Utente
7 agosto, 2013
Oh beh, attendo con ansia il Bside, non dico altro.
Giusto due parole. Io musicalmente non mi ritengo innovativo, quindi più che un pezzo specifico ho scelto una cantante che ha fatto della sperimentazione, dell'innovazione e della ricerca una delle sue cifre stilistiche predominanti: Giuni Russo.
Una vipera sarò è una vera perla della sua discografia, e penso sia un brano accessibile anche a chi non la conosce troppo: spero che abbia buona sorte!
Utente
30 aprile, 2020
Plasma ha detto
Casadelvino ha detto
Innovazione
Pugna - Surma (Plasma)
Hemma - Surma (Alpha)
Sarà l'effetto del Festival da Canção!
Casadelvino ha detto
Spero comprendiate tutti la mia decisione.
Comprendo e condivido la decisione di Casa necessaria per mantenere la massima correttezza e garantire equità nel Contest. Tra l'altro, dedicare almeno qualche minuto ad ascoltare una scelta, oltre ad essere utile per farsi un'idea completa della proposta, personalmente, la trovo anche una forma di rispetto verso gli altri utenti.
Utente
30 aprile, 2020
S U R M A
H e m m a
Per “innovazione” ho scelto questo brano perché… rappresenta appieno la mia idea di innovazione: qualcosa che affondi le radici nel passato e poi si sviluppi assumendo nuove forme. Dal mio punto di vista, l'innovazione non può prescindere da concetti fondamentali quali sostenibilità, inclusività e dall'armonia con l'ambiente che ci circonda... ossia quella natura che, in definitiva, ci ospita.
Hemma si apre con un pattern ritmico tribale e si conclude con sonorità elettroniche futuristiche, creando una fusione tra suoni antichi ed elementi digitali, consapevole che la nascita di qualcosa di nuovo può avvenire solo dall'unione dei contrasti.
Surma, cantautrice e polistrumentista portoghese, interpreta il testo con voce infantile, simulando lo stupore tipico dei bimbi di fronte alle domande contenute in esso:
Where'd you go?
For what you came for?
To know where you are?
Nel video di accompagnamento al brano, due ballerini danzano immersi nella natura, comunicando tra loro attraverso una gestualità primitiva per poi arrivare a raggiungere una connessione mentale anche con Surma, che appare immobile, in una sorta di unione spirituale tra esseri umani e natura.
Aggiungo anche una versione live in cui trovo davvero piacevole e interessante osservare Surma totalmente immersa nella realizzazione della sua creazione artistica.
Utente
7 agosto, 2013
Io ormai ho smesso pure di restare allibita di fronte a certi comportamenti (tipo, appunto, il boicottaggio dei giochi musicali). Decisione di @Casadelvino totalmente condivisibile, ça va sans dire.
Ma ora passiamo alla presentazione di
TSAR B - MYTH
[Innovazione]
Parto dalla mia idea di "innovazione" in ambito musicale. Penso che tanti generi più puri siano stati sperimentali per un lungo periodo, ma ora, pur nel loro essere magari di nicchia, siano meno avanguardisti. L'idea di innovazione, per me, è intrinsecamente legata all'idea di fusione, di multiculturalismo, all'idea di assorbire altre influenze musicali.
Myth è un brano che, partendo da una base elettronica tendenzialmente cupa, gioca molto con le sonorità etniche turche e quelle arabeggianti. La sperimentazione sta proprio nel prendere due o più mondi musicali diversissimi tra loro e fonderli, senza creare soluzioni di continuità.
Se parliamo di innovazione anche in altri ambiti, alla base vi è proprio la creazione di una complessità, la definizione di legami che prima non c'erano, il partire da una base conosciuta per andare oltre. Questa complessità secondo me si evince molto bene anche dal seguente live, in cui si può cogliere ancor di più questa commistione sonora
Ho volutamente scelto un brano tendenzialmente breve perché l'impressione è che si stia andando verso una musica più "addensata" nei suoni, con brani mediamente più corti in cui condensare ciò che si vuol comunicare in poco tempo.
Nel testo ciò che trovo innovativo è il giocare con i contrasti, in questo caso tra l'amore idealizzato e la consapevolezza dell'illusione. Il brano si gioca tutto su questi rapidi contrasti, passando da "I would stay there for a while" a "Drown in your myth", fino al paradossale "The reason I came with you is your great disguise", che sottintende quasi che la consapevolezza di quest'illusione non sia giunta dopo l'amore idealizzato ma insieme ad esso.
