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9 settembre, 2013
Recuperate finalmente quasi tutte le canzoni uscite finora
In Top3 sicuramente Ungheria, Slovenia e Lettonia.
Le peggiori Australia, Croazia
Nella media ma carine Estonia, Lituania
Meh Germania, Francia
Mi vengono in mente queste, devo recuperare UK, Danimarca
Comunque l'Ungheria dal 2011 in poi mi sono sempre piaciute le loro proposte, e alcune (2011, 2013,2014, 2017) erano fra le mie preferite dei rispettivi anni. Poi l'ungherese Origo e Kedvesem davvero belle, e questa si aggiunge, Joci Papai mi piace tanto
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Utente
7 agosto, 2013
vike ha detto
Comunque l'Ungheria dal
20112012 in poi mi sono sempre piaciute le loro proposte, e alcune (2011, 2013,2014, 2017) erano fra le mie preferite dei rispettivi anni. Poi l'ungherese Origo e Kedvesem davvero belle, e questa si aggiunge, Joci Papai mi piace tanto
fixed.
comunque stranissimo come tutti ci aspettavamo una marea di canzoni uptempo dopo il risultato dell'anno scorso e invece stanno arrivando un sacco di cosiddette lagne
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9 settembre, 2013
🇷🇸 UPDATE SERBIA 🇷🇸
Sono andate e passate le due semifinali del Beovizija, di cui ho provato a seguire la prima ma ho sbattuto malamente contro la geolocalizzazione di RTS
La cosa interessante di tutto quanto è stata il numero di ospiti che sono riusciti a trascinare sul palco in due serate, fra cui tantissimi ex rappresentanti eurovisivi di varie nazioni balcaniche alcuni dei quali non vedevamo da davvero tanti anni: nella prima serata Bojana Stamenov con Beauty Never Lies (Serbia 2015) e la scorsa vincitrice Toy, Sanja Vučić ZAA con Goodbye (Shelter) (Serbia 2016), Knez con Adio (Montenegro 2015) e Jacques Houdek con My Friend (Croazia 2017), a cui ha fatto seguito un medley corale di Molitva (Serbia 2007) ed Euphoria (Svezia 2012). Nella seconda puntata sono invece intervenuti Laka con Pokušaj (Bosnia 2008), Kaliopi con Crno i belo (FYR Macedonia 2012), Emilija Kokić dei Riva con Rock Me (Yugoslavia 1989), Sanja Ilić & Balkanika con Nova deca (Serbia 2018) e una cover di Halo, halo (Yugoslavia 1982), Jelena Tomašević con Oro (Serbia 2008) e in duetto con Lea Sirk su Amar pelos dois (Portogallo 2017).
Alla finale di domenica sera si sono qualificate complessivamente dodici proposte sulle 24 in gara: esse saranno giudicate da una giuria e dal televoto del pubblico serbo. La finale si terrà allo Studio 8 di RTS a Belgrado e sarà condotta da Dragana Kosjerina, Ivan Mihailović, Nebojša Milovanović e Ana Babić.
I finalisti in ordine di uscita:
Saška Janks, Da li čuješ moj glas (Senti la mia voce?)
Majdan, Budim te (Ti sveglio)
Sofija Perić, Aritmija (Aritmia)
Dženan Lončarević, Nema suza (Niente lacrime)
Ivana Vladović & Wonder Strings, Moja bol (Il mio dolore)
Jana Šušteršić, Viktorija (Victoria)
Lord, Radnički sin (Il figlio lavoratore)
Nevena Božović, Kruna (Corona)
Ana Popović, Lutaš (Tu vaghi)
Ivan Kurtić, Bela (Bianco)
Nataša Guberinić & Una Senić, Samo bez straha (Soltanto senza paura)
Aleksandra Sekulić, Tugo (La mia tristezza)
Dai report che arrivano da Belgrado dovrebbe essere una finale a 3 fra la ballatona balcanica di Dženan e le proposte più moderne di Saška e Nevena
La cosa interessante di tutto quanto è stata il numero di ospiti che sono riusciti a trascinare sul palco in due serate, fra cui tantissimi ex rappresentanti eurovisivi di varie nazioni balcaniche alcuni dei quali non vedevamo da davvero tanti anni: nella prima serata Bojana Stamenov con Beauty Never Lies (Serbia 2015) e la scorsa vincitrice Toy, Sanja Vučić ZAA con Goodbye (Shelter) (Serbia 2016), Knez con Adio (Montenegro 2015) e Jacques Houdek con My Friend (Croazia 2017), a cui ha fatto seguito un medley corale di Molitva (Serbia 2007) ed Euphoria (Svezia 2012). Nella seconda puntata sono invece intervenuti Laka con Pokušaj (Bosnia 2008), Kaliopi con Crno i belo (FYR Macedonia 2012), Emilija Kokić dei Riva con Rock Me (Yugoslavia 1989), Sanja Ilić & Balkanika con Nova deca (Serbia 2018) e una cover di Halo, halo (Yugoslavia 1982), Jelena Tomašević con Oro (Serbia 2008) e in duetto con Lea Sirk su Amar pelos dois (Portogallo 2017).
