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Il vostro ateneo e la vostra esperienza universitaria
Casadelvino
Utente 8xP

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1
16 giugno, 2020 - 9:52
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Apro questo topic perchè non ricordo/ho trovato di simili recenti.

Avete mai fatto l'università? Se sì, in che ateneo e che facoltà?

Com'è stata la vostra esperienza sia a livello generale, che specifico per ateneo e facoltà? I lati positivi e quelli negativi, la consigliereste oppure no?

Avete vissuto l'esperienza da fuorisede, pendolare o da residente autoctono?

Sbizzarritevi insomma a parlare della vostra esperienza, che potrebbe sempre essere utile a qualcunoexcited

Alessandra92
milano
Utente 4xP

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7 agosto, 2013
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2
16 giugno, 2020 - 11:00
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Il topic cade a fagiolo perché giusto ieri sera ho appreso la notizia della scomparsa di uno dei miei docenti universitari e quindi sono andata a dormire ripensando a quei fantastici cinque anni. Ho fatto la triennale in Filosofia e la magistrale in Scienze Filosofiche alla Statale di Milano. Per quanto ami il mio lavoro e la mia vita attuale, quando ripenso agli anni dell'università provo sempre una fortissima nostalgia. Quando per qualche evento torno nella sede dove ho frequentato, ancora provo la sensazione di entrare in un posto sacro. Aver avuto l'opportunità di dedicare cinque anni interi allo studio della disciplina che più ho amato è stato un privilegio, sicuramente lo sento come il punto più alto della mia esistenza. Ho frequentato tutti i corsi di cui poi ho dato l'esame, cercando di non perdere mai le lezioni e portando poi gli argomenti di studio nelle chiacchierate coi compagni. Ovviamente ho vissuto cinque anni sentendomi porre da tutti la classica domanda "Cosa te ne fai di una laurea in filosofia?" correlata alla sentenza "Non troverai mai lavoro", ma è stato solo un minuscolo prezzo da pagare. Tornando indietro la rifarei sicuramente, anzi, come dico sempre, se potessi mi laureerei nuovamente in Filosofia. L'unico rimpianto è non aver fatto un Erasmus. 

semota
Schio (Vicenza)
Utente DIAMANTE

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3
16 giugno, 2020 - 11:06
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Io ho fatto la triennale a Venezia e la magistrale a Verona entrambe di servizio sociale e il cambio è stato una bella cosa perché mi ha dato modo di conoscere sia due città ma anche due università organizzate diversamente.

A Venezia dormivo là mentre a Verona ho fatto da pendolare.

La mia esperienza è stata positiva anche se con il senno di poi avrei dovuto sfruttare di più le opportunità della vita sociale universitaria. Anche se alcuni dei miei compagni sono i miei amici più stretti di oggi.

taiki
Utente 2xP

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4
16 giugno, 2020 - 11:18
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Ho frequentato l'università di Pisa.

Laurea triennale in lingue e letterature straniere e laurea magistrale in letterature e filologie euroamericane. 

Ricordo con estremo piacere i miei 5 anni universitari, ho frequentato quasi tutti i corsi, alcuni, tuttavia, non ho potuto frequentarli (principalmente per gli accavallamenti).

Tornassi indietro, scieglierei lo stesso percorso. 

Esami estremamente apprezzati: gli esami di lingua e gli esami di letteratura, letterature comparate (un corso basato sull'horror), epistemologia delle scienze umane (un corso sui casi clinici di Freud), linguistica generale (apprezzato poi col tempo).

Esami poco apprezzati: storia moderna, Ermeneutica e retorica, abilità informatiche (un corso basato sul nulla e che non mi ha insegnato nulla). 

Fob92

Moderatore - Mentore

Moderatore
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5
16 giugno, 2020 - 11:34
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Mi sono sempre chiesto come alcuni miei compagni di classe possano aver "cancellato" gli anni del liceo, arrivando a dimenticare i nomi di compagni di classe e professori...

Poi sono andato all'Università e ho capito! Ho fatto Scienze della comunicazione alla Statale di Milano, Facoltà di Scienze politiche. Mi sono trovato benissimo, eh. Contesto fantastico, ben organizzato, ottimi professori... Però avevamo poche lezioni, salivo a Milano da Novara solo tre giorni a settimana e per poche ore. In un battibaleno, ero di nuovo a casa.
In corso con me c'era un mio compagno di classe del liceo e un suo amico. Morale: sì, ho fatto nuove amicizie, conoscenze, ma la testa è sempre rimasta a Novara, al liceo, agli amici di sempre con cui uscivo tutti i weekend.

