Utente
7 agosto, 2013
Anche per questo Gala vi verrà chiesto di formare una classifica, dal primo al quinto posto, e di inviarmela privatamente (mp o telegram decidete voi dove preferite ). I tutor come sempre dovranno escludere il concorrente/i concorrenti che hanno seguito.
Le 3 classifiche dei giudici + le 4 classifiche dei tutors andranno a sommarsi ad un'unica classifica del pubblico che comprenderà tutte le classifiche degli utenti che voteranno, quasi come se il pubblico fosse un unico grande quarto giudice che si aggiunge alla nostra commissione. Da questa somma uscirà una maxi classifica che decreterà i primi 3 finalisti!
Gli ultimi due classificati, aimè, dovranno affrontarsi nell'ultimo ballottaggio di questa edizione.
Voto aperto fino alle 18:00 di lunedì.
Utente
7 agosto, 2013
MFS - La Semifinale
SIDE A: GRANDI SUCCESSI/SIDE B: BONUS TRACKS
The Beatles & @Iry8 - Side A: Can't Buy My Love/Side B: The Long and Winding Road
Il tema di questo nuovo, fondamentale galà mi ha lasciata per un po’ a lambiccarmi il cervello. Sì, perché un po’ tutta la discografia dei Beatles è un continuo successo, e la mia paura era di fare una scelta dettata più dalla testa che dal cuore, senza un significato più profondo dietro. Invece, alla fine, tutto è andato al proprio posto. Così come questo è il mio percorso e il loro percorso, voglio raccontare la loro storia e la mia storia che, come due copie di un disco, suonano ancora una volta la stessa melodia.
Can’t Buy Me Love, del 1964, è il terzo singolo più venduto dei Beatles, nonché il quarto singolo più venduto nel Regno Unito negli anni 60. Un trionfo, questo, che regalò alla band molta fama anche in America, la patria del loro Favorite Singer (Elvis). Un successo personale che li aiutò ad affermarsi come fenomeno del momento, ma anche una notevole entrata monetaria per dei ragazzi poco più che ventenni che erano cresciuti in condizioni molto modeste.
Il motivo per cui ho scelto proprio questa canzone come successo della band, però, è che sento nelle sue ascoltatissime note e parole l’espressione di quello che ai mie occhi è uno dei più grandi successi nella vita, e che sicuramente lo era per loro: l’amicizia.
Certo, l’amore di cui si parla nella canzone può essere visto come amore romantico, ma io l’ho sempre inteso come l’affetto incondizionato che si prova per gli amici. L’esplosività di Can’t Buy Me Love, rappresentativa del primo periodo dei Fab Four, risiede nel suo ritmo coinvolgente e incalzante, che mette voglia di muoversi a tempo, cantare con loro a squarciagola, condividere la loro allegria. Più che con un innamoramento si coniuga con l’euforia di un’uscita tra compagni, tra risate e scherzi.
Oltre al riferirsi a un “my friend” invece che a un “my love”, infatti, la clip di questa canzone nel film A Hard Day’s Night non ritrae i quattro con qualche ragazza, ma mentre si rincorrono in un prato, ridendo e buttandosi a terra uno sull’altro, facendo gli scemi con una gioia quasi infantile.
La grande sintonia tra John e Paul in particolare dovrebbe già essere emersa da sola in questo mio percorso: si evince dalla loro perdita in comune, dalla collaborazione in We Can Work It Out, e dalle parole di George su quanto fosse esclusivo il loro rapporto. Ma vorrei passare a loro il microfono per sentirlo direttamente dalle loro voci.
Paul: “When we played together, we were in the same hotel every morning doing this all day. And it doesn’t matter what you do, when you’re this close all day something grows”
(traduzione: “Quando suonavamo insieme eravamo nello stesso hotel ogni mattina a fare questo tutto il giorno. E non importa ciò che fai, quando c’è questa vicinanza tutto il giorno qualcosa cresce”)
John: “We spent more time together than John and Yoko in the early days, the four of us sleeping in the same room packed in the same bed, in the same truck, living together night and day, doing everything together”
(traduzione: “Passavamo più tempo insieme di John e Yoko nei primi tempi, noi quattro a dormire nella stessa stanza, stipati nello stesso letto, nello stesso furgone, a vivere insieme notte e giorno, a fare tutto insieme”)
Insomma, un rapporto alimentato da una grande passione in comune e una vicinanza quotidiana che inevitabilmente abbatte ogni barriera di riserbo tra due persone, portandole a conoscersi in ogni sfaccettatura. Per questo quando ascolto Can’t Buy Me Love mi viene spontaneo immaginarmi quei due ragazzetti che ridono in faccia al successo ottenuto, ribadendo che tutti i soldi del mondo non possono comprare l’affetto e il sostegno di un vero amico con cui condividere tutto: “I don’t care too much for money: money can’t buy me love”
Gli anni del liceo sono di crescita personale, di insicurezze, di formazione, ed è esattamente il periodo in cui senti di aver bisogno di una spalla, un’Amicizia con la A maiuscola. Venivo dalle medie con una ferita ancora un po’ aperta in questo senso, avendo già perso per strada diverse amicizie che pensavo sarebbero durate di più. E invece, proprio a partire dai primi mesi della nuova scuola mi sono trovata a stringere con una mia compagna un legame abbastanza simile a quello tra John e Paul: con quella confidenza che nasce dal vedersi ogni giorno in classe, studiare spesso insieme e uscire ogni tanto i fine settimana, ho passato alcuni dei momenti più significativi della mia adolescenza in sua compagnia.
È stata una delle persone con cui mi sono aperta di più, confidandole le mie riflessioni più profonde di cui mi vergognavo a parlare con altri. È stata fondamentale per farmi “seguire il sole” in più di un’occasione, e io le sono stata vicina nei suoi momenti di sconforto. Ma, soprattutto, la nostra amicizia era fatta di complicità e risate, di quelle battute ripetute che fanno ridere solo le persone coinvolte, di fugaci sguardi quando pensavamo la stessa cosa, di accorate discussioni sulle nostre serie preferite. Era fatta di tanti piccoli momenti che vivevo con gioia nella loro istantaneità, e dentro di me pensavo “I’ll get you anything my friend if it makes you feel alright” e “I may not have a lot to give, but what I’ve got I’ll give to you” con la stessa gioiosa spensieratezza con cui queste frasi vengono cantate dai Beatles.
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Questa prova, però, ha due facce, e così il mio racconto che, per i Beatles, ci trasporta dal 1964 al 1969.
I Fab Four erano diversi, perché nel frattempo c’era stata Strawberry Fields, c’era stato il cambiamento, e piano piano avevano iniziato a dividersi. Il rapporto tra John e Paul si era incrinato, e l’insistenza di John nel portare Yoko Ono a ogni registrazione dei Beatles faceva sentire a Paul che qualcosa in quel magico duo che erano stati si era rotto. La loro amicizia non era più esclusiva, né lo era il tempo che John gli avrebbe dedicato, e anche le loro vedute artistiche ormai divergevano.
Di tutt’altra sonorità rispetto al brano presentato nel Side A, The Long and Winding Road nasce proprio dalle continue incomprensioni tra i due: scritta da Paul, fu fatta riarrangiare da John per inserirla nell’ultimo album (Let It Be, in cui l’omonima canzone avrebbe indiscutibilmente primeggiato, adombrando le altre tracce) senza nemmeno avvertirne l’autore. Questa fu probabilmente la goccia che fece traboccare il vaso per Paul, che infatti ufficializzò lo scioglimento della band poco dopo.
Nonostante l’accompagnamento musicale “romantico” insolito per i Beatles, ricco di strumenti non suonati da loro, lo sconforto che aveva spinto Paul alla composizione del pezzo rimane scolpito in ogni singola parola, mentre ripercorre quella “lunga e tortuosa strada” della sua amicizia con John. A cuore aperto, dichiara che “the long and winding road that leads to your door will never disappear”, si chiede come mai il compagno di una vita lo abbia lasciato solo. Ammette le lacrime versate per quella che sente come fine di un rapporto per lui ancora fondamentale, ammette i tentativi di ricongiungimento che sono andati a vuoto. È senza dubbio uno dei suoi testi più onesti, in cui le emozioni del compositore sgorgano con più naturalezza.
Mi sento particolarmente partecipe del dolore di Paul in The Long and Winding Road, perché ho provato lo stesso identico senso di abbandono durante il mio penultimo anno di liceo. Dopo un’estate come tante altre, o almeno così credevo io, qualcosa di sostanziale era cambiato: pur essendo vicine di banco, all’improvviso non sembrava avere più molto da dirmi, le ricreazioni le passava con altre persone, le nostre uscite insieme divennero una rarità perché usciva con altri. Era stato tutto così brusco che non riuscivo a comprendere dove fosse andata a finire la persona che conoscevo e con cui avevo condiviso così tanto, perché oltre ai suoi interessi erano cambiati anche gli atteggiamenti. Non c’era freddezza da parte sua a indicare che avessi fatto qualcosa di sbagliato, ma un’ancora peggiore indifferenza, come se fosse andata avanti, lasciandomi indietro per chissà quale motivo. Ero straziata, non riuscivo a spiegarmelo, e soprattutto non riuscivo a parlarne.
L’unica cosa che potevo fare una volta tornata a casa era raggomitolarmi su me stessa e chiedermi perché: “Why leave me standing here?”. È incredibile come il testo di questa canzone mi si cucisse addosso alla perfezione, soprattutto quel “Many times I’ve been alone, and many times I’ve cried. Anyway, you’ll never know the many ways I’ve tried”: nel mio silenzio provavo a ristabilire con lei una connessione che ormai era andata inspiegabilmente perduta. E quando non ci riuscivo, subentrava dentro di me quell’accusatorio “You left me standing here a long, long time ago” che subito lasciava spazio a una supplica: “Don’t leave me waiting here, lead me to your door”.
Ho vissuto così per circa sei mesi, toccando il fondo quando non ci parlavamo quasi più. Poi sono riuscita a fare qualcosa che solitamente purtroppo non mi riesce: cercare un confronto diretto e dirle quanto mi aveva fatto male, lasciando che le mie parole ferite sgorgassero assieme a qualche lacrima. È stato un confronto che ci ha permesso di andare oltre quel “non detto” che aveva aleggiato su di noi per tutto quel tempo, e per me è stato liberatorio a prescindere dalla consapevolezza che non saremmo più tornate a essere quelle di prima.
Penso che, in fondo, la mia storia abbia un finale molto simile a quella di John e Paul: con la distanza anche fisica dopo la fine del liceo ci siamo abbastanza perse. Ma se questo lato del 45 giri è dedicato alle “seconde chance”, la seconda possibilità nel nostro rapporto sono quei messaggi occasionali per i compleanni o per le feste, perché “still they lead me back to the long winding road” con tutti i suoi meravigliosi ricordi che nessuna pioggia potrà cancellare.
