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Monina vs. Michielin
Pino Ricci
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1
23 gennaio, 2018 - 16:56
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Ho letto un commento, in un altro forum di RH, dove, di proposito e per quieto vivere, non era stata postata la "stroncatura" di Monina per la Michielin; il tutto per non apparire "hater" della stessa. Siccome credo che su RH si debba dare possibilità, ma soprattutto libertà, di discutere su tutto, ho deciso di creare io questo topic.

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Anche il pop italiano ha il suo Zelig: Francesca Michielin

January 22, 2018 Michele Monina

Prologo

Los Angeles, studio di Michele Iorfida Canova. Entra un noto cantautore romano. Il suo prossimo album, per lui fondamentale, dovrebbe portare la firma del produttore padovano. I due si devono annusare, per capire se si piacciono. Il cantautore romano entra, spavaldo. Si guarda intorno perplesso, poi sbotta: “Aò,” dice sguaiato, “ma 'ndo stanno le batterie?” Il produttore lo guarda atterrito. Non risponde. “E i bassi? 'Ndo stanno i bassi? Gli amplificatori, nun ce stanno manco gli amplificatori? Ma che studio di registrazione è?”

I due non lavoreranno assieme, è scritto nella luce buona delle stelle. Fine dell'aneddoto.

Secondo prologo

L'idea di polistrumentista è di difficile decodificazione. Se per polistrumentista si intende chi sappia appoggiare sommariamente le mani su più di uno strumento, beh, il mondo del pop e del rock è pieno di polistrumentisti. Perché spesso chi si approccia alla musica leggera sa strimpellare, questo non a caso il termine che viene utilizzato nel caso in questione, almeno la chitarra e il pianoforte. A volte anche il basso, non fosse altro perché chi strimpella ha un'idea del suonare approssimativa, fatta di gesti elementari, e nella sua testa chitarra e basso sono simili. Se invece per polistrumentista si intende chi sappia, per talento personale nutrito con dedizione e anni di sudore, o anche solo per studio matto e disperatissimo, suonare bene, a volte anche benissimo, più di uno strumento, possibilmente non appartenente alla stessa famiglia, cioè non un sassofonista che sappia suonare anche il clarinetto, ma un pianista che sappia dove e come mettere le mani su una chitarra, su uno strumento a fiati, su uno a percussioni, su un legno, beh, qui il cerchio di restringe parecchio. E salvo rari casi, non per nulla rammentati a distanza di decenni, pochi possono vantarsi parte di quel club. Da un Prince che ha inciso tutte le parti musicali e vocali dei suoi primi album, al suo esordio rubando il tempo al suo lavoro di inserviente nello studio di registrazione, a Terence Trent D'Arby, oggi Sananda Maytreia, che registrando il suo Introducing, album da quasi venti milioni di copie all'epoca, optò per fare tutto da solo, forte di un grande talento e di un ego che andava di pari passo con esso. Ecco, Prince e Sananda Maytreia sono due polistrumentisti. Astenersi perditempo.

Svolgimento

Viviamo strani giorni. La narrazione del quotidiano, come ci capita di riscontrare costantemente, si è fatta velocissima, con una capacità di permeare l'immaginario straordinaria, ma al tempo stesso con la quasi totale impossibilità di lasciare segni che durino poco più che qualche ora.

Un giorno ci infiammiamo tutti per i sacchetti biodegradabili, il giorno dopo piangiamo Marina Ripa di Meana indicandola come sorta di moderna pasionaria, poi è la volta del successivo argomento del giorno.

In questa narrazione velocissima e frammentaria chi di comunicazione si occupa per campare è costretto a procedere per passaggi basilari, ma al tempo stesso iconici. I dettagli diventano superflui, spesso scritti con caratteri troppo piccoli (siamo in area metafore, avviso ai naviganti) per essere letti e capiti.

In questa narrazione velocissima e frammentaria è finita Francesca Michielin, e ne sta uscendo ancora più sfocata del solito, manco fosse un selfie di Guè Pequeno (questa invece è una brutta citazione, scusatemi, se potete).

