amiciano, fidanzato di Giulia De Lellis, che vincerà Sanremo lmao poor Baglioni.

Che strano uomo avevo io, con gli occhi dolci quanto basta...

Olimpico85
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18 gennaio, 2019 - 18:34
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Teolino ha detto

  

Va beh qualcuno dica a Conti che per il podio noi avevamo pronosticato Ultimo-Irama-Il Volo appena è stato presentato il cast.

Dalle varie descrizioni mi ha suscitato interesse la canzone di Silvestri 

http://i64.tinypic.com/20f2hoz.jpg

Daduz
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18 gennaio, 2019 - 18:39
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Billboard Italia

Arisa – Mi Sento Bene

Non la vedevamo così spensierata dai suoi esordi. Arisa stupisce con Mi Sento Bene, brano che si apre con estrema delicatezza (sembra di assistere all’ouverture di un classico Disney) ma che poi esplode in un canto ritmato, nel quale Rosalba si diverte. Vocalmente, ma non solo. Mi Sento Bene affronta la tematica della ricerca di senso: «Ridere non è difficile se cogli il buono di ogni giorno».

Loredana Bertè – Cosa ti aspetti da me

Loredana Bertè torna alla carica. Per lei non è passato il tempo e si capisce da come interpreta questo pezzo, pieno di domande. Il ritornello è grintoso e diretto. «Che cosa vuoi da me, cosa ti aspetti dentro te?», dice. L’unica cosa che sappiamo è che questa canzone andrà forte in radio.

Boomdabash – Per un milione

Ritmo estivo sul palco dell’Ariston. I Boomdabash sanno come colpire il segno, e lo fanno con disinvoltura. Per un milione ricorda i successi del gruppo e vede pure un coro nel ritornello. «Ti aspetterò perché sei tu che porti il sole».

Federica Carta e Shade – Senza farlo apposta

I due artisti sanno bene come portare a casa il risultato. Senza farlo apposta è un brano che fa l’occhiolino alle radio e che rispecchia il canone dei feat tra rapper e cantante (possibilmente donna) pop: strofe al primo e ritornello orecchiabile alla seconda. Vanno sul sicuro.

Simone Cristicchi – Abbi cura di me

Cristicchi apre il brano con la sua voce, accompagnata solo dal pianoforte. Abbi cura di me è quasi tutta sussurrata, tranne nel finale. Quando si apre, sia vocalmente che a livello strumentale. È una sorta di testamento di chi ha vissuto e vuole trasmettere ciò che ha imparato. Un brano senza un ritornello effettivo. «Non cercare un senso a tutto perché tutto ha senso». Struggente.

Nino D’Angelo e Livio Cori – Un’altra luce

Il testo è perlopiù in napoletano. L’unione vocale tra Nino D’Angelo e Livio Cori è riuscita. Il pezzo è intenso. Fino a dove si può arrivare insieme?, sembrano chiedersi. Unisce due mood. Ha al suo interno la profondità di un classico della tradizione napoletana e la freschezza di un brano di oggi. «Famme vedè addo arriva sta luce».

Einar – Parole nuove                                   

Una ballad con un affondo pop-elettronico alla fine del ritornello. Rimane in testa con estrema facilità. Il brano parla di un amore che è arrivato a un punto di svolta, nel quale pare tutto finirà. «E giuro che se te ne vai cancellerò il tuo nome».

Ex-Otago – Solo una canzone

Brano pulito, leggero. Parla della persistenza di un amore semplice che non ha bisogno di farsi troppe domande, anche quando «non è giovane». Gli Ex-Otago riescono nell’intento di creare una sorta di slogan generazionale di chi vuole vivere i rapporti in maniera libera. «È solo una canzone, abbracciami per favore».

Ghemon – Rose viola

L’impronta artistica di Ghemon è molto riconoscibile in questo brano che approfondisce una situazione difficile. «Come tutte le notti in cui te ne stai da sola, nodi in gola». Ghemon ha urgenza di raccontare una storia. E lo fa a modo suo.

Il Volo – Musica che resta

Ritornelli pieni e chiusura d’effetto. Il Volo punta tutto (come di consueto) sull’esplosione dei suoni, per far breccia nel proprio pubblico. Musica che resta ricorda quel Grande Amore che ha trionfato a Sanremo 2015. Tra gli autori del brano anche Gianna Nannini. «Siamo il sole in un giorno di pioggia».

Irama – La ragazza con il cuore di latta

Un brano delicatissimo che parla di una storia difficile. La protagonista è Linda, una ragazza che subisce violenze in ambito famigliare. La canzone – nella quale Irama torna al suo animo cantautorale più profondo – si apre con il suono di un carillon. «Fare l’amore è così facile, credo. Amare una persona fragile, meno».

Achille Lauro – Rolls Royce

Una rivelazione. Un brano rock (sì, rock!) che si candida come versione 2019 della Vita Spericolata di Vasco. Lauro, accompagnato dal suo auto-tune, è scanzonato e irriverente. «Dio ti prego salvaci da questi giorni, tieni da parte un posto e segnati sti nomi». Un ritmo coinvolgente che farà ballare.

