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Gli ascolti dei giornalisti
KassaD1
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18 gennaio, 2019 - 23:21
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Sapevo che Nigiottone ci avrebbe sganciato la bombetta che ci spezzerà il cuore per mesismitten curiosissimo di ascoltare il suo pezzo.

Davidex
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18 gennaio, 2019 - 23:23
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Angelica D’Errico - Unione Sarda

Sarà un festival che rispecchierà i tempi che viviamo, con meno fronzoli del solito, e più temi sociali, dai migranti all’emarginazione, ma senza intenti didascalici. “C’è sufficiente disagio”, ha sintetizzato Baglioni. Novità anche per le voci, con i big meno big e i giovani meno emergenti e più padroni di casa. Ecco le nostre prime impressioni sulle canzoni.

NEK

Mi farà trovare pronto

(Filippo Neviani, Paolo Antonacci, Luca Chiaravalli)

Attenzione, questo non è il solito Nek. La voce attacca un po’ sottotono, poi – a sorpresa – si comincia a ballare. E il ritornello, udite udite, tira fuori quel un po’ di tecno che non ti aspetti. Non solo radiofonica, ma quasi pronta per la discoteca, anche se negli anni Novanta. Ma sì sa, gli anni Novanta sono tornati di moda. Sul fronte testo sì, è il solito Nek. Sentimenti, amore, e giochi di parole: “Sono pronto, sono pronto, a non esser pronto mai, per essere all’altezza dell’amore”.

Voto: 4

***

NINO D’ANGELO E LIVIO CORI

Un’altra luce

(Livio Cori, Nino D’Angelo, Francesco Fogliano, Massimiliano Dagani, Mario Marco, Gianclaudio Fracchiolla)

Applausi: Nino D’Angelo entrerà di diritto nelle playlist di Spotify di migliaia di giovani. L’interprete napoletano riesce pienamente nell’operazione svecchiamento e accompagna con stile ed eleganza Livio Cori. Se vi state chiedendo chi è, vi rispondiamo che è il volto che potrebbe celarsi sotto la felpa dell’anonimo Liberato. E se vi state chiedendo chi è Liberato, vi rispondiamo che se vi piace la musica neomelodica napoletana mista a hip hop, è l’uomo che fa per voi. Prima coppia tra antico-moderno, ed è ben riuscita.

Voto: 7

***

ULTIMO

I tuoi particolari

(Niccolò Moriconi)

Ultimo conferma pienamente di aver meritato la fiducia di chi, l’anno scorso, tifava per lui a Sanremo Giovani. Ha vinto, e da allora non sbaglia una nota. Non sbaglia neanche adesso, che sul palco ci sale da “big”. La canzone che porta sul palco è classica, una storia d’amore finita male, in un bel crescendo in pieno stile Sanremo, ma che siamo sicuri piacerà: “Se solamente Dio inventasse delle nuove parole, potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore e cantartele qui”.

Voto: 6

***

THE ZEN CIRCUS

L’amore è una dittatura

(Andrea Appino, Gianpaolo Cuccuru, Massimiliano Schiavelli)

Eccola qui, la prima canzone in ordine di ascolti che guarda fuori dall’Ariston e racconta l’Italia dei nostri giorni. Testo intensissimo, scritto e musicato a tre mani dagli Zen Circus, (che conta tra le sue fila l’algherese Karim Qqru). Sul palco il tema dei migranti: “Le porte aperte, i porti chiusi e sorrisi agli sconosciuti che ci guardano attoniti mentre ci baciamo da uomo a uomo, mano nella mano”. Una sola parola: grazie.

Voto: 8

 

Federica Carta (Ansa)
Federica Carta (Ansa)

 

FEDERICA CARTA E SHADE

Senza farlo apposta

(Shade, Jacopo Ettore, Giacomo Roggia)

Quindicenni, è il vostro momento. Il pezzo di Federica Carta, originaria di Bonorva ed ex concorrente di Amici, e di Shade, vi piacerà: la voce limpida di Federica si impone nel ritornello e accompagna bene il rap del pugliese Shade. È un bel duetto, con un ritmo ben cadenzato: “Se avessi modo dentro la testa cancellerei la cronologia, e non so quanto sbagliato sia…”.

Voto: 5

***

ARISA

Mi sento bene

(Matteo Buzzanca, Lorenzo Vizzini, Rosalba Pippa, Alessandra Flora)

Il brano di Arisa, siamo sicuri, è uno di quello che Baglioni ha definito “svolazzante ma impegnato”. Arisa attacca come un usignolo: “Chiedersi che senso ha è inutile, se un giorno tutto questo finirà”. Poi parte l’orchestra, e un po’ alla “Don’t stop me now” Arisa si dà la carica: “Se non ci penso più mi sento bene, se faccio quello che mi va mi sento bene”. Emerge, stupisce. Piace meno la morale finale: “Se cogli il buono di ogni giorno ed ami sempre fino in fondo…”.

Voto: 6,5

***

SIMONE CRISTICCHI

Abbi cura di me

(Simone Cristicchi, Nicola Brunialti, Gabriele Ortenzi)

Pianoforte, a tratti un violino, il brano di Simone Cristicchi è intenso, senza ritornello. Anche qui, come nel testo di Arisa, in ballo c’è il senso della vita: “Non esiste un altro giorno che sia uguale a ieri. Tu allora vivilo adesso, come se fosse l’ultimo”. Un po’ “over” come stile, ma va bene così.

Voto: 6

***

ACHILLE LAURO

Rolls royce

(Lauro De Marinis, Davide Petrella, Daniele Dezi, Daniele Mungai, Edoardo Manozzi)

Anche per Achille Lauro, un bel grazie. Lauro De Marinis abbandona per un attimo la trap pura (forse un po’ troppo, persino per questo festival) e sceglie un brano più rock: “Non bisogna seguire il gregge”, ha detto ultimamente. E lui non lo fa. “No, non è vita, è rock’n roll”, “Amore mio sei il diavolo che torni, ma solo per dare fuoco al mio cuore di carta”. Il pubblico dei giornalisti si anima, quasi scatta l’applauso. Bravo.

Voto: 8

 

Francesco Renga (Ansa)
Francesco Renga (Ansa)

 

FRANCESCO RENGA - BUNGARO

Aspetto che torni

(Bungaro, Francesco Renga, Cesare Chiodo, Rakele, Giacomo Runco)

La genesi della canzone, ha spiegato Baglioni, è che prima è arrivata la melodia, di Bungaro, poi lo stesso direttore artistico ha contribuito alla scelta dell’interprete. Questo passaggio in più si sente, c’è da dire. La canzone è classica, ma in senso negativo. Piatta, insomma. Ma a Renga vogliamo dare una chance. Magari dal vivo, ci sorprenderà. “C’è un universo che mi riempie le mani, il mondo si perde tu invece rimani”.

Voto: 4

***

NEGRITA

I ragazzi stanno bene

(Paolo Bruni, Cesare Petricich, Enrico Salvi, Francesco Barbacci, Lorenzo Cilembrini, Guglielmo Gagliano)

Torna la politica sul palco dell’Ariston. I Negrita, assenti da Sanremo da 16 anni, ripartono con un testo impegnato, ed è una scelta azzeccata perché lo sanno fare. Ci sono confini, passaporti, “dei fantasmi sulle barche e di barche senza un porto, come vuole un comandante a cui conviene il gioco sporco”. Una ballata ritmata, intensa, orecchiabile.

