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xello
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17 gennaio, 2021 - 21:48
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Riesco a commentare solo ora. Io e Laurona vi ringraziamo excitedexcited

Speriamo in un secondo Gala più fruttuoso hug

Scio16
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18 gennaio, 2021 - 1:35
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Complimentoni a Xello per essersi salvato e complimenti anche a Davenport per il bel brano del ballottaggio heart

alessandrino
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18 gennaio, 2021 - 17:38
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Pronti a vivere questo secondo Gala dedicato alle parole e ai testi? 

GIF Simona Ventura Sdibeleiba | Trash Italiano

Si sa, per veicolare un messaggio in musica, le parole sono importanti tanto quanto la melodia. 

Se Simona Ventura commentasse in GIF una serata in discoteca - RETE 7

Sono sicuro che i nostri cari concorrenti avranno dato il massimo per interpretare questo tema nella maniera più personale e adeguata possibile excited

Selfie - Le cose cambiano” con Simona Ventura - pagina 56

Dunque non ci resta che aspettare e gustare le loro proposte! A tra poco con la pubblicazione del post. 

alessandrino
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18 gennaio, 2021 - 18:12
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 My Favorite Singer 3 - Gala 2

 

parole.png

 

The Beatles - Topic - YouTube

The Beatles & @Iry8 - The Fool on the Hill

Il primo pensiero che mi è passato per la mente leggendo il tema di questa nuova prova è stato che i Beatles sono conosciuti principalmente per le loro melodie. Questo non perché non fossero in grado di scrivere lyrics efficaci, tutt’altro. Il fatto è che, semplicemente, soprattutto nella prima parte della loro carriera i Fab Four (ragazzi poco più che ventenni) erano concentrati a trasmettere la loro energia e la loro passione per la musica più che contenuti particolari. E questa etichetta, forse, non se la sono mai tolta del tutto.

 

Mi è venuta in mente la risposta di Paul in un’intervista del 1965:

Intervistatore: “They referred to Day Tripper as being about a prostitute, and Norwegian Wood about a lesbian. I just wanted to know what your intent was when you wrote it”

Paul (ironico): “Well, we were just trying to write songs about prostitutes and lesbians, that’s all”

come a prendere in giro chi pensava ci fossero metafore o significati ulteriori dietro testi che per loro erano solo un accompagnamento a una musica.

 

Ciò che però mi è rimasto in mente è un titolo ben preciso: The Fool on the Hill.

 

Questo brano del 1967 si colloca in un processo evolutivo del gruppo, che pian piano esce dalla sua comfort zone di canzoni d’amore e inizia a fare riflessioni più ampie, più profonde, dando maggiore rilevanza al testo. È lo stesso processo che avrebbe portato John a scrivere, dopo lo scioglimento dei Beatles, pezzi caratterizzati dalla forza incontenibile delle loro parole, come ImagineWorking Class Hero e Woman is the N**** of the World.

The Fool on the Hill è un quadro, uno spaccato di umanità che si lascia osservare: si tratta di un pazzo che parla al ventoun escluso. È un brano che mi ha sempre colpita per la sua espressività, e mi piace anche pensare che, a un livello più profondo, la canzone stessa parli della forza delle parole, sia in positivo che in negativo.

Day after day, alone on a hill

The man with the foolish grin

Is keeping perfectly still

But nobody wants to know him

They can see that he’s just a fool

And he never gives an answer

 

But the fool on the hill

Sees the sun going down

And the eyes in his head

See the world spinning round

 

Questa è un’esperienza universale: chi di noi non si è sentito almeno una volta un “pazzo sulla collina”? Mettere etichette è qualcosa che l’essere umano fa per dare un ordine al proprio mondo, ma quando si etichettano le persone le si chiude, le si imprigiona in una gabbia fatta di una sola parola. Il personaggio è “solo un pazzo” per tutti quei “they” che rappresentano il branco, la massa. E non importa che lui riesca a vedere le cose più lucidamente, rimane giorno dopo giorno solo sulla collina perché nessuno vuole conoscerlo: non è sempre facile andare oltre una parola.

 

Well on the way, head in a cloud

The man of a thousand voices

Talking perfectly loud

But nobody ever hears him

Or the sound he appears to make

And he never seems to notice

 

But the fool on the hill

Sees the sun going down

And the eyes in his head

See the world spinning round

 

And nobody seems to like him

They can tell what he wants to do

And he never shows his feelings

 

But the fool on the hill

Sees the sun going down

And the eyes in his head

See the world spinning round

 

Parlare con la sensazione che nessuno ci stia a sentire e che nessuno abbia voglia di capirci è una sensazione angosciosa, dolorosa. Fa male l’idea che, per quante voci abbiamo e per quanto chiaramente ci esponiamo, non ci sia volontà di ascolto o dialogo dall’altra parte. La libertà di espressione a volte non è abbastanza: se non c’è la certezza di trovare un orecchio favorevole e delle parole di conforto il più delle volte tendiamo a non rivelare i nostri sentimenti, la parte più intima che abbiamo. E magari, in silenzio, soffriamo. E nel silenzio mi è capitato di sentire questa canzone, e di identificarmi con il fool, circondata da una barriera di parole mai dette o mai veramente comprese.

 

He never listens to them

He knows that they’re the fool

They don’t like him

 

The fool on the hill

Sees the sun going down

And the eyes in his head

See the world spinning round

 

The Fool on the Hill parla dalienazione umana, dei muri che creiamo con le parole e contro le parole, dell’incapacità di comunicare tra noi e della sofferenza che ne deriva; e qui sì, in questo pezzo struggente sì che i Beatles ci permettono di ascoltare la loro vera voce.

 

Estate sammichelina: sabato sera a Sammichele il concerto di Anna Oxa

Anna Oxa & @sparso - Figli di Nessuno

Quando ho letto il tema di questo secondo galà, ho pensato subito ad una frase di Oscar Wilde: La prima tragedia della vita sono le azioni, la seconda le parole. Le parole, forse, sono la peggiore. Le parole sono spietate. Possono ferire, far del male oppure racchiudere dentro di se l’essenza di noi stessi. Proprio per questo ultimo motivo  , per il testo profondo in cui mi sono ritrovato con il tempo, per questo secondo galà ho scelto un brano del 1992.

 L’album “di questa vita” da cui è tratto il brano, esce dopo 2 anni di silenzio di Anna dovuto alla nascita di Francesca, la prima figlia.

Tutti i brani sono firmati da Berlincioni e Belleno, Arrangiati da Jeff Wesley. A proposito  dell’album Anna  racconta che tutti i brani parlano di quello che ha vissuto e che vive quotidianamente. In particolar modo “Figli di nessuno”   possiede un evoluzione musicale e interpretativa. E’ un album in cui Anna affronta temi sociali, religiosi, l’indifferenza che attanaglia uomini e donne, E’ un Anna musicalmente più aggressiva.

 

Testo

E si spingono da soli

Con le loro grandi mani
Aggrappate al ferro freddo

Di due ruote disuguali
Gambe esili di cigno
Come fragili armature
E il palazzo dei pensieri
A volte, ha tante stanze buie.
Sono i figli di nessuno
Sono uomini in germoglio
Sono anime più grandi
Obbligate al loro orgoglio
Ma vorrebbero cantare
Ma vorrebbero ballare
E scottarsi sulla sabbia
Per tuffarsi in mezzo al mare
Anche i figli di nessuno
Hanno i cuori disarmati
Ed accettano la vita
Perché sono innamorati
E non contano i gradini
Però contano le stelle
Solo dentro i loro occhi
Puoi vedere le più belle.
Sono i figli dei problemi
Che non hanno mai risposte
Accavallano paure
Ma le tengono nascoste
Hanno i sogni ipotecati
Da un presente che li azzera
Ma il sogno di sognare
è la loro arma vera.
E noi in quante cose li abbiamo aiutati
Di quante promesse li abbiamo vestiti
Soltanto uno sguardo per dire "peccato".
Sono i figli di nessuno
Sono barche senza porto
Ancorate ad un ormeggio
Che li fa sentire a fondo
Ma sanno vivere in salita
Sanno essere importanti
Sanno usare i sentimenti
Forse più di tutti quanti.
Sono i figli di nessuno
Sono statue mutilate
Sono linee di profili
Solamente tratteggiate
E nascoste sotto il vetro
Di quel corpo che li impaccia
C'è un sogno di dolcezza
Che si legge sulla faccia.
E noi in quante cose li abbiamo aiutati
Di quante promesse li abbiamo vestiti
E poi quante volte li abbiamo ascoltati
E noi in quanti discorsi li abbiamo venduti
Soltanto uno sguardo per dire peccato
Avrebbero potuto non essere mai nati.
Sono figli di nessuno
Solo per chi non li ha accettati
Per me son piccoli fratelli
Dai destini delicati.

Lo specchio

 

Ascoltare questo brano è come rivedere la propria vita attraverso uno  specchio. Ci sono quelli che “ Avrebbero potuto non essere mai nati Sono figli di nessuno Solo per chi non li ha accettati” che sono i ragazzi che incontro quotidianamente. Ragazzi che si sentono diversi, che vivono ai margini. Quelli che vogliono da te delle risposte. E non sai mai se quelle che darai sono quelle giuste.  Poi  Ci sono quelli  che hanno un sogno di dolcezza Che si legge sulla faccia. E noi in quante cose li abbiamo aiutati Di quante promesse li abbiamo vestiti E poi quante volte li abbiamo ascoltati e uno di loro è stato adottato e vive con noi.

 Ed è proprio questa esperienza che ti fa crescere, Cresci insieme a loro.  Non c’è niente da aggiungere a queste parole. La loro forza è travolgente, ti avvolge e riempie le tue giornate.

 

A Tribute To Bury The Hatchet By The Cranberries And Dolores O

The Cranberries & @Scio16 - Delilah

 

Raccontare i The Cranberries attraverso un brano che abbia “un bel testo indipendentemente dalla melodia” è un po’ come chiedermi di mostrarvi le mie doti culinarie preparandovi una carbonara che sia buona anche senza metterci le uova: l’unico modo è stato tentare di rivisitare la ricetta.