Mahmood – Soldi

Dopo la vittoria a Sanremo Giovani, Mahmood propone un brano dedicato a suo padre. La critica nei suoi confronti è forte e decisa. In certi momenti spietata. Le sonorità del mondo-Mahmood sono una garanzia. «È difficile stare al mondo quando perdi l’orgoglio». La versione in studio ha l’auto-tune ma l’artista ha deciso di non utilizzarlo per le esibizioni live sul palco dell’Ariston.

Motta – Dov’è l’Italia

L’apertura è con la chitarra. E con il suono del mare. Motta parla di immigrazione e si chiede dove stiamo andando. Come individui e come Paese. «Dov’è l’Italia, amore mio? Mi sono perso».

Negrita – I ragazzi stanno bene

Un pezzo che va contro a chi impone regole. I Negrita raccontano di chi va dritto per la propria strada, contro limiti e imposizioni. «Non mi va», ripetono. Il messaggio (ritmato, come i Negrita sanno fare) è chiaro, insomma.

Nek – Mi farò trovare pronto

Nek parla d’amore, ma senza troppi esempi o immagini evocative. Il sound ritmato è quello a cui ci ha abituato negli ultimi anni. «Sono pronto a non esser pronto mai, per essere all’altezza dell’amore».

Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood

Emozionante. Nonno Hollywood si apre con il pianoforte. Nigiotti dedica questa canzone al nonno e racconta della bellezza di una dimensione semplice ma essenziale. Cita molte immagini della vita di tutti i giorni e arriva ed emozionare chi ha la volontà di immedesimarsi. «La ricchezza sta nel semplice, nel semplice sorridere in un giorno che non vale niente».

Patty Pravo con Briga – Un po’ come la vita

Apre Patty Pravo con la sua classe inconfondibile. Nella seconda strofa arriva Briga. L’unione vocale è riuscita e si percepisce una grande intensità emotiva. Nel brano, Briga è sia cantautore che rapper e convince. «E la fine è l’unica cosa che non vedo»·

Francesco Renga – Aspetto che torni

Una ballad con a tema l’amore. «Il mondo si perde, tu invece rimani». Si parla della necessità di avere qualcuno a fianco, nonostante tutto.

Daniele Silvestri – Argento vivo

Ritmo serrato e testo struggente e, a tratti, incazzato. Il brano di Daniele Silvestri è un racconto ansiante che offre molti spunti di riflessione. Nella canzone compare anche Rancore, al quale è affidata una parte rappata in chiusura.

Anna Tatangelo – Le nostre anime di notte

Elegante e piacevole. Il ritorno di Anna Tatangelo è con un brano che valorizza la sua capacità vocale. È una ballad che vuole celebrare la felicità del rapporto d’amore che si sta vivendo. «Più ti guardo e più vedo la parte migliore di noi».

The Zen Circus – L’amore è una dittatura

Un’analisi della società di oggi. Insieme a quello di Daniele Silvestri, questo è il testo più lungo del Festival. Si parla dell’educazione (che a volte non è vincente), degli sbagli di chi vuole imporsi. È un brano sociale che però non ha bisogno di slogan. Un pezzo drammatico che però, in conclusione, valorizza l’umano: «Sei l’unica. Sei il solo».

Paola Turci – L’ultimo ostacolo

L’ultimo ostacolo si apre forte, con l’orchestra. Paola Turci osa, senza troppi problemi. È una canzone colorata che valorizza ogni ombra. Emerge l’animo più poetico e vero della cantautrice, che ancora una volta racconta di quello che magari non sarà l’ultimo ostacolo, ma resta un’occasione per affrontarlo insieme a chi si ama. «Riusciremo a respirare nel diluvio universale».

Ultimo – I tuoi particolari

La capacità di Ultimo di emozionare è indubbia. Con questo brano, Niccolò parla della mancanza d’amore. E racconta come questa mancanza spesso condizioni tutto. Sul finale raggiunge un pathos non indifferente. I Tuoi Particolari si lega agli ultimi brani pubblicati dal cantautore. «Se solamente Dio inventasse delle nuove parole potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore»

Capo Horn
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18 gennaio, 2019 - 18:39
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https://www.rockol.it/news-699834/sanremo-2019-recensione-delle-canzoni-dei-cantanti-e-concorrenti

 

Gianni Sibilia di Rockol.it

Arisa - "Mi sento bene” 
(testo di Matteo Buzzanca, Lorenzo Vizzini, Arisa; musica di Matteo Buzzanca, Lorenzo Vizzini, Alessandra Flora)
Arisa gioca con il suo personaggio, con un accenno a come l’abbiamo vista in passato su questo palco per poi presentarsi in maniera più leggera. Parte come canzone d’altri tempi, per archi e voce. Poi cambia completamente, diventa un brano pop e ritmato: “Se non ci penso più, mi sento bene, mi sveglio presto il lunedì e mi sento bene”. Si chiude per piano e voce e archi, com’era iniziata.

