Utente
6 dicembre, 2019
E' difficile riassumere in poche righe un romanzo o anche solo un racconto. Difficilissimo farlo se il romanzo non c'è. Quasi impossibile.
Il risultato: eccellente. Ma io questo lo sapevo già!
Straordinari, tutti.
@Casadelvino @amers @xello @KassaD1 @NotturnoManto @Waves of Music @monechiapi @Emm @Alby @mrnothing
Utente
6 dicembre, 2019
Titolo: Anno 1 Dopo Pandemia
Mondo, 2020. Una pandemia sta devastando la Terra. La gente è chiusa in casa, l’economia immobile: il pianeta ha smesso di girare. In pieno caos, la tecnologia è l’unico strumento per comunicare, per essere vicini agli affetti, per lavorare, per andare avanti. Ma con l’avanzare della malattia, ci si rende pian piano conto che non sono solo le risorse energetiche e naturali a essere ridotte ai minimi termini, ma adesso pure il mondo virtuale è saturo, e le potenzialità digitali giunte al loro limite. La società si trova oramai ad affrontare quello che sembrerebbe essere il collasso definitivo; il sistema, così come era conosciuto fino ad allora, si stava ripiegando su se stesso.
Riuscirà la razza umana a uscire dal trauma? E sarà pronta a rimettere in questione il proprio trascorso, a rivedere le proprie abitudini e a ripartire da quello che sarà considerato in un futuro non troppo prossimo l’anno 1 Dopo Pandemia?
« La civiltà scivolò nella sua seconda era di tenebre su una prevedibile scia di sangue, ma ad una velocità che nemmeno i futurologi più pessimistici avrebbero potuto pronosticare. Fu quasi come se non vedesse l’ora di finirci. Il primo giorno di ottobre, Dio era nel Suo paradiso, l’indice della Borsa era a 10,140 e quasi tutti gli aerei erano puntuali (eccetto quelli che atterravano e decollavano da Chicago, e c’era da aspettarselo). Due settimane dopo il cielo apparteneva di nuovo agli uccelli e il mercato azionario era un ricordo. »
Stephen King, Cell
Titolo: Løbet
'Verrà la morte e avrà i i tuoi occhi'
La morte è arrivata. La attendo. Come attendevo il tuo abbraccio. Vedo Ecate che mi osserva, che mi attende e mi accompagnerà da te. Mi guarda e mi rassicura, perché avrà i tuoi occhi. Gli occhi di chi mi ha amato in maniera pura e dolce. Di chi mi ha reso felice e donato gioia in ogni singolo giorno. Avrà i tuoi occhi che mi hanno amato incondizionatamente. Hanno accettato la mia natura. Mi hanno amato e rispettato. Occhi che sono stati ricambiati.
Ora sono pronto, prendimi.
Cesare Pavese, Verrà la tua morte e avrà i tuoi occhi
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Titolo: Veleno e labbra vermiglie
Sono Sophie Gray, e sono una stronza. Si, ma una splendida stronza. Sarò anche qualcosa di piu.
Che c'è da guardare?
Forse i miei occhi blu sembrano nascondere qualcosa? Sapessi quante cose, in realtà...
Per esempio, che ho sedici anni ma ho sedotto il marito di mia sorella Eufemia, il pittore John Millais. Povera sciocca, così convinta del proprio aspetto sofisticato da aver sottovalutato il potere della seduzione, della provocazione. Il fascino della carne.
Mi sarei quasi potuta innamorare davvero di te, John, delle tue maniere eleganti, delle tue parole gentili.
Poi ti ho sentito dire al tuo amico Paul "certo, fosse stata bionda sarebbe stato meglio, le modelle bionde sono più interessanti" e ho capito che non ti avrei potuto amare.
E quando hai bisbigliato a Eufemia "ma sei sicura che non stia diventando pazza?" ho deciso che ti avrei fatto vedere io, cosa vuol dire essere pazza.
Ho stabilito in quel momento, John, che ti avrei ucciso.
Ma prima dovevi concludere il mio ritratto, celebrare la tua ossessione.
"Gli ultimi ritocchi" vero? Così dicevi stamattina.
A me gli occhi, John Everett Millais, metti il fissatore sul blu dell'oceano che ti sta per inghiottire!