I testi delle canzoni della band di Limerick, scritti per lo più dalla stessa Dolores, sono sempre (ma proprio sempre) estremamente ermetici, giocati tutti sulle anafore (cit.), e le ripetizioni ossessive. La rima è un caposaldo imprescindibile, il lessico è semplice e talvolta sfiora l'infantile. Questo lo scrivo con estrema stima e invidia nei confronti di uno stile testuale così minuziosamente scolpito da diventare iconico.

Non potendo puntare sulla complessità o sulla ricchezza di concetti, ho deciso di evidenziare in questa prova quello che per me è il vero punto di forza di questi testi: il loro potere evocativo.

 

 
Delilah è un brano sul cui significato ho fantasticato a lungo. Tratto dall'album Bury The Hatchet del 1999, ritenuto da molti il canto del cigno della band, il pezzo grida la rabbia e la frustrazione nei confronti di una donna, Delilah, che insidia la serenità di Dolores cercando di rubarle il compagno e, di conseguenza, la stabilità materiale ed emotiva costruita con fatica negli anni.
Shout, shout, shout Delilah
Shout, shout, shout at the top of your lungs
Shout, shout, shout Delilah
Shout, shout, shout until the kingdom comes

Stay away from me
Just stay away from my house
Stay away from me
Just stay away or I'll sort you out
Shout, shout, shout Delilah
Shout, shout, shout 'til the kingdom comes

Treading on my dreams
Stop treading on my dreams
Stop treading on my dream

Out, out, out Delilah
Out, out, out, stay out of my place
Out, out, out, Delilah
Out, out, out, I'll rearrange your face

He'll never really be
He'll never be your lover
He'll never really be
He'll never be your lover
So stay away from me
Just stay away from my house
Stay away from me
Just stay away or I'll sort you out

Shout, shout, shout Delilah
Shout, shout, shout, 'til the kingdom comes
Treading on my dreams
Stop treading on my dreams
Stop treading on my dreams

Delilah, Delilah, Delilah
Push me, push me
Delilah, Delilah, Delilah
Push me, push me
Push me, push me, push me
Push me, push me, push me

La prima volta che l'ho ascoltata ho pensato immediatamente: "Io odio Delilah". Non m'importa quali siano le sue ragioni, non serve ascoltare l'altra campana, il testo e l'interpretazione sono troppo convincenti, ci indicano da che parte stare. "Stay away from me, just stay away from my house" è il fulcro di tutto il brano: mi sento quasi come se fossi io stesso sul balcone di casa O'Riordan a gridare a questa fastidiosa sconosciuta, del tutto intenzionata a rubare il trono della legittima proprietaria.

Successivamente, ho letto in vari forum che il brano si ispira a un episodio realmente accaduto, una rissa in un bar che vide protagonista Dolores stessa con la donna (che probabilmente aveva un altro nome) la quale da qualche tempo aveva una relazione clandestina con suo marito. 

Il punto è che, anche senza leggere di questo aneddoto, è stato più o meno così che mi sono sempre immaginato la scena dipinta in Delilah. È proprio in questo che è racchiusa la potenza di questo testo, così basico ma anche così evocativo, vivido, vero. 

"Shout shout shout, Delilah" con la sua ossessiva ripetizione, ma anche il "Delilah, push me, push me" riescono a farti vivere quel momento. Puoi provare la rabbia, sentire le grida della donna, percepire il fastidio delle sue mani aggressive sulla tua pelle."Stop treading on my dreams" racconta di un disagio che deve necessariamente essere sfogato rischiando di sembrare eccessivo e ridicolo, e di sfociare in buffe minacce di violenza come "Out, out, out I'll rearrange your face", letteralmente "via, via, via o ti riordino la faccia". È brutto, è forte ma è così vero. Sono frasi anche soltanto pensate da ognuno di noi almeno una volta nella vita.

Ognuno di noi ha avuto la sua Delilah, magari più di una. Magari potete leggerci un collega particolarmente odioso, un parente invadente, la persona per cui il vostro partner vi ha lasciati oppure, come me, avreste voluto avere la forza di gridare queste parole ai bulli che da ragazzini c’infastidivano. Io quella forza non l'ho avuta davvero ma questo brano ha un po’ fatto questo sporco lavoro per me e oggi, ogni volta che lo riascolto, riesco a provare sì rabbia, ma anche rivalsa e soddisfazione.

Oggi, dopo anni di songwriting per passione e per lavoro, penso di avere chiaro questo: la forza delle parole non sta per forza nel concetto profondo o in un sentimentalismo ostentato da risultare artefatto. È nella semplicità e nella verità che le parole sprigionano tutta la loro forza, ma questo è anche il risultato più difficile da ottenere per chi scrive. Io credo che, in Delilah, i The Cranberries centrino pienamente l’obiettivo di far sentire presente l’ascoltatore (che diventa osservatore) a margine della scena a gustarsi lo scontro; il tutto senza scadere nell’eccesso o, almeno, non un eccesso che non sia funzionale a trasmettere in maniera realistica quei sentimenti.

 

Laura Pausini

Laura Pausini & @xello - Dove l'Aria è Polvere

Cronaca del giorno in cui
L´aquila volò
Su confini dove l´aria è polvere
Storia di un bambino che
Quell´aquila incontrò
E tese le sue braccia
A chi le braccia gli rubò
Ed un soldato raccontò
Di come il cielo si oscurò
E in terra pianse lacrime
Urlando ruggine
Ma che cos'è la libertà?
E che significato ha?
Non si può credere a una bandiera se
è il sangue a vincere
L´aquila non dorme mai
Sacrifica i suoi eroi
Mette in mostra le sue stelle e suoi trofei
il bambino è orfano di casa e di poesia
Per l´indifferenza che
La guerra ha dentro se
Ed un soldato raccontò
Di come il tempo si fermò
La terra pianse lacrime
D´aceto e grandine
Ma che cosè la verità
E che significato ha?
Non si può credere a una bandiera se
è il sangue a vincere
Ma che cos´è la libertà?
E che significato ha
è il sole che non sorge mai?
è il buio addosso a noi?
Ed un soldato raccontò
Di come il cielo si oscurò
Di come a vincere c´è una bandiera che
Ha il sangue dentro se
dentro se... dimmi che cos´è la libertà... cos´è?

‘Dove l’aria è polvere’ presenta uno dei testi, a mio parere, più crudi e ricco di significati nascosti della discografia musicale italiana.

Siamo di fronte agli orrori della guerra d’Iraq e più precisamente alla storia tragica di Ismai Abbas, dodicenne che a causa del conflitto perse la sua famiglia e le sue braccia, diventando simbolo dei tragici effetti della guerra sulla popolazione civile.

L’aquila menzionata nel testo non è altro che un riferimento all’aquila impressa sullo stemma degli Stati Uniti d’America, coloro che il 20 marzo 2003 invasero l’Iraq; un’aquila che non dorme mai e sacrifica i suoi eroi, combattendo una guerra ritenuta dai più non necessaria e portando alla morte dei suoi soldati.

Tra le vittime di questo conflitto armato c’è lui, il bambino orfano di casa e di poesia (privato non solo della propria famiglia ma anche della possibilità di studiare e acculturarsi in una scuola ormai distrutta dai bombardamenti) che tese le sue braccia (arrivando anche a perdonare gli artefici di quella disseminazione di odio e morte) a chi le braccia gli rubò (Ismai perse infatti le sue braccia in seguito ad un bombardamento)

La terra (che può essere intesa anche come madre) pianse lacrime d’aceto e grandine, di fronte ai propri figli seppelliti a suon di bombardamenti e fucilate; e, in un paesaggio dominato soltanto da orrori e devastazioni, non resta che chiedersi se il sole sorgerà mai o se il buio avrà il predominio, alludendo all’incertezza del vivere o del morire in una tragedia come quella della guerra.

Gli orrori del conflitto iracheno emergono anche dalle parole dei soldati che calpestarono coi propri piedi quelle terre insanguinate, arrivando anche a dubitare della propria bandiera (quella americana) visto che il costo per onorarla fu quello di spargere sangue e morte.

‘Dove l’aria è polvere’ porta la firma di Cheope, paroliere italiano figlio d’arte (suo padre è Mogol). Qui Laura esce per un attimo dal filone delle canzoni d’amore e affronta in maniera cruda e sincera l’orrore rappresentato dalla guerra d’Iraq, criticando nemmeno troppo velatamente le iniziative belliche intraprese dagli USA. Un testo, questo, che ho trovato sempre disarmante per la sua capacità di trasformare le parole in immagini, consentendo all’ascoltatore di immergersi per un attimo in quello che fu un conflitto duro e sanguinoso. La domanda ‘ma che cos’è la libertà?’ chiude perfettamente il brano, sottolineando come un qualcosa che dovrebbe essere scontato (ovvero la libertà) in molti luoghi e per molte persone purtroppo è soltanto un lontano miraggio.

 

Cyndi Lauper Photos (361 of 554) | Last.fm

Cindy Lauper & @CrYs - Shine

Per questo Galà avrei potuto portare una  canzone simbolo di Cyndi, quella famosa "True Colors" che tanto negli anni proprio grazie alle parole che recita le è valsa anche grandi riconoscimenti dal mondo LGBTQIA oltre che dal mondo della musica in generale. Invece ho deciso di presentare quella che credo in assoluto sia la mia canzone preferita di questa grande icona della musica, una canzone che amo talmente tanto da aver tatuato il titolo sul mio corpo..."Shine".

Sicuramente sconosciuta ai più, fa parte di un periodo particolare della carriera di Cyndi. Un momento poco fortunato, dovuto alle scarse vendite del precedente album "Sisters of Avalon", un lavoro più sperimentale e meno pop, pubblicato nel 1997. A causa del fallimento dell'etichetta discografica, "Shine", e le tracce del disco omonimo, riescono ad avere il loro spazio solo nel 2004, grazie a un'uscita mirata al solo mercato Giapponese, paese in cui Cyndi tuttora ha un discreto successo.

"Shine", grazie al suo messaggio edificante e a un ritornello preceduto da una bellissima introduzione di archi, potrebbe essere definita una sorta di proseguimento o evoluzione di "True Colors" in chiave uptempo.

Anche la traccia che vi propongo, infatti, è indirizzata a chi si trova in un momento di difficoltà ed ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto e lo aiuti a tirare fuori il diamante che porta dentro di sé, affinché possa risplendere ed irradiare la sua benefica energia.