Boomdabash - "Per un milione
(Testo di Rocco Hunt, Federica Abbate, Cheope, Angelo Cisternino; musica di Alessandro Merli, Fabio Clemente, Rocco Hunt, Cheope).
Il pezzo più pop e dritto dei 24, tra reggae, chitarre latineggianti e un ritornello contagioso (si sente la mano di Federica Abbate, che oggi in questo campo è l’autrice migliore): “Ti aspetterò come come il caffè a letto a colazione, come ad un concerto dall’inizio si aspetta il ritornello di quella canzone”. Si candida a tormentone di questa edizione, come “Una vita in vacanza” l’anno scorso.

Loredana Berté - "Cosa ti aspetti da me”
(Gaetano Curreri, Gerardo Pulli, Piero Romitelli)
Un rock moderno, alla Vasco, che viene citato in una strofa (“va bene, va bene così”) dall’amico e compagno Curreri. Una canzone scritta per esaltare il carisma vocale della Berté: “Che cosa vuoi da me, che cosa vuoi per te, cosa nascondi dentro di te?”

Federica Carta e Shade -  "Senza farlo apposta” 
(Testo di Shade, Jacopo Ettore; musica di Giacomo Roggia)
Inizio piano e voce, e poi prosegue tra parti rappate e ritornello con voce aperta, alternando ritmo e melodia. E’ il sequel di “Irraggiungibile”, la canzone che i due hanno già cantato assieme, ma senza i riferimenti “giovani” che solitamente abbondano  nelle strofe di Shade. Niente “Insta”, “vocali” e display per una una canzone d’amore tradizionale nel testo.

Simone Cristicchi - "Abbi cura di me” 
(testo di Simone Cristicchi, Nicola Brunialti; musica di Simone Cristicchi, Gabriele Ortenzi)
Una lunga introduzione recitata,  un ritornello quasi sussurrato: una canzone “alla Cristicchi”, teatrale, in cui la musica si apre solo sul finale, con l’orchestra che parte su un ritmo derivato dal Bolero: “Abbi cura di me, abbi cura di me, il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro, basta mettersi al fianco invece di stare al centro”; una delle candidate al premio della critica.

Nino D'Angelo e Livio Cori - "Un'altra luce” 
(Testo di Nino D'Angelo e Livio Cori, musica di Livio Cori, Francesco Fogliano, Massimiliano Dagani, Mario Marco Gianclaudio Fracchiolla)
Voci in autotune, un brano elettronico e downtempo, un dialogo tra generazioni: “Je te vedo accussì/Quella faccia pulita/si è sporcata coi graffi del tempo che fugge”. Più Livio Cori che Nino D’Angelo: usa pure lui l’effetto vocale, ma si riconosce soprattutto nei controcanti e nella una bella strofa finale.

Einar - “Parole nuove” 
(Testo di Tony Maiello; musica di Tony Maiello, Enrico Palmosi, Nicola Marotta)
Una canzone d’amore che parte semplice e si apre in un ritornello con tastiere e chitarre. “E giuro che se te ne vai, cancellerò tuo nome, riscriverò l’amore con parole nuove”.

Ex Otago - "Solo una canzone” (Ex Otago)
Una canzone d’amore adulta, introspettiva e diretta allo stesso tempo, che ricorda i colleghi Thegiornalisti e il pop di un gruppo cresciuto in quella scena che una volta chiamavamo “indie”: “Non è semplice restare complici/un amante credibile quando l’amore non è giovane. E’ solo una canzone abbracciami per favore”.

Ghemon - "Rose viola”
(Testo di Ghemon; musica di Ghemon e Zef)
Ghemon fa la sua cosa, con un urban soul moderno e caldo: “Accarezzerò le tue mille spine/sarò fragile/rosa viola/stese sulle lenzuola/come tutte notte in cui tu te ne stai sola”. Un pezzo non semplice e di gran classe.

Il Volo - "Musica che resta”
(Testo di Emilio Munda, Piero Romitelli, Antonio Carozza, Pasquale Mammaro, Gianna Nannini; musica di Emilio Munda, Piero Romitelli)
Il Volo punta alla vittoria bis con “Grande amore” parte due, in chiave rock; inizia piano voce e orchestra per arrivare ad un ritornello con le chitarre in evidenza: “Amore abbracciami/Voglio proteggerti/siamo il sole in un giorno di pioggia/stanotte stringimi/Baciami l’anima/siamo musica che vera che resta”.

Irama - "La ragazza col cuore di latta”
(Testo di Irama, Giuseppe Colonnelli; musica di Irama, Andrea Debernardi, Giulio Nenna)
Irama porta una canzone sulle violenze domestiche, alternando strofe recitate e ritornelli aperti, che si apre con un rumore di giocattoli e usa il battito di un cuore: “A sedici anni il suo papà/le regalò un cuore di latta/però rubò il suo vero cuore con freddezza/n cambio della vita”. Nel testo “sociale” e nel crescendo musicale ricorda Meta-Moro del 2018.