E qualche mese fa mi sono imbattuto in questo esame, Sociologia della comunicazione e, vi giuro, non ricordavo nemmeno di averlo fatto! Pure il prof... Ci ho messo un po' a ricordarmi la faccia. lol

AbiuraDiMe
Utente

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6
16 giugno, 2020 - 13:46
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Io ho fatto la triennale in ingegneria informatica e la specialistica in machine learning. La triennale è stata parecchio dura, soprattutto all'inizio. Era un ambiente nuovo, lezioni tutt'altro che semplici, aule strapiene e professori (alcuni, non tutti) che ti consideravano solo un numero fra tanti. 
Ancora oggi quando non riesco a fare qualcosa, qualsiasi cosa, per non demoralizzarmi mi dico "sei uscita incolume dalla triennale, puoi fare qualsiasi cosa".

Discorso diverso invece è stato per la specialistica. Ho scelto un'università più piccola in cui il rapporto con i professori era diverso. Innanzitutto ho fatto molte più lezioni pratiche, ed essendo solo in 10/12, potevamo occupare comodamente i laboratori da 50 e più posti e scegliere sempre i computer più peformanti. Il numero ridotto di studenti faceva anche sì che i professori fossero più propensi ad ascoltare le domande di tutti. Ho fatto molti progetti in collaborazione con altri studenti, anche più o meno sconosciuti, e questo mi è servito molto, ho iniziato ad imparare a rapportarmi con persone che hanno caratteri diversi dal mio. Avendo poi scelto un percorso basato su un argomento specifico (l'intelligenza artificiale), tutti gli esami sono stati peculiari ed interessanti, non come alla triennale dove (giustamente) si studia di tutto un po'. 

Ah dimenticavo, ho vissuto il tutto da residente autoctona, e i mezzi di trasporto pubblici fatiscenti della provincia di Napoli hanno reso ogni spostamento un'avventura memorabile lol

tore
Utente DIAMANTE

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7
16 giugno, 2020 - 13:50
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@Casadelvino ti sto aspettando catecasellicatecaselli

KassaD1
Utente 2xDIAMANTE

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8
16 giugno, 2020 - 13:53
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Io sono al terzo anno di Biotecnologie alla Sapienza e ogni giorno che passa non posso che essere contento della scelta del corso e dell'università: partivo da un background un po' scarno ed i primi mesi sono stati un po' complicati, perché mi sono dovuto mettere in paro con il resto dei miei compagni. Passato questo blocco, non ho avuto alcuna difficoltà con le materie, anzi, non vedevo l'ora che arrivasse un nuovo semestre per studiare altre materieheart

Per quanto riguarda la scelta dell'ateneo, ero convinto di scegliere la Sapienza perché sappiamo tutti il nome che ha, però, allo stesso tempo ero un po' in ansia per le critiche che sentivo "Eeh, guarda che è disorganizzata, i docenti non ti seguono, non la scegliere". 
Fortunatamente non ho dato retta a queste dicerie che potrebbero essere vere per corsi come Giurisprudenza o Medicina che contano migliaia di iscritti, ma il mio ha tipo 300 iscritti il primo anno e poi si passa a una 60-70ina negli anni a venire. Non ho mai riscontrato problemi di disorganizzazione o altro e tutti i docenti si sono sempre resi disponibili. Poi è ovvio che ci sia qualche eccezione, ma ciò non può di certo compromettere la reputazione di un intero corso/università.

axoboom2
Utente 2xP

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9
16 giugno, 2020 - 14:43
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esperienza mista. io ho fatto economia in triennale e sto finendo economia in magistrale.

economia in triennale oramai è semplicemente un modo per le università per guadagnare, non ci sono grossissime novità rispetto al liceo scientifico e ci sono tantissime persone. è difficile avere grosse compagnie, per forza di cose si formano dei gruppetti. per questi motivi ho frequentato il primo anno e dalla metà del secondo lavoricchiavo e non frequentavo. era abbastanza semplice studiare da casa.

economia in magistrale e in inglese invece è/è stato diverso. il primo anno ho frequentato da pendolare, dal secondo mi proposero un'opportunità lavorativa interessante ma ero sempre in giro e non ho più potuto frequentare. per forza maggiore(distanza) ho saltato due sessioni e sto completando ora con un anno circa di ritardo.