Era bluastro anche il veleno che ho sciolto prima nel bicchiere di vino che tieni accanto a te.
Guarda il rosso delle mie labbra. Vermiglio come il fuoco che mi divora adesso, e che mi avvolgera' all'Inferno.
Ma dopo di te.
Sono l'acqua che ti ha affogato
Il fuoco che ti brucia
L'aria che ti dissolve
La terra che ti coprirà.
Nulla si può possedere di meno
Di una ossessione.
Ispirato da Il ritratto di Elsa Greer (Agatha Christie)
Titolo: Personal Moon
Notte, mistero, ombre. Il blu intenso del cielo, gli abiti scuri dei tre personaggi, tre spicchi di luna. Siamo incantati dal colore, dall'uso che ne viene fatto. E' sfumato. Inquieta.
Questo dipinto a me piace moltissimo, e appena l'ho rivisto cercando l'opera adatta mi è balenata in mente questa frase: 'si soffre sempre da soli'. Particolarmente indicata per il periodo assurdo che stiamo vivendo, isolati, spaventati, confusi. Il panorama è uguale per tutti, ma le nostre percezioni no. E poco ci consola sentirci ripetere che siamo 'tutti sulla stessa barca'. Ognuno ha la sua croce, la sua mancanza, la sua preoccupazione, la sua luna.
La mancanza di una persona lontana, la preoccupazione per il lavoro e il futuro, il senso di smarrimento. La luna personale come personale approccio all'elaborazione di questo momento terribile. L'ambientazione notturna dà il tocco finale, a volerci leggere una metafora tra il buio della notte e il buio figurato del periodo attuale.
Citazione da Dylan Thomas:
Benché i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta
perché dalle loro parole non diramarono fulmini
non se ne vanno docili in quella buona notte.
Utente
6 dicembre, 2019
Titolo: Escaped Hearts
Un allarme che suona nello stanco pomeriggio di sorveglianza.
Cuore e Ragione si incontrano, di nuovo.
Un Cuore che ha già fatto danni è stato messo sotto chiave dalla Ragione. Quando quest’ultima abbassa la guardia, il Cuore mette in atto la sua fuga, anche a costo di farsi male.
Vale sempre la pena, ogni tanto, lasciarsi guidare dal Cuore. Non lasciarlo a guardare da dietro la finestra
Non c'è nulla di turpe in una cicatrice se a causarla è stato il coraggio (Publilio Siro)
Titolo: Souvenir
Chiudi gli occhi. Concentrati. Ora pensa a un luogo a te caro, a quella città in cui hai lasciato il cuore, quella che ti ha cresciuto, quella in cui vorresti andare a vivere, quella che hai visitato in un giorno soltanto, ma che è bastato per lasciarti un ricordo permanente, impresso nella memoria. Ora senti la mente inondata di una serenità nostalgica, ti ritrovi immerso in quelle vie, fra quegli scorci pittoreschi, dentro quei paesaggi verdeggianti, grigi o multicolore. Ed ecco che sei diventato tutt'uno con il luogo! Il tuo cervello e la città sono una cosa sola, le vie diventano un reticolo di nervi, i tetti e i prati sono la corteccia celebrale... e tu inizi a viaggiare, riscoprendo ogni dettaglio di quel luogo indelebile. Quella città potremmo chiamarla convenzionalmente Zora, e può esistere così com'è solo nella nostra testa. Ognuno di noi avrà visitato una Zora di cui ricorderà dettagli che nessun simile rammenta, una sua Zora diversa da quella di chiunque altro; anche diversa da quella descritta da Marco Polo al sommo Kublai Kan nelle pagine de “Le città invisibili” (Italo Calvino).