Achille Lauro - "Rolls Royce”
(Testo di Achille Lauro, Davide Petrella musica di Daniele Deizi, Daniele Mungai, Edoardo Manozzi)
Partenza voce e chitarra elettrica alla “1979” degli Smashing Pumpkins e cassa dritta. Citazioni di Doors, Hendrix, Amy Winehouse, Elvis, Axl Rose, Rolling Stones, Paul Gascoigne, Van Gogh e Billie Joe Armstrong: Achille Lauro gioca a fare la rockstar ma più nel senso classico che in quello del collega Sfera Ebbasta. Pezzo divertente e niente (t)rap, se non per un accenno di autotune nel finale.

Mahmood - “Soldi”
(testo di Mahmood; musica di Mahmood, Dario Faini, Charlie Charles)
Mahmood ha la canzone più contemporanea del gruppo: si fa produrre dal guru della trap Charlie Charles (l’uomo di Ghali e Sfera), parte con voce in autotune, arriva ad un ritornello melodico, e prosegue con ritmi spezzati e sincopati, che ricordano Marco Mengoni. Difficile, e per questo davvero interessante: “Io da te non ho voluto soldi/è difficile stare al mondo quando perdi l’orgoglio/lasci casa in un giorno/Tu dimmi se volevi soldi soldi soldi”.

Motta - "Dov'è l’Italia" (Motta)
Un pezzo intenso, che parte voce e chitarra e si riempie nel ritornello con echi neo folk; un testo sulle migrazioni viste dal punto di vista delle relazioni amorose, talvolta in maniera esplicita, talvolta in maniera più indiretta: “Come quella volta a due passi dal mare fra chi pregava la luna e chi sognava di ripartire. L’abbiamo vista arrivare con l’aria stravolta di chi non ricorda cosa era l’amore e non sa dove arrivare. Dov’è l’Italia amore mio? Mi sono perso”. Altra forte candidata al premio della critica.

Negrita - “I ragazzi stanno bene”
(Negrita, Francesco Barbacci, Il Cile)
Scritta dai Negrita con il loro produttore storico Barbacci e con Il Cile, parte con atmosfere western (una slide e un fischio), e con citazioni politiche (“Di fantasmi sulle barche e di barche senza un porto come vuole un comandante a cui conviene il gioco sporco") e si apre in un ritornello in cui si fa i conti con l’essere ragazzi-adulti: “Non mi va di raccogliere i miei anni dalla cenere, voglio un sogno da sognare voglio ridere”. La chitarra di Drigo in evidenza fa il resto, per un bel pezzo.

Nek - "Mi farò trovare pronto”
(Nek, Paolo Antonacci, Luca Chiaravalli)
Inizio piano e archi, poi entra un tastierone che sostiene un ritmo incalzante. E’ il Nek electro-pop che avevamo (ri)scoperto proprio a Sanremo con “Fatti avanti amore”, con una canzone motivazionale scritta con Paolo Antonacci (figlio di Biagio e già autore di Ramazzotti e Annalisa) e prodotta da Chiaravalli, che firmò il pezzo del 2015: “Sono pronto, sono pronto a non essere a non essere pronto mai per essere all’altezza dell’amore).

Enrico Nigiotti - "Nonno Hollywood” (Enrico Nigiotti)
Un’altra canzone sul rapporto tra le generazioni - “Nonno mi hai lasciato un mondo a pile/centri commerciali al posto del cortile” e  “Mi tengo stretto addosso i tuoi consigli perché lo sai che qua non è mai facile”: Una ballata molto classica nella struttura e con ritornello ad effetto.

Patty Pravo e Briga - "Un po' come la vita”
(Testo di Marco Rettani, Diego Calvetti, Zibba, Briga; musica di Marco Rettani, Diego Calvetti, Zibba, Luca Leonori)
Due voci diverse si alternano e si intrecciano, con Briga che accenna un strofa rappata alla fine, e la classe di Patty Pravo che svetta e illumina un brano che per il resto, al primo ascolto, non lascia il segno: “Tu vuoi volare? Hai tempo per pensare, ma intanto dimmi almeno dove il cielo va a finire”.

Francesco Renga - "Aspetto che torni”
(Testo di Bungaro, Francesco Renga, Cesare Chiodo, Rakele; musica di Bungaro, Cesare Chiodo, Giacomo Runco)
Una canzone d’amore semplice e dritta, scritta da Bungaro e affidata a Renga: permette al cantante di mostrare la sua esperienza e classa da interprete.  “Un universo che mi riempie le mani/il mondo si perde/Tu invece rimani/Un mare dentro negli essere umani/Io aspetto che torni stasera/Per stare con te”. L’autore la canterà in duetto il venerdì con Renga.

Daniele Silvestri (con Rancore) - “Argento vivo” (Daniele Silvestri)
Silvestri racconta un ragazzo di sedici anni dalla vita segnata dal sistema: “Io che ero argento vivo, dottore, io così agitato, così sbagliato, con così poca attenzione, ma mi avete curato e adesso mi resta solo il rancore”.  Un ritmo sincopato e l’orchestra che fa da contrappunto ad strofe dense e recitate, e un rap finale di Rancore (appunto). Un pezzo che sul palco sarà di grande effetto e altra candidata al premio della critica.

