Oddioooooooooooo

Grazie a tutti!! Un risultato in cui speravo ma in cui non credevo fino in fondo

Faccio un grande complimento anche agli altri finalisti, ma anche a tutti gli altri partecipanti, alcune delle sfide non sono state affatto facili da votare perché nel 90% dei casi le canzoni si abbinavano molto bene con gli stati d'animo scelti!

Non potrei essere più feliceee! Anche se

Casadelvino ha detto
Iry la vintage depre girl  

Ma come osiiiii  Non farlo mai più!!

Fob92 ha detto
Queen Iry  Hai fatto un percorso pazzesco, uno dei migliori: l'ho notato quando Casa ha pubblicato le varie Playlist. Brava brava!  

Son lontani i tempi in cui venivo eliminata alla prima occasione per aver portato l'artista S.O Ma grazieeee, mi fa un sacco piacere che tu l'abbia apprezzato!

Comunque sono molto curiosa di vedere le canzoni e gli stati d'animo che completano i flussi di coscienza, dei finalisti ma anche di tutti gli altri

Eccoci qui per spiegare il brano finale e il percorso nel suo insieme!

Chi mi conosce sa che mi piace che tutto abbia un suo criterio, possibilmente una simmetria, e così mi sono approcciata anche alla selezione delle canzoni.
Il brano degli Halestorm è perfetto per chiudere il mio cerchio: come sonorità si posiziona bene dopo i Radiohead ma riprende un po’ anche le First Aid Kit iniziali. Due forti voci femminili aprono e chiudono il mio percorso qui a SdA, facendo da cornice a tre voci maschili che hanno brani più a tinte fredde.

Ho provato poi a portare un po’ di me, e quindi a spaziare tra generi, cantanti e periodi storici che ascolto di mio - anche se come ha detto il nostro celebre host la mia predilezione per il vintage prevale anche nelle scelte più moderne, quindi in un certo senso un fil rouge c’è anche in questo.

Veniamo ora al significato preciso del mio flusso di coscienza. Ho deciso fin da subito di modellarlo proprio come se fosse un flusso di pensieri e sensazioni che arrivano uno dopo l’altro. Quindi ho portato sensazioni che mi rispecchiano e le ho ordinate seguendo un filo logico di una possibile riflessione mentale. Un frullio di emozioni che mi sono trovata spesso a provare nei miei vari momenti di introspezione.

La chiave di lettura può essere molteplice. Diciamo che la causa scatenante delle sensazioni del percorso sia una delusione di qualsiasi tipo: personale, amorosa, sociale, di amicizia. Sta a ognuno pensarla nel modo che sente più vicino a sé.

"I am so sick and tired of this world"
La protesta è il momento di rabbia iniziale, l’esplosione di un sentimento di fronte a questa delusione, una reazione istintiva e naturale che tende a riversarsi all’esterno.

"Fly, black raven! / My heart, an open hatch"
L’inquietudine è poi il sentimento di quando, calmatasi la protesta, si rimane soli. È il sentore di qualcosa che non va, di un animo in subbuglio che si prepara a interrogare se stesso.

"She hangs her head and cries on my shirt / She must be hurt very badly"
La malinconia è la fase successiva, in cui è più probabile che cadano le lacrime. È l’ammettere di avere della tristezza interiore, ma in un certo senso è quasi un dolce crogiolarsi nel proprio dolore, perché ci si sta avvicinando al nocciolo più profondo della questione ma ancora non lo si è raggiunto, e possiamo ancora illuderci.

"But I’m a creep / I’m a weirdo / What the hell am I doing here? / I don’t belong here"
E poi arriva forse la parte più straziante e dolorosa, perché una volta trovato il motivo della sofferenza (che per me ha spesso a che fare con il sentirmi sola, incapace di comunicare con gli altri) può sfociare, come in Creep, anche nel disprezzare se stessi, e sentirsi il centro del problema perché ci manca qualcosa rispetto agli altri. È la parte di maggiore consapevolezza, che ti mette davanti a uno specchio e ti fa vedere per quello che sei.