"Al di là di sei fiumi e tre catene di montagne sorge Zora, città che chi l’ha vista una volta non può più dimenticare. Ma non perché essa lasci come altre città memorabili un’immagine fuor del comune nei ricordi. Zora ha la proprietà di restare nella memoria punto per punto, nella successione delle vie, e delle case lungo le vie, e delle porte e delle finestre nelle case, pur non mostrando in esse bellezze o rarità particolari. Il suo segreto è il modo in cui la vista scorre su figure che si succedono come in una partitura musicale nella quale non si può cambiare o spostare una sola nota. Questa città che non si cancella dalla mente è come un’armatura o reticolo nelle cui caselle ognuno può disporre le cose che vuole ricordare: nomi di uomini illustri, virtù, numeri... Tra ogni nozione e ogni punto dell’itinerario potrà stabilire un nesso d’affinità o di contrasto che serva da richiamo istantaneo alla memoria. Cosicché gli uomini più sapienti del mondo sono quelli che sanno a mente Zora. Ma inutilmente mi sono messo in viaggio per visitare la città: obbligata a restare immobile e uguale a se stessa per essere meglio ricordata, Zora languì, si disfece e scomparve. La Terra l’ha dimenticata".
Titolo: Percorrere il negativo per conoscere il positivo
Come dissi nella prima prova, mi sono innamorato dell'arte di Max Rive attraverso la sua interpretazione ed espressione di quella parte di mondo a cui sono tanto legato, ovvero le Dolomiti. Per questo motivo, per una prova come questa, in cui la personalità, il nostro intimo e la capacità intrinseca che abbiamo di concepire le cose e l'arte nella nostra a nostro modo, sono al centro del tema, ho scelto di tornare tra quelle montagne.
Siamo spesso abituati a vedere la montagna come ammassi informi di roccia, buoni come meta per andare a respirare un po' di aria fresca in un weekend, ma a cui magari preferiamo il relax e il fascino della costa o l'arte e la vita delle città. Questo perchè magari si rischia di pensare che le montagne non possano donarti niente di più di una semplice visione di natura incontaminata, e che vista una... viste tutte.
A me le montagne hanno sempre regalato di più, hanno regalato emozione.
Le Dolomiti mi rimandano al passato. Il mio momento di svago familiare, i viaggi tra quelle cime così imponenti, quei prati così radiosi, quei boschi così misteriosi.
Mi rimandano alla fatica che comportava il camminare, per raggiungere un obiettivo , che era la cima , alla fine del sentiero. Sentieri che ho percorso con la mia famiglia, con i miei amici, con me stesso. Fatica che però era sempre la mia, il mio sudore che versavo per raggiungere quell'obiettivo di arrivare in fondo al viaggio che avevo programmato di fare.
Mi rimandano alla bellezza del viaggio e della riflessione, che proprio in quel mondo così ricco di natura e di silenzio, sono riuscito ad apprezzare maggiormente, imparando a gestirli e a trarne beneficio.
Ho scelto questa foto perchè racchiude in sè un dualismo concettuale e un significato personale che risaltano ai miei occhi osservandolo. Si tratta di una cattura dall'alto del gruppo del Puez-Odle e del loro parco naturale, un'apertura che rappresenta tutta la bellezza che la montagna ti sa regalare come premio per la fatica del percorso che hai osato intraprendere per raggiungerla.
Ma non è solo l'esplicazione visiva concreto di quella fine del percorso, e di tutti i suoi benefici, di cui vi avevo parlato. Si tratta anche di una rappresentazione visiva di un dualismo, tra i due lati del sistema montuoso, il contrasto tra luce e ombra, che per quanto banale è così insito nelle vite di chiunque, anche nella mia.
Ciò che sembra scuro da un lato, una distesa di roccia informe, grigia, deprimente; dall'altra parte prende vita, prende colore: prati illuminati dal sole, distese dorate di immensa bellezza. Perchè non possiamo mai sapere cosa ci può regalare anche la noiosa e grigia roccia, se non andiamo ad osservarla da un'altra prospettiva.
Per me questa foto è questo: l'importanza di saper arrivare alla fine dei propri obiettivi, in cima ai propri percorsi di vita, per poter riflettere e osservare i lati positivi e migliori, che si nascondono dietro anche ai contesti meno invitanti. Un fil rouge quello dell'importanza delle sfumature positive che si nascondo dietro ogni aspetto della nostra vita, è quello che vorrei trasmettere in questo viaggio , oltre che la bellezza della natura e della fotografia. Spero di esserci riuscito in questa prova.