Rama08
Firenze
Utente 2xP

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10
16 giugno, 2020 - 14:45
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io ho fatto triennale e magistrale in lingue e letterature straniere a firenze, due erasmus: 1 a tenerife e 1 a Valencia.
l'unifi è abbastanza normale, con i suoi pro e i suoi contro.
La facoltà di lingue ha molti contro e pochi pro, grande disorganizzazione e molti prof che si fanno sgambetti tra loro. ovviamente se non ti aiuti da solo nessuno ti aiuta, ma penso sia comune a tutti gli atenei.
Ogni lingua è fatta più o meno male, secondo me le peggiori 3 sono cinese, arabo e inglese e le migliori spagnolo, russo e tedesco. 

Università a Tenerife e Valencia ovviamente sono il futuro, nell'anno 3030 rispetto a qui.

Alby
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11
16 giugno, 2020 - 15:34
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Io ho studiato all'Università di Salerno, che in realtà è un vero e proprio campus situato in un paesino non troppo lontano. L'esperienza è stata pazzesca perché il campus è una vera e propria cittadina abitata dagli studenti di dieci facoltà, ognuna con i propri corsi di laurea. Ci sono piazze, fontane, cartolerie, bar, la mensa, dei piccoli ristoranti, punti vendita, piscina, palestra, orto botanico, teatro d'ateneo e il terminal per gli autobus. Ovviamente un ambiente del genere, anche avendolo vissuto da pendolare, è super stimolante. Non è la classica sede universitaria dove vai a seguire e torni a casa, è un posto tutto da vivere dove si trascorrono giornate intere con i colleghi e, soprattutto durante la magistrale (nel mio corso eravamo in dieci) con i docenti. 

Io mi sono trovato super bene innanzitutto perché ero motivato da quello che studiavo, poi perché è un ambiente che incoraggia la socialità, con varie iniziative. In più ho trovato dei docenti molto più disponibili e umili di quelli che avevo al liceo. Persone di prestigio nazionale e non solo per cui era normale trattarti da pari, coinvolgerti, dare importanza e valore a quello che avevi da dire, da studente ma anche da competente in materia. 

Oltre all'aspetto didattico/professionale, per me gli anni di Università sono stati molto importanti proprio dal punto di vista umano. Venivo da un triennio al liceo non brillantissimo alla luce del quale non ero uno su cui scommettere, invece l'Università è stato il luogo/momento in cui mi sono sentito sbocciare, in cui ho capito di essere bravo a fare qualcosa e stimabile per questo. Penso tuttora che quegli anni siano stati una salvezza e che abbiano dato una sterzata importante nel darmi un'identità che non mi faccia sentire spaesato. 

klyo
Utente PLATINO

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12
16 giugno, 2020 - 15:52
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A malincuore mi sono resa conto solo dopo qualche anno di aver totalmente sbagliato la scelta dell'università e del corso di studi.

Dopo il diploma in Ragioneria pensavo che la cosa più coerente da fare fosse proseguire gli studi in ambito economico, per questo motivo mi sono iscritta ad Economia Aziendale (università di Piacenza). Che dire, conservo pochi ricordi positivi e ancor meno amicizie dalla triennale per vari motivi, innanzitutto l'ambiente: avendo frequentato un'università privata (per comodità, vicinanza e vantaggi economici dovuti al mio quadro famigliare) mi sono sentita molto a disagio, era come vivere in un mondo che non mi apparteneva. Ho stretto bei rapporti con pochissime persone, quelle più vicine al mio modo di vivere e al mio modo di essere, per il resto era tutto un proliferare di gruppetti.

Il percorso di studi è stato una sorta di approfondimento di quello che avevo studiato in precedenza, non posso dire di esserne uscita arricchita più di tanto. Ho terminato i primi tre anni con poco entusiasmo e ancor meno voglia di proseguire con la magistrale, decidendo infine di trovarmi un lavoro.

Il mio più grande rimpianto è quello di non aver seguito fin da subito la mia vera passione, vale a dire le lingue: se adesso avessi la possibilità di azzerare gli anni universitari, cambierei in primo luogo il percorso di studi e in secondo luogo l'ateneo stesso, prediligendo un ambiente meno snob e di ampie vedute.

Casadelvino
Utente 8xP

Utente
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13
17 giugno, 2020 - 9:32
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Io sto concludendo la triennale in biotech a Trieste. 