Anna Tatangelo - "Le nostre anime di notte” (Lorenzo Vizzini)
Le difficoltà di una relazione per una canzone che verrà letta pensando ai gossip con Gigi D’Alessio: “E adesso siamo qui/E siamo nudi per la prima volta/senza il timore di fare una scelta e poi non scegliere mai”.  La struttura è tradizionale, voce, piano, base elettronica e ritornello aperto.

Paola Turci, "L'ultimo ostacolo”
(Testo di Paola Turci, Luca Chiaravalli, Stefano Marletta; musica di Luca Chiaravalli, Edwyn Roberts).
Altro brano brano electro, dove si sente mano di Luca Chiaravalli (come nel pezzo di Nek), che unisce cassa potente, piano e archi, un po’ alla Coldplay; la voce di Paola Turci che si rompe nel ritornello, raccontando del bisogno di una figura paterna: “Magari no, non è l’ultimo ostacolo, ma è bellissimo pensare di cadere insieme. Piove però siamo fuori pericolo /riusciremo a respirare/nel diluvio universale”.

Ultimo - "I tuoi particolari” (Ultimo) 
Parte piano e voce, poi entra il resto della strumentazione, con apertura ad effetto per l’orchestra. Una canzone d’amore, più tradizionale rispetto a “Il ballo delle incertezze” dell'anno scorso con qualche accenno agli effetti del fare il cantante: “Mi mancano tutti quei particolari quando dicevi a me ‘ sempre stanco perché tu non hai orari’”. Ultimo sempre intenso, e torna per vincere.

Zen Circus, "L'amore è una dittatura” (Zen Circus)
Appino che declama lunghe strofe quasi senza prender fiato, raccontando la sua visione del tempo odierno, tra citazioni poltiche (i porti chiusi) e metafore: “L’amore è una dittatura fatta di imperativi categorici, ma nessuna esecuzione, mentre invece l’anarchia la trovi dentro ogni emozione”. Una canzone in crescendo, senza ritornello, con un finale elettrico ed intenso. Coraggiosa.

Teolino
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18 gennaio, 2019 - 18:41
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Christian Pradelli

LE PAGELLE DEI 24 BRANI
 
ACHILLE LAURO
Rolls Royce
Rolls Royce sì come Marilyn Monroe
chitarra in perla Billie Joe
suono per terra come Hendrix
Viva Las Vegas come Elvis
Se Vasco Rossi si fosse presentato a Sanremo con Vado al massimo nel 2019, probabilmente avrebbe portato questo brano. Con un up in più.
Voto 6.5
 
—-
 
ARISA
Mi sento bene
Cosa ne sarà
dei pomeriggi al fiume da bambina
degli occhi di mia madre
quando questo tempo finirà?
Stupisce ancora, un po’ come quando presentò Ma l’amore no con le Sorelle Marinetti. Ottima sigla per un cartone animato. O una sit-com anni ‘90.
Voto 4
 
—-
 
LOREDANA BERTÉ
Cosa ti aspetti da me
Ed io ci credevo
ed io ci credevo sì
ci vuole soltanto una vita
per essere un attimo
Da capire se dal vivo riuscirà a garantire la resa dell’inciso, ma vince la “sfida” a distanza con Patty Pravo. Anche se stiamo parlando di una guerra tra poveri.
Voto 6
 
—-
 
BOOMDABASH
Per un milione
Ti aspetterò
come il caffè a letto a colazione
come ad un concerto dall’inizio
si aspetta il ritornello di quella canzone
Una piccola ventata di fresco, ma senza quel graffio che poteva renderla l’outsider più interessante del Festival. Futuro certo in radio.
Voto 6
 
—-
 
FEDERICA CARTA & SHADE
Senza farlo apposta
E scusa ma non me ne importa
e sono qua, un’altra volta
ci finisco sempre senza farlo apposta
aspetto ancora una risposta
Binomio ballata-rap ormai ritrito. In sé non è meno di altre dello stesso genere. Ma non porta nemmeno qualcosa in più. Appositamente radiofonica.
Voto 5.5
 
—-
 
SIMONE CRISTICCHI
Abbi cura di me
Abbracciamo se avrò paura di cadere
che siamo in equilibrio
sulla parola insieme
Non per tutti. Riporta a quello che per tanti è la canzone. Molta orchestra, testo studiato in ogni suo verso. Riconcilia con la musica della tradizione.
Voto 7
 
—-
 
NINO D’ANGELO & LIVIO CORI
Con un’altra luce
Mai nisciuno te po arrubà nu suonno
si tu nun `o raccunte stai sicuro
ca si rispiette l’onne o’ mare nun t’affonna
Dimenticate la solita canzone partenopea: la guida è di Cori, mentre D’Angelo è una preziosa seconda voce. Sound piacevole e non invasivo.
Voto 6.5
 
—-
 
EINAR
Parole nuove
E giuro che se te ne vai
non ti verrò a cercare
camminerò lontano dal tuo cuore
Un testo che racconta l’amore in maniera leggermente meno precotta di tante altre, ma è un altro caso in cui vale soprattutto il binomio televoto-radio.
Voto 6
 
—-
 
EX-OTAGO
Solo una canzone
Non è semplice restare complici
un amante credibile
quando l’amore non è giovane
Sull’onda dei Thegiornalisti, una ballata d’amore che non si prende sul serio e che è perfetto sottofondo di quei pomeriggi a due in scooter sotto il sole. Di Sanremo.
Voto 6
 