Volevo allora chiudere con Orgoglio, che è uno stato d’animo che non sempre provo ma che mi auguro possa esserci per tutti alla fine di flussi di coscienza come questo.

DAUGHTERS OF DARKNESS

Halestorm

Si tratta di prendere quello specchio che ci si trova davanti e dire: sì, sono così. Ho lati negativi. Provo rabbia e risentimento, spesso sono inquieta senza ragione apparente, mi sento impotente di fronte al dolore e mi sento un “creep”. Ma devo anche riuscire ad accettare i lati scuri che ho in me ed esserne orgogliosa, perché non solo i pregi ma anche i difetti mi rendono quella che sono. Daughters of Darkness, figlie delle tenebre. Se le altre sono state fasi di autocommiserazione, questa è quella in cui tutto viene capovolto, perché quando si è buttato fuori tutto ciò che proviamo di negativo non resta che riempire il vuoto con qualcosa di positivo.

È un percorso catartico che inizia subito con quel “Naaa na na na na, Naaa na na na na” al ritmo di percussioni che sembrano un esercito in marcia. E infatti quella dell’orgoglio è una battaglia, contro i propri demoni interiori.

We came to battle, baby
Siamo venute a combattere, tesoro
We came to win the war
Siamo venute a vincere la guerra
We wont’ surrender till we
Non ci arrenderemo finché
Get what we’re looking for
Non avremo ciò che stiamo cercando
We’re blowing out our speakers
Stiamo soffiando sui nostri microfoni
There goes the neighborhood
Ecco che parte il vicinato
A little scissor happy
Un po’ troppo tagliente
Little misunderstood
Un po’ fraintesa

La voce della cantante (Lzzy Hale) diventa un po’ come una voce interiore, di quella parte di noi che ci viene a riscuotere dal baratro in cui siamo finiti, ci tende la mano e ci riporta a combattere, soffiando sui microfoni, alla faccia del vicinato, quelle persone attorno a noi che ci fanno sentire “un po’ fraintesi”.

We can turn you on
Possiamo farti sballare
Or we will turn on you
O ci rivolteremo contro te

Daughters of darkness
Figlie delle tenebre
Sisters insane
Sorelle folli
A little evil goes a long, long way
Un po’ di malvagità porta molto, molto lontano
We stand together
Noi stiamo unite
No we’re not afraid
No, non siamo spaventate
We’ll live forever
Vivremo per sempre
Daughters of darkness
Figlie delle tenebre

È un inno ad accettare e abbracciare anche la parte di noi che consideriamo oscura, folle, e anzi a farne un motivo di orgoglio (d’altra parte i difetti ci tornano utili a volte, a proteggerci dal mondo). Bisogna imparare a convivere con i nostri pensieri negativi. Non c’è più paura, non più inquietudine, solo la volontà di andare avanti a testa alta.

We’re all survivors somehow
Siamo tutti dei sopravvissuti in qualche modo
We just broke out the pack
Ci siamo solo staccati dal branco
And I don’t need no dog tag
E non ho bisogno di nessuna medaglietta per cani
My name is on my back
Il mio nome è sulla mia schiena

Forse il pezzo che preferisco della canzone, il momento in cui realizzi che chiunque, a modo suo, è un “sopravvissuto” che deve curare le proprie ferite. La solitudine è la sensazione che abbiamo quando ci vediamo isolati dal “branco” senza renderci conto che anche nel branco ognuno è isolato.

Never down, Never out
Mai giù, mai fuori
Playing hard, Living loud
Giocando duro, vivendo forte
Keeping up, With the boys
Sentendoci con i ragazzi
Making out, Making noise
Baciandoci, facendo rumore

Daughters of Darkness ci ricorda di continuare a combattere con orgoglio per ogni parte di noi stessi, che ci piaccia o no.
E con orgoglio io chiudo questo mio percorso a SdA, un po’ più leggera di come ci sono entrata dopo aver affrontato le varie fasi del mio flusso di coscienza. Comunque vada, non cambierei una virgola di quello che ho portato, è stato un tragitto pieno di emozioni. Vi ringrazio per aver viaggiato insieme a me!