Titolo: La primavera hitleriana
Perché vuoi celare le lacrime che rigano il tuo volto, Elide? Tenti forse di frenare il grido, o piuttosto non terrore alberga nel tuo viso ma angoscia, la stessa che il tacito masso alle tue spalle sussurra? Quale follia ti ha sottratto a te stessa, quale fede feroce ti incatenò l'anima e chi, bestiale demiurgo, modellò il marmo che ti regalerà per sempre alle acque? Le tue sembianze sono già di spettro, non più un canto malinconico si leva dall'azzurro cristallo, ma un'elegia in blu notte che, all'ombra di nessun cipresso, vergata su nessuna lapide gocce di pietà umana consoleranno.
Eugenio Montale, Dora Markus
I
Fu dove il ponte di legno
mette a Porto Corsini sul mare alto
e rari uomini, quasi immoti, affondano
o salpano le reti. Con un segno
della mano additavi all'altra sponda
invisibile la tua patria vera.
Poi seguimmo il canale fino alla darsena
della città, lucida di fuliggine,
nella bassura dove s'affondava
una primavera inerte, senza memoria.
E qui dove un'antica vita
si screzia in una dolce
ansietà d'Oriente,
le tue parole iridavano come le scaglie
della triglia moribonda.
La tua irrequietudine mi fa pensare
agli uccelli di passo che urtano ai fari
nelle sere tempestose:
è una tempesta anche la tua dolcezza,
turbina e non appare.
E i suoi riposi sono anche più rari.
Non so come stremata tu resisti
in quel lago
d'indifferenza ch'è il tuo cuore; forse
ti salva un amuleto che tu tieni
vicino alla matita delle labbra,
al piumino, alla lima: un topo bianco
d'avorio; e così esisti!
II
Ormai nella tua Carinzia
di mirti fioriti e di stagni,
china sul bordo sorvegli
la carpa che timida abbocca
o segui sui tigli, tra gl'irti
pinnacoli le accensioni
del vespro e nell'acque un avvampo
di tende da scali e pensioni.
La sera che si protende
sull'umida conca non porta
col palpito dei motori
che gemiti d'oche e un interno
di nivee maioliche dice
allo specchio annerito che ti vide
diversa una storia di errori
imperturbati e la incide
dove la spugna non giunge.
La tua leggenda, Dora!
Ma è scritta già in quegli sguardi
di uomini che hanno fedine
altere e deboli in grandi
ritratti d'oro e ritorna
ad ogni accordo che esprime
l'armonica guasta nell'ora
che abbuia, sempre più tardi.
È scritta là. Il sempreverde
alloro per la cucina
resiste, la voce non muta,
Ravenna è lontana, distilla
veleno una fede feroce.
Che vuole da te? Non si cede
voce, leggenda o destino...
Ma è tardi, sempre più tardi.
Utente
6 dicembre, 2019
Top5 per tutti entro le 23.00 di domani martedì 07 aprile.
Opinionisti come sempre top5 in privato e Opinioni in topic, grazie.
Banksy, Mobile lovers, 2014
William Blake, The night of Enitharmon's joy, 1795
John Everett Millais, Ritratto di una ragazza, 1857
René Magritte, I misteri dell'orizzonte, 1955
Alex Prager, Uncanny Valley, 2018
Jacek Yerka, City on a head
Max Rive, The Calling
Edvard Munch, Young woman by the shore, 1896
Utente
24 agosto, 2015
Curioso che sia Bansky che Magritte, nelle intenzioni dei mecenati, abbiamo preso spunto dalla situazione attuale. Mi ha particolarmente colpito, però, l'esposizione legata a Millais, ho trovato azzeccatissimo l'incontro tra il dipinto, molto bello, e l'ispirazione del romanzo giallo.
Rive, devo confessare, inizio a trovarlo un po' ripetitivo, il suo stile mi è chiaro e i soggetti sono sempre interessanti e belli ma non ci sto trovando grandi ispirazioni. Interessante invece il video della Prager, che già per la presenza della divina Blanchett guadagna punti, ma ho trovato bello nella sua interezza. Yerka e Munch belli esteticamente, del primo ho molto apprezzato anche la descrizione, un po' scarna invece nel secondo. Blake stavolta non mi comunica molto. Quindiiii, ecco qua la sofferta top 5:
1. Millais
2. Prager
3. Yerka
4. Magritte
5. Munch
Utente
4 febbraio, 2018
1. Millais
Uno dei pochi che ha saputo mettere la propria personalità e creatività nella prova, veramente bravo bravo bravo. La riscrittura di Agatha Christie è stata geniale e unica. Sono ammaliato da quello sguardo pazzesco, praticamente incantato, stai facendo un percorso in salita e complimenti.
