[img align=left]http://imageshack.us/a/img171/9613/briatoretheapprenticezp.jpg[/img] Non c’è dubbio che The Apprentice, punta di diamante dell’autunno di Cielo Tv, sia stato un esperimento riuscito, una novità positiva che ha confermato il lavoro, la passione e la professionalità di chi lavora ai palinsesti della rete il cui obiettivo è sempre più quello di far coincidere la scelta digitale con la qualità. Inoltre, eravamo abituati al peggio. Sono anni che ogni tentativo di novità della tv generalista, soprattutto in ambito talent e reality, va incontro a clamorosi buchi nell’acqua. Il più recente è sicuramente quello de La Scimmia, ma uMan, Star Academy e, più in là, Reality Circus e Ritorno al Presente hanno sulla loro lapide due date molto vicine, insieme a un gigantesco "a mai più rivederci". Osare, su Sky e su Cielo, è sicuramente più facile. Liberi dalla mannaia degli ascolti, i nuovi canali regalano un’esperienza più rilassata potendosi concentrare non sulla polemica attira-share, ma sulla qualità della produzione. Immagini nitide, snodi gradevoli, tappeti musicali quasi sempre adeguati, montaggio serrato ed editing chiaro e narrativo hanno fatto anche di The Apprentice un programma che valeva la pena di essere visto. Se ci ponessimo domande dirette, però, qualche nota dolente andrebbe sicuramente sottolineata. Merita una seconda edizione? Certamente. È andato tutto bene? No. È stato il "nuovo MasterChef" che tutti si auguravano potesse sostituire il super-talent culinario migrato sui canali a pagamento? Nemmeno.
Fermo restando che gli ascolti sono obbligatoriamente da valutare a parte, i risultati di The Apprentice sono stati positivi ma non eccezionali. Confrontandoli con MasterChef, andato in onda nello stesso periodo, ma per più tempo, si nota subito una crescita molto più ridotta e un assestamento sugli stessi valori. MasterChef, che ha avuto 12 puntate (in realtà 24, ogni puntata ne andavano in onda 2), è partito da un dato di 124.000 spettatori con lo 0,5% di share arrivando a 500.000 con l’1,7% per la semifinale e raggiungendo 702.000 con il 2,6% per la finale. La crescita media è stata di 30/40 mila telespettatori a puntata. The Apprentice è partito meglio, con 167 mila e lo 0,58%, raggiungendo ieri sera in semifinale 334.000 con l’1,45% di share. La differenza che salta subito all’occhio è il fatto che anche The Apprentice abbia scelto di mandare le sue 10 puntate di programmazione appaiate, per un totale di soli 6 appuntamenti di prime time (la 9 e la 10 vanno in onda singolarmente). MasterChef ha fatto lo stesso, ma gli episodi singoli sono stati 24, con 12 appuntamenti di prime time. Il doppio. Una scelta scellerata che si traduce sia negli ascolti (ogni sera la prima puntata in onda si assestava sui 200 mila spettatori per poi salire di 70/80 nella seconda) sia nell’affezione ai concorrenti e nel coinvolgimento del pubblico. A MasterChef la doppia puntata funzionava perché il meccanismo era diverso (Mystery box nella prima, sfida in esterna e Pressure Test nella seconda), a The Apprentice no perché si trattava dello stesso meccanismo (sfida a squadre, eliminazione di uno tra i perdenti) ripetuto due volte nella stessa sera. Questo ha inoltre decimato i concorrenti (da 16 a 12 la prima sera, da 12 a 8 la settimana dopo, poi 6, poi 4 e ieri da 4 a 2 dopo solo quattro settimane di programmazione). Non si poteva tifare un concorrente, insomma, che questo veniva subito eliminato e la rosa si stringeva. Sarebbe stato più saggio andare in onda per 10 settimane con un episodio a settimana (magari allungato di una ventina di minuti effettivi). Il target di riferimento si è quindi fermato a quell’elite di Twitter e (parzialmente) di Facebook, che non sono riusciti a consacrare The Apprentice come il nuovo MasterChef, lasciando quel senso di amaro in bocca di un’occasione sprecata. In vista di una seconda edizione il lavoro da fare sarà quindi sul meccanismo, sulla programmazione e sulla scelta di concorrenti ancora più forti di quelli di quest’anno, insegnando al pubblico a conoscerli e tifarli. Anche facendo crescere la professionalità e la credibilità dei candidati settimana dopo settimana e non facendo fare loro la figura dei novellini anche alla semifinale. In attesa della finale di settimana prossima (il cui esito, sia per il presunto spoiler sia per l’attesa del pubblico, sembra scontato) rimaniamo quindi speranzosi di un ultimo episodio fortissimo che costruisca le basi per una seconda edizione ancora più forte e capace di sistemare ciò che non ha funzionato.