Utente
1 maggio, 2016
Delirio totale ieri sera a Castel Morrone.
Mancava poco che il pubblico salisse direttamente sul palco a cantare con lui.
https://www.facebook.com/139630392827922/posts/1083651575092461/
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
1 maggio, 2016
Foto della serata di ieri sera ad Eboli. Palazzetto stracolmo, Marco sempre al top.
https://www.instagram.com/p/Bxo9V4OItR4/?igshid=14iaimvzd7b8j
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
11 novembre, 2015
Essenziale al piano giocando col pubblico Eboli.
Utente
1 maggio, 2016
Splendida recensione e flusso di emozioni in questo articolo,da cui estrapolo alcune parti:
Ore 21,30, si spengono le luci e su un enorme telo bianco è proiettata una luce candidissima utile a tracciare le sagome dei tre coristi, che caricano gli spettatori con vocalizzi energici per prepararli all’arrivo di Marco Mengoni sul palco, balzato su dalla piattaforma più vicina al parterre in vesti bianche e larghe. Il cantante è in una posa monumentale e lancia uno sguardo penetrante alla folla acclamante, molto simile a quello di un abile cavallerizzo consapevole di apprestarsi a divertire il suo purosangue con salti e galoppi vari. Parte subito con i pezzi più ricchi di energia e vitalità tratti dal repertorio più recente, Muhammad Alì e Voglio, per poi far virare la mente e il cuore verso mete più lontane: esegue, infatti, alcune sue canzoni d’esordio, come Dove si vola e In un giorno qualunque con il sicuro intento di stringere la carica esplosiva del pubblico in un corso più stretto arginato dalla ragione e dalla nostalgia, i principali caratteri della sua musica.
Una corsa perenne su due sentieri che puntualmente si biforcano, il che rende l’idea del dualismo mutevole e profondo della sua personalità. Chiunque avrà avuto modo di vedere espresse almeno una volta le sue tendenze eversive, e avrà certamente notato come queste siano sempre state solite rientrare, in maniera ordinata, in uno stile impeccabile e raffinato dal punto di vista del suo abbigliamento e in ballate dolci e malinconiche dal punto di vista musicale, onnipresenti anche nei lavori in cui Mengoni ha indagato la sua follia. Si vedano Re Matto e Solo 2.0.
Quanti seguono da tempo la carriera dell’artista avranno di certo intuito che ad ogni pezzo pop e ballabile corrispondono almeno due ballad romantiche, la cui costante è la condizione di separatezza della persona amata, che rimane viva in ogni gesto compiuto dall’interprete in questione. Il concerto non è venuto meno a questo canone, ma ha portato con sé quello stesso valore aggiunto serbato in Atlantico: all’alternanza di una libertà frenetica (la stessa che Mengoni ha richiesto al pubblico per divertirsi durante il live) e di un raccoglimento totale si è aggiunta, infatti, la coscienza di sé tipica della maturità. Oltrepassata la soglia dei trent’anni, Marco ha compreso il suo funzionamento emotivo, le cui intermittenze hanno dato luogo a capolavori così distanti tra loro, come L’essenziale e Credimi ancora, e ora ha finalmente coltivato sé stesso attraverso le più svariate peregrinazioni per il mondo, dall’Asia al sud America.
Ha avuto modo di puntare una luce viva e profonda dentro di sé, ardente e penetrante come quella del sole, attraverso la scoperta e la conoscenza di mondi estranei a tutti noi italiani, europei e più in generale occidentali perché completamente diversi dai caratteri della civiltà industriale da cui siamo circondati dalla nascita; anzi, l’influenza del mondo latino si è rivelata fondamentale tanto per la realizzazione dell’ultimo album quanto per l’ottima riuscita dei suoi concerti, che si articolano e si caratterizzano in maniera eguale in ogni tappa lungo il Bel Paese.
La scoperta principale a cui l’artista è giunto in questo momento della sua carriera, insomma, è la comprensione concreta della natura sociale e insieme intima dell’uomo, nonché delle paradigmatiche condizioni di diversità e di mutevolezza delle cose che sono da sempre state suo oggetto d’interesse. Ritorna, quindi, l’uso sapiente di una scenografia che ha puntato molto sulla spettacolarità visuale e coloristica di immagini, ora stilizzate ora realistiche nella loro genuinità; ritorna la costante attività del folto gruppo di musicisti che hanno egregiamente suonato chi il basso, chi le percussioni e chi la batteria, e dei tre coristi che hanno animato il palco con la loro presenza e la potenza tipica delle voci black.
