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Gli ascolti dei giornalisti
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18 gennaio, 2019 - 18:55
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Nek (“Mi farò trovare pronto”): Scritta con Paolo Antonacci e Luca Chiaravalli, Nek naviga le sue acque note e butta giù un testo d’amore che non ha enormi spunti per quanto riguarda il testo, con un po’ di rime scontate. Ma sorprende nello sviluppo musicale , partendo con un piano e synth à la Nek, ma che a si apre EDM, dance. Sarà interessante ascoltarlo con l’orchestra Rai alle spalle. Pezzo che punta ai passaggi radio…

Nino D’Angelo e Livio Cori (“Un’altra luce”): Per il suo ritorno sanremese, Nino D’Angelo sceglie Livio Cori e una canzone che mescola il napoletano all’italiano, con l’ex caschetto biondo a farsi carico del dialetto più del suo collega giovane. La loro è unracconto generazionale, anzi di due generazioni diverse e le sonorità sono quelle più vicine a Cori e all’urban soul. Se vi aspettate un D’Angelo noto sarete sorpresi anche se la sua voce resta inconfondibile, mentre Cori porta il vocoder sul palco dell’Ariston.

Ultimo (“I tuoi particolari”): Vincitore dell’ultima edizione di Sanremo Giovani, Ultimo parte come uno dei favori per la prossima edizione, soprattutto grazie a un 2018 fenomenale per quanto riguarda i numeri e il riscontro del pubblico. “I tuoi particolari” è un pezzo scritto di suo pugno, un brano che canta la mancanza (del padre?): “È da tempo che cucino e metto sempre un piatto in più per te”. Il piano regge la voce del cantante che prende respiro nel ritornello, il pezzo piacerà a chi è suo fan e chi apprezza un futuro che continua la strada più romantica e cantautorale.

Zen Circus (“L’amore è una dittatura”): Se la giocano senza paura e a viso aperta gli Zen che portano un testo lungo, pieno di parole, senza ritornello (sic), con un tic toc carillonato che segna l’incedere del tempo. Non potevano, conoscendo la loro storia non parlare di quello che ci circonda e anche loro parlano di porte aperte e porti chiusi (e non sono gli unici, vedi Negrita). Senza farsi ingannare dall’”amore” del titolo Appino e soci parlano di topi, sangue, anarchia e di chi arriva né per chiedere soldi, né per derubare o soffiare il posto di lavoro. Una lunga filastrocca con la batteria di Karim che segna il tempo e la voce di Appino che come sempre dà il senso dell’urgenza. Sono gli Zen Circus come li conosciamo. E coraggiosi.

Shade e Federica Carta (“Senza farlo apposta”): Dopo il successo incredibile di “Irraggiungibile” Shade e la Carta ci riprovano con una formula che non cambia tantissimo, tra amore fuggito via, telefonini e giochi di parole (“Dammi il mio panico quotidiano”) siamo ancora nei territori amorosi, su una base che mescola l’andamento rap affidato a Shade e il versante più pop del ritornello alla Carta, con un temporale iniziale che si sente sullo sfondo di un piano che dà la rincorsa alla voce di Shade che fa partire un pezzo che parla di amarezza, bugie, lune storte: un amore struggente e non corrisposto.

Arisa (“Mi sento bene”): È un’Arisa che gioca con il tempo riportando i piedi sulla terra, però. Senza un’intro strumentale (almeno nella versione ascoltata), il pezzo parla del suo benessere, di ciò che appunto la fa stare bene, ma non perde un tocco di malinconia (Cosa ne sarà dei pomeriggi al fiume da bambina, degli occhi di mia madre”) con una musica che dopo un’intro d’attesa, fiabesco, si prende il suo spazio e si cuce a misura sull’Arisa più allegra e ballabile.

Simone Cristicchi (“Abbi cura di me”): “Abbi cura di me” segna il ritorno di Cristicchi sul palco dell’Ariston. Un ritorno atteso che non deluderà chi si aspettava profondità e un uso sapiente delle parole. “Non esiste un giorno che sia uguale a ieri” dice Cristicchi in una ballata che aggiunge gli archi all’immancabile piano, in un brano che parla del tempo che fugge e dell’importanza di goderselo, dell’importanza di perdonare e dell’amore. Si gioca la palma del testo più intenso di parole co Zen e Silvestri.

Achille Lauro (“Rolls Royce”): Era senza dubbio uno dei testi più attesi e in effetti Lauro non si smentisce e porta se stesso sul palco dell’Ariston, con frasi brevi e riferimenti continui ai grandi del rock, voglio una vita così. Più che trap, però, Achille Lauro, con una chitarra che non lascia respirare e una batteria in 4/4 gioca pi§ con gli stilemi rock che con la trap, che troviamo negli spruzzi di autotune, in una varietà che chi conosce il suo album non potrà non riconoscere. Per niente sanremese, a meno che non abbiate Vasco anni 80 come riferimento, anche se forse poteva osare un po’…

Francesco Renga (“Aspetto che torni”): Francesco Renga fa Francesco Renga e a Sanremo non cerca di spiazzare, anzi rafforza la sua immagine e con la sua voce inconfondibile che canta una ballad in cui da una parte fa riferimento alla madre, alla sua mancanza (“Cerco ancora nei miei occhi, il sorriso di mia madre”) e dell’importanza che ha sempre per lui, ma che parla anche del suo amore odierno

Negrita (“I ragazzi stanno bene”): Il ritorno dei Negrita riporta al rock, a quello di ispirazione americana. Pau: “Per far pace con il mondo dei confini e passaporti, dei fantasmi sulle barche e di barche senza un porto” con riferimenti neanche tanto velati a Matteo Salvini, e al “comandante a cui conviene il gioco sporco”.

Einar (“Parole nuove”): Einar rappresenta proprio quel genere che si potrebbe chiamare “talent pop”, ovvero quella categoria che nella musica e nei testi ama ripetersi. È il pop che unisce molti giovani usciti dai talent, innocuo, senza il tentativo di sorprendere, ma che evidentemente rassicura anche i più giovani. Ah, si parla d’amore.

Patty Pravo e Briga (“Un po’ come la vita”): La voce di Patty Pravo ci porta subito dentro al suo mondo. Ci rassicura, senza dubbio e Briga riesce in un meccanismo non semplice, quello di entrare perfettamente nel mondo della cantante (è questo che avviene), anche vocalmente. Ed è un merito per lui, anche se si perde quello che forse poteva portare, ovvero un tocco di pazzia, qualcosa che tenta nel rap che arriva quasi alla fine. Nel complesso il pezzo ci sta, non resterà nella Storia, ma conforta, appunto.

Daniele Silvestri (“Argento vivo”): L’argento vivo di Silvestri è quello, probabilmente, di un bambino a cui è stato diagnosticato un deficit d’attenzione, troppo attivo, e di conseguenza sedato nel corpo ma non nella mente. Un pezzo arrabbiato che vede anche il rap di Rancore (che sarà presente tutte le sere) ad accompagnare il cantautore romano. Silvestri non smentisce e ama lasciare una traccia ogni volta che passa per Sanremo. Ci riesce ancora una volta.