—-
 
GHEMON
Rose viola
Come tutti le notti in cui
te ne stai da sola
nodi in gola
ed il trucco che cola
Un po’ troppo criptico nel testo, canzone poco empatica. Nonostante sia tra le voci più convincenti ascoltate in questo Festival, non regala alcun crescendo.
Voto 6
 
—-
 
IL VOLO
Musica che resta
Amore abbracciami
voglio proteggerti
Siamo il sole in un giorno di pioggia
Tentativo estremo di restare “al passo con i tempi”, sebbene il 2015 dimostri che non ne avessero bisogno. Il risultato? Una canzone “a metà”, che comunque ha e avrà il suo pubblico. Il suo.
Voto 5
 
—-
 
IRAMA
La ragazza con il cuore di latta
E non lo senti che
questo cuore già batte per tutti e due
che il dolore che hai addosso
non passa più
Un buon riff, l’amore, la denuncia sociale, un ritornello che cresce. E poi il personaggio, l’abitudine al televoto, la vittoria di un talent. Qui tutti gli elementi necessari per vincere.
Voto 7.5
 
—-
 
MAHMOOD
Soldi
È difficile stare al mondo
quando perdi l’orgoglio
lasci casa in un giorno
Citazione ammiccante quella di Jackie Chan ad inizio brano. Non è solo quella a rimandare al successo di Tïesto degli ultimi tempi. Interessante, con una sua precisa identità.
Voto 6.5
 
—-
 
MOTTA
Dov’è l’Italia
Tu su un tappeto volante
tra chi vince e ci perde
e chi non se la sente
Ritornello efficace nella sua semplicità, immagini chiare e nitide. Canzone che trasuda gioventù, ma non per questo leggera. Una buona outsider.
Voto 7
 
—-
 
NEGRITA
I ragazzi stanno bene
Ma non mi va di raccogliere
i miei anni dalla cenere
voglio un sogno da sognare
e voglio ridere
Tornano con la loro cifra, fatta e finita. Un brano molto estivo, con il tappeto musicale chiamato ad avvolgere la voce di Pau. “Loro”, insomma.
Voto 6+
 
—-
 
NEK
Mi farò trovare pronto
Mi farò trovare pronto
con l’amore in mezzo ai denti
con la guardia sempre alta
anche con i sentimenti
Meno potente di Fatti avanti amore con cui arrivò secondo nel 2015, un testo semplice e fortemente radiofonico. Commerciale italiano allo stato puro.
Voto 6+
 
—-
 
ENRICO NIGIOTTI
Nonno Hollywood
Quant’è bella la campagna
e quant’è bello bere vino
quante donne abbiamo guardato
abbassando il finestrino
Una storia di famiglia, un vissuto da raccontare per immagini che, forse, avrebbe meritato un sottofondo musicale più rock. Adattamento ad hoc per Sanremo?
Voto 6-
 
—-
 
PATTY PRAVO & BRIGA
Un po’ come la vita
Tu dove vuoi volare?
Hai tempo per pensare
ma intanto dimmi almeno
dove il cielo va a finire
Briga omaggia il suo passato (?) rap nell’unico passaggio che regala un po’ di varietà in un’esecuzione altrimenti monocorde. Peccato.
Voto 5
 
—-
 
FRANCESCO RENGA
Aspetto che torni
C’è un universo
che mi riempie le mani
il mondo si perde
tu invece rimani
Due versioni per lui: una più rock, una più melodiosa. Qui essenzialmente la sua seconda versione. Voce calda, riff tiepido. Per un tranquillo veleggiare.
Voto 6
 
—-
 
DANIELE SILVESTRI & RANCORE
Argento vivo
Ho sedici anni, ma è già da più di dieci
che vivo in un carcere
nessun reato commesso là fuori
fui condannato ben prima di nascere
Un brano che riesce a rompere la liturgia per temi trattati, testo, arrangiamento. Non la solita “canzonetta” di denuncia sociale. Binomio potentissimo.
Voto 8
 
—-
 
ANNA TATANGELO
Le nostre anime di notte
Quante bugie ci siamo detti amore
e non è facile dimenticare
che queste frasi in sospeso
nascondono la verità
Quasi vent’anni dopo la prima volta, nessuna novità all’orizzonte. La voce sempre impeccabile, davvero poco altro da segnalare.
Voto 5
 
—-
 
THE ZEN CIRCUS
L’amore è una dittatura
Ma non hai paura di nessuno
se non della tua statura
hai la democrazia dentro al cuore
ma l’amore è una dittatura
Un crescendo interessante, in un ambiente di giostre e carillon. Esecuzione teatrale, che sfocia imprevedibilmente in un rock di grande trasporto.
Voto 6.5
 
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PAOLA TURCI
L’ultimo ostacolo
Magari no,
non è l’ultimo ostacolo
ma è bellissimo pensare
di cadere insieme
Riesce sempre a regalare virgole diverse in ogni partecipazione a Sanremo. Non abbandona mai il suo stile, ma non dà necessariamente l’idea di “già ascoltato”.
Voto 6.5
 
—-
 
ULTIMO
I tuoi particolari
Mi mancan tutti quei tuoi particolari
quando dicevi a me “ti senti solo
perché non sei come appari”
I bookmakers lo danno già per favorito. Il brano è buono, va detto, ma forse troppo ripiegato sui melodiosi standard sanremesi. Un bene o un male?
Voto 6
 
pazzoreality
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18 gennaio, 2019 - 18:44
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Boomdabash quota stato sociale di quest'anno?