Elisa & @semota - Side A: Stay/Side B: A Little Over Zero
Ho deciso di interpretare Side A e Side B come due aspetti opposti ma complementari. L’ascoltatore nella mia visione può scegliere di partire da quello che si sente nel momento dell’ascolto. Non c’è un ordine stabilito.
I due lati sono cose che riguardano me, Elisa e il mio percorso in questo gioco con lei.
Il Side A è la forza: la famiglia. L'importanza che ha per me e per Elisa e le cose che ci legano o meno in questo.
Il Side B è la debolezza: l’insicurezza. I periodi di poca autostima o di difficoltà che ci sono stati sia in me e che in Elisa.
Side A: Stay
Il brano è un inedito contenuto nella raccolta “Soundtrack ‘96 - ‘06” uno dei dischi di maggior successo di Elisa tanto da prendere il disco di diamante per 600.000 copie vendute. Penso il pezzo rappresenti bene i “successi” di Elisa perché è una canzone con un testo semplice e con un ritornello che ti rimane in testa dopo il primo ascolto. È un brano radiofonico ma che non perde il tocco elisiano che nella base musicale trasmette sempre qualcosa di magico.
Lei dichiara alla stampa che la canzone è dedicata al padre ed è una delle poche volte in cui Elisa esprime alla stampa e pubblicamente una cosa così personale. Il testo è un discorso mai affrontato tra un uomo che non dice e una figlia che non chiede.
You did not dare say a single word
I did not dare ask for something more
I've kept my questions secret deep inside
[Non hai osato dire una singola parola
non ho osato chiederti qualcosa in più
ho mantenuto le mie domande segrete nel profondo di me]
Viaggia su sonorità anni Ottanta per richiamare il periodo in cui questo rapporto si è definito. Elisa manda una lettera al padre in cui gli rivolge domande direttamente, pur avendo timore delle risposte:
Would you want to know what I've been through?
(Through all this time... all this time)
Would you want to know I have missed you too
(And I have you on my mind)
And you've been and you will be a part of me
(That I can't find)
And you've been forgiven for your silence
[Vorresti sapere quello che ho passato?
(per tutto questo tempo, tutto questo tempo)
vorresti sapere che anche tu mi sei mancato?
(e che ti ho in mente)
e sei stato e sarai una parte di me
(che non riesco a trovare)
e che sei stato perdonato per il tuo silenzio]
La canzone non è un’accusa ma una manifestazione di volontà di riallacciare i rapporti e di ritrovarsi.
Wait, and please stay
Did you mean to push me away?
Please wait and just say
Is there a way that could replace
The times you never said
How've you been?
Do you need anything?
Want you to know I'm here?
Want you to feel me near?
Yeah...and I hope
I hope that you will find your way
Yeah...and I hope
I hope there will be better days
[Aspetta, e per favore resta
intendevi spingermi via?
per favore aspetta e dimmi
c'è un modo per poter rimpiazzare
il tempo in cui non mi hai mai chiesto
"come stai?
hai bisogno di qualcosa?
vuoi sapere che sono qui?
vuoi sentirmi vicino?"
Sì... e spero
spero che troverai un modo
sì... e spero
spero che ci saranno giorni migliori]
In un’intervista di qualche anno fa Elisa ha raccontato che la situazione di quando era piccola era questa: “mia madre stava insieme a mio padre, ma mio padre non viveva con noi (Elisa ha una sorella, Elena, più grande di lei di 11 anni) perché aveva anche un’altra famiglia. Le vacanze le faceva con noi, però il resto del tempo stava con loro”. Il padre ha avuto altri due figli dall’altra donna e del rapporto con loro dice «Ci abbiamo provato dopo la morte di mio padre (nel 2015). C’è stato un momento in cui ci siamo fatti tutti una gran risata perché ci siamo sentiti come in un film di Tarantino, noi quattro in fila a scegliere la lapide per la tomba. Prima di allora ci eravamo visti solo quattro, cinque volte. Adesso, invece, ci sentiamo, andiamo a mangiare la pizza”.
Anche il video è importante perché mostra Elisa che vaga per le strade della città munita di una bandiera bianca che rappresenta la pace e la resa. Alla fine del video, al tramonto, incontra una bambina che rappresenta il suo passato e la sua infanzia.
Il rapporto di Elisa con suo padre non lo posso capire perché la mia situazione è stata molto diversa. Però questa diversità quando ascolto la canzone mi fa valorizzare di più la fortuna che ho avuto.
Mio padre è una persona semplice, ha fatto il camionista edile per tutta la vita lavorando sempre per la stessa ditta ed è andato in pensione un anno fa.
È andato a lavorare all’età di 14 anni appena finite le medie e si è rifatto un anno di asilo perché scappava.
Io e le mie sorelle abbiamo fatto tutte l’università quindi vediamo le cose del mondo in un modo un po’ diverso e più preparato. Infatti molte volte su alcune tematiche ci scontriamo spesso e volentieri con lui. Nella sua semplicità, insieme a mia madre, mi ha trasmesso i valori fondamentali della vita. Io sono la figlia più grande e nonostante i problemi economici che avevano per farmi andare all’università hanno chiesto un prestito ad un parente anche se mio padre odia avere debiti.
Io assomiglio davvero molto a mio padre. Siamo entrambi molto permalosi e ci scaldiamo subito tanto per sbollire però altrettanto velocemente. Faremmo e daremmo tutto per le persone a cui vogliamo bene senza aspettarci nulla in cambio.
Abbiamo però molte idee diverse su diritti civili, immigrati, visioni politiche ma ci siamo sempre rispettati a vicenda. Lui ha una mentalità chiusa, dovuta anche al luogo in cui è cresciuto, ma so che poi vede le persone per quello che sono aldilà di idee precostituite.
Del mio orientamento sessuale con lui non ho mai parlato direttamente anche se la tematica generale alcune volte in passato era uscita. Diciamo che lui non capisce molto la cosa generale (e le battute sugli omosessuali nelle mie zone si sprecano) ma ho la certezza assoluta che se capiterà che io gli presenti qualcuna lui lo accetterà senza problemi perché so che il bene che mi vuole va oltre tutto.
Side B: A little over zero
Trovo interessante che questo brano sia contenuto in due album consecutivi tra il 2000 e il 2001. In “Asile’s World” che abbiamo avuto modo di vedere essere il periodo più buio di Elisa e poi in “The comes The Sun” che Elisa conclude in poco tempo e che vive proprio come la quiete dopo la tempesta ed è questa seconda versione che vi porto. Non più prettamente elettronica ma con piano e chitarra. Questa versione è più delicata e forse malinconica. È una di quelle canzoni che metto come sottofondo nei miei momenti pensierosi.
Elisa l’ha composta a sedici anni. Parla di fragilità assoluta e autoinflitta, generata dalla mancanza di stima per sè stessa.
“Is this the best I can be?” è la domanda che schiaccia Elisa, così attenta a non fare male, così esposta a farsene fare. Non è sano avere troppa fiducia in sè, ma è deleterio non averne affatto, ed è decisamente peggio non saper fingere di possederne. Difficile per chi ha spirito critico trovare la giusta considerazione di sè. Non appena sopra lo zero era valore effettivo che Elisa si dava.
What shall I do, just to feel
A little over zero, a little over
If I am my sadness
And my fragility it'll kill me
[Cosa devo fare, solo per sentirmi
un po’ più di uno zero, poco più
Se sarò la mia tristezza
E la mia fragilità lei mi ucciderà]
Parla di fragilità e non lo si percepisce solo dalla parola vera e propria ma anche dal modo in cui viene cantata nella strofa per poi porsi la domanda “è il meglio che posso essere?” in modo più forte come per scuotere sè stessa. Darsi uno scossone per cercare di vedere le cose in un altro modo.
L’autostima è una cosa importante per ognuno di noi. È il valore che ognuno dà a sè stesso.
Siamo in una società in cui si dà molta importanza all’immagine e a quello che gli altri pensano di noi ma spesso e volentieri si tralascia o si mette in secondo piano il pensiero che noi abbiamo di noi stessi.
Elisa si è chiesta spesso qual’era il suo valore e ci sono stati periodi in cui la risposta a questa domanda era molto negativa. Ha dovuto fare un percorso personale, cercando il coraggio di provare a raggiungere i propri sogni lavorativi e affettivi. E ce l’ha fatta.
Io per moltissimi anni ho dato poco valore a me stessa, mi consideravo davvero un po’ più di zero. Mi sono sempre sentita una persona semplice e di buon cuore, pronta a dare tutto agli altri ma ho sempre anche avuto il pensiero che anche se non ci fossi per gli altri non sarebbe cambiato niente. Con il senno di poi non penso sia così ma ci sono stati periodi in cui sarei voluta sparire per vedere se qualcuno se ne sarebbe accorto. Ho capito che questa cosa però era legata al fatto che io non amavo me stessa, non mi bastavo, non credevo nel mio valore. E avevo assoluto bisogno dell’approvazione degli altri. Questa cosa è diventata anche un problema serio quando è diventata una dipendenza affettiva nei confronti di contesti o persone che mi apprezzavano in un modo a cui io non ero abituata. Come questo forum in cui nel 2016 mi sono sentita davvero valorizzata e partecipavo a tutto solo per essere riconosciuta anche se magari alcune cose neanche mi interessavano.
È stato ed è un lavoro tuttora in corso ma ora so che almeno un po’ di più di zero valgo e che devo fare e dire quello che voglio perché mi si deve accettare per come sono se si vuole e non devo sempre adattarmi io agli altri. E questo passaggio lo cerca e vuole anche Elisa nella canzone.
I wanna break out
and just live my life
I wanna wake up
and find out I'm alive alive alive alive
[Voglio esplodere,
E semplicemente vivere la mia vita
Voglio svegliarmi
E scoprire che sono viva viva viva viva]
Il fatto che Elisa, che ha una carriera consolidata e ha formato una bellissima famiglia, si sia posta le mie stesse domande e i miei stessi dubbi mi dà sempre un po’ di speranza.
Caparezza & @AbiuraDiMe - Side A: Vieni a Ballare in Puglia/Side B: Una Chiave
Una delle canzoni per cui Caparezza è maggiormente conosciuto è senza dubbio Vieni a ballare in Puglia. Questo brano, scritto nel 2008, continua tutt'ora a portarsi dietro una scia di fraintendimenti. A causa del ritmo vivace e incalzante, la canzone è diventata un vero e proprio tormentone estivo, uno slogan sul divertimento, un hashtag delle vacanze.
Eppure si tratta di un brano crudo e forte, oserei dire quasi macabro, in cui Michele più che essere un intrattenitore, mostra in realtà tutte le sue doti da guastafeste e disturbatore. Basta sostituire la parola "ballare" con "morire" ed ecco che la vera essenza del brano prende forma.
Con una buona dosa di sarcasmo e ironia, in questa canzone Michele dipinge un ritratto della sua terra natia, la Puglia, mettendo in risalto tutte le sue contraddizioni.