Voto: 8

***

EINAR

Parole nuove

(Antonio Maiello, Enrico Palmosi, Nicola Marotta)

Prevedibile Einar, che all’Ariston arriva dopo aver conquistato il primo dei due posti riservati ai vincitori di Sanremo Giovani. Terzo classificato dell’ultima edizione di Amici, il giovane cubano è un bel prodottino da talent di Maria De Filippi. La canzone, va detto, molto probabilmente andrà bene in radio: “E tu non lo sai, no tu non lo vedi, quanto amore lasci mentre ti allontani…”.

Voto: 5

***

PATTY PRAVO – BRIGA

Un po’ come la vita

Immensa Patty Pravo, appena parte la musica già la si vede sul palco mentre fa muovere sinuosamente le mani. Accanto a lei il più moderno Briga. Rispetto al duetto Nino D’Angelo-Livio Cori, questa coppia convince meno. Le voci si mescolano bene, è vero, ma più che lui a trascinare lei, c’è lei che trascina lui. E forse l’obiettivo non era quello.

Voto: 5,5

 

Daniele Silvestri (Ansa)
Daniele Silvestri (Ansa)

 

DANIELE SILVESTRI

Argento vivo

(Daniel Silvestri)

Il brano di Daniele Silvestri, anche lui tornato a Sanremo dopo anni di assenza, è una bomba. È la storia di un ragazzo di sedici anni, in carcere da dieci: “Nessun reato commesso là fuori, fui condannato ben prima di nascere”. Lo ha scritto in 24 ore, ha raccontato, e ne emerge un accattivante “flusso di coscienza”. Funziona.

Voto: 7,5

***

BOOMDABASH

Per un milione

(Rocco Pagliarulo, Federica Abbate, Alfredo Rapetti Mogol (Cheope), Angelo Cisternino, Alessandro Merli, Fabio Clemente)

C’è il sole, c’è il mare, c’è un falò: questo l’effetto immediato del pezzo dei Boomdabash, che molto probabilmente arriverà incolume nei primi posti delle hit fino alla prossima estate: “Aspetterò che torni, come aspetto il mare. Mentre sto camminando sotto il temporale”.

Voto: 6

***

ANNA TATANGELO

Le nostre anime di notte

(Lorenzo Vizzini)

Un brano, quello di Anna Tatangelo, sul coraggio di far ripartire una storia d’amore in crisi, e che la vede forse particolarmente ispirata dati i recenti alti e bassi con Gigi D’Alessio: “E in fondo, lo sai, le nostre anime di notte non si perderanno mai”.

Voto: 3

 

Mahmood (Ansa)
Mahmood (Ansa)

 

MAHMOOD

Soldi

(Mahmood, Dardust, Charlie Charles)

Mahmood, mamma sarda e papà egiziano, centra l’obiettivo. Il suo pezzo è interessante, di quelli che quando passano in radio, alzi il volume. E ancora una volta, come il pezzo portato a Sanremo Giovani, attinge a piene mani dalla sua storia personale: “Volevi solo i soldi, come se avessi avuto soldi”. Qualcuno ha già da ridire sull’utilizzo dell’autotune ma lui, prima ancora che scoppino le polemiche, ha fatto sapere che canterà senza, per sua scelta.

Voto: 8

***

PAOLA TURCI

L’ultimo ostacolo

(Paola Turci, Luca Chiaravalli, Stefano Marietta, Edwyn Roberts)

La canzone di Paola Turci è un banale susseguirsi di strofa e ritornello, che di certo non colpisce. La sensazione, a pelle, è che sia il classico pezzo che almeno in una serata darà il via alla gara. Scalda l’atmosfera, niente di più. Peccato.

Voto: 4

***

EX OTAGO

Solo una canzone

(Maurizio Carucci, Simone Bertuccini, Francesco Bacci, Olmo Martellacci, Rachid Bouchabla)

Gruppo del panorama indie-pop, potevano seguire la strada dello Stato Sociale, con quel finto “non impegnato”, e invece cercano di restare aderenti alla loro identità, con una canzone romantica. Carini.

Voto: 6

***

MOTTA

Dov’è l’Italia

(Francesco Motta)

Tra gli emergenti (come stile) a Sanremo anche Motta, che porta in scena un brano scritto, racconta Baglioni “a Lampedusa o Linosa, non ricordo”. “Dov’è l’Italia, amore mio, mi sono perso anche io”, il ritornello, in quello che sembra essere il testo finora più poetico. Originale.

Voto: 7

 

Loredana Bertè (Ansa)
Loredana Bertè (Ansa)

 

LOREDANA BERTÈ

Cosa ti aspetti da me

(Gaetano Curreri, Gerardo Pulli, Piero Romitelli)

Ottima prova vocale per la Bertè, forte, rock, per quanto lo consenta il palco del Festival. Radiofonica, non c’è dubbio, ma da Loredana ci aspettavamo di più.

Voto: 5

***

ENRICO NIGIOTTI

Nonno Hollywood

(Enrico Nigiotti)

Nigiotti lo conosce bene chi lo ha visto vincere puntata dopo puntata a X Factor, con la sua chitarra e la faccia da bravo ragazzo. A Sanremo porta una canzone tutta sua, dedicata al nonno e ai giovani di oggi, sempre più globalizzati e orfani dei grandi padri. “Si parla più l’inglese che i dialetti nostri”. Molto sentimentale, ma se vi piace il genere…

Voto: 5

***

IRAMA

La ragazza con il cuore di latta

(Irama, Giuseppe Colonnelli, Andrea Debernardi, Giulio Nenna)

Bravo Irama, strofa precisa con quel tocco di parlato. In un crescendo racconta la storia di Linda, violentata dal padre. A tratti didascalica, forse, bocciato il rumore del battito del cuore quando scopriamo che la sventurata protagonista della canzone: “Linda è cresciuta con un cuore che non batte a tempo, ma adesso dentro la sua pancia batte un cuore in più”. Anche meno.

Voto: 6

***

GHEMON

Rose viola

(Ghemon, Zef)

Bellissimo stile per Ghemon a Sanremo con rime curate e raffinate. Sfoggia una certa eleganza nel ritornello, con le sue “rose viola stese sulle lenzuola, come tutte le notti in cui te ne stai da sola”. Il suono resta impresso per molto tempo in testa. Wow.

Voto: 8

***

IL VOLO

Musica che resta

(Emilio Munda, Piero Romitelli, Antonio Carozza, Pasquale Mammaro, Gianna Nannini)

Il Volo ci sorprende con un brano in cui appaiono meno lirici del solito. Non sembrano neanche loro, mai stati così pop. Anche se il crescendo di orchestra e l’acuto finale, alla fine, ti costringono comunque a implorare: basta.

Voto: 6

Davidex
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18 gennaio, 2019 - 23:25
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Massimo Longoni - TgCom24

NEK - Mi farò trovare pronto
Filippo Neviani prosegue sulla scia dell'elettropop che gli ha permesso di tornare in auge da "Fatti avanti amore" di Sanremo 2015, rinnovando la sua collaborazione con Luca Chiaravalli. Una canzone uptempo, sulla difficoltà dell'essere all'altezza dell'amore. Forse una di quelle con il maggiore appeal radiofonico.

NINO D'ANGELO E LIVIO CORI - Un'altra luce
Più Cori che D'Angelo a dire il vero, con ampio uso di autotune con un chiaro intento espressivo. Brano di grande atmosfera, con suoni mediterranei su cui si innesta un bell'intreccio di voci per un dialogo tra diverse generazioni (padre e figlio?). 

ULTIMO - I tuoi particolari
Ricetta vincente non si cambia. Questa canzone potrebbe stare benissimo nel precedente album del vincitore delle Nuove Proposte dello scorso Sanremo, probabilmente non con un ruolo di primo piano. Una ballata pianistica che va in crescendo per raccontare di un amore che scolora. È dato favorito, basterà?