Ho avuto la fortuna di avere tutti i corsi nel campus, il quale a me piace, ovviamente non nella sua totalità ma in generale sì. Tipo il mio dipartimento è bello perchè tra i più moderni, altri sono un po' fatiscenti. I lati migliori sicuramente il fascino della generale e la vista che si vede dalla mensa, mozzafiato perchè l'università e sopraelevata rispetto la città. 

La facoltà non è per niente male, i professori sono tutti preparati e l'units ti riesce bene a trasportare nel mondo della scienza (è una città abbastanza lanciata in quest'ambito). I miei principali problemi sono stati però che in tutti gli anni ho avuto più di un professore fortemente disorganizzato, e ciò rendeva studiare la sua materia e dare i suoi esami ancora più difficile; successivamente il trovare un tirocinio visto che sei abbastanza abbandonato a te stesso nella ricerca e poi ovviamente il coronavirus sigh 

La città è molto affascinante, anche se non troppo grande ed io posso dire di averla vissuta in tutti e 3 i modi (autoctono, pendolare, fuorisede; la terza modalità assolutamente la migliore)lol Non costa molto viverci rispetto altre (anzi!) magari è un po' caotica ed effettivamente manca di qualche servizio/possibilità che città più grandi possono darti, però in generale viverci da studente è abbastanza semplice e piacevole. Il suo punto forte penso sia comunque la sua posizione unica, too underrated.

In generale però, nonostante nel complesso mi sia trovato bene, vorrei cambiare aria per la magistrale causa necessità di staccarmi e probabile interesse per proposte qui non presenti (sperando di capire in fretta per cosa nello specifico, perchè attualmente sono very confuso). Però la consiglierei comunque.

CompNik97
Utente 3xP

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14
17 giugno, 2020 - 11:29
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Io frequento il corso di laurea triennale di Scienze del Patrimonio Culturale, nel Curriculum delle Discipline dello Spettacolo della "Federico II" di Napoli, e mi mancano gli ultimi due esami (oltre alla discussione della tesi) per poi finire, si spera, entro la fine dell'anno.    excited    

Ho seguito i corsi i primi due anni, andando avanti e indietro con il treno dal mio paese a Napoli e viceversa, poi al terzo ho preferito studiare a casa (tanto i corsi non sono mai stati obbligatori), anche per altri miei impegni "extra" legati soprattutto al mondo dell'associazionismo di cui faccio parte attivamente. Fortunatamente, sin da subito ho conosciuto un bel po' di persone e, col tempo, ho mantenuto stretto il legame con un gruppetto di colleghi (alcuni già laureati, altri ancora no), perciò da questo punto di vista posso ritenermi soddisfatto   smitten .

Caso contrario, invece, per il programma di studi ed il mio rendimento universitario che, oggettivamente parlando, non sono dei migliori: in linea di massima, non sono stati così preparati ed eccezionali i professori che ho avuto (con le dovute eccezioni, ovviamente) e ho avuto difficoltà a studiare diversi esami pesanti e lontani dal mio mondo, quindi molte volte li sono andati a "tentare" ed ho accettato qualsiasi voto, in quanto per me vige il motto "l'importante è superarlo"    lol . 

Definisco la mia carriera universitaria come una "montagna russa": ci sono stati periodi in cui sono riuscito a dare 3-4 esami di fila senza (tanti) problemi, ed altri (pure un bel po' lunghi) in cui sono stato fermo, senza riuscire a darne uno, e sfiduciato nell'andare avanti, infatti più volte ero tentato nel lasciarla   toofunny3  , ma poi mi sono detto "E dove vado ora? Devo iniziare da capo un nuovo percorso di studi? Tanto vale che finisco questo, come viene viene!"  (mai parole furono più profetiche   cool  ) . Insomma, è tutt'ora un sali e scendi continuo di esperienze forti ed emozioni di gioia, alternata alla disperazione. 

Ormai sto verso la fine, prima o poi ce la farò anche io a prendermi 'sta benedetta laurea e, finalmente, potrò iniziare una volta e per tutte a fare davvero quello che più mi piace (cosa che credevo fosse così quando mi sono iscritto, invece sono rimasto abbastanza deluso da questo aspetto) !     party    

Al di là di ciò, io la consiglieri comunque, perché se affrontata con concentrazione e passione, non si dovrebbero riscontrare (grossi) problemi ed intoppi sul proprio cammino  wink  .

Alex87

Admin
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15
17 giugno, 2020 - 11:33
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Io ho fatto (ormai anni fa) triennale specialistica in Bicocca a Milano. Mi sono trovato abbastanza bene tra strutture (forse in alcuni anni un po' dislocate), aule, professori, accesso alla tecnologia e dettagli vari. 

