[img align=right]http://img692.imageshack.us/img692/5229/sanremo.png[/img] Nell’anteprima scorrono veloci le immagini della sala stampa e del red carpet antistante l’Ariston e in cinque minuti compare la scritta “fine anteprima”. Rischia comunque di essere uno dei momenti più interessanti della serata. Parte la sigla dell’Eurovisione. Purtroppo, subito dopo, parte anche l’inconfondibile e fastidiosa voce di Laurenti. Aprono loro – sigh. L’anfitrione Bonolis saluta il pubblico in sala e urla, come di consueto, aizzando la folla. Laurenti chiede che fine abbia fatto Del Noce, facendo partire un’interminabile gag tra i due che parla di Mazza, di Mazzi, di amanti, di scoop e cercano di incrementare l’attenzione sulla kermesse che (in teoria) dovrebbe cominciare a breve. Un’introduzione lunga e decisamente noiosa, per una scelta (quella della Clerici di non aprire in prima persona la serata) che non fa particolarmente onore alla conduttrice. Non contenti, i due cantano pure. Ma la Clerici esiste o è scappata in preda all’ansia? Ancora loro: Laurenti deve indovinare i “tre buoni motivi per vedere Sanremo” (sigh). Ma le risate sono registrate, sì? Infine eccola, all’alba delle 21.27, accolta da una bellissima scenografia (quello è da riconoscere), l’Antonellina di rosso vestita entra su quello che dovrebbe essere il suo palco. Tuttavia è inutile esultare: Bonolis e Laurenti sono destinati a rimanere lì altri cinque interminabili minuti; lasso temporale in cui il conduttore è riuscito a sparare diecimila parole circa, quasi come le brutte battute della spalla comica, circa diecimila più della conduttrice ufficiale. Antonella, sveglia! Prima dell’atteso addio alle due zavorre, tuttavia, c’è ancora lo spazio per una gag dei due.

Antonella, a voce flebile, saluta il suo pubblico e ringrazia preventivamente. Attenderei domattina, a tal proposito. Un salutino veloce anche all’orchestra, poi la conduttrice introduce la giuria demoscopica, che oggi avrà sulle spalle il peso delle prime eliminazioni. Ma è tempo di cominciare, finalmente. [b]Irene Grandi, “La cometa di Halley”.[/b] Accolta con la freddezza che avevo sentito riservare solo a Nicola Arigliano nel 2005, Irene sale sul palco e canta il suo pezzo. Parte subito, niente intro. Il ritornello ha un vago sapore di “Bruci la città” (ma pure tutto il brano, direi), lei lo canta bene. Sembra quasi in playback, in effetti. Vorrei solo capire perché ha la faccia di chi è reduce da due settimane di influenza suina. [b]Voto: 7[/b] [b]Valerio Scanu, “Per tutte le volte che“[/b]. L’anno scorso dopotutto vinse un sardo uscito da Amici, perché non si dovrebbe replicare? Il nostro Legolas canta un pezzo scritto da Pierdavide di questa edizione di Amici ed è diretto da Vessicchio. Mancano solo le carte, sostanzialmente. Parte bene, tutto soft e delicato, poi quando ci si aspetta un bel ritornello musicale, arriva un agglomerato informe e antimusicale di parole dritto dritto come un pugno allo stomaco. Bruttina. [b]Voto: 5 [/b] [b]Toto Cutugno, “Aeroplani”[/b]. Per chi avesse il dubbio sul suo stato di salute, ogni anno a Febbraio Toto preme a ricordarci che sì, lui è ancora vivo e lotta insieme a noi. Perché andare a Sanremo e rovinare tante belle cose fatte in passato? Capisco che nel suo caso non ci sia niente di particolarmente “bello”, però santo cielo, la voce dove l’ha persa? Canzone brutta, tante stecche. Oltre al fegato e al cuore l’anno prossimo porterei anche le orecchie. [b]Voto: 4[/b] [b]Arisa, “Malamoreno”[/b]. A farle da coriste ci sono le Sorelle Marinetti, che riescono ad essere più femminili di lei. Lei è ancora tenera come l’anno scorso, nonostante ciò che le è esploso sulla testa e gli occhiali che si sono allargati di un buon metro quadro. La canzone è una simpatica filastrocca, perlomeno più allegra di ciò che l’ha preceduta e riesce a “svegliare” un po’ gli animi già in fase d’addormentamento. [b]Voto: 7,5[/b] In un festival di canzoni e cantanti sopravvalutati, perché non mettere anche un calciatore da sempre inutilmente esaltato? E soprattutto perché non sceglierne uno che parla a malapena il barese, figurarsi l’italiano? Questi devono essere stati i canoni per la scelta di [b]Antonio Cassano[/b], primo superospite della