Utente
24 agosto, 2015
L'interpretazione che ho dato al concetto di tradizione è stata quella di pensare alla canzone più 'classica' che mi venisse in mente. Ne ho pensate a bizzeffe, ma quando mi è capitata questa in shuffle al bancone dei surgelati ho pensato che dovevo assolutamente proporla.
Due icone e colonne portanti dell'Italia musicale duettano su una canzone d'amore romantica e rilassante che ha fatto, nel suo piccolo, la storia della musica italiana. Amo particolarmente questo arrangiamento, ottimo per le voci mature dei due interpreti, e le armonie tra i due nei ritornelli.
Utente
22 febbraio, 2018
Quando ho letto la categoria tradizione ho subito pensato al natale, perchè bhe è la festa tradizionale che amo di più, amo le luci per la strada, i regali da comprare (e ricevere ) , l'albero (lo terrei tutto l'anno), il presepe, i dolci, le cene con tutta la famiglia, insomma tutto ciò che l'atmosfera natalizia richiama.
Però crescendo ovviamente quella magia del natale un pò svanisce, non si è più incantati come lo si era da piccoli, le persone per te care magari non sono più presenti, i rapporti si sfaldano, cose che quindi intaccano per sempre la memoria di quei natali invece spensierati, belli e felici.
Ecco ho scelto questa canzone, che uscì proprio per il mio primo natale totalmente rivoluzionato, perchè nonostante racconti la storia di un natale non felice (cosa che fu per me in quell'anno) riesce con la sua sonorità a rimandare perfettamente l'atmosfera dei natali tradizionali, quelli magici che non svaniscono, quelli che valgono per una vita intera, insomma quei natali che sono la vera tradizione personale per ognuno di noi.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
This Hard - Jojo Abot
"Doesn't have to be this hard ... Never it used to be this hard"
Per questo viaggio verso il futuro ho scelto di farmi accompagnare da Jojo Abot. Ci tenevo moltissimo a presentare per primo Jojo su RH (non per rimpiazzare il povero @JoJo, c'è spazio per entrambi ) proprio perché rappresenta non solo qualcosa di nuovo e di mai ascoltato, ma perché trovo che sia una donna e un'artista che appartiene al futuro. Non al 2021, come direbbe Manuel Agnelli, ma probabilmente al 3157. Un'artista aliena, futura, non convenzionale.
Jojo è un'artista ghanese che opera negli Stati Uniti, a Brooklyn. Credo sia perfetta per questa dicotomia perché ha saputo elevare le sonorità tipiche della sua tradizione, della sua terra, verso qualcosa di assolutamente inedito. Ci fa ascoltare qualcosa di diametralmente opposto, ma allo stesso tempo a mantenere intatti i legami con le sue radici, radici di un albero che slancia i suoi rami e i suoi frutti nello spazio.
in This Hard, come in altri suoi pezzi, potete riconoscere sounds tribali uniti perfettamente all'elettronica, a suoni magnetici provenienti da chissà quale galassia inesplorata. La sua stessa voce, usata in maniera peculiare come se fosse un ulteriore strumento, emette suoni pazzeschi cantando in una commistione di linguaggi. L'inglese, naturalmente, ma anche la sua lingua madre, l'Ewe. Difficilmente troverete i suoi testi, volutamente non diffusi poiché fermamente convinta che un testo non possa spiegare tutto l'universo racchiuso in una canzone.
Il risultato è uno stile musicale unico, per il quale la stessa Jojo Abot ha provato a coniare un nome apposito, ossia Afro-Hypno-Sonic.
Jojo è un'artista che ammiro in maniera immensa, non soltanto per i suoi brani bellissimi, ma perché da donna africana è riuscita a rompere qualsiasi schema della tradizione proponendo al mondo intero una voce nuova e una nuova voce, proprio in termini di stile e contenuto comunicativo. Il suo è un progetto assolutamente personale, che vede la sua impronta in ogni singolo passaggio. Dalla ricerca dei suoni alla realizzazione dei videoclip, al modo in cui è il suo stesso corpo a diventare arte, con movenze, colori, maschere affascinanti attraverso cui offre spunti di riflessioni e massaggi di grande portata sociale e trattati in modo mai banale, come la spiritualità, il ruolo delle donne e delle persone di colore, la lotta ad ogni forma di discriminazione e di oppressione. Un'artista, dunque, che come poche mette la propria arte al servizio di tutto ciò che è umano, ma anche umanitario.