Proprio le parole in questo caso arrivano dirette, in alcuni punti addirittura urlate come a voler scolpire il messaggio direttamente nel cuore degli ascoltatori senza giri di parole, proprio come quel fantastico "SHINEEEEEEEEE" urlato all'inizio del brano e che in modo quasi martellante ma mai banale o fastidioso verrà utilizzato spesso all'interno del testo proprio per far ben capire, sentire e provare quel messaggio all'ascoltatore.

"Shine I'll stand by you
Don't try and push me away
'Cause I'm just gonna stay
You can shine I won't deny you
And don't be afraid it'll all be OK"
(Brilla, io ti sarò accanto e non provare a  respingermi perché io comunque resterò e non avere paura di brillare perché andrà tutto bene)

Quindi il messaggio che Cyndi vuole mandare con questo testo semplice e diretto è sii forte, io sarò accanto te nel bene e nel male, ti sorreggerò e non rinnegherò mai te e quello che sei, anzi voglio che brilli come un diamante e devi mostrarlo perché sennò è come se fossi sepolto sotto terra quando invece devi mostrarti perché meriti di esistere più di ogni altra cosa al mondo.
"Gonna call down to this diamond
Buried underground"

"Gonna call out to these embers
waiting to ignite (...)
I can see the frown you wear
All around like some faded crown"
Anche in questa frase si sente la voglia di Cyndi di spronare l'ascoltatore, cercando di fargli capire di credere più in se stesso altrimenti andrà a spengere l'ardere della propria anima evitando di farla diventare una corona sbiadita.

Questo vero e proprio inno mi ha aiuto a essere ciò che sono, senza vergogna e senza paure, libero di brillare nonostante tutto e tutti. Arrivato in un momento cruciale della mia vita, come molti altri, che potrei raccontare attraverso le canzoni di questa grande Artista.

"When it's said and done
What you need will come
and time won't let me, let you
waste it this time"

Di questo pezzo ne esistono due versioni, la versione originale e la versione acustica altrettanto bella e con un'atmosfera diversa ma di uguale impatto emotivo contenuta nel disco "The Body Acoustic" del 2005.

Vi lascio con un'ultima piccola curiosità, che inquadra ancora di più l'importanza sociale di questo brano e della produzione di Cyndi. La versione Babylon Remix di "Shine" è contenuta nella colonna sonora di una delle serie TV a tematica omosessuale più iconiche di tutti i tempi: "Queer As Folk USA". Cyndi è presente in uno degli episodi finali dell'ultima stagione, in cui viene chiamata a cantare di fronte a un grande pubblico. Un segno di stima per una delle artiste più legate alle cause del mondo LGBTQIA.

 

 

√

Afterhours & @amers - Sulle Labbra

Ci sarebbero molte canzoni che vorrei portare per questo Gala, alcune sono più importanti nella discografia degli Afterhours mentre altre sono fondamentali per quella di amers. Ho deciso di proporre un pezzo fondamentale per me, tratto da Quello che non c'è, disco del 2002 e il primo senza la chitarra di Xabier Iriondo: Sulle labbra.
Una canzone può avere diversi punti di forza, questo brano riesce col suo testo semplice e immediato a non farsi divorare dalla melodia e a portare chi l'ascolta a pensare e a ritrovarsi nelle parole di Agnelli.

Non so cosa intendesse in realtà Agnelli mentre la componeva, io l'ho sempre vista come la descrizione della perdita dell'innocenza nel passaggio dalla pubertà all'età adulta.

La tua primavera è un incubo

In cui lo stato cede alla pornografia

Il niente e il niente da distinguere

Finché poi non sai più cosa sentire

La primavera intesa come l'adolescenza, dove tutto sembra andare storto e dove ci sentiamo più vulnerabili e a rischio. Sopraffatti a volte dalle emozioni.

Pensi di avere un credo poi lo adatti a quello che sei

Parole disarmanti nella loro semplicità, da adolescenti a volte non abbiamo ancora ben chiaro cosa vogliamo e cosa aspettarci dalla vita e quindi lo plasmiamo al nostro essere. L'amers adolescente aveva necessità di far aderire un credo alla sua persona per essere omologata ai suoi coetanei e non sentirsi esclusa. Un credo nel modo di vestire, di pensare, il non essere etichettata come sfigata, solo per i gusti differenti.
A volte guardandomi allo specchio rivedo ancora quell'adolescente, consapevole però di essere riuscita ad avere un pensiero proprio anche se spesso vuol dire lottare contro i mulini al vento.

E come può il mio amore essere limpido

Se è la mia nazione che l'inquina

So come un uomo deve decidere

Ma ora non so più cosa sentire

Il giovane vorrebbe amare senza pregiudizi ma non sempre riesce nel suo intento. E lì amers diciannovenne si rivide del tutto: quel sentimento che provava non era giusto. Sapeva chi amare e perché ma il sentirsi sbagliata e in difetto la facevano vergognare. Perché provare dei sentimenti per una come te non era sano, emozionarsi per il sorriso di Valeria e non per quello di Alessandro non era ben visto. Non sarebbe stato capito.
Quell'amore era inquinato.
E più passava il tempo più...

Ti ritrovi sulle labbra

A giustificarti quel che sei

Scuse su scuse perché non si riesce ad accettare la realtà. Si ha paura di essere se stessi. Soprattutto a quell'età. Quindi dovevo fingere di provare qualcosa per il figo della scuola perché altrimenti sarei restata sola, fingere di essere in una fase perché così nessuno poteva dirmi nulla.
Fingere di essere ciò che non sei e non potrai mai essere.

Anche odiare è un diritto sai

Poi la voce di Agnelli sentenzia: provare odio non è qualcosa di negativo. Quindi potevo odiare chi e cosa mi facesse sentire inadeguata, non dovevo sentirmi in colpa. Né amando né odiando.
E questo mi ha accompagnato anche nelle fasi successive, insegnandomi di non aver paura di provare sentimenti negativi, non aver paura che possano divorarti.

La tua primavera è un incubo

Disobbedire acquista un senso in più

Infine un senso di speranza. L'adolescenza sarebbe stata ugualmente infernale ma potevo, e dovevo, ribellarmi.
Disobbedire agli schemi prefissati da una società dove non mi riconoscevo, aver coraggio di prendere in mano la vita e scegliere di essere me stessa senza paura.

Disobbedire è vivere.

 

Elisa: live a Torino - XL Repubblica

Elisa & @semota - Non fa Niente Ormai

Come dice Freud “è impossibile conoscere gli uomini senza conoscere la forza delle parole“.

Le parole hanno un valore che spesso si da per scontato. Possono ferire, se pungenti come lame o pesanti come pietre. Possono essere di conforto al pari di un abbraccio e dare sicurezza a chi le riceve. Oppure, come vedremo insieme, essere lievi come in questa manifestazione d'amore. All'inizio della sua carriera Elisa ne era consapevole.

“Io non scrivo cose da cantautrice. Ho studiato fino alla terza media, all’inizio non facevo nemmeno le interviste perché temevo di sbagliare i verbi. Uno deve maneggiare la storia e la lingua prima di dirsi sicuro di qualcosa. Non sono cantautrice ma non significa che scrivo cose leggere”.

Così rispondeva Elisa quando nel libro Fairy girl del 2008 le si chiedeva qualcosa su alcuni suoi testi e si alludeva al fatto che non fossero impegnati. Al riguardo diceva: “Poi mi chiedo: impegnato rispetto a cosa e a chi? Io sono molto seria in quello che faccio, e questo mi rende impegnatissima”.

Elisa ha iniziato la sua carriera scrivendo in inglese perché le piaceva di più il suono e la musicalità di quella lingua e perché si sentiva più sicura nell’esprimersi con un linguaggio che non tutti comprendevano.

Caterina Caselli però voleva che lei provasse a presentarsi anche in italiano così nel 2001 portò il brano “Luce (tramonti a nord-est)” a Sanremo dove vinse e si fece conoscere al grande pubblico. Si pensava che dopo quel successo Elisa avrebbe cantato ancora in italiano ma per lei non era ancora il momento, non la sentiva ancora come la sua lingua artistica, e ad eccezione di pochi brani la maggior parte dei suoi album successivi contengono canzoni anglofone.

Bisogna aspettare il 2013 perché Elisa senta l’italiano la sua lingua espressiva e con la quale vuole portare la sua musica al pubblico. In quell’anno infatti pubblica il suo primo album totalmente in italiano “L’anima vola” che contiene il brano che vi presento che è “Non fa niente ormai”.

Una cosa a cui Elisa ha sempre tenuto è quella di non raccontare troppo della storia di come nascono le sue canzoni perché vuole che un ascoltatore le faccia sue e che ci riveda qualcosa di sè stesso così da renderle proprie. 

In questa canzone però ci sono delle parole in particolare che ci fanno capire bene di cosa si tratta: “ Ora che ti hanno appoggiata a me sai di ferro e di biscotto”. La canzone è dedicata a Emma Cecile che è la prima figlia di Elisa e lei ci racconta come da quando lei è nata e l’hanno appoggiata a lei tutto ha cambiato prospettiva. “Ho visto bene da vicino l’abito che indosso e ne ho visto più di un motivo, più di un difetto ma non fa niente ormai”. Non importa più essere vestiti bene perché ora le priorità sono diverse.

Dice che ”niente riesce più a ferirmi, a farmi male, arrivare a distruggere, scalfire o anche solo minacciare quel che c’è di buono in me”. Ci sono tante cose per le quali ora dice “Non fa niente ormai”, cose che prima considerava problemi con l’arrivo della figlia diventano futili, assumono una luce diversa e la vita cambia, si trasforma e in un certo senso riparte. L’arrivo di un figlio ti scompiglia la vita e volenti o nolenti ti obbliga a rivederla.

Il tempo scorre, la mia barca taglia l’acqua e fa la schiuma su quel mare che si scioglie piano dietro a noi. Tutto viene va, lascia dietro la sua scia da tenere impressa o da dimenticare, chissà la tua e la mia.” La nascita di un figlio è un avvenimento che divide la vita in un prima e in un dopo. Guardi la scia che la tua nave lascia dietro di sè e ti dici "Non fa niente ormai" perchè ora l'importante è guardare avanti e vedere quale sarà la futura scia della madre, del figlio e quella insieme.