Boomdabash (“Per un milione”): Veri dominatori delle classifiche del 2018, soprattutto quelle dei singoli con “Non ti dico no” assieme alla Bertè, la band salentina porta sul palco dell’Ariston un po’ di reggaeton, fedeli alla propria linea. Un reggaeton che vede anche la firma di Rocco Hunt e in effetti si sente il gusto del rapper salernitano, molto radiofonica, soprattutto dopo aver allenato i palati l’estate scorsa.

Anna Tatangelo (“Le nostre anime di notte”): Anna Tatangelo sceglie di tornare con un brano che non risente della sua collaborazione con Achille Lauro ma rientra nei lidi conosciuti per i suoi fan, con un pezzo pop che a un primo ascolto potrebbe riportare in mente le sue storie personali, con le incomprensioni tra due amanti che nel tempo crescono, ma che col tempo, appunto si possono rimarginare.

Mahmood (“Soldi”): Arriva il pezzo che non ti aspetti, con Mahmood che si fa accompagnare nella parte musicale da Dario Faini, aka Dardust e da Charlie Charles, produttore Re Mida della trap italiana e infatti il pezzo di Mahmood porta una sensibilità diversa sull’Ariston, anche lui con autotune spinto e la black music nel sangue e nella voce ma questa non è una novità. E gli va dato merito anche di un pezzo dal titolo più attuale, se si guarda una certa scena. Un po’ mengoniana.

Paola Turci (“L’ultimo ostacolo”): Paola Turci non delude neanche questa volta e riesce a portare un pezzo che pur non stravolgendo, riesce a portare la sua classe in alto anche questa volta, senza fronzoli, ma andando dritta al punto con un testo che parla dell'importanza di avere una guida, qualcuno di cui fidarsi (e che lei vede probabilmente nella figura paterna). Nessuna rivoluzione, ma il conforto di un bello che ci accompagna da tanto, per fortuna e che sarà bello ascoltare sul palco dell’Ariston.

Ex Otago (“Solo una canzone”): Gli Ex Otago portano l’It-Pop sul palco dell’Ariston, una quota maggirouitaria, ormai nel Paese, con loro che fanno da alfieri del genere. Un pezzo che piacerà agli amanti di Carucci e della sua voce: “Non è semplice scoprire nuove tenebre tra le tue cosce dietro le orecchie” canta in un pezzo che immette nel Festival un po’ di sensualità

Motta (“Dov’è l’Italia”): Il rumore del mare e un arpeggio introducono quello che è uno dei migliori cantautori della scena italiana. Vincitore dell’ultima Targa Tenco come miglior album, da anni, ormai, Motta si è confermato nel tempo e finalmente anche il pubblico sanremese potrà sentire la sua voce e la sua musica. Motta non perde le sue caratteristiche: l’ossessività del ritornello, ad esempio, è anche qua, ipnotico, per un pezzo che parla di attualità, di partenze (e il mare iniziale ci getta direttamente nel tema della canzone), ma riuscendo a farlo senza retorica, lasciando l'ascoltatore con la possibilità di interpretare, e lasciando ad altri quell'aspetto didascalico spesso insopportabile.

Loredana Bertè (“Cosa ti aspetti da me”): Alla Bertè è piaciuto quello che è successo in questi mesi, da quando, assieme ai Boomdabash ha conquistato le radio italiane. E se proprio deve ballare che si continui a ballare così, col ritmo: la sua voce graffiata e una base spinta per un testo che risente della scrittura di Curreri soprattutto (che co-firma con Gerardo Pulli e Pietro Romitelli): “Io non posso credere che esista un altro amore come me”.

Enrico Nigiotti (“Nonno Hollywood”): Nigiotti porta a Sanremo una ballad che parla del tempo che fu. Nigiotti usa l’artificio retorico della lettera al nonno ricordando i suoi insegnamenti e un mondo che non esiste più: “Nonno mi hai lasciato in una generazione che non so sentire” dice il cantante ma l’effetto è quello di invecchiare tantissimo e sa di artificio. Non basta la parola “cazzi”.

Irama (“La ragazza con il cuore di latta”): Irama, invece, cerca una strada non scontata per lui, e porta il tema caldo, quello della violenza domestica, di un padre che picchia la ragazza con il cuore di latta. È una storia di solitudine e di rinascita, un cuore spezzato dal dolore e tenuto in funzione da un pacemaker, "una riflessione su quante situazioni tragiche si nascondano dentro ai confini sacri della famiglia".

Ghemon (“Rose viola”): La cera anima soul del Festival è Ghemon, che lo scorso anno ha fatto una comparsata co Diodato e Roy Paci e questa volta, invece porta tutto se stesso, la sua voce soul, appunto, il bagaglio di uno degli artisti che in questi ultimi anni è riuscito a trovare popolarità senza seguire strade facili, anzi, guardando all’estero e ridefinendole in un percorso personale che ci ha portato, ad esempio a Mezzanotte”, il suo ultimo album.

Il Volo (“Musica che resta”): Potevano tentare la strada reggaeton provata per il mercato sudamericano e invece Il Volo ha ripercorso la strada del pop lirico, un po’ meno di “Grande amore”, ma, insomma, siamo da quelle parti là, con un testo a cui ha messo mano anche Gianna Nannini. Insomma, i tre continuano comunque il percorso che li ha portati al successo. E perché avrebbero dovuto cambiare?

Teolino
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18 gennaio, 2019 - 18:56
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Insomma Caramelle non è passata perché c’era già la canzone di Irama... altro che censura.

Asp
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18 gennaio, 2019 - 18:57
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Welp Arisa giá massacrata.

We love a 15th place

pazzoreality
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18 gennaio, 2019 - 18:58
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Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood
Nigiotti è sanguigno, ruspante, e qui c’è tutto il ragazzo di Livorno cresciuto dal nonno. Una bella canzone, malinconica, ben scritta e interpretata con trasporto. Forse la sua più bella fin qui, e che assai bene lascia sperare per un futuro decisamente cantautorale.

PURE Monina? Che hai combinato, Nigiottone qsjkdirtkyu

Che strano uomo avevo io, con gli occhi dolci quanto basta...

Gen931
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18 gennaio, 2019 - 19:03
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Arisa secondo me piacerà molto invece. Cate sa quello che fa. 

Aerys
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18 gennaio, 2019 - 19:04
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Ma sbaglio o la presenza di Rancore con Silvestri salta fuori soltanto adesso? Strano che non sia ufficialmente un featuring.

Più ci avviciniamo più mi rendo conto di quanto sia pazzesco questo cast. Potenzialmente ci sono tantissime hit.

Mahmood, Arisa, Silvestri e Cristicchi quelli che mi interessano di più.

Teolino
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18 gennaio, 2019 - 19:04
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Pasqui

Festival di Sanremo 2019, le 24 canzoni in gara in anteprima. Claudio Baglioni: “Ci sono dei testi poco sanremesi”

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Milano, sede Rai di Corso Sempione. È il 18 gennaio e mancano (manco a farlo apposta) 18 giorni all’inizio del Festival di Sanremo, il secondo targato Baglioni.“Un’élite” composta da un centinaio di giornalisti ha il privilegio diascoltare in anteprima i ventiquattro brani in gara. Baglioni precisa: “Anche io finalmente potrò farmi un’idea dei brani che abbiamo scelto”. Perché, non li ha già ascoltati? Forse no, dato che scoprirà insieme ai colleghi che Daniele Silvestri non si esibisce da solo ma in coppia con il rapper Rancore.