Proviamo a ripercorrere velocemente le sue tappe fin qui.

Appena sedicenne Francesca Michielin irrompe sulle scene portando sul palco delle selezioni di X Factor una versione ruspante e credibile, cosa incredibile vista la giovane età, di Whole Lotta Love dei Led Zeppelin. Standing ovation. Qui, a dirla tutta, si esaurisce la parte interessante della sua carriera, perché a parte ottenere una telefonatissima vittoria nel talent di casa Sky, la Michielin comincia un tentativo quasi encomiabile, quanto a ostinazione e caparbietà, di mimesi con tutto quel che le capita intorno. Come se fosse una sorta di Zelig, il protagonista dell'omonimo film di Woody Allen, non il locale milanese e il relativo programma comico di Mediaset.

Elisa le scrive l'inedito, ecco che la Michielin diventa Elisa. Ha modo di incidere la versione italiana di un brano per il colossal Spider Man, ecco che diventa Avril Lavigne. Poi per un po' scompare, e la cosa non è che ci abbia creato spasmi fisici, perché tanto la giovane età ce la faceva sapere in salute e piuttosto che vedere una che ci provava a casaccio meglio del sano silenzio. Silenzio che, per nostra estrema sfortuna, si è interrotto con una doppietta mortale, infatti per ben due volte la troviamo a fianco di Fedez, proprio nel momento in cui quest'ultimo si affaccia al mainstream.

Cigno nero e Magnifico, questi i titoli dei due brani responsabili di questo scempio. E dopo che hai piazzato due hit, seppur involontariamente, non vuoi riproporti in prima persona?

Ecco quindi che Francesca Michielin, gestita a livello di management da Marta Donà, già manager di Marco Mengoni nonché già nipote di Claudia Mori, prodotta da Michele Iorfida Canova, vestire i panni di Marco Mengoni stesso. L'amore esiste, questo il nome della sua versione di Guerriero del cantante di Ronciglione. Stesso autore, Fortunato Zampaglione, stesso produttore, Canova, stesso mondo musicale, praticamente stessa canzone.

Ma siccome essere Mengoni non è abbastanza, ecco che la Michielin va oltre, credendo di essere diventata Lorde. Peccato che Lorde già esista, sia mostruosamente più talentuosa di lei, e per di più sia anche più giovane.

Non basta, per dare un tocco di vita al suo sfortunato album, quanto a vendite, Di20, si presenta alla seconda edizione contiana di Sanremo, anno di grazia 2016.

La canzone si intitola Nessun grado di separazione, era stata inizialmente scritta per Laura Pausini, che avrebbe addirittura voluto intitolare così quello che poi è diventato il suo Simili. A sentirla bene, in effetti, si sentono echi pausiniani, sotterrati sotto eoni di lordismo. La canzone arriva seconda, dietro gli Stadio, e proprio per questa ragione ha facile accesso all'Eurovision (gli Stadio tanto credevano in una loro vittoria da non aver presentato la candidatura, prima del Festival). Qui, all'Eurovision, o meglio, prima dell'Eurovision succede qualcosa che credo abbia a che fare con le suggestioni di massa, qualcosa tipo quei fenomeni per cui di colpo una intera popolazione comincia a credere che uno che promette un milione di posti di lavoro sia affidabile. Di colpo, infatti, tutti gli addetti ai lavori, per ragioni inspiegabili, cominciano a credere che la Michielin abbia buone chance di vincere l'Eurovision. Cioè, in un contesto che vede artisti di tutta Europa presentarsi in situazioni al limite del circense, con fuochi d'artificio, balletti articolati, effetti speciali che neanche James Cameron nel Titanic, avrebbe dovuto vincere una cantante che presenta una canzone che sembra una brutta versione di Lorde, per di più con una coreografia che la vede immobile con quello che a prima vista sembra la copia in miniatura dell'Albero della Vita dell'Expo alle spalle.

Ovviamente non succede nulla di tutto questo, e la Michielin torna per un po' nel dimenticatoio.
Dimenticatoio da cui esce per un tour in spazi molto piccoli, perché come canta Enzo Savastano nell'immortale Canzone Indie, se “suoni in un locale che è una stanza, il locale è chien'e ggente, e la ggente fa tendenza”.

