Quando, nel penultimo episodio della settima edizione di MasterChef Italia, i tre giovani semifinalisti, Simone, Kateryna e Alberto, sollevarono per l’ultima volta il coperchio della Mystery Box, non trovarono ingredienti o utensili da cucina, bensì uno specchio. Il senso era che, guardando i loro volti allo specchio, i tre avrebbero dovuto prendere consapevolezza di ciò che erano diventati al termine del loro percorso e quindi elaborare un piatto che rappresentasse il loro vero essere (la prova rappresentò la terza Mystery Box vinta da Kateryna, we love an UTR/CP Queen).

Interpreto in termini vagamente simili il significato di questa doppia sfida One Shot/Last Chance: reperire il brano del nostro artista, tra quelli rimasti, che rappresenti veramente chi siamo, nell’ottica di una gara che sarà anche partita come tradizionale sfida tra cantanti e canzoni ma che si è presto evidentemente evoluta in qualcosa di più profondo e originale, che ha visto molti di noi mettere in campo emozioni, riflessioni, aneddoti sulla propria vita, e questo non per strappare facili consensi, ma per portare lampanti esempi del potere anche terapeutico, ‘taumaturgico’ quasi, della musica (correndo il rischio di sopravvalutare il mio apporto al gioco, riconosco di avere dato il via, con la mia presentazione del secondo gala, a una serie di scritti emozionali e riflessivi, inaugurando una strada percorsa poi dai miei colleghi con ancora più convinzione e che ha conferito spessore, complessità e varietà al tutto).

Partendo dal fatto che a questo punto della competizione mi trovo ancora con un parterre di circa 6-7 canzoni che vorrei avere modo di schierare, non ho alcun dubbio su quale sia quella più meritevole di essere giocata in questa occasione (e lo stesso vale per quella Last chance), e non perché sia la più bella, o la mia preferita in assoluto, o quella che più facilmente farà sobbalzare dalla sedia (altre canzoni hanno soddisfatto/soddisferebbero in modo più completo queste condizioni), ma perché è quella che, nel sollevare domande su se stessa, le solleva su di me, sulla mia personalità mostrata in questo gioco. Il brano in questione si intitola To be free, estratta dall’ultimo disco in studio dell’artista (Runaway, ormai lo sapete… tra l’altro alcune sue dichiarazioni hanno acceso nei fan la speranza che nuova musica possa uscire già quest’anno, che uomo prolifico e sempre creativo!).

Si tratta di un brano molto lineare, molto intimo, giocato sul rapporto voce/pianoforte (cosa che lo distingue, all’interno del percorso tracciato, da altre canzoni simili per atmosfere e intenzioni). Premettendo che una delicata melodia tessuta dal pianoforte, magari accompagnato qua e là dal violino, è, musicalmente, il modo in cui io mi rappresenterei, nel momento in cui ragiono sulla canzone mi chiedo: la semplicità/essenzialità dell’insieme la rende profonda e veicolo di emozioni vere (tutto quello che io chiamo, un po’ a vanvera potrebbe chiosare qualcuno, Complex Personality) o la fa perdere nella massa e la rende carina ma alla fine noiosa, una noia che avrebbe bisogno di artifici vari per mascherare se stessa? Perché alla fine è questo l’irrisolto della mia vita, che poi si è riversata in questo gioco: questo mio cercare di ‘darmi un editing’, come se stessimo giocando a MasterChef, la ricerca della complessità, di spunti testuali dai quali partire per articolare discorsi – spero – interessanti, sono tutti elementi che mi rendono (o che mi fanno percepire come) genuino o sono espedienti con i quali cerco di camuffare il fatto che la mia vita è, o è stata per larga parte, povera di avvenimenti, di imprevisti, di ‘esplosioni’ (tra l’altro, il fatto che ‘mancasse qualcosa’ è fondamentalmente l’unica, vera critica ricevuta dalle canzoni che ho proposto… come posso non amare un artista che mi capisce?), e che se gareggiassi senza ogni volta stare a riflette ore su cosa e come scrivere passerei abbastanza inosservato? Sono discorsi che ho già fatto e sui quali non voglio tornare, l’unica cosa che so per certo essere reale è che partecipando ho conosciuto utenti (mi limito a fare il nome di Matteo/Rumple) che mi hanno smosso qualcosa che non ha nulla a che fare con strategie e convenienze, qualcosa che nella sua virtualità mi sembra vera, come vero credo sia lo spessore di questa canzone, aldilà poi di come i gusti di ognuno ne influenzeranno la ricezione.

