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Giro di boa per la sessantaquattresima edizione del Festival di Sanremo, la manifestazione canora che da decenni si impegna a rimpinguare il patrimonio musicale italiano con successi dal valore inestimabile, come Grande Mistero, Il terzo fuochista e Uomo bastardo di Marcella Bella.

 

Durante la terza serata del Festival ascolteremo nuovamente le quattordici canzoni che hanno passato il turno, conosceremo gli ultimi due finalisti della sezione giovani e ci faremo il fegato amaro nel conoscere la prima classifica provvisoria della gara.

 

La serata comincia con l’ottimo anteprima di Pif e con l’omaggio a Claudio Abbado, direttore d’orchestra e senatore a vita venuto a mancare recentemente. La Filarmonica de La Fenice di Venezia, diretta da Diego Matheuz, esegue un’ouverture mozartiana delle grandi occasioni, lasciando un gran da fare ai figuranti che occupano i posti di quelli che si assentano per fare la pipì.

 

Il primo a calcare il palcoscenico è Renzo Rubino, che ci ripropone la sua “Ora”. Il giovane cantautore pugliese è stato tra i più acclamati della seconda serata e la prestazione di questa sera non smentisce la buona impressione. Il suo pezzo presenta il giusto dosaggio di freschezza, significato e personalità. Solo non dovevate metterlo per primo, chi ci terrà svegli alle due di stanotte?

 

Si prosegue con Giusy Ferreri che canta “Ti porto a cena con me”, canzone ispirata da un vantaggioso affare concluso su Groupon. Un tempo organizzava party dove si faceva l’amore anche in tre, ora ci accontentiamo di una più formale cena. Brano indubbiamente bello, meno deciso rispetto a quello silurato ma intenso e con buoni margini di piazzamento. Voce pazzesca, come sempre.

 

Fazio e la Littizzetto hanno messo il turbo e siamo già alla terza esibizione. Frankie Hi-Nrg torna a cantarci “Pedala”. La canzone vive di metafore spicciole tra le quali ci si perde dopo un po’. “L’hai voluta tu la bicicletta” è da fiera della banalità. Data la propensione a mandare sul podio canzoni come “Vorrei avere il becco” e “Amanda è libera” non è da escludere nulla.

 

È il momento di “Liberi o no” di Rapahel Gualazzi e The Bloody Beetroots, nonché di un nutrito coro gospel a cui mancano solo la Casalegno vestita da Babbo Natale con in un mano un panettone ed il tenore Luca Canonici. Gualazzi si ostina ad imitare il falsetto di Pino Daniele e a farsi inquadrare in primo piano, mentre Rey Misterio se ne va in giro per l’Ariston senza meta alcuna. Canzone ripetitiva con finale che ricorda un jive qualsiasi della Paolo Belli Big Band.

 

Si prosegue con Cristiano De Andrè. L’artista non ha nascosto la sua preferenza per “Invisibili”, dei due pezzi quello più autobiografico e sentito. Un coinvolgimento così empatico e contagioso a cui gli italiani hanno risposto prontamente. Scegliendo l’altra canzone. “Il cielo è vuoto” conferma anche stasera una certa piacevolezza avvertita al primo ascolto, dovuta anche all’interpretazione di De Andrè. Peccato non ci siano fiori sul palco, dato che l’esuberanza salivare del cantante avrebbe potuto irrigare un’intera serra di gerbere.

 

Break della Littizzetto sulla bellezza, il tema per nulla ribadito di questa edizione del festival. Lucianina parla di donne barbute, di abbaglianti per conduttrici e di chirurgia estetica. Non mi dite che torna Baglioni! Il monologo prosegue esaltando la cultura della diversità, in merito alla quale in molti sono ancora aggiornati come è aggiornato Plutone. Segue un numero di ballerini con le stampelle e un ulteriore monologo di Flavio Caroli sul Van Gogh. Fazio si riallaccia al discorso sull’arte ed un tizio del pubblico lo interrompe protestando che si tratta del festival della canzone e che bisogna cantare. Dopo un breve diverbio il tizio si procura un microfono e inizia a cantare finché non viene scortato fuori da un tizio della sicurezza, che a sua volta comincia a cantare. È una farsa!Gente a caso del pubblico si alza a cantare ed è subito Glee.

Fazio chiosa mettendo a tacere le polemiche sugli aspiranti suicidi: “QUESTO lo abbiamo organizzato noi”. Geniale.

 

Francesco Sarcina è il prossimo ad esibirsi, ben lieto che quest’anno non ci sia la Canalis a storpiargli il nome. “Nel tuo sorriso” è il brano con cui affronta la competizione, un pezzo bello ed eseguito con stile che potrebbe benissimo aprirgli orizzonti ambiziosi. L’esibizione si chiude con un imperdibile selfie insieme al maestro Vessicchio.

 

Tocca ai Perturbazione, gruppo in attività dal lontano 1988 ma che purtroppo il Festival ha scoperto soltanto di recente. A saperlo prima in passato ci saremmo risparmiati la Dj Francesco Band. Il loro brano, “L’unica”, può contare su ironia, musicalità e un testo tra i più interessanti. Una bella proposta che merita tutta l’attenzione avuta in questi giorni.