Una vittoria di un Paese balcanico nel prossimo futuro non mi dispiacerebbe
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9 settembre, 2013
Con ben 5 finali (Finlandia, Moldavia, Portogallo, Islanda e Norvegia) quello di stasera si era configurato fin da subito come il Super Saturday del 2019 e che sabato di musica, spettacolo e grandi risultati è stato
Vado con il riassunto di quel che è successo in queste sei ore di passione (il Portogallo però arriva domani perché han finito all'una e passa, e se loro possono direi che pure io)
In Finlandia si è tenuta l’ennesima edizione low cost di Uuden Muusikin Kilpailu, con un solo artista (Darude feat. Sebastian Rejman) e tre canzoni similissime fra cui scegliere la vincitrice. Se non altro quest’anno non hanno aperto un bando pubblico per trovare le canzoni e poi sfanculato tutti, son progressi I guess
Fra le tre canzoni ha vinto con le dimensioni del plebiscito Look Away, scritta e composta da Sebastian Rejman e Darude. Look Away ha totalizzato 244 punti (96 giuria + 148 televoto), contro i 147 di Superman e gli 89 di Release Me.
Ricordiamo che Ville Virtanen AKA Darude è un DJ di livello internazionale (celebre soprattutto per la sua hit del 1999 Sandstorm), mentre Sebastian Rejman ha 41 anni ed è un cantante/attore/conduttore TV originario di Helsinki.
La Moldavia ha portato a termine tra il disinteresse generale un’altra edizione di O Melodie Pentru Europa, selezione che ha perso un po’ tutta l’attrattiva una volta fatto fuori il gruppo LUME alle preselezioni (sì, quelli di Adriano Celentano). In gara c’erano 10 brani, giudicati al 50% da una giuria di sette esperti musicali moldavi (fra cui Nelly Ciobanu, rappresentante all’ESC 2009) e al 50% dal televoto.
La cosa assurda è che senza nessuna canzone a muovere davvero i cuori, son stati raccolti IN TOTALE meno di DUEMILA voti – roba che ne bastavano 261 per raggiungere la top3 del televoto. Per confronto i DoReDos, che l’anno scorso vinsero la selezione, ne portarono a casa 3 813 da soli
Alla fine della fiera ha vinto Anna Odobescu con il brano Stay, scritto e composto da Georgios Kalpakidis, Jeppe Reil, Thomas Reil e Maria Broberg. Kalpakidis è un compositore greco che riesce finalmente a raggiungere l’Eurovision dopo oltre 15 anni di tentativi (da solo e in compagnia); Maria Broberg è svedese, ha partecipato a Idol 2014 ma non è arrivata in top20. Di Anna si sa solo che è una cantante e che è di Dubăsari.
Stay ha vinto la classifica delle giurie e si è piazzata seconda al televoto con 264 sms raccolti; il podio è completato da Maxim Zavidia con I Will Not Surrender e da Diana Brescan con Lies.
Il Melodi Grand Prix ci piace sempre tanto (da quando han tagliato le semifinali meno) ma quest’anno è partito subito con un esito già scritto, rispettato peraltro al 100% dal risultato finale. Peraltro QUEEN Silya Nymøen è stata sostituita alla conduzione dall’inutile Heidi Ruud Ellingsen, a fianco del solito Kåre Magnus Bergh che se li è fatti tutti dal 2015. Come ospite c’era anche Netta Barzilai che ha cantato ovviamente Toy.
Il primo turno, giudicato al 50% da una giuria internazionale di 10 paesi (fra cui l’Italia, hi Nicola Caligiore) e al 50% del televoto, ha qualificato ai duelli della F4 Anna-Lisa Kumoji con Holla, Adrian Jørgensen con The Bubble, i KEiiNO con Spirit In The Sky e i D’Sound con Mr. Unicorn – mentre ci ha lasciato immediatamente Kjetil Mørland, vincitore nel 2015, che presentava l’unico brano in norvegese intitolato En livredd mann (Un uomo terrorizzato). Nei duelli Adrian ha sconfitto Anna-Lisa mentre i KEiiNO hanno avuto facilmente ragione dei D’Sound; come da previsioni, sono stati questi ultimi a trionfare in F2 e a conquistare il titolo di rappresentanti norvegesi a Tel Aviv.