Ascoltando questa canzone ho pensato subito a due cose.

La prima è che ad agosto dell’anno scorso è nata la mia prima nipotina (figlia di mia sorella) e anche se non sono madre lei ha portato in tutta la famiglia un’immensa gioia. Si chiama “Sole” di nome e di fatto perché è un’amore. Anche solo guardare delle semplici espressioni che fa mi suscita un sorriso e mi ha proprio trasmesso l’energia di dire “Non fa niente ormai” a cose che non meritavano importanza e anche da zia mi sono ritrovata in quello che dice Elisa.

La seconda è pensare a quando mia madre ha avuto me perché sono la prima di tre figlie e anche la prima femmina di tutta la famiglia. I miei genitori mi raccontano sempre di quando sono nata. Mia mamma aveva 21 anni e si era sposata un anno e mezzo prima. Il giorno in cui sono nata mio papà era a lavoro ma appena avvisato è corso in ospedale per vedermi nascere e quando mi hanno portato a casa mio nonno ha avvisato tutto il vicinato per la gioia che provava. Mi dicono sempre che ero magrissima e lunghissima. Anche ora quando sento mia mamma parlare con mia sorella di come sia avere la prima figlia ci penso. Mia mamma mi ha sempre voluto bene e ho una famiglia fantastica anche se non sempre ci siamo capite. La scia di cui parla Elisa mi ha fatto molto riflettere perché con mia mamma è stata una scia che ha visto vicinanza e lontananza. La figura materna è fondamentale per un bambino e ne segna in positivo e in negativo anche il percorso di vita. Mentre sei piccolo non ci fai caso o non ci dai importanza ma quando sei grande le cose le vedi e capisci in modo diverso. Io so che parte delle difficoltà caratteriali e relazionali che ho avuto negli anni sono dovuti anche al rapporto con mia madre. Dall’anno scorso sono andata a vivere da sola e ho avuto modo di valorizzare meglio il mio rapporto con lei. Ora che siamo entrambe adulte io la capisco e comprendo alcuni suoi atteggiamenti e comportamenti avvenuti negli anni. La lontananza mi ha permesso di dire anche in questo caso "Non fa niente ormai". Io so che lei mi vuole bene e lo fa a modo suo e se sbaglia non lo fa per farmi male ma perché semplicemente alcune cose non le capisce e sta a me farmi capire da lei e comprenderla.

semota-2.jpg

(semotina con la mamma)

 

25 anni di Pokémon con Katy Perry: «Anche divertirsi è importante» :  Revenews

Katy Perry & @KassaD1 - By the Grace of God

 

 

Devo ammettere che, appena ho letto il tema del Gala, mi sono un po’ preoccupato perché Katy non è nota per avere dei testi importanti e in molti pensano che il punto centrale delle sue canzoni sia rappresentato solo da melodia e musica.
Superata la preoccupazione iniziale, però, mi sono reso conto che questo Galà potrebbe permettermi di rendere ancora più concreto il percorso che intendo fare con la mia favourite singer.
Katy è una cantante che mette l’anima in tutti i brani che rilascia e un punto che le sta molto a cuore è il testo dei brani, le parole delle canzoni. Le parole hanno una forza incredibile: si fissano dentro di noi, ci fanno arrossire, agitare, accelerano il respiro e il battito, ci immobilizzano. O, come in questo caso possono essere d'aiuto. Certo, ci sono dei brani con testi più leggeri e meno impegnati, ma ce ne sono altrettanti che parlano di eventi ben precisi della sua vita: Katy spesso utilizza la musica per processare ciò che le capita. Scrive per sfogarsi, per liberarsi da qualsiasi ansia e per cercare di aiutare le persone che magari stanno attraversando una situazione che lei stessa ha sperimentato.
Uno degli eventi più importanti della sua vita che l’ha segnata nel profondo è stato sicuramente il divorzio da Russell Brand, noto attore e comico, che ha incontrato nel periodo di nascita della sua carriera, sposandolo poi proprio nei mesi in cui lei è riuscita a raggiungere la fama a livello mondiale. Katy ha sempre descritto questo matrimonio come un qualcosa di miracoloso e importante, perché amava Russell come non aveva mai amato nessun uomo, condividendo con lui la sua stessa voglia di spingersi oltre e non fermarsi davanti agli ostacoli. Pur avendo vissuto una storia sotto i riflettori, i motivi della fine del loro matrimonio sono ancora un po’ misteriosi, anche se sembra che Russell abbia preso questa drastica decisione perché non riusciva a sopportare i ritmi della vita di Katy. Ventiquattrore al giorno assediati dai fan, dai media, dai paparazzi. Alcuni pensano addirittura che Russell fosse geloso del successo di sua moglie, tant’è che lei stessa ha rivelato di non aver mai visto il marito ad un suo concerto.
Il divorzio l'ha segnata profondamente trascinandola nella spirale della depressione: intere settimane all’interno di un letto inerme, consapevole del fatto di aver affidato totalmente la vita in mano a una persona, evidentemente quella sbagliata, scoprendosi poi un giorno improvvisamente vulnerabile come non era mai stata prima. Scoprendosi sola. Decisamente sola. Nel documentario girato proprio nei mesi del divorzio, una delle scene più significative è quella nella quale una Katy devastata e in lacrime forza sé stessa per prepararsi a salire sul palco. Un dettaglio che mi mette sempre a disagio, segnale chiarissimo di ciò che provava, è quel sorriso finto che fa poco prima di entrare in scena:

Pur vivendo nel periodo di maggior successo e splendore della sua carriera allo stesso tempo Katy sperimentava anche uno dei suoi periodi di maggior buio che l’ha anche portata a pensare al suicidio. Nel 2011 aveva sì raggiunto i suoi obiettivi nel lavoro, ma sentiva di aver fallito immensamente nel privato. Fortunatamente, però, Katy non ha mai concretizzato nessuna azione e ciò le ha anche permesso di lasciarci uno dei miei brani preferiti di PRISM, cioè By the Grace of God.
Devo continuare a vivere? Devo continuare a sopportare questo dolore?
Da questo due domande nasce una delle ballad più sincere e personali dell’intera sua discografia in cui emerge il ritratto di una donna che riesce a trovare la forza di rialzarsi, di essere sé stessa e andare avanti nonostante tutto il dolore che sta sopportando.
Probabilmente, se PRISM è diventato il mio album preferito è anche dovuto a questa canzone che ho sempre trovato di un’immediatezza rara, dovuta a un testo autobiografico scritto da lei.

"Was 27 surviving my return to Saturn
A long vacation didn't sound so bad
Was full of secrets locked up tight like iron melting
Running on empty, so out of gas”

Fin dalla prima strofa, possiamo notare che il brano non corrisponde alle tipiche ballad di Katy Perry: il divorzio tra lei e Russel è avvenuto proprio quando Katy aveva 27 anni e lei nel brano lo associa al Ritorno di Saturno che in astrologia sappiamo essere riferito a quel momento della vita in cui il pianeta ritorna nella stessa posizione in cui era presente nel giorno della tua nascita e si ipotizza che durante il ritorno le tue insicurezze vengono in superficie, mettendo in discussione la direzione della tua vita e facendoti analizzare il tuo vero essere.

“Thought I wasn’t enough
Found I wasn’t so tough
Laying on the bathroom floor
We were living on a fault line
And I felt the fault was all mine
Couldn’t take it anymore”

Solo in questa strofa possiamo capire quanto Katy si sentisse colpevole di essere stata la causa del divorzio, ma anche del dolore da lei provato.
In un’intervista a Billboard, Katy ha rivelato che la parte in cui si ritrova distesa sul pavimento del bagno è realmente accaduta ed è interessante il fatto che la sua rinascita riparta proprio in quel posto che è stato sede del suo dolore e che ora diventerà sede della sua forza.

"By the grace of God (there was no other way)
I picked myself back up (I knew I had to stay)
I put one foot in front of the other and I
I thank my sister for keeping my head above the water
When the truth was like swallowing sand
Now every morning
There is no more morning oh I
Can finally see myself again"

Un dolore (ripetuto nel ritornello e in chiusura) con cui non ha dovuto lottare da sola, ma è stata aiutata dalla fede e dalla famiglia. Katy ha scritto sia dell’aiuto ricevuto da Dio e della sorella e questo, per me, è sempre stato funzionale per l’obiettivo della canzone. Come ho detto prima, Katy ha scritto questo brano anche per aiutare quelle persone che stanno attraversando un periodo di difficoltà ed è importante il fatto che lei abbia sottolineato di non essere riuscita a superarlo da sola.
E' proprio per questo che nel brano il testo, le famose parole di cui parlavo in apertura, è il vero punto di forza. Katy è riuscita a spogliarsi di ogni corazza, mostrando sia la sua fragilità, ma anche la forza che ha avuto per rialzarsi da un momento così difficile.
Grazie a By the Grace of God, Katy ha mostrato di non rappresentare un essere superiore o speciale rispetto a tutti noi: non è importante quanto tu possa essere famoso, perché il dolore non fa discriminazioni e colpisce chiunque indistintamente. Così facendo, Katy ha potuto ridurre quella distanza che spesso si può formare tra l’ascoltatore e il cantante: lei soffre come tutti noi, lei è come tutti noi. By the Grace of God è una canzone che non potrà mai andare fuori moda: anche tra cinquanta anni rappresenterà un porto sicuro, una testimonianza scritta e una fonte di coraggio per tutti quelli che avranno modo di rifugiarsi nelle sue parole.

 

Sbuca da lavatrice alata poi vola su scopa gigante: spettacolo Caparezza in  concerto // Umbria24.it

Caparezza & @AbiuraDiMe - Prosopagnosia 

Per questo secondo Gala sulla forza delle parole ho scelto Prosopagnosia, la traccia di apertura dell'ultimo album di Caparezza Prisoner 709, prodotto nel 2017.
Trovo che questa canzone abbia un testo forte, intenso ma soprattutto scomodo e disturbante.

