[img align=right]http://static.fanpage.it/tvfanpage/wp-content/uploads/2013/02/armata-rossa-300×225.jpg[/img] Per quanto mi riguarda, la peggior prima serata a memoria d’uomo. Peggio del raffazzonato ma sincero Sanremo della Ventura, peggio degli improbabili e non richiesti bis di Clerici, Baudo, Morandi. Nessun imputato principale se non la struttura generale e come tutto ha cozzato con le idee originarie del padrone di casa, che ha messo insieme tutto ottenendo niente e che pure dalla ricerca della polemica del giorno dopo ne ha tratto la sua versione più brutta, più angosciante. Così come la scenata della Goggi fu il punto di svolta negativo di una delle edizioni più brutte di Miss Italia, ho visto come turning point della serata la contestazione a Crozza. Umanamente difficile da guardare: un uomo (comico, satirico) a cui è stato impedito di parlare di fronte a una platea di 16 milioni di italiani. Come un bambino preso in giro di fronte a tutta la scuola, nella più triste tradizione dei bulletti di paese che sanno urlare solo quando altri hanno iniziato a urlare prima di loro. Che fossero due "soliti noti" o che fossero trecento attivisti è stata la maschera del nostro Paese: demolire a prescindere, zittire, impedire di fare. Con la scusa che "A Sanremo vogliamo parlare di musica", quando a dieci giorni dalle elezioni ricordarsi dei punti più bassi della nostra Vita Politica (sia da una parte che dall’altra) sarebbe più utile che mettere la testa sotto la sabbia e urlare "tanto sono tutti uguali", senza neanche sapere chi sono, questi ‘tutti’. Anche il resto del contorno è stato calante: la coppia gay è stata esibita come una simpatica coppia di koala in cattività: due minuti di cartelli come nella più triste pubblicità della Perugina. Senza baci, senza riferimenti alla normalità. "Sanremo apre al dibattito dei matrimoni gay". Seriamente? Allora la pubblicità della Coco Nuda con Anna Tatangelo deve avere aperto un dibattito sulla questione femminile in Italia senza che io me ne sia accorto.

Ospiti la coppia gay e poi omaggi la Russia con 30 minuti di Toto Cutugno e di Armata Rossa. Un paese – la Russia – dove parlare di omosessualità è reato e la propaganda gay è punita con il carcere. Non ci sarà sotto il complotto internazionale che millanta Anna Oxa, ma l’ammiccare spudorato ad una cultura che mai come ora è pericolosa, retrograda e razzista sarebbe stato evitabile, se si vuole parlare di modernità, tolleranza e rispetto. E infine le canzoni. Brutte, brutte oltre ogni misura. Non puoi portare Gualazzi perché "è il simbolo del jazz, del blues, delle atmosfere del Blue Note" se Gualazzi non sa cantare. Lo lasci a casa. Non puoi portare i Marta sui Tubi come "gruppo alternativo" se non si capisce una parola di quello che cantano. Non puoi portare Maria Nazionale per renderla lo zimbello pubblico del giorno dopo, il bersaglio delle battute che andrebbero destinate a chi s’è occupato di selezionare queste canzoni tutte uguali, tutte superflue. Non ha funzionato nemmeno il format delle due canzoni. Bella l’idea, ma dare così poco tempo per votare, aprire il televoto tra le due esibizioni e chiuderlo dopo cinque secondi dalla fine della seconda. Su che base si vota? Non avrebbe avuto più senso dare in mano il risultato a una giuria demoscopica che al pubblico da casa in questa occasione? Anche la divisione dei brani, alcuni troppo simili, altri troppo brutti per essere veri, altri ancora semplicemente ballata lenta vs pezzo movimentato e simpatico ha contribuito ad aumentare la sensazione generale di stanchezza. Un festival che finisce prima dell’1, ma sembra essere durato sei ore. Con poca buona musica e poche belle parole, che sulla carta doveva essere tanto ed invece, ieri sera, non è stato affatto.

 

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