ZEN CIRCUS - L'amore è una dittatura
Stralunata filastrocca dal testo fiume difficile da ricordare e senza un vero ritornello. Insomma non esattamente la ricetta base per far colpo a Sanremo. Un testo che scava in profondità nell’attualità in maniera non banale e incisiva, politico ma non didascalico, si fa strada a suon di metafore e allegorie (ma trova spazio anche un riferimento ai porti chiusi).

SHADE E FEDERICA CARTA - Senza farlo apposta
Classico duetto rap-pop presentato da una coppia rodata da precedenti incroci. Che forse hanno influenzato un po' troppo questo episodio. Piccoli problemi di cuore dedicati al pubblico più giovane. 

ARISA - Mi sento bene
Atmosfera jazzy classica con profluvio di archi in apertura per poi... esplodere in un brano disco-pop che sembra uscito direttamente dagli anni 80. La versione più "happy" di Arisa anche se il testo nasconde tra le pieghe qualche malinconia da lasciarsi alle spalle. Unico dubbio: non è il tipo di brano che esalta le capacità interpretative della cantante. Si chiude come si apre. 

SIMONE CRISTICCHI- Abbi cura di me
Tra teatro e canzone. Quella di Cristicchi è una lunga poesia inizialmente più parlata che cantata che si apre in un ritornello delicato e sognante. Raffinato e intenso, con un finale in crescendo. Canzone che può essere esaltata dall'esecuzione con l'orchestra.

ACHILLE LAURO - Rolls Royce
Chi si aspettava la trap resterà deluso o sorpreso. Achille Lauro si presenta con un pezzo rock'n'roll, a tratti persino dal piglio punk (prendete con le pinze questa definizione). Se si trattasse di una #30yearschallenge potrebbe essere la “Vasco” di Jovanottiana memoria del 2019. 

FRANCESCO RENGA - Aspetto che torni
Un testo in cui entra il ricordo, la vecchiaia, la morte e la malattia. E che conduce all'amore come forma di protezione dalle sofferenze e dalle difficoltà della vita. Melodicamente classico, pur senza colpire può contare su due elementi solidi come l'eleganza di scrittura di Bungaro (che si aggiungerà nella serata dei duetti del venerdì) e sull'interpretazione di Renga.

NEGRITA - i ragazzi stanno bene
Una chitarra country western, l'incedere rockeggiante, i Negrita cantano di liberarsi dalla paura per continuare a sognare, non abituarsi a quello che c'è e non accontentarsi. La classe non è acqua e Pau e soci, pur avendo scritto di meglio in passato, sembrano muoversi sul velluto. 

EINAR - Parole nuove
Un altro amore che finisce e se ne va e qualcuno in cerca di risposte e soluzioni ma con la volontà di guardare orgogliosamente avanti in questo brano scritto da Tony Maiello. A dispetto del titolo c'è poco di nuovo: la canzone si inserisce orgogliosamente nel solco delle coordinate tradizionali sanremesi. 

PATTY PRAVO & BRIGA - Un po’ come la vita
Patty pattypraveggia mentre Briga mostra maggiormente il suo lato da interprete classico (ma non manca un piccolo break rappato). Come classico è il duetto e la struttura del brano, un mid tempo che si apre sul ritornello. Il pezzo al primo ascolto non incide ma la presenza della Pravo è il valore aggiunto che può sparigliare le carte.

DANIELE SILVESTRI - Argento vivo
Il cantautore romano si mette in zona Zen Circus, con un brano dal testo fiume che rifiuta la classica struttura strofa-ritornello. Atmosfere dure, persino cupe (con un lungo intermezzo rap di Rancore). Forte, potente, con un testo che non lascia indifferenti. Ma sicuramente non facile: più da premio della critica che da podio.

BOOMDABASH - Per un milione
A Sanremo irrompe il reggaeton. In realtà un pezzo meno scontato di quanto potrebbe apparire: alla strofa "despaciteggiante" fa da contrappeso un doppio ritornello la cui seconda parte è addirittura corale e con un forte afflato pop (c'è la firma di Federica Abbate). Con più ascolti può fare breccia.

ANNA TATANGELO - Le nostre anime di notte
La Tatangelo più classica, che racconta di un amore in crisi che si ritrova (fin troppo facile leggervi riferimenti autobiografici). Meno incisiva che in passato. 

MAHMOOD - Soldi
Se Achille Lauro dimentica la trap ci pensa Mahmood a portarla sul palco dell'Ariston. Con riferimenti (dalla mamma ai suoni che profumano di Mediterrano) che ricordano anche Ghali (d'altronde scrive Charlie Charles). Ma c'è pure un po’ di Mengoni. Finito il gioco del “chi sembra” resta un pezzo interessante e intelligentemente contemporaneo. 

PAOLA TURCI - L'ultimo ostacolo
La cantautrice prosegue sul suo percorso più recente con una ballata rockeggiante, dal piglio deciso e dai lati inediti. La Turci si muove su tonalità più alte delle sue solite tanto che in alcuni passaggi il timbro varia e al culmine del ritornello la voce si rompe irrochita a dare forza all'interpretazione. .

EX-OTAGO - Solo una canzone 
Apprezzabile l'idea di cantare l'amore da un punto di vista diverso. Non l'euforia dell'inizio, non il dolore o la rabbia della fine, ma la stasi di un rapporto “non giovane” dove non è semplice “restare complici” e “scoprire nuove tenebre”. Per accorgersi che forse è questo il vero amore. Peccato questo sia supportato da un impianto melodico che percorre strade già sentite.

MOTTA - Dov'è l'Italia
Ballata costruita su un arpeggio di chitarra che irrompe in un ritornello potente. Motta canta di un Paese che si è perso ma questo va di pari passo con un disorientamento personale. Il cantautore vincitore della Targa Tenco ha le carte in regola per dire la sua anche al Festival.

LOREDANA BERTE' - Cosa ti aspetti da me
Loredana mette un po’ di adrenalina in un pezzo ritmato ed energico scritto (anche) da Gaetano Curreri. La sua interpretazione è la chiave di volta fondamentale per far spiaccare il volo alla canzone. In ogni caso si conferma la sua seconda giovinezza.

ENRICO NIGIOTTI - Nonno Hollywood 
Altro confronto generazionale (qui il salto è addirittura di due generazioni) con la nostalgia per i bei tempi andati al confronto di un mondo con “centri commerciali al posto del cortile”. Retorica ne abbiamo? Si, tanta (c'è anche riferimento al ponte che crolla). Ma può fare il suo effetto.

IRAMA - La ragazza con il cuore di latta 
Un carillon apre la storia di una ragazza vittima di violenza da parte del padre. Con un amore che cerca di salvarla e una vita nuova da portare avanti. Il tema è di quelli delicati che possono far breccia nel pubblico e si innesta in una canzone di impatto immediato.

GHEMON - Rose viola
Testo poetico, afflato soul, suoni urban. Contemporaneo e classico al tempo stesso, sicuramente non banale. Che sia l'outsider da tenere d'occhio?

IL VOLO - Musica che resta 
Che dire? Il testo va dove pensi debba andare ("Amore abbracciami/siamo un giorno di pioggia"), la melodia idem, con l'esplosione nel ritornello. Meno impostazione operistica e più rock ma sempre tanto melodramma. Piacerà a tanti.