Poi è la volta della scorsa estate. Si comincia a parlare del ritorno di Francesca Michielin, ormai ventitreenne, vai a capire se è un auspicio o una minaccia.

Il primo singolo atto a ripresentarcela porta la firma del solito Dario Faini, uno che negli ultimi anni ha firmato canzoni praticamente per chiunque, e si intitola Vulcano. Avete tutti presente, la canzone che parla del “bar dell'indiano che profuma di te”. Praticamente la cover di Burn di Ellie Goulding, solo che senza essere depositata alla SIAE con il nome della Goulding tra gli autori. Una canzone capace come poche altre di ridefinire il concetto di brutto. A questa canzone fa seguito un altro singolo di avanscoperta, Io non abito al mare, perché i numeri sembrano non essere così ottimistici e prima di uscire l'album tocca essere cauti.

Stavolta a firmare la canzone con la Michielin è un altro autore in auge, Calcutta. La canzone di Calcutta, in effetti, sembra una canzone di Calcutta, vedi alla voce Zelig. Un po' come l'erba appena tagliata che profuma di erba appena tagliata di Stefano Benni.

Neanche il tempo di dimenticarsela che arriva il nuovo album, 2640.

L'abisso è lì, davanti ai nostri occhi, che nieztchianamente guarda dentro di noi.

Perché se avevamo lasciato mesi fa la Michielin che faceva il verso a Lorde salvo poi ritrovarla come una novella Ellie Goulding, ecco che l'operazione indie-izzazione cominciata con il brano calcuttiano Io non abito al mare ha il suo compimento. Al suo fianco, oltre al solito Faini, ecco lo stuolo di autori del momento da Calcutta, sempre lui, a Tommaso Paradiso dei Thegiornalisti, passando per Cosmo. Così di colpo dall'essere Elisa, poi quella che canta con Fedez, poi quella che fa Mengoni pensando di essere Lorde, all'essere Ellie Goulding, ecco che ritroviamo la ancora giovanissima Francesca Michielin a parlarci de I Cani e dei Blur nei testi delle sue canzoni. Canzoni che ci parlano di quotidianità alla maniera degli indie, e come se no?, cioè mescolando modernità (nella fattispecie si vedano i riferimenti ai videogiochi come a Fernando Alonso) e banalità varie, dai sentimenti trattati con anaffettività a quella attuale forma di inedia che tanto fa ben sperare sulla imminente fine del mondo. A fianco canzoni in classico stile electropop, con una chicca come Due galassie, che è sostanzialmente la riproposizione michieliniana di Shape of you di Ed Sheeran. Ma sono deviazioni sul percorso principale, non vi illudete. La Michielin è indie.

Ennesimo cambio di pelle. Anche estetico.

Perché se l'ultima volta che avevamo visto la Michielin ai tempi di Nessun grado di separazione, era l'impersonificazione della desessualizzazione che così tanto imperversa tra le giovani popstar nostrane, asessuate come una Barbie a cui una bambina curiosa ha levato i vestiti, ora ce la ritroviamo aspirante sexy nelle immagini promozionali del nuovo lavoro, ammiccante seppur senza avere le stesse capacità zelighiane nel vestire (o svestire) i panni della Kim Kardashian de noantri.

Oggi Francesca Michielin è una cantante indie, questo ci dice il suo nuovo 2640, titolo che richiama l'altitudine di Bogotà, per motivi sui quali preferisco non addentrarmi (spero gradirete il fatto che questo è il solo articolo dedicato a 2640 che non recita la frase “Volevo andare in Colombia, invece ho fatto un disco”).

La Michielin è diventata indie, e siccome la credibilità presso un determinato pubblico uno non è che la trova sotto un albero (della vita o meno), ecco che la frammentaria e velocissima comunicazione deve mandare input che il mondo dell'indie possa recepire velocemente. L'input, nel caso specifico, è che la Michielin sia una polistrumentista. Un modo preso un po' alla larga per dire che è una artista artista, non una figlia dei talent.