Ci sarebbe poi da rispondere alla domanda che è stata esplicitamente formulata, perché dovrei meritare l’accesso alla finale? Mi viene difficile formulare una risposta netta, personalmente ritengo che quasi tutti noi superstiti abbiamo fatto un bel lavoro, coerentemente con lo spirito di un gioco che, implicitamente o esplicitamente, ci ha chiesto di creare percorsi non banali che mettessero in risalto i motivi per cui abbiamo scelto questo artista, queste canzoni al posto di altri artisti e altre canzoni. Dalla mia parte penso di avere la scelta non scontata di un artista noto ai più per una o due canzoni e che ha saputo farsi strada nel gioco in mezzo a grandissimi nomi e a tante hit.

Tutto questo per quanto riguarda me. Per quanto riguarda il mio artista, io mi rendo conto che è stato un po’ ‘trascurato’, nel senso che, nel tentativo di fare emergere nel gioco la mia interiorità, ho lasciato che lui restasse un po’ under the radar, e in effetti per lui hanno veramente parlato esclusivamente le sue canzoni, laddove altre sue colleghe nel gioco sono state raccontate decisamente a tutto tondo. È anche vero che non è facile impostare un racconto di un certo tipo con un artista dal profilo defilato, privo dello status di star, le cui uniche fonti per raccontarlo a livello umano sarebbero delle interviste in inglese qua e là. Fortuna vuole che questa canzone si presti a farmi raccontare qualcosa del suo privato (fermo restando che il motivo per cui io abbia scelto questa canzone è unicamente quello di cui sopra). To be free presenta infatti un testo largamente personale che rievoca la storia della famiglia del cantante a partire dai nonni paterni, rifugiati ebrei giunti negli States appunto per trovare la libertà.

La guerra era conclusa, / e loro giunsero alla ricerca / di un posto dove esistere

Abbandonarono la Renania, / persero la loro patria / e tutta la loro famiglia

Come piume mosse dalla brezza dell’oceano / arrivarono spinti e trascinati lungo il mare…

Il testo meriterebbe davvero di essere citato in ogni suo luogo, ma è molto lungo e mi limiterò a menzionarne la conclusione, dove il suo autore dichiara di avere compiuto un viaggio a ritroso alla scoperta delle proprie origini:

sono qui adesso / 33 anni dopo / nel 2017

ho visitato la Renania / sono stato a Vineland

sono una piuma mossa dalla brezza.

A una domanda relativa alla attualità di questa canzone in un momento storico come quello odierno, nel quale gli immigrati non affrontano una vita semplice negli US (come sappiamo purtroppo non solo lì, è la domanda che si riferisce al contesto statunitense), l’autore ha risposto così: “I think the refugee crisis that we’re facing and the people who are making the decisions about it, it’s a terrifying combination really. I hope a song like this can in some small way be of some comfort to some people who are being displaced or have been displaced and have to try and pick up a new life somewhere else”. Una posizione ancora più netta e critica nei confronti della politica di Trump è stata abbracciata in una canzone non inclusa in Runaway (“A kindly reminder”), nella quale, rivolgendosi direttamente al presidente degli US, Passenger gli rinfaccia, in modo leggero ma diretto, l’ingiustizia di molte sue posizioni, non solo relative all’immigrazione ma anche al modo maschilista di rapportarsi con le donne, al veicolare messaggi antiscientifici, al contribuire alla diffusione nei cuori delle persone di sentimenti di paura e odio. Ovviamente tutto ciò, se non ha contribuito ad aumentare la mia passione per la sua musica (nel senso che non ce ne era bisogno), ha rafforzato la mia felicità nel seguire la vicenda artistica di un uomo che, lontano dalle luci di un successo effimero, in giro per il mondo (in questo momento è impegnato nel suo primo tour in sud America, poi sarà la volta dell’Europa) sta raccogliendo i meritati frutti di un progetto musicale sempre personale e ispirato.