Davidex
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18 gennaio, 2019 - 23:26
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Antonella Nesi - adnkronos

Nei brani in gara a Sanremo 2019 amore fa rima con rancore. Non solo perché il rapper Rancore, finora non annunciato, sarà presente con un featuring nel brano di Daniele Silvestri, 'Argento Vivo', che ha uno dei testi più forti di questa edizione, con il cantautore romano che parla in prima persona come un ragazzo di 16 anni 'imprigionato' in un mondo in cui non si riconosce. Ma perché nei 24 testi che si contenderanno la vittoria del festival predominano sentimenti di rabbia, smarrimento, fragilità, confronti e incomprensioni generazionali. Con alcune felici eccezioni, come la canzone di Arisa, la solare 'Mi sento bene', in cui la cantante esibisce un bipolarismo di tonalità da vera virtuosa mentre canta di sentirsi bene, a patto di pensarci più. O la preghiera laica di Simone Cristicchi 'Abbi cura di me', un inno alla fiducia nell'altro.

 
 

Tra i testi più agganciati all'attualità, oltre a quello di Silvestri (dove, al ritmo di rap, il 16enne protagonista definisce la scuola una “prigione”, che “corregge e prepara una vita che non esiste più dal almeno vent'anni” e confessa: “a volte penso di farla finita”), la rock ballad degli Zen Circus 'L'amore è una dittatura' che si muove tra porti chiusi, omofobia e femminicidio, e il pop rock dei Negrita 'I ragazzi stanno bene' (dove i ragazzi non stanno bene per niente e cercano di “far pace con il mondo dei confini e passaporti, dei fantasmi sulle barche e di barche senza un porto”): “Non mi va di raccogliere i miei anni dalla cenere, voglio un sogno da sognare e voglio ridere”, urlano i Negrita nel ritornello. Meno didascalico ma altrettanto pregnante l'indie pop di Motta 'Dov'è l'Italia?' che si muove tra smarrimento e migranti: “come quella volta a due passi dal mare/fra chi pregava la luna e sognava di ripartire”.

Ma estremente attuale è anche il sorprendente rap-punk di Achille Lauro, l'ironica 'Rolls Royce', che giocando su status symbol e idoli, urla: “Voglio una vita così, voglio una fine così”. Così come sorprende il Mahmood in versione trap con autotune (che però ha deciso di non usare all'Ariston) di 'Soldi', brano che non a caso vede tra gli autori Charlie Charles, il producer di Sfera Ebbasta.

L'iniezione di contemporaneità data da Baglioni a suon di indie e rap contagia anche generazioni insospettabili: così sentiremo un Nino D'Angelo cantante con l'autotune in un dialogo con il giovane rapper Livio Cori sulle note di 'Un'altra luce', che si muove tra trap e neomelodici. Ma anche Patty Pravo che duetta con Briga in 'Un po' come la vita'.

Anche l'amore non è più solo quello dei classici sanremesi. Così per un Francesco Renga che canta 'Aspetto che torni' (scritta da Bungaro e proposta da Baglioni a Renga) c'è un Irama che nel brano 'La ragazza con il cuore di latta' parla della difficoltà di amare una ragazza vittima di violenze in famiglia. E a fare da contraltare a 'Musica che resta', la romanza pop de Il Volo, il cui testo è firmato anche da Gianna Nannini, c'è l'urban soul di Ghemon che in 'Rose Viola' canta una storia una storia torbida tra le lenzuola.

Ma l'amore di Sanremo 2019 ha mille altre sfaccettature: c'è quello pop rock di Nek in 'Mi farò trovare trovare pronto', quello famigliare di Ultimo in 'I tuoi particolari', quello ai tempi dei millennials nel rap di Federica Carta e Shade in 'Senza farlo apposta', l'amore infelice di Einar in 'Parole nuove', l'amore a ritmo reggae dei Boomdabash in 'Per un milione', l'amore dopo la crisi di Anna Tatangelo in 'Le nostre anime di notte', l'amore che vince sulle difficoltà cantato da Paola Turci in 'L'ultimo ostacolo', l'amore maturo e indie pop degli Ex-Otago in 'Solo una canzone', l'amore finito e arrabbiato di Loredana Bertè in 'Cosa ti aspetti da me' (in cui si sente la firma di Gaetano Curreri). E c'è anche l'amore per il nonno, quello più 'conservatore', cantato da Enrico Nigiotti in 'Nonno Hollywood', in cui il cantante livornese rimpiange i bei vecchi tempi: “Nonno mi hai lasciato dentro un mondo a pile, centri commerciali al posto del cortile, una generazione con nuovi discorsi, si parla più l'inglese che i dialetti nostri”.

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18 gennaio, 2019 - 23:28
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Controvento 2.0 per Arisa? Vi prego no. Se devi andare al Festival torni con una ballatona struggente come la Notte, a questo punto era meglio se avesse rilasciato normalmente.

Davidex
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18 gennaio, 2019 - 23:30
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Francesco Chignola - Tv Sorrisi e Canzoni

Achille Lauro
Rolls Royce    
Da Amy Winehouse a Van Gogh, da Paul Gascoigne a Elvis Presley: nel suo pezzo il giovane rapper romano snocciola un elenco di icone pop, mescolando alto e basso. Fino al culmine del lusso: la Rolls Royce. Risveglierà gli animi all’Ariston.

Anna Tatangelo
Le nostre anime di notte
Dopo un periodo difficile e pieno di bugie due persone si ritrovano una davanti all’altra in una notte dove tutto è possibile. Prima di tutto, ammettere le proprie fragilità. Una ballata classica ma non scontata, con un ritornello efficace.

Arisa
Mi sento bene
L’inizio lento è solo un depistaggio: dopo pochi secondi esplode l’Arisa più ritmata in una canzone dal retrogusto Anni 80. Ma il testo non è superficiale: è un invito a godersi il presente e a sentirsi belli, ignorando l’inesorabile arrivo della fine.

Boomdabash    
Per un milione    
La formazione salentina non tradisce il suo sound e porta a Sanremo un brano romantico ma ballabile, in pieno stile BoomDaBash. Un reggaeton che le radio ameranno alla follia, in cui fa la sua comparsa anche un coro di bambini.

Daniele Silvestri
Argento vivo    
Punta a stupire Silvestri con un brano in cui è affiancato dal rapper Rancore. Con un arrangiamento orchestrale dal sapore cinematografico, danno voce a un adolescente che ha perso il contatto con la realtà e si sente in carcere da una vita.

Einar
Parole nuove    
C’è un amore vicino al capolinea al centro di questa ballata dall’andatura classica ma dalle sonorità moderne in cui Einar affronta la sfida senza guardare indietro: «E giuro che se te ne vai non ti verrò a cercare e cancellerò il tuo nome».

Enrico Nigiotti
Nonno Hollywood
Fa leva sulla nostalgia dei tempi andati la canzone dell’artista toscano, che in una sentita dedica al nonno ricorda una Livorno che non esiste più, soppiantata da «un mondo a pile» in cui si parla troppo inglese e troppo poco dialetto.

Ex-Otago
Solo una canzone    
«Non è semplice restare complici quando l’amore non è giovane». Son buoni tutti a scrivere di un amore che nasce, cantano gli Ex-Otago, ma che dire dei sentimenti che sfidano il tempo e l’età? La band genovese, a modo suo, è romanticissima.

Federica Carta e Shade
Senza farlo apposta
Uno dei ritornelli più forti e immediati lo canta Federica, mentre nel rap delle strofe Shade come suo solito gioca con le parole. Una canzone su un amore non corrisposto e pieno di rimpianti: «Se avessi modo, dentro la testa cancellerei la cronologia».