Che strano uomo avevo io, con gli occhi dolci quanto basta...

pazzoreality
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18 gennaio, 2019 - 18:50
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Nigiotti così bene al suo primo Sanremo tra i big? Già "Qualcosa da decidere" andò bene e fu pazzesca, ma non mi aspettavo così tanti consensi. Spero corrispondano a verità clap2

Che strano uomo avevo io, con gli occhi dolci quanto basta...

Teolino
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18 gennaio, 2019 - 18:50
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Michele Monina

Sanremo: ecco le prime pagelle senza voti, per quelli aspettiamo il Festival

Ho ascoltato in anteprima i pezzi di Sanremo e ho buttato giù le prime pagelle senza voti. Buona lettura e non buon ascolto.

 
 
Sanremo_Pagelle-740x350.jpg.pagespeed.ce.6TyI1PPzPf.jpgImage Enlarger
 
Nek – Mi farò trovare pronto
Me lo ricordo Nek, quando faceva belle canzoni pop. Sono un uomo di una certa età ma fortunatamente ho ancora una buona memoria. Spero non abbastanza buona sul breve. Scherzi a parte, Nek continua il suo percorso nell’electropop, virando decisamente sulla dance. Il mondo è bello perché è vario.
 

Nino D’Angelo e Livio Cori – Un’altra luce
Una canzone di Fish cantata da Nino D’Angelo era, sulla carta, qualcosa di inimmaginabile, qualche tempo fa. Invece eccola, con per di più quello che tutti pensano sia Liberato, ma stando a questo primo ascolto non sembra affatto essere Liberato. Mettiamola così, Nino spacca di brutto. Sempre. Cori non regge il confronto, e ci sta. La canzone regge.

Ultimo – I tuoi particolari
Prendete una canzone minore di Zarrillo. Fatela cantare a Tiziano Ferro. No, non fatevi domande, fatelo e basta. Ecco, una canzone minore di Zarrillo cantata da Zarrillo è quella che quest’anno vincerà il Festival. Dopo uno dice che perde fiducia nell’umanità.

The Zen Circus – L’amore è una dittatura
Appino è Dio. No, non lo è in assoluto. Ma qui, oggi, Appino e i suoi Zen Circus sono Dio e tutti gli dei minori. Perché portare una filastrocca sbilenca, con un testo verboso che dice cose scomode, è gesto o gesta degna di un Dio. Fuori contesto, se questo è il Festival che vincerà Ultimo, ma una canzone politica ci voleva. Grazie a Dio.

Federica Carta e Shade – Senza farlo apposta
Sono nato il 2 giugno del 1969. Come potrei capire una canzone come questa? Sembra fatta apposta per farmi rimpiangere i bei tempi andati.

Arisa – Mi sento bene
Arisa ha una delle più belle voci del panorama musicale italiano. Una voce fuori dal tempo. Come del resto lascerebbe intendere la canzone, non fosse che poi subentra un ritmo da Flashdance, come se di colpo Arisa fosse il Bruno Martelli di Saranno famosi. Orecchiabile, eh, ma Fantastico, di cui sarebbe stata perfetta come sigla, è roba di trent’anni fa e oggi la Cuccarini è quella che spiega al Papa come fare il Papa. Peccato.

Simone Cristicchi – Abbi cura di me
Cristicchi da tempo si dedica al teatro. E la canzone sembra volerlo sottolineare con un incedere parlato che Simone tiene su con maestria. Poi arriva il ritornello, apparentemente stentato, ma in realtà perfettamente in equilibrio sulle emozioni. Ecco, questa è una bella canzone. Bravo.

Achille Lauro – Rolls Royce
Achille Lauro fa il punk e si presenta con un rockettone a metà strada tra il Vasco anni 80 e 1979 degli Smashing (come giustamente mi fa notare Valerio Palmieri di Chi). Sto invecchiando male, perché mi sembra una cosa tra le più interessanti di queste 24 canzoni.

Francesco Renga – Aspetto che torni
Bentornato Francesco. Mi eri mancato tanto e ci sono voluti Bungaro, Chiodo e Rakele per farti smettere di cantare canzoni discutibili e parlare da uomo di mezza età quale tu e io siamo. Adesso non andartene più.

Negrita – I ragazzi stanno bene
Anche i Negrita sono uomini di mezza età. E si sente. Guardano il brutto mondo di oggi e lo raccontano, concentrando il loro suono in pochi minuti. Sono benevoli con chi verrà e questo potrebbe essere confuso per un atteggiamento poco rock. Ma solo da chi rock non è.