2. Rive
Un altro dei pochi che ha reso veramente personale la prova, mi ha colpito la creatività dell'interpretazione con il richiamo alla sfera soggettiva, più o meno come la prima prova, dopo un po' la discesa della scorsa. Inoltre lo scatto è magnifico, mi colpisce molto la profondità oltre che il contrasto cromatico che ha sottolineato. (Sinceramente più che trovarlo ripetitivo lo sto trovando più coerente di altri).
Peccato per la mancanza del richiamo letterario, ma era facoltativo quindi non è giusto punirlo troppo per questo, ma mi risulta inferiore a Millais.
3. Bansky
4. Yerka
Anche in loro ho visto una componente personale e intima, molto affascinante la scelta delle opere in entrambi i casi, mi rimane un po' meno, però almeno vedo la creatività che era richiesta. Geniale la scelta di Bansky di richiamare l'attualità, a dark horse.
5. Prager
Tutti gli altri non mi hanno colpito, mi hanno un po' annoiato in quanto ho visto quasi solo il copiare una parte di opera o intere poesie, senza neanche spiegarmi un po' la loro visione e la loro concezione dell'opera. Sinossi non per forza equivale a 2 righe, anzi. La prager era la più accattivante di sicuro tra i restanti.
Moderatore - Mentore
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
1. Millais. La prova più interessante e più riuscita.
2. Magritte. L'opera scelta è fantastica e ho trovato le parole scelte buone.
3. Munch. Bella l'opera scelta e bello l'accostamento
4. Yerka. Inizialmente non mi ha fatto impazzire la sinossi ma nel complesso ho trovato interessante il connubio
5. Bansky. Opera interessante, meno la sinossi ma comunque mi è piaciuta l'idea.
Quello che a me piace di questo gioco è che mette le opere in primo piano. E in realtà in questa prova avrei trovato noioso e riduttivo trovare spiegazioni troppo lunghe (sembra contraddittorio lo so). Interessante comunque anche leggere le idee altrui, spesso distanti dalle mie ma affascinanti.
Utente
7 ottobre, 2018
Io sinceramente non trovo che le proposte di Rive siano ripetitive, questa foto è molto bella (seconda forse solo alla prima proposta, per quanto mi riguarda) ma la creatività nella presentazione per quanto mi riguarda è totalmente non pervenuta: non vedo nessuna differenza nel modus di presentazione rispetto alle precedenti (esclusa, ovviamente, quella della sala sensoriale), nessun tentativo di adattare le (come sempre) belle riflessioni alla specificità della sala .
Utente
25 novembre, 2017
Aspetto a stilare la classifica perché non riesco a capire il quadro di Blake e spero di cambiare idea su quello di Bansky che trovo banalotto (magari mi è sfuggito qualche passaggio?).
Devo dire che ho finalmente ritrovato il mio amore per Yerkaquadro bellissimo e descrizione pazzesca: mi sono proprio immerso nel racconto perché anche io ho una città che, pur avendola visitata 1 volta, mi è rimasta nel cuore e mi capita spesso di ripensarci.
Ho la Top 3 abbastanza chiara e ho qualche dubbio sulle altre posizionisono rimasto un po’ deluso da Bansky perché ha un potenziale alto (io ho ancora in testa il quadro della 2^ Sala, stunning).
Ho fatto un recap dei voti e ho notato di non aver mai votato Pragerforse è un’artista troppo distante dai miei gusti e spero che mi sorprenderà nelle prossime sale.
Utente
4 febbraio, 2018
NotturnoManto ha detto
Io sinceramente non trovo che le proposte di Rive siano ripetitive, questa foto è molto bella (seconda forse solo alla prima proposta, per quanto mi riguarda) ma la creatività nella presentazione per quanto mi riguarda è totalmente non pervenuta: non vedo nessuna differenza nel modus di presentazione rispetto alle precedenti (esclusa, ovviamente, quella della sala sensoriale), nessun tentativo di adattare le (come sempre) belle riflessioni alla specificità della sala .