Francesco Renga
Aspetto che torni
Una persona che ogni sera rappresenta l’ossigeno quotidiano, che diventa il coraggio ritrovato da parte di chi si sente smarrito: «Il mondo si perde, tu invece rimani» canta Renga, a cui Baglioni ha proposto la ballata scritta da Bungaro.

Ghemon
Rose viola    
Per il suo debutto a Sanremo, Ghemon non smentisce il suo sound unico, nato da radici rap mescolate con il soul. «Rose viola stese sulle tue lenzuola, come tutte le notti in cui ti senti sola» canta, con uno stile che lascia il segno.

Il Volo
Musica che resta
Aspettatevi boati all’arrivo dell’esplosivo ritornello di questo brano, che porta tra le firme anche Gianna Nannini: «Amore abbracciami, voglio proteggerti, siamo il sole in un giorno di pioggia». Gianluca, Ignazio e Piero non si smentiscono.

Irama
La ragazza col cuore di latta
Colpisce duro la canzone di Irama: al centro c’è la storia di Linda, una ragazza di 16 anni incapace di giocare ed essere felice, vittima di un padre-mostro e tenuta in vita da un “cuore di latta”. Alla fine del tunnel, però, una speranza.

Loredana Bertè
Cosa ti aspetti da me
Si sente molto l’impronta di uno dei suoi autori, Gaetano Curreri degli Stadio, in un brano che non sfigurerebbe nel repertorio di Vasco: «Non posso credere che esista un altro amore come te». Loredana lo interpreta con un’energia graffiante.

Mahmood
Soldi    
In un uno dei pezzi più contemporanei di questa edizione si mescolano sonorità hip hop e influenze africane. Grande ritmo e un testo costruito su un tema non banale: quando dietro a un rapporto sincero si nasconde un interesse economico.

Motta
Dov’è l’Italia    
«Dov’è l’Italia, amore mio? Mi sono perso» canta Francesco Motta, che esordisce a Sanremo senza compromessi, con un brano intenso che riesce ad affiancare una radice sentimentale a temi di profonda attualità, spingendoci a riflettere e a interpretare.

Negrita
I ragazzi stanno bene    
La band toscana porta a Sanremo atmosfere vicine al country americano in un vero inno alla voglia di vivere la vita nella sua pienezza, contro le abitudini e la tentazione di accontentarsi: «Non ho tempo per brillare, voglio esplodere». 

Nek
Mi farò trovare pronto    
L’amore è più forte di ogni cosa: nemmeno i grandi libri, i film d’autore e le canzoni sono in grado di spiegarlo davvero. Così, a tre anni da “Fatti avanti amore”, Nek porta a Sanremo un altro brano veloce in cui si sente l’impronta elettronica del produttore Luca Chiaravalli.

Nino D’Angelo e Livio Cori 
Un’altra luce    

La tradizione partenopea si mescola con le nuove sonorità della musica di Napoli e dintorni: l’incontro formidabile tra queste due generazioni si ritrova anche nel testo, che mescola italiano e dialetto in una riflessione sul tempo che passa e sui segni che lascia sul nostro volto.

Paola Turci
L’ultimo ostacolo    
Nella canzone ispirata all’assenza di un padre, Paola Turci canta in verità della nostra necessità di avere qualcuno che ci guidi nella vita, che ci aiuti a «respirare nel diluvio universale». Da memorizzare la frase: «Siamo fiamme in mezzo al vento, fragili ma sempre in verticale».

Patty Pravo con Briga
Un po’ come la vita
Baglioni ha rivelato che questo brano gli era stato mandato da uno degli autori, Zibba, e lui ha voluto affidarlo a Patty Pravo. L’alchimia tra la sua voce e quella di Briga (che verso la fine del brano ritorna al rap) è trascinante: «Tu dove vuoi volare? Hai tempo per pensare».

Simone Cristicchi
Abbi cura di me    
In un crescendo che si trasforma in una marcia orchestrale, le strofe “recitate” da Cristicchi si fermano a descrivere la bellezza del mondo (dal legno che brucia alle stelle del firmamento) per diventare poi un invito a proteggere la felicità e la bellezza e a perdonare chi ti ferisce.

Ultimo
I tuoi particolari    
Ultimo canta quel momento, dopo la fine di una storia, in cui ci si deve allontanare dalle proprie abitudini, come quella di apparecchiare per due. La sua è una ballata malinconica che diventa una sorta di invocazione a Dio: ci vorrebbero nuove parole per descrivere questo amore.

Zen Circus
L’amore è una dittatura
Chi conosce la band pisana sarà felice di ritrovare intatta la sua personalità. Gli altri rimarranno di stucco di fronte a questo pezzo suggestivo e ambizioso, che sfiora temi sociali ma si impone come l’affresco di un’umanità impaurita e desiderosa di non sparire nella massa.

Davidex
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18 gennaio, 2019 - 23:37
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KassaD1 ha detto
Controvento 2.0 per Arisa? Vi prego no. Se devi andare al Festival torni con una ballatona struggente come la Notte, a questo punto era meglio se avesse rilasciato normalmente.  

Dici per il tema?

Secondo me invece sarà molto diversa dalle precedenti 

Waves of Music
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18 gennaio, 2019 - 23:39
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Ma sembra a me o la canzone di Ultimo è stata tutt'altro che lodata?what

Mi sembra che sia stata imperante la sensazione che sembri una buona album track dal suo ultimo album...insomma, non esattamente una vittoria annunciata.

Anche perché se al televoto andrà bene di default, le giurie e la stampa me le vedo più prese da Silvestri, Motta o Cristicchi...

Arisa secondo me resta con buone possibilità, diverse recensioni segnalano come in un Sanremo abbastanza cupo il suo brano spicchi per ritmo, allegria e virtuosismi vocali...lei e la Berté mi sembrano ben lanciate, non dico per un podio ma almeno una top 8 o giù di lì.

Davidex
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18 gennaio, 2019 - 23:44
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Waves of Music ha detto
Ma sembra a me o la canzone di Ultimo è stata tutt'altro che lodata?what

Da quello che ho capito ha puntato sull'usato sicuro. Il suo stile però è fresco e quindi riproporre gli stessi schemi potrebbe essere una scelta azzeccata (almeno al televoto)

Waves of Music ha detto
Arisa secondo me resta con buone possibilità, diverse recensioni segnalano come in un Sanremo abbastanza cupo il suo brano spicchi per ritmo, allegria e virtuosismi vocali

Alcune recensioni su di lei sono molto discordanti, non tanto per la descrizione del brano ma per come è stato percepito (c'è chi la elogia e dice che piacerà sicuramente e chi la massacra). Non so che pensare plsnot

Waves of Music
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18 gennaio, 2019 - 23:46
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Davide ha detto

Waves of Music ha detto
Ma sembra a me o la canzone di Ultimo è stata tutt'altro che lodata?what

Da quello che ho capito ha puntato sull'usato sicuro. Il suo stile però è fresco e quindi riproporre gli stessi schemi potrebbe essere una scelta azzeccata (almeno al televoto)

Waves of Music ha detto
Arisa secondo me resta con buone possibilità, diverse recensioni segnalano come in un Sanremo abbastanza cupo il suo brano spicchi per ritmo, allegria e virtuosismi vocali

Alcune recensioni su di lei sono molto discordanti, non tanto per la descrizione del brano ma per come è stata percepita (c'è chi la elogia e dice che piacerà sicuramente e chi la massacra). Non so che pensare plsnot  

Massacri non mi pare di averne letti, se non dai soliti che mettono 7- come voto massimo deluso

Invece mi sembra che la canzone dei Negrita sia stata accolta molto bene smitten

carpediem86
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18 gennaio, 2019 - 23:48
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Ultimo è il classico vincitore annunciato che quindi i giornalisti cercano di "smontare" nelle recensioni. In più alcune scelte, tipo lo stadio dopo un paio di anni di carriera e due CD, non sono stati visti benissimo da un certo tipo di critica ( ricordo un sacco di tweet velenosi all'epoca). Ecco spiegato il cambio così repentino nei giudizi su uno che solo pochi mese fa era consideratissimo dalla critica. Poi magari la canzone è veramente non così indimenticabile... però non so, ho l'impressione che il giudizio sia condizionato dalle cose che ho detto.

