Nel percorso tracciato finora mancava un pezzo importante del mondo artistico di Nelly, che con questo ballottaggio ho finalmente l'occasione di presentarvi. Sto parlando della sua produzione in spagnolo, che l'ha resa molto popolare anche in America Latina. In questo modo ripercorriamo il penultimo album che mi resta da presentarvi della sua discografia, Mi Plan. Dopo l'enorme successo ottenuto con Loose e l'omonimo tour, come ogni popstar che si rispetti Nelly aspetta TRE anni per rilasciare un album completamente in spagnolo, espressamente pensato per il mercato latino. Geniale, no? Eppure già da un po' le ronzava per la testa di lavorare a un progetto originariamente in portoghese e inglese, ma non sentendosi ispirata non riuscì a cavarne nulla. Questo finché non entrò in contatto con alcuni dei futuri co-autori di Mi Plan, con i quali riuscì a scrivere e a esprimersi in questa nuova lingua.

Perché lo spagnolo? Come lei stessa afferma, scrivere canzoni in spagnolo l'ha fatta sentire davvero libera di esprimere emozioni che in lingua inglese non avrebbero avuto l'impatto sperato. "In inglese, soprattutto se sei una donna, nel momento in cui inizi ad essere arrabbiata vieni etichettata come una dal brutto carattere tipo Alanis Morissette, o se sei troppo triste non vieni considerata perché fragile e sentimentale".

Essere arrabbiata le riesce bene invece in Manos Al Aire, brano che vi propongo per questo ballottaggio. Con questa canzone Nelly diventa la prima artista nord americana a raggiungere la vetta della Billboard Latin Songs con un brano originale. In questo pezzo parla una donna che è stanca e arrabbiata col suo compagno, stanca dei continui litigi, delle incomprensioni, del fatto che lui prometta di cambiare, ma così non è. Nel ritornello però lascia questa corazza:

No tengo armas para enfrentarte
Pongo mis manos, manos al aire
Solo me importa amarte
En cuerpo y alma como era ayer

Questa storia è raccontata molto bene dal video, dove le scene dei litigi sono alternate a scene con una Nelly inizialmente furiosa su un'auto, ma che poi prosegue a piedi, arresa, spogliandosi metaforicamente di ogni sua difesa.

Si tratta di una canzone che ha riscosso molto successo anche in Italia, tanto che molte persone che conosco associano Nelly solo a questo pezzo; pur essendo al ballottaggio, sono contento di essere riuscito a trovare spazio anche per questo lato ancora non esposto. 

Sinceramente parlando, io e Manu non ci aspettavamo di andare al ballottaggio questa volta, visto i commenti positivi ricevuti, ma forse è questo il bello del gioco. Detto ciò, voglio cogliere questa (ultima?) occasione per comunicare, ancora una volta, il legame intenso che si è venuto a creare e consolidare tra me e Dolcenera. Era il 2012 quando presi la prima laurea; dentro di me provavo strane emozioni contrastanti tra loro: felicità che mi trasmettevano amici e parenti VS sensazione di vuoto interiore. Mi resi conto che qualcosa mi mancava, non ero felice ma neanche triste; in poche parole ero diventato totalmente passivo alla vita.

Dopo un po' di tempo dalla presa di coscienza del mio stato interiore, intrapresi una terapia personale. Quest'ultima mi fece rendere conto che tutti i miei problemi erano legati al periodo che la mia famiglia stava vivendo. I miei genitori litigavano di continuo ma io ho sempre sorvolato sulla cosa, non prendendola troppo sul serio e dicendomi che in fondo, anche confrontandomi con i miei amici, la cosa era normale visto i tanti anni di matrimonio. Dovetti interrompere la terapia visto anche i problemi economici e il lavoro che avevo trovato non mi permetteva di poter pagare la psicologa.

All'improvviso arrivò il punto di non ritorno; mi sono sentito tremare la terra sotto i piedi perché quello che finora era stato per me il pilastro della mia vita, costituito dalle persone alle quali mi ispiravo e che avevo preso come modello e punto di riferimento, stava sgretolandosi sotto i miei occhi. Ricordo ancora (e penso che non lo dimenticherò mai) che un pomeriggio mentre mi accingevo a inserire le chiavi nella serratura, li sentii litigare e scaricarsi la colpa a vicenda urlandosi le peggio cose. Sentii mio padre accusare mia madre di essersi completamente distaccata da lui, mettendolo in secondo piano, dal giorno che mi sono ammalato di leucemia e per tutto il successivo tempo di cure, chemioterapia e trapianto. Da quel giorno, iniziò la mia discesa, arrivando anche a passare la maggior parte del tempo possibile fuori casa e a rifiutare il cibo. Buio totale. Mi sentivo responsabile del fallimento del matrimonio dei miei genitori. Tutto ciò durò parecchio tempo e, tra momenti UP e DOWN tipici della depressione, arrivai al 2014; in quell'anno Dolcenera fece uscire questo brano:

"Avrei voluto scrivere una canzone sulla speranza contro il senso di precarietà e di disgregazione. Ho iniziato a documentarmi, e chiunque mi ritrovassi a leggere, da Pasolini a Monicelli, considerava con disprezzo la “passività” della speranza, quell’aspettarsi qualcosa che non arriverà mai se non viene cercato e conquistato, ed esaltava, invece, il senso `dinamico´ del sogno che stimola a provare a cambiare la propria vita. Il sogno lo ritenevo troppo fanciullesco! Ma poi, come una bambina, istintivamente, è venuta fuori una canzone sul sogno». Queste sono le parole con le quali Manu ha spiegato il significato della canzone e sono queste stesse parole che sbloccarono qualcosa dentro di me (forse perché ero maggiormente predisposto grazie alla terapia iniziata ma conclusa per forze maggiori). Sentii le sue parole come se fossero state cucite su di me e da quel momento tornai a vivere, ad essere padrone della mia vita e smettere di sopravvivere per inerzia. Sono parole che ho fin da subito sentito mie, come se fossero state scritte per me. Capii che il mio futuro dovevo costruirlo solo io, senza se e senza ma; tornare a seguire i miei sogni, senza arrendermi al "destino" o prendendomi responsabilità che, in fin dei conti, non erano mie.

Spesso dico che la musica è stata sempre la mia migliore amica e credetemi non è una frase fatta; mi ha sempre permesso di potermi sentire compreso. Grazie a lei ho pianto, sorriso, sognato, rilassato ecc...

Eccovi raccontato un altro pezzo della mia vita che mi collega a Manu. Non so se sarà l'ultimo che potrò narrarvi ma posso dirvi che, mai come in questo gioco, mi sono aperto e immerso totalmente. Forse il mio percorso non sta piacendo a molti, visto l'ennesimo ballottaggio, ma io sono fiero di quello che ho fatto finora.