Ritorna anche il triplo cambio d’abito del cantante, che è passato gradualmente da un total white a un total black attraverso una camicia in stile latino; e ritorna, infine, la comunione dell’aspetto più tipicamente ludico della musica con le emergenze sociali e ambientali a cui Atlantico risponde con grande intensità. In particolare, una degna espressione di questo vasto argomento di discussione risiede nei due monologhi presentati durante il live, utilizzati come momenti utili al cambio d’abito e al cambio di tema. Il primo, Sei tutto, consiste in un cartoon simile a una pubblicità da Carosello, che pone l’attenzione sulla fragilità con cui ciascuno di noi convive perché marchio di umanità, una condicio sine qua non che il cantante tenta di custodire dai giudizi affrettati e irrisori degli estranei perché, afferma Mengoni stesso in tono confortante e sicuro di sé, siamo il frutto di ogni esperienza passata, che ci ha permesso di comprendere di essere umani e quindi soggetti al dolore, ma non per questo deboli: anzi, forti e bellissimi; ed è in questo contesto di rinascita dovuta alla consapevolezza di sé che si inscrive il canto della lirica La ragione del mondo, un inno alla bellezza che ci circonda e di cui siamo spesso increduli.
Il secondo monologo, invece, intitolato Mondo Loon (Mondo pazzo), si basa su importanti problematiche sociali: la sua componente visuale è fatta di un incessante scorrimento di notizie che allarmano il pianeta e la vita degli uomini poiché sono alla base del surriscaldamento globale (contro cui il cantante si è battuto in numerose campagne) e dei disagi della nostra civiltà digitale: si legge, ad esempio, che la violenza sul web è più potente di quella fisica, oppure che Instagram risulta il social network che più stimola la depressione giovanile; e all’odio e all’indifferenza che navigano per mondo a vele spiegate, Mengoni risponde semplicemente con la gentilezza e la solidarietà di un guerriero, ricordandoci che ognuno di noi combatte una battaglia di cui non siamo a conoscenza, e per questo motivo è nostro dovere essere coesi e rispettosi dell’altro, disposti ad ascoltarlo.
Pur nel modo schivo e allo stesso tempo generoso con cui si è relazionato al pubblico, che potrebbe essere ricondotto a una tenera e umanissima introversione, Marco Mengoni ha lasciato ai 150mila spettatori del Palaflorio più che un godimento fine a sé stesso della sua voce perfetta: si è fatto modello di un comportamento sano, attenendosi, come sempre, a quell’antico monito oraziano (est modus in rebus) e a una rettitudine sentita tanto nei momenti scherzosi quanto in quelli più raccolti concessi al pubblico, si veda la richiesta esplicita di mettere da parte i cellulari per godersi serenamente, abbandonandosi alla bellezza dell’attimo irripetibile, l’esecuzione di 20 sigarette e Le cose che non ho.
Ciò che Mengoni ha espanso nel Palaflorio di Bari è stato l’amore: migliaia di voci si sono sposate in un coro unanime con l’unico scopo di sentirsi vicine a un unico punto, quello del cantante, e ciascuno l’ha fatto secondo le modalità più diverse: chi ripensando ai momenti particolari del proprio passato in cui si sono ritrovati a cantare per la prima volta il pezzo che l’artista eseguiva in quell’istante, chi rievocando dalla memoria il quadro perduto della persona amata, chi pensando soltanto all’hic et nunc. Il grande merito di Marco Mengoni e della sua troupe è stato quello di aver orchestrato tutto ciò con l’atmosfera, il calore e le scelte musicali più adatte. Sì, non è restato nient’altro che amore, perché amore soltanto è stato donato.
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
11 novembre, 2015
SabriS ha detto
Che gran bel tour, Marco!
articolo uscito oggi, stupendo!