La fortuna vera è stata, dal terzo anno circa, il poter vivere a Milano da fuorisede che è ciò che mi ha permesso davvero di iniziare la mia vita adulta. 

La Bicocca in quanto struttura mi sentirei di consigliarla con discreta sicurezza (poi immagino dipenda dai corsi).

Edre
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16
17 giugno, 2020 - 12:07
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Sto frequentando il primo anno di magistrale in scienza (e ingegneria, we don't talk about that toofunny2) dei materiali all'Università della Calabria. A livello di esperienza mi trovo al 100% con quanto detto da Alby, perché da quel che so e ho visto Salerno e Cosenza (Arcavacata di Rende, in realtà) sono contesti molto simili. 

L'UNICAL è un campus molto particolare, da un punto di vista di strutture. Praticamente è un centinaio di edifici a forma di cubo (i cubi, appunto) che si affacciano su un ponte sospeso a due livelli. Ogni dipartimento ha un certo numero di "cubi" ad esso assegnati e al loro interno si svolgono bene o male tutte le attività didattiche e di ricerca. Attorno al campus orbitano copisterie, bar, ristoranti, un centro sportivo, un anfiteatro, un orto botanico, alcuni musei, tre mense, centri di ricerca separati, aule seminari, tre biblioteche divise per area didattica... Un po' di tutto, in realtà. Abitando a cinque minuti da lì, in una residenza universitaria, quando era possibile vivevo il campus da mattina a sera, è un ambiente molto carino. 

Per quanto riguarda il corso, mi ero iscritto più che altro per un discorso lavorativo. L'ambito della scienza dei materiali apre praticamente a ogni tipo di ricerca industriale, il tasso di occupazione di quelli che si laureano in SdM è altissimo. Anche a livello accademico, negli ultimi anni, in alcuni ambienti di ricerca sperimentale si sta assistendo a un "rimpiazzo" degli studenti di SdM rispetto a molti studenti di fisica o chimica, perché abbiamo conoscenze di base più ampie e maggiore praticità.

A parte i discorsi puramente economici/lavorativi, è un corso che amo, perché è la base degli studi sulle tecnologie che caratterizzeranno il futuro, che devono partire da materiali più prestanti o con proprietà diverse rispetto a quelli ad oggi in commercio. Un errore di pensiero comune è che nell'ambito della scienza dei materiali si studino solo i materiali "classici", macroscopici (aaah, quindi studi i cementi? I sassi? Il legno?  No, Karen). Le tecnologie più all'avanguardia si baseranno su materiali con proprietà microscopiche particolari (es. nanostrutture di carbonio per lo stoccaggio dell'idrogeno o supercondensatori, aerogels per isolamento termico, film sottili o nanoparticelle in ambito ottico, produzione di polimeri a partire dagli scarti organici, semiconduttori di nuova generazione per celle fotovoltaiche and so on). Siamo pochissimi studenti, tra l'altro, sia nel corso, sia nel dipartimento a cui afferiamo, quindi è davvero un bell'ambiente.

Non ho ancora chiare al 100% le prospettive post-laurea magistrale, però. Da un lato mi piacerebbe tentare la carriera universitaria, quindi un dottorato, ma la tentazione di andare subito a lavorare in azienda, immettendomi nel mondo del lavoro già sui venticinque anni, è davvero forte. Sono anche molto perplesso sulla possibilità di restare qui: in ambito universitario restare al Sud Italia non è un grosso peso, anzi. In alcuni contesti, come il mio, docenti e ricercatori hanno voglia di emergere e portare avanti la propria attività di ricerca, e questo genera un ambiente molto stimolante, rispetto a grosse università in cui non puoi contribuire più di tanto. Il problema è ciò che circonda l'università, anche solo la mentalità della gente del posto, che non so quanto riuscirò ancora a reggere. Sto maturando sempre più l'idea di puntare subito al settore ricerca e sviluppo di aziende all'estero o nelle grandi città italiane, con la mezza idea di tentare un master in comunicazione e divulgazione scientifica, perché trovo che si parli sempre poco delle possibili innovazioni tecnologiche e dei loro pro, ma questo è un discorso diverso.

Capo Horn
Dovunque
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17 giugno, 2020 - 12:33
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Sapientino a rapporto. Triennale conseguita in Comunicazione, tecnologie e culture digitali nel dipartimento di comunicazione e ricerca sociale dell'università La Sapienza.

