Melanie Martinez: sono contento di non averti visto ripetere quello che, per me, è stato il tuo errore nel Gala Music First, ossia il focalizzarti sul brano mettendo un po’ da parte quello che era il tema richiesto: il tuo racconto di Melanie prosegue arricchendosi di nuovi elementi, ma in questo caso non mette in ombra il senso di questa canzone in questo contesto specifico. Apprezzo che tu (e non sei stato l’unico) abbia fatto ricadere la tua scelta su un brano che veicola il suo messaggio di accettazione attraverso un sound non particolarmente immediato, in questo caso un po’ rarefatto e a tratti ermetico, ma che riesce a fare breccia non solo per il testo sufficientemente esplicito, ma anche grazie all’interpretazione molto dolce ed empatica dell’artista. Se posso permettermi, agganciandomi alla tua bella presentazione, trovo una frase come ‘Ancora oggi mi sento colpevole del suo malessere’ molto forte, e, visto che siamo in tema, spero tu abbia trovato una canzone, di Melanie o di chiunque altro, terapeutica per te, atta ad alleviare un po’ questo senso di colpa, a prescindere dal fatto che sia giustificato o meno :).

Coldplay: credo che questa, tra tutte, sia la canzone che più mi ha trasmesso quel bel senso di sollievo, di benessere, di volontà di superare gli ostacoli insito, per me, nel concetto di Musicoterapia (o arteterapia in generale), da sola, anche senza la lettura della presentazione. Non la conoscevo e l’ho trovata magica, soprattutto nelle strofe, attraversata da una leggera patina malinconica che, come mi era capitato di sostenere a Stati d’animo, per me spesso è efficace perché trovo che la malinconia abbia in sé una certa dolcezza che, soprattutto se trovano espressione in vocalità chiare come quelle di Martin, riescono anche a trasmettermi luminosità, speranza. Trovo poi che alcuni dei passaggi testuali che hai sottolineato nella descrizione siano davvero belli ed evocativi, quegli ‘angeli nel marmo che aspettano di essere liberi’ sono di una icasticità commovente. Pur non entrando particolarmente nella tua sfera personale, per me l’obiettivo, da parte tua, è stato pienamente centrato.

Fabrizio De André: il titolo della canzone non mi suggeriva assolutamente nulla, mentre poi, procedendo all’ascolto, ho riconosciuto il brano quando la voce del Faber ha fatto capolino. Sento di doverti fare un plauso particolare perché sei riuscito a compiere bene una cosa che, come ti avevo detto nel nostro confronto privato, un po’, in occasioni particolari, mi aspetto da tutt* voi, ossia la capacità di cambiare, di tanto in tanto, approccio rispetto alle canzoni che presentate. Ammetto umilmente che in sé non è un brano che mi abbia mai detto molto (e non alludo solo al fatto che non la capivo a livello testuale – perché se mi avesse catturato a livello musicale sicuramente sarei andato ad approfondire il messaggio del testo), quindi, contrariamente ai Coldplay, nel tuo caso la presentazione è stata fondamentale perché io riuscissi a farmi, di questo nuovo capitolo del tuo percorso, un’opinione positiva, che effettivamente posso riuscire a esprimere perché sei perfettamente riuscito a convincermi del senso di questo brano in questo Gala: il tuo racconto mi ha rapito, mi ha emozionato e soprattutto, nel leggerlo, non ho trovato che la canzone, che nel frattempo andavo ascoltando, fosse inadatta al messaggio che hai voluto trasmetterci. Preciso una cosa, per non rischiare che si riapra una vexata quaestio: non si tratta di premiare chi scrive meglio facendo finta che la canzone non esista, ma di riconoscere il merito di chi sa motivare in maniera quasi chirurgica le canzoni che di volta in volta sceglie in relazione al tema specifico: così questa volta Emm mi ha quasi pienamente convinto nonostante un brano che personalmente non trovo tra i migliori di quelli che conosco del suo artista, mentre avevo scelto di penalizzarlo laddove, nonostante un pezzo molto bello, nonostante una presentazione in sé eccellente e toccante, il tema, a mio parere, non era stato molto centrato.

Gianluca Grignani: premetto che il confronto che abbiamo avuto è stato molto semplice ma l’ho apprezzato davvero molto, soprattutto perché ho proprio ‘toccato con mano’ la tua volontà di giocare con ciò che è importante per te e non con ciò che potrebbe risultare più facile e immediato. Il brano è davvero complesso e stratificato, a mio parere sono diversi gli stati d’animo, diverse le spinte che emergono, talvolta anche contraddittorie: anche nel tuo caso la descrizione, che nella sua semplicità esprime molto, è stata determinante per farmi comprendere il valore terapeutico che tu attribuisci al brano e dunque il meritato spazio di quest’ultimo all’interno del Gala.