Si parte con Nek, si finisce con Il Volo, con pausa tartine a metà. Tutti scambiano opinioni e sentenze, come se fosse facile giudicare un brano al primo ascolto (la storia insegna che ce ne vogliono almeno un paio per capirci qualcosa). Noi usciamo dagli ascolti con la testa in fiamme e solo tanta confusione. Qualche certezza, però, ce l’abbiamo anche noi. Motta, i The Zen Circus e i Negrita saliranno sul palco dell’Ariston con canzoni che (non) piaceranno ai nostri politici. Il primo canta di un qualcosa “a due passi dal mare”, che arriva con l’aria stravolta di chi non si ricorda neanche più cos’è l’amore, fino a chiedersi – come dice il titolo – “Dov’è l’Italia?”. La canzone, dirà Baglioni, è stata scritta a Lampedusa. I The Zen Circus cantano la paura del diverso: citano “porte aperti e porti chiusi”, citano l’anarchia, raccontano degli sguardi “attoniti” che ricevono due uomini che si baciano. Quasi una filastrocca che parte con il suono del carillon e un orologio che detta il tempo che passa. Il brano dei Negrita, invece, racconta di un uomo che – con una chitarra in mano – vuole fare pace con il mondo “dei confini e dei passaporti”. Anche qui si parla di barche senza porto e, qui il riferimento è abbastanza palese, “come vuole un comandante a cui conviene il gioco sporco”.

“Ci sono dei testi poco sanremesi”, dice Baglioni. Le sorprese arrivano dagli “insospettabili”. La canzone di Achille Lauro – che porterà un po’ di sano rock (sì, un trapper porterà il rock a Sanremo) – rompe tutti gli standard sanremesi: alle signore in platea cadrà la mascella. Cita i grandi come Marilyn, i Doors, Elvis, Axel Roses, Billie Joe, Amy, ma poi chiede a Dio di salvarci da questi giorni e si chiede: “Di noi che ne sarà?”. Poco sanremese anche Mahmood,un’altra bella sorpresa: lui parla a un padre che se n’è andato, a cui urla “dimmi se ti manco o te ne fotti”. Cita anche alcune parole arabe come “habibi”, d’altronde la canzone ha richiami “arabeggianti”. I Boomdaash si presentano con un coro di bambini per il ritornello, ma funzionerà tanto in radio (fosse inizio estate, avremmo già il tormentone tra le mani).

“Alcuni testi hanno tantissime parole e addirittura neanche il ritornello”. Daniele Silvestri e Rancore propongono un testo smisurato: racconta di un 16enne in prigione senza aver commesso alcun reato, con lo scorrere del testo si scoprirà che la prigione è il mondo del web, che lo costringe a rimanere seduto – immobile e muto – per ore. Simone Cristicchi ricorda per certi versi l’interpretazione-recitata di Signor Tenente (sì, è un paragone azzardato): il testo invece non c’entra niente con Faletti, qui c’è un’esaltazione della vita (che “è un miracolo”), del vivere come se fosse l’ultimo giorno, del senso delle cose che ci circondano e dell’amore. Anche Enrico Nigiotti punta a far commuovere con una dedica struggente e nostalgica dedicata al nonno scomparso. Parla di “una generazione con nuovi discorsi” e di una rete (il web?) “che non prende pesci, ma prende noi”.

Ma, ovviamente, c’è anche tanto di sanremese. Come la canzone di Einar, che si tormenta di un amore che sta per finire. Anna Tatangelo e Francesco Renganon propongono niente di diverso da quello che ci si aspetta da loro: Anna parla di un amore ritrovato (quello con Gigi D’Alessio?), mentre Renga di un amore che lenisce il dolore della perdita della mamma “che mi manca da trent’anni”. C’è amore anche nella canzone de Il Volo (vogliono vincere e arrivano con una canzone “gigiona”): “Siamo il sole in un giorno di pioggia” potrebbe essere una frase da bacio perugina. Shade e Federica Carta, che ricalcano perfettamente lo schema che ha portato al successo il loro precedente brano, cantano di un amore tormentato. Ultimo fa Ultimo: convince e regala una canzone al papà scomparso (non è citato ma lo si percepisce). Farà piangere con una ballad struggente.

Dall’indie con furore, anche gli Ex Otago parlano di amore, strizzando l’occhio ai TheGiornalisti: dicono che “non è semplice” restare complici, scoprire nuove tenebre e restare insieme. Anche Paola Turci fa una dedica d’amore: dice che, nonostante tutto, è bello cadere insieme a qualcuno e superare insieme gli ostacoli. Irama convince con una ballata (anche lui fa uso del carillon) che parla di Linda, una ragazza fragile e con il cuore di latta, che nonostante le sofferenze della vita e un padre violento rimane incinta.

La stranezza arriva da una sorprendente Arisa. Il brano parte con eleganza, con l’uso degli archi, ma alla seconda strofa inizia proprio un’altra canzone e un’altra atmosfera: allegra, strampalata, quasi da cartone animato, che la riporta ai tempi di Sincerità e L’Amore No. Lei canta di quanto sta bene se non pensa al tempo lasciato alle spalle. Nek farà muovere il piede per tenere il tempo con una ballata molto elettronica (e radiofonica). Grande tema è l’autotune, che arriverà sul palco del Festival con Livio Cori e Nino D’Angelo. La loro non è la classica canzone neomelodica che ci si aspetta, il loro incontro generazionale rende il tutto contemporaneo (e Livio Cori, che è Liberato?, fa uso massicciamente uso di autotune). Ne faranno uso anche Achille Lauro e Mahmood.

Enigmatico Ghemon, che sorprende sempre e non riesci mai a etichettarlo: fa uno stile tutto suo e ogni volta cambia le carte in tavola, come stavolta. Loredana Bertè propone una ballata martellante, che canta a tutta voce. “Non posso credere che esista un altro amore come te”, canta. Ha bisogno di più ascolti la miscela composta da Patty Pravo e Briga, con quest’ultimo ormai più cantautore che rapper. In sostanza: non c’è la perla che rimane impressa su cui possiamo già puntare, ma neanche la canzone brutta da distruggere a priori. Ci rileggiamo al prossimo ascolto, durante la prima serata di Sanremo.

Olimpico85
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18 gennaio, 2019 - 19:07
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Da queste prime recensioni mi sembra che pure quest'anno non ci siano possibilità di una vittoria femminile. Le recensioni migliori sembrano quelle della Turci seguita dalla Bertè.