Vieni a ballare in Puglia è un brano con cui sono entrata in sintonia col passare degli anni, trovandoci sempre più delle affinità di pensiero e dei riferimenti anche alla mia terra, Napoli, un luogo meravigliosa così simile alla Puglia in tutti i suoi punti di luce e soprattutto di ombre.
In un primo momento il ritmo verace e "ballabile" associato ad un testo così duro mi aveva lasciava stranita. Poi col tempo mi sono resa conto che questa contraddizione era una metafora perfetta per rappresentare le nostre terre e soprattutto per rappresentare la tendenza a nascondere tutti i problemi con i soliti cliché come polvere sotto un tappeto.
"Ehi turista, so che tu resti in questo posto italico / Attento, tu passi il valico ma questa terra ti manda al manicomio / Mare Adriatico e Ionio, vuoi respirare lo iodio"
La prima strofa contiene il cliché più usato di sempre: "almeno noi tenimm o' mare", quante volte l'ho sentita, la risposta universale da sfoggiare in ogni occasione quando ti fanno notare che nella tua città non è poi tutto così rosa e fiori, quando si cerca di dipingere una situazione idilliaca che non faccia scappare i turisti.
Eppure, ad un certo punto, la scusa del mare e la promessa dell' "abbronzatura da paura" finiscono per non reggere più di fronte alla realtà dei fatti.
"Fuma persino il Gargano, con tutte quelle foreste accese"
Con queste parole Michele si riferisce agli incendi nella zona del Gargano avvenuti nel periodo in cui fu scritta la canzone, nel 2007. Dieci anni dopo una sorte simile l'ha subita il Vesuvio. Ricordo ancora la sensazione di sgomento e smarrimento che provai quella mattina quando guardai alla finestra e vidi solo fumo. Il mio primo pensiero andò a mia nonna che, da sempre ovunque noi andassimo, appena vedeva delle montagne domandava "ma chill è o' Vesuvio!?". Per una persona nata e cresciuta alle sue pendici è naturale guardare fuori dalla finestra e vedere quel gigante buono sonnecchiare tranquillamente con la testa letteralmente tra le nuvole, è naturale figurarselo nella mente prima di rivolgere realmente lo sguardo verso di lui. È naturale aspettarsi che ci sia. Ma quel giorno qualcuno aveva deciso di cancellarlo.
E quando ti rendi conto che quei meravigliosi doni naturali che per un caso fortuito ci siamo trovati tra le mane, diventano oggetto di ripicche, di ricatti, di vandalismo, tutte azioni che provano in tutti i modi a cancellare ciò che di bello c'è, tutta la magia finisce.
"Turista tu balli e tu canti, io conto i defunti di questo Paese"
Perché quando vedi persone a te care avvelenarsi in quella maledetta Terra dei Fuochi e morire a causa di quell'aria inquinata non ti viene più voglia di ballare. É una sensazione di stanchezza e quasi di smarrimento che non saprei ben spiegare, ma trovo che Michele sia riuscito perfettamente a ricostruirla nel ritornello che viene subito dopo questa prima strofa. Esso infatti subisce una particolare trasformazione rispetto a quello di apertura della canzone. Il ritornello iniziale ha un ritmo totalmente incalzante e giocoso in cui i protagonisti sono degli allegri tamburelli, invece nel secondo il ritmo rallenta e si riempie alla base di suoni più cupi, quasi tetri. Le ripetizioni di "vieni a ballare in Puglia" e delle assonanze con"buia" e "tremulo come una foglia" diventano quasi opprimenti.
Ed a volte è proprio così che mi sono sentita, oppressa, disorientata, confusa, tanto da essere fuggita via, con i sensi di colpa per non aver fatto nulla, perché ho preferito voltare le spalle a tutto "per il mio bene".
Perché quando mi dicono "vieni da Napoli? che bello" io non posso far altro che annuire, con una stretta al cuore, e sorridere.
Quella stessa stretta al cuore che sento quando nell'ultimo bridge Michele canta
"Oh Puglia Puglia mia tu Puglia mia / Ti porto sempre nel cuore quando vado via / E subito penso che potrei morire senza te / E subito penso che potrei morire anche con te"
Ogni volta che torno mi tuffo di nuovo nel caos della città, mi fermo ad osservare i turisti e provo a seguire il loro sguardo e vedere dove mi porta. E mi trovo ad ammirare insieme a loro l'orizzonte sconfinato del mare, la maestosità dei palazzi e delle chiese antiche, la poesia dei vicoli stretti e colorati. Vorrei restare lì per sempre, ma devo andar via "per il mio bene".
Dopo avervi mostrato con questo side A il lato di Caparezza più legato alle problematiche sociali, il suo occhio attento e critico e la sua penna pungente e sarcastica, per il Side B di questo 45 giri immaginario ho pensato di cambiare completamente atmosfera lasciando da parte l’energia e la vivacità di Vieni a ballare in Puglia in favore di un brano molto più personale dai ritmi più pacati e tranquilli. La bonus track è infatti “una chiave”, tratta dall’ultimo album Prisoner 709 del 2017. Come quasi tutti i brani di quest’album anche qui siamo di fronte ad un testo molto intimo, forse il più intimo mai scritto da Caparezza, un brano che mai mi sarei aspettata di trovare nella sua discografia.
L’idea per questa seconda canzone da presentare mi è venuta di getto, ed è curioso perché all’inizio del contest avevo in mente una netta divisione tra le canzoni di cui averei voluto parlare e quelle di cui non avrei voluto parlare mai e “una chiave” non solo faceva parte della seconda categoria di canzoni, ma era proprio in cima alla lista, cerchiata in rosso. Non perché non mi piaccia, anzi, ma perché mi ci sono legata in maniera talmente indissolubile che credo non bastino tutte le parole del mondo per poter rendere giustizia a questo legame.
La prima volta che l’ho sentita ho ingenuamente creduto che Michele stesse parlando non di me ma con me.
È una cosa sciocca, me ne rendo conto, ma ho pensato che fosse un qualcosa per me soltanto, come se avessi ricevuto un dono inaspettato da una persona che sembrava conoscermi così bene da aver scelto di regalarmi esattamente quello che mi serviva in quel momento e non sapevo di volere: coraggio.
Ovviamente Michele non sa nemmeno della mia esistenza, il brano è in realtà un discorso che lui fa al se stesso ragazzino, e quando ho realizzato ciò ho provato quella stessa sensazione di “invida” di cui parlavo nel Gala 2 in relazione alla canzone Prosopagnosia (a pensarci forse ho un problema proprio con l’album intero) per l’onestà e la naturalezza con cui Michele affronta determinati discorsi di cui io non ho mai il coraggio di parlare perché li considero “futili”, perché a volte penso di perdermi in considerazioni stupide, perché a volte sento troppo cose che, a detta degli altri, andrebbero ridimensionate (avete presente la classica frase “i veri problemi sono altri”, ecco appunto)
“Ti riconosco dai capelli, crespi come cipressi”
Già solo la prima frase della canzone, composta da queste sette semplicissime parole, racconta tanto di me. Racconta di una ragazzina in perenne lotta con il suo aspetto, che passava le ore nel bagno di casa a cercare di domare quei ciuffi ribelli e che in fondo sapeva che era tempo perso. Tempo perso perché in realtà lei si piaceva così com’era, ma qualcuno le aveva detto che non andava bene. E queste sette parole raccontano tanto anche di Michele, che con quei capelli all’inizio della sua carriera come “Caparezza” ci ha fatto una corazza, per cambiare aspetto, per rendersi meno riconoscibile rispetto al fu Mikimix. Mi fa sorridere che abbiamo in comune questo elemento fisico che ci rende riconoscibili non solo agli occhi degli altri, ma proprio di noi stessi.
Quasi subito dopo arrivano altre due frasi che mi sconvolgono ogni volta per quanto siano in grado di rappresentare me proprio a livello fisico “dagli incisivi con cui mordi le matite / Le spalle curve per il peso delle aspettative”. Quante volte me l’hanno detto, a scuola, a casa, ovunque: non mordere le penne, stai dritta, non chiuderti. È una vita che cerco di nascondermi dietro quel “velo corto” cercando riparo dietro quell’ “ombrello rotto”, quella timidezza di cui mi si fa sempre, da sempre, una colpa.
E quelle aspettative che io stessa mi sono costruita e che sono sempre troppo alte. A scuola e all’università, ho sempre cercato di essere la più brava, la più brillante, la più intelligente e non sono mai riuscita ad accettare il fatto che a volte semplicemente sono stata mediocre. Non sono riuscita ad accettarlo perché ho sempre sentito di avere addosso non solo la responsabilità della mia persona ma talvolta di tutto il genere femminile. È un pensiero del tutto senza senso e assurdo, lo so, ma in ambienti in cui la presenza di donne è bassa o quasi nulla si fa presto a generalizzare e un singolo fallimento viene preso come rappresentativo del fallimento di un’intera categoria.
Convinzioni tanto assurde quanto quella di dover per forza indossare “maglioni slabbrati, pacchiani, ben poco seri” per cercare di confondermi nel mucchio, per non dare nell’occhio, sempre in silenzio “la vita è un cinema tanto che taci”” manco fossi Mulan al campo di addestramento, che non sia mai che qualcuno pensi che passi più tempo a metterti il rossetto che a studiare il teorema di Fourier. Sempre in silenzio, “la vita è un cinema tanto che taci”, anche di fronte alle più palesi ingiustizie. Come quando quel giorno all’università un professore iniziò ad inveire contro di me, a scherzare pesantemente e a supporre che io fossi “depressa” e “stupida” così dal nulla.
Col tempo ho scoperto che quel prof era solito fare queste scenate a tutte le ragazze, ma a quanto pare nessuno ha mai detto o fatto niente al riguardo perché è una persona molto stimata all’interno del suo dipartimento. Avrò per sempre il rimpianto di non aver fatto nulla, di non aver saputo reagire, perché per tutto il tempo ho avuto la sensazione che stessi ingigantendo troppo le cose. E questo mi succede fin troppo spesso, “rimani zitta, niente pareri” lascio che mi si dica di tutto e non riesco a difendermi. Spesso credo di non "meritare" di definirmi femminista, sento come se fossi una vergogna per l’intera categoria perché non so difendermi, perché non sono abbastanza forte e non sono abbastanza intelligente da potermi mettere a confronto con gli altri. A volte mi sento impotente e sopraffatta da ogni punto di vista.
Proprio come Michele anche io a volte penso di parlare alla me bambina, e di capovolgere il discorso come accade nell’ultima strofa.
Sono sicura che anche lei mi direbbe "Guarda, tutto a posto. Da quel che vedo, invece, tu l'opposto / Lasciami stare, fa' uno sforzo, e prenditi il cosmo.”
Perché per quanto fosse una goffa e paffutella nanerottola dai capelli crespi in fondo era forte e saggia. Una miss “so tutto io” e fiera di esserlo che voleva conquistarlo il mondo. Una testa dura, che a volte mi manca.