Marco Mengoni live: la consacrazione di un talento
Mengoni è diventato grande e Atlantico Tour ne è la prova. Perché in questa tournée, più che nelle altre (o in maniera più consapevole che nelle altre), dimostra che artisti si nasce; si può imparare a cantare, questo sì, ma non a maneggiare il proprio talento fino a farne un’espressione d’arte. Servono personalità, carisma, stile, intelligenza e curiosità, tutte caratteristiche che lui possiede e che, nel tempo, ha saputo affinare per crescere e cambiare; perché il cambiamento è una prerogativa degli artisti, di quelli che esprimono una verità necessaria, pulsante, indomabile. Marco ha saputo investire sul proprio talento e il live di Atlantico ne è il risultato.
Atlantico Tour è un viaggio attraverso l’oceano, libero e azzardato, perché corre il rischio di essere straniante: è elettronico e acustico, intimo e corale; ci sono brani dal sapore sudamericano e altri di matrice squisitamente pop; ha un’anima cantautorale e una da performer. In Atlantico Tour tutto coesiste con naturalezza, lo spettacolo è fluido, armonico, compatto ma, soprattutto, è la migliore trasposizione sul palcoscenico del disco Atlantico, pubblicato lo scorso novembre.
Atlantico è un album originale, che si affaccia oltre i confini nazionali e ha un respiro ampio, molti volti, tante gradazioni di bellezza ma una sola personalità, ben definita. Non è un disco coerente, ma istintivo, fatto di produzioni che non sembra possibile possano esistere insieme e invece convivono perfettamente. Ecco, così è il tour che ne porta il nome: eterogeneo, spiazzante, ma mai disorientante. E tutto questo è possibile perché Marco, sul palco, ci sa stare.
I palchi di Atlantico Tour sono un enorme puzzle che si compone e scompone; i ledwall raccontano i brani attraverso le immagini; i colori del palco si fanno caldi e intensi. Il concerto, che si divide in tre momenti, racconta attraverso i giochi di luce l’intenzione di ogni segmento, la realtà in cui vuole trasportare l’ascoltatore, le sensazioni che vuole evocare. In questo modo il live può vantare più anime: è intimo e capace di ridurre lo spazio dei palazzetti, ma rimane uno show potente e travolgente. L’esteriorità, ben curata, è l’espressione di una interiorità perfettamente a fuoco. Niente è lasciato al caso, niente ha lo scopo di impressionare: tutto quello che succede sul palco è pensato per tradurre in sensazioni precise il contenuto dei brani.
Atlantico Tour consacra il talento e prepara il futuro: Marco Mengoni è pronto a sfidare nuovi palchi e cambiare ancora, perché è sempre fedele a se stesso ma non è mai la copia di se stesso. Il futuro lo aspetta e sono certo che saprà farne buon uso.
che meraviglia
Utente
1 maggio, 2016
Sì percepisce dalla voce che Marco si è commosso con questa sorpresa stasera a Firenze.
https://www.facebook.com/139630392827922/posts/1089847891139496/
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Utente
1 maggio, 2016
Guerriero - Firenze 1
https://www.facebook.com/139630392827922/posts/1089912857799666/
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
11 novembre, 2015
Sono uscite le prime date della seconda parte di tour!!!
https://www.facebook.com/marcomengoniofficial/videos/vb.170049176435203/376824599593948/?type=2&
Finalmente si è deciso a partire già con la doppia data a Milano...tutte le volte le mette col contagocce!
Il 9 è sabato!! Milano6, ci sta che arrivo!
Edit: per ora sono queste:
6.11 - Perugia
8 e 9.11 - Milano
12.11 - Mantova
14.11 - Conegliano
17.11 - Pesaro
19.11 - Firenze
22.11 - Roma
26.11 - Reggio Calabria
28.11 - Acireale
10.12 - Colonia
15.12 - Barcellona
18.12 - Londra
Utente
1 maggio, 2016
La felicità in una foto.
https://www.instagram.com/p/BxxsJvrIouk/?igshid=18cynr4g0o8hk
Ho letto che ieri Marco, uscendo dal Mandela Forum, ha detto alle fan che in questo tour ha il diavolo in corpo.
Si vede, direi.
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
1 maggio, 2016
Il famoso "diavolo in corpo"
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