De Il Volo si è capito che hanno una Grande Amore 2.0 e su Renga mi sembra di leggere poco entusiasmo.

http://i64.tinypic.com/20f2hoz.jpg

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18 gennaio, 2019 - 19:10
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Insomma per Arisa ventesimo posto? Che mess  plsnot

 

Nigiotti  clap

Già NERO per Irama che troveremo sicuramente sul podio  toofunny2

Teolino
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18 gennaio, 2019 - 19:16
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Sanremo 2019. Abbiamo ascoltato in anteprima le canzoni in gara

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Abbiamo ascoltato in anteprima le canzoni in gara a Sanremo 2019, seconda edizione del Festival “targato” Claudio Baglioni. Diciamo subito che non è un ascolto ottimale: 24 canzoni mandate a loop, una dietro l’altra, senza interruzioni, in un ambiente asettico.
Del resto lo ha detto pure Baglioni: «Anche io avrei preferito farli ascoltare dal vivo, con orchestra, a Sanremo. Il phatos è sicuramente diverso. Però ci sono regole e riti che bisogna rispettare».
Poi ha aggiunto: «Le 24 canzoni selezionate a mio avviso rappresentano bene l’attuale panorama musicale italiano, che è largo e vivace. Ho cercato il senso della bellezza, ma anche della bizzarria, dell’originalità, della sincerità e della verità. Ovviamente mi auguro di aver fatto le scelte giuste, anche se nessuno è infallibile».
Come dicevo prima, questo ascolto non può essere considerato né esaustivo, né definitivo, però è comunque un modo per farsi un’idea di massima.
Ecco quindi la mia “first impression”. Giudizio che chiaramente mi riservo di modificare dopo un ascolto più approfondito.
Mi farò trovare pronto di Nek – Senza infamia e senza lode. Inizia con alcune note di piano, cresce, poi diventa uno spensierato brano pop, caratterizzato da un classico ritornello “alla Nek” e con un intervento orchestrale che nella versione live potrebbe dargli forza. Dice: “Libri di milioni di parole / ce ne fosse almeno una / per essere all’altezza dell’amore”.
Un’altra luce di Nino D’Angelo e Livio Cori – La prima strofa la canta Cori, poi entra Nino, quindi le due voci si amalgamano. Un brano lento, d’atmosfera. Con un Nino D’Angelo che non ti aspetti: la sua voce è filtrata dall’autotune. Testo in napoletano, che prova a unire la Napoli di ieri con quella di oggi. E ci riesce.
I tuoi particolari di Ultimo – Il vincitore di Sanremo Giovani dell’anno scorso sta crescendo bene. Forse non è il suo pezzo migliore, però non è male. Un brano lento, che parte con un giro di piano, poi diventa più energico quando entra la ritmica: è una riflessione su una storia d’amore finita raccontata con parole non scontate.
L’amore è una dittatura degli Zen Circus – Brano caratterizzato da una ritmica che ricorda il tic tac di un orologio. Il pezzo cresce a mano a mano che va avanti, e ti cattura. Il testo è intenso, piuttosto complesso come tutti quelli scritti da Andrea Appino: “Siamo delle antenne, dei televisori / emettiamo storie che fanno rumore”. E sdogana, almeno per quanto riguarda Sanremo, un termine ormai di uso comune: “Mi spiego meglio, senza nascondermi dietro a cazzate”.
Senza farlo apposta di Federica Carta e Shade – Studiata apposta per acchiappare la vasta platea dei teen, è ‘na canzunciella che certo non passerà alla storia. Ma assolve il suo compito. Anche se non diventerà certo la “trottolino amoroso” dei giorni nostri. Comunque lei ha una bella voce, e gli interventi del rapper torinese non sono fuori misura.
Mi sento bene di Arisa – Di cognome fa Pippa, ma quando canta non lo è per niente. Stavolta riesce addirittura a sorprendere, proponendo una canzone a due fasi, che a un certo punto diventa un godibile brano pop che sarà molto ballato.  
Abbi cura di me di Simone Cristicchi  – È una sorta di preghiera laica che «affronta il tema millenario dell’accettazione, della fiducia, dell’abbandonarsi all’altro, che sia esso un compagno, un padre, una madre, un figlio, o Dio», come spiega il cantautore romano. Scritta con Nicola Brunialti e Gabriele Ortenzi, a tratti s’avvicina alla poesia (“Più che perle di saggezza / sono sassi di miniera / che ho scavato a fondo a mani nude / in una vita intera”). Interessante anche la costruzione, con un violino struggente verso metà e un finale mozzafiato con grande orchestra.

Sanremo 2019Image Enlarger
Foto di Ambra Vernuccio

Rolls Royce di Achille Lauro. In fase di presentazione aveva detto che il suo «non è un brano d’amore. Non è trap. Tutti si aspettano che utilizzi l’autotune, invece è qualcosa di più vicino agli anni ’70-’80, un nuovo rock’n’roll con dentro anche Elvis». In effetti Elvis è citato (forse per ucciderlo un’altra volta). E sono citati i Doors, Amy Winehouse, Marilyn Monroe, Jimi Hendrix, Axl Rose, Rolling Stones. Musicalmente scimmiotta una certa new wave degli anni ’80. Funzionerà, ma è solo plastica.
Aspetto che torni
di Francesco Renga – Il vincitore di Sanremo 2005 propone una canzone dai contenuti intimistici (cita il padre e la madre), costruita attorno alla sua bella voce. Le prime strofe paiono un pezzo di Ron.
I ragazzi stanno bene dei Negrita– Loro lo definiscono «un rifiuto, la non accettazione di certe storture che la società contemporanea ci regala e ci impone ogni giorno». Introdotto e chiuso da un fischio “che canta”, è un brano rock che vorrebbe indurre a una riflessione sui rapporti intergenerazionali. Interessante il testo, alla cui scrittura ha collaborato Il Cile.
Sanremo 2019Image EnlargerParole nuove di Einar – Questo ragazzo originario di Cuba, classe 1993, è il primo dei due vincitori di Sanremo Giovani. La canzone che porta al Festival promette: “Riscriverò l’amore con parole nuove”. Onestamente di nuovo non c’è molto.
Un po’ come la vita di Patty Pravo con Briga – Brano lento, che permette alla “divina Patty” di esprimersi a modo suo (anche se poi resta l’incognita del live). Briga fa la sua parte, senza eccedere. Forse l’errore sta nell’aver voluto amalgamare in modo eccessivo le due voci.
Per un milione dei Boomdabash – Una cosa è certa: questo pezzo funzionerà alla grande. Ritmica reggae, melodia solare, un brano decisamente accattivante. Non è un capolavoro, ma acchiappa. Potrebbe essere l’Una vita in vacanza del Sanremo 2019.
Le nostre anime di notte di Anna Tatangelo – Anna o piace oppure no. Magari è un po’ più adulta, ma alla base c’è sempre quella “ragazza di periferia”. (Nota a margine: il titolo è stato preso pari pari dall’omonimo romanzo di Kent Aruf, un libro che vi consiglio di leggere).
Soldi di Mahmood – Nato a Milano da madre italiana e padre egiziano, classe 1992, vincitore della seconda serata di Sanremo Giovani, Mahamood è da un po’ che ci prova, e stavolta potrebbe anche centrare il bersaglio. Quel “Mi chiedevi come va, come va / sai già come va, come va” non è certo una genialata, ma resta in testa. In sala ha usato l’autotune, ma ha detto che a Sanremo non lo userà. Vedremo che succede.
Argento vivo di Daniele Silvestri – Forse il brano con il testo più lungo e complicato, per il quale non basta certo un solo ascolto. È la storia di un ragazzo disadattato e pieno di problemi. La canzone è caratterizzata da un featuring del rapper Rancore, che sarà a fianco di Daniele anche sul palco dell’Ariston.
Solo una canzone degli Ex-Otago – La band genovese propone una ballad che parla d’amore, ma non dell’inizio o della fine, bensì di quella fase “di mezzo” in cui bisogna in qualche modo reinventare la storia. Lo fa usando il linguaggio della quotidianità: “Resta con me / perché da solo non ho fame / poi non è bello cucinare / solo per me”. Il pezzo parte con un pianoforte sottotraccia. Poi cresce con sonorità orchestrali, senza però perdere mail quel sapore indie-pop che è il marchio di fabbrica della band. Cresce piano, ma quando arriva al punto diventa davvero coinvolgente.
L’ultimo ostacolo di Paola Turci – La sua voce migliora col passare degli anni. Questa volta si presenta con un brano pop non esaltante, ma piuttosto avvolgente: “Fermati / che non è l’ora dei saluti / vieni qui / e abbracciami per due minuti / Guardaci / da fuori siamo la fotografia del giorno del mio compleanno”.
Dov’è l’Italiadi Motta – È un brano scritto e composto interamente dal cantautore pisano (già vincitore di due Targhe Tenco), nato dall’urgenza di raccontare l’attualità del nostro Paese, con quel riferimento iniziale al mare (i migranti) e un ritornello che diventerà un tormentone: “Dov’è l’Italia amore mio / mi sono perso anch’io”. Musicalmente è caratterizzato da un’avvincente chitarra country. Davvero bello.
MottaImage EnlargerCosa ti aspetti da me di Loredana Bertè– Ha ritrovato tutta la grinta di un tempo. Parte aggressiva, su una base musicale molto solida, e poi ti acchiappa con un ritornello davvero avvolgente. Curioso di vedere l’esibizione live.
Nonno Hollywood di Enrico Nigiotti –È un brano introspettivo e autobiografico che accenna alla perdita di una persona importante, ma in realtà racconta le passioni e le abitudini della generazione odierna, addentrandosi in un mondo con “centri commerciali al posto del cortile”. Bellissimo il testo, interessante la costruzione musicale. Il “ragazzo” ha grandi possibilità.
La ragazza con il cuore di latta di Irama – Baglioni conosce il mestiere e i pezzi forti li ha lasciati tutti in fondo. Questo inizia in modo delicato, con un carillon, ma poi diventa un pugno nello stomaco: racconta la storia di Linda, una ragazzina molto fragile che subisce violenza familiare: “Suo padre non fu lo stesso / a scuola nascondeva i lividi / a volte la picchiava”. Sul finale, a rendere il tutto ancora più emozionante, c’è una voce femminile “alla Pink Floyd”.

