Utente
1 maggio, 2016
calacolo ha detto
A prescindere dai cantanti, che sia Emma o Ghali o chiunque altro. Le case discografiche non c'entrano nulla? Decide tutto Spotify senza nessuna interferenza di Sony, Warner, Universal?
Ecco qui.
Emma non ce l'ha una casa discografica?
I fan stanno sbagliando bersaglio ...
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
27 maggio, 2018
Signorina Silvani ha detto
A Spotify non gliene importa nulla delle certificazioni, non ragiona come un fan, ragiona in base al suo guadagno. Entriamo in quest'ottica e forse il discorso apparirà più chiaro.
Infatti il funzionamento delle playlist dovrebbe interessare alla Fimi perché le certificazioni, con questo metodo, non hanno valore e andrebbero ripensate. Io oggi posso dire di una canzone che è flop perché su iTunes va bene, ma su Spotify non è in playlist che superano il milione di ascoltatori totali? Perché stai dando certificazioni, di fatto, a canzoni che una persona privilegia per più motivi su altre e le mette nelle condizioni di ricevere certificazioni.
E invece dal giorno 1, Dolcenera come Mengoni come Ghali come Emma come la Pausini come Amoroso, dovrebbero partire dallo stesso punto per poi procedere in base al gusto del pubblico reale, non alla playlist e alla posizione in quella playlist decisa da altri.
• sulle discografiche: la universal ha già detto più e più volte che non può fare nulla, né pagare, né altro, quindi suppongo anche le altre.
Utente
1 maggio, 2016
Annalisa ha detto
Signorina Silvani ha detto
A Spotify non gliene importa nulla delle certificazioni, non ragiona come un fan, ragiona in base al suo guadagno. Entriamo in quest'ottica e forse il discorso apparirà più chiaro.
Infatti il funzionamento delle playlist dovrebbe interessare alla Fimi perché le certificazioni, con questo metodo, non hanno valore e andrebbero ripensate. Io oggi posso dire di una canzone che è flop perché su iTunes va bene, ma su Spotify non è in playlist che superano il milione di ascoltatori totali? Perché stai dando certificazioni, di fatto, a canzoni che una persona privilegia per più motivi su altre e le mette nelle condizioni di ricevere certificazioni.
E invece dal giorno 1, Dolcenera come Mengoni come Ghali come Emma come la Pausini come Amoroso, dovrebbero partire dallo stesso punto per poi procedere in base al gusto del pubblico reale, non alla playlist e alla posizione in quella playlist decisa da altri.
In un mondo perfetto dovrebbe essere così, ma nel momento in cui FIMI ha deciso che nel calcolo delle certificazioni conta anche lo streaming, si è presa una responsabilità e il mondo non è più perfetto. Il problema non è di spotify, ripeto.
Faccio un esempio. Se io sono diabetica e decido che nella mia dieta giornaliera va inserita la Nutella (azienda privata), non è colpa della Nutella che mi si sballano i valori nelle analisi. E' un esempio stupido, ma ognuno si deve prendere le sue responsabilità. Se le certificazioni sono sballate, non è colpa di Spotify, che fa il proprio interesse a prescindere dalla FIMI, da Emma, da Ghali e da chiunque. La FIMI può sempre cambiare i parametri (mangiare qualche cucchiaio in meno di Nutella)
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
25 giugno, 2018
A me Emma piace e quindi l'argomento lo noto magari prima di leggere il topic, però se una situazione analoga accadesse a qualsiasi altro artista e io non lo sapessi e leggessi il topic, non credo potrei pensarla diversamente.
Va benissimo che spotify è un privato e fa i propri interessi fregandosene di ciò che è giusto per tutti, ma il problema è proprio questo. Può una piattaforma così determinante nelle vendite di qualsiasi artista fare dei favoritismi sulla base di cose che continuiamo a supporre essere le più disparate ma di cui non abbiamo una certezza e tutto questo senza che la Fimi pensi a una modifica dei parametri o a un esclusione degli ascolti che derivano dalle playlist rispetto a quelli di chi va a cercare la canzone e la riproduce nel conteggio delle vendite?