Già ci avevano provato a Sanremo, durante il festival, quando in una delle serate le hanno fatto calcare il palco con un timpano, non amplificato, davanti. Abbastanza per far dire al pubblico narcotizzato del Festival che la Michielin era una polistrumentista, intendiamoci. Stavolta, però, si è voluto esagerare. Così durante la presentazione eccola suonare il basso, eccola suonare il pianoforte, eccola suonare le percussioni. Siccome alla presentazione di pubblico indie non ce n'era, ecco che i soliti passacarte di pastello vestiti si sono prestati a fare da amplificatore al tutto. Guarda come suona il basso. Guarda come suona il piano.

Peccato che nell'album il basso non sia presente, ben lo sapeva il cantautore romano citato nel prologo. E peccato pure che gli altri strumenti siano stati in buona parte riprodotti da Canova e i suoi collaboratori con le macchine, vedi alla voce tastiere e programmazioni. Alla faccia della polisrtumentista.

Conclusione

Il futuro ci sorride, non temete. Al prossimo soffio di vento la Michielin polistrumentista indie diventerà qualcosa d'altro, magari una cantante blues o una metallara d'antan. Si tratta solo di portare pazienza, perché per dirla col poeta “questa notte passerà, o la faremo passare”.

fonte

Gen931
Utente DIAMANTE

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23 gennaio, 2018 - 17:15
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Qualche cosa vera che si perde in un mare di faziosità e di disinoformazione.

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guardian22
Utente PLATINO

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23 gennaio, 2018 - 17:26
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Onestamente dal punto di vista generale mi sembra una considerazione abbastanza condivisibile

Ovvero che se si decide di far passare un cantante (o banalmente una persona) in un modo, grazie alle grancasse amiche si riesce facilmente a convincere il grande pubblico (colpevolemente?) inesperto

I vari Dondoni e Paolo Giorndano l'hanno fatto per anni coi vari "talenti" di Amici

Sushi
Utente DIAMANTE

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23 gennaio, 2018 - 17:35
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Mamma mia quanto la fa lunga.

Per me la cosa si riassume così: Francesca ha talento, Francesca ha un ottimo team alle spalle (e sono due cose oggettive) e questo team, di cui lei fa parte, la sta indirizzando verso un percorso (e questo può piacere o meno essendo chiaramente soggettivo, anche se magari fatto bene come nel suo caso).

L'unico aspetto in cui 'concordo' con Monina è tutta la questione dell'indie in sostanza. Il fatto di volerla staccare parzialmente dal pop e indirizzarla lì è rischioso, proprio perché è un mondo mooooolto radical-chic, con molte persone per carità competenti ma anche con la puzza sotto al naso e pronte a sbranarti al primo passo falso. E in tutti i casi a giudicarti se sentono che non vieni dal loro mondo di nicchia.

Detto questo, anche chissene della sua opinione tizianaride_png

Freedom comes when you learn to let go

Krishoes
Utente 9xP

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23 gennaio, 2018 - 17:49
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Innanzitutto amo la scelta della fotorofl

Per l'ennesima volta, ci troviamo di fronte all'articolo di Monina contro uno dei """protetti""" di Marta Donà. Ed è giusto ribadirlo ogni volta, per aprire gli occhi di chi, magari, reputa questo personaggio sempre nel giusto, super partes o lontano da qualsivoglia desiderio di vendetta per non si sa ancora cosa.

Chiunque segua Marco Mengoni sa che il disprezzo di questo "creatore di articoli online" ha delle radici ben conficcate nel terreno.

Nel momento in cui anche la Michielin è stata presa sotto l'ala della Donà, ecco arrivare delle vere e proprie aggressioni. Perché c'è modo e modo di esprimere un'opinione, di mettere nero su bianco la propria verità, le sue modalità sono da denuncia e nessuno dovrebbe garantire uno stipendio a chi si permette di utilizzare certi modi di scrivere.

Guarda caso, non si è mai tirato indietro nell'aggredire verbalmente anche i Maneskin, altri artisti legati alla Donà.