serata. La Clerici chiede a Cassano chi sia il suo cantante preferito. “Gigi d’Alessio”. Per fortuna aveva appena finito di assicurare di non capire nulla di musica, ciò potrà valergli uno sconto di pena. Approfittiamo del fatto che Cassano conosca più il dialetto dell’italiano e facciamogli presentare a lui il prossimo cantante in gara. [b]Nino d’Angelo, “Jammo Jà”[/b]. Anche per lui l’accoglienza che si riserva alla morte, è accompagnato sul palco da Maria Nazionale. Che no, non è la De Filippi. Tra l’altro D’Angelo è più biondo ora di quando si contendeva con la Caselli il titolo di “caschetto d’oro”. La musichetta sotto sarebbe anche bella, se solo ci fosse data la possibilità di cogliere mezza parola del testo anche al di fuori dei confini campani. [b]Voto: 5[/b], sulla fiducia. [b]Marco Mengoni, “Credimi ancora”[/b]. Per nulla intimorito dal contesto, Marco, qualificato di diritto in quanto trionfatore di X Factor, è vestito con una maglietta metà bianca e metà nera. Lo stile ricorda molto i Negramaro, molto rock, colpisce la sicurezza del cantante, che è a tutti gli effetti un esordiente assoluto. Non saprei giudicarla, o la ami o la odi. Di primo acchito a me non ha entusiasmato. Giudizio congelato in attesa delle prossime serate. [b]Voto: 6 [/b], da risentire. Ma rimaniamo in tema di talent show, perché tocca a [b]Susan Boyle[/b]. Si parte dal video più visto della storia (quello del suo provino a Britain’s Got Talent), poi Susan entra e canta “I dreamed a dream”. La sua fluidità di movimenti rimane quella di un armadio durante un trasloco, però effettivamente sembra un po’ meno bruttina di come si era presentata al provino. “Gli italiani sono persone stupende”, dice la Boyle, evidentemente disinformata sull’argomento. Tempo 2 minuti ed è già scesa dal palco. Ma quest’anno gli ospiti sono usa e getta? [b]Simone Cristicchi, “Meno male“[/b]. Vinse qualche anno fa con una canzone preziosa, quest’anno si è riciclato in versione Caparezza, senza averne le capacità linguistiche. Alcuni pezzi di testo sono esilaranti, ma di fondo la musica ha un sapore da sigla di cartone animato giapponese che non si regge. La scelta di infierire su Carla Bruni, poi, è la classica mattanza della Croce Rossa. [b]Voto: 6,5[/b] Antonella esce e rientra spingendo un pianoforte tutto brillantinato. C’è Stefanino di Amici in gara e nessuno mi aveva avvisato? No, era un modo per parlare dell’orchestra. [b]Malika Ayane, “Ricomincio da qui”. [/b]Quei capelli sono il trionfo dell’elettrostatica, mancano i gesti che hanno fatto il personaggio dell’anno scorso. In tutta onestà manca anche la canzone, dell’anno scorso. Non si capisce dove finisce la strofa e dove comincia il ritornello, ma non è quello il problema. Mi aspettavo onestamente di più. [b]Voto: 6[/b], da risentire pure lei. [b]Pupo, Filiberto e Canonici, “Italia amore mio”. [/b]La Clerici non fa a tempo ad annunciarli che già piovono fischi copiosi. Comunque vada sarà una disfatta. Parte Pupo (ecco a cosa serviva il piano glitterato, a mettercelo sopra e farlo sembrare un enfant prodige), risponde un Filiberto inaspettatamente intonato e conclude il tenore, che c’entrava come un assolo di contrabbasso. Il testo è la fiera delle banalità, solo per un titolo così e per gli interpreti l’insufficienza non gliela leva nemmeno Bach in persona. [b]Voto: 5[/b] Eccoci. Ora ci sarebbe dovuto essere Morgan. Quale modo migliore di cominciare il discorso se non una frase che dovrebbe essere più illegale della cocaina stessa, ossia: “per me l’unica droga è la famiglia, al massimo un caffè caldo”. Non c’è Morgan, Antonella l’avrebbe voluto ma la Rai s’è opposta. Allora la Clerici legge un pezzo del testo del suo brano. Torna Cassano sul palco, la sua presenza è apologia dell’ignoranza (meno grave di quella di Morgan?), si ride del fatto che abbia collezionato 6 bocciature tra elementari e medie e del fatto che abbia scritto 2 libri ma ne abbia letto solo 1. E invece di tenerli ai margini della società, questi personaggi, li paghiamo per parlare di loro …com’era? Italia amore mio? Al ritorno dalla pubblicità coreografie futuristiche e gente travestita balla a ritmo di rock. Ditemi che non è la Cuccarini e il suo orrendo musical. No, è solo la prova