Il brano è semplicemente stupendo, commovente, straziante, epico, magnetico, spaziale. La modica durata è di 7 minuti e io vi consiglio di goderveli tutti col volume a palla.
Utente
7 agosto, 2013
Tradizione è un amore in cui la monotonia, a tratti pericolosa, può creare una sorta di dipendenza, un'attrazione per gli eventi e gli elementi che segnano il corso delle giornate: il profumo del caffè al mattino, il ticchettio delle lancette, le OCCHIAIE al mattino dopo una notte insonne.
Per voi, la poesia di GALEFFI:
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
FAST AND TOO MUCH - FRANKY GOGO
[Impossibile trovare l'immagine]
Devo dire che INNOVAZIONE è stata la categoria che mi ha messo più in crisi, perché rappresentare questo concetto così complesso con una semplice canzone è davvero una bella impresa.
Alla fine ho optato per Fast and Too Much, brano che, insieme al suo artista, raffigura quello che per me significa in parte "innovazione".
Intanto le sonorità del brano sono quasi disturbanti e "meccaniche", e per questo richiamano in me questo concetto. Il nuovo può essere spesso qualcosa di difficile da assimilare e spiazzante, come lo è la base fortemente elettronica. Inoltre, il brano è costruito come un rapido crescendo, in cui la melodia diventa sempre più incalzante fino a diventare un "ammasso di suoni" sul finale. Ecco, questo incalzare richiama nella mia mente l'idea di progresso, di un qualcosa che è in continua evoluzione e costantemente "in corsa".
Per me innovazione vuol dire sradicare dei concetti tradizionali, ormai vecchi e superati e credo che questo brano rappresenti pienamente quest'idea. Intanto Frankie Gogo è l'innovazione fatta a persona. Artista francese, apertamente transessuale, che non si identifica in alcun genere e che si propone di rompere le vecchie tradizioni della musica francese, spiazzando l'ascoltatore, Frankie Gogo rappresentare per me l'innovazione, ciò a cui la società odierna è giunta compiendo diversi passi avanti.
Tuttavia, di passi da fare ce ne sono ancora molti. Dietro a una presunta innovazione si nasconde in realtà ancora un forte radicamento a pregiudizi del passato. Lo dice apertamente anche l'artista nel brano, che parla di due ragazzi costretti a nascondersi per vivere il loro amore:
Two of them were the youngest, they didn’t move, trying not to be seen but too late I guess.
Nel testo c'è inoltre un'altra immagine che secondo me rappresenta bene questa doppia valenza del concetto di innovazione:
In one hour the city will be running and cycling and also driving through the grey and heavy or strong polluted air.
Quella che ci presenta Frankie Gogo è un'immagine quotidiana di una qualunque città del pianeta, rappresentata come un micromondo in continuo fermento, forse anche troppo, dominato da un'aria inquinata. Ecco, innovazione vuol dire progresso e evoluzione, ma anche caos e noncuranza del mondo che ci circonda in alcuni casi.
Il brano, quindi, sento che rappresenti benissimo la mia idea di questo stato d'animo che è ambivalente: positivo per molti versi, ma che in alcuni casi può essere poco comprensibile e può rivelarsi dannoso.
Il video, anche, aiuta a trasmettere questo concetto di "fastidio", con un susseguirsi di situazioni pericolose che vengono interrotte sul più bello, perché in fondo nella società moderna c'è anche un continuo voyeurismo per il dolore altrui. Il tutto culmina sul finale con due amanti che si baciano appassionatamente in un bosco, ma sono sopraffatti da quella che sembra essere una spedizione punitiva nei loro confronti. E invece, spiazzando nuovamente lo spettatore, i carnefici iniziano a partecipare dell'amore dei due, come se Frankie Gogo volesse lanciare un chiaro messaggio: superiamo i vecchi pregiudizi e sperimentiamo il nuovo.
Ecco, qua sta il senso dell'innovazione per me: il nuovo può essere disturbante e difficile da comprendere, ma vale la pena provare a sperimentarlo.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Volevo anche aggiungere che appoggio pienamente la decisione di Casa.
Trovo assurdo il fatto di partecipare a questi giochi quasi come hobby; perché per votare dopo tre minuti dalla presentazione dei brani, per altro praticamente quasi tutti sconosciuti nella sezione Innovazione, penso voglia solo dire che non si ha nemmeno la curiosità di ascoltare le proposte degli altri. In questo modo si finisce solo per falsare il gioco e magari penalizzare chi si è fatto un minimo il mazzo per portare una proposta convincente e a cui tiene. Non è obbligatorio partecipare ai giochi se non si ha tempo o voglia di immergersi in essi, molti utenti non prendono parte alla sezione giochi eppure sono utenti molto attivi sul forum.