 

Si va avanti con Francesco Renga, che è entrato ufficialmente a far parte di quel condominio dell’inconscio in cui vivono quelli che spuntano solo per Sanremo, allo stesso pianerottolo di Paolo Meneguzzi e di Nicki Nicolai e suo marito. “Vivendo adesso” è il brano rimasto in gara, in pieno stile renghiano. Pezzo che fa la sua figura, resta da vedere se questo basterà ai bookmakers.

 

Ritmo serrato questa sera e si passa subito a “Prima di andare via”, brano che Riccardo Sinigallia porta sul palco, con raffinatezza e un fascino conturbante dovuto interamente all’adorabile musicista nerd e boccolosa che lo accompagna. La semplicità che paga, nonostante echi un po’ troppo zampaglioneggianti.

 

Esibizioni momentaneamente sospese per accogliere sul palco il maestro Renzo Arbore, personalità all’avanguardia dello spettacolo italiano, autore di programmi di successo come L’altra domenica, Indietro tutta e Quelli della notte, che questa sera suona quanto mai profetico. Arbore affronta il palcoscenico con spirito, non prima di aver commemorato una serie di colleghi trapassati, ai quali aggiunge inquietantemente anche Baudo e la Carrà. Per la gioia della Parietti e della marchesa d’Aragona Arbore si esibisce anche nella hit “Ma la notte no”, da cui è tratta la fortunata cover “Te lo dice Vanessa, la mutanda mi stressa”.

 

Dopo aver sedato le arzille signore dell’Ariston possiamo riprendere la gara e ascoltare Noemi con “Bagnati dal sole“. La leonessa, che per questo Sanremo sfoggia un look da Wilma Flinstone convertita al buddhismo, conquista il pubblico con l’energia di un pezzo che si candida ai vertici della classifica.

 

“Da Lontano” è il brano raffinato e sofisticato di Antonella Ruggiero, in versione Beth Ditto ripulita. Un brano dal sapore antico che mette in risalto la classe e la voce che di lei tutti conoscono.

 

Arisa canta “Controvento”, il che spiega la sua pettinatura. Ad un secondo ascolto la canzone convince molto di più. Impeccabile l’esecuzione di Arisa, in splendida forma.

 

Penultimo cantante in gara è Ron, con “Sing in the rain“, un brano piuttosto insolito per il suo repertorio e che infatti non fa proprio impazzire. Per fortuna si è riservato queste chicche per un momento della carriera in cui non possono nuocergli.

 

Si chiude la carrellata di big  con Giuliano Palma e la sua “Così Lontano”, scritta da Nina Zilli ( e si vede, anche per l’immancabile parola “lontano”). Canzone dal ritmo allegro e coinvolgente. Esibizione riuscita, nonostante il balletto di Palma.

 

Sul palco dell’Ariston si passano il testimone l’astronauta italiano Luca Parmitano, reduce da sei mesi nello spazio (c’è chi ne trascorre altrettanti al Grande Fratello), e il cantautore irlandese Damien Rice, che ci regala un momento di magia musicale. Uno sporco lavoro che qualcuno doveva pur fare.

 

È la notte del 21 febbraio quando il televoto viene chiuso e facciamo la conoscenza dei quattro giovani che verranno decimati testé. Avremmo potuto conoscerli ore fa, se solo Fazio non si soffermasse a parlare di bellezza e di scibile con chiunque passi di lì.

 

Inizia Rocco Hunt con “Nu juorno buono”. Il giovane rapper salernitano porta sul palco un brano sulle luci e sulle ombre della propria terra.

Segue Veronica De Simone, ex team Carrà a The Voice. Il suo pezzo è “Nuvole che passano”, Composta e delicata, tutt’altro genere rispetto a chi l’ha preceduta.

Terzo cantante ad esibirsi è The Niro, un omonimo, dato che l’originale dopo l’intervista di qualche hanno fa si terrà ben lontano da questo palco. La canzone, intitolata “1969”, parte bene ma sfocia in un’accozzaglia di acuti quanto meno discutibili.

Chiude il quartetto dei giovani Vadim, che canta “La modernità”, a dispetto della sciarpa che indossa. Voce e testo interessanti, per niente male.
Stop al televoto! Passano ROCCO HUNT e THE NIRO.

Arriva il risultato della classifica parziale dei big, che ha un peso del 25% sull’esito finale.

1  – Francesco Renga
2  – Arisa
3  – Renzo Rubino
4  – Perturbazione
5  – Raphael Gualazzi e The Bloody Beetrots
6  – Cristiano De Andrè
7 – Giusy Ferreri
8 –  Antonella Ruggiero
9  – Noemi
10 –  Riccardo Sinigallia
11 –  Francesco Sarcina
12 –  Giuliano Palma
13 –  Ron
14 – Frankie Hi-Nrg

Conferme e sorprese dunque, ma resta ancora tutto da vedere.

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