Dal punto di vista logistico ho frequentato le lezioni alla Caserma Sani dove era presente la facoltà di lingue orientali, assegnata invece oggi all'università di Roma Tre. L'ultimo anno invece le lezioni sono state svolte nella sede del nostro dipartimento in Via Salaria. Devo dire che entrambi si sono rivelati degli ambienti molto accoglienti, meno dispersivi rispetto alla città universitaria e sopratutto del primo conservo tanti bei ricordi, sopratutto l 'accesso al mercato Esquilino che era praticamente attaccato alla facoltà e la fila che sbuccava ogni fuori dalla discoteca laziale (che stava praticamente a due passi di distanza) per i firmacopie.rofl

 

Dal punto di vista didattico,il corso è strutturato in maniera tale da darti un infarinatura generale un po su tutto, puntando ovviamente a materie più scientifiche e sociologiche dato il dipartimento a cui è collegato e offrendo conoscenze generali anche per chi vuole intrapendere dopo indirizzi più legati all'economia o al marketing. Se quest'ultime non sono il vostro forte vi consiglio di stringere i denti il secondo anno dato che Economia e Statistica la fanno da padrone, oltre a delle materie come Metodi di Ricerca o Semiotica che sono molto ostiche, un po anche a causa dei professori che non ci mettono niente a bocciarti. Proprio dei professori ne avrei a bizzeffe di episodi da raccontare, ma tranne degli spiacevoli inconvenienti come un giorno di appello durato letteralmente una giornata o una professoressa che aveva perso una mia mia prova di esame scritta, non ho avuto particolari problemi con loro, complessivamente molto preparati e che ti stimolano ad avere interesse verso gli argomenti trattati. Unico grosso difetto l'assenza di un tirocinio durante il percorso di studi, ma non so se ora l'hanno finalmente aggiunto.

 

Dal punto di vista umano invece eh, li è dove ho avuto più magagne. Purtroppo non è difficile trovare colleghi e persone che ti insinuano ogni due minuti che "Questa facoltà non serve a niente, avere questa laurea per fare i giornalisti o altro non ha senso, stiamo solo perdendo tempo" che per uno che si è staccato dalla propria famiglia ed è diventato fuori sede per intraprendere il percorso da universitario non è molto confortante. Senza contare che il gruppo di amici e conoscenze che mi ero fatto insisteva molto su questo fancazzismo e disinteresse verso le lezioni o a ciò che si studiava, cose che mi hanno portato spesso a sconfortarmi o a seguire dopo il primo anno intere giornate di lezioni da solo avendo anche molte difficoltà ad integrarmi con altri colleghi fuori dal mio gruppo durante la triennale, che dopo dei già poco memorabili anni di liceo è stato come prendere l'ennesima porta in faccia dal punto di vista umano e sociale. Fortunatamente nonostante un secondo anno ostico anche per motivi non legati all'università, al terzo anno sono riuscito almeno in parte a recuperare grazie a delle materie che ho amato molto e hanno riacceso in me la voglia di studiare e di apprendere, dandomi anche voglia di iniziare un percorso di studi alla magistrale idoneo ai miei interessi e a quello che vorrei fare dopo aver concluso il capitolo universitario. Con il sennò di poi, mi dispiace non essere stato abbastanza forte caratterialmente e mentalmente per scrollarmi un po di dosso certi pregiudizi e muri che avevo innalzato a causa dell'ambiente che avevo trovato, ma posso ritenermi soddisfatto di aver trovato in magistrale delle persone splendide che mi stanno aiutando molto a essere più fiero e convinto del percorso che sto seguendo.

ge_aldrig_upp
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Utente 7xP

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18
17 giugno, 2020 - 13:52
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Vi invidio un sacco per tutte queste storie super positive noparty la mia esperienza universitaria è stata sicuramente il più grande fallimento della mia vita "adulta", e in qualche modo mi sta condizionando ancora adesso che ho chiuso tutto da 18 mesi e posso riderci sopra plsnot

Dopo essermi diplomato al liceo scientifico ho studiato Scienze Statistiche all'Università di Padova, finendo la triennale tre anni fuori corso e con un voto vergognosissimo. Per la verità finito il liceo volevo iscrivermi a Lingue Straniere, ma dopo essere stato fortemente sconsigliato da parenti, amici e conoscenti per mesi e mesi ho deciso, quasi un mese dopo la conclusione dell'esame di maturità (e già lì...) di giocarmi la carta di Statistica pensando che fosse la cosa giusta e "adulta" da fare - nel senso che avendo passato i cinque anni di liceo senza alcun problema e vivendo tutto sommato abbastanza di rendita pur soffrendo un po' l'applicazione teorica delle materie scientifiche, ero convinto che non avrei avuto difficoltà ad ottenere una laurea che in quel momento sembrava offrire milioni di possibilità lavorative e in seguito, con questo "piano B" in tasca, avrei potuto dedicarmi con tutta calma a ciò che mi appassionava.