Sono rimasto quindi abbastanza amareggiato nel leggere il post di Casa, perché sicuramente si tratta di giochi e nessuno pretende che vengano presi con troppa serietà, ma quello di votare senza un minimo di criterio trovo sia un atto irrispettoso anche per chi organizza e ci mette tutto l'impegno del mondo per fa andare al meglio le cose.
Utente
30 ottobre, 2015
Toss a coin to you Witcher - From The Witcher
Cosa c'è di più tradizionale dei canti dei menestrelli, racconti di imprese eroiche che vengono poi tramandati di generazione in generazione per via orale.
Jaskier (conosciuto anche come Dandelion in Italia) è un poeta, menestrello e bardo che accompagna il Witcher - un cacciatore di mostri con delle mutazioni genetiche -, Geralt di Rivia, nella sua avventura. Oltre a essere logorroico e sempre d'intralcio nei momenti peggiori, Jaskier non perde mai l'occasione per strimpellare il suo inseparabile liuto e cantare le lodi del Witcher per allietare - così per dire - la serata del compagno o per racimolare un po' di soldi, cibo, alcol - e donne - in qualche taverna in cui sosta. Certo, le sue storie a volte non rispecchiano proprio la realtà, spesso le imprese decantate sono pura fantasia o volutamente esagerate per creare quel drama che li esalta e rende il racconto avvincente, ma non importa perché davanti a un calice di birra e della buon musica tutta la stanchezza e i dolori del viaggio vanno via.
Utente
8 febbraio, 2020
SURMA
P u g n a
Come si poteva intuire qualche pagina addietro, un'altra realtà idiomatica e culturale alla quale sono da un po' di anni affezionato è quella portoghese, dunque ci spostiamo dalla proverbiale isola nordica alla penisola iberica per la mia scelta sull'innovazione, con un brano che gravita intorno al magico emisfero del Festival da Canção, che anche quest'anno darà due piste a Sanremo in materia di organizzazione e adeguamento al flusso degli eventi.
Per me l'innovazione è traslare una vena compositiva volta alla sperimentazione su un elemento tipicamente tradizionale, etnico, che in questo caso è rappresentato da un testo autoctono, in lingua nazionale. La mia idea di innovazione consiste dunque nell'impiegare un patrimonio linguistico musicalmente connotato in un certo modo ed esaltarlo, incasellandolo in un genere dall'insolito e curioso accostamento, che è la noise. Si tratta di un'elettronica sottilmente onirica e straniante (quasi un'iperbole della musica ambient) che, durante il tempo dell'ascolto, ti proietta in un'altra dimensione. Un'elettronica accennata perché utilizza solo la drum machine e i suoni analogici riprodotti dal pc e la sua particolarità è che trasforma la voce in un elemento neutro, un rumore, che emerge da un arrangiamento minimalista.
Da una parte l'armonia e la leggiadria del portoghese, con la sua articolazione dei suoni tipicamente accostabile a generi come il jazz o il fado, dall'altra parte la musica noise, un territorio musicale rarefatto, concettuale e inedito per questo tipo di sinallagma creativo, insomma, una fusione tra due contrasti a mio avviso molto intrigante e rara.
Nella performance, dal carattere volutamente surreale, Surma ci guida nel suo immaginario, studiando tutto nel minimo dettaglio, dalle luci alla sua espressione corporea, veicolando un testo antimilitarista in cui riflette sulle ricadute negative che ingenerano la devastazione delle membra umane e la cessazione della vita in una coscienza così complessa e annientata dall'idea del dolore. E ad un certo punto attraverso la voce lo riproduce quel dolore, con un realismo spiazzante.
Mi sta uccidendo o è un bene per me?
E tutta questa guerra, alla fine, per chi è?
Da che parte sto se sono io quello che non sta bene?
Utente
4 febbraio, 2018
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Utente
4 marzo, 2015
Passate 2/5 di introspezione, mi dispiace molto per l’Aguilera e per Moses, due proposte molto ad effetto ed ero sicurissimo di trovarle dentro.
In spensieratezza mi aspettavo di rientrare sinceramente, 2/3 sono passate però del mio bonus quindi posso ritenermi soddisfatto. Una proposta di spensieratezza però lo non la capisco, lol
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