Pronta a ricredermi e fare Mea culpa se effettivamente la canzone sarà sufficiente o poco più...

Waves of Music
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18 gennaio, 2019 - 23:52
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carpediem86 ha detto
Ultimo è il classico vincitore annunciato che quindi i giornalisti cercano di "smontare" nelle recensioni. In più alcune scelte, tipo lo stadio dopo un paio di anni di carriera e due CD, non sono stati visti benissimo da un certo tipo di critica ( ricordo un sacco di tweet velenosi all'epoca). Ecco spiegato il cambio così repentino nei giudizi su uno che solo pochi mese fa era consideratissimo dalla critica. Poi magari la canzone è veramente non così indimenticabile... però non so, ho l'impressione che il giudizio sia condizionato dalle cose che ho detto.

Pronta a ricredermi e fare Mea culpa se effettivamente la canzone sarà sufficiente o poco più...  

Non penso sia questo il punto sinceramente, non ricordo grandi slanci di critica verso di lui (a Sanremo ha stravinto al televoto, per le giurie era più giù).

Insomma, lo scorso anno ricordo che Meta-Moro ad alcuni piacquero di più già dagli ascolti, e poi loro avevano davvero campo libero lo scorso anno, quest'anno ci saranno risse per arrivare in top 10 lmao

calacolo
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18 gennaio, 2019 - 23:53
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Marta Cagnola - Il Sole 24ore

E' un festival contemporaneo, in parole e musica, quello del Baglioni-bis. «Nei testi si rincorrono criticità, assenze dei padri, voci dissenzienti, grandi interrogativi su dov'è l'orizzonte»: così sintetizza i temi di questo Sanremo il direttore/dittatore artistico. Come sempre, nelle pieghe delle canzoni di Sanremo c'è il momento storico del Paese: lo è stato negli anni del boom, negli anni della crisi, in quelli della ripresa e lo è ora, in questi giorni confusi e arrabbiati. «Si parlerà di migranti?» ci si chiedeva, prima degli ascolti riservati alla stampa.

L’anno scorso, certo, c'era stata la canzone di Mirkoeilcane, premio della critica Mia Martini nella sezione giovani; ma, si sa, la memoria è corta (quella dei giornalisti, di più) e soprattutto le polemiche vogliono la loro parte. Baglioni non vuole tornare sulle dichiarazioni della conferenza stampa di inizio gennaio – e come dargli torto – ma una sua frase illumina ancora il suo pensiero, stiracchiato da politici e commentatori: nelle canzoni si cerca «un pensiero terzo, non partigiano, ma i dubbi vincono sulle certezze».

A questo punto, sono davvero le canzoni che parlano. Sì, di migranti si parla. Lo fanno senza mezzi termini gli Zen circus, uno dei gruppi che quest'anno fanno incontrare festivalone e premio Tenco, in L'amore è una dittatura, un manifesto che non lascia respiro: «ci hanno visti nuotare in acque alte fino alle ginocchia / ed inchinarci alle zanzare pregandole di non mescolare / il nostro sangue a quello dei topi arrivati in massa con le maree / le porte aperte i porti chiusi». Anche i Negrita parlano di barche e porti («con in mano una chitarra / e un mazzo di fiori distorti / per far pace con il mondo / dei confini e passaporti / dei fantasmi sulle barche / e di barche senza un porto»), in un pezzo che però è anche un rock classico che racconta la gioia di vivere dei ragazzi di 50 anni, o giù di lì. I ragazzi stanno bene, dicono nel titolo. Si sente.

C’è Motta, che già ci aveva messo sulla strada col titolo del brano, Dov'è l'Italia. C'è una storia d'amore, sicuramente. C'è un'altra storia sullo sfondo, diluita nei versi di un pezzo fortemente cantautorale, “alla Motta”, diremmo: «l'abbiamo vista arrivare / con l'aria stravolta di chi non ricorda cos'era l'amore e non sa dove andare». Far immaginare senza dover essere per forza didascalici.
Le storie “importanti”, però, vanno al di là del tema più controverso. C'è una storia che colpirà il pubblico, e potrà portare in alto il suo interprete: La ragazza con il cuore di latta racconta una storia vera. «Linda è cresciuta così in fretta da truccarsi presto / che suo padre non fu più lo stesso / a scuola nascondeva i lividi / a volte la picchiava». E non solo, purtroppo. Il cuore di latta è, per di più, un pacemaker. L'interprete, Irama, è amatissimo dal pubblico giovane e soprattutto femminile (c'è persino un pochino di lieto fine). Daniele Silvestri (e con, a sorpresa, il featuring del rapper Rancore) racconta l'Argento vivo di un ragazzo di sedici anni: «ho sedici anni ma è già più di dieci / che vivo in un carcere nessun reato commesso là fuori / fui condannato ben prima di nascere». A volte la prigione non è quella con le celle e le sbarre, ma la vita può essere, ugualmente, un inferno.

Per fortuna, ci sono anche famiglie felici. La figura paterna cantata da Paola Turci in L'ultimo ostacolo (è davvero un padre o solo un compagno solido e amorevole? il senso non cambia, spiegano con sinceramente apprezzata nota solerte dall'ufficio stampa). Il testo di Bungaro per Francesco Renga, che già anni fa aveva raccontato il dolore per la perdita della madre, e in Aspetto che torni ci ricorda che questo dolore, in realtà, non se ne va davvero mai: «mi manca da trent'anni e / vorrei dirle tante cose / che mio padre adesso è stanco / e forse sta per arrivare / che la ama più di prima / ed è l'unica cosa che sa ricordare» (ma l'amore ci consola, e non è poco, per chi ce l'ha).

La nostalgia per Nonno Hollywood di Enrico Nigiotti, brano lieve e commovente, a rischio di scivolamento nel luddismo con un «nonno mi hai lasciato dentro un mondo a pile / centri commerciali al posto del cortile / una generazione con nuovi discorsi / si parla più l'inglese che i dialetti nostri» (usa persino il verbo “pisciare”, ma nei 24 brani ci sono almeno due parolacce che iniziano con la “c”: «e pensare che a me avevano censurato “nudi”» racconta Baglioni, riferendosi a quel leggendario piccolo grande amore in cui rimanevano a quel punto “soli”, ma evidentemente vestiti).

Felici le coppie che si ritrovano (quella di Anna Tatangelo, intesa come canzone e forse anche come coppia), felici le coppie che riescono ad amarsi nonostante il tempo che passa (la ballad indie o post-indie degli Ex Otago, il bolero teatrale di Simone Cristicchi), felici quelli che un tempo si chiedevano Fatti avanti amore e ora, con lo stesso elettropop alla Chiaravalli, rispondono Mi farò trovare pronto (ovviamente: Nek, che chiarisce di non essere all'altezza dell'amore, ma a quegli occhi blu sul palco perdoneremo tutto, anche di non averci davvero stupito).