Beh oddio, il tema della prova era creatività ma anche soggettività, visione personale e interpretazione dell'opera:
Il vostro tocco personale e la vostra sensibilità saranno fondamentali. Dovrete infatti dare un vostro titolo all'opera trovata. E presentarlo insieme a una "sinossi" del dipinto. Per questa Sala dovrete ignorare l'aspetto tecnico-pittorico, la contestualizzazione storica. Mettiamola così: il vostro soggetto, la vostra versione della storia. In poche righe dovrete riuscire a sintetizzare il vostro concetto dell'opera, la vostra visione.
Non capisco cosa avrebbe di non pervenuto in termini di creatività, bisognava per forza scrivere in versi o come se fosse una poesia per esserlo? Cioè non c'è solo il modus, ma anche contenuti e contestualizzazione.
Alla fine c'è tutta un'interpretazione intima e una versione metaforica dietro una foto di alcune montagne. Tipo io ho un calendario con le foto di montagne ma mica mi faccio ste pappardelle dietro a ogni foto, e così la catalogherebbero molti.
Poi non so sarà che a me piace un sacco questo percorso, lo trovo molto più originale come concept di altri, quindi sottolineare la ripetitività o la poca creatività più in questo caso piuttosto che in altri mi fa scattare a dire la mia
Quello che a me piace di questo gioco è che mette le opere in primo piano. E in realtà in questa prova avrei trovato noioso e riduttivo trovare spiegazioni troppo lunghe (sembra contraddittorio lo so). Interessante comunque anche leggere le idee altrui, spesso distanti dalle mie ma affascinanti.
Oh yes, sempre interessanti. Rive o Millais hanno più incontrato il mio concetto della prova, in cui la propria visione o la propria versione era il focus della scelta e del racconto.
Oppure è solo strategia
Moderatore - Mentore
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Casadelvino ha detto
Oh yes, sempre interessanti. Rive o Millais hanno più incontrato il mio concetto della prova, in cui la propria visione o la propria versione era il focus della scelta e del racconto.
Oppure è solo strategia
Sì infatti, a me ha colpito molto Magritte come concetto di prova. Ma proprio la sala credo si presti a essere più soggettiva possibile, essendoci la creatività di mezzo.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Secondo me abbiamo, come spesso è accaduto nel gioco, dato interpretazioni diverse della sala. Ora, tanto più o meno ci siamo già sbottonati tutti, dico che io l'ho interpretata come Notturno. Cioè, trovo che proprio perché si chiami "Sala creativa" si potesse viaggiare con la creatività e la fantasia, pur mettendo in essa la soggettività che ci contraddistingue. In fondo, trovo che già nelle altre prove ci sia stata tanta inclinazione soggettiva, quindi qua sentivo la necessità di leggere qualcosa di diverso, più creativo. Ciò non toglie che la parte soggettiva non debba essere cassata a priori.
Utente
7 ottobre, 2018
@Casadelvino la mia piccola replica non intendeva suggerire che non bisognasse tenere in considerazione i contenuti
NotturnoManto ha detto
non vedo (...) nessun tentativo di adattare le (come sempre) belle riflessioni alla specificità della sala .
semmai che, dato il forte accento posto sulla creatività, mi sarei aspettato che, o meglio, ho deciso che avrei dato la priorità nella classifica a lavori nei queli la soggettività, qualora un* avesse voluto manifestarla, venisse poi veicolata in maniera inaspettata rispetto a come siamo soliti darle voce in praticamente ogni contest musicale o come nelle sale precedenti. La presentazione di Rive soddisferà sicuramente il criterio della soggettività, non di certo quello della creatività dato che descrivere le proprie opinioni, le proprie interpretazioni, le proprie emozioni relativamente a una foto (o a una canzone, a una statua, a un libro o whatever) ha a che fare con l'analisi, di certo non con la creatività. Che poi, concordo sul fatto che il lavoro su Millais sia uno dei più brillanti, ma non vedo grande differenza tra quel lavoro e quello su Blake (e, in misura minore, Munch) nel quale una sorta di parafrasi letteraria a mio parere rende bene ciò che chi lo ha scelto scorge in quell'opera.