Einar – Parole nuove
Einar non è un uomo di mezza età. E ci presenta una canzone che meritasse il mio veleno direi che fa cagare. Ma non fa neanche cagare. Non fa niente. Finisce e poi passa. “Camminerò lontano dal tuo cuore/ senza far rumore”.

Patty Pravo e Briga – Un po’ come la vita
La domanda è una sola: perché? E per chi non avesse capito aggiungo anche le didascalie: perché devi mettere Coso qui, di fianco a Patty Pravo? La canzone cantata da lei sarebbe stato, immagino, altra cosa. Così non riesco a capirla, come una telecronaca disturbata su DAZN. Pagherete tutto, pagherete caro.

Boomdabash – Per un milione
Nella vita abbiamo un numero finito di minuti da vivere. Magari anche un numero molto alto. Per dire, io ne ho già vissuti quanti ce ne stanno in cinquant’anni. Ma non sarà mai abbastanza ampio perché io mi metta a scrivere di questa canzone.

Anna Tatangelo – Le nostre anime di notte
Personalmente preferivo la deriva ladygaghiana avuta ai tempi di Libera. Questa è una canzone pop che non pretende di essere altro da quel che è. Onesta.

Mahmood – Soldi
Vale il solito discorso, fatico a bagnarmi nel mare della contemporaneità, se per contemporaneità si intende certi suoni, l’autotune, ritmi come questi. Ma, siccome di musica mi occupo, e non di modernariato, questa mi sembra una canzone contemporanea molto ben fatta. Merito anche di DarDust, alias Dario Faini, e Charlie Charls, che hanno contribuito a costruirla. Sorprendente.

Paola Turci – L’ultimo ostacolo
Paola Turci a Sanremo, negli ultimi anni, ha dato il meglio di sé, e siccome Paola Turci è una delle nostre migliori cantautrici, Paola Turci a Sanremo ha dato, negli ultimi anni, il meglio di Sanremo. Una voce e una capacità di usarla che se una canzone fosse capace di scatenare passioni che esulano le canzoni, verrebbe da farle una dichiarazione d’amore. Gigantesca.

Daniele Silvestri e Rancore – Argento vivo
Daniele Silvestri e Rancore. Due cazzo di geni. Una canzone che è un romanzo mondo. L’uomo col megafono che incontra Depressissimissimo. Una vera bomba. Il pezzo più politico di questa edizione.

ExOtago – Solo una canzone
Ci sono pregiudizi forti nei confronti dell’indie, o it pop che dir si voglia. Se sentite questa canzone non saranno più pregiudizi, ma certezze.

Motta – Dov’è l’Italia
Discorso che invece decade con Motta, che ha una cifra talmente cool e sua da reggere anche il confronto con un baraccone come Sanremo. Grande canzone, Grande scrittura, grande voce. Salvini, bacioni.

Loredana Bertė – Cosa ti aspetti da me
Questa deriva electropop di Loredanda, onestamente, fatico a capirla. Certo con incedere dritto, rock, ma pur sempre con quei suoni chiaravalliani li che, in questo caso, mi sembrano poco adatti a una storia che ci aveva abituato a altro. Me ne farò una ragione, immagino.

Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood
Nigiotti è sanguigno, ruspante, e qui c’è tutto il ragazzo di Livorno cresciuto dal nonno. Una bella canzone, malinconica, ben scritta e interpretata con trasporto. Forse la sua più bella fin qui, e che assai bene lascia sperare per un futuro decisamente cantautorale.

Irama – La ragazza con il cuore di latta
Nesli ha fatto danni. Dopo di lui c’è stata questa ondata di rapper che fanno i cantautori, o viceversa. Personalmente un brano come questo mi emoziona giusto un filo meno che vedere una lezione di fisica di notte su Rai3. Ma sarò io che sono insensibile. Perché trattare temi importanti con leggerezza non è sempre un pregio, a volte un po’ di profondità non basta. Comunque è chiaro perché non è passata Caramelle.

Ghemon – Rose viola
Ghemon è un fuoriclasse. Vero. E quindi ci presenta una canzone Urban, vagamente soul, che lascia il segno. Una delle più belle di questa tornata. Contemporanea ma destinata a rimanere, e quasi mai le due cose sono in grado di coesistere. Scacco matto.

Il Volo – Musica che resta
Non è Grande amore. Ma sta sempre da quelle parti lì. Io potendo sto altrove.

http://www.optimaitalia.com/bl.....al/1343722

Daduz
Utente ORO

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38
18 gennaio, 2019 - 18:52
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Tutti concordi sul fatto che il pezzo di Arisa sia da classico disney o sigla da cartone animatomaraurla_png

ge_aldrig_upp
Vicenza, Italy
Utente 7xP

Utenti +1
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39
18 gennaio, 2019 - 18:53
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Vedo che anche quelli che non apprezzano Il Volo ci trovano dei riferimenti a Grande Amore, they got this in the bag y'all deadbanana2

Razzo
Sicily
Utente DIAMANTE

Utente
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40
18 gennaio, 2019 - 18:54
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pazzoreality ha detto
Boomdabash quota stato sociale di quest'anno?  

Irama il duo Meta-Moro di quest'anno????

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