Commentando una puntata di X Factor, scrive:

I Maneskin hanno firmato un contratto di management con Marta Donà, già manager di Marco Mengoni e di Francesca Michielin. Il che porta a pensare che sì, in effetti, i Maneskin vinceranno XF11. E che no, non produrranno niente di rilevante.

(...)

Il vero Manuel Agnelli, quello che bestemmiava in Hai paura del buio?, avrebbe preso i Maneskin e ci avrebbe scatarrato su. Anzi, non li avrebbe manco guardati, perché li avrebbe considerati meno della merda.

Già questo basta a descrivere chi è Michele Monina. Tuttavia c'è dell'altro, l'ennesimo articolo ripieno di supponenza, volgarità e la precisa volontà di andare a sminuire tutto lo sminuibile, con paragoni azzardati, fuori luogo e per niente pertinenti (ormai un punto fermo di Monina) da far tremare le pareti che mi circondano.

---

Lorde? Per cosa? Per "Battito di Ciglia"? Cos'altro c'è di """Lorde""" in di20are o in 2640?

"Vulcano" sarebbe il rifacimento di "Burn" di Ellie Goulding? Ma anche chi non riesce a distinguere una stonatura da una nota perfetta si rende conto che non c'è alcuna somiglianza fra i due brani.

L'ilarità tocca vette altissime con l'accostamento di "Due galassie" a "Shape of you" di Ed Sheeran.

Insomma, abbiamo capito che citare successi internazionali RANDOM per criticare un pezzo italiano sia diventata, a tutti gli effetti, la nuova cifra stilistica di Monina.

---

Vogliamo poi andare a commentare la dissertazione sul significato di polistrumentista?

Dizionario di italiano:

polistrumentista
[po-li-stru-men-tì-sta]

s.m. e f. (pl. m. -sti, f. -ste)
MUS Musicista che suona più strumenti
 
La Michielin è una polistrumentista? Sì. Lo ha dimostrato? Sì, tutto il Nice to Meet You Tour era basato su questo.
 
Il disco non è tutto suonato? Sì. Dobbiamo stilare la lista di album che non sono "suonati" poi prendono vita con tutti gli strumenti del caso, dal vivo? Nel 2018? Troppo lunga.
 
Però cito un disco del genere: "Le stelle non tremano" della mia amatissima Dolcenera, che è in grande sintonia con Monina. Per qualche motivo questo disco è stato descritto da Monina con parole di elogio fantasmagoriche.
 
Io mi auguro con tutto il cuore che Dolcenera finisca a lavorare con la Donà. Poi però vorrei vedere in che modo commenterebbe il buon Monina.
 
---
 
Parentesi Eurovision:
 

Di colpo, infatti, tutti gli addetti ai lavori, per ragioni inspiegabili, cominciano a credere che la Michielin abbia buone chance di vincere l'Eurovision.

Ma chi? Ma cosa? Ma dove? Ma quando mai?

---

Quello che più mi fa pena, in tutto questo, è il dare per scontato che tutte le scelte estetiche e di look (perché da che mondo è mondo non c'è differenza fra una 16enne e una 22enne, no?), o di genere musicale, produzione ecc., siano state imposte alla Michielin o comunque organizzate solo a fini promozionali. Come se poi dietro non ci fosse nulla, un burattino che oggi "fa l'indie", domani magari si butta nell'elettrodance, poi magari nel neomelodico napoletano.

Seriamente tutto si può dire, tranne che a questa ragazza manchi l'onestà e la genuinità di presentarsi come le pare e come meglio crede. Dubitare questo credo sia l'offesa più grande presente in questo articolo e so di aver fatto il gioco di Monina scrivendo questo poema.

Gen931
Utente DIAMANTE

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23 gennaio, 2018 - 17:53
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Krishoes ha detto

 so di aver fatto il gioco di Monina scrivendo questo poema.  

Risultati immagini per emma marrone gong

TooMuchTooAsk
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23 gennaio, 2018 - 18:40
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Non mi stupisco più di Monina mess

Lui è lo stesso che l'anno scorso difendeva a spada tratta Alice Paba definendo il suo album un capolavo what(solo perchè era tra gli autori di qualche brano).