Utente
4 febbraio, 2018
Beh ma ripeto, dalla consegna la soggettività sembrava il punto focale, la propria interpretazione è sinonimo di creatività, non solo la modalità di veicolarla (se sotto forma di analisi, poesia, parafasi, proverbio, copia e incolla di testo letterario o altro).
A dir la verità in molte presentazioni , visto che quello che per esempio è stato decantato da molti ed è il senso del gioco è che le opere siano al centro dell'attenzione, vedo molto più interesse a come dici tu parafrasare il richiamo letterario, più che a darmi la propria interpretazione della scelta dell'opera , del quadro, dello scatto, del video etc.
Sicuramente lavori culturalmente interessanti e che nutrono comunque l'anima nel leggerli, ma in cui ripeto, il punto focale di questa sala che per me era la propria visione o la propria interpretazione o la propria creatività, non c'è o non la trovo risaltata ma soffocata dal voler per forza prendere il richiamo letterario.
Poi come dice mone, sarà che la consegna della sala non sarà stata così netta da averla tutti interpretata allo stesso modo, però questo io ho ritrovato, ma sinceramente la "creatività non pervenuta" mi sembrava decisamente strong come opinione, oltre che infondata.
Utente
7 agosto, 2013
Casadelvino ha detto
A dir la verità in molte presentazioni , visto che quello che per esempio è stato decantato da molti ed è il senso del gioco è che le opere siano al centro dell'attenzione, vedo molto più interesse a come dici tu parafrasare il richiamo letterario, più che a darmi la propria interpretazione della scelta dell'opera , del quadro, dello scatto, del video etc.
Sicuramente lavori culturalmente interessanti e che nutrono comunque l'anima nel leggerli, ma in cui ripeto, il punto focale di questa sala che per me era la propria visione o la propria interpretazione o la propria creatività, non c'è o non la trovo risaltata ma soffocata dal voler per forza prendere il richiamo letterario.
Ecco, in questo sono molto d accordo con Casa, c'è un po di tendenza diffusa a fare i fighetti 😄
Per esprimermi anche io sulla questione, onestamente preferisco la coerenza alla creatività, ho trovato peraltro molto interessante il titolo dato all opera, tutt'altro che banale.
Utente
11 febbraio, 2020
KassaD1 ha detto
Per interrompere questo pepe artistico, faccio le mie prime ipotesi:Millais è Emm
Magritte è Notturno/Alby
Prager è amers/mone
Munch è amers/mone
Rive è Casa
Blake è mr
Bansky è Waves
Yerka è Notturno/Alby
Chissà...
Comunque che bello vedervi discutere sulla sala di per sè; mi rassicura perché ho fatto fatica a questo giro, ma vedo che ognuno la vede in maniera un po' diversa...
Detto ciò, ho cambiato 18 volte la mia classifica, più tardi posto la definitiva.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Emm ha detto
Casadelvino ha detto
A dir la verità in molte presentazioni , visto che quello che per esempio è stato decantato da molti ed è il senso del gioco è che le opere siano al centro dell'attenzione, vedo molto più interesse a come dici tu parafrasare il richiamo letterario, più che a darmi la propria interpretazione della scelta dell'opera , del quadro, dello scatto, del video etc.
Sicuramente lavori culturalmente interessanti e che nutrono comunque l'anima nel leggerli, ma in cui ripeto, il punto focale di questa sala che per me era la propria visione o la propria interpretazione o la propria creatività, non c'è o non la trovo risaltata ma soffocata dal voler per forza prendere il richiamo letterario.
Ecco, in questo sono molto d accordo con Casa, c'è un po di tendenza diffusa a fare i fighetti 😄
Boh, ora però che se uno cerca di interpretare al meglio la prova, attenendosi alla traccia per come l’ha interpretata, cercando di fare un bel lavoro, passi per uno che vuole fare il fighetto perché magari ha messo una citazione “colta” e magari ha lasciato tra le righe la sua interpretazione anche no.
Oppure ho mal interpretato questo termine. Però in questo gioco, anche magari a differenza di altri, trovo non ci sia nessun tentativo da parte di nessuno di fare i fighetti, ma sta venendo fuori l’estro di ognuno, che sia perché ha citato una poesia e l’ha collegata in modo crativo all’opera o perché ha fatto trasparire qualcosa semplicemente con l’opera nuda e cruda.
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