d’improvvisazione di Ezralow. Tra l’altro la Clerici ha cambiato abito, ma non si nota. Le han solo spostato e ricucito le spalline. Torniamo alla gara. [b]Enrico Ruggeri, “La notte delle fate”. [/b]Diretto dalla moglie Andrea Mirò, Ruggeri è un bel ritorno, ma anche da lui mi aspettavo molto di più. La canzone è noiosetta, ripetitiva e lo stesso conduttore del Bivio ha scritto testi decisamente migliori. [b]Voto: 5[/b] [b]Sonohra, “Baby”. [/b]Antonella ci rivela che questa è la 1735^ canzone suonata sul palco di Sanremo dal 1951 ad oggi. Presentati con la pomposità che avrei dedicato giusto ai Queen, i due fratelli hanno problemi con l’audio. E non solo, ad occhio. Il testo potrebbe tranquillamente essere una dedica di Step in un libro qualsiasi di Moccia, ma la musica in certi punti è gradevole. [b]Voto: 6-[/b] [b]Povia, “La Verità”[/b]. Per la categoria “se non faccio discutere chi mi considera”, con il buon gusto di un profanatore di tombe parla della vicenda Eluana col solito pezzo parlato, un accenno di melodia e una gestualità da edizione per non udenti del Tg2, lo si distingue a fatica dall’imitazione della Gialappa’s. Se l’anno scorso era stato offensivo ma musicale, quest’anno è riuscito a infastidirmi con banalità. [b]Voto: 4,5[/b]. [b]Irene Fornaciari e i Nomadi, “Il mondo piange”[/b]. Per lei nutro un odio tanto smisurato quanto immotivato, loro vabbè, il fatto che all’ingresso sul palco sia risuonata “Io vagabondo” che è del 1300 la dice lunga. Questa canzone, tuttavia, non è così malvagia. Certo, devo riuscire a non guardare Irene in faccia, ma è orecchiabile. [b]Voto: 6,5[/b] [b]Noemi, “Per tutta la vita”[/b]. Finalmente, aggiungerei. Elegante quanto emozionata, questa ci sviene a metà canzone. Canzone molto carina, il secondo e il terzo ritornello esaltano la sua voce potente e particolare. Piccolo errore di memoria su un paio di parole, finalmente qualcosa di decente, stasera. [b]Voto: 8[/b]. [b]Fabrizio Moro, “Non è una canzone”[/b]. Una buona premessa, in effetti. Per la cronaca è l’ultimo cantante è in gara e non è nemmeno mezzanotte, penso sia un record. Sonorità reggae per lui, brano orecchiabile, ma ritornerei sui pezzi più impegnati. [b]Voto: 6[/b] Finiti i cantanti, è il turno di [b]Dita Von Teese[/b], che inscena uno spettacolo (che dovrebbe essere) erotico, per stessa ammissione della Clerici. Via la camicetta, via la gonna ed è subito “cin cin, cin cin, ricoprimi di baci”. Alla fine della musica rimane comunque più vestita di una qualsiasi velina alle 20.45 di ogni serata. Il tutto si chiude con un bagno nella vaschetta-acquasantiera al centro del palco, che ci fa rimpiangere il Sexy Car wash della Ventura all’Isola 4. Per il solito discorso che gli ospiti non hanno diritto di parola, Dita sparisce subito e Antonella si ritrova a intervistare di nuovo Antonio Abc…f? Cassano. Si passa alla presentazione dei giovani che da domani cominceranno la gara. Posticipati rispetto agli adulti, come succede a Ballando con le Stelline. Nina Zilli, i Broken Heart College, Mattia De Luca, Luca Marino, Jacopo Ratini, Jessica Brando, La Fame di Camilla, Tony Maiello, Nicolas Bonazzi e Romeus vengono velocemente introdotti con un rwm e un frammento del loro brano. Deve essere passato Morgan, perché improvvisamente parte un jingle a caso e Antonella si mette a danzare per il palco come un’indemoniata. La Clerici, al ritorno dalla pubblicità, ha già la busta con i 3 eliminati. In stile “Ballando con le Stelle”, però, ci dice chi passa. Passano: Irene Grandi, Valerio Scanu, Arisa, Marco Mengoni, Simone Cristicchi, Malika, Ruggeri, i Sonhora, Povia, Irene Fornaciari, Noemi e Moro. Bella idea quella di andare in ordine d’esibizione. [b]Eliminati Pupo, Cutugno e Nino D’Angelo[/b]. Tre eliminazioni sacrosante, per una volta. La platea rumoreggia, incredibilmente i titoli di coda già scorrono, mentre la Clerici si fa da sola i complimenti per aver chiuso baracca e burattini entro mezzanotte e mezza. Speriamo per lei che non faccia la stessa fine il suo Festival. Tanto di cappello nel non aver voluto tirare le 2 di notte per raggranellare share. Non pagherà, ma ha dato più spazio alla musica rispetto a chi l’ha preceduta.

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