Considera Le Deva come all'avanguardia e artiste di pop di grande qualità mentre la Pausini a confronto una schifezza.

Insomma ci può stare che ognuno abbia le proprie opinioni, gusti o idee però lui è sempre di parte..e non sa fare "due pesi, due misure".

Per me questo album di Francesca è un lavoro pop onesto, sincero e coerente e a quanto pare sta piacendo a tantissime persone che non sono nemmeno fan e questo basta e avanza perchè alla fine è il pubblico sovrano che ascolta e decide se un prodotto è valido o no.

Poi non mi sembra che Francesca nelle interviste si vanti di essere indie, alternativa o quant'altro sadida perciò le chiacchere di Monina in questo caso (e in molti altri) stanno a zero !

Alex87

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23 gennaio, 2018 - 18:59
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TooMuchTooAsk ha detto
Non mi stupisco più di Monina mess

Lui è lo stesso che l'anno scorso difendeva a spada tratta Alice Paba definendo il suo album un capolavo what(solo perchè era tra gli autori di qualche brano).

Considera Le Deva come all'avanguardia e artiste di pop di grande qualità mentre la Pausini a confronto una schifezza.

Insomma ci può stare che ognuno abbia le proprie opinioni, gusti o idee però lui è sempre di parte..e non sa fare "due pesi, due misure".

Per me questo album di Francesca è un lavoro pop onesto, sincero e coerente e a quanto pare sta piacendo a tantissime persone che non sono nemmeno fan e questo basta e avanza perchè alla fine è il pubblico sovrano che ascolta e decide se un prodotto è valido o no.

Poi non mi sembra che Francesca nelle interviste si vanti di essere indie, alternativa o quant'altro sadida perciò le chiacchere di Monina in questo caso (e in molti altri) stanno a zero !  

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il problema di Monina è che sarebbe in grado di scrivere una recensione lunghissima e articolata sia positiva sia negativa sullo stesso artista. Usa tecnicismi ma sono a sostegno della sua simpatia o antipatia, non c'è obiettività. 

Waves of Music
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23 gennaio, 2018 - 19:20
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@dede_91 davvero NSGDS era stata pensata per Laura?

Comunque.

Mi preoccuperei se Monina avesse qualche MINIMA infulenza sul mondo discografico italiano.

Purtroppo per lui, però, è solamente un uomo di mezza età con tanto odio represso (e ce lo abbiamo tutti, per carità), che ha scelto di scaricare su artisti, cantanti, produttori che per qualche motivo non sopporta.

Perchè demolire '2640' (ed è stato L'UNICO, non trovo in rete una singola recensione che non lo promuova) senza praticamente parlare delle canzoni, la cosa più importante, ma perdendosi in deliri contro produttore, immagine pubblica di Francesca e presunte somiglianze ('Vulcano' come 'Burn'? 'Due Galassie' come 'Shape of you'? Ma dove?) è da poveracci.

Forse 10 o 15 anni fa una sua opinione così negativa avrebbe potuto impensierire Francesca.

Ora penso che tutt'al più farà incaz*are qualche fan online e divertire qualche hater.

Il grande Monina, del resto, negli ultimi anni ha promosso solamente flop colossali. Alcuni talentuosi, per i quali sono dispiaciuto, vedi Dolcenera e Ruggieri, altri semplicemente ridicoli, come Alice Paba.

Curiosità: andate su twitter a leggere i commenti sotto al tweet con cui promuove questo articolo: poraccitudine e frustrazione emergono tutte.

the_nick
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23 gennaio, 2018 - 19:25
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Vabbè, ma la Michielin non ha il carattere di rispondere a certe provocazioni, quindi fregacazzi di quel che scrive quel signore lì.

antonino98
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23 gennaio, 2018 - 19:26
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Ma il concetto di Indie è uscito fuori per gli autori che hanno collaborato con lei e per i titoli di alcune canzoni che fanno riferimento a quel mondo.