Perché così per me, lasciando stare il caso Emma, è uno spingere il piede sull'acceleratore al normale processo di boom di alcuni generi su altri. Perché diventa poi un paradosso. Sei ad esempio che il pezzo del trapper di turno ti farà un boom già dai primi giorni (o almeno puoi immaginarlo) e lo piazzi dal subito in Playlist importanti che rendono questo boom più grande di una misura che è difficile definire, togliendo posto magari a una canzone che non ti fa lo stesso boom ma che darebbe quella spinta in più a un brano con possibilità maggiori che comunque ha un suo percorso già alle spalle e potrebbe essere inserito per quei primi giorni in cui il brano del trapper in questione si guadagna il titolo di hot hits. Perché per me ha più senso inserite un brano che sta primo in radio, è stato molto alto su itunes e che comunque all'esordio ti vende in pure copie acquistate qualche miliaio piuttosto che la canzone appena uscita che se è destinata a essere una hit, magari anche solo sulla piattaforma, può tranquillamente essere messa dopo che in qualche modo o da qualche parte hit lo è diventata.
Poi okay che anche senza confrontare genere Trap con genere Pop, Emma va meno bene di molti altri artisti pop sulla piattaforma e magari ce ne sono diversi altri che vengono snobbati e non ce ne rendiamo conto perché non sono tra i nostri preferiti. Però cioè davvero, se sapete di situazioni simili fatemi i nomi.
Se poi leggo "se nonostante la tv e questo non esplode sulla piattaforma è normale non venga inserita" a fronte di singoli inseriti appena usciti, singoli inseriti a distanza di non so quanto tempo con un numero di riproduzioni bassissimo, di artisti sconosciuti e stranieri (ricordo un esempio portato da @KassaD1) e un precedente singolo non inserito anche se rimasto 4 mesi in top200...direi che un po' mi viene da storcere il naso. Le domande che ci si pongono per me sono legittime.
Utente
1 maggio, 2016
Continuo a vedere la questione sotto tutt'altra ottica, ma proprio al contrario e mi dovete scusare.
Spotify corre per conto suo, con i suoi calcoli e i suoi ragionamenti, tutti basati sul profitto. E' un colosso mondiale.
Le case discografiche possono contribuire al profitto di Spotify, sono normali investimenti commerciali per sostenere questo o quel cantante. Anche qui è un ragionamento economico. Perchè non viene fatto per Emma? I fan devono chiederne conto alla CD, non a Spotify.
La FIMI ha le certificazioni sballate? Sono anni che diciamo che i parametri andrebbero rivisti, così come le classifiche, ma non è colpa di Spotify se la FIMI è immobile e sorda.
In poche parole, Spotify è il bersaglio sbagliato di tutte le lamentele, vanno indirizzate altrove.
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
27 maggio, 2018
Signorina Silvani ha detto
Continuo a vedere la questione sotto tutt'altra ottica, ma proprio al contrario e mi dovete scusare.Spotify corre per conto suo, con i suoi calcoli e i suoi ragionamenti, tutti basati sul profitto. E' un colosso mondiale.
Le case discografiche possono contribuire al profitto di Spotify, sono normali investimenti commerciali per sostenere questo o quel cantante. Anche qui è un ragionamento economico. Perchè non viene fatto per Emma? I fan devono chiederne conto alla CD, non a Spotify.
Secondo te, con tutti gli investimenti fatti sui lavori discografici di Emma, non lo avrebbero fatto se avessero potuto, sapendo che è il suo tallone d'Achille? Fare uscire un album in cui investo, azzoppandolo già in partenza, non mi sembra una strategia manageriale vincente. Ma la stessa cosa con Alessandra e "Forza e coraggio". La Universal, ripeto, è stata chiara: le case discografiche per l'inserimento nelle playlist non c'entrano. E, sinceramente, tendo a crederci visto che almeno per il primo brano avrebbero pagato per farla inserire.
Utente
1 maggio, 2016
Annalisa ha detto
Signorina Silvani ha detto
Continuo a vedere la questione sotto tutt'altra ottica, ma proprio al contrario e mi dovete scusare.Spotify corre per conto suo, con i suoi calcoli e i suoi ragionamenti, tutti basati sul profitto. E' un colosso mondiale.
Le case discografiche possono contribuire al profitto di Spotify, sono normali investimenti commerciali per sostenere questo o quel cantante. Anche qui è un ragionamento economico. Perchè non viene fatto per Emma? I fan devono chiederne conto alla CD, non a Spotify.