I KEiiNO sono un supergruppo formato dai cantanti Alexandra Rotan e Tom Hugo Hermansen e dal jojkare Fred Buljo. Alexandra ha partecipato al MGP l’anno scorso in duetto con Stella Mwangi (uscendo al primo duello in F4 con il brano You Got Me), mentre Tom Hugo ha preso parte alla selezione nazionale nel 2013 con Det er du (Questo sei tu) e nel 2018 con I Like I Like I Like.
Il brano si intitola Spirit In The Sky ed è scritto da Hermansen, Rotan e Buljo assieme a Henrik Tala e Alex Olsson.
La selezione nazionale islandese Söngvakeppnin ha sempre un posto speciale nel mio cuore (malgrado sia massacrata di routine dagli eurofan di tutta Europa per motivi che mi sono tuttora ignoti) e pure l’edizione di quest’anno non è stata da meno, con uno spettacolo entusiasmante e coinvolgente in diretta dal palazzetto dello sport Laugardalshöll come interval act abbiamo avuto Yohanna in una pazzesca performance di Shallow di Lady Gaga tradotta in islandese, lo scorso vincitore Ari Ólafsson con Our Choice e Grande Amore a random, e poi l’annunciatissima Eleni Foureira con Fuego (2° classificata all’Eurovision 2018 per Cipro) e il suo nuovo singolo Tómame (in realtà sentito in almeno altre due NF)
Come da tradizione, le cinque canzoni superstiti sono state ridotte a due da una combinazione di giuria e televoto (che si è sommata poi ai voti della superfinale, contrariamente a quel che succedeva fino al 2018). Le due finaliste son state le proposte migliori (e più antitetiche) del lotto: la ballatona Hvað ef ég get ekki elskað? (Come faccio se non riesco ad amare?) di Friðrik Ómar, che aveva messo in campo un team di non meno di cinque vecchie glorie eurovisive come backing vocalists, e il pezzo bondage/synth/punk Hatrið mun sigra (L’odio prevarrà) del gruppo Hatari.
Sembrava tutto abbastanza scritto per la vittoria di Friðrik Ómar che contava uno stuolo di supporter femminili abbastanza importante (dalle ragazzine alle vegliarde) e si supponeva pure la giuria, ma alla fine il miracolo è accaduto e gli Hatari sono riusciti a sovvertire il pronostico e portare a casa il titolo
Rappresenteranno l’Islanda a Tel Aviv gli Hatari, gruppo bondage/techno/industrial di stampo satirico, originario di Reykjavík e composto da Einar Hrafn Stefánsson, Klemens Nikulásson Hannigane Matthías Tryggvi Haraldsson. Questi ultimi sono anche gli autori del pezzo, che si intitola Hatrið mun sigra (L’odio prevarrà) ed ha un forte messaggio contro il capitalismo e le istituzioni da leggersi in chiave satirica (soprattutto perché presentato come una performance a caso del Muccassassina )
Utente
7 agosto, 2013
il pezzo finlandese probabilmente l'ha scritto nello stesso periodo del suo successo perché grida hit mania dance 2001, norvegia e moldavia un grande NO, islanda e portogallo Sì ma non da zone altissime della mia classifica, ho rivalutato molto la Romania che è già diventata la mia loro entry preferita di sempre (non che ci volesse molto, l'unica che salvavo finora era De la capat). Al momento 1. Belgio 2. Slovenia 3. Romania credo
Utenti +1
9 settembre, 2013
Avevo detto un mese e mezzo fa che questa edizione del Festival da Canção era un po' un inno al latte alle ginocchia, però a furia di sentire le canzoni mi sono un po' affezionato a tutte quante e comunque alla fine della fiera è venuta fuori una signora finale (anche se non si può tirarla lunga fino all'UNA E DIECI di notte, noi eurofan abbiamo una vita sociale pure la domenica)
Le sedici semifinaliste son state scremate a otto in un percorso che è durato due settimane per arrivare alla finale di ieri sera, in diretta dalla Portimão Arena di Portimão con Filomena Cautela (già host dell'Eurovision 2018) e Vasco Palmeirim alla conduzione.
Tutta la cosa si era un po' configurata come uno scontro fra il favorito degli eurofan Conan Osíris con il suo brano gypsy/fado/techno/musica araba Telemóveis (Telefonini), e il difensore della tradizione lusitana Matay con la ballatona disneyana classicissima Perfeito (Perfetto). Questo scontro in realtà non c'è stato perché le giurie, che in semifinale avevano premiato Matay e demolito Conan, stavolta han fatto l'esatto contrario (con alcune regioni che hanno pure giocato di strategia dando TRE, il voto minimo, a Matay - rendiamoci conto della pena e della poracceria) con Telemóveis che ha mancato lo sweep di 12 solo perche l'Algarve le ha preferito NBC (Natural Black Colour) e il suo pezzo pro-migranti, eseguito con una partecipazione GIUSTO UN FILO esagerata, Igual a ti (Uguale a te).