Il problema di fondo è che avendo navigato i cinque anni delle superiori senza costruirmi un metodo di studio efficace, appena mi sono trovato a contatto con il mondo universitario è caduto un po' tutto il castello di carte. Mi son trovato a fare avanti e indietro da un'altra città frequentando lezioni di cui non capivo assolutamente niente, per poi tornare a casa e fare di tutto per cercare di non pensare all'università. Non studiando passo passo come il percorso di studi richiede, arrivavo ogni volta a lezione senza ricordarmi nulla di ciò che era stato spiegato fino a lì.

Parallelamente a questo discorso vorrei anche aggiungere che approcciandomi a un corso di studi dove buona parte degli allievi risiedevano a Padova in partenza (e in gran parte si conoscevano già da prima dell'inizio delle lezioni) mi è stato pressoché impossibile costruire anche in minima parte quel tipo di legami di "amicizia interessata" che all'università sono FONDAMENTALI. I miei "colleghi" mi hanno subito preso di mira come il proverbiale tipo strano (mettendo in giro anche voci fastidiose sul mio conto per via di un misunderstanding legato a un esame rifiutato mess ) e a parte un caso isolato, nessuno veramente mi ha dato una mano concreta nel corso di tutta la mia esperienza universitaria.

Il punto di fondo però restava quello: non mi piaceva quello che stavo facendo e sempre più si faceva strada in me la convinzione di aver sbagliato strada. La scelta di Scienze Statistiche l'avevo compiuta perché l'applicazione pratica della statistica descrittiva mi aveva sempre affascinato (anche tuttora, come si immaginerà facilmente chi mi conosce un minimo lol ) ma non sono mai riuscito a tollerare tutta la pesantissima parte teorica, che specialmente all'inizio costituisce una parte vitale di questo corso di studi. Alla fine del primo anno ero già indietro di qualche esame e, messo di fronte alla possibilità di ritirarmi e cambiare strada, ho rifiutato perché avevo paura del giudizio altrui, non riuscivo ancora ad ammettere di avere dei problemi e soprattutto non avevo un'alternativa valida perché a 19 anni non mi era ancora pienamente chiaro cosa volevo fare della mia vita sadida

Di ciò che è successo da lì in poi è anche noioso parlare, perché mi son trascinato per ulteriori 5 anni fra ulteriori sofferenze, esami non passati, inutili tentativi di farmi aiutare da professionisti di vario tipo (professori dalle capacità dubbie, psicologi dello studio) e soprattutto tanto, tanto, TANTO tempo buttato via. In un modo o nell'altro son riuscito a chiudere 'sta cosa e ho un'idea molto più chiara di quali siano i miei punti di forza e le mie capacità su cui posso contare nella mia futura carriera lavorativa, ma il fatto di essermi fermato dopo la triennale non mi è mai andato giù e non so se riuscirò mai a passarci sopra del tutto piango2

Al di là di tutto questo, mi sento di dare una valutazione complessivamente più che discreta al mio ateneo perché nonostante tutto ritengo tuttora che sia una strada valida per chi ama la materia e vuole intraprendere questo tipo di percorso accademico. Gli esami sono praticamente tutti scritti e i professori sono sicuramente più alla mano che in altre facoltà (e al di fuori delle ben conosciute logiche delle baronie universitarie).

Mi sono forse trovato un po' male con le strutture del mio Dipartimento, locato in un ex convento adibito a luogo di studio con aule assolutamente inadatte all'insegnamento di fronte a 100+ studenti (piatte, lunghe, con acustica TERRIFICANTE e i professori spesso senza microfono)

Gabbo
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17 giugno, 2020 - 20:20
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Io sono al terzo anno di economia e gestione aziendale a Trieste.