The Legendary Miss Britney Spears. Così la chiamavano.

Era dicembre 2004 quando Britney fece qualcosa di straordinario, qualcosa di cui pochi sono a conoscenza. Era nel picco della sua popolarità, erano già 6 anni in cui Britney non aveva mai smesso di stare sulla cresta dell'onda. L'era di In The Zone si era appena conclusa con l'interruzione del tour dopo che si infortunò al ginocchio. 

Ecco, quello che vi sto per raccontare credo possa fermamente e finalmente azzerare tutti i dubbi riguardo il talento di questa Persona. E il coraggio. La libertà artistica. E la capacità di scrivere. 

Scusate l'interruzione, vi stavo appunto dicendo che siamo a dicembre 2004. Britney aveva iniziato a scrivere per il suo quinto album, un album per cui desiderava un sound più crudo e dark. Aveva scritto un bel po' di pezzi per renderlo l'album più personale fino a quel momento. L'album si chiamava Original Doll: il sound doveva essere forte, inquietante, ribelle. Le tracce parlavano di lei, di quella fama che stava diventando malata, del controllo da parte della casa discografica che stava diventando opprimente. L'album doveva essere rilasciato a febbraio ma non vide mai la luce per cause misteriose: probabilmente per volere della casa discografica che vedeva in questo prodotto qualcosa di conflittuale e qualcosa di completamente diverso da ciò che Britney era stata fino a quel momento. Oppure il motivo potrebbe essere il fidanzamento e matrimonio e la successiva gravidanza. Oppure la voglia di Britney di staccare.

Il primo singolo di Original Doll doveva proprio essere Mona Lisa. Britney aveva registrato la canzone quando era ancora in tour ma non era ancora una versione definitiva. Eppure fece qualcosa di tremendamente folle ed incredibile. Britney chiamò la radio KIIS e disse che aveva pronto il suo primo singolo del nuovo album. Disse anche che voleva premierarlo da loro. Il 31 dicembre di nascosto dai paparazzi e, soprattutto, all'insaputa dalla casa discografica (!!!!) andò dalla radio che mandò in onda la canzone! Una vera e propria fuorilegge.

Qui la storica intervista con la versione originale della canzone che va in onda, una versione ancora più cruda ed inquietante

https://youtu.be/6UlWTtGhAPU

Mi lascia sempre senza parole pensare a come tutto ciò sia potuto accadere. Credo che quest'azione possa in qualche modo portare alla luce perché Britney è veramente considerata un'icona. 

Uno dei DJ della radio disse:

"In the back of my mind I’m thinking, 'No signed artist would ever do that [premiere song on the radio without label's permission], because [Jive/Zomba Label Group President/CEO] Barry Weiss would cut them in half with a cleaver," Barnes says. "If you don't have the record out yet, you're going to find some radio guy who will ship it out half done, and the whole project will be trashed."

La canzone e l'album Original Doll non vennero appunto mai rilasciati ma Mona Lisa venne aggiustata e portata ad una versione finale che venne poi rilasciata (è la versione che ho portato io).

Vorrei anche soffermarmi sul testo. Un testo inquietante, quasi visionario ma incredibilmente onesto. Britney dedica la canzone alle "legends and icons out there.". E penso che tra le leggende parlasse anche di sé stessa: Mona Lisa è uno pseudonimo che lei utilizzava. E Mona Lisa parla della caduta di una leggenda, di una star: dall'oppressione dei media che ne danno un immagine distorta e che avrebbero portato questa leggenda alla fine all'insoddisfazione per la fama.