La canzone, e più in generale l'album, vedono la luce dopo un intenso lavoro di autoanalisi che Michele è costretto a fare mentre la sua carriera viveva un periodo di incertezza a causa di un problema all'orecchio, l'acufene, che gli rende impossibile anche l'ascolto di musica in cuffia.
"In un momento in cui non riuscivo a riconoscermi è nato il disco" afferma in un'intervista per Repubblica, e ancora:
“Mi sono posto ogni genere di domanda, ho riflettuto sulla mia vita e sulla mia carriera, mi sono chiesto se davvero io sia fatto per fare musica. Il disco è una lunga seduta di autoanalisi, in cui c’è molto più Michele che Caparezza. È un tentativo di fuga dalla prigionia dei ruoli che ci viene imposta"
"Il disco parte da Prosopagnosia, che è l’incapacità per problemi neuronali di riconoscere i volti. Io invece non riuscivo più a riconoscere me stesso."

In questa canzone, infatti, troviamo un Michele più adulto e maturo, non c'è il Caparezza giocherellone, non c'è la critica sociale, non ci sono "rulli di tamburi" e "nuovi calembour". Non c'è quella sorta di pudore o vergogna che lo porta a smorzare l'atmosfera che diventa pesante spostando l'attenzione su altro, non c'è quella comfort zone a cui mi ha abituato. I sorrisi sono pochi e hanno tutti un sapore agrodolce, le parole sono spigolose, ferme, pesanti.
C'è sempre quell'urgenza di raccontarsi già presente nei primissimi brani, e questa volta Michele lo fa in maniera cruda, senza filtri, senza scudi, questa volta non si scappa da se stessi.
Le sue parole colpiscono e affondano con una forza del tutto inedita e con una consapevolezza tale da rappresentare un dialogo con se stessi onesto e duro, senza mezzi termini.
Se gli invidio questa consapevolezza e questa forza? Assolutamente sì.
Fin dal primo ascolto questo brano mi ha messo molto in difficoltà e continua a farlo tutt'ora mentre cerco di spiegare perché sia importante per l'intensità delle sue parole. Si dice che per stare bene con gli altri bisogna prima stare bene con se stessi. Ed è vero. Per me, infatti, le parole più potenti, quelle in grado di smuovere il mondo sono quelle che in primis smuovono noi stessi, che ci mettono in discussione, che ci insinuano dubbi, che ci mettono di fronte ad una realtà che non vogliamo vedere.
Questa canzone mi colpisce con così tanta violenza semplicemente perché io, a differenza di Michele, ancora non ho raggiunto quella maturità tale da poter fare pace con le mie insicurezze, tutte le verità di cui parla Michele nel brano d'un tratto diventano difficili da ascoltare.
Sono tutte lì presenti in questa confessione a cuore aperto, nero su bianco.
Le aspettative alte, gli ingranaggi bloccati, l'immobilità, la prigione dorata in cui si è ingabbiato, so di cosa parla ma non riesco a spiegarlo.
"Scrivo va bene, rileggo non va bene"
C'è un conflitto che vivo sempre quando cerco di buttare nero su bianco quello che penso, perché spesso le parole muoiono prima di arrivare alla tastiera del pc.
Io mi soffermo sempre su dettagli piccoli e insignificanti e assorbo come una spugna tutti gli stimoli negativi dell'esterno, li interiorizzo non lasciando spazio ai segnali positivi, che ci sono e sono anche tanti (dicono gli altri).
"Non ha senso recitare la parte degli incompresi, con tutti dalla mia parte, con tutti così cortesi"
Le parole hanno un ritmo serrato e suoni duri.
Con l'avvicinarsi della fine le parole diventano sempre più inusuali: "prosopagnosia", "chirurgia", "sgradevole", "disprezzo", "sputato",  chi mai le infilerebbe dentro una canzone?
Io non so cosa Michele abbia visto guardandosi allo specchio, ma so esattamente cosa non voglio vedere io quando evito di guardarci dentro e so esattamente perché quelle strofe le sento così mie.
Non è una questione di esteriorità di cui ormai poco mi importa e di cui credo non mi sia mai importato veramente, è una paura che somiglia tanto ad un senso di colpa nel non vedere riflessa un'immagine che credo sia fedele al mio essere interiore di cui in realtà nutro poca stima e quindi puff "If I look at my face/I don’t recognize it"

 

London Grammar cancel Athens gig | Athens Insider

London Grammar & @Alabama Monroe - Rooting for You

Cercare un brano dei London Grammar che abbia come protagonista il testo non è così scontato, in quanto i suoni, sia vocali che strumentali, costituiscono una parte fondamentale in molti dei loro pezzi, tanto da dedicargli minuti di intro e finali. Ma fra tutti ne spicca uno che colpisce proprio perché la voce e le parole riescono a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, più di qualunque altro suono. Per questo secondo gala, infatti, ho optato per questa traccia, intitolata Rooting For You, che fa da apripista al secondo album della band (Truth is a Beautiful Thing).

Rooting For You, scritto dalla leader dei LG Hannah Reid, nasce come un brano a cappella e solo successivamente, per inserirlo nell’album, sono state aggiunte le parti strumentali. Infatti, nei live solitamente viene cantata a cappella e solo nella seconda parte la musica si mescola alla voce, restando comunque sempre un leggero sottofondo.

Rooting For You è una sincera canzone d’amore che affronta il tema della solitudine e della mancanza di comunicazione all’interno di una coppia, ma allo stesso tempo della voglia di ritrovarsi e di non arrendersi di fronte ai problemi che possono ostacolare una storia.

I'd love to always love you
But I'm scared of loneliness
When I'm, when I'm alone with you

Essere accanto alla persona che si ama ma sentirsi soli, parlare ma non ascoltare o non essere ascoltati, cercare stimoli che ci incoraggino nella vita di tutti i giorni e non trovarne: un vuoto inizia ad annidarsi dentro di noi portando a una sensazione di malessere. Rooting For You sembra raccontare un periodo dell’ultima mia relazione, in cui il peso della routine, a lungo andare, ha fatto diventare tutto meccanico, tutto ovvio, tutto un dovere. I segnali sono evidenti, ma si preferisce continuare a vivere facendo finta che va tutto bene.

And where did she go?
Truth left us long ago
And I need her tonight because I'm scared of loneliness with you, baby
And I should let it go
But all that is left is my perspective, broken and so left behind again

Il messaggio che vuole dare Hannah, però, è positivo: se ti senti solo quando sei con la persona amata, se inizi a vedere tutto nero e nessuna prospettiva futura e se perdi quella complicità di un tempo, allora c’è qualcosa che non va. Ignorare la situazione o decidere di rompere il rapporto piuttosto che impegnarsi per la sua risoluzione sembra la soluzione migliore e più semplice, ma la vera sfida sta nel comunicargli questo stato di infelicità e trovare un modo per oltrepassare questo grande muro.

I know it's hard
Only you and I
Is it all for me?
Because I know it's all for you
And I guess, I guess
It is only, you are the only thing I've ever truly known
So, I hesitate, if I can act the same for you
And my darlin', I'll be rooting for you
And my darlin', I'll be rooting for you

Rooting For You suona come una preghiera che vuole infondere speranza, fiducia e positività, in cui Hannah si interroga sull’esistenza dell’amore che prova e sulla sua corrispondenza. Ci si è persi per strada, il rapporto ha subito dei cambiamenti, ma una connessione emotiva e un certo tipo di equilibrio si possono ancora recuperare se davvero lo si desidera: se pensiamo possa funzionare, proviamoci e ricominciamo a sostenerci, a darci forza e a fare il tifo l’uno per l’altra.

 

WITHIN TEMPTATION - in arrivo l

Within Temptation & @edorf - Pale

 

Within Temptation Pale

Il punto forte di "The Silent Force", terzo CD di inediti della band, sono indubbiamente le ballad.
In generale, i primi due brani con i quali conobbi i WT nell'estate del 2005 furono proprio "Somewhere" e "Pale".

La ballad che rappresenta al meglio il concept dell'album ossia quella forza silenziosa che ci permette di andare avanti nonostante le avversità della vita è di sicuro "Pale"

 

In "Pale" si percepisce il dolore che si prova quando viene a mancare una persona a te cara perchè un paio di anni prima della pubblicazione del CD, era mancata la madre di Robert, chitarrista e fondatore, nonchè suocera di Sharon, che per lei era come se fosse una seconda madre dato che lei e Robert stanno insieme dai tempi delle superiori.
All'inizio, avevo scelto questo brano per lo spareggio, ma, data la consegna, pur trovando le parole di "Pale" semplici, dal momento che mi sono sempre arrivate affilate come lame, ho scelto di usarlo per questo gala.
Trovo funzionale la scelta di usare un linguaggio comune per veicolare al meglio il messaggio del brano perchè per chi vive forti momenti di crisi anche la più semplice azione quotidiana comporta una fatica inimmaginabile ed indescrivibile e queste parole donano un pragmatismo utile per uscirne fuori (penso a me stesso). Queste parole mi arrivano così potenti che mi permettono di immaginare scene vivide davanti a me come se fossero quelle di un videoclip ufficiale.
La prima strofa fa capire che il/la protagonista non riesce più a vedere obiettivamente ed oggettivamente il mondo esterno perchè annientato dal peso emotivo che si porta dentro causato dalla perdita di una persona amata (Sharon sta soffrendo per questo motivo ma reputo le parole del brano più universali)
The world seems not the same
Though I know nothing has changed
It's all my state of mind
I can't leave it all behind
però quando parte il prechorus mi sono sempre immaginato il/la protagonista che si innalza con le spalle dritte e uno sguardo di sfida perchè non teme
più niente perchè caxxutissima/o

I have to stand up to be stronger

Il ritornello lo divido:

nei primi versi, mi immagino il/la protagonista, allo stremo delle sue forze, prigioniera/o dei propri pensieri che cerca di togliersi queste catene

I have to try
To break free
From the thoughts in my mind

Use the time that I have
I can't say goodbye
Have to make it right

Poi inizia con fermezza un imperativo "Have to fight", perchè acquisisce maggior forza e consapevolezza della sua situazione, con una speranza alla base ricordandosi che alla fine tornerà il sereno seppure la strada sarà lunga e tortuosa.