Ormai ho poca considerazione in lui, è impensabile (secondo me ) criticare un'ARTISTA come la Pausini e poi andare a sponsorizzare gente come Alice Paba e Le Deva. Per carità tutto il rispetto ma stiamo parlando di Laura Pausini.

Poi è sempre vivo e presente il preconcetto per gli ex-talent ma che volete che vi dica, a noi italiani piace etichettare altrimenti stiamo male

Pikachu
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23 gennaio, 2018 - 19:39
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L'idea di polistrumentista è di difficile decodificazione. Se per polistrumentista si intende chi sappia appoggiare sommariamente le mani su più di uno strumento, beh, il mondo del pop e del rock è pieno di polistrumentisti. [...] Ecco, Prince e Sananda Maytreia sono due polistrumentisti. Astenersi perditempo.
[...]
Già ci avevano provato a Sanremo, durante il festival, quando in una delle serate le hanno fatto calcare il palco con un timpano, non amplificato, davanti. Abbastanza per far dire al pubblico narcotizzato del Festival che la Michielin era una polistrumentista, intendiamoci. Stavolta, però, si è voluto esagerare. Così durante la presentazione eccola suonare il basso, eccola suonare il pianoforte, eccola suonare le percussioni. Siccome alla presentazione di pubblico indie non ce n'era, ecco che i soliti passacarte di pastello vestiti si sono prestati a fare da amplificatore al tutto. Guarda come suona il basso. Guarda come suona il piano.

Su questo però ha assolutamente ragione.

Krishoes ha detto

Vogliamo poi andare a commentare la dissertazione sul significato di polistrumentista?

Dizionario di italiano:

polistrumentista
[po-li-stru-men-tì-sta]

s.m. e f. (pl. m. -sti, f. -ste)
MUS Musicista che suona più strumenti
 
La Michielin è una polistrumentista? Sì. Lo ha dimostrato? Sì, tutto il Nice to Meet You Tour era basato su questo.

Krishoes scusa se mi permetto, ma un musicista per essere definito "polistrumentista" (almeno nell'ambiente musicale) deve essere in grado di padroneggiare molto bene diversi strumenti. 

Esempi di veri polistrumentisti:

Giulio Carmassi

Jacob Collier

La Michielin non può essere considerata tale, almeno per ora. Ma le auguro con lo studio di migliorarsi per poterlo diventare! 

the_nick
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13
23 gennaio, 2018 - 19:41
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Cmq il discorso è sempre quello: c'è modo e modo di criticare e il signore in questione lo fa in una maniera repressa e volgare. E quando commenta è ancora peggio. Ho ancora degli screen di quando mi ha risposto ad un mio commento normale mesi e mesi fa: se fossi davvero str*nzo lo avrei potuto citare in giudizio ma non ho voglia di perdere tempo per persone del genere.

mariomatt

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23 gennaio, 2018 - 20:07
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Stiamo parlando di una ragazza che negli anni si è interessata a diversi tipi di strumenti musicali e ha voluto portare questa sua esperienza sul palco, qual è il problema? Che col pianoforte non sia Bach?

Cioè tra tante cose cui ci si può appellare per criticarla (legittimamente) trovo che questa sia proprio l'ultima, tant'è che lei non si è mai permessa di definirsi polistrumentista e, anzi, quando è stata da Bonolis è stata lei la prima a dire che si limita a provare di tutto un po'

Krishoes
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23 gennaio, 2018 - 20:18
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Pikachu ha detto

Krishoes scusa se mi permetto, ma un musicista per essere definito "polistrumentista" (almeno nell'ambiente musicale) deve essere in grado di padroneggiare molto bene diversi strumenti. 

La Michielin non può essere considerata tale, almeno per ora. Ma le auguro con lo studio di migliorarsi per poterlo diventare!   

Capisco il tuo ragionamento e lo condivido nelle intenzioni. Ma c'è una differenza fra l'etimologia reale delle parole e il valore che ognuno vuole dare loro.

La Michielin non può definirsi, oggi, una brava o rodata polistrumentista magari. Ma lo è. Suona più strumenti? Sì, più di due addirittura, quindi è a tutti gli effetti una polistrumentista.

