[img align=left]http://www.australiancreative.com.au/images/dmImage/StandardImage/voice-chairs-pic.jpg[/img] A volte la forza di un format è insita nella sua stessa struttura. Ad esempio, The Voice, più di tanto non puoi rovinarlo. Nemmeno in Italia. Accettato il fatto che questo line-up di giudici sia il meglio che si può avere in termini di costi-qualità, la formula funziona anche se a tirare le fila del dietro le quinte non c’è la rodatissima Magnolia, ma la "nuova" Toro Produzioni di Pasquale Romano (ex dottore di Affari Tuoi) e Marco Tombolini, per la prima volta alle prese con un programma d’intrattenimento così grosso. C’è qualcosa che non ha funzionato al cento per cento, ieri sera: il ritmo, unito alla solita durata eccessiva a cui i nostri palinsesti ci obbligano, ha creato un racconto un po’ troppo ciclico. Presentazione del cantante – esibizione – giudizi – abbraccio coi parenti, come tanti moduli legati assieme da una post-produzione troppo veloce. Nessun cambio di ritmo, nessun rullo veloce che aiuterebbe a farci accettare il fatto che i concorrenti in gara alla fine saranno [b]sessantaquattro[/b].

Sarà tutto troppo lungo: 4 puntate di Blind rischiano di stancare, soprattutto sommate alle 3 di Battle che posticiperanno i live show addirittura al 25 aprile. Resto dell’idea che la prima edizione poteva essere più snella: 8 concorrenti a testa, 4 da portare ai live show e meno puntate in generale, per un format che è ancora da testare. E proprio perché la prima edizione deve essere un test, si spera che la Toro sappia correggere il corsa ciò che non ha funzionato. Non solo il montaggio quindi, ma anche la gestione social network ha fatto un po’ rimpiangere gli alti livelli a cui ci hanno abituato a X Factor e MasterChef. Non ci vuole tanto a sapere che non si può scrivere un tweet ad ogni frase dei giudici o condirli con quattro puntini di sospensione o errori ortografici. Non ci vuole tanto ad arricchire i post su Facebook da qualche foto e fare in modo che non si accavallino uno sull’altro. Quello che abbiam visto ieri sera si chiama spam: date i social a chi sa utilizzarli o fate a meno di usarli. Intendiamoci: poteva andare peggio, ma bisogna aspettarsi il meglio e non accontentarsi. Quindi buona la prima, ma migliorare deve essere la chiave per far funzionare The Voice in Italia e affiancare l’unico altro grande talent show capace di mettere d’accordo pubblico e critica.

 

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