È appena iniziata, ma la quindicesima edizione del Big Brother USA sta facendo parlare tutto il mondo per il cast più bigotto, razzista, omofobo e ignorante mai partorito in oltre tredici anni di format. La concorrente Aaryn (già soprannominata Aryan), nella foto in un fotomontaggio particolarmente azzeccato, ha dato il peggio di sé parlando di un concorrente dichiaramente gay, Andy, in questo modo: “nessuno voterà per chi nominerà quella che… – e ancora – di sicuro vincerà l’MVP (una votazione popolare per dare un potere aggiuntivo a uno dei concorrenti) perché la gente ama le che…”. Aaryn ne ha avuto anche per Candice, concorrente di colore, dicendo che “state attenti a cosa dite quando siete al buio, potreste non riuscire a vedere quella str….” e per Helen, concorrente asiatica: “stai zitta e vacci a preparare del riso”.
Non di meglio ha fatto GinaMarie, che ha usato la parola “nigger” (banditissima negli States), ha rincarato la dose su Helen (“dovrebbe baciarci il cu… e servirci del riso”) e ha ipotizzato che i due concorrenti di colore si sarebbero alleati perché entrambi neri.
Spencer se l’è presa maggiormente con Andy, soprannominandolo “Kermit the fat” (Kermit il fro…) e elencando le grandi abilità dialettiche di Hitler, aggiungendo che le torture mediche operate dai medici nazisti fossero state positive.
Risultato? Aaryn e GinaMarie sono state licenziate dai rispettivi datori di lavoro (agenzie di modelle), ma niente è capitato loro nella gara, diversamente da quello che succede in UK.
Nel Regno Unito le squalifiche per episodi di razzismo sono frequentissime (basta usare la parola “nigger” per essere squalificati), mentre negli Stati Uniti il gioco è interamente in mano ai concorrenti e ciò che dicono rimane una loro responsabilità che non incorre in punizioni o provvedimenti.
La CBS è però stata fortemente criticata per la scelta di non mostrare questi episodi di razzismo, proteggendo di fatto questi concorrenti che sempre più gente vorrebbe vedere fuori dalla casa. Resta quindi un forte dubbio sul fatto che, per il solo fatto che la gara sia interna ai concorrenti senza voto del pubblico per decidere le eliminazioni, tutto si possa dire e fare, soprattutto in un periodo così delicato sul tema bullismo.
E in Italia? Beh, probabilmente qui per frasi omofobe e razziste non ci sarebbe nessuna squalifica o licenziamento (anzi, tra ospitate dalla D’Urso per difendere “la propria libertà di opinione” forse il posto di lavoro ce lo si guadagna pure). Da noi, si sa, l’importante è non bestemmiare.