"Ladies and gentlemen, I've got a little story to tell
About Mona Lisa and how she suddenly fell
See everyone knew her, they knew her oh so well
Now I am taking over to release her from her spell"

C'è questa ultima frase che sembra quasi una sorta di "adesso prendo io il controllo" riguardo la sua vita.

 BLUE JEANS 

La prima volta che Lana Del Rey presentò live Blue Jeans fu al SNL.
In quel momento si trovava al top delle classifiche, il pubblico e schiere di fans erano ammaliati e incuriositi nell’ascoltare finalmente live quella misteriosa bellezza, rimanendo però delusi, nello scoprire che dietro quell’involucro che Elizabeth si è costruita, si nascondessero fragilità e imprecisioni.
Di fronte a stonature così evidenti, Lana venne tempestata di critiche, tantissimi furono i commenti negativi al punto che portarono l’artista ad annullare un mini-tour promozionale, a ridurre la promo negli shows televisivi, giustificandosi e scusandosi con questo eloquente messaggio:

"Penso che la gente che ascolta la mia musica da un po’ sappia che sono più una compositrice ed una cantante da studio. Se vieni a sentirmi cantante è perché ti piacciono le mie canzoni Però non ti puoi aspettare molto dai miei live shows. Certe volte mi sento meno nervosa di altre volte. Non mi piacciono i live in tv, devo solo pregare e sperare che le cose funzionino".

Molte volte nel corso dei precedenti gala mi sono ritrovato a raccontarvi del mio profondo rapporto e delle motivazioni che mi legano a questa grande artista contemporanea, però, se fino ad ora vi siate chiesti, il perché del fatto che non ho mai proposto una sua esibizione "live", bene, la risposta è facilmente riscontrabile in quelle sue parole, inserendoci anche un mio senso di protezione nei suoi confronti.
Personalmente ho sempre pensato infatti, che Lana nelle sue esibizioni live perdesse quella magica capacità di saper trasportare l’ascoltatore in un’altra dimensione, proprio perché "frenata" e concentrata a rendere il meglio di sé agli altri, dimenticandosi di lasciarsi andare. Quando Lana canta e registra in studio, è rilassata, non avverte la pressione del pubblico che la osserva e questo fattore le permette di creare lo "Stargate" cui, attraverso la sua musica e voce, trasporta l’ascoltatore dove lui vuole.
Nonostante questo, avendo partecipato in prima persona ad un suo concerto, è evidente di come nel giro di un anno da quella primigenia esibizione dello scandalo, Lana sia progressivamente migliorata, abbia acquisito sicurezza e scioltezza sul palco e in tv, riuscendo a creare "live" le stesse atmosfere oniriche e sognanti riscontrate nei suoi pezzi incisi.

Se devo rispondere alla domanda "Perché ti meriti la finale?"
Perché vorrei proporvi questa dark ballad qual è Blue Jeans, Live, in una delle esibizioni forse più sentite, probabilmente la più "viscerale" di Lana Del Rey.

Ricordo la sua prima ospitata in Italia, alle Invasioni Barbariche, aspettai con impazienza il suo arrivo, era tardi, il giorno dopo avevo scuola ma dovevo vederla finalmente! Intervistata poi da una delle mie conduttrici preferite,Daria Bignardi.
Lana incalzata da Daria raccontò con queste parole il significato di questo pezzo, ispirato da un ragazzo: "È stata la prima persona che mi ha elettrizzata. La prima che mi ha fatto sentire la vita come qualcosa di interessante” - “Il suo impatto su di me è stato così forte, è stata una cosa che per anni e anni è risuonata dentro. E così alla fine ho scritto questa canzone pensando a lui."
Proprio in riferimento a questo significato quindi, come vedrete, Lana nella sua esibizione fa emergere attraverso la gestualità, ma soprattutto attraverso la voce, il dolore dovuto al ricordo di questa esperienza di vita vissuta che non si è conclusa nel migliore dei modi, una storia vissuta da parte di Lana in modo intenso che non era ricambiata al 100%, ma lei invece, come scritto in questi versi, continuerà ad amarlo fino alla fine dei tempi. 