The Cranberries & @Scio16 - Side A: Promises/Side B: Roses
Bury the Hatchet, 1999. Avevo 8 anni.
Se le canzoni che ho giocato fino ad oggi appartenevano alla mia adolescenza (perché le ho scoperte in ritardo) questa la cantavo a squarciagola fin da bambino. Inoltre, al percorso dei miei Cranberries mancava ancora un brano dal sound potente, martellante e distorto che li ha resi grandi. Signori, signore e siɡnorə, Promises.
Dovendo giocare una hit, ho cercato di immaginare qualcosa che potesse rappresentare al meglio l'immagine che i The Cranberries hanno trasmesso negli anni al grande pubblico. Per me questo brano rappresenta la perfetta sintesi della loro esistenza mainstream.
C'è tutto: l'energia di Salvation, la riflessività testuale di Linger, il rock sporco di Zombie, la melodia catchy e radiofonica di Animali Instinct. Buona parte del tema portante della canzone è affidato ai vocalizzi, come accadeva col "tu tu tu tu" di Ode To My Family, l'emotività viene raccontata quasi solo grazie alle incrinature della voce di Dolores, come in When You're Gone.
Dopo aver massacrato i miei Cran nella scorsa prova, qua lo dico: il pezzo per me è una vera e propria bomba atomica. Se fosse dipeso soltanto da me, sarebbe questo il brano inscindibilmente legato alla fama dei Cranberries, persino più della #hitchenonnomineròancora.
È più articolata nella melodia, più studiata nel susseguirsi di almeno 5 sezioni musicali diverse che si ripetono. L'arrangiamento segue in maniera attentissima la scansione delle parole e riesce spesso a cadenzarle (you bet - you get - what you - deserve), sottolineandone il significato. Poi quell'apertura fantastica, quello sfogo a cuore aperto (why can't you stay here awhile?) fino a sfociare in un ritornello in puro stile Cranberries, dalle poche parole ma ben assestate, da renderlo indimenticabile.
E il video, quanto ero in fissa con il video. Mi faceva paura, ma allo stesso tempo avrei passato ore a guardare quella specie di strega fighissima che inceneriva uomini a caso, così come Dolores incenerisce il suo di uomo, tramite le parole fulminanti di questo brano.
Se non si fosse capito, adoro questo pezzo. Quando a 14 anni feci il mio primo album di inediti, che era un CD masterizzato a casa con la copertina colorata (male) con pastelli e pennarelli, l'ultima traccia era una cover di Promises. Giusto per cercare di trasmettervi un decimo di quanto ancora mi piaccia.
È per tutti questi motivi che ho deciso di aprire il mio 45 giri dei The Cranberries proprio con Promises.
Le promesse, valanghe di promesse disattese. È questo di cui parla questo pezzo senza lasciare grande spazio alle interpretazioni, con particolare riferimento al divorzio di Dolores che si ultimava proprio pochi mesi prima della pubblicazione del singolo.
Eppure, ora che ci penso, non sono sicuro che sia proprio una lite fra due persone che non si amano più. O almeno, non solo
You'd better believe I'm coming
(È meglio che tu creda che sto arrivando)
You'd better believe what I say
(È meglio che tu creda a cosa dico)
You'd better hold on to your promises, because
(È meglio che tu mantenga le tue promesse, perché)
You bet, you'll get what you deserve
(Scommetti e avrai indietro ciò che meriti)
Oddio. Sembra che mi sta guardando.
Quel bambino di otto anni, in piedi sul divano rosso e trasandato mentre grida e salta mi guarda con un misto di disprezzo e rammarico. Forse ce l'ha con me?
What of all the things that you taught me?
(Cosa dici di tutte le cose che mi hai insegnato?)
What of all the things that you said?
(Cosa dici di tutte le cose che dicevi?)
What of all your prophetic preaching?
(Cosa mi dici di tutti i tuoi discorsi profetici?)
You're just throwing it all away
(Stai solo gettando via tutto questo)
È chiaro.
Lui aveva promesso che sarebbe diventato forte come Vegeta e valoroso come Sirio. Avrebbe portato i Pokémon nel mondo reale e li avrebbe catturati tutti. Poi avrebbe anche studiato tanto come la sua beniamina Sailor Mercury e strappato sua mamma e suo papà da tutte le difficoltà economiche che non permettevano loro di vivere come avrebbero voluto. Per farli felici sarebbe diventato una star, come quei ragazzi che vedeva cantare ad Operazione Trionfo. Una villa, avrebbe comprato, e avrebbe badato a tutto ciò di cui avrebbero avuto bisogno, come loro avevano fatto con lui.
Oh, oh, oh
All the promises we made
(Tutte le promesse che abbiamo fatto)
All the meaningless and empty words I prayed
(Tutte le parole vuote e insensate che ho pregato)
Prayed, prayed
Oh, oh, oh
All the promises we broke
(Tutte le promesse che abbiamo infranto)
All the meaningless and empty words I spoke
(Tutte le parole vuote e insensate che ho pronunciato)
Spoke, spoke
Non deve fargli molto piacere vedere che cos'è diventato. Un bravo ragazzo tutto sommato intelligente e sensibile, ma magrolino e per niente simile a Sirio o a Vegeta. Operazione Trionfo è una roba che tutti hanno dimenticato e lui non sogna più di trovare il suo posto nella musica. Ha provato a seguire le orme di Sailor Mercury, ma si è incagliato all'università. Ora ha 30 anni, ancora diversi esami da superare. È tornato a vivere coi suoi, che spesso lo aiutano nelle poche spese che ha.
Maybe we should burn the house down
(Forse dovremmo radere al suolo la casa)
Have ourself another fight
(Darci un'altra litigata)
Leave the cobwebs in the closet
(Lasciare le ragnatele nell'armadio)
Cause tearing them out is just not right.
(Perché tirarle fuori è semplicemente ingiusto)
Invece Promises gli scheletri dall'armadio li tira fuori tutti. Sotto l'aspetto rassicurante di una melodia fatta per restare, si nasconde un'interpretazione che fa tanto male, ma è stupenda nella potenza delle sensazioni che riesce a suscitare.
A volte le cose non vanno come ci si aspettava. È triste, ma la cosa più matura da fare è accettarlo.
Ho scelto Roses per continuare questo malinconico 45 giri. È un brano un po' atipico per gli standard dei Cranberries, tratto dal loro album del 2012 "Roses", dopo 12 anni di assenza dalle scene e i due progetti solisti di Dolores. Anche per loro era passato del tempo. Anche diversi dei loro piani erano stati revisionati.
Nonostante tutte le canzoni di questo album rincorrano il vecchio sound, Roses (title track e ultima traccia dell'album) se ne differenzia sia nel suono che nei concetti espressi, quasi a voler sottolineare uno strappo col passato. Uno strappo che purtroppo, data la prematura scomparsa di Dolores nel 2019 (commemorata con un album postumo composto quasi esclusivamente da unreleased), non avremo mai modo di sapere come sarebbe proseguito.
Promises e Roses sono molto diverse nelle sonorità e nelle intenzioni, ma con il testo e con le atmosfere raccontano un po' lo stesso rammarico. Solo che l'impostazione mentale, da recriminatoria e rabbiosa, diventa ora sedimentata e consapevole, parallelamente al percorso interiore che questo ascolto mi ha suscitato.
Life is no garden of roses
(La vita non è un giardino di rose)
More like a vessel in time
(è più come un vascello nel tempo)
Sailing past
(Si naviga il passato)
Waiting for no one this time
(Senza aspettare nessuno questa volta)
Sailing fast
(Si naviga veloce)
Waiting for no one this time
(Senza aspettare nessuno questa volta)
Il papà di Dolores era appena venuto a mancare dopo un lungo periodo di malattia e di deterioramento cognitivo. Le ispira questi versi che disegnano desolazione, profonda introspezione ma anche una grande serenità nell'accettare che le cose sono cambiate, nonostante sia tutto estremamente triste. Sì naviga veloci, ormai, senza aspettare più nessuno.
Everything feels cold in that winter
(Tutto quanto sembra freddo in questo inverno)
Accompagnati soltanto da una chitarra con vaghi rimandi gitani, i Cranberries riescono con questo pezzo a dare voce al mio stato emotivo.
Lo so, so chiaramente di non essere stato all'altezza delle aspettative. Se ci penso, diventa tutto così freddo e immobile.
Life is a garden of roses
(La vita è un giardino di rose)
Roses just wither and die
(Le rose appassiscono e muoiono)
La vita è fatta di promesse e aspettative, di slanci e di intenzione belle come le rose. Solo che, velocemente, come le rose appassiscono e muoiono.
Now that you've killed me with your eyes
(Ora che mi hai ucciso col tuo sguardo)
Why did you push me away?
(Perché mi allontani?)
How will I make it without you?
(Come posso farcela senza di te?)
How will I go on my way?
(Come troverò la mia strada?)
Non ha senso farmi uccidere con lo sguardo da quel bambino. Non posso andare avanti senza quella parte di me, riconciliarmi con lui è il primo passo verso la nostra felicità.
E la ripetizione di quel concetto lì, quello del ritornello, stavolta cantato seguendo un altro schema armonico, mi dà la chiave di tutto:
Life is a garden of roses,
Roses just wither and die.
La vita è un giardino di rose. Le rose appassiscono e muoiono. È ora di prenderne la consapevolezza. Le cose finiscono, cambiano, assumono altre forme, diversi stati vitali. Ma la vita è comunque un giardino. Va curato e ne vanno ammirati i profumi e i colori, anche se dovessero durare poco e anche se i frutti saranno diversi da come ci saremmo aspettati. Perché, anche se l'inverno sembra così freddo, può essere soltanto il punto di partenza per un nuovo inizio. Magari con l'animo un po' più leggero e mano nella mano col bimbo che canta Promises.
Io pensavo di giocare semplicemente una hit e un brano nascosto, sotto forma di 45 giri, e invece ho trovato piccole risposte a domande gigantesche. A prescindere da come proseguirà il gioco, grazie Mirtilli.
Afterhours & @amers - Quello che non c'è/Ritorno a Casa
Quello che ritorna: Quello che non c'è/Ritorno a casa
Per questo Gala ho deciso di tornare nel 2002 e creare un vinile dal titolo Quello che ritorna.
In quell'anno uscì il disco che considero fondamentale nella loro discografia. Nello scorso Gala con Non è per sempre vi ho presentato la loro innovazione e apertura verso il pop rock mentre con Quello che non c'è vi mostro la maturità artistica del gruppo. Siamo di fronte a un album con tinte cupe, dai testi ai suoni, ma non per questo pesante.
Il vinile che vado a comporre contiene al suo interno la title track e un brano poco conosciuto e particolare sempre dallo stesso album, Ritorno a casa.
