[img align=left]http://imageshack.us/a/img818/8089/1347573024320slideinizi.jpg[/img] Troppo facile scendere dal carro degli sconfitti e, dopo il dato auditel tutt’altro che esaltante di questa mattina, fare le pulci al neonato adventure game di Raidue cercando motivi per giustificare la mancata affezione del pubblico. Facile, dannoso e prematuro, visto che il responso d’ascolti non è così tragico (Star Academy insegna) e comunque in salita (chiusura intorno all’11% di share). Uscendo dal confine minuto dei box meter, inoltre, troviamo una risposta incredibile dal popolo della rete: su Twitter (a parte entrare nei Trending Topic sia con #PechinoExpress che con "Simona Izzo") il programma ha raccolto per l’80% commenti positivi. E il popolo di Twitter, solitamente, è più predisposto a massacrare che a elogiare. Pechino Express è un bel prodotto e questo è sotto gli occhi di tutti. Vuoi per l’effetto Susan Boyle (quello di attendersi un disastro giudicando solo dalla copertina e poi rimanere esterrefatti per un outcome inaspettato), vuoi perché rappresenta una novità assoluta in termini di confezionamento e post produzione. Il reality registrato è la tv del futuro. Ce lo insegna l’America, ce lo insegnano le reti digitali che fanno faville anche in Italia con i factual e gli Hell’s Kitchen della situazione, ma ce lo insegna anche l’esperienza recente di MasterChef. Forse Survivor aveva anticipato troppo i tempi, il talent show sulla cucina di Cielo (ora SkyUno) è stato puntuale. E d’esempio. Pechino si inserisce quindi in quella cornice di programmi, registrati e montati bene, per regalare solo le migliori suggestioni di ciò che è stato, levando il superfluo e l’inutile. E pazienza se questo cozza un po’ con la realtà dei fatti, deve essere un programma televisivo ed è normale che, ad esempio, della Izzo si tengano solo i momenti più buffi e non si mandi in onda quando parla della Critica della ragion pura con Armando Salaroli. Dubito che sia successo, comunque.

Il cast arricchisce il racconto: le veline che giù dal bancone diventano due ragazzine un po’ spaurite, la ballerina col cuore d’oro, l’opinionista caustico che non perde la vena umoristica anche dopo essersi sentito diagnosticare la scabbia e, naturalmente, la starlette diva e il figlio che la azzanna alla carotide. Sarà un po’ una recita, ma la loro coppia disfunzionale è già un cult. Poco incisive, per ora, le coppie nip. Se alla vigilia vederne solo tre faceva pensare a un vantaggio di visibilità per i vip, forse oltre all’effettiva preferenza per Izzo e company c’è davvero più interesse per i personaggi conosciuti e i loro acquisiti (Barù, il nipote di Costantino, è fantastico). Per essere un programma d’impronta americana, infine, la durata è forse un po’ eccessiva: due ore e mezza sono tante, togliere qualcosina ancora renderebbe il tutto più veloce e gradevole. Al netto di questi due nei veramente da cercare con la lente d’ingrandimento, è arrivato un raggio di speranza nel nuvolone Rai. Vuoi l’ambientazione nitida e da sogno, vuoi che la presenza minima del conduttore ha limitato i danni per la scelta di Filiberto, vuoi per un meccanismo che scorre e crea dinamiche, ma è ciò che vorremmo vedere sempre di più in tv. Si invoca a gran voce un ritorno dell’Isola. Per carità, ci possono stare entrambi i programmi, ma Pechino Express è davvero meno interessante dell’Isola? Solo perché ci fanno credere di decidere chi eliminare?

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