IramaImage Enlarger
Foto di Renata Roattino

Rose viola di Ghemon – Quello del rapper campano, classe 1982, è un altro pezzo interessante. Stavolta Giovanni Luca Picariello non rappa, ma propone un brano lento, molto intenso. Bello il crescendo finale, che regala atmosfere oniriche.
Musica che resta de Il Volo – I ragazzi crescono, ma sostanzialmente non cambiano più di tanto, e ci riprovano a colpire con i loro virtuosismi vocali. Del resto abbandonare la via maestra sarebbe una sfida troppo pericolosa. Questa volta si sono fatti dare una mano anche da Gianna Nannini, che ha contribuito (assieme ad altri quattro autori) a comporre questa romanza moderna.
I MIEI PREFERITI (in ordine casuale): Motta, Enrico Nigiotti, Simone Cristicchi.
ALTRI 6 CHE MI PIACCIONO (sempre in ordine casuale): Irama, The Zen Circus, Loredana Berté, Ghemon, Daniele Silvertri, Ex-Otago

https://www.spettakolo.it/2019/01/18/sanremo-2019-le-canzoni-in-gara/

Gen931
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18 gennaio, 2019 - 19:19
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Bella la recensione di pasqui. Non se la mena, è sincero nel dire che non sa chi possa vincere, e descrive le canzoni. 

Imparassero i soliti tromboni 

Teolino
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18 gennaio, 2019 - 19:22
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Simone Zani su All Music

Oggi la stampa nazionale ha avuto la possibilità di ascoltare in anteprima tutti e 24 i brani che saranno in gara al Festival di Sanremo 2019.

Per All Music Italia si è recato nella sede Rai Simone Zani e qui a seguire trovate il suo parere sulle canzoni in gara. Va tenuto presente che si tratta di un’opinione espressa a seguito di un primo ascolto e che i brani vengono fatti sentire ai giornalisti uno di seguito all’altro pertanto, le opinioni potrebbero anche cambiare leggermente (o magari anche radicalmente) con i successivi ascolti.

Partiamo subito in ordine rigorosamente alfabetico.

ACHILLE LAURO – Rolls Royce

Un brano che inizialmente ricorda il mood rock’n’roll anni ’70, lontano anni luce rispetto alle atmosfere samba trap dell’ultimo album Pour l’Amour, ma distante anche nei confronti delle produzioni del passato. L’inciso ricorda Chuck Berry e nel complesso il brano fa pensare a Jovanotti e alla sua unica partecipazione sanremese. Pezzo coraggioso che piacerà. L’effetto dell’autotune è solo accennato in un frammento del bridge.
Voto 6


ANNA TATANGELO – Le nostre anime di notte

Il brano parte con la voce di Anna su una base composta solo da grancassa e pianoforte. Il crescendo porta a un inciso dal sapore tipicamente pop, ma che stona nel complesso di un Festival con proposte più moderne. In particolare la classicità è evidente nella grancassa che introduce l’ultimo ritornello. Essendo una classica canzone d’amore il testo non fa eccezione. “Più ti guardo e più vedo la parte migliore di me.
Voto 5


ARISA – Mi sento bene

Arisa è cresciuta e questa trasformazione è evidente in un pezzo orecchiabile che è un inno alla positività. La strofa iniziale è arrangiata in maniera molto classica con l’orchestra che si sente in primo piano, così come nel finale. Il pezzo nella sua costruzione ricorda i musical e l’inciso ha un qualcosa che rimanda ai jingles pubblicitari. Il testo è leggero, ma il messaggio è chiaro e importante. “Ridere non è difficile se cogli il buono di ogni giorno”. E’, però, evidente l’assenza di Giuseppe Anastasi, autore dei grandi successi della cantautrice lucana, che questa volta non appare tra gli autori.
Voto 6,5


BOOMDABASH – Per un milione

Il reggae è Patrimonio dell’Umanità e questo brano è un omaggio almeno nel sound che risulta estremamente radiofonico. Si può notare l’intervento autorale di Federica Abbate e Cheope che hanno costruito un brano che ha tutte le carte in regola per risultare la rivelazione. In radio non farà nessuna fatica a farsi largo. Il coro che accompagna la parte finale dell’inciso ha il potere di rendere il brano ancor più orecchiabile e coinvolgente.
Voto 7,5


DANIELE SILVESTRI – Argento vivo

Daniele Silvestri porterà sul palco dell’Ariston un brano in cui il tema dell’incomunicabilità e dell’incertezza è portante. “Ho smesso di credere che ci sta ancora qualcosa là fuori”. Il sound è molto urban, forte, intenso, ipnotico e sul palco potrà dire la sua. L’intervento rap di Rancore impreziosisce un brano che ha notevoli potenzialità.
Voto 7,5


EINAR – Parole Nuove

E’ il pezzo meno moderno tra i 24. Un brano firmato da Tony Maiello, Kikko Palmosi e Nicola Marotta che è ben scritto, ma che probabilmente non trova in Einar l’interprete più adeguato. L’intro di piano e chitarra elettrica farebbe pensare a un crescendo che in realtà non c’è mai, nemmeno nell’inciso. Non si può dire che non sia orecchiabile, ma una possibilità come quella del Festival poteva essere sfruttata meglio dall’interprete vincitore di Sanremo Giovani.
Voto 5