Quello che non c'è lo ritengo tra i loro tre brani più belli e riusciti dove voce, testo e musica si fondono perfettamente senza lasciare tempo alle elucubrazioni mentali, un crescendo di emozioni sino ad arrivare al culmine dove il ripetere Quello che non c'è diventa ipnotico e quasi un mantra.
Come tanti brani degli Afterhours il significato non è immediato e credo si possa prestare a diverse interpretazioni. In tutti questi anni ho dato tanti significati diversi quindi stamattina ho messo il CD nello stereo, chiuso gli occhi e mi sono lasciata trasportare dalle sensazioni per capire cosa mi trasmettessero.
Il fatto di avere ora la stessa età di Agnelli all'epoca influisce nella mia percezione delle parole e ciò che non riuscivo a comprendere del tutto a vent'anni ora mi sembra più chiaro e reale.
Ho questa foto di pura gioia
è di un bambino con la sua pistola
che spara dritto davanti a sé
a quello che non c'è
Agnelli mi parla della maturità raggiunta, tema già trattato in Sulle labbra e in altri brani del disco, e la perdita della capacità di sognare, tipica dell'infanzia. Quella capacità di sognare che dovrebbe accompagnarci per tutta la vita per non essere divorati dalla realtà che ci circonda.
Ho perso il gusto, non ha sapore
Quest'alito di angelo che mi lecca il cuore
Ma credo di camminare dritto sull'acqua e
Su quello che non c'è
Ma la razionalità prende il sopravvento nella nostra vita e da ragazzo che sogna ci si trova davanti a un uomo disilluso e quasi incapace di ritrovare leggerezza e tranquillità. Quella leggerezza che a volte ci porta a fare errori ma che fa sì che ci permetta di crescere e maturare.
Perciò io maledico il modo in cui sono fatto
Il mio modo di morire sano e salvo dove m'attacco
Il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia
Quello che non c'è
Quello che non c'è diventa il nostro sogno, quello che desideriamo ma allo stesso tempo ci spaventa, perché a trent'anni suonati è più semplice restare razionali, restare fermi rispetto ad osare, spesso anche inconsciamente. Preferiamo aspettare e non rischiare di bruciarci. Quello che non c'è è qualcosa in realtà che bramiamo ma non sempre possiamo avere, ci sono le responsabilità da rispettare, non abbiamo più l'età per lasciare vagare la mente. E plasmare i nostri sogni alla realtà per non essere delusi.
Ma essere razionali non deve influire sempre negativamente sul nostro percorso di vita, bisogna saper dosare i diversi aspetti del nostro essere, provare a far convivere l'adulto e il bambino, affrontando ciò che la vita ci mette davanti ma non sacrificare uno dei due, c'è posto per entrambi.
Ed ecco arriva l'alba, so che è qui per me
Meraviglioso come a volte ciò che sembra non è
Fottendosi da sé, fottendomi da me
Per quello che non c'è
L'ultima strofa sembra quasi una supplica, voler ritornare a sognare e ritrovare l'innocenza perduta. Quell'innocenza fatta di giochi, leggerezza e sogni. Innocenza che non tornerà mai ma che possiamo ricercare nelle piccole cose.
Ed è proprio qualcosa che non c'è più che ritroviamo nel nostro lato B. Prendiamo quella foto di pura gioia e immergiamoci in Ritorno a casa.
Il pezzo è probabilmente il più intimo e delicato di tutta la produzione degli Afterhours. Solo una musica delicata e leggera e Agnelli che racconta, senza cantare, un sogno.
Sogna la sua infanzia e ci racconta uno stralcio della sua vita.
Ho aperto tutti i cassetti per essere sicuro che in tutti questi anni nessuno
Abbia toccato la mia roba
Ci trasporta all'interno della sua vita, i bambini sono gelosi delle proprie cose. Nessuno, nemmeno i genitori, dovrebbe mai toccarle. Lì torno bambina con lui, ogni sua parola è un'immagine nitida nella mia mente: i soldatini, la cameretta, l'innocenza. Quell'innocenza che rimpiangiamo nel Lato A.
È un racconto delicato di ciò che si ama e si vorrebbe ritrovare, di qualcosa che probabilmente non sapevamo nemmeno ci potesse mancare così tanto. Perché spesso diamo le cose per scontate e non ci rendiamo conto di quanto siano fondamentali per la nostra crescita e siano la causa di ciò che siamo diventati.
E il sorriso della madre è la perfetta descrizione di un ricordo indelebile di quel pezzo vita che nonostante il tempo passato rimane fondamentale.
Ritorno a casa è un racconto che tocca le nostre corde più intime e ci fa confrontare con i cambiamenti. Siamo diventati adulti senza accorgercene, non vedevano l'ora di crescere senza sapere che quegli attimi di gioia incontaminata non torneranno più. E ora vogliamo ritrovare quel sapore.
Anche solo per un attimo vogliamo prendere quei soldatini e giocare, ridere senza un motivo e perderci nell'abbraccio di chi ci sta incondizionatamente.
C'è una sensazione che non ho mai più provato
Non abito più lì da sempre
Ho avuto una vita
Altrove
Poi il brusco risveglio, con parole nette.
Anche io, come Agnelli, ho avuto e avrò una vita lontana dagli affetti e dalle mie radici, come Agnelli non ho più provato le sensazioni dell'infanzia, la vita mette di fronte alla cruda realtà e spesso ci obbliga ad affrontare i nostri demoni. E la razionalità diventa l'unico mezzo per non crollare.
Ma quella sensazione la bramiamo e anche dei semplici mattoni possono essere importanti.
È solo una stupida villetta con uno sputo di giardino
Ma sarà la prima cosa che comprerò
Quando sarò ricco
La voglia di ritrovare il passato sereno, quello dove tutto sembrava semplice e piacevole, la voglia di ritrovarlo anche materialmente, di prendere il sole in quello sputo di giardino senza pensare al futuro, ridere e ridere ancora senza motivo.
Il ritorno nella nostra casa per non perdere del tutto l'innocenza e l'irrazionalità che ci può rendere felici.
E ogni volta che torno nella casa dei miei provo quelle stesse sensazioni di cui parla Agnelli: smarrimento ma allo stesso tempo protezione. Quella protezione inconsapevole, perché appena varco quella soglia ritorna la tranquillità e i fantasmi del passato mi sorridono, smettono di essere pressanti.
È solo una stupida casa con uno sputo di giardino ma è la cosa che non lascerò mai. Nemmeno quando sarò ricca.
Utente
7 agosto, 2013
Buonasera concorrenti, non ci siamo dimenticati di voi
I nostri tutor e giudici stanno ascoltando e valutando le vostre proposte per stilare i commenti a ciò che avete presentato in questa pazzesca semifinale.
A proposito di commenti, vi comunico che saranno un po' più stringati del solito così da non lasciare troppo intendere già da essi chi potrebbe passare il turno. Manteniamo un po' di suspanse in ottica di finale
Utente
4 febbraio, 2018
Miei cari semifinalisti,
stavo accingendomi a scrivere i miei giudizi, quando nella mia fredda dimora, un gelido vento di cinismo e desiderio di suspance mi scosse la mente, portandomi a ripromettere di innalzare una silenziosa nebbia sul mio profilo nel topic, con l'intento di lasciarvi una vuota attesa del vostro inevitabile destino.
Però le forze dell'ordine mi hanno richiamato subito e quindi eccomi qui per parlarvi
Ma ovviamente io che sono una personalità ribelle, me ne frego e ho deciso di voler incrociare i miei cinici desideri con la mia professionalità e lasciarvi comunque la mia suspance con i miie criptici messaggi.
Ho deciso di chiamare in aiuto il mio amico xello, che mi ha trasmesso l'irrefrenabile dono della sintesi, così da potervi in maniera contenuta e priva dei miei superflui fronzoli, i vostri pregi e i vostri "difetti".
Iry:
Pregio: la coesione di concetto tra i due sides che mostra un tassello inedito al tuo percorso
Difetto: la potenza dei pezzi presi come tale in confronto con la concorrenza
Semota:
Pregio: la bellezza personale e universale dei brani scelti e la loro coerenza con prova e percorso
Difetto: una connessione meno definita tra le due porzioni e gli argomenti leggermente ridondanti
Abiura:
Pregio: l'analisi per svelare la criticità dietro lo stereotipo e l'utilizzare la stessa criticità per autoesaminarti successivamente
Difetto: la scelta di una bonus track un po' prevedibile e il peso dei messaggi da metabolizzare
Scio:
Pregio: la sincerità e la carica emotiva nel veicolare due pezzi molto forti
Difetto: il rischio di sfociare in una narrazione prolissa e romanzata
Amers:
Pregio: la maturità del modo di raccontarsi e del messaggio del 45 giri
Difetto: una costanza senza reali flop, ma neanche picchi nel lavoro e nel percorso
Sarà very difficultttt, good luck (i difetti non sono realmente gravi, ma siamo qui anche per tirare le somme e qualcosa c'è da comprendere entrambi i lati della medaglia)
Utente
7 agosto, 2013
Partiamo da Iry, che ho seguito:
I brani: eh, qui a volte è passato un po’ sotto silenzio, perché giustamente non è una gara solo di canzoni, ma porca miseria stiamo parlando dei Beatles, qui c’è la Storia della musica che tanto amiamo, e qui ci sono due pezzi di valore notevole. Per il lato A una scelta molto intelligente, perché hai proposto un pezzo che indiscutibilmente è stato un successone dei Fab4, ma iconograficamente non è il primo che venga in mente, quindi è stata una scelta assolutamente non banale. Il lato B è meraviglioso, melodicamente struggente, con un testo da pelle d’oca, anche qui, non potevi far scelta migliore. Un 45giri che comprerei domani.
La presentazione: hai realizzato un concept album di due pezzi, cogliendo un link profondo tra loro, l’amicizia, che è stato uno dei caratteri dominanti della band sia nel momento di massimo fulgore, sia nel momento dello scioglimento, che verrebbe da definire fatale, e l’hai trasposto ai nostri giorni, tatuandolo sulla pelle di una ragazza di vent’anni e facendo emergere come i Beatles siano così attuali da non aver bisogno di essere rimodernati, casomai siamo noi ad essere troppo indietro. Ci hai aperto le pagine del tuo diario di scuola e di quello che in tanti abbiamo tenuto nell’ultimo cassetto accanto alla scrivania, sotto una pila di fogli disordinati, e personalmente mi hai dato un nuovo spunto per elaborare un trauma che mi porto dietro da tanti anni: quello che sembrava un enorme problema che nessuno può capire, invece non l‘ho vissuto solo io. Mi sono sentito meno solo.
Perché Iry deve andare in finale: Iry tra tutti gli elementi è indiscutibilmente l’aria. E’ leggera e sempre presente, a se stessa e agli altri: non se ne può fare a meno.