Non è felice ma sicuramente il più sexy Ghemon, con la sua urban soul Rose viola, che non casualmente fa rima con lenzuola. Raffinatissima. Almeno un po' felici i più giovani: Federica Carta Shade cantano di un amore forse finito, ma dalla loro hanno che è il pezzo che si memorizza in un istante, uno di quelli che senti di conoscere a memoria già a metà del primo ascolto; anche Einar forse si lascia con la fidanzata (nel brano, beninteso), ma si consolerà con la rotazione radiofonica. Anche i tre del Volo sono giovani, anche se tendiamo a dimenticarlo, e puntano alla seconda vittoria con un brano perfetto per i loro fan (c'è pure la firma di Gianna Nannini).

Un altro che punta al podio è Ultimo: I tuoi particolari è una ballatona solida in cui lui vuole dimostrare di essere cresciuto. Sfida Irama sul terreno della fan base. Occhio al finale cattura-applausi.

Le leonesse? Patty Pravo si intreccia con Briga in un brano che darà il meglio sul palco, se la Patty è al top. Per loro ci sono le firme doc di Calvetti e Zibba. Loredana Bertè ha un pezzo firmato da Gaetano Curreri che la porta in zona-Vasco. Può scatenare l'Ariston.

In fondo, però, ci teniamo la gioia di ballare. Arisa parte principessa Disney e a sorpresa vira a un pop gioiosissimo con accenti anni 90: Mi sento bene è il titolo del pezzo. Anche noi, le rispondiamo, perché ci tira un po' su il morale. I Boomdabash giocano pesante con il loro reggae salentino con tanto di cori di bambini: successo a orologeria (preparatevi a canticchiare «ti aspetterò / come il caffè a letto a colazione / come a un concerto dall'inizio / si aspetta il ritornello di quella canzone»).

Piace tanto al primo ascolto Soldi di Mahmood, con tra gli autori il re della trap Charlie Charles; viene da dire menomale che ha vinto Sanremo giovani. E fa rimare Ramadan con champagne (è per metà egiziano, ormai lo sappiamo bene; e anche qui c'è un padre che se ne va). La rima più assurda? « Sdraiato a terra come i Doors / vestito bene via del Corso» in Rolls Royce di Achille Lauro. Lo amerete o penserete che vi sta prendendo in giro – o tutte e due. Cita Marilyn, Amy, Rolling Stones e Gascoigne, e un certo Kevin che forse è Spacey, ma non si sa. Da queste parti è amore e voglia di vederlo in teatro con l'orchestra (e di cantare Rolls Royce Rolls Royce Rolls Royce a squarciagola).

Siccome si dice “dulcis in fundo”, si chiude con la chicca. Un'altra luce di Nino D'Angelo e Livio Cori tra autotune, downtempo, elettronica e Napoli di oggi. « Si 'a rint tien a guerra nun o faje vedè / pare ca l'abitudine nun fa pe'tte». L'abitudine non fa per Nino, e menomale. Livio Cori è davvero il misterioso Liberato? Lo scopriremo solo… vedendo. Sanremo.

calacolo
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19 gennaio, 2019 - 0:00
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Altra recensione, Soundsblog!

http://www.soundsblog.it/post/.....alutazioni

Waves of Music
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19 gennaio, 2019 - 0:03
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https://pickline.it/2019/01/18/sanremo-non-sono-solo-canzonette-le-pagelle/

E poi c’è “cavallo pazzo” Arisa. Che torna quella di “Sincerità” e immette un po’ di allegria in questo buio festival con “Mi sento bene”, positiva e ottimista sin dal titolo. Anche se il punto di partenza è che dobbiamo tutti morire, l’invito è a cogliere il buono di ogni giorno

Questa mi ha stesolmao

Fred
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19 gennaio, 2019 - 0:07
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Uh mamma quanto mi aspetto da Mahmood. Gioventù Bruciata non mi ha ancora lasciato, Soldi ne è addirittura un ideale continuo. E' la canzone che attendo di più, speriamo bene, e io non sono un amante della trap eh. Dai dai dai!

Davidex
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19 gennaio, 2019 - 0:09
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Giuseppe Attardi - Pickline

E dov’è anche la canzone italiana? Quest’anno non sono solo canzonette, come direbbe Edoardo Bennato. I testi si allungano, si dilatano, fagocitano suoni e melodie. Ci sono poemi, sceneggiature e sceneggiate, film, favole, racconti. Colpa anche dell’irrompere del rap e della trap, vengono stravolti i tradizionali canoni strofa e ritornello. Sono rare le composizioni nelle quali è possibile individuare un refrain e si esce dai pre-ascolti senza alcun motivetto in testa, contrariamente alle scorse edizioni, quando già tutti canticchiavano “Occidentali’s karma” di Francesco Gabbani nel 2017 e “Una vita in vacanza” dello Stato Sociale nel 2018.

IRROMPE IL RAP. Il rap domina. Anche fra insospettati. Daniele Silvestri duetta a sorpresa con Rancore in “Argento vivo” in una miscela fra Jovanotti e Caparezza, raccontando la storia di un detenuto di 16 anni finito dietro le sbarre senza un motivo in una forma teatro-canzone. Voto: 6

Si cala nelle vesti di trapper Nino D’Angelo, con tanto di ricorso all’auto-tune, il software che robotizza la voce, in alcuni passaggi di “Un’altra luce”, la canzone con cui è in gara in coppia con Livio Cori. Per metà in napoletano, scritta dalla strana coppia con Big Fish, guardando al nu soul, all’urban sound, alla trap, e alla canzone verace, il testo è un dialogo fra generazioni. «La mia ha fallito, ha sbagliato tante cose, non le ha sapute gestire – commenta D’Angelo – Abbiamo lasciato ai nostri figli un’Italia sbandata, la disoccupazione… Nel testo Livio, a nome dei suoi coetanei, chiede un po’ di luce. Giusto. È arrivato il momento di ripagare per quanto abbiamo avuto». Voto: 7

Il dialogo tra classicità e nuovi linguaggi fallisce miseramente invece in “Un po’ come la vita” che vede insieme Patty Pravo e Briga. Quest’ultimo, chiamato in soccorso da Baglioni, riesce a dare po’ di movimento a una lagna che si regge sull’unica tonalità (bassa) che ormai può eseguire la voce dell’ex ragazza del Piper. Una ballata inutile e noiosa. Voto: 4

Tra rap e pop il duetto con Federica Carta e Shade, ancora immaturi per Sanremo. E non solo. Fanno il verso a Fedez e Francesca Michielin con la canzone “Senza farlo apposta”. Voto: 3

Arriva dalle periferie estreme, quelle popolate da immigrati, “Soldi”, canzone dura e cruda, ben interpretata da Mahmood, milanese di madre e padre egiziano promosso tra i Campioni da Sanremo Giovani. Si fa produrre dal guru della trap Charlie Charles (l’uomo di Ghali e Sfera). Esistenze e storie personali di gente costretta a vivere ai margini della società, dove si “beve lo champagne sotto il Ramadan”. Una gioventù bruciata raccontata in italiano e arabo, tra funk, trap, echi mediorientali, ritmi spezzati e sincopati, che ricordano Marco Mengoni. Voto: 6.5

Corre dietro a un “pensiero nero che mi culla” Ghemon con “Rose viola”. Un duro dal cuore buono in un rap molto black. Voto 5

IL TESTO PREVALE SUL SUONO. È un vero e proprio poema “L’amore è una dittatura” degli Zen Circus. Il cantante Appino declama lunghe strofe quasi senza prender fiato. Fra porte aperte, porti chiusi, topi e zanzare descrive l’anarchia delle emozioni. C’è un orologio che scandisce tutta la canzone. Un drammatico crescendo denso di pathos, che sembra assumere atmosfere circensi, prima di dare fuoco alle chitarre rock nel finale. Una composizione scioccante, per nulla facile. Voto: 7.5