Secondo te, con tutti gli investimenti fatti sui lavori discografici di Emma, non lo avrebbero fatto se avessero potuto, sapendo che è il suo tallone d'Achille? Fare uscire un album in cui investo, azzoppandolo già in partenza, non mi sembra una strategia manageriale vincente. Ma la stessa cosa con Alessandra e "Forza e coraggio". La Universal, ripeto, è stata chiara: le case discografiche per l'inserimento nelle playlist non c'entrano. E, sinceramente, tendo a crederci visto che almeno per il primo brano avrebbero pagato per farla inserire.
Magari mi ricordo male, ma nelle due prime settimane di uscita, Emma era in qualche playlist. Hanno investito nelle radio, tantissimo, hanno investito su alcune playlist, sperando magari che questa combinazione portasse ad altri risultati. Se la radio, che ti stra-passa, ti dà un bacino di utenza di milioni di persone e una percentuale bassa va ad ascoltare la canzone su spotify, il problema non è spotify.
" Ah ... anche poeta ! "
Banned
7 agosto, 2013
ouro ha detto
Le playlist sono curate da editor interni, questo e' vero, ma non crediate: le case discografiche se vogliono possono fare il loro gioco, ma non e' solo questione di soldi, e' questione di relazioni e soft power.
Mi autocito.
Il team editoriale di Spotify decide in base a tante cose, inclusa la loro "direzione artistica", e pure inclusa l'ingerenza delle case discografiche e dei team dei cantanti, vuoi che sia investimento o relazione.
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Detto questo concordo con Signorina, Spotify non deve rendere conto a niente.. E' come se contestassimo una rivista specializzata di sport che decide di inserire tra i prodotti consigliati il fitness tracker della Garmin e non quello della Sony e dunque il primo vende di piu' del secondo. La rivista ne e' la causa ma non he ha responsabilita', lo fa in base a criteri vari che includono cosa pensano sia migliore, cosa pensano sia piu' adatto al loro pubblico, e magari investimenti o connessioni con Garmin o Sony.
E' sempre stato cosi'. La competizione non e' equa. Ognuno usa i mezzi che ha, e i critici o gli editori possono avere la propria idea.
E qui torno ad un punto che discuto con @Waves of Music spesso: pensa un po' proprio da quando la mia prediletta ha iniziato a certificare, ho perso interesse per le certificazioni perche' il 99% di esse sono automatiche e meccanicistiche in base ad inserimenti in Hot Hits or similar. Se ieri Ghali dopo due flop ritorna ed e' gia' in Hot Hits, non mi meraviglio che vendera' e nemmeno ne sono felice, perche' poteva essere Khali o Vhali invece di Ghali ed era la stessa cosa. Insomma il successo e' spesso gia' deciso a priori. Visto che la competizione e' totalmente iniqua, non solo iniqua ma proprio predeterminata, chemmefrega a me ormai. E' un numero finto quello li'. Cioe' e' vero, verissimo perche' fra tre mesi la canzone di Ghali la canteranno ovunque, ma e' stato deciso a priori che sarebbe stato cosi' (o viceversa per la povera Dolcenera o Emma o Arisa o chicchessia).
Utente
25 giugno, 2018
Se la questione è una domanda sui criteri che portino a scegliere certe canzoni e non altre per le playlist, nella fattispecie la più importante della piattaforma, non capisco che senso ha spostare la questione troppo sul altro.
Il discorso è semplice. Emma quella playlist non l'ha vista con i singoli super flop, non l'ha vista con una ballad che è riuscita a imporsi in estate anche discretamente bene sulla piattaforma visti i suoi standard e non la vede con un successo alla numero uno delle radio. Quindi nonostante io possa trovare valide le tue argomentazioni, non vedo come non si possa concordare che la domanda sia lecita portando esempi di brani che ci sono stati con risultati più deludenti o prima ancora di poterli fare i risultati. Se poi mi dici che potrebbe essere di più l'interesse a prescindere dalle playlist e che Spotify non è tenuto a rispondere siamo d'accordo.
Banned
7 agosto, 2013
Mentre scrivevo mi sono reso conto che e' lo stessa dinamica nell'articolo che sto scrivendo sulle raccomandazioni cliniche in ambito oncologico negli Stati Uniti e cosa devono fare le aziende farmaceutiche per convincere chi di dovere a mettere i loro prodotti in categoria 1.