Passiamo a Semota:
I brani: Luisa a volte si sottovaluta molto, quando pensa di non essere all’altezza dei giochi musicali. La scelta dei due brani è chirurgica, assolutamente a fuoco e contestualizzata. Il lato A è il prototipo del lato A, fortissimo, va dritto come una lama, ti coinvolge con un testo dal tono perentorio e una melodia avvolgente che non puoi skippare. Arriva dritto alla testa (e al cuore) di chi ascolta. Il lato B è di nuovo la tipica canzone che mi aspetterei per un lato B, è intima, raccolta, richiede quel briciolo di attenzione in più per comprenderla e apprezzarla, ma quando l’hai fatto ti accorgi che ne vale la pena.
La presentazione: vorrei dirmi sorpreso, ma non lo sono. Quando ho parlato a Luisa in toni entusiasti di MFS, invitandola a iscriversi, sapevo che era esattamente questo che poteva dare, e non esiste un “nel bene e nel male”, ma solo un “nel bene”. Luisa (non Semota, nb) si mostra alla luce del sole e non ha bisogno di filtri per sembrare più bella di quello che è, perché le sue parole hanno la purezza e la semplicità della virtù. Leggendo le sue righe ho imparato a conoscere la sua famiglia, e abbiamo capito come mai è una ragazza così buona, piena di valori, autentica. Ho imparato a conoscere le sue fragilità e intravisto che è una donna, non più una ragazza, con le consapevolezze acquisite a fatica ed un bagaglio di esperienza che non ha remore a raccontare. Ho imparato a volerle bene.
Perché Semota deve andare in finale: Semota è la terra. E’ autentica, genuina, accogliente. Sapere che c’è è una grande sicurezza.
Ed eccoci ad Abiura:
I brani: eh, sticavoli. Anche in questo caso abbiamo due pezzi che si sposano perfettamente con il concetto di latoA e latoB. VABIP lo conoscevo nella sua accezione più profonda, e mi ha un po’sorpreso vederlo giocare, ma positivamente: ci vuole coraggio a esporsi con un brano del genere, così strutturato. Forse più di altri nella mia esperienza ho messo in luce l’amore per la propria città/la propria terra/le proprie radici, quell’amore così viscerale che a volte acceca e sembra odio, quel senso di nostalgia quasi soffice e senza peso che solo chi ha scelto consapevolmente di lasciarla può capire. Tra i brani che non conoscevo, forse Una chiave è quello che mi ha colpito di più, è diretto e autentico, e mi hai saputo convincere nel raccontarlo come se parlasse di te, con te.
La presentazione: difficile più che in altri casi svincolarla dal commento ai brani, hai creato un corpus unico che ha preso vita in maniera dirompente, una sorta di eruzione vulcanica. Hai messo moltissima carne al fuoco, facendoci fare un’abbuffata di emozioni e sensazioni. Parli in maniera convincente del sociale, si capisce che sei sincera nell’aver a cuore certe tematiche. Ancor meglio parli di te, ci mostri la tua essenza e anche qui non ti si può che apprezzare. Ci vuole più tempo per metabolizzare, ma ne è assolutamente valsa la pena.
Perché Abiura deve andare in finale: perché il fuoco che la spinge a dare i meglio di sé, buttandosi, secondo me è l’elemento che meglio la rappresenta (non per niente è stata il capitano dei colori caldi), e c’è bisogno di questo calore.
Chiudiamo l’analisi del gineceo con Amers:
I brani: questo è un colpo basso, non è un gesto amersiano eh. Il vinile in questo caso si sposta su un piano più psicologico, e mette nel lato A la ragione e nel lato B il cuore. Il lato A, il manifesto, è perfetto per descrivere Amers, o l’immagine che è più facile vedere di lei. Il lato B è un pezzo di cuore, una poesia dolce e ruvida allo stesso tempo, dove sembra di sentire l’odore di chiuso di una stanza non arieggiata da tempo e quello dell’erba appena tagliata nello sputo di giardino. E’ un brano che Marcella mi ha fatto conoscere ormai tempo fa, e che mi è entrato nelle viscere. E’ così emmiano in certe sfumature.
La presentazione: La razionalità è una presa d’atto, e accompagnata dal pezzo giusto vediamo una donna che oggi sa chi è, e che si vuole bene. Sembra una banalità, ma credetemi sulla parola non la è. E proprio le consapevolezze assunte permettono di indulgere sui ricordi, riflettere su un passato che non è stato sempre facile, amare ogni singolo frammento di quel caleidoscopio chiamato vita, che è un po’ il fil rouge di tutta la semifinale di Marcella. Lei è tante cose, è il lato A ed è il lato B, ma anche tanti altri, e non basteranno tutte le edizioni di MFS per scoprirli tutti.
Perché Amers deve andare in finale: non in via residuale, ma ironia della sorte non c’è elemento migliore dell’acqua per descrivere Amers: è inesorabile, non la fermi, è avvolgente. Quando non c’è, ti manca da matti.
La quota azzurra Scio, dulcis in fundo:
I brani: Promises è una figata, mi ha riportato indietro negli anni facendomi prendere una vera e propria boccata d’aria. E’ un singolo dirompente, accompagnato da un video effettivamente favoloso, aperto. Roses ha tutt’altro sapore, è interessante sia da un punto di vista testuale che melodico ma in modo diverso, ed effettivamente il risultato trasmette un senso di completezza, l’intima consapevolezza che tutto sia al suo posto. E’ un brano più da interpretare, a differenza di Promises; favorisce l’introspezione. Anche questo 45 giri lo comprerei di corsa, perché ha due anime intimamente connesse tra di loro
La presentazione: Francesco ci dice chi è, e com’è arrivato ad esserlo, guardandosi dentro. Sa farlo e molto bene, ma non è una scoperta per chi ha letto alcuni suoi testi. Sinceramente, non ho molto altro da dire, perché sa essere perfettamente chiaro ed esauriente già lui. Emozionante nel senso più vero della parola.
Perché Scio deve andare in finale: non ho mai troppo amato la linearità, la simmetria, il rispetto dei criteri. Scio non è collegabile a nessuno degli elementi pre-detti, e visto che i semifinalisti sono cinque per togliermi dalle ambasce avrei potuto semplicemente omettere questa chiosa, ma per me lui, banalmente ma non troppo, rappresenta unquinto elemento iprescindibile: l’Empatia, l’impalpabile connessione sensoriale che fa tutta la differenza del mondo, quando c’è.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Buongiorno!
Sono veramente soddisfatto dalle prove che ci avete somministrato. Si vede che questo tema vi ha dato modo di far emergere canzoni a cui tenete molto e a cui legate storie, pensieri e riflessioni molto precisi e molto profondi. Da un punto di vista musicale ho apprezzato moltissimo tutte le dieci canzoni, ma in tutti i casi trovo che il Side B sia stato di una potenza superiore e quella potenza siete voi. Per quanto riguarda le presentazioni, invece, mi sono riconosciuto nelle parole di ciascuno di voi, in alcuni casi mi è capitato quasi di completare le vostre frasi, poiché mi avete trasmesso emozioni e stati d'animo che conosco anche io, che magari mi faccio raccontare da altri artisti e in questo caso dai vostri. Questa cosa mi è molto piaciuta. Esco da questo negozio di dischi con il portafogli più leggero, ma con cinque 45 giri che quando ascolto mi comunicano molto. Sarà ancora una volta molto difficile giudicare, ma nel frattempo vi dico bravi e vi mando cinque abbracci virtuali.
Come anticipato dal nostro patron, cercherò di non spoilerare la mia classifica (ma non ho ancora pensato ad una classifica, quindi direi che mi riuscirà molto bene ).
The Beatles - Can't Buy My Love/The Long And Winding Road
Il tuo 45 ha un tema molto preciso, direi anzi che ha una storia e una trama molto precise, come il primo e il secondo tempo di un film. Il tuo racconto mi ha colpito molto, ed è un tipo di sofferenza che considero nobile e che nella mia vita incontro spesso. Le due canzoni che hai scelto sono la colonna sonora perfetta per raccontare queste due fasi, ma anche per raccontarle dal punto di vista dei Beatles. Sappiamo ciò che è successo da un punto di vista storico, ma questo 45 giri a cui hai lavorato ci racconta gli stessi eventi dando voce alla sensibilità dei protagonisti. Dietro la storia dimentichiamo spesso che ci sono persone con le loro emozioni, anche prettamente quotidiane. La differenza tra periodi si avverti chiaramente anche dal punto di vista musicale, si sente bene che da una parte ci sono i primi Beatles (quelli del successo adrenalitico e inconsapevole) e dall'altra maggiore maturità personale e artistica (quelli di un successo che sa essere anche un peso e un fattore di cambiamento).
Elisa - Stay/A Little Over Zero
Due frammenti molto belli della discografia di Elisa, che in questo Gala sei riuscita molto bene a farmi percepire come due frammenti della tua discografia. Sono due canzoni che hai assimilato e fatto tue e attraverso cui ci racconti una Semota, quella del lato A, che abbiamo già conosciuto molto bene in questo gioco e una Semota che hai giustamente aspettato a presentarci, quella del lato B, forse più schiva, più intima e con quei dissidi, le insicurezze e le fragilità con cui tutti noi lottiamo. Sono contento che sia emersa con naturalezza solo nel momento in cui ti sei sentita pronta (e che tu ne abbia avuto l'occasione). Anche musicalmente riesco a vedere bene il contrasto tra queste due anime, l'amore che diffondi all'esterno e poi un qualcosa di più personale, quelle cose che diciamo solo a noi stessi e che rendiamo impenetrabile, senza magari accorgerci subito quanto sia restituito quell'amore che seminiamo attorno a noi.
Caparezza - Vieni a ballare in Puglia/Una chiave
Qui abbiamo due bombette. Mi ha fatto molto riflettere il geniale commento sull'hashtag delle vacanze. Vieni a ballare in Puglia ad ogni ascolto attento, come ci hanno permesso di fare le tue puntuali note a margine, è un pugno nello stomaco, però è vero che a volte dal grande pubblico non viene accolta nella sua drammaticità estrema. Credo che sia proprio l'effetto della provocazione con cui l'ha creata Michele. Una chiave è un singolo di un Caparezza recente, davvero molto più intimo e meno esplosivo di un tempo, ma con delle riflessioni personali molto elevate. Questo duplice aspetto come lato A e lato B di un 45 giri funziona moltissimo. Mi ha colpito anche il discorso sul pezzo cerchiato in rosso, quasi intoccabile. Lo capisco perché in questo gioco ne ho avuto uno anche io per cui ero combattuto. Alla fine sono contento che tu abbia deciso di condividere il suo racconto, avevo un po' intuito che fosse per te un pezzo speciale.