Tra l'altro non mi stupisce, visto che studia composizione al conservatorio, non è la prima scesa dall'albero.

Per fare un parallelo, è come dire che uno non è cantante perché è meno bravo di, che ne so, Freddie Mercury. Ovvio che non tutti sono Freddie, ma non per questo non li definiamo cantanti.

Waves of Music
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23 gennaio, 2018 - 20:20
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Ma infatti è evidente che queste accuse siano pretestuose e faziose, Francesca è l'umiltà fatta persona (almeno per quello che è il suo personaggio pubblico, e del resto questo deve interessarci).

Monina pessimo, pessimo davvero. C'è tanta arroganza e talento pompato oltremodo in Italia e te la vai a prendere con una ragazza giovanissima, che lavora sodo, firma/co-firma 11 tracce su 13 e suona 5 strumenti.

Boh, non ho parole.

dede_91
Utente DIAMANTE

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23 gennaio, 2018 - 20:24
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Waves of Music ha detto
@dede_91 davvero NSGDS era stata pensata per Laura?

Non ne ho la più pallida idea piango2 fra gli autori c’è Cheope e se proprio devo me la posso immaginare cantata dalla Pau (tonalità più alta e più ooonoooooh uuuuuuh) quindi può essere. Però non saprei.

 

Ringrazio per aver postato l’articolo cosi non clicchiamo sul sito e gli diamo soldi rofl

Per il resto concordo con voi.

Pikachu
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23 gennaio, 2018 - 20:44
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mariomatt ha detto
Stiamo parlando di una ragazza che negli anni si è interessata a diversi tipi di strumenti musicali e ha voluto portare questa sua esperienza sul palco, qual è il problema? Che col pianoforte non sia Bach?

Cioè tra tante cose cui ci si può appellare per criticarla (legittimamente) trovo che questa sia proprio l'ultima, tant'è che lei non si è mai permessa di definirsi polistrumentista e, anzi, quando è stata da Bonolis è stata lei la prima a dire che si limita a provare di tutto un po'  

Infatti penso che la critica di Monina non fosse rivolta a Francesca ma a chi (tra i giornalisti) la definisce polistrumentista. E ce ne sono parecchi! E su questo punto sono d'accordo con lui

Krishoes ha detto

Capisco il tuo ragionamento e lo condivido nelle intenzioni. Ma c'è una differenza fra l'etimologia reale delle parole e il valore che ognuno vuole dare loro.

Su questo sono d'accordo! Io sono molto fiscale sul termine polistrumentista (molto più che sul termine cantante), per cui mi dispiace, ma non riesco proprio ad associarlo a Francesca.

Sta studiando e questo le fa onore, per cui spero che presto riesca a padroneggiare i 5 strumenti che suona (pianoforte, chitarra, basso elettrico, timpano e tc helicon) al meglio laugh. Ma sono sicurissima che questo è anche il suo desiderio!

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Gabriele1
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23 gennaio, 2018 - 20:46
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Quindi, Alessandra copia Laura Pausini, Emma la Nannini, Errico Nigiotti il vecchio bennato, Giorgia è Alicia Keys, continuiamo per molto? Davvero, ma davvero ridicolo. 

Anzi, la fusione tra elettro-pop e testi indie, se vogliamo dirlo, è una delle poche cose innovative che ho visto negli ultimi anni. Davvero non sapeva contro chi scagliarsi questo giro

Signorina Silvani
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23 gennaio, 2018 - 20:56
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Gabriele1 ha detto
Anzi, la fusione tra elettro-pop e testi indie, se vogliamo dirlo, è una delle poche cose innovative che ho visto negli ultimi anni. Davvero non sapeva contro chi scagliarsi questo giro  

Lo sa benissimo contro chi scagliarsi: contro chi ha uno staff che non gli ha mai dato un accredito per le presentazioni dei dischi o per le prime dei concerti.

E scava scava, cercando tra gli uffici stampa cattivoni che non se lo filano, trovi quello della Pausini, cioè lo stesso di Mengoni eccetera eccetera.

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