Il pubblico ha confermato i 12 punti e la vittoria del televoto per Conan, che ha vinto proprio con punteggio pieno e senza opposizione alcuna dopo un build-up che sembrava fare intendere ben altro e che onestamente mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca (posto che il pezzo di Conan è strepitoso e darei tipo un mignolino del piede per avere la versione karaoke qui ed ora). Matay manca anche il secondo posto che è appannaggio di NBC con Igual a ti, al quarto posto i Madrepaz su cui non avrebbe puntato un euro nessuno e invece han fatto un percorso bellissimo con Mundo a mudar (Il mondo che cambia)
Informazioni biografiche: Conan Osíris è lo pseudonimo di Tiago Miranda, 30enne cantautore di Lisbona più o meno all'esordio nel mondo della musica. Telemóveis (Telefonini) è scritto e composto da lui stesso medesimo ed eseguito assieme al ballerino João Reis Moreira. La cosa interessante è che Conan condivide la cosiddetta sindrome di Salvador Sobral, cioè il fatto che non riesce a fare il suo pezzo nella stessa linea vocale per due esibizioni di fila
La performance della vittoria e l'encore, che a mio parere è stato anche più bello e più riuscito della prima:
Utente
2 maggio, 2016
Conan e per la seconda volta vince qualcuno che tifavo dall'inizio ottima scelta e mi aspetto un buon risultato... anche se sono rimasto ipnotizzato dall'esibizione di Pugna nonostante ancora non l'abbia capita
L'Islanda non è proprio cosa per me ma quest'anno è ossigeno può andare in entrambi i modi ma sicuramente si distingue ed è memorabile
vediamo se la terza volta negli anni in 9 sarà quella buona
Non ho seguito l'UMK quindi non so le esibizioni delle altre due ma questa era buona. Però su tre canzoni che non mi piacevano granché hanno scelto quella che mi piaceva meno. Anche perché Sebastian non mi fa impazzire. Potevano almeno provare diverse voci per le canzoni
In Norvegia Morland era la mia prima scelta e non vederlo neanche nei primi 4 ma questa mi piace lo stesso e mi stava crescendo pian piano anche se va aggiustata la messa in scena
Per la Moldavia apprezzo il cambiare formula nonostante renda meglio nelle cose spensierate... Non è niente di orribile e si lascia ascoltare per quell'unica volta che l'ascolti.
In questo momento ho una top 5 che posso tifare realmente (Slovenia, Italia, Ungheria, Portogallo, Belgio) nella speranza che le scelte interne diano qualcosa di interessante. Poi ho l'Islanda da valutare e Norvegia, Francia, Albania, Lettonia e Repubblica Ceca più in basso
Repubblica Ceca che è quella che più cresce ogni volta
Utente
7 agosto, 2013
sono tutte brutte queste nuove, per me. vedo in molti contenti per la norvegia, ma mi sembra un pezzo davvero cheap
l'islanda ok dai. la quota simile c'è sempre (e perennemente la ricoprono o loro o la finlandia o al massimo l'ungheria)
il portogallo ha un'esibizione molto particolare e interessante, ma la canzone è poca cosa. un po' stupito dai consensi che sta ricevendo
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9 settembre, 2013
La Georgia, reduce da due eliminazioni in semifinale, ha provato a cambiare le carte in tavola legando la selezione eurovisiva a un nuovo talent intitolato Georgia’s Star e basato sul format internazionale di Idol. La selezione è durata sei settimane e si è conclusa stasera con la presentazione degli inediti per i quattro finalisti, le stesse canzoni che avrebbero portato a Tel Aviv se avessero vinto il televoto finale.
A vincere è stato Otar “Oto” Nemsadze, 29enne cantante di Gori, già secondo classificato nella terza edizione di The Voice of Ukraine (2013). Il brano si intitola Sul tsin iare (Fai pure), è una rock ballad in georgiano ed è scritto e composto da Roman Giorgadze.
Vale la pena dire che Oto ha vinto la finale con il 44,13% delle preferenze, davanti a Liza Kalandadze che si è fermata al 35,51% dopo aver guidato la classifica nelle ultime tre settimane a causa di un brano non all’altezza – Sevdisperi zgva (Mare silenzioso). Al terzo posto si è piazzato Giorgi Nakashidze con un altro arrangiamento di Sul tsin iare, al quarto Giorgi Pruidze con Me mjera (Io credo).
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