The Cranberries - Promises/Roses
Di questo 45 giri colpisce immediatamente l'assonanza tra i titoli. Il secondo titolo è letteralmente il primo titolo con qualcosa di meno e non ho potuto fare a meno di pensare, seguendo un po' il tuo ragionamento, che con il tempo, con la crescita, con la consapevolezza della maturità, le promesse diventano rose, quando cadono i petali del rammarico, magari per non averle mantenute, ma resta l'essenza delle cose importanti. Quando si accettano i cambiamenti e va bene così. Come dici molto bene anche tu, le due canzoni hanno musicalmente punti molto diversi, impeto, voglia di spaccare il mondo, contro un certo equilibrio, una certa pace. Un atteggiamento diverso nei confronti della vita a seconda dalla prospettiva da cui la si guarda. Credo che la linea del tempo sia uno strumento indispensabile che ci hai fornito, insieme alla tua prospettiva, per inquadrare questo lavoro e coglierne la coesione nella contrapposizione.
Afterhours - Quello che non c'è/Ritorno a casa
La crasi che hai fatto tra i due titoli per dare un nuovo titolo al tuo 45 giri è un'operazione pienamente riuscita ed evocativa dell'intero concept di questa proposta, che parte da due pezzi molto belli, uno dei quali sorprende con questo parlato così autentico e a cuore aperto, di un Agnelli che mette in gioco veramente tutto se stesso. Tra i due pezzi c'è un filo conduttore molto forte e a renderlo è la tua suggestione nell'accostarli. Ancora una volta mi hai fatto entrare molto bene nel messaggio delle due canzoni, ma anche del tuo punto di vista. Ci sono temi importanti, la ricerca e la riscoperta. C'è quel sentirsi adulti che equivale all'essere chiamati troppo spesso a vivere con la testa, mentre si riducono sempre di più gli attimi in cui possiamo vivere con il cuore e con quella spensieratezza di cui siamo sempre così affamati e forse mai potenzialmente sazi, nonostante le conquiste raggiunte nel nostro cammino.
Avete lavorato veramente molto bene, con le idee chiare su ciò che avevate da dire, con delle belle canzoni e degli spunti potenti da regalarci. Vi rinnovo i miei complimenti e il mio in bocca al lupo.
Utente
6 dicembre, 2019
Sono stato ovunque con te. In chiesa al battesimo, poi al concerto qualche anno fa, al tuo battesimo c'ero, in gelateria negli anni '40 ho preso una coppa maxi al pistacchio, a tavola durante il pranzo ho assistito a un bisticcio, nel cortile durante il lockdown, nella natura durante le tue camminate domenicali. Ti ho visto interrogarti molto, cercando di capire e di capirti spronata delle note della tua favourite, sempre in sottofondo. Coerentemente con il tuo modo di affrontare la gara anche nella produzione di questa semifinale ritroviamo la tua Versione di Elisa, con i brani che più ti piacciono e le sensazioni che riescono a trasmetterti. Per capire come concluderai questo personalissimo racconto semota non mi resta che aspettarti in finale.
Sono molto contento che tu abbia proposto, dopo il brano del percorso solista di Dolores, un brano dalle ultime produzioni, effettivamente mancava dopo tanti brani da No need to argue, per completare il racconto della band e restituirci una loro Polaroid a tutto tondo. Così facendo il percorso complessivo della band e di pari passo il tuo scio (del tuo micromondo fatto di scrittura di canzoni, di note, talvolta di insicurezze e sentimenti che riafforano veicolati con tatto e sincerità) è esaustivo, con alcuni passaggi davvero brillanti che mi ricorderò, e merita senza dubbio di approdare allo sprint finale.
Tutte le curiosità e gli aneddoti che hai raccontato sono stati utili per fare chiarezza, per collocarli cronologicamente nel tempo. Li abbiamo visti ballare in gruppo, in ospedale, sulla collina, meditativi, cambiati e addolorati come nella canzone strepitosa del SideB. Non solo i Beatles, abbiam imparato a conoscere John, Paul, Giorgino e Ringo (qua forse meno, poor Ringo ma lui ha i Pinguini Tattici Nucleari e se ne sbatte ahahah) e Irene, sorridente, che c'è sempre stata dietro sottili sottintesi e riflessioni intelligenti. Anche questa prova funziona Iry e ti consente di arrivare pronta, con quel brio che avevo intravisto fin dal Galà 0, per affrontare a testa alta la finale.
Spesso ci viene detto che la casa è una rappresentazione simbolica di noi stessi. Non so se sia il frutto di uno studiato marketing per farci comprare laqualunque o puro approccio psicanalitico ma non è davvero solo il luogo dove andiamo a dormire e mangiare, è un rifugio o una prigione, a seconda dei casi. I mattoni e quel giardino striminzito sono le parole di un bel brano e un valido spunto di riflessione. Tutti noi con le dovute differenze cerchiamo di costruire, di ampliare se già l'abbiamo, di migliorare magari con un ipertecnologico tosaerba quel 2mtX2mt.
Non servono molte altre parole: ciao amers, spero proprio di vederti in finale.
Saluto, velocemente visto che già sanno, infine le due abiura, quella grande e la versione piccina con i capelli ribelli. Lo faccio mentre ascolto il loro profondo 45giri che le rappresenta alla perfezione.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Al solito, complimenti a tutti. Avete preparato delle prove solidissime, e questo comporta anche per noi una grossa difficoltà nello stilare una classifica. La scelta, quindi, almeno per quanto mi riguarda, si baserà prevalentemente su ciò che mi avete trasmesso con queste prove prima ancora che i dettagli più pratici. Il tema era molto ampio, sbagliare era possibile, ma difficile, e francamente trovo che nessuno di voi lo abbia fatto. Anche per questo motivo, nelle classifiche di oggi terrò conto di come il vostro lavoro si sia innestato nel percorso portato.
The Beatles
Un lavoro in linea con quanto abbiamo visto durante il gioco, ma con degli innesti interessanti e capaci di correlare praticamente la tua persona con quanto ci racconti del tuo artista preferito. In questa prova hai confermato la direzione del tuo percorso, che aveva già raggiunto un apice con la prova precedente. Hai raccontato una storia attraverso i brani, entrambi puntuali e adeguati al contesto a cui li hai associati. L'idea conclusiva sul lavoro, se inquadrato nel percorso, conferma ciò che avevo captato anche nella prova precedente: la conoscenza storica è la chiave che usi per correlare il tuo favorite singer alle tue esperienze quotidiane, e questa connessione emerge sempre di più. Arrivi in semifinale con un percorso sempre di alto livello, tra tutti, questo è forse il percorso più stimolante.
Elisa
In tutta la storia di Elisa in questo gioco c'è un'idea costante di crescita. Dopo una partenza non troppo semplice, hai imboccato la strada più efficace per il modo in cui sai raccontare Elisa, riuscendo a ribaltare ogni pronostico. Questa prova non è da meno, al netto di due brani veramente molto belli. Il filo conduttore della proposta è, ancora una volta, una forte connessione con le tue esperienze familiari. Queste correlazioni sono state utili anche a me per capire che ruolo rivesta Elisa nei tuoi ascolti: è veramente qualcuno "di famiglia". Non può essere un caso che molto di ciò che ti comunica sia ricondotto a quell'ambiente. Anche in questa prova, ci hai riportati in quel mondo. Arrivi in semifinale con un percorso in crescita, che ha stupito e ci ha trascinati nel tuo mondo. Un percorso molto personale, forse il più personale tra quelli rimasti in gara.
Caparezza
Al solito, ciò che hai portato in questa prova è una forte componente descrittiva associata a brani degni di essere giocati. Nel momento in cui si parla delle tue prove, è naturale notare come le descrizioni siano sempre state un punto chiave nella proposta. Non è stato semplice, e si nota anche da questa prova: quando si parla di Caparezza, ciò che viene in mente a primo impatto è la sua scrittura. Per certi versi, le descrizioni potrebbero essere superflue di fronte alla ricchezza di concetti espressi di per sé nei brani. Questi due non sono da meno, trovo che rispecchino bene l'idea del galà e che siano stati condivisi con la solita consapevolezza. Sai come inserire le tue opinioni e le tue esperienze senza che risultino schiacciate dal peso dei brani, c'è sempre un bilanciamento tra il tuo apporto e l'apporto di Michele. In finale, appunto, porteresti probabilmente il percorso più equilibrato.
The Cranberries
Una caratteristica che continuo a riscontrare nelle prove, compresa questa, è la capacità di mettere a fuoco il tema dando, allo stesso tempo, quanto più possibile un'interpretazione unica. Anche in questo caso, con un tema sostanzialmente libero, sei stato in grado di dare una connotazione ben specifica e ben studiata all'intera proposta. C'è del tuo in ogni descrizione dei brani, c'è una forte identità nelle scelte che non guarda necessariamente in faccia a ciò che piace dei Cranberries. Non era scontato, anche in questa prova la scelta del side A, per quanto scelta più obbligata dal tema, è stata totalmente ricontestualizzata secondo i tuoi gusti e le tue idee sull'artista. In vista di una finale, arriveresti con il percorso più coerente.
Afterhours
Questa prova conferma l'idea che ho sempre avuto riguardo alla tua proposta: parti dalla conoscenza dei tuoi artisti preferiti, conoscenza davvero molto profonda, e ciò ti porta a scegliere sempre qualcosa di funzionale alle prove. Se per alcuni questo potrebbe sembrare un ragionamento legato al gioco, io non trovo sia proprio così: la tua forza è proprio quella di capire quali corde possano toccare i brani che conosci così bene, applicando questo alla gara e riuscendo a convincere, fondamentalmente, in quasi tutte le prove. Ti sei scontrata sempre, anche in questa prova, con persone che hanno dato molto di sé stesse, ma sei stata in grado di lasciare un segno tramite la tua maturità descrittiva e la sicurezza nell'esprimerti. Ad oggi, trovo che il tuo sia il percorso più costante.
Come avete notato, ho cercato di correlare ogni prova ad un quadro generale più ampio possibile, anticipando il discorso sui percorsi. Posto che la valutazione, alla fine, terrà comunque principalmente conto della prova in sé (e sarà dura, perché avete fatto tutti molto bene), ho voluto lasciare a tutti un commento che contestualizzi l'intero percorso, alla luce di una futura eliminazione. Siete tutt* e cinque dei concorrenti fortissimi, avete meritato appieno il successo collezionato nel gioco. Ci sarà un'eliminazione, ci sarà un vincitore a breve, ma spero sia chiaro a tutti voi quanto grande sia l'apprezzamento da parte nostra al vostro lavoro nel complesso.
Utente
7 agosto, 2013
Sì, avevamo deciso quasi di comune accordo di essere stringati. E ci ho provato anche io, giurin giurello! Ma non mi riesce.
Inizio con qualche commento sulla mia collaborazione con Amers. Hai deciso di correre un rischio giocando un brano come "Ritorno a casa", una scelta spiazzante ma che non suona come assurda e da evitare, anzi, si sposa alla perfezione con il discorso della costruzione del vinile, e spero che questo paghi.