Have to fight
'Cause I know in the end it's worthwhile

That the pain that I feel slowly fades away
It will be all right

Nella seconda strofa, si sottolinea l'importanza del tempo "Time is precious, it is worthwile" e per me che sono il re della procrastinazione (Bili ne sa qualcosa) hanno un peso importante

I know
I should realize
Time is precious
It is worthwhile

ma bisogna sempre rialzarsi e reagire seppure la tua testolina bacata dice no e avere fiducia nel futuro.

Despite how I feel inside
Have to trust it'll be alright
I have to stand up to be stronger

Il bridge mostra che quando raschi il fondo del barile e come se diventassi insensibile al dolore, oramai la tua mente vaga ed è proprio in quel momento che magari
trovi una ragione per cui vivere.

Oh, this night is too long
Have no strength to go on
No more pain I'm floating away

Through the mist I see the face
Of an angel, calls my name
I remember you're the reason I have to stay

Se quando la ho sentita per la prima volta nel 2005, non avevo un angelo, ma mi ha dato lo stesso forza per reagire in un mio momentaccio personale, dallo scorso novembre, quando la ho risentita in un periodo mio delicato, questo angelo aveva il volto di mia zia paterna, che mi ha lasciato il 14 febbraio 2020. Per me lei non era solo una zia, era un' amica, una confidente, potevo parlare tranquillamente dei problemi di salute di mia madre che in casa vengono visti come taboo.

Si riconclude ripetendo per la terza volta il ritornello che dopo questo il bridge acquisisce ancora più forza e speranza e quel finale "It will be all right" con la chiusura strumentale sottolinea che il peggio è passato perchè tutt* ci meritiamo di avere un pò di pacecalma e serenità.

edorf
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18 gennaio, 2021 - 18:14
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@alessandrino non si vede il mio video e non si legge una parte che risulta in bianco

alessandrino
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18 gennaio, 2021 - 18:20
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Avviso pubblico, giudici e tutor che avranno tempo per formare le proprie classifiche fino alle 17:30 di mercoledì 20/01, inviandomele poi in privato laugh

@Alby @Krishoes @Casadelvino @Edre @Emm @mrnace @NotturnoManto 

Taggo anche qualcuno per il voto del pubblico ma ripeto che il voto è sempre aperto a tutti laugh

@Alpha @Oblivion. @kairos @Mavro @Gabbo @Targaryen @Juventino95 @Ex davenport70 

Scio16
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18 gennaio, 2021 - 18:24
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edorf ha detto
@alessandrino non si vede il mio video e non si legge una parte che risulta in bianco  

Stessa cosa per me! 

In bocca al lupo a tutti laugh

edorf
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18 gennaio, 2021 - 18:30
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Scio16 ha detto

Stessa cosa per me! 

Cheers GIFs | Tenor

In bocca al lupo a tutti laugh  

Viva il lupo!smile

alessandrino
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18 gennaio, 2021 - 18:39
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Ok, mi pare di essere riuscito ad aggiustare tutto roflfatemi sapere se dovessero esserci altri problemi laugh

edorf
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18 gennaio, 2021 - 18:47
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alessandrino ha detto
Ok, mi pare di essere riuscito ad aggiustare tutto roflfatemi sapere se dovessero esserci altri problemi laugh  

Teoricamente mi è saltata un pò la formattazionelol

Manca una riga di spazio tra "superiori." e all'inizio",  una al punto successivo tra "Videoclip ufficiale." e "La prima strofa" ed infine una riga di spazio tra 
"(Sharon sta soffrendo per questo motivo ma reputo le parole del brano più universali)" e  l'inizio dell canzone.

Però non voglio apparirti tedioso e petulante, quindi quando hai tempo e se riesci a correggere perfetto, se no va bene cosìhug

CrYs
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19 gennaio, 2021 - 11:26
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Ok... Ancora nessun commento... Inizio a preoccuparmi... what

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Emm
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19 gennaio, 2021 - 12:24
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Iry:

Che privilegio è stato lavorare con te! In questo Galà hai messo in luce tutta la tua conoscenza della materia, oltre che tutto il tuo amore per i Beatles. Il brano che hai scelto è oggettivamente fantastico e tu l’hai illustrato con il giusto equilibrio degli elementi che il gioco richiede, sì, ma con una naturalezza invidiabile. E’ proprio evidente come parlare dei Beatles per te sia la cosa più normale e al contempo più entusiasmante, tra aneddoti, chicche e approfondimenti ficcanti. ‘Fool’ è un brano che appare “facile” ma non lo è affatto; è facile sentirlo vicino, ma in fondo ci fa paura identificarci con lui, o ammettere di aver provato questa sensazione. Il testo è molto bello, hai scelto in maniera eccellente: la forza delle parole è del tutto evidente. Non ultimo, hai saputo bilanciare una conoscenza “enciclopedica” e una partecipazione personale emozionante, senza scadere nel didascalico nel primo caso, o nel patetico, nel secondo. Percorso netto anche questa volta.

 

Scio:

Francesco è un ragazzo che sa mettere in comunicazione il cuore e il cervello. Con la consapevolezza che i Cranberries, nel panel degli artisti proposti, non spiccavano nel tema in questione, ha studiato quest’ultimo trovando la chiave per uscirne a testa altissima e ha proposto una canzone molto potente, dove le parole hanno assolutamente una forza spiccata, in rimando all’intensità di Dolores. La “teatralizzazione” che ha offerto Scio è stato il vero valore aggiunto, ed in questo caso entra in gioco l’altro grande protagonista, il cuore: intercettando la nostra sensibilità, ha saputo creare una forte empatia, ed il mio Shout finisce per essere accorato quanto quello della O’Riordan. Certo, avessi la sua voce sarebbe tutta un’altra cosa.

 

Sparso:

Il percorso che sta effettuando Sparso credo stia appassionando tutti, ed ormai è passato a tutti gli effetti da outsider a contender di tutto il rispetto. Il brano Figli di nessuno non è sicuramente il pezzo da novanta della discografia della Oxa, ed il testo è bello pur senza far gridare al miracolo. A rendere la presentazione di Sparso un lavoro di livello sono l’interiorizzazione della canzone, il canale usato per veicolarlo -un linguaggio semplice e diretto, poche frasi dette col cuore in mano- e la percezione che quelle parole per lui sono vere, sono sentite, sono metabolizzate, parlano di lui. In questo caso abbiamo avuto la rappresentazione più chiara e diretta di come l’insight personale, quando è vero,sia il valore aggiunto che fa la differenza. E’ stato molto bello condividere quest’esperienza con te.

 

Xello:

Il brano è stato evocato ed è stato giustamente schierato. Dico giustamente perché in effetti, volendo descrivere a tutto tondo Laura, evitando laddove possibile la ripetitività delle tematiche e il ricorso alle grandi hit per farcela conoscere in una veste meno scontata, è una scelta molto azzeccata. A gusto personale non mi fa impazzire, ma onestamente penso tu non potessi proporre canzone migliore per il Galà, e l’hai raccontata in maniera esaustiva, partecipe e semplice. Intelligente e diretto. Sempre a gusto personale, ti ho preferito nel Galà precedente, dove ti ho "sentito" di più, ma ho compreso la ragione di un elaborato più analitico, per cui ti auguro davvero un successo maggiore!

 

Crys:

partiamo col dire che il brano è molto bello e che sono contento tu abbia avuto modo di schierarlo, essendo così importante per te da tatuartene il titolo sulla pelle. Come nel caso di Sparso, diciamo che la forza delle parole, al netto dell’esser un bel messaggio, un brano motivazionale, un inno come tu stesso hai detto, è più che altro legata al tuo vissuto e al tuo sentire. Quindi hai fatto bene a schierarla perché è un tassello imprescindibile per il tuo percorso, e mette in luce la tua verità, ma devo collocarla un gradino sotto ad altre proposte in cui la forza suddetta è più limpida. Onestamente, mi manca ancora di vedere lo scatto (che posso intuire ma vorrei capire meglio) da Cyndi che mi accompagna in alcuni momenti importanti a Cyndi colonna sonora della mia vita.

 

Amers:

livello siderale in questo Galà. In effetti concordo con chi ha detto che commentare le tue composizioni è complicato, perché c’è sempre la sensazione che non ci sia null’altro da dire perchè hai già detto tutto tu. Il brano ha un testo bellissimo, una vera chicca, e tu hai sviscerato i vari passaggi dandoti senza risparmiarti. In questo le parole hanno forza già in valore assoluto, ma con la tua descrizione, la tua personalizzazione, il tuo adattamento all’amers-sentire, le hai rese ancora più belle, più profonde, più belle. Trasudano sincerità e ardore. E poi ragazzi, Disobbedire è vivere è già il titolo di qualsiasi cosa, un messaggio universale (questo sì) che ci rende tutti un po’ meno soli.

 

Semota:

Continua il percorso della Semota che non guarda in faccia a nessuno e presenta solo i brani che vuole, o meglio che ritiene più adatti al Galà secondo il suo credo, senza dar ascolto alle sirene che condurrebbero in un porto sicuro, ma navigando in mare aperto col vento tra i capelli e cavalcando qualche rischio.

Essendo Elisa una cantante che tutti amiamo e conosciamo, è più facile che per altri cantanti dire: io avrei schierato questo pezzi, quest’altro è più adatto, ecc, e non nego che anch’io avrei probabilmente operato un’altra scelta. Ciononostante mi pare lapalissiano che dal Galà 0 al 2 hai fatto un percorso di miglioramento interessante. La tua presentazione è un crescendo emotivo, le riflessioni di una giovane donna sulla maternità sono sempre interessanti e hai saputo credo cogliere gli spunti dati da Elisa e dare il tuo punto di vista, apportando un contributo personale molto tenero, quindi la forza del messaggio mi sembra interiorizzata ed esplicitata. Non c’è bisogno che ti ricordi io che il tuo percorso di gara dovrà prima o poi essere integrato dalla produzione anglofona, ma il miglioramento c’è e l’ho molto apprezzato.