Se piaci (un po' perche' vali, un po' perche' ti presenti bene, un po' perche' hai le connessioni giuste), il farmaco viene rimborsato e vende prima e di piu' degli altri.
Io = MORTO.
Utente
27 febbraio, 2018
ouro ha detto
non capisco il perche' di levante (magari ti confondi con qualcun altro se volevi fare una provocazione a me, dato che a me non piace) ma comunque no perche' pure lei non viene messa da nessuna parte 🙂
parlo in generale, ma come mai non vedi adatti i brani di emma per il “pubblico di spotify”?
Utente
9 novembre, 2015
Come già è stato detto, Sporify è un’azienda privata e fa il cavolo che le pare, gestisce in base ai criteri da loro stabiliti. Nemmeno a me sta bene che uno come Massimo Pericolo ( ma chi è?) viene inserito nelle playlist, e altri vengono esclusi, ma intanto a spotify non gliene frega nulla. Come non gli frega delle certificazioni. Il problema secondo me è proprio della Fimi, se questa decide che lo streaming, nello specifico spotify, detiene l’80% delle vendite, non è un problema loro, ma bensì della fimi che deve rivedere i parametri. Se Massimo Pericolo certifica un singolo platino, ed Emma non arriva neanche all’oro perchè non ha avuto un supporto dalle playlist, la colpa non è di spotify, che come ho già detto, e lo ripeto, non gliene frega nulla. Tutto ció per dire che iniziare una “crociata” non ha senso. Se già le case discografiche non hanno voce in capitolo, figuriamoci.
Utente
24 aprile, 2015
L'argomento riguarda un po' tutti e ne parliamo anche nei vari topic, ma perché i fan devono creare tutto ciò per dei numeretti? Mi sembra davvero svilente. Che se la vedano le case discografiche e i produttori se pensano che sia una cosa che porti loro svantaggi su classifiche, eventuali certificazioni e perdita di denaro.
Questo succede perché i brani di Emma raramente vengono inseriti nelle più importanti playlist di Spotify, come la Hot Hist Italia (che conta oltre un milione di follower), neanche quando le canzoni in questione sono un successo acclamato, in radio e nelle vendite, come nel caso del singolo Io sono bella.
Ecco, All Music mi fa molto sorridere perché questa è mistificazione della realtà. Se un brano piace alle radio tanto da farlo arrivare in vetta all'airplay non significa che piaccia per forza al pubblico fruitore di musica, infatti è proprio questo il caso in cui non è stato sin dall'inizio un successo nelle vendite (e nemmeno in altri luoghi tipo YT, apple music, tim music e compagnia bella), neppure con lo spiegamento di forze che emma, la universal, lo staff, la promo, le radio e Vasco hanno creato attorno. Possiamo dirlo?
Se inserita in altre playlist comunque importanti e promossa in maniera eclatante non è rientrata in top200 manco per sbaglio, inserita nella Hot Hits sarebbe andata così tanto diversamente ad oggi? Io non credo in questo caso. Ed è una cosa che ovviamente si estende in generale, perché ci sono tanti casi simili.
Ma vabbè, per me hanno perso credibilità da molto tempo. Ricordo i tweet e gli articoli contro Marco Mengoni o Annalisa per condannare gli streaming-day (alzando polveroni assurdi) e il silenzio assoluto quando lo stesso accade su richiesta di Emma o di qualcuno che rientra nelle simpatie di chi gestisce il sito. Quindi diciamo che a mio avviso l'imparzialità è ben lontana dai motivi che spingono riflessioni come queste.
Ma, a parte questo, io sulla questione Spotify in generale la penso come @Signorina Silvani
Le domande o le lamentele varie forse dovrebbero essere indirizzate altrove.
Spotify fa il suo da privato (così come le radio). Forse dovrebbero essere le case discografiche e la Fimi a far si che Spotify non abbia un peso così eccessivo sulle certificazioni e sulle classifiche in generale. Perché da una parte porta dei lati negativi ad alcuni, dall'altra fa troppo spesso certificare canzoni sconosciute che vanno bene solo su quella piattaforma e quindi si crea quasi un mondo musicale a parte. Dovrebbe esserci un equilibrio differente, a 360°
Utente
11 novembre, 2015
Se è certo che ci siano case discografiche che per certe vie si possono imporre e altre che non possono, cosa che non sapevo, spero sporgano denuncia perché secondo me è davvero l'unica cosa da fare in quel caso.