Macklemore: credo che questo sia il percorso che mi sta stupendo di più (che non implica in automatico che sia il mio preferito in assoluto, ovviamente): ammetto che, probabilmente per colpa era nella mia visione un po’ granitica e forse stereotipata del genere rap, non pensavo che esso fosse in grado di suscitarmi, o quantomeno orientarmi verso, certi stati d’animo (un po’ lo stesso discorso che faccio per l’elettronica, che ho iniziato a rivalutare grazie ad altri giochi). Ora, larga parte del merito la attribuisco sicuramente a te, ma riconosco che, anche senza la bella presentazione, la canzone in sé, un po’ come quella dei Coldplay ma con un sound diverso, più energico e immediato, mi avrebbe restituito belle sensazioni di volontà di riscatto, di prendere in mano la propria vita, in maniera complessa e non semplicistica. Penso sia uno dei messaggi più importanti che la musica possa darci. Personalmente riesco a ricevere il messaggio in maniera più incisiva e duratura con un altro genere di musica, ma in questo contesto conta quello che volevate comunicarci tu e Macklemore, e vi ringrazio per questo esempio toccante di come la musica possa davvero fare la differenza.

Billie Eilish: allora, sinceramente non so quanto essere d’accordo sul fatto che tu sia trattenuto; o meglio, probabilmente potresti ‘donarti’ ancora di più, però la tua emotività, sempre in relazione alle canzoni, a me arriva sempre e in maniera sempre molto diretta, e la trovo anche molto tenera. Sei riuscito in maniera efficace ad aiutarmi ad inoltrarmi nel brano, ad assaporarne le sfumature più dolci e quelle più malinconiche (che, come dicevo sopra, spesso per me arrivano a fondersi). Il lavoro quindi in sé è davvero buono, solo che ho fatto un po’ fatica a trovare un aggancio preciso al tema assegnato perché comunque ci può essere differenza tra ‘brano che mi rispecchia’ e ‘brano che trovo in qualche modo terapeutico’: riesco in qualche modo a intuire e comprendere le motivazioni che te lo rendono tale, solo che credo che altr* siano stati capaci di farlo in maniera più netta :(.

Stromae: uhm, anche per te vale lo stesso discorso che ho fatto per Billie e Juventino, in maniera anche più decisa. A me dispiace, perché tanto Dodo quanto questa Ave Cesaria le preferisco a quelle da te schierate nei primi Gala, hanno permesso di oltrepassare la visione di un artista che veicola messaggi profondi attraverso la musica dance, quindi da questo punto di vista il percorso è in crescita, però non posso che accodarmi ai commenti dei miei colleghi che non hanno colto bene il messaggio terapeutico della tua proposta. Ti chiedo anche scusa perché sono certo che, nella tua ottica, questo magari c’era, però, come ho scritto nel commento a De André, dovete impegnarvi a farci capire bene quello che avete in mente, personalmente quello che fa davvero la differenza per me è questo.

Mia Martini: allora, qui mi vedo ‘costretto’ ad accantonare la mia ‘antipatia’ per scelte scontate e riconoscere che, con un pezzo (meritatamente) ipernoto come questo, sei comunque riuscito a compiere un lavoro interessante (quello che, per me, non eri riuscito a portare a termine con Minuetto): il video da te scelto, e che non conoscevo, mi ha catturato, ha ricoperto la canzone del 1982 di un sovratesto, quello dell’artista del 1991 che guarda sé stessa con, forse, una consapevolezza diversa. Mi permetto una piccola riflessione, che non ha a che vedere con il mio giudizio in generale: io penso che, a quell’altezza, cioè quella dei primi anni Novanta, lei fosse in qualche modo uscita dal tunnel al quale fai cenno. Era tornata da qualche anno alla ribalta presso critica e pubblico, sconfiggendo quei mostri che la avevano sempre più emarginata e ostracizzata nel corso degli anni Ottanta; io credo che, nonostante l’epilogo triste, alla fine, nonostante certamente qualche ombra, abbia vinto lei, proprio nei suoi ultimi anni di vita e non solo post-mortem. Dico questo semplicemente per bilanciare un po’ il ritratto forse troppo ‘tragico’ tracciato da xello, ma in fondo è solo un mio pensiero personale che volevo semplicemente condividere. Ora, tornando a noi, il tema da te è sicuramente centrato (quanto, rispetto ad altr*, è un altro discorso), però mi sento di dirti che, se nell’ottica dei singoli Gala puoi cavartela anche con questo genere di brani, se dovessi valutare il percorso generale, un percorso composto quasi del tutto dai brani ‘manifesto’ di Mia personalmente lo giudicherei un po’ limitato.

Lady GaGa: mi ero perso questa bella canzone, ma d’altronde, nel 2015, io non ero più un Little Monster già da un po’ xD non mi sento di aggiungere molto, sinceramente penso che l’ultima frase da te riportata tagli la testa al toro nel senso che penso che, a quel punto, nessuno possa negare che questa canzone (contestualmente al video, che in questo caso sono quasi un tutt’uno) sappia, per alcune persone, rivestire quella funzione di aiuto che ci si aspetta dall’arteterapia.

 Grazie prof... non penso di meritarmi questo salvataggio, ma ovviamente sono sollevato e cercherò di dare del mio meglio in futuro.

E' una scelta difficile, ma salvo Billie.