"I will love you 'til the end of time
I would wait a million years
Promise you'll remember that you're mine
Baby can you see through the tears?
Love you more
Than those bitches before
Say you'll remember, oh baby, say you'll remember oh baby ooh
I will love you 'til the end of time"

Signori e signore, Lana Del Rey: 

 

Perché portare Nelly in finale?
Cercherò di rispondere a questa domanda in maniera concisa: Nelly Furtado merita uno spot ben preciso fra i 4 disponibili per la finale, quello del dark horse. Ha iniziato il suo percorso con una canzone che ha sorpreso in positivo un po' tutti, guadagnandosi le posizioni più alte delle classifiche di giudici e professori. Nei vari Gala ha presentato sempre un lato diverso di sé, adattandosi ai vari temi proposti e piano piano svelando la sua personalità, puntando sui suoi punti di forza. Non è mai stata fra i favoriti fissi delle varie classifiche, pur venendo sempre molto apprezzate le sue canzoni. Nel rush finale, dopo un ballottaggio combattuto, è risultata inaspettatamente fra i primi tre a volare in semifinale. Adesso è ora di farsi notare ed emergere definitivamente, per raggiungere la finale, dove mi giocherò le cartucce più "pesanti" e personalmente più importanti, tenute appositamente da parte.
Per questo One Shot mi gioco Parking Lot, dallo stesso album di Waiting For The Night (The Spirit Indestructible). Spero vi sorprenda in positivo il ritmo martellante della base, il ritornello accattivante, l'atteggiamento urban di una Nelly che azzarda anche un mezzo rappato. Nel video vedrete una Nelly divertita, raggiante, sicura di sé e accompagnata da una coreografia che si presta benissimo a far risaltare il brano. Nonostante il sound, si tratta di un brano dal background nostalgico, riguardante l'adolescenza di Nelly; in particolare ci parla dei weekend  in cui lei e le sue amiche erano solite darsi appuntamento a un parcheggio del centro di Victoria, British Columbia, per decidere a quale festa partecipare.
Spero che questa Nelly urban, un po' M.I.A. un po' Gwen Stefani riesca a colpirvi più degli altri e a guadagnarsi la finale.
È ora di uscire dalla comfort zone.

Semifinale: One shot

Perchè Leona Lewis merita la finale?

Perchè è una cantante con la C maiuscola.

Perchè possiede uno strumento vocale che raramente si sente nel panorama musicale del pop.

Perchè ha una timbro potente, riconoscibile ma allo stesso tempo delicato e sensibile.

Perchè è un'interprete a tutto tondo e riesce a rendere ogni canzone tutta sua.

Perchè è poliedrica e versatile e si presta ad ogni stile e genere musicale.

Perchè Leona non è mai finita al ballottaggio in questo gioco.

Perchè è anche cantautrice. E a tal proposito io mi gioco una carta che avrei preferito usare in finale ma preferisco farlo adesso in modo tale da convincere anche i più scettici che Leona è meritevole di passare il turno e che davvero è in grado di brillare in altri generi.

Fire Under My Feet è un brano dell'ultimo album di Leona, I Am, rilasciato nel 2015. La canzone è stata scritta a 4 mani insieme a Toby Gad ed è una uptempo con influenze gospel.

Esattamente. Gospel. I cori richiamano le molteplici sfumature soul di Leona, che può considerare Fire Under My Feet la sua personale Rolling in the deep. Gli applausi e i tacchi che battono a tempo danno una carica naturale alla canzone in un continuo crescendo.

La canzone può anche essere considerata un esercizio di stile (non so perchè sono sempre stigmatizzati, io li adoro!) in quanto si presta perfettamente a vocalizzi da diva spalmando melismi e virtuosismi vocali sulle frasi "I got fire under my feet, and I feel it in my heartbeat/ You can't put out these flames/ You can't keep me down in my seat" a ripetizione come farebbero leggende della musica come Whitney Houston e Christina Aguilera.

Non mi resta quindi che lasciarvi godere questa splendida esibizione di Leona Lewis sulle note della ruspante Fire Under My Feet!