 

Kassa:

allora, io sono un totale profano di questo mondo, quindi mi approccio a Katy Perry senza condizionamenti di alcun tipo, senza bandiera d’appartenenza all’una o all’altra fandom, e posso dire con assoluta convinzione che, a questo punto del percorso, sei tra i due/tre che hanno saputo introdurre meglio il loro Favourite Singer anche a chi non lo conosce, dando la tua visione personale ma non dimenticando mai che in gara non siete soli bensì accompagnati dall’artista. E che l’Artista è in primis una persona. Quindi, d’ora in poi, se sentirò per caso un suo pezzo in radio, non solo saprò riconoscerla ma potrò capire meglio cosa vuol dare al suo pubblico alla luce di quanto ci hai raccontato. Il testo è bello e magnetico, ha lampi molto vividi che compensano passaggi forse più ordinari, ma sono minuzie. Bravo Kassa, un lavoro di spessore, e sono felice tu abbia dato ascolto al mio consiglio dello scorso Galà. sorprendente.

 

Abiura:

Mi gioco subito il jolly della frase più banale che potrai leggere tra i commenti: “partiamo col dire che questo Galà ti vedeva sulla carta assoluta favorita, vista la potenza dei testi del tuo Favourite Singer”. Bene, così ce la siamo tolta dai piedi tu e io! Hai fatto una delle cose più difficili che si potesse fare, ossia entrare in Galà da papa e non uscirne cardinale, portando una canzone assolutamente centrata, potente nel messaggio, dura. Uno di quei pezzi che ti mette al muro, che non puoi ascoltare con un orecchio soltanto, mentre stai girando il sugo o pensando ad altro. No, Caparezza vuole la tua totale attenzione. E anche tu riesci con delicatezza e altrettanta fermezza a catturarci, mettendoci del tuo ma senza invadere lo spazio dell’artista. Inesorabile. Unico appunto che mi sento di farti: anche a rischio di un’eccessiva lunghezza del post, forse nel tuo caso più che in altri avrei accluso il testo dopo il video, perché la lettura in questo caso dà un quid in più all’ascolto.

Ps: io ti conosco pochissimo, ma il tuo interiore si è già guadagnato la mia stima.

 

Alabama:

forse il più enigmatico tra i concorrenti, c’è qualcosa che mi sfugge ma che spero assolutamente di colmare quando avrò modo di lavorare assieme a te. Partiamo dal presupposto che comprendo come tu faccia parte di coloro che hanno avuto più difficoltà nella ricerca, unito al fatto che la discografia dei LG non è così vasta da permettere di trovare sempre la risposta perfetta. La voce di Hannah è così evocativa, calda e vibrante che riesce a dare significato a ogni parola, quindi le parole, belle di per sé ma senza essere per così dire dirompenti al punto da restarmi impresse rispetto ad altre proposte, acquistano un peso maggiore proprio perché cantate con la sua voce: è lei a dare forza alle parole del testo. Da contraltare mi chiedo quindi quanto questa specifica scelta sia stata vincente rispetto ad altre possibilità (che per mia ignoranza però non conosco). Un lavoro in ogni caso pulito, elegante, equilibrato e sicuramente sincero.

 

Edorf:

Caspita. Il pezzo mi piace tantissimo, è la seconda volta che il tuo brano, in valore assoluto e quindi se valutassimo solo quello, sarebbe stabilmente sul podio. Chissà che non mi scopra fan di un genere per me del tutto nuovo. Il messaggio alla base del testo è molto bello, e fra quelli che hanno attinto da questo filone/tematica è tra quelli che mi sono arrivati in maniera più diretta. Il testo è stato dettagliatamente sviscerato, e sono contento (come ho detto a Kassa) che il mio input sul non dare “troppo tutto e subito” per quanto riguarda il proprio vissuto sia stato raccolto. Peraltro, in un’atmosfera così soffusa come quella che la canzone crea, la citazione del tuo angelo è stata un momento toccante.

semota
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19 gennaio, 2021 - 12:58
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Io non sono molto ferrata nell’inglese se non base infatti mi sto andando a tradurre i vari testi in gara per capire appieno le descrizioni dei colleghi lol

E non mi fido troppo delle traduzioni che trovo perché danno già un’interpretazione quando traducono che magari potrebbe voler dire altro.

Quindi in un Galà basato sul testo non volevo lasciare cose “al caso” o comunque si cui non ero sicura.

Anche se qua su RH parlate spesso inglese (come nel FantaSurvivor) che prima o poi capirò tutto spero lol

Scio16
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19 gennaio, 2021 - 14:02
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Finalmente ho ascoltato per bene tutto e mi sento in dovere di fornire un mini-assist a due "compagne di avventura".

Le presentazioni di Amers e Semota, unite ai brani scelti, mi hanno profondamente toccato. Complimenti a tutti per la bellissima prova, a loro due solo un pochino di piùheart

Edre
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19 gennaio, 2021 - 15:12
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E niente, siamo al secondo galà e già ho avuto la prima crisi, pubblicamente (o quasi) registrata nel gruppo in cui organizziamo il tutto con il resto dell'equipe. Ma ci sta, i miei breakdown mentali sono proporzionali alla vostra bravura nelle prove, quindi potete andarne fieri!

Al termine del mio rant sulle note di "aiuto non so come votare, aiuto non so come valutare, aiuto sono andati tutti abbastanza bene", Emm ha replicato con un onesto e legittimo "So che sei molto analitico, ma la pancia non ti viene in aiuto?". Ovviamente la risposta è stata: no toofunny2

E, appunto, mi scuso se alle volte posso sembrare un po' freddo o posso tralasciare degli spunti estremamente personali e toccanti che lasciate nelle descrizioni, ma questo è il mio modo di fare. Voglio che, nel momento in cui verrete penalizzati nella classifica rispetto ad altri (non per altro, ma per il semplice fatto che devo stilare una classifica anche nel momento in cui tutti i lavori alla fine mi sono piaciuti, come in questo caso), possiate sempre risalire a ciò che vi ha portati in quella posizione, anche se questo significa fare il pelo nell'uovo ad alcune proposte. Non sono critiche che faccio per essere cattivo, vedetela - se per voi ha senso farlo - come una forma di rispetto nei confronti del vostro lavoro, e del perché possa averlo valutato bene o male.

 

The Beatles: continuo a sostenere che, tra tutti, questo sia uno dei percorsi iniziati in maniera più appassionante. Si nota come ci sia una profonda conoscenza e stima degli artisti proposti, e questo si manifesta nelle descrizioni e nelle scelte accurate dei brani. Il testo del brano è contemporaneamente semplice e profondo, e ciò si rispecchia anche nella melodia, che segue la tematica e il mood che vuole comunicare il testo. Quando si parla di forza delle parole, nell’ambito musicale, il testo è sicuramente la parte centrale, ma un accompagnamento adeguato è di fondamentale importanza nel veicolare il messaggio. In questa proposta ho trovato entrambe le cose, complimenti.

Anna Oxa: ribadisco il mio stupore nel modo in cui si sta portando avanti il percorso della Oxa. Rispetto alle partecipazioni precedenti, noto una cura delle scelte molto più puntuale, e uno sforzo nel descrivere la proposta che, sinceramente, non mi aspettavo. Il testo è molto forte, tratta dei temi reali velandoli sotto una cura nella scelta delle parole e delle immagini da raccontare, e questo è un aspetto che trovo fondamentale nella musica italiana, perché la forza che possiamo dare in ambito comunicativo è proprio legata alla ricchezza di immagini che la nostra lingua sa suscitare. Ad un confronto con le altre proposte, mi è mancata un’analisi più estesa di queste immagini, ma, a parte ciò, ho percepito la profondità della scelta. In futuro, potrebbe essere necessario uno sforzo maggiore per reggere il passo con concorrenti che contestualizzano le scelte in modo molto più profondo, per ora la qualità delle scelte, per me, riesce a far superare questo aspetto.

The Cranberries: da un punto di vista concettuale, ho apprezzato molto e condiviso la voglia di giocare qualcosa di legato alla forza del brano piuttosto che ad un discorso di significato del testo, che è oggettivamente meno profondo di altri. La forza delle parole è, effettivamente, un qualcosa che prescinde dal significato e risiede nell’interpretazione, quindi è fondamentale un legame del testo con essa e delle sonorità che la sostengano adeguatamente. Ho ritrovato un’interpretazione e delle sonorità nel brano, che non conoscevo, in grado di giustificare e validare la proposta. Non nascondo, tuttavia, che di fronte ad una descrizione che anticipava qualcosa di dirompente, non ho trovato questa spinta così forte, forse celata da una raffinatezza di fondo che è intrinseca sia nella voce di Dolores che nei suoni dei Cranberries. Una proposta che mi ha mostrato la capacità di rischiare e in ottica di percorso sarà sicuramente utile, ma la competizione è molto serrata, e poiché il percorso entri in gioco nei nostri giudizi bisogna arrivare alla fine.

Laura Pausini: trovo che la scelta sia stata molto saggia, in un tema come questo. Tutti i “profani” della Pausini, compreso me, l’hanno sempre associata ad un certo tipo di canzoni d’amore, quindi nella scelta sarebbe stato possibile ricadere in qualcosa di anticipato. Con questa scelta, riusciamo a vedere un lato differente della Pausini come interprete, che personalmente ho trovato abbastanza convincente. La melodia del brano accompagna bene il testo, ha delle connotazioni quasi epiche, e permette alla Pausini di impiegare in maniera efficace il suo modo di cantare, che in alcune canzoni d’amore a volte appare un po’ eccessivo. In questa, è necessario e sufficiente. Da un punto di vista puramente testuale, ammetto di averlo trovato un po’ troppo didascalico – e ciò ha naturalmente condizionato la descrizione – ma è innegabile che questi testi più diretti permettano di raggiungere una fascia di popolazione più ampia, e, se l’obiettivo era questo, è stato centrato.

Cyndi Lauper: come pensavo, in questo galà c’è stato un cambio di rotta sostanziale rispetto al primo. L’importante era entrare nell’ottica del gioco, e trovo che in questa prova Cyndi sia stata presentata in maniera molto più efficace. Questo brano spicca nel rappresentare la forza delle parole prima ancora che il testo. Il testo, in tutta onestà, è piuttosto semplice, e si può ritrovare qualcosa di simile in molte altre discografie, sebbene con declinazioni leggermente diverse. La forza di questa scelta, e ciò che rimedia a questa semplicità in maniera estremamente convincente, è il modo in cui il testo è interpretato e accompagnato dalle sonorità del brano. Spesso queste tematiche vengono affrontate dagli artisti associandovi sonorità eccessivamente enfatiche. Cyndi non lo fa, il brano ha una leggerezza non scontata che, per certi versi, sembra quasi cullare l’ascoltatore e tranquillizzarlo. Un buon passo in avanti.