Già ai primi anni di superiori avevo le idee abbastanza chiare su che facoltà scegliere all'università ma ero sempre in dubbio in quale città. Volevo provare un'esperienza lontano da casa ma abitando a Gorizia, ed essendo units tra le migliori a livello nazionale nella facoltà di economia, ho deciso di rimanere in zona, ed eventualmente andare fuori per la magistrale.

Per motivi sportivi non ho avuto la possibilità di trasferirmi a Trieste e quindi devo fare il pendolare, sparandomi 2 ore di treno ogni giorno fra andata e ritorno rip Penso che fare il pendolare abbia sia i suoi pro che i suoi svantaggi: da una parte penso che tutto possa risultare più semplice, si avrebbe più tempo per fare le varie cose, studiare ecc., dall'altra parte invece, almeno nel mio caso, perdendo già tanto tempo in treno, ho avuto modo di organizzarmi al meglio con le tempistiche e cercare di sfruttare al meglio il tempo (scarso) a disposizione.

Trieste è una città che mi piace molto, la sera c'è molta 'movida' (soprattutto il mercoledì per via dei ''mercoledì universitari'').

Una cosa che mi piace molto è che quasi tutti i corsi non richiedono la presenza obbligatoria, quindi per me che non potevo andare a tutte le lezioni è stato molto importante perchè non mi sono trovato indietro rispetto ai miei compagni di corso. 

I ragazzi che frequentano economia, almeno del mio anno, sono tutti un po' snob e poco propensi all'aiuto reciproco, a meno che tu non rientri nel gruppo dei 'bravissimi'. Stringere legami importanti è quindi piuttosto difficile rolleyes

Una cosa che invece mi è dispiaciuta è non aver potuto vivere a pieno il campus per via del fatto che il dipartimento di economia lo stanno ristrutturando da anni e per questo motivo ci hanno trasferito in vecchie sedi provvisorie all'interno della città, lontane da tutti gli altri dipartimenti.

ouro
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17 giugno, 2020 - 21:05
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Ho tre storie qui:

- Triennale in Fisica a Modena: un ambiente molto familiare e a stretto contatto, con l'unico problema che, essendo un pendolare da abbastanza lontano (50 minuti di treno) non ho mai legato molto con la gente piu' di zona. In compenso pero' ho i ricordi piu' belli di quei tre anni con "la compagnia del treno", ossia un gruppo di 20-25 persone del sud di Mantova e nord di Modena che si ritrovavano di mattina e di pomeriggio (non tutti, a seconda del proprio corso di laurea) sul treno. Quante risate che ci siamo fatti, facevamo una baldoria incredibile ad ogni orario. Quando potevamo andavamo anche in mensa (questo per quelli del campus scientifico) ma mi e' capitato spessissimo di saltare le mie lezioni e andare a quelle di biotecnologie, o di economia, o di lingue in centro. Ricordi stupendi con poi una parentesi interessante dalle parti di Trieste per la tesi di laurea al Sincrotrone.

- Magistrale in Scienze dei Materiali (ciao @Edre ) in Bicocca a Milano, dove mi trasferii nelle residenze studentesche. Il mio primo anno lo racconto davvero solo a persone fidatissime per varie ragioni piuttosto infelici, quindi evito qui. Ma dal secondo anno e' stata un'avventura in residenza, era come vivere al Grande Fratello, con 100 concorrenti in una stessa "casa"... se ci ripenso e' stato l'anno in cui ho vissuto piu' intensamente in tutta la mia vita, proprio dei rapporti intensissimi amplificati dal fatto che questo gruppo di persone praticamente viveva sempre assieme. Il corso di laurea era facile ma mi piacque molto di meno rispetto a Fisica, troppo poco matematico. Nota di merito: la tesi a Parigi, con una borsa molto cospiscua e l'alloggio pagato cool

Poi vabbe' il dottorato a Londra (Imperial) e' anch'esso una storia lunga, ma anche in quel caso ho avuto grandi momenti di felicita' con una compagnia della palestra che non dimentichero' mai. In aggiunta la compagnia dei dottorandi del consorzio tutti sparsi per l'Europa, a ritrovarsi ogni 6 mesi in qualche citta' e imparare ma sopratutto fare baldoria, altri momenti bellissimi. Infine altre grandi soddisfazioni nella societa' di consulenza per studenti (niente di che) di cui fui direttore, con un bel network di persone ambizione che tutt'ora sento in virtu' della nostra professione. L'unico lato negativo fu proprio il progetto di ricerca, penso che la mia tesi fosse davvero debole, but hey, I am a fu**ing PhD anyway 🙂

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