A questo punto se c'è qualcosa di losco dietro, la FIMI si dovrebbe muovere e decidere di togliere il conteggio di Spotify dai numeri per le certificazioni.
Si ridurranno, ma comunque per tutti e spesso comunque in proporzione, le cifre vendute per i singoli, che in globale rimarrebbero a determinare il successo di un'era insieme alla vendita dei cd fisici e dei tour.
Utente
27 maggio, 2018
Signorina Silvani ha detto
Magari mi ricordo male, ma nelle due prime settimane di uscita, Emma era in qualche playlist. Hanno investito nelle radio, tantissimo, hanno investito su alcune playlist, sperando magari che questa combinazione portasse ad altri risultati. Se la radio, che ti stra-passa, ti dà un bacino di utenza di milioni di persone e una percentuale bassa va ad ascoltare la canzone su spotify, il problema non è spotify.
1) Che io sappia queste sono comuni a quasi tutti i brani pop italiani a prescindere, con posizioni più o meno alte ("New music friday", "Italia in alta rotazione", "il caffè del buongiorno" o "power hits", quindi di base hanno 3/4 playlist da 200/300 mila follower in cui vengono inseriti e con quelle fai dai 30 a 50 000 ascolti e infatti "Io sono bella" ne fa 40 000 circa che sono in linea con il numero di ascoltatori che ha). Quasi tutti.
2) Secondo me questa correlazione non è così forte. O almeno, mi sembra di ricordare che discutevate proprio qualche settimana fa, se non sbaglio, dei diversi bacini di utenza Spotify - radio. Incide più sulle vendite di iTunes. Può contare forse sul lungo nel senso che le persone vanno a riascoltarlo ancora dopo tempo essendo effettivamente un brano che è rimasto in mente. Prendi "Duemila volte" di Marco performata da Fiorello la prima sera davanti a 6 milioni e mezzo di persone, ha avuto un incremento notevole su Spotify? No, ha avuto le normali oscillazioni quotidiane di ascolti, è stabile sui circa 100-110 000 ascolti. Radio e tv contano fino a un certo punto, conta quanti ascoltatori raggiungi dalle playlist in cui sei, è questo il busillis con cui la FIMI dovrebbe confrontarsi. (A parte X-factor che il giorno dopo permette di trovare un pezzo performato la sera prima forse perché ha un pubblico diverso).
Utente
1 maggio, 2016
Perdonami Annalisa, ma Emma è passata in maniera massiccia in radio, ha fatto promozione ovunque, TV-social-radio-TG-Fiorello-Fazio-giornali e oltre, ha un brano di Vasco, ha un bacino di ascolto della canzone vastissimo e, se non entra in top 200 Spotify, è colpa di Spotify?
Su All Music Italia concordo con Sabri. Da sempre fa due pesi e due misure in base al gusto personale. Ce ne faremo una ragione.
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
1 maggio, 2016
GuSpe ha detto
Se è certo che ci siano case discografiche che per certe vie si possono imporre e altre che non possono, cosa che non sapevo, spero sporgano denuncia perché secondo me è davvero l'unica cosa da fare in quel caso.A questo punto se c'è qualcosa di losco dietro, la FIMI si dovrebbe muovere e decidere di togliere il conteggio di Spotify dai numeri per le certificazioni.
Si ridurranno, ma comunque per tutti e spesso comunque in proporzione, le cifre vendute per i singoli, che in globale rimarrebbero a determinare il successo di un'era insieme alla vendita dei cd fisici e dei tour.
Non c'è nulla di losco, trattandosi di aziende private. Sono investimenti leciti.
È come la pasta Barilla che compra tre spazi pubblicitari su Canale 5 e la pasta Rummo ne compra uno.
Lo stesso discorso vale per chi questi investimenti li fa per i passaggi in radio.
Sono accordi commerciali tra privati.
Il problema è la FIMI che dà troppa importanza allo streaming nelle sue classifiche e non cambia i parametri.
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