Afterhours: voglio dirlo senza mezzi termini, perché quando è giusto, è giusto. Non appena ho letto nella descrizione la frase “Pensi di avere un credo poi lo adatti a quello che sei” ho avuto i brividi. Ci sono alcune canzoni in grado di lanciare dei messaggi sostanziali anche solo tramite un singolo verso, e grazie a quelli vengono cementate come canzoni chiave per la nostra esistenza. Questo è quello che ho percepito leggendo quella porzione di testo e la sua successiva spiegazione, mi sono immedesimato. A parte ciò, l’intero testo, nonostante sia breve e nel brano sembri quasi rivestire una parte marginale, è di una potenza e verità impressionante. A volte non ha senso estendere troppo un testo per far sì che risulti più interessante, bastano poche parole per riuscire a comunicare un concetto. Ma devono essere quelle giuste. Queste lo sono.

Elisa: ciò che emerge a primo impatto dall’intera proposta è la connessione personale con il brano, il rivedere sé stessi e chi ci sta vicino nelle sue parole. Questo è un aspetto che ho trovato molto, molto tenero e ben descritto, ho anche apprezzato la progressione che passa dalla mentalità di Elisa riguardo al suo stile di scrittura alla cifra più personale, a fine descrizione, che non inficia ma consolida quanto detto. La sensazione è che tu ci stia descrivendo la tua Elisa senza badare a ciò che si può considerare più o meno adatto ai temi dei galà, ed è una cosa che sicuramente fa emergere una connessione con l’artista. Allo stesso tempo, in una gara così competitiva, c’è il rischio che questo non basti per superare il confronto con gli altri: in questo caso, nonostante l’interpretazione del brano mi abbia convinto in relazione col testo, non ho trovato una forza nel testo tale da emergere rispetto ad altri in gara o a brani che affrontano lo stesso tema. La prova è riuscita, ma parlando di un’artista come Elisa resta la sensazione che si possa fare molto di più.

Katy Perry: trovo, in partenza, che la scelta di presentare Katy tramite un brano personale e meno anthemico rispetto a quanto si conosce, soprattutto considerando le canzoni di maggiore fama, sia stata un’ottima idea. Il brano ha un testo semplice, ma personale, da cui si riesce subito ad empatizzare con il dolore dell’artista. Trovo che la descrizione, in questo, sia stata efficace, si sente che il legame con l’artista esiste ed è profondo. L’interpretazione di “forza delle parole” riferita all’artista e alle sue necessità prima che alla gente che ascolta il brano è rischiosa, ma è stato importante presentarla per un’artista come Katy che in principio non aveva puntato molto su questo aspetto. Ciò che mi convince meno della proposta è il brano stesso: non lo trovo particolarmente forte da un punto di vista strumentale, e non riesce appieno a veicolare il messaggio perdendosi in una strumentazione un po’ middle of the road, né troppo espressiva, né troppo intima, che fa perdere un po’ l’emozione del testo. Detto ciò, nel quadro generale di un percorso, questo è un tassello che può essere utile.

Caparezza: un galà del genere è sicuramente adatto ai punti di forza di Caparezza, e se da un lato poteva sembrare semplice per uno come lui, dall’altro c’era da rispettare delle aspettative. Insomma, era difficile potesse cadere, ma nel caso fosse caduto sarebbe stato rovinoso. Con questa prova le mie aspettative sono state rispettate in toto, e ho avuto modo di notare come siano state già poste le basi per un percorso molto interessante. Il testo è davvero bello, la forza delle parole c’è, ed è una forza dirompente. Ciò che più mi ha colpito è stato l’abbinamento del testo con le sonorità: è serrato, è cupo, è adatto a ciò che si dice, riesce a veicolare il messaggio anche nel momento in cui un ascoltatore si potrebbe perdere nella ricchezza delle immagini evocate. Punti bonus per la citazione di Totoro (/jk, unless…?). A parte tutto, una prova che ha pienamente rispettato le aspettative.

London Grammar: quando penso ai London Grammar e/o sento la necessità di ascoltare una loro canzone, lo faccio per le atmosfere che sanno creare, non per i testi. I testi sono il mezzo con il quale Hannah riesce a comunicare emozioni ben precise tramite la voce, non sono il punto focale dei brani. La forza delle parole, in questo caso, non può essere intesa veramente in quanto forza di ciò che si è detto, proprio per mancanza di tematiche particolarmente complesse, ma in quanto forza di come si è detto. A tal proposito, trovo che Rooting for you sia una scelta perfettamente centrata, perché, al di fuori delle considerazioni precedenti, è oggettivamente uno dei (pochi) brani dei London Grammar in cui si può fare un’analisi e introspezione del testo con un materiale di partenza che non porti a discorsi un po’ campati in aria e fatti per cercare di adattare il brano scelto alla consegna. Per il tema di questo galà, era purtroppo chiaro che emergessero problemi dovuti ad una discografia più limitata rispetto ad altri artisti, ma credo che il problema sia stato aggirato in modo efficace.

Within Temptation: devo essere onesto, questi primi due temi non sono stati i più clementi nei confronti dei Within Temptation. Non tanto per loro, di per sé, ma in quanto band parte di un genere che raramente varia in maniera sostanziale rispetto ad alcuni stili e ad alcune tematiche. Anche da un punto di vista di immagini evocate dai testi, nel symphonic metal si tratta bene o male di quelli, con un vibe di fondo di esaltazione della forza interiore, e purtroppo era scontato che questo galà evidenziasse questo aspetto rispetto ad altri in gara. Ciò che ha remato a favore della proposta nel complesso è l’aver scelto una ballad così soffusa e vocalmente delicata, perché ha permesso di scostare un po’ le immagini del testo da altri che rievocano immagini simili. Buona anche la contestualizzazione della scelta, che ho apprezzato in quanto più misurata e aderente al testo rispetto al galà precedente.

alessandrino
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19 gennaio, 2021 - 20:33
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Buonaseraaaaaaa

S i love this movie funny girl GIF - Find on GIFER

E' stata una giornata pregna ma non mi sono dimenticato di voi!

Simona Ventura Xfactor GIF - SimonaVentura Xfactor Guardatilespalle -  Discover & Share GIFs

Innanzitutto ne approfitto per dire che siamo solo al secondo Gala ma la competizione mi sembra già abbastanza accesa! Tante teste di serie in questa edizione, la gara è così aperta che ognuno di voi potrebbe tranquillamente vincere il contest al momento! Capisco le crisi di giudici e tutor nel formare le classifiche e produrre i commenti perché al loro posto non saprei che pesci prendere deadbanana2 ma bando alle ciance, sono qui per comunicarvi il tema del prossimo Gala, il terzo!

alessandrino
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19 gennaio, 2021 - 21:11
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My Favorite Singer 3 - Gala 3

 

grupales.png

Non fatevi spaventare dalla parola roflIl termine "Grupal" fa riferimento all'esibizione di gruppo che apre ogni Gala della trasmissione spagnola "Operacion Triunfo", dalla quale questo contest prende ispirazione. 

Va da sé che il prossimo Gala sarà dunque di gruppo o più precisamente, di squadra! I 10 utenti e i loro cantanti che supereranno indenni questo secondo Gala verranno divisi in 2 squadre: le squadre, come l'immagine suggerisce, verranno rappresentate da due colori differenti, che portano con se due tematiche differenti. E saranno proprio i colori il fulcro della prossima sfida:

SQUADRA BLU - COLORI FREDDI: Gli utenti che faranno parte di questa squadra dovranno comporre una proposta in grado di tradurre in musica sensazioni introspettive, riflessive, di tranquillità; ma anche tristi o rilassanti. Insomma sensazioni che spesso i colori freddi sono in grado di evocare.

SQUADRA BIANCA - COLORI CALDI: Glu utenti che faranno parte di questa squadra dovranno comporre una proposta in grado di tradurre in musica sensazioni adrenaliniche, di spensieratezza, allegria, gioia ma anche di passione. Sensazioni che in qualche modo ci vengono in mente quando pensiamo alle tinte calde.

Ovviamente questi sono solo degli spunti! Potete tenerli in considerazione ed elaborare la vostra proposta di gruppo come meglio credete. La cosa importante é che le vostre proposte siano in grado di restituire attraverso la musica sensazioni riconducibili alle vostre tinte di riferimento. 

Cosa importante! Dalla vostra proposta dovrà emergere si il lavoro di gruppo ma anche il vostro apporto individuale. Questo sarà importante ai fini della valutazione, soprattutto in fase di salvataggio. 

 

Come si formeranno le squadre?

Colui il quale risulterà vincitore del Gala per la classifica dei giudici, sarà il primo caposquadra. Il primo caposquadra avrà i seguenti vantaggi:

- Sceglierà il colore del team e dunque le tinte di riferimento per la prova;

- Sceglierà il caposquadra del team avversario;

- Avrà la precedenza nella scelta del compagno di squadra, dopodiché si procederà per alternanza. 

La consegna per questa prova è prevista per sabato 23/01, un giorno in più del solito per dare il tempo al concorrente al ballottaggio di integrarsi nella squadra e per darvi modo di lavorare con più calma. Ogni squadra verrà seguita da 2 tutor, i quali verranno sempre scelti uno alla volta per alternanza delle squadre. 

Spero di essere stato chiaro, altrimenti sono a vostra disposizione 😀

@Iry8 @Scio16 @amers @Alabama Monroe @AbiuraDiMe @KassaD1 @sparso @edorf @xello @semota @CrYs 

CrYs
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19 gennaio, 2021 - 21:17
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sorpreso

piango2

Ora sono terrorizzato... 

Scio16
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19 gennaio, 2021 - 21:30
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Wow che bella prova!! excited

Iry8
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19 gennaio, 2021 - 21:30
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Ma che provona!!!

Giusto per assicurarmi di aver capito bene: ogni squadra dovrà portare 5 canzoni per i 5 componenti del team ma con un filo tematico che le unisca in modo che risulti un lavoro di gruppo e che rispetti il colore assegnato?

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