L'elaborato fila nella sua interezza. Riesci ancora una volta a portare avanti il tuo stile, intrecciando la poetica degli Afterhours a considerazioni generali che passano attraverso le tue esperienze. Questo penso sia il motivo che ti ha fatto fare un percorso sempre ad alti livelli. Di solito si cerca di focalizzarsi su qualcosa, tu invece porti avanti un discorso eterogeneo.
THE BEATLES
Questa è una prova fondamentale nel tuo percorso, ed è importante sia arrivata proprio a un passo dalla finale, e dopo il tuo trionfo nello scorso gala.
Forse quello che veniva meno negli scorsi turni, era un approfondimento personale più... profondo per l'appunto. C'era, ma era accennato rispetto alla concorrenza, una pennellata interessante che rimaneva in un certo senso in superficie. Qui invece ci hai proprio mostrato tutta la tua vulnerabilità, senza remore, creando un parallelo importante con la carriera dei tuoi amati coleotteri.
Ho apprezzato inoltre il tuo offrirci due lati della discografia dei Beatles opposti che non avevi ancora mostrato, proprio ad aggiungere due tasselli essenziali per rendere il tuo percorso eterogeneo e variegato.
La tua vicenda mi colpisce molto e riapre vecchie ferite. Ho vissuto qualcosa di molto simile. Ho perso del tutto il rapporto con il mio ex migliore amico ormai anni fa, era il primo anno di università. Quindi comprendo pienamente la tua confusione, soprattutto quando è l'indifferenza a stringerci nella morsa del rammarico.
ELISA
Curioso notare che tu sia partita con un'Elisa italiana, e poi nel corso del tempo tu sia passata a quella inglese, tra l'altro piazzando nel mezzo della gara un brano pensato come bilingue. Credo tu abbia bilanciato bene le parti della sua carriera, dando però più rilevanza a quelle che io ritengo più convincenti.
La composizione di questo 45 giri acquista il suo senso più evidente nel momento in cui decidi di impostare la narrativa su nuovi episodi della tua vita e della tua personalità, con immancabili riferimenti a quello che Elisa significa per te, e arrivati alla semifinale è ben chiaro perché lei sia la tua favorite singer.
Sono felice tu abbia preso parte a questo gioco perché penso che per te sia stato come una sorta di psicanalisi. Voglio anche fare una chiosa, dopo aver letto del tuo sottovalutarti.
Mi pare di capire che tu abbia iniziato il gioco proprio con questa impostazione mentale. Spero però che a partire dalla prova di gruppo tu abbia potuto comprendere il tuo valore non solo come concorrente ma soprattutto come persona. Sei amata da quelli che hanno fatto parte della squadra blu e ritengo tu sia stata una punta di diamante nell'esperienza in sé per sé e nel prosieguo, anche solo con le tue battute, le tue riflessioni e i tuoi commenti.
Credo tu sia oggi un vero e proprio punto di riferimento Semotina. Tu non vali un po' più di zero, tu vali mille e oltre.
CAPAREZZA
Due brani che raccontano momenti diversi della carriera di Caparezza, due anime musicali opposte e due considerazioni molto importanti anche se non legate fra loro.
Mi hai aperto gli occhi con la tua analisi su "Vieni a ballare in Puglia". La mia Puglia! Mi ero sempre soffermato al solo aspetto musicale, tanto da mettere automaticamente questo pezzo, nel mio immaginario, sotto l'etichetta di 'brano spensierato'.
Di spensierato non ha proprio nulla. Caparezza è un lucido analizzatore della realtà che lo (e ci) circonda, riuscendo a inserire nelle sue canzoni delle invettive sociologiche mica male. Un artista quasi intellettuale se vogliamo, e pensare che molti che si considerano tali, lo giudicheranno in maniera negativa, forse proprio per quel suo aspetto fuori dall'ordinario, di cui si parla nella seconda parte dell'elaborato.
Sono contento di trovare finalmente in gioco "Una chiave", che come già sai è il pezzo per me più significativo dei suoi. Fa male leggere di queste tue esperienze negative, considerando quanto vadano a influenzare tutto il resto della nostra esistenza. L'essere umano è così fragile e si porta dietro un fardello pesante. Siamo un po' tutti dei sopravvissuti al bosco che battono l'orco.
Avrei tantissime cose da dire su questo pezzo meraviglioso, che è incastonato nel mio cuore, e ha cambiato decisamente il mio approccio a un certo periodo della vita. Ma questo è il tuo spazio, non il mio.
THE CRANBERRIES
La scelta del 'pezzo forte' mi spiazza perché immaginavo avresti pescato una fra quelle pietre miliari che poi hai citato nell'elaborato.
Hai fatto una buona scelta perché da un lato avremmo potuto pensare a un'opzione scontata (sebbene fosse richiesto proprio un successo discografico), in questo modo invece metti subito a tacere la questione, offrendo una hit meno inflazionata e acusticamente interessante da inserire nel tuo percorso.
Anche "Roses" reputo sia veramente azzeccata. Abbiamo spesso parlato di quanto sarebbe stato difficile per te andare a tirare fuori qualcosa di meritevole dalla produzione più recente del gruppo, eppure ritengo che questa canzone sia un vero gioiellino che vada ad impreziosire una collezione di belle scelte.
Due tasselli lontani nella loro discografia, due facce di una medaglia con su scritto "The Cranberries", che si intrecciano come fossero cosa sola e indissolubile nel tuo racconto. Ancora una volta vai a toccare le corde giuste, facendomi guardare anche a quello che, per paura e per delusione, non voglio proprio guardare.
E qui mi manca il fiato: "Lo so, so chiaramente di non essere stato all'altezza delle aspettative. Se ci penso, diventa tutto così freddo e immobile".
Sento un freddo glaciale dentro me e attorno a me e non so ancora se riuscirò mai a ritrovare il calore dell'entusiasmo di dieci anni fa, quando sentivo la vita vibrare nelle mani ed ero pronto a farla esplodere come fuochi d'artificio che illuminano anche il cielo più buio.
Utente
7 ottobre, 2018
The Beatles: Di questo lavoro ho apprezzato tantissimo l'insight adolescenziale che rappresenta il punto di vista che hai privilegiato per affrontare la parte più personale della prova. Nonostante io sia leggermente fuori target xD consumo tantissima letteratura young adult, quella che racconta di giovanə protagonistə alle prese con sentimenti, amicizie, amori e tutto quello che ruota attorno a quella fase della vita, e trovo che le canzoni da te scelte abbiano supportato bene, come una efficace colonna sonora, i frammenti della tua storia young adult che hai voluto condividere, raccontata con la discrezione e la delicatezza che ormai conosciamo. In particolare, penso che The long and winding Road sia il brano che ho preferito per ora del tuo percorso, una canzone in cui la sofferenza emerge del testo, mentre la parte musicale non mi sembra priva di una certa luminosità che apre uno spiraglio alle seconde possibilità di cui parli. Bella la tua piccola citazione di I'll follow the sun, che riporta con la mente al primo gala e fa pensare a quanto profondamente il tuo percorso si sia sviluppato.
Caparezza: è strano, ero convinto di conoscere Vieni a ballare in Puglia e, quando ho fatto per ascoltarla, ero convinto di ritrovare un po' le atmosfere e il sound di Fuori dal tunnel e Vengo dalla luna. In realtà non è stato così, e sono rimasto piacevolmente spiazzato da questo incedere da canzone popolare, soprattutto nel ritornello dolente e inquieto, come anche dal contrasto tra la prosasticità di molte immagini e concetti e la natura più evocativa e sfumata di altre. Al contrario, ho scoperto di ricordare abbastanza bene Una chiave, brano che dal titolo non mi diceva nulla. Mi colpisce meno di diverse tue scelte precedenti, ma apprezzo comunque questa sfumatura di un Caparezza particolarmente introspettivo e accompagnato da un sound più morbido. Quello che mi colpisce molto invece è la profondità della riflessione alla quale questa canzone ti spinge e che mi fa piacere tu ti sia sentita, alla fine, di condividere qui con noi. Come mi sarà già capitato di dire, cerco di 'allenarmi', quantomeno da ally, alla pratica del femminismo intersezionale, e seguendo moltə attivistə del movimento vedo emerge anche in loro talvolta il fatto di non sentirsi abbastanza, e che è comunque ok non riuscire sempre a stare dietro alle convinzioni e agli ideali verso i quali talvolta non ci sentiamo all'altezza, e penso che molte donne vicine al femminismo, dinnanzi alle tue riflessioni e al tuo sfogo, ti direbbero 'Ti capiamo e non sei sola' 🙂 . Come già fa comunque il tuo Michele.
Afterhours: l'aspetto più intrigante del tuo lavoro per me è il modo in cui riesci a fare convivere armoniosamente due canzoni così diverse, e come allo stesso tempo riesci a rendere sfumati i confini tra te e il tuo gruppo: mi piace molto come la tua scrittura proietti in maniera assolutamente naturale la tua ombra sulle parole degli Afterhours. Sembra davvero l'incipit di un concept album, con al centro un viaggio a ritroso nello spazio e nel tempo e le sensazioni e le emozioni suscitate in questo viaggio, descritte in modo molto vivido e preciso.
Utente
7 agosto, 2013
Voto Chiuso!
Ragazzi e ragazze, a prescindere da come andrà, è stata una semifinale pazzeska! Cinque lavori che avrebbero permesso a tutti e 5 di accedere alla finale se non fosse prevista quest'ultima eliminazione e vi ringrazio di cuore ancora una volta per esservi spesi così tanto da mandare in tilt tutti gli organi votanti
I risultati arriveranno alle 19:30 di stasera! A più tardi
alessandrino ha detto
Voto Chiuso!Ragazzi e ragazze, a prescindere da come andrà, è stata una semifinale pazzeska! Cinque lavori che avrebbero permesso a tutti e 5 di accedere alla finale se non fosse prevista quest'ultima eliminazione e vi ringrazio di cuore ancora una volta per esservi spesi così tanto da mandare in tilt tutti gli organi votanti
I risultati arriveranno alle 19:30 di stasera! A più tardi
In bocca al lupo agli altri concorrenti, che hanno fatto dei lavori stupendi. Ce la meritiamo tutti questa finale e comunque vada è stato un successo
Utente
7 agosto, 2013
Buonasera a tutti!
Ci siamo, i conti sono stati fatti...
E' sicuramente uno dei momenti più difficili del gioco! Non solo per i risultati in sé, quanto perchè a giocarsi un posto in finale ci sono 5 teste di serie che hanno animato questa competizione dal primo momento! Chiunque andrà al ballottaggio sarà un trauma...
Come vedrete dalla classifica he posterò dopo i risultati, la parte centrale della classifica è praticamente sullo stesso piano. Le differenze fra una posizione e un'altra sono di pochi punti e uno dei due utenti finito al ballottaggio aveva un punteggio totale pari a quello del terzo classificato! Per venire a capo della situazione ho perciò guardato la classifica combinata di giudici e tutor e per un solo punto di scarto mi è stato possibile decretare il terzo finalista! In bocca al lupo a tutti!
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