È una preghiera laica “Abbi cura di me”, canzone con cui Simone Cristicchi cerca il bis di “Ti regalerò una rosa”, quando vinse Sanremo 2007. «Nei versi della canzone, ricorre il tema millenario dell’accettazione, della fiducia, dell’abbandonarsi all’altro da sé, che sia esso un compagno, un padre, una madre, un figlio o Dio – racconta l’autore romano – Nelle mie intenzioni, questo brano vuole essere una preghiera d’amore universale, una dichiarazione di fragilità, una disarmante richiesta d’aiuto». Il brano è un avvolgente, toccante e poetico bolero dall’epico finale orchestrale di grande effetto. Voto: 7

Anche i Negrita puntano su un testo carico di significati e richiami con “I ragazzi stanno bene”. Dopo un attacco western con citazioni politiche («Di fantasmi sulle barche e di barche senza un porto come vuole un comandante a cui conviene il gioco sporco»), il brano si disperde in un pop-rock che non brilla eccessivamente, ma che, al contrario di molti loro colleghi, mantiene la parvenza di un ritornello sull’essere ragazzi-adulti: «Non mi va di raccogliere i miei anni dalla cenere, voglio un sogno da sognare, voglio ridere». Voto: 7

Motta è il classico cantautore, chitarra e voce. Anche se qui mescola musica popolare e all’Ariston si appoggerà sull’orchestra. Il moto ondoso del mare introduce il tema dell’immigrazione, difficile da individuare in un testo molto ermetico, scritto – racconta Baglioni – in «una notte sulla spiaggia di Lampedusa o Linosa». Voto: 7

È quasi una sceneggiatura “La ragazza con il cuore di latta” di Irama. Si parla di una ragazza alla quale il cuore «non batte a tempo» a causa dei maltrattamenti del padre. Chi racconta la storia si è innamorato di questa fanciulla e da lei sta per avere un figlio. Una favola nera, molto ruffiana, dal lieto fine. Sarebbe da mettere in considerazione per la vittoria del Festival. Voto: 6

Ed è una commovente e nostalgica lettera al nonno la canzone di Enrico Nigiotti, fresco reduce da X Factor. “Nonno Hollywood” è una ballata ben costruita sul tema si stava meglio ieri. «Centri commerciali al posto del cortile, si parla più l’inglese che i dialetti nostri», «la ricchezza sta nella semplicità». Piacerà a nonni e nipotine. Attenti anche a questa. Voto 7.5

I SENATORI. Alla lettera di Nigiotti al nonno, Francesco Renga risponde con il ricordo della madre. «Il mondo si è perso, tu rimani» canta in “Aspetto che torni”, musica e testo scritti da Bungaro e che Claudio Baglioni ha voluto affidare alla voce dell’ex marito di Ambra. Una canzone di maniera, nello stile di Renga, elegante. Piacerà alle sue fan. Voto: 5

Nek ritenta la carta dell’elettro-pop con “Mi farò trovare pronto”. All’amore, canta. Danzabile, ma priva di ritornello, la canzone non riesce a decollare. Voto: 4

Anna Tatangelo sembra raccontare la sua storia d’amore con Gigi D’Alessio, fra rotture e ricongiungimenti, in “Le nostre anime di notte”. Una boiata pazzesca, direbbe Fantozzi. Perché si ostina ancora a cantare? Voto: 2

Paola Turci svolge il suo compito dignitosamente, senza uscire fuori dai binari che ha seguito nella sua carriera: “L’ultimo ostacolo” è una canzone elettro-pop che la rispecchia, una ballata classica ben interpretata, senza infamia né lode. Voto: 6

Gaetano Curreri, frontman degli Stadio e autore di diversi successi di Vasco Rossi, disegna un rock aggressivo alla Blasco per Loredana Bertè con “Cosa ti aspetti da me” che la cantante calabra interpreta alla sua maniera. Voto: 5

LE PROMESSE MANCATE. Ultimo, il favorito per la vittoria finale secondo i bookmaker, non riesce a ripetere l’exploit dello scorso anno quando vinse nella categoria Giovani. Nel brano “I tuoi particolari” canta il rimpianto e la nostalgia per un amore finito in uno stile che mi continua a ricordare Alex Britti. Voto: 4

Chi doveva fare il rapper si scopre rocker. Achille Lauro, all’anagrafe Lauro De Marinis, inventore del sambatrap, ma più conosciuto dal grande pubblico per aver partecipato alla edizione 2017 della trasmissione di Rai2 “Pechino Express” insieme al suo produttore Edoardo Manozzi, in arte Doms, si scatena in uno spavaldo rock’n’roll intitolato “Rolls Royce”. In una sequenza di citazioni di icone e leggende della musica e del cinema, dai Doors a Amy Winehouse, da Marilyn Monroe ai Rolling Stones, da Hendrix a Elvis, sembra adattare “voglio una vita spericolata” di Vasco Rossi a modelli un po’ più terra terra (da Steve McQueen si passa a Miami Vice). Voto: 5

Einar, cantante dalle origini cubane, vincitore di Sanremo Giovani va in cerca di “Parole nuove” per scoprire la rima cuore/amore. Pop banale. Voto: 4

Il gruppo salentino dei Boombadash, baciati dalla fortuna dal duetto con Loredana Bertè, non vanno al di là di un reggaeton in salsa latina. “Per un milione” non lascia traccia. Voto: 4

Inascoltabile il trio de Il Volo. “Musica che resta”, che tra l’altro porta anche la firma di Gianna Nannini, è un atto di presunzione: «Siamo musica vera che resta». È un pasticcio vocale barocco, pesante e kitsch, adatto a un pubblico americano. Voto: 3

ATTENTI AL SORRISO. In questo contesto in cui predomina il sociale, si diffonde il pessimismo e la tradizione melodica italiana scompare, ci sono delle voci che vanno in direzione opposta. Una è quella della band ligure degli Ex-Otago. Come già indica il titolo, la loro è “Solo una canzone”. Oh, finalmente. Soltanto una canzonetta. Con tanto di ritornello: «È solo una canzone / abbracciami per favore». Una canzone leggera, una canzone d’amore adulta su quando «l’amore non è giovane e non è semplice restare complici». Tenera e delicata, un po’ naif. Una ventata di aria fresca. Voto: 7.5

E poi c’è “cavallo pazzo” Arisa. Che torna quella di “Sincerità” e immette un po’ di allegria in questo buio festival con “Mi sento bene”, positiva e ottimista sin dal titolo. Anche se il punto di partenza è che dobbiamo tutti morire, l’invito è a cogliere il buono di ogni giorno. A sorridere, ballare. Atmosfere musicali da film disneyano o da commedia musicale americana anni Cinquanta. E poi la voce di Arisa stupisce. Voto: 6.5

Waves of Music
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19 gennaio, 2019 - 0:10
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Einar, Lady Tata, Ex-Otago Nek mi sembra abbiano convinto poco, in generale (e negli ultimi due casi mi sorprende).

Tra i favoriti, Irama mi sembra sia quello piaciuto di più, a sorpresa.

Gen931
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19 gennaio, 2019 - 0:11
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Praticamente arisa è in quota stato sociale/gabbani.

Adorerei se vincesse il festival con la scanzonatezza degli esordi. 

catecaselli

Effettivamente mi sembrano assenti le canzoni divertenti e popparole

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"Mi Sento Bene" sarà la nuova Occidentali's Karma?  catecaselli

(Seh, magari  plsnot)

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