ENRICO NIGIOTTI – Nonno Hollywood

Enrico Nigiotti scrive bene e questo non è più un mistero. Una ballad inizialmente minimale in cui il pianoforte è lo strumento più adatto per accompagnare la sua voce. Il ricordo del nonno che non c’è più, portando via con sé i racconti, le tradizioni e i ricordi. Un futuro che non offre certezze e per questo ci si rifugia in una malinconia che è ben descritta. “Si parla più l’inglese dei dialetti nostri.” Brano sincero e che strapperà qualche lacrima.
Voto 7,5


EX-OTAGO – Solo una canzone

Gli Ex-Otago non rischiano eccessivamente e portano sul palco un brano con sonorità che ricordano i pezzi indie degli ultimi anni. L’arrangiamento ha dei richiami alle più recenti produzioni dei Thegiornalisti e anche il testo non decolla, perdendosi nei cliché. “Quando l’amore non è giovane non è semplice”. Peccato perché è un’occasione mancata.
Voto 5,5


FEDERICA CARTA & SHADE – Senza farlo apposta

Uno dei brani in cui l’inciso si fa subito canticchiare. Un intro che ricorda il loro pezzo Irrangiungibile, ma che ha come punto di forza l’orecchiabilità e l’affiatamento dei due. Il testo non è dei più profondi, ma ci sta. Un buon mix che in radio funzionerà sicuramente e che i romantici più giovani apprezzeranno di sicuro.
Voto 6,5


FRANCESCO RENGA – Aspetto che torni

Il brano è interessante, ma nulla di più. Scritto da Bungaro e Cesare Chiodo, gode di un’intervento autobiografico di Francesco sul testo. Ma il pezzo non decolla e ricorda in maniera marcata altri brani della produzione di Renga anche a causa dell’utilizzo della doppia voce. Al termine del bridge c’è l’unico momento in cui la voce di Francesco ha un guizzo. E’ un brano melodico, dolce, ma forse troppo classico. Ormai da Renga, visto che a Sanremo non deve dimostrare nulla, ci si aspetta qualcosa di differente e più coraggioso.
Voto 6


GHEMON – Rose viola

Ghemon ha scelto un brano dalla costruzione straclassica. Strofa, ritornello, strofa, ritornello, bridge, ritornello e sinceramente le aspettative erano diverse. Sound r’n’b che ricorda gli anni ’90 e il sound delle TLC, con un secondo inciso più orchestrale, in beat interessante, ma niente più. Anche il testo non decolla, rimanendo rintanato in cliché d’amore già sentiti.
Voto 6


IRAMA – La Ragazza con il cuore di latta

La capacità compositiva di Irama non è mai stata in discussione e questo brano in cui viene trattato con delicatezza il tema della violenza domestica è la conferma della bontà del progetto del vincitore dell’ultima edizione di Amici. La prima parte dall’arrangiamento minimale ricorda alcuni episodi del primo album, mentre la poesia del testo testimonia che Irama sa scrivere e piuttosto bene. “Chi ha sofferto non dimentica, può solo condividere.
Voto 7,5


LOREDANA BERTE´- Cosa ti aspetti da me

Loredana Berté negli anni ha dimostrato di avere un difficile rapporto con il Festival di Sanremo. Questo brano è di gran lunga il migliore tra quelli che l’artista di Bagnara Calabra ha portato sul palco dell’Ariston. Un pezzo rock con le chitarre elettriche che dialogano alla perfezione con la sua voce graffiata. Le strofe meritano un voto altissimo, un po’ meno l’inciso. “Se va bene, va bene così”. Questo verso ci ricorda anche Vasco e non a caso uno degli autori del pezzo è Gaetano Curreri
Voto 7


MAHMOOD – Soldi

Il Teatro Ariston si trasformerà in un club? Riuscirà Mahmood in questo intento? Un pezzo ipnotico con un pianoforte che nell’inciso fornisce un tappeto quasi danzante, forte. E’ evidente il tocco di Dardust. Il testo è un po’ meno a fuoco rispetto a quanto ci si poteva aspettare, ma merita attenzione e curiosità anche per qualche frase in arabo inserite all’interno. Il brano è firmato nella musica dallo stesso Mahmood, Dardust (Dario Faini) e Charlie Charles al suo debutto a Sanremo.
Voto 6,5


MOTTA – Dov’è l’Italia

Motta porta la sua musica sul palco dell’Ariston in un brano in cui le immagini sono a tratti chiare, nitide e arricchite da una capacità di rendere al meglio qualunque concetto con poesia. L’inciso è forte e non farà fatica a farsi canticchiare, portando un messaggio sull’attuale tema dell’immigrazione. Nel finale l’orchestra dialoga con la voce di Motta, che si pone al centro di un brano che farà parlare di sé e che porta alla luce ancor di più al grande pubblico il talento di artista che si dimostra sempre più completo e a fuoco.
Voto 7,5


NEGRITA – I Ragazzi stanno bene

Il testo è nostalgico al punto giusto e racconta alcune sensazioni di chi ha superato i 40, ma sente dentro sé una forza dirompente. Musicalmente il pezzo apre con la chitarra (suonata con lo slide) e un fischio malinconico e incisivo. L’inciso ricorda le migliori produzioni dei Negrita e rimanda alle sonorità della seconda metà degli anni ’90, con qualche riferimento british. Il suono non si discosta dall’ l’ultimo album della band Desert Yacht Club.Che cos’è la libertà? E’ non avere paura”.
Voto 6,5


NEK – Mi farò trovare pronto

Nek ci ha preso gusto e anche a questo Festival porta un brano elettronico e a tratti dance. I rimandi a Fatti Avanti Amoresono notevoli, ma il pezzo è ben costruito e sicuramente funzionerà nella gara e anche in radio. Il bridge è suonato solo dagli archi e anche in questo caso la produzione di Luca Chiaravalli è più che chiara. “Sono pronto” viene ripetuto più e più volte, quasi come un mantra. Non eccessivamente innovativo, ma nel complesso funziona.
Voto 7


NINO D’ANGELO e LIVIO CORI – Un’Altra luce

Sentire la voce di Nino D’Angelo con l’autotune è a dir poco bizzarro, ma il brano è moderno ed estremente originale. Le voci di Livio Cori e Nino D’Angelo si sposano alla perfezione, in un pezzo dove il testo rimane un po’ “nascosto” a causa dell’utilizzo per quasi tutto il brano della lingua napoletana. Una dichiarazione d’amore che non risente dello scorrere del tempo e interpretata anche con versi trap.
Voto 7


PAOLA TURCI – L’Ultimo ostacolo

Una ballata struggente in cui la voce graffiata di Paola Turci trova il luogo più consono. La voce appare ancor più potente rispetto al passato e a servizio di un brano differente rispetto a quello presentato al Festival di 2 anni fa. Una dichiarazione d’amore consapevole delle difficoltà che si possono incontrare nel cammino quotidiano. Nel bridge la ritmica si fa più pressante e quasi ansiogena, ma sempre adeguata. “E’ bellissimo pensare di cadere insieme”.
Voto 7


PATTY PRAVO con BRIGA – Un po’ come la vita

Il pezzo apre su un tappeto di pianoforte in cui appare la voce di Patty Pravo. Poi è un continuo susseguirsi e rincorrersi di frammenti interpretati dai due artisti. Chi ha ascoltato l’ultimo lavoro di Briga non rimarrà sorpreso dalla sua voce e dalla predisposizione a un certo tipo di cantautorato, che invece pare meno a fuoco nella sezione in cui interpreta un bridge rap. “L’orizzonte è l’unica cosa che non vedo.
Voto 6,5


SIMONE CRISTICCHI – Abbi cura di me

Simone Cristicchi torna con un brano forte, intimo, ma allo stesso tempo intenso. La prima strofa è quasi recitata e l’arrangiamento è minimale per tutto il brano. Una poesia in musica supprtata da un arrangiamento semplice, in cui pianoforte e archi non distraggono l’ascoltatore dalla profondità di un testo d’amore scritto in maniera magistrale. Nella seconda strofa si fa spazio la ritmica, quasi come stesse dettando il passo. “Tu non cercare la felicità semmai proteggila.”
Voto 8


ULTIMO – I tuoi particolari

Una storia d’amore passata, finita a causa degli impegni e della frenesia del presente. Una dichiarazione d’amore moderna che si apre su una base di pianoforte, che fa subito pensare allo stile che Ultimo ha creato e che ora risulta riconoscibile. Il testo è semplice, ma descrive con maestria la quotidianità di un amore che non c’è più. “Se solamente Dio inventasse delle nuove parole potrei scrivere per te nuove canzoni d’amore.”
Voto 7,5


IL VOLO – Musica che resta

Le aspettative sono altissime e non è facile per Il Volo staccarsi da un cliché classico. Con Musica Che Resta l’obiettivo è stato comunque raggiunto. Un brano trionfale, epico con strofe e inciso classici che ricordano altri pezzi, ma che si contraddistingue per un arrangiamento in cui gli strumenti e l’orchestra dialogano con la voce dei tre. L’ultimo inciso e il finale strapperanno applausi, ma non chissà se sarà abbastanza per vincere per la seconda volta il Festival.
Voto 7,5


ZEN CIRCUS – L’Amore è una dittatura

Il brano più atipico del Festival. Una struttura / non struttura tipica di alcune produzioni passate della band, che arriverà sul palco dell’Ariston senza snaturarsi. Il ticchettio di un orologio è il filo conduttore di tutto il pezzo, ma nella prima e nell’ultima parte riesce a ritagliarsi una parte importante. Un continuo incalzare che, musicalmente, ben si sposa con un testo intenso e pregno di siginificati che ricorda il cantautorato degli anni ’70.
Voto 6,5

 

http://www.allmusicitalia.it/n.....prima.html

Teolino
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18 gennaio, 2019 - 19:31
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Silvia Gianatti deve cucinare e scriverà il suo commento alle canzoni più tardi, ma intanto ci tiene a farci sapere che sarà un Sanremo fighissimo!

the_nick
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18 gennaio, 2019 - 19:33
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Mah, io penso che si stia sopravalutando Irama.

Gen931
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18 gennaio, 2019 - 19:33
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Mammamia sembrano tutte canzoni molto forti. 

Io sono gia perso di motta da mesi. Ma tengo anche per enrico che merita di non finire dimenticato, ancora. 

Comunque 24 canzoni sono tante. 

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laura2595
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18 gennaio, 2019 - 19:40
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the_nick ha detto
Mah, io penso che si stia sopravalutando Irama.  

Secondo me invece Irama in questo forum è sottovalutato. Non credo che i giornalisti abbiano un fine per sopravvalutare Irama, evidentemente ha davvero un pezzo forte. 

Olimpico85
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18 gennaio, 2019 - 19:45
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laura2595 ha detto

the_nick ha detto
Mah, io penso che si stia sopravalutando Irama.  

Secondo me invece Irama in questo forum è sottovalutato. Non credo che i giornalisti abbiano un fine per sopravalutare Irama, evidentemente ha davvero un pezzo forte.   

Più che altro fa un tipo di musica che ora va bene ed è di moda quindi ci stanno commenti come quelli letti oggi.

Restando in casa Amici invece mi sembra di capire che la presenza di Einar non aggiunge nè toglie nulla al Festival ma probabilmente anche alla sua carriera visto che mi sembra di capire che la sua canzone passi abbastanza inosservata tra le 24 in gara.

http://i64.tinypic.com/20f2hoz.jpg

GuSpe
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18 gennaio, 2019 - 19:52
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Ho l'impressione di aver sottovalutato e di molto Irama. O meglio, la possibilità di portare un pezzo che lasciasse davvero il segno.

Molto felice per Nigiotti che a quanto pare ha scritto un pezzo apprezzato da tutti, felicissima per Mahmood che sembra aver colpito nel segno!

Ultimo me l'aspettavo, il Volo idem.

Mi aspettavo più entusiasmo nei confronti di Loredana e Arisa, ma so che dal vivo stregheranno tutti.

I giornalisti hanno comunque un solo ascolto del pezzo versione studio, io dopo la prima serata già è difficile se mi ricordo come sono i pezzi laugh

 

Syria e Irene Grandi a duettare!!! heart

Teolino
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18 gennaio, 2019 - 19:56
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Luca Donadoni su La Stampa

Sanremo, l’ascolto delle 24 canzoni in gara e i duetti previsti sul palco dell’Ariston

 

E’ con le immagini del nuovo promo di Raiuno che ricorderà l’appuntamento con il prossimo Festival che si è aperta la giornata dei pre ascolti in Rai che hanno permesso ai giornalisti di ascoltare in anteprima i 24 pezzi in gara dal 5 al 9 febbraio. Nel nuovo promo Baglioni è in cima allo scalone (ma sarà quello che vedremo davvero o solo il frutto di un fotomontaggio?) e da lì, con indosso il suo smoking e come se fosse la prima delle serate festivaliere, saluta il pubblico. Ma qualcosa non va e il Presentatore/Dirottatore artistico ruzzola giù dalle scale fino allo scalino più basso. Poco male, non si è fatto niente ma lì le immagini vanno a nero. Si sente solo la voce di Claudio che ricorda le date del Festival e un “Se tutto va bene” che sembra proprio una risposta alle polemiche degli scorsi giorni. Come a dire, hanno cercato di farmi cadere ma mi sono rialzato e spero tanto che da ora in poi non ci siano altri intoppi. Bello, ficcante e in perfetto stile Baglioni che in quanto ad arguzia non teme nessuno.

 

«Avrei preferito che l’ascolto dei pezzi fosse fatto all’Ariston - dice Claudio finalmente a cospetto dei tanti inviati delle testate più diverse — con l’orchestra dal vivo perché penso che con la registrazione penso i pezzi possono risultare un po’ diversi ma tant’è. Spero che le scelte della commissione che hanno votato separatamente siano di vostro gradimento. Considerate poi che voi avete ascoltato 24 pezzi e noi 400, abbiamo cercato di appianare le divergenze. Nel panorama della musica italiana che va nelle direzioni più diverse la bizzarria, l’originalità, la vitalità, la sincerità e la verità sono temi diversi ma trattati contemporaneamente; abbiamo badato a questi aspetti. Da direttore aertsitico ho messo le mani su qualche canzone e, per esempio, ho ricevuto la canzone da Bungaro e ho pensato che Francesco Renga fosse l’interprete perfetto e gliel’ho offerta. Lui ha accettato anche perché sembra scritta apposta per lui Anche per Patty Pravo/Briga ci ho messo del mio ma questo è anche il compito di chi ricopre il mio ruolo. Come ho già detto spero che il Festival possa essere locomotiva e non vagone; questo deve essere un Festival della Canzone Italiana. Certo come tutte le commissioni nessuno è infallibile ma la legge è questa e noi abbiamo scelto così. Poi ve lo dico: ormai ho raggiunto la pace dei sensi purtroppo quella dei quella dei consensi».

Baglioni ci ha poi fatto sapere che non farà come l’anno scorso con dei siparietti dove canta alcuni suoi classici perché non ha voglia di ripetersi. Proprio sui testi delle canzoni poi il direttore artistico ha tenuto precisare che «il Festival mostra ciò che esiste oggi con i temi che vengono dibattuti tutti i giorni dentro e fuori il Parlamento. L’assenza dei grandi padri, delle grandi guide, delle voci dissenzienti, c’è tanta la confusione e un grande interrogativo che attanaglia tutti noi e gli autori dei pezzi che sono italiani e vivono le contraddizioni di questo Paese. Non si vede l’orizzonte tanto che sufficiente disagio anche su brani apparentemente più leggeri. Direi che quest’anno i dubbi hanno vinto sulle certezze».

Visti i presentatori Baglioni ha annunciato la volontà di divertirsi e giocare con loro: «cazzeggerò come l’anno scorso e con i due attori comici che ho scelto mi permetteranno di volare sulle ali dell’ironia. L’assetto sarà improntato al divertimento. Il nuovo AD mi ha chiesto di fare un Festival di qualità ma senza perdere la spregiudicatezza che ci ha fatto vincere l’anno scorsa».

Notizia di oggi pomeriggio anche la quasi definitiva formazione del “Prima Festival”, del “Dopo Festival” e del “Dopo/Dopo Festival”. Infatti, se per il “Prima Festival” Sara Biribissi, Simone Montedoro e Anna Ferzetti(la moglie di Pierfrancesco Favino) cureranno i collegamenti in giro per Sanremo e nella settimana del Festival in diretta dal Red Carpet dell’Ariston in uno studio di plexiglass e il “Dopo Festival” sarà affidato a Rocco Papaleo, Anna Foglietta e Melissa Greta Marchetto, non si sa ancora chi condurrà i collegamenti con il club dove si terranno i concerti live di alcuni artisti in gara (ma si esibiranno solo dopo essersi esibiti all’Ariston).

Le canzoni di Sanremo
A mio avviso, ma sul giornale del 19 gennaio in edicola potrete leggere le pagelle con tutti i voti dati a ciascuna canzone, tra gli artisti in gara spicca il brano di Daniele Silvestri e Rancore, Argento vivo” (Rancore è uno, se non il miglior freestyler della scena) che sottolinea il problema delle carceri viste con gli occhi di un ragazzino di sedici anni. Ah da notare che nella versione del venerdì con Silvestri ci sarà anche Manuel Agnelli presente anche nella long version del pezzo che sarà anche nell’album di Daniele in uscita a d aprile. Forte, molto forte anche l’inaspettato rock’n’roll di Achille Lauro con “Rolls Royce” che spiazza tutti e, “quasi dimenticandosi” dell’autotune, spariglia citando Elvis e Jimi Hendrix, Amy Winehouse e Billy Joe Armstrong. Pezzo che rimane appiccato addosso come un chewin-gum e non ti lascia più. Se poi, come ci hanno detto Achille, Boss Dom e compagni sul palco dell’Ariston porteranno lo spettacolo che hanno promesso quello visto l’anno scorso con Lo Stato Sociale svanirà come neve al sole. Meritano una menzione speciale Mahmood (il pezzo è fortissimo il testo farà discutere per i riferimenti alla religione musulmana), Arisa, Anna Tatangelo, Enrico Nigiotti, Ex-Otago, Motta, Negrita e Ultimo con pezzi assolutamente particolari e gradevoli seppur distanti tra di loro mentre Francesco Renga, Irama e Nek si fanno notare per la forza di pezzi che oltre ad una notevole sensibilità mettono in campo arrangiamenti potenti. Nek in poarticolare ha uno dei brani più ritmici dei ventiquattro in gara e non mancherà di far muovere le gambe di chi sta seduto sul divano a casa propria o sta guardando il Festival dentro un bar. Notevole. Buona l’idea di spolverare la famosa “quota napoletana” e presentare un progetto come quello di Nino D’Angelo e Livio Cori anche se verrebbe voglia di scrivere Livio Cori e Nino D’Angelo dato il ribaltamento dei ruoli. In pratica Cori ha la parte “davanti” del pezzo e D’Angelo entra come se fosse lui il rapper a dare una mano con le parti in napoletano alle strofe di Livio. Non male.

Dolenti note, almeno al primo ascolto poi ci sarà sempre tempo per cambiare idea o tornare su questa disamina all’impronta, con i pezzi di Simone Cristicchi, Patty Pravo e Briga, Paola Turci, Loredana Bertè, Il Volo, Ghemon, Federica Carta e Shade, Einar. Deludenti per certi versi, assolutamente privi di swing per altri, con testi così per altri ancora. Su Boomdabash, e Zen Circus galleggio su posizioni che mi vorrebbero con il pollice giù e altre che mi fanno tornare col pollice su. Canzoni buone ma per molte ragioni traballanti. Spero di ricredermi.

I primi duetti
Baglioni svela anche i duetti che saliranno sul palco dell’Ariston, ma non tutti: solo 12 dei 24 previsti. Gli altri 12 verranno comunicati durante la conferenza stampa del 4 febbraio. Ecco i nomi già noti: Nek on Neri Marcorè, Ultimo con Fabrizio Moro, Zen Circus con Brunori Sars, Simone Cristicchi con Ermal Meta, Francesco Renga con Bungaro e il balletto di Eleonora Abbagnato, Daniele Silvestri e Rancore con Manuel Agnelli, BoomDaBash con Rocco Ant, Anna Tatangelo con Syria, Mahmood con Guè Pequeno, Paola Turci con Beppe Fiorello, Loredana Bertè con Irene Grandi, Enrico Nigiotti con Paolo Jannacci

https://www.lastampa.it/2019/01/18/spettacoli/sanremo-lascolto-delle-canzoni-in-gara-e-i-duetti-previsti-sul-palco-dellariston-CZGEWbuCFqTgJKf6nkMklI/pagina.html

pazzoreality
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18 gennaio, 2019 - 19:57
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Ma questo forum non ha sottovalutato Irama perché così gli andava. Ci siamo attenuti alle classifiche, al crollo rispetto alla sua precedente era, all'immane promozione avuta senza per questo fare sfracelli e alla strombazzata liason con la De Lellis per tornare alla ribalta.

Ci siamo basati sui dati oggettivi e su una storia che si ripete ogni anno da 5 anni a questa parte col vincitore di Amici sadida

Poi lo abbiamo detto dal primo momento che sarebbe stato da podio. Se un Einar riesce ad essere votatissimo, non oso immaginare lui e le giurie han smesso di affossare quelli di Amici da 4 anni.

Che strano uomo